Basilica di San Marco: differenze tra le versioni

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{{stubNd}}
{{Edificio religioso
La '''Basilica di San Marco''' a [[Venezia]] è la chiesa più famosa del capoluogo veneto. È il più noto esempio di [[architettura bizantina]]. Si affaccia su [[Piazza San Marco]] ed è adiacente e collegata al [[Palazzo Ducale di Venezia|Palazzo dei Dogi]]. Inoltre è la sede del [[patriarca di Venezia]] dal [[1807]].
|Nome = Basilica Cattedrale Metropolitana Patriarcale di San Marco Evangelista
|Immagine = Venezia Basilica di San Marco Fassade 2.jpg
|Didascalia = Facciata della basilica rivolta verso la piazza
|Larghezza =
|NomeComune = [[Venezia]]
|CoordTitolo = no
|Religione = [[Chiesa cattolica romana|cattolica]]
|SiglaStato = ITA
|Regione = [[Veneto]]
|Latitudine = 45.43455
|Longitudine = 12.3395
|RitoCattolico = [[rito romano]]
|DedicatoA = [[san Marco Evangelista]]
|AnnoConsacr = [[1094]] (basilica attuale)
|StileArchitett = [[architettura romanica|romanico]]-[[architettura bizantina|bizantino]] e [[architettura gotica|gotico]]
|InizioCostr = [[1063]] (basilica attuale)
|FineCostr = [[1617]]
}}
La '''Basilica Cattedrale Metropolitana Patriarcale di San Marco Evangelista'''<ref>{{GCC|110|Basilica Cattedrale {{sic|Patriarchale}} di S. Marco, Venezia, Venezia, Italy}}</ref>, più comunemente chiamata '''Basilica di San Marco''', a [[Venezia]], è la [[cattedrale]] della città e sede del [[patriarcato di Venezia|patriarcato]]. È dedicata a [[Marco evangelista|San Marco evangelista]], [[santo patrono]] della città, e ne custodisce le [[reliquie]].
 
La chiesa, unitamente [[campanile di San Marco|al campanile]], si trova all'estremità orientale di [[Piazza San Marco]], l'antico centro politico e religioso della [[Repubblica di Venezia]], ed è annessa al [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]]. Assieme ad essi, costituisce il più conosciuto simbolo della città e del [[Veneto]] nel mondo. È, inoltre, uno dei simboli dell'arte veneta e della [[cristianesimo|cristianità]] nonché [[Monumenti nazionali (Italia)|monumento nazionale italiano]]. Fino alla [[caduta della Repubblica di Venezia]] è stata la [[chiesa palatina]] del Palazzo Ducale, retta a [[prelatura territoriale]] dal [[Primicerio della basilica di San Marco|primicerio]] nominato dal [[Doge (Venezia)|doge]].
 
L'attuale edificio è la terza chiesa costruita sul sito, probabilmente iniziato nel 1063 per esprimere la crescente coscienza civica e l'orgoglio di Venezia. Come le due chiese precedenti, il modello seguito fu la [[Chiesa dei Santi Apostoli (Costantinopoli)|Chiesa dei Santi Apostoli]] del VI secolo a [[Costantinopoli]], sebbene il progetto venne adattato alle limitazioni del sito e alle esigenze specifiche delle cerimonie ufficiali veneziane. Nella sua architettura, sono evidenti influenze [[architettura bizantina|medio-bizantine]], [[architettura romanica|romaniche]] e [[architettura islamica|islamiche]], mentre elementi [[architettura gotica veneziana|gotici]] furono incorporati successivamente. Per esprimere la ricchezza e la potenza della repubblica, le originarie facciate in mattoni e le pareti interne furono arricchite nel tempo, ma in particolare nel XIII secolo, con pietre preziose e marmi rari. Molte delle colonne, dei rilievi e delle sculture furono frutto di bottini sottratti a chiese, palazzi e monumenti pubblici di Costantinopoli in seguito alla partecipazione veneziana alla [[Quarta crociata]]. Tra i manufatti trafugati e portati a Venezia vi sono i quattro antichi [[Cavalli di San Marco|cavalli di bronzo]], collocati in posizione prominente sopra l'ingresso.
 
L'interno delle cupole, delle volte e delle pareti superiori fu progressivamente ricoperto da [[mosaico]] a [[fondo oro]], raffigurante santi, profeti e scene bibliche. Molti di questi mosaici furono successivamente ritoccati o rifatti a seconda del mutare del gusto artistico o per sostituire quelli danneggiati, al punto che essi sono oggi testimonianza di otto secoli di stili artistici. Alcuni derivano da rappresentazioni tradizionali bizantine e sono capolavori dell'[[arte medievale]]; altri invece si basano su disegni preparatori di importanti artisti del [[Rinascimento]] veneziano e fiorentino, tra cui [[Paolo Veronese]], [[Tintoretto]], [[Tiziano]], [[Paolo Uccello]] e [[Andrea del Castagno]].
 
Ha assunto il titolo cattedrale a partire dal 1807, quando, per decreto napoleonico, fu qui trasferito dall'[[Basilica di San Pietro di Castello|antica cattedrale di San Pietro di Castello]]<ref>{{Cita web|url=http://www.basilicasanmarco.it/storia-e-societa/la-basilica-funzione-politica-e-religiosa/|titolo=La Basilica: funzione politica e religiosa|accesso=29 agosto 2022}}</ref>; trasferimento riconosciuto solo nel 1821 con la bolla papale<ref>[[Pio VII]], Bolla ''Ecclesias quae'', 24 settembre 1821, cfr: {{Cita web|url=http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=2123|titolo=Basilica di San Marco|sito=Chiesa Cattolica|accesso=28 agosto 2022}}</ref>.
 
==Storia==
La prima Chiesa dedicata a [[San Marco Evangelista|San Marco]] fu un edificio temporaneo edificato dove ora si trova il Palazzo dei Dogi, costruito nel [[828]] quando i mercanti veneziani acquisirono le reliquie di San Marco Evangelista da [[Alessandria d'Egitto]]. Questo edificio venne sostituito da una nuova chiesa sita nel luogo attuale e costruita nel [[832]], questa però andò in fiamme durante una rivolta nel [[976]] e quindi nuovamente edificata nel [[978]]. La base della [[basilica]] attuale risale nel [[1063]].
 
===Chiesa dei Participazio (829 circa–976)===
{|
|[[ImmagineFile:Piazza_S.Marco_-_BasilicaSaint Mark's Basilica Inside.jpg|thumb|noneupright|265pxsinistra|L'ingresso alla Basilica di San Marco, vistaritenuto darisalente piazzaalla Sanchiesa Marcodei Participazio]]
 
|[[Immagine:San_marco_notte.jpg|thumb|none|200px|Vista notturna del lato della basilica di San Marco a Venezia]]
Diverse [[Cronaca (genere letterario)|cronache]] medievali narrano la ''translatio'', ovvero il trafugamento del corpo di [[Marco (evangelista)|San Marco Evagelista]] da [[Alessandria d'Egitto]] da parte di due mercanti veneziani e il suo trasferimento a Venezia avvenuto introno all'828 o 829.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 9}}.</ref> Il ''[[Chronicon Venetum et Gradense]]'' racconta che inizialmente le reliquie di San Marco furono collocate in una torre d'angolo del ''castrum'', la residenza fortificata del [[doge]] e sede del governo situata dove oggi sorge il [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]].<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 63}}.</ref> Il doge [[Giustiniano Participazio]] (in carica dall'827 all'829) dispose nel suo [[testamento]] che la moglie e il fratello minore nonché successore [[Giovanni I Participazio|Giovanni]] (in carica dall'829 all'832) costruissero una chiesa dedicata a San Marco nella quale le reliquie sarebbero state definitivamente collocate. Giustiniano specificò inoltre che la nuova chiesa dovesse essere eretta tra il ''castrum'' e la [[Chiesa di San Teodoro (Venezia)|chiesa di San Teodoro]]. I lavori potrebbero essere iniziati già durante la vita di Giustiniano e fu completata entro l'anno 836, quando le reliquie furono trasferite.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 12}}.</ref>
|[[Immagine:San Marco part..jpg|thumb|none|215px|Basilica di San Marco: particolare]]
 
|-
Sebbene per lungo tempo si sia ritenuto che la chiesa dei Participazio fosse una struttura rettangolare con un'unica [[abside]], sondaggi e scavi hanno dimostrato fin dall'inizio san Marzo sia stata una chiesa a [[croce greca]] con almeno una [[cupola]] centrale, probabilmente in legno.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 66}}.</ref><ref name="Howard-History-28–29">[[#Howard-History|Howard, ''The Architectural History of Venice'']], p. 28–29</ref> Non è stato stabilito con certezza se ciascuno dei quattro bracci della croce avesse una cupola analoga oppure fossero coperti con tetti in legno a [[tetto a capanna|capanna]].<ref>[[#D-Vasilescu-church|Draghici-Vasilescu, 'The Church of San Marco...']], pp. 713–714</ref>
|[[Immagine:Basilica_S._Marco_-_lunetta_1.jpg|thumb|none|225px|Basilica di San Marco: lunetta 1]]
 
|[[Immagine:Basilica_S._Marco_-_lunetta_2.jpg|thumb|none|225px|Basilica di San Marco: lunetta 2]]
Il modello di riferimento fu la [[Chiesa dei Santi Apostoli (Costantinopoli)|Chiesa dei Santi Apostoli]] (demolita nel 1461) a [[Bisanzio]].<ref name=Howard-History-29>[[#Howard-History|Howard, ''The Architectural History of Venice'']], p. 29</ref> Questa netta rottura con la tradizione architettonica locale, che privilegiava impianti rettangolari, in favore di un [[architettura bizantina|modello bizantino]] a pianta centrale rifletteva sia la crescente presenza commerciale dei mercanti veneziani nella capitale imperiale sia i legami politici tra Venezia e [[Bisanzio]]. Inoltre, sottolineava che San Marco non fosse stata concepita come sede ecclesiastica, ma come santuario.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 67}}.</ref>
|}
 
Resti della chiesa dei Participazio sono probabilmente ancora esistenti e si ritiene che comprendano le fondazioni e le parti inferiori di alcuni dei muri principali, incluso il muro occidentale tra la [[navata]] e il [[nartece]]. Anche il grande portale d'ingresso potrebbe risalire a tale chiesa primitiva, così come la porzione occidentale della [[cripta]], sotto la cupola centrale, che sembra aver costituito la base per un'area rialzata su cui si trovava l'altare originario.<ref name="Howard-History-28–29"/><ref>{{cita|Demus, 1960|pp. 66, 68}}.</ref><ref group="note">[[Wladimiro Dorigo]] ha ipotizzato alternativamente che la chiesa dei Participazio corrispondesse unicamente alla cripta, comprendendo anche la sezione ora murata sotto la cupola centrale, che Dorigo interpreta come i resti di un [[westwerk]] primitivo. Cfr. Wladimiro Dorigo, [[#Dorigo-Venezia|''Venezia romanica'']], I, pp. 20–21.</ref>
 
===Chiesa degli Orseolo (976 – 1063 circa)===
[[File:Crypt of St. Mark's Basilica, Venice (3).jpg|miniatura|La cripta]]
 
Il primo edificio fu gravemente danneggiato nel 976 durante la rivolta popolare contro il doge [[Pietro IV Candiano]] (in carica dal 959 al 976), quando l'incendio appiccato dalla folla per costringere il doge a lasciare il ''castrum'' si estese. Sebbene la struttura non fu completamente distrutta, fu compromessa al punto che il [[Concio (Venezia)|Concio]], l'assemblea generale veneziana, dovette riunirsi nella [[Basilica di San Pietro di Castello|cattedrale di San Pietro di Castello]] per eleggere il successore di Candiano, [[Pietro I Orseolo]] (in carica dal 976 al 978).<ref>[[#Rendina-dogi|Rendina, ''I dogi'']], p. 54</ref> Nel giro di due anni, la chiesa fu riparata a spese della sola famiglia Orseolo, segno che in realtà i danni furono relativamente contenuti. Probabilmente le strutture lignee andarono distrutte, ma i muri e i sostegni principali rimasero intatti.<ref>{{cita|Demus, 1960|pp. 69–70}}.</ref>
 
Non si conosce con certezza l'aspetto della chiesa degli Orseolo. Tuttavia, data la breve durata dei lavori, è probabile che si sia trattato solo di riparazioni senza particolari mutamenti.<ref name=Howard-History-29/><ref>{{cita|Demus, 1960|p. 70}}.</ref> Fu in questo periodo, tuttavia, che la tomba di San Marco, situata nell'abside principale, venne sormontata da [[Volta (architettura)|volte]] in muratura, dando origine al santuario semi-chiuso che sarà poi inglobato nella cripta quando il pavimento del [[presbiterio]] verrà rialzato durante la costruzione della terza chiesa.<ref>[[#Parrot-Genius|Parrot, ''The Genius of Venice'']], p. 37</ref>
 
===Chiesa dei Contarini (1063 circa–presente)===
====Costruzione====
[[File:San Marko (reconstruction).JPG|thumb|left|upright=1.9|Antonio Pellanda, ricostruzione della facciata occidentale della chiesa dei Contarini (1881)]]
 
L'orgoglio civico spinse molte città italiane, nella metà dell'XI secolo, a erigere o ricostruire le proprie cattedrali su scala monumentale.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 71}}.</ref> Anche Venezia desiderava manifestare la propria crescente ricchezza e potenza commerciale e, probabilmente nel 1063, sotto il doge [[Domenico I Contarini]] (in carica dal 1043 al 1071), San Marco fu sostanzialmente ricostruita e ampliata a tal punto da apparire come un edificio completamente nuovo.<ref name=Demus-Church-72>{{cita|Demus, 1960|p. 72}}.</ref>
 
Il [[transetto]] settentrionale fu allungato, probabilmente inglobando la navata laterale meridionale della chiesa di San Teodoro.<ref>[[#Dorigo-Venezia|Dorigo, ''Venezia romanica''...]], I, p. 45</ref> Allo stesso modo, anche il transetto meridionale fu esteso, forse integrando una torre d'angolo del ''castrum''. L'intervento più significativo fu però la ricostruzione delle cupole lignee in [[laterizio]]. Ciò rese necessario il rafforzamento delle pareti e dei [[Pilastro|pilastri]] per sostenere le nuove [[volta a botte|volte a botte]], le quali furono a loro volta rinforzate da [[Loggia|logge]] lungo i bracci settentrionale, meridionale e occidentale della croce. Le volte del braccio orientale furono sostenute da archi singoli che fungevano anche da divisione tra il presbiterio e le cappelle corali nelle absidi laterali.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 74}}.</ref><ref>[[#Howard-History|Howard, ''The Architectural History of Venice'']], pp. 19–22</ref>
 
Davanti alla facciata occidentale fu costruito un [[nartece]]. Per adattarsi all'altezza dell'ingresso principale già esistente, la volta del nuovo nartece dovette essere interrotta in corrispondenza del portale, creando così il vano superiore che fu successivamente aperto verso l'interno della chiesa. Anche la cripta fu ampliata verso est, e l'[[altare maggiore]] fu spostato dalla cupola centrale al [[presbiterio]], che fu sopraelevato e sostenuto da una rete di colonne e volte collocate nella cripta sottostante.<ref>{{cita|Demus, 1960|pp. 74, 88}}.</ref> Entro il 1071, i lavori erano abbastanza avanzati da permettere l'investitura del doge [[Domenico Selvo]] (in carica dal 1071 al 1084) nella chiesa ancora incompiuta.<ref name=Demus-Church-72/>
 
L'allestimento interno iniziò sotto Selvo, che raccolse marmi e pietre pregiate per l'ornamento della chiesa e finanziò personalmente la decorazione [[mosaico|musiva]], assumendo un maestro mosaicista da Costantinopoli.<ref>{{cita|Demus, 1960|pp. 74–75}}.</ref><ref name="Dodwell-arts-184">[[#Dodwell-arts|Dodwell, ''The Pictorial arts of the West...'']], p. 184</ref> La [[Pala d'Oro]] (prezioso [[Paliotto|paliotto d'altare]]), ordinata da Costantinopoli nel 1102, fu collocata sull'altare maggiore nel 1105.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 75}}.</ref><ref name=D-Vasilescu-704-note-32>[[#D-Vasilescu-church|Draghici-Vasilescu, 'The Church of San Marco...']], p. 704, nota 32</ref> Per la [[consacrazione]] sotto il doge [[Vitale Falier]] (in carica dal 1084 al 1095) sono riportate varie date, probabilmente riflesso di una serie di consacrazioni di diverse sezioni.<ref>{{cita|Demus, 1988|p. 3}}.</ref> La consacrazione dell'8 ottobre 1094 è considerata la dedicazione ufficiale della chiesa.<ref>''Messe proprie della Chiesa patriarcale di Venezia'', Prot. CD 1165/52 (Venezia, Patriarcato di Venezia, 1983), pp. 74–77</ref> In quella data, le reliquie di San Marco furono anche deposte nella nuova cripta.<ref name="Muir-Ritual-87">[[#Muir-Ritual|Muir, ''Civic Ritual in Renaissance Venice'']], p. 87</ref>
 
====Abbellimento====
[[File:South-west corner Saint Mark's Basilica.jpg|thumb|Il punto d'unione tra i bracci sud e ovest, con muratura originale e decorazione successiva]]
[[File:Basilica de San Marco.jpg|thumb|Vista dall'alto]]
 
All'origine, la chiesa dei Contarini era una struttura severa in mattoni. Le decorazioni interne si limitavano alle colonne delle arcate, ai [[balaustra|balaustri]] e ai [[parapetto|parapetti]] delle gallerie, e alle [[Transenna|transenne]] degli altari. Le superfici murarie erano animate da archi sagomati alternati a colonne addossate in mattoni, nicchie e alcune cornici.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 81}}.</ref> Fatta eccezione per l'abside e la facciata occidentale che dava su [[Piazza San Marco]], l'esterno austero muro in mattoni era vivacizzato solo da archi concentrici rientranti in mattoni contrastanti attorno alle finestre.<ref>{{cita|Demus, 1960|pp. 88–89}}.</ref>
 
La facciata occidentale, paragonabile a quelle delle chiese medio-bizantine del X e XI secolo, era caratterizzata da una serie di archi tra pilastri sporgenti.<ref name="Demus-Church-98">{{cita|Demus, 1960|p. 98}}.</ref> Le pareti erano forate da finestre incassate in grandi [[arco cieco|archi ciechi]], mentre i pilastri intermedi erano ornati da nicchie e [[Patera (architettura)|patere]] circolari in marmi e pietre rare, incorniciate da fregi ornamentali.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 89}}.</ref> Altri elementi decorativi, tra cui [[fregio|fregi]] e [[mensola#Mensole pensili continue|mensole pensili]], riflettevano tendenze dell'[[architettura romanica]], indice del gusto e della perizia degli artigiani italiani.<ref name="Demus-Church-99">{{cita|Demus, 1960|p. 99}}.</ref>
 
Con poche eccezioni, in particolare il punto d'unione tra i bracci sud e ovest, sia l'interno che l'esterno della chiesa furono successivamente rivestiti in marmo e pietre preziose, arricchiti da colonne, rilievi e sculture.<ref name=Howard-32>[[#Howard-History|Howard, ''The Architectural History of Venice'']], p. 32</ref> Molti di questi elementi ornamentali erano [[Reimpiego|reimpieghi]] provenienti da edifici antichi o bizantini.<ref name="Demus, p. 6">{{cita|Demus, 1988|p. 6}}.</ref> In particolare, durante il periodo dell'[[Impero latino d'Oriente]] (1204–1261), costituitosi a seguito della [[Quarta crociata]], i veneziani saccheggiarono le chiese, i palazzi e i monumenti pubblici di Costantinopoli, privandoli di colonne e pietre policrome. Giunti poi a Venezia, alcuni di questi elementi furono tagliati per essere utilizzati come rivestimenti o ''[[Patera (architettura)|patere]]''; altri furono accoppiati e distribuiti sulle facciate o impiegati come altari.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 101}}.</ref> I saccheggi continuarono anche nei secoli successivi, in particolare durante le [[Guerre veneziano-genovesi]].<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 120}}.</ref><ref>[[#Howard-History|Howard, ''The Architectural History of Venice'']], p. 33</ref> Gli scultori veneziani integrarono poi i vari reimpighi con opere locali, copiando capitelli e fregi bizantini con tale maestria che in alcuni casi le imitazioni risultano difficilmente distinguibili dagli originali.<ref>[[#Howard-History|Howard, ''The Architectural History of Venice'']], p. 34</ref>
 
====Modifiche successive====
[[File:Interior de la basílica de sant Marc de Venècia.JPG|thumb|sinistra|Il braccio laterale dell'ala occidentale, con l'arcata che rafforza la volta e i camminamenti superiori creati con la rimozione delle gallerie]]
 
Oltre alle sedici finestre presenti in ciascuna delle cinque cupole, la chiesa era originariamente illuminata da tre o sette finestre ricavate nell'abside e probabilmente da otto presenti in ciascuna delle [[lunetta|lunette]].<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 8}}.</ref> Tuttavia, molte di queste finestre furono successivamente murate per creare una maggiore superficie per le decorazioni musive, con il risultato che l'interno si trovò con una insufficiente luce solare, in particolare nelle zone poste sotto le gallerie, che rimasero in relativa oscurità. Le gallerie furono quindi ridotte a stretti camminamenti, ad eccezione delle estremità dei bracci nord, sud e ovest, dove sono ancora presenti. Questi camminamenti conservano i pannelli in rilievo originari delle gallerie sul lato rivolto verso la sezione centrale della chiesa. Sul lato opposto furono invece erette nuove [[balaustra|balaustre]].<ref>{{cita|Demus, 1960|pp.&nbsp;83–87}}.</ref>
 
Il nartece della chiesa dei Contarini era originariamente limitato al lato occidentale. Come in altre chiese bizantine, si estendeva lateralmente oltre la facciata su entrambi i lati e terminava in nicchie, delle quali resta soltanto quella settentrionale. L'estremità meridionale fu separata da un muro all'inizio del XII secolo, creando così un ingresso che si apriva sulla facciata meridionale verso il Palazzo Ducale e la riva.<ref>{{cita|Demus, 1960|pp.&nbsp;76–82}}.</ref> Nei primi decenni del XIII secolo, il nartece fu esteso lungo i lati nord e sud fino a circondare completamente l'ala occidentale.<ref name="Demus-Decoration-128">{{cita|Demus, 1988|p.&nbsp;128}}.</ref>
 
[[File:Accademia - Procession in piazza San Marco by Gentile Bellini.jpg|miniatura|Il dipinto ''[[Processione in piazza San Marco]]'' di [[Gentile Bellini]] rivela l'aspetto della basilica a fine XV secolo]]
 
Sempre nella prima metà del XIII secolo, le originarie cupole in muratura di modesta altezza, tipiche delle chiese bizantine, furono sopraelevate da calotte esterne più alte che sorreggevano [[lanterna (architettura)|lanterne]] bulbate con croci.<ref>[[#Howard-History|Howard, ''The Architectural History of Venice'']], p.&nbsp;30</ref> Utilizzando tecniche di costruzione [[arte bizantina|bizantine]] e [[fatimidi|fatimide]], queste calotte vennero realizzate tramite strutture in legno rivestite in piombo in grado di offrire una maggiore protezione contro gli agenti atmosferici alle vere cupole sottostanti e conferivano alla chiesa una maggiore visibilità scenografica.<ref>[[#Piana-sovracupole|Piana, 'Le sovracupole lignee di San Marco']], p.&nbsp;189</ref><ref>{{cita|Demus, 1960|p.&nbsp;103}}.</ref><ref>[[#Scarabello-Guida|Scarabello, ''Guida alla civiltà di Venezia'']], pp.&nbsp;174–175</ref> Vari modelli del [[Vicino Oriente]] sono stati proposti come fonte di ispirazione e tecniche costruttive per l'innalzamento delle cupole, tra cui le moschee di [[Moschea al-Aqsa|al-Aqṣā]] e [[Cupola della Roccia|Qubbat aṣ-Ṣakhra]] a [[Gerusalemme]] e la struttura conica eretta sopra la cupola della [[basilica del Santo Sepolcro]] all'inizio del XIII secolo.<ref>[[#Piana-sovracupole|Piana, 'Le sovracupole lignee di San Marco']], pp.&nbsp;195–196</ref>
 
==Architettura==
===Esterno===
Le tre facciate visibili sono il risultato di una lunga e complessa evoluzione. In particolare, nel corso del [[XIII secolo]], l'aspetto esterno della chiesa fu radicalmente trasformato: venne aggiunto il rivestimento marmoreo decorato e furono applicate una moltitudine di colonne ed elementi scultorei per arricchire la chiesa. È probabile che anche elementi strutturali siano stati aggiunti o modificati nelle facciate.<ref>[[#Jacoff-Unità|Jacoff, "L'unità delle facciate di san Marco..."]], p. 78</ref>
 
====Facciata occidentale====
[[File:Basílica de S. Marcos - detalhe (483062853).jpg|thumb|left|Facciata occidentale]]
 
L'esterno della basilica è suddiviso in due registri. Nella [[facciata]] occidentale, il registro inferiore è dominato da cinque profondi [[Portale (architettura)|portali]] incassati che si alternano a grandi pilastri.<ref name="Demus-Church-98"/> Il registro inferiore fu in seguito completamente ricoperto da due [[Ordine architettonico|ordini]] di colonne preziose, in gran parte bottino della [[Quarta crociata]].<ref name=Howard-32/>
 
In linea con le tradizioni bizantine, gli elementi scultorei sono per lo più decorativi: solo negli archi che incorniciano i portali la scultura ha una funzione strutturale, articolando le linee architettoniche.<ref>{{cita|Demus, 1960|pp. 110–111}}.</ref> Oltre ai rilievi nei [[Pennacchio (architettura)|pennacchi]], le sculture del registro inferiore, relativamente limitate, comprendono strette fasce in [[Architettura romanica|stile romanico]], statue, ricche cornici intagliate con motivi vegetali e figure di ispirazione bizantina e islamica. L'influenza proveniente da oriente è più evidente nei [[timpano (architettura)|timpani]] presenti sopra i portali più settentrionali e meridionali.<ref>{{cita|Demus, 1960|pp. 114, 140–141, 147–148}}.</ref>
 
[[File:San Alipio facade door of Saint Mark's Basilica of Venice.jpg|thumb|''Traslazione del corpo di San Marco'', XIII secolo, portale di S. Alipio.]]
 
L'apparato iconografico si esprime principalmente nei mosaici delle [[lunetta|lunette]]. Nel registro inferiore, quelli presenti nei portali laterali narrano la ''translatio'' delle reliquie di san Marco da Alessandria a Venezia da parte di due mercanti veneziani avvenuta nell'[[829]]. L'unico rimasto degli originali duecenteschi è quello sopra il primo portale a sinistra, il portale di Sant'Alipio, che rappresenta l'ingresso del corpo di del santo nella basilica com'era allora. Gli altri, danneggiati, furono rifatti tra il [[XVII secolo|XVII]] e il [[XIX secolo]] mantenendo i soggetti originali, da sinistra a destra: l'arrivo delle sacre spoglie in città, la venerazione da parte del [[doge]] e la deposizione nella chiesa.<ref name="Demus, p. 184">{{cita|Demus, 1988|p. 184}}.</ref><ref>{{cita|Demus, 1988|p. 183}}.</ref><ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|pp. 164, 166, 168}}.</ref> L'aspetto generale delle composizioni perdute è documentato nella ''[[Processione in piazza San Marco]]'' di [[Gentile Bellini]] (1496), che testimonia anche le precedenti [[doratura|dorature]] della facciata.<ref name="Demus, p. 184"/> La lunetta centrale è decorata secondo l'usanza tipicamente occidentale in epoca [[Arte romanica|romanica]], con un ''Giudizio universale'', incorniciato da tre archi scolpiti di diverse dimensioni, che riportano una serie di ''Profeti'', di ''Virtù sacre e civili'', di ''Allegorie dei mesi'', dei ''Mestieri'' e di altre scene simboliche con animali e putti (1215-1245 circa). Questi rilievi mescolano suggestioni orientali e del [[romanico lombardo]] (quali le opere di [[Wiligelmo]]), ma vennero realizzati da maestranze locali.
 
[[file:Basilica di San Marco 2005.jpg|miniatura|Mosaici dell'ordine superiore]]
 
Il registro superiore è arricchito da una complessa coronatura [[tardo gotico|tardo gotica]], realizzata tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo. Le originarie [[lunetta|lunette]], trasformate in [[arco a sesto acuto|archi a sesto acuto]] [[Arco inflesso|inflesso]], sono profilate da motivi vegetali e sormontate da statue di quattro santi militari sopra le lunette laterali e di san Marco affiancato da angeli sopra quella centrale, il cui vertice contiene il [[Leone di San Marco|leone alato di san Marco]] con in mano un libro recante il saluto angelico della ''praedestinatio'': ''"[[Pax tibi]] Marce Evangelista meus"'' ("Pace a te Marco, mio evangelista").<ref group="note">Le statue attuali furono scolpite da Girolamo Albanese nel 1618 in sostituzione degli originali distrutti nel terremoto del 1511. Cfr. Giulio Lorenzetti, {{cita|Lorenzetti, 1974|p. 167}}.</ref> Le [[Edicola (architettura)|edicole]] intermedie con [[guglie]] ospitano le figure dei [[Quattro Evangelisti]] e alle estremità, una di fronte all'altra, la Vergine e l'[[arcangelo Gabriele]] in riferimento alla leggendaria fondazione di Venezia il 25 marzo 421, giorno dell'[[Annunciazione]].<ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|pp. 167–168}}.</ref>
 
[[File:Quadriga Venice.JPG|thumb|Le copie della ''[[Cavalli di San Marco|quadriga]]'']]
 
La sequenza di mosaici nelle lunette laterali del registro superiore presenta, da sinistra a destra, scene della vittoria di Cristo sulla morte: [[Deposizione di Gesù|Deposizione dalla Croce]], [[Discesa di Cristo agli inferi|Discesa agli Inferi]], [[Resurrezione]] e [[Ascensione di Gesù|Ascensione]].<ref name="Demus, p. 184"/> La lunetta centrale era originariamente cieca e potrebbe essere stata forata da piccole finestre; l'attuale grande finestra fu inserita dopo l'incendio del 1419 che distrusse la struttura precedente.<ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|p. 167}}.</ref> I rilievi di Cristo e dei Quattro Evangelisti, oggi inseriti nella facciata settentrionale, potrebbero anch'essi provenire dalla decorazione originale della lunetta centrale.<ref name=Jacoff-84>[[#Jacoff-Unità|Jacoff, "L'unità delle facciate di san Marco..."]], p. 84</ref>
 
I [[Cavalli di San Marco|quattro cavalli in bronzo dorato e argentato]], posti sopra il portale centrale, furono tra i primi bottini trafugati da Costantinopoli a seguito degli eventi della [[Quarta crociata]].<ref>[[# Perry-Trophies|Perry, "Saint Mark's Trophies..."]], pp. 27–28</ref> Essi facevano parte di una [[quadriga]] che decorava [[Ippodromo di Costantinopoli|l'ippodromo]] e rappresentano l'unico esempio sopravvissuto di un gruppo equestre dell'[[antichità classica]] che ornavano gli [[Arco trionfale|archi trionfali]].<ref>L'opera, attribuita a [[Lisippo]], proveniva da [[Delfi (città antica)|Delfi]], dove era stata posta dai [[Rodi]]i come ex voto per la liberazione dall'assedio di [[Demetrio Poliorcete]] nel [[304 a.C.]] Era stata collocata nell'Ippodromo a celebrare la vittoria di [[Costantino]], e fu portata a Venezia da [[Enrico Dandolo]] nel [[1204]] (cfr. {{cita testo|url=http://www.uni-koeln.de/phil-fak/ifa/zpe/downloads/1999/126pdf/126095.pdf|titolo=I cavalli di San Marco e i ''Lithica'' orfici}})</ref>1<ref>[[#Vlad-Borrelli-Ipotesi|Vlad Borrelli, "Ipotesi di datazione per i cavalli di San Marco"]], pp. 39–42, 45</ref> A metà del XIII secolo furono collocati in posizione prominente sulla facciata principale di San Marco come simboli del trionfo militare di Venezia sull'[[Impero bizantino]] e del suo nuovo ''status'' imperiale quale erede dell'[[Impero romano d'Oriente]].<ref>[[# Perry-Trophies|Perry, "Saint Mark's Trophies..."]], p. 28</ref> Dopo il lungo restauro cominciato nel 1977, gli originali sono conservati all'interno della basilica nel Museo di San Marco, sostituiti sulla balconata da copie.<ref name="Touring-Club-Venezia-248">[[# Touring-Club-Venezia|Touring Club Italiano, ''Venezia'']], p. 248</ref>
 
====Facciata settentrionale====
[[File:Basilica di San Marco (5987229086).jpg|miniatura|sinistra|La facciata settentrionale]]
 
Le edicole presenti sulla facciata settentrionale contengono statue dei quattro originari [[Dottori della Chiesa]] latini: [[Girolamo]], [[Agostino d'Ippona]], [[Ambrogio]] e [[Gregorio Magno]]. Figure [[allegoria|allegoriche]] che rappresentano [[Prudenza]], [[Temperanza]], [[Fede]] e [[Carità]] sovrastano le lunette.<ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|p. 172}}.</ref>
 
====Facciata meridionale====
[[File:Ven basil matin 082005.JPG|miniatura|Facciata meridionale]]
 
La coronatura gotica prosegue nel registro superiore della facciata meridionale, dove le lunette sono sormontate da figure allegoriche di [[Giustizia]] e [[Coraggio]], mentre le edicole ospitano statue di [[Sant'Antonio abate]] e di [[San Paolo eremita]].<ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|p. 169}}.</ref>
 
[[File:Venice – The Tetrarchs 03.jpg|thumb|sinistra|verticale|I ''[[Monumento ai Tetrarchi|Tetrarchi]]'']]
 
La facciata meridionale è la più riccamente decorata con marmi rari, bottini e trofei, tra cui i cosiddetti pilastri di Acri, la [[Monumento ai Tetrarchi|statua dei quattro tetrarchi]] incassata nel muro esterno del [[Tesoro di San Marco|Tesoro]] e la [[Carmagnola (Venezia)|testa imperiale in porfido]] collocata all'angolo sud-occidentale del balcone, tradizionalmente ritenuta raffigurare [[Giustiniano II]] e popolarmente identificata con [[Francesco Bussone da Carmagnola]].<ref name="Demus, p. 112">{{cita|Demus, 1960|p. 112}}.</ref><ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|pp. 167, 169–170}}.</ref> La statua dei quattro tetrarchi è databile verso la fine del [[III secolo]] e venne trasferita a [[Venezia]] dopo il [[Quarta crociata|saccheggio di Costantinopoli]] del 1204. Scolpita a partire da un blocco di [[porfido rosso antico|porfido]] rosso dell'altezza di circa {{M|130|u=cm}}, raffigura i "tetrarchi", ovvero i due cesari e i due augusti (un cesare e un augusto per ognuna delle parti in cui l'[[impero romano]] venne suddiviso dall'imperatore [[Diocleziano]] con la sua riforma). Tra gli storici dell'arte è ancora in corso il dibattito in merito a quale delle due [[tetrarchia|tetrarchie]] si riferisca la scultura.
 
I due alti pilastri quadrangolari detti "acritani", riccamente decorati, fiancheggiano la via d'accesso al Battistero e probabilmente furono collocati in questo luogo intorno alla metà del [[XIII secolo|XIII sec]]. I pilastri sono ben visibili anche dalla riva, come monumenti trionfali delle vittorie della [[Repubblica di Venezia]] nelle guerre dell'oriente (portati dall'oriente come bottino di guerra)<ref name=":0">{{Cita testo|autore=Friedrich Wilhelm Deichmann|curatore= Giordana Trovabene |pubblicazione= Florilegium artium: scritti in memoria di Renato Polacco| numero=8 |editore= Il poligrafo|città= Padova| titolo=I Pilastri Acritani|anno=2006}}</ref>. La loro dislocazione nel panorama della Piazzetta, che appare priva di una funzione precisa, deriva dall'effettiva sovrabbondanza di manufatti di pregio accumulati dai veneziani durante le diverse guerre che la videro coinvolta nel corso dei secoli, che riconoscendone il valore ma non avendo più spazi vuoti all'interno o sulla facciata della basilica decisero di posizionarli li dove oggi si possono ammirare. Il nome deriverebbe dalla leggenda, nota secoli dopo il loro arrivo a Venezia, che vorrebbe i due pilastri fossero stati portati a [[Venezia]], insieme con la [[Pietra del bando|Pietra del Bando]], dopo la caduta di [[Acri (Israele)|Acri]] nel 1258. Ma da un nuovo studio sulle fonti dell'epoca contemporanea alla caduta di Acri, risulta che né i Pilastri né la [[Pietra del bando|Pietra del Bando]] sono mai menzionati. Riferimenti all'appartenenza dei Pilastri dopo la conquista di Acri, si trovano invece solo in opere storiche molto tarde, cioè del XVI e XVII secolo, cioè un'epoca ben successiva agli avvenimenti. Questo, fino a pochi anni fa, ha suscitato abbastanza dubbi e perplessità sull'origine della loro provenienza, poiché anche dallo studio dei due pilastri non si riuscì a trovare alcun elemento significativo che permettesse d'individuare un luogo di origine. Nel 1960 durante i grandi lavori per la costruzione di nuove arterie urbane ad [[Istanbul]], nel quartiere di Sarachane, grandi blocchi di marmo che formavano i coronamenti di nicchie furono riportati alla luce, insieme a frammenti di un'iscrizione monumentale che correva lungo una volta intorno agli archi delle nicchie. Questo fece riconoscere in quell'iscrizione parti di un'epigramma dedicatorio alla chiesa di San Poliecto.<ref name=":0" /> Da questi scavi fu ritrovato, durante la prima campagna archeologica, un grande capitello di pilastro, che in base alla forma, le dimensioni e gran parte della decorazione corrispondeva a quelli dei pilastri Acritani a Venezia. Finemente lavorati, essi presentano motivi [[sasanidi]] come palmette alate, pavoni, uva, eseguiti con chiarezza distributiva e precisione magistrale; rappresentano una delle prime evidenze dell'introduzione di decorazioni orientaleggianti nel panorama artistico occidentale.
 
Presso l'angolo verso la piazza è la ''[[pietra del bando]]'', tronco di colonna in [[porfido]] proveniente dalla [[Siria]], da cui il ''commandador'' della Repubblica leggeva le leggi e i bandi alla cittadinanza. La pietra fu spezzata dalle macerie del campanile nel [[1902]].<ref>''Venezia'', Guide d'Italia, Touring Club Italiano, 2012, p. 223.</ref>
 
[[File:Venice city scenes - in St. Mark's square - St Mark's Basilica (11002371183).jpg|thumb|Ex ingresso meridionale]]
 
Dopo che una sezione del nartece fu chiusa tra il 1100 e il 1150 per creare un atrio d'ingresso, la nicchia che segnava l'estremità meridionale del nartece fu rimossa e fu aperto l'arco corrispondente sulla facciata meridionale al fine di realizzare un secondo ingresso.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 80}}.</ref> Come l'ingresso sulla facciata occidentale, anche questo varco fu decorato con preziose colonne in porfido.<ref>[[#Lazzarini-pietre|Lazzarini, "Le pietre e i marmi colorati della basilica di San Marco a Venezia"]], pp. 318–319</ref> Ai lati furono posti leoni accovacciati e [[Grifone (mitologia)|grifoni]]. Presumibilmente, l'ingresso meridionale era fiancheggiato anche da due pilastri scolpiti, a lungo ritenuti provenienti dal quartiere genovese di [[San Giovanni d'Acri]] come bottino della [[Guerra di San Saba]] (prima delle [[guerre veneziano-genovesi]]), ma in realtà sottratti dalla [[Basilica di San Polieucto]] di Costantinopoli durante la quarta crociata.
 
Tra il 1503 e il 1515, l'atrio d'ingresso fu trasformato nella cappella funeraria del cardinale [[Giovanni Battista Zeno]], vescovo di [[Vicenza]], che aveva lasciato una grande parte dei suoi beni alla [[Repubblica di Venezia]], chiedendo di essere sepolto in San Marco.<ref>{{cita|Demus, 1960|pp. 79–80}}.</ref> L'ingresso meridionale fu quindi chiuso, murato con un altare e una finestra soprastante, e benché i grifoni siano ancora presenti, gran parte della decorazione fu trasferita o distrutta.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 113}}.</ref> I pilastri furono successivamente spostati leggermente verso est.<ref>[[#Jacoff-Unità|Jacoff, "L'unità delle facciate di san Marco..."]], p. 80</ref>
 
===Atrio d'ingresso (Cappella Zen) ===
[[File:Veneza118.jpg|miniatura|sinistra|verticale|[[Nartece]] di San Marco]]
 
La decorazione dell'atrio d'ingresso meridionale della basilica fu rifatta nel XIII secolo in concomitanza con i lavori nel nartece adiacente; dell'aspetto originario dell'atrio non si sa nulla. L'attuale ciclo musivo nella [[volta a botte]] costituisce il preludio al ciclo musivo della facciata principale, che narra la traslazione delle reliquie di san Marco da Alessandria d'Egitto a Venezia. Gli episodi rappresentati includono la ''praedestinatio'', cioè la profezia [[angelo|angelica]] secondo cui Marco sarebbe stato sepolto a Venezia, che sancisce il diritto divino della città a possedere le reliquie. L'autorità di san Marco è illustrata nelle scene che mostrano la scrittura del [[Vangelo secondo Marco|suo Vangelo]], poi presentato a san Pietro. Particolare rilievo è dato anche alla partenza di san Marco per l'Egitto e ai miracoli compiuti lì, in continuità con la scena iniziale della facciata, che raffigura la rimozione del corpo da Alessandria.<ref>{{cita|Demus, 1988|pp. 179–181}}.</ref>
 
Sebbene in gran parte rifatta nel XIX secolo, l'abside sopra il portale che conduce al nartece mantiene probabilmente l'aspetto della decorazione della prima metà del XII secolo, con la Vergine affiancata da angeli, un tema comune nelle chiese bizantine di epoca media.<ref>{{cita|Demus, 1988|p. 23}}.</ref>
 
===Interno===
[[File:Basilica di San Marco, Venice (31407316442).jpg|miniatura|Interno]]
 
Sebbene San Marco fosse stata modellata sulla [[Chiesa dei Santi Apostoli (Costantinopoli)|Chiesa dei Santi Apostoli]] di [[Costantinopoli]], le esigenze cerimoniali e le limitazioni imposte dai muri e dalle fondamenta preesistenti resero necessario adattarne il progetto.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 97}}.</ref> Fu mantenuta la pianta a [[croce greca]], con cinque [[cupole]] distribuite al centro e lungo gli assi della croce e raccordate da arconi. Tuttavia, i Santi Apostoli costituivano una vera chiesa a pianta centrale: la cupola in mezzo, più grande delle altre, era l'unica che possedeva finestre e l'[[altare]] vi si trovava sotto. Non vi era distinzione tra i quattro bracci della croce; non esisteva infatti un'[[abside]] e arcate su due livelli circondavano l'interno su tutti i lati. Al contrario, in San Marco l'asse longitudinale è leggermente più esteso rispetto agli altri al fine di ottenere uno spazio adatto alle processioni che avvenivano durante le cerimonie di stato. Sia la cupola centrale che quella occidentale sono più grandi, accentuando la progressione lungo la navata, che si restringe visivamente tramite una serie di archi via via più piccoli verso il [[presbiterio]] rialzato nel braccio orientale, dove si trova l'altare.<ref name="Demus-Church-99"/> I bracci trasversali del [[transetto]] sono più corti e stretti. Alla vista, la loro altezza e larghezza sono ulteriormente ridotte dalla presenza di archi, sostenuti da colonne doppie all'interno delle volte a botte. Anche le cupole del transetto e del presbiterio sono più piccole.<ref>{{cita|Demus, 1960|pp. 92–94}}.</ref>
 
[[File:Cupola della Basilica di San Marco.jpg|miniatura|sinistra|verticale|La cupola]]
 
Come nei Santi Apostoli, ogni cupola poggia su quattro volte a botte, quelle della cupola centrale sono a loro volta sorrette da pilastri quadripartiti (a quattro gambe). Tuttavia, le arcate su due livelli che rinforzavano le volte nei Santi Apostoli furono modificate. In San Marco non ci sono arcate superiori e, di conseguenza, le [[navate]] laterali sono meno isolate dalla parte centrale della chiesa. L'effetto è una maggiore unitarietà e apertura dello spazio, con paralleli in altre chiese bizantine dell'XI secolo, a indicare che il principale progettista fu influenzato sia dai modelli architettonici medio-bizantini che dalla chiesa dei Santi Apostoli del VI secolo.<ref name="Demus-Church-98"/><ref>[[#Bouras-tipo|Bouras, 'Il tipo architettonico di san Marco']], p. 170</ref> Le navate, tre per braccio, sono divise da colonnati che confluiscono verso i massicci pilastri che sostengono le cupole; non sono realizzati come blocco unico di muratura ma articolati a loro volta come il modulo principale: quattro supporti ai vertici di un quadrato, settori di raccordo voltati e parte centrale con cupoletta.
 
Le pareti esterne e interne sono invece sottili, per alleggerire il peso dell'edificio sul delicato suolo veneziano, e sembrano quasi diaframmi tesi tra pilastro e pilastro, a reggere la [[balaustra]] dei [[matronei]]; non hanno una funzione di sostegno, solo di tamponamento. Pareti e pilastri sono completamente rivestiti, nel registro inferiore, con lastre di marmi policromi. Il pavimento ha un rivestimento marmoreo disegnato con moduli geometrici e figure di animali mediante le tecniche dell'[[opus sectile]] e dell'[[opus tessellatum]]; sebbene continuamente restaurato, conserva alcune parti originali del XII secolo. Il pavimento riflette motivi dell'iconografia classica, comuni nell'area alto-adriatica (ruote, quadrati, esagoni, ottagoni, cornici decorate a rombi, immagini di animali simbolici del cristianesimo medievale) con altri che risentono di influssi bizantini (le otto grandi lastre in [[marmo proconnesio]] del [[piedicroce]] e le altre dodici di marmo greco sotto la cupola dell'Ascensione).
 
====Presbiterio e cappelle corali ====
 
[[File:St Mark's Basilica-presbytery.jpg|thumb|verticale|Ingresso al presbiterio con la Cupola dell'Emmanuele sopra l'altare maggiore]]
 
Il [[presbiterio]] è delimitato da un [[pontile-tramezzo]] [[gotico]], datato 1394. Formato da otto colonne in marmo rosso broccatello è poi sormontato da un [[Crocifisso]] in [[bronzo]] e [[argento]], affiancato da statue della Vergine e di San Marco, insieme ai [[Dodici Apostoli]], opere di [[Pierpaolo dalle Masegne|Pier Paolo]] e [[Jacobello dalle Masegne]].<ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|pp. 183–184}}.</ref> A sinistra della pontile si trova l'[[ambone]] per la lettura delle [[Sacre Scritture]], mentre a destra la piattaforma da cui il Doge appena eletto veniva presentato al popolo.<ref name="Lorenzetti-Venezia-183">{{cita|Lorenzetti, 1974|p. 183}}.</ref>
 
Sul retro, balaustre in marmo delimitano il [[coro (architettura)|coro]], che dopo la riorganizzazione voluta dal doge [[Andrea Gritti]] (in carica dal 1523 al 1538) fu impiegato dagli stessi dogi, dai capi delle istituzioni civiche e dagli ambasciatori stranieri.<ref>[[#Hopkins-Architecture|Hopkins, 'Architecture and Infirmitas...']], pp. 189–190</ref><ref>{{cita|Howard e Moretti, 2009|p. 35}}.</ref> Prima del XVI secolo, il trono del doge si trovava vicino alla cappella corale di [[Papa Clemente I|San Clemente I]], il cui ingresso dava sul cortile del [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale.]] La cappella era riservata al suo uso privato.<ref>{{cita|Demus, 1960|pp. 47–48}}.</ref> Dalla finestra sopra, che comunica con i suoi appartamenti privati, il doge poteva anche assistere alle funzioni religiose.
 
Le tribune su entrambi i lati del presbiterio sono rivestite con rilievi in bronzo che raffigurano episodi della vita di San Marco e dei suoi miracoli.<ref name=Lorenzetti-184>{{cita|Lorenzetti, 1974|p. 184}}.</ref> Oltre le balaustre si trova il presbiterio vero e proprio, riservato al [[clero]], con l'[[altare maggiore]] che dal 1835 custodisce le reliquie di San Marco, precedentemente collocate nella [[cripta]].<ref name=Lorenzetti-184/> Il [[ciborio]] sopra l'altare è sorretto da quattro colonne istoriate finemente scolpite con scene della vita di Cristo e della Vergine secondo modelli [[arte paleocristiana|paleocristiani]]. L'età e la provenienza delle colonne sono oggetto di dibattito, con ipotesi che spaziano dalla Bisanzio del VI secolo alla Venezia del XIII secolo.<ref>[[#Weigel-colonne|Weigel, Thomas, ''Le colonne del ciborio dell'altare maggiore di san Marco a Venezia...'']], pp. 5–6</ref> La [[pala d'altare]], progettata originariamente come [[paliotto]], è la cosiddetta "[[Pala d'Oro]]", un capolavoro di [[smalti bizantini]] su argento dorato parte del [[Tesoro di San Marco]].<ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|pp. 186–187}}.</ref><ref>[[#Klein-Byzantium|Klein, 'Refashioning Byzantium in Venice...']], pp. 197–199</ref>
 
Le due cappelle corali, situate ai lati del presbiterio, occupano lo spazio corrispondente alle navate laterali degli altri bracci della croce. Sono collegate al presbiterio attraverso arcate che fungono anche da rinforzo alle volte a botte che sorreggono la cupola sovrastante.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 93}}.</ref> La cappella corale settentrionale è dedicata a San Pietro e, storicamente, fu il luogo riservato al clero.<ref>{{cita|Demus, 1988|pp. 28, 96}}.</ref><ref>[[#Dorigo-Fabbriche|'Fabbriche antiche del quartiere marciano']], pp. 46–55</ref> La decorazione musiva delle volte sopra le cappelle narra principalmente la vita di San Marco, inclusi gli episodi della ''translatio''. Esse costituiscono la più antica raffigurazione sopravvissuta del trasferimento delle reliquie di San Marco a Venezia.<ref>{{cita|Demus, 1988|pp. 28, 30–31, 33}}.</ref>
 
====Altari laterali e cappelle ====
[[File:Madonna Nicopeia San Marco interior.png|miniatura|sinistra|verticale|''[[Madonna Nicopeia]]'']]
All'inizio del transetto sinistro c'è invece l{{'}}''ambone doppio'' per la lettura delle Scritture; seguono, nella navata destra, la cappella di [[San Pietro]] e la cappella della ''[[Madonna Nicopeia]]'', un'icona bizantina giunta a Venezia dopo la Quarta Crociata e oggetto di devozione. Sul lato nord ci sono gli ingressi alla cappella di Sant'Isidoro di Chio e alla cappella Mascoli.
 
Gli altari laterali nel transetto erano usati principalmente dai fedeli. Nel braccio nord, l'altare era originariamente dedicato a [[San Giovanni Evangelista]]: i mosaici nella cupola sopra mostrano la figura anziana di San Giovanni, circondata da cinque scene della sua vita a [[Efeso]].<ref>{{cita|Demus, 1988|pp. 39–40}}.</ref> Il [[bassorilievo]] in pietra di San Giovanni, posto sulla parete est del braccio nel XIII secolo, fu successivamente trasferito alla facciata nord della chiesa, probabilmente quando l'altare fu ridedicato nel 1617 alla [[Madonna Nicopeia]], un'icona bizantina venerata dalla fine dell'[[XI secolo|XI]]-inizi [[XII secolo]].<ref name="Demus, p. 112"/><ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|pp. 189–191}}.</ref>
 
La data e le circostanze dell'arrivo dell'icona a Venezia non sono documentate.<ref>{{cita|Samerski, 2012|pp. 9, 14}}.</ref> Probabilmente è una delle molte immagini sacre portate da Costantinopoli al tempo dell'[[Impero Latino]] e depositata nel tesoro di San Marco senza particolare rilievo.<ref name=Samerski-Nikopeia-11>{{cita|Samerski, 2012|p. 11}}.</ref> Cominciò ad acquisire importanza per i veneziani nel XIV secolo quando fu incorniciata con smalti bizantini saccheggiati dal Pantocratore di Costantinopoli. All'epoca, potrebbe essere stata portata per la prima volta in processione pubblica per invocare l'[[intercessione]] della Vergine per liberare la città dalla [[Peste nera]].<ref>{{cita|Samerski, 2012|pp. 15–18}}.</ref> L'icona acquisì un ruolo politico come [[Palladio (antichità classica)|palladio]] di Venezia nel [[XVI secolo]] quando fu identificata come l'immagine sacra portata in battaglia da vari imperatori bizantini.<ref name=Samerski-Nikopeia-11/><ref>{{cita|Belting, 1994|pp. 203–204}}.</ref> Nel 1589, l'icona fu trasferita nella piccola Cappella di Sant'Isidoro dove fu resa accessibile al pubblico, e successivamente posta sull'altare laterale nel braccio nord.<ref>{{cita|Samerski, 2012|p. 32}}.</ref> Fu chiamata per la prima volta Madonna Nicopeia (''Nikopoios'', Portatrice di Vittoria) nel 1645.<ref name=Samerski-Nikopeia-11/>
 
[[File:Altare del sacramento, ciborio e sportello in bronzo con Cristro fra angeli di Jacopo Sansovino 01.JPG|miniatura|verticale|Altare del Sacramento]]
 
All'inizio del transetto destro, collegato al Palazzo Ducale, si trova l{{'}}''[[ambone]] delle reliquie'', da dove il neoeletto doge si mostrava ai veneziani. Nella navata sinistra si trovano la ''cappella di [[Papa Clemente I|San Clemente]]'' e l'altare del ''Sacramento''. Qui è il pilastro in cui fu ritrovato nel 1094 il corpo di San Marco, come raccontato negli interessanti mosaici della navata destra (da dove si entra negli ambienti del Tesoro di San Marco). Nei mosaici del ritrovamento del corpo del santo (XIII secolo), in due scene, viene mostrato l'interno della basilica e sono raffigurate la preghiera d'invocazione e quella di ringraziamento del doge, del patriarca con il suo clero, dei nobili e del popolo.
 
L'altare nel braccio sud era inizialmente dedicato a [[Leonardo di Noblac|San Leonardo]], il santo franco del VI secolo molto popolare all'epoca delle [[Crociate]] perché invocato per la liberazione dei prigionieri dai musulmani. È raffigurato nella cupola sopra insieme ad altri santi particolarmente venerati a Venezia: Biagio, Nicola e Clemente I.<ref>[[#Tramontin-santi|Tramontin, 'I santi dei mosaici marciani']], p. 142</ref> L'altare fu ridedicato nel 1617 alla [[Vera Croce]], e dal 1810 è l'Altare del [[Santissimo Sacramento]].<ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|p. 181}}.</ref>
 
Le reliquie a lungo trascurate di Sant'[[Isidoro di Chio]], portate a Venezia nel 1125 dal doge [[Domenico Michiel]] (in carica dal 1117 al 1130) al ritorno dalla spedizione militare nell'[[Egeo]], furono riscoperte a metà XIV secolo e su iniziativa del doge [[Andrea Dandolo]] (in carica dal 1343 al 1354) tra il 1348 e il 1355 fu costruita la Cappella di Sant'Isidoro per ospitarle.<ref>[[#Tomasi-cappella|Tomasi, 'Prima, dopo, attorno la cappella...']], pp. 16–17</ref> Fu anche istituita una festa annuale (16 aprile) nel calendario liturgico veneziano.<ref>[[#Tomasi-cappella|Tomasi, 'Prima, dopo, attorno la cappella...']], p. 15</ref>
 
La Cappella Mascoli, utilizzata dalla omonima [[Confraternita (Chiesa cattolica)|confraternita]] dopo il 1618, fu decorata sotto il doge [[Francesco Foscari]] (in carica dal 1423 al 1457) e dedicata nel 1430.<ref>{{cita|Demus, 1960|p. 43}}.</ref><ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|p. 191}}.</ref>
 
Contro i pilastri che sostengono la cupola centrale, ai lati del presbiterio, il doge [[Cristoforo Moro]] (in carica dal 1462 al 1471) fece erigere a sue spese due altari dedicati a San Paolo e San Giacomo. Il pilastro dietro l'altare di San Giacomo è il luogo in cui si dice siano state riscoperte le reliquie di San Marco nel 1094: l'evento miracoloso è rappresentato nei mosaici sul lato opposto del braccio.<ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|pp. 181, 202}}.</ref>
 
====Battistero====
La data di costruzione del [[battistero]] non è nota, ma probabilmente risale al doge [[Giovanni Soranzo]] (in carica dal 1312 al 1328), la cui tomba si trova proprio qui, a indicare che probabilmente a lui si deve l'adattamento architettonico. Analogamente sepolto nel battistero è il doge [[Andrea Dandolo]] che realizzò il programma decorativo a proprie spese.<ref name="Demus-Church-79">{{cita|Demus, 1960|p. 79}}.</ref> I mosaici sulle pareti rappresentano scene della vita di San Giovanni Battista e, nell'anti-battistero, l'infanzia di Cristo.<ref>[[#Pincus-Geografia|Pincus, 'Geografia e politica nel battistero di san Marco...']], p. 461, note 12</ref> La fonte battesimale in marmo e bronzo fu realizzata da [[Jacopo Sansovino]], mentre la cupola soprastante è decorata con mosaici raffiguranti la [[dispersione degli apostoli]], ciascuno mostrato nell'atto di battezzare una diversa nazionalità in riferimento al comando di Cristo di predicare il [[Vangelo]] a tutti i popoli.<ref>[[#Pincus-Geografia|Pincus, 'Geografia e politica nel battistero di san Marco...']], p. 461</ref> La seconda cupola, sopra l'altare, presenta Cristo in gloria circondato dai nove cori angelici. L'altare è un grande masso di granito, che secondo la tradizione fu portato a Venezia da [[Tiro (città antica)|Tiro]] dopo la [[Assedio di Tiro (1124)|conquista veneziana]]. Si dice sia la roccia su cui Cristo stette per predicare al popolo di Tiro.<ref>{{cita|Lorenzetti, 1974|p. 207}}.</ref>
 
====Sagrestia====
 
Nel 1486, [[Giorgio Spavento]], in qualità di ''[[Proto (Venezia)|proto]]'' (architetto consulente e direttore dei lavori), progettò una nuova [[sagrestia]], collegata sia al presbiterio sia alla cappella del coro di San Pietro; non si conosce la collocazione della sagrestia precedente. Fu il primo progetto di Spavento e l'unico portato a termine. Le decorazioni iniziarono nel 1493. Gli armadi, usati per conservare [[reliquiari]], [[ostensorio]]i, [[Paramento liturgico|paramento liturgici]] e oggetti e libri liturgici, furono intarsiati da [[Antonio della Mola]] e suo fratello Paolo e mostrano scene della vita di San Marco. La decorazione musiva della volta, con profeti dell'Antico Testamento, fu progettata da [[Tiziano]] ed eseguita tra il 1524 e il 1530.<ref>{{cita|Schmidt Arcangeli, 1996|pp. 227–228}}.</ref><ref>[[#Bergamo-Codussi|Bergamo, 'Codussi, Spavento & co....']], p. 90</ref>
 
Dietro la sagrestia si trova la chiesa, sempre di Spavento, dedicata a San Teodoro, primo santo patrono di Venezia. Costruita tra il 1486 e il 1493 in stile rinascimentale sobrio, servì come cappella privata per i [[Canonico|canonici]] della basilica e, successivamente, come sede della [[Inquisizione veneziana]].<ref>[[#Bergamo-Codussi|Bergamo, 'Codussi, Spavento & co....']], pp. 87–88</ref> All'interno vi è custodita una ''Adorazione del Bambino'' di [[Giambattista Tiepolo]]. Degni di nota anche i pilastri a ridosso del portale, sui quali [[Sebastiano da Milano]] scolpì motivi vegetali.
 
== Influenza ==
[[File:Venezia - Ospedale - Foto G. Dall'Orto, 2 lug 2006 - 03.jpg|miniatura|Facciata della [[Scuola Grande di San Marco]]]]
 
In quanto chiesa di Stato, San Marco fu un punto di riferimento per gli architetti veneziani. La sua influenza durante il [[Gotico veneziano|periodo gotico]] sembra essersi limitata a motivi e dettagli decorativi, come il portale e la decorazione pittorica murale della chiesa di [[Chiesa di Santo Stefano (Venezia, San Marco)|Santo Stefano]] e il portale della [[chiesa della Madonna dell'Orto]], composto da un arco a ogiva con rilievi a forma di fiamma che ricordano i [[cimiero|cimieri]] di San Marco.<ref>[[#Howard-History|Howard, ''The Architectural History of Venice'']], pp. 76–77</ref>
 
Nel primo [[Rinascimento]], nonostante l'introduzione di elementi classici nell'architettura [[Rinascimento veneziano|rinascimentale veneziana]] da parte di scalpellini lombardi, la fedeltà alle tradizioni edilizie locali rimase forte.<ref>[[#Wolters-SanMarco|Wolters, 'San Marco e l'architettura del Rinascimento veneziano']], p. 248</ref> Nelle facciate di [[Palazzo Dario|Ca' Dario]] e della [[Chiesa di Santa Maria dei Miracoli (Venezia)|chiesa di Santa Maria dei Miracoli]], la decorazione superficiale che emula San Marco è la caratteristica principale, e l'effetto complessivo deriva dalla ricca presenza di marmi colorati scintillanti e dai motivi circolari, ispirati da quelli della basilica.<ref>[[#Howard-History|Howard, ''The Architectural History of Venice'']], pp. 108, 114, 163</ref> Allo stesso modo, l'Arco Foscari nel cortile di Palazzo Ducale si basa sugli antichi [[arco di trionfo|archi di trionfo]], ma deve i suoi dettagli alla basilica: le [[ordine sovrapposto|colonne sovrapposte]] raggruppate, i pinnacoli gotici e le statue che lo coronano.<ref>[[#Howard-History|Howard, ''The Architectural History of Venice'']], p. 108</ref><ref>[[#Wolters-SanMarco|Wolters, 'San Marco e l'architettura del Rinascimento veneziano']], pp. 249–250</ref> Presso la [[Scuola Grande di San Marco]], il riferimento a San Marco si ritrova nella serie di lunette lungo la linea del tetto che richiama il profilo della basilica.<ref>[[#Howard-History|Howard, ''The Architectural History of Venice'']], p. 121</ref>
 
== Figure chiave ==
[[File:Pinacoteca Querini Stampalia - La presentazione del nuovo doge al popolo - Gabriele Bella.jpg|sinistra|thumb|''La presentazione del nuovo doge al popolo'' [[Gabriele Bella]]]]
 
In quanto ''chiesa di Stato'', la basilica era retta dal [[Doge (Venezia)|doge]] e non dipendeva dal [[patriarca (cristianesimo)|patriarca]], che aveva la sua cattedra presso la [[chiesa di San Pietro (Venezia)|chiesa di San Pietro]]. Il doge stesso nominava un clero ducale guidato dal [[primicerio]].
 
L'amministrazione della basilica era affidata a un'importante magistratura della [[Repubblica di Venezia]], i [[Procuratori di San Marco]], che avevano sede nelle [[Procuratie]]. Tutti i lavori di costruzione e di restauro erano diretti dal [[proto (Venezia)|proto]]: hanno occupato questa carica grandi architetti come [[Jacopo Sansovino]] e [[Baldassare Longhena]]. Procuratori di San Marco e proto esistono tuttora e svolgono per il Patriarcato gli stessi compiti di un tempo.
 
Con la [[Caduta della Repubblica di Venezia|caduta della Repubblica]], era pure maturato, in quegli stessi anni, il trasferimento della cattedrale da [[Basilica di San Pietro di Castello|San Pietro di Castello]] a San Marco. Il trasporto era stato deciso già nel 1807<ref>{{Cita web|url=http://www.patriarcatovenezia.it/patriarcato/storia-del-patriarcato/scheda-e-bibliografia-storica-sul-patriarcato/|titolo=Scheda e bibliografia storica sul Patriarcato|accesso=15 novembre 2021|dataarchivio=16 agosto 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160816120701/http://www.patriarcatovenezia.it/patriarcato/storia-del-patriarcato/scheda-e-bibliografia-storica-sul-patriarcato/|urlmorto=sì}}</ref>, in piena età napoleonica, quando si era pure decretata la soppressione del [[Primicerio della basilica di San Marco|primiceriato di San Marco]], l'unificazione forzata dei due capitoli e la provvisoria sistemazione del patriarca nella più centrale parrocchia di San Maurizio (già da tempo, peraltro, per ovviare ai disagi di una ubicazione tanto periferica della curia patriarcale, era stata creata una cancelleria succursale presso la chiesa di San Bartolomeo). Solo nel [[1821]], tuttavia, [[Papa Pio VII|Pio VII]], con la bolla ''Ecclesias quae'', aveva sanato quella situazione provvisoria, confermando a pieno titolo il trasferimento di sede dal punto di vista [[Diritto canonico|canonico]].
 
Il Capitolo dei canonici della Basilica Patriarcale di San Marco Evangelista, nella sua configurazione attuale, era stato istituito con la [[Bolla pontificia|bolla]] predetta<ref>{{Cita web|url=http://www.basilicasanmarco.it/capitolo/|titolo=Basilica San Marco Capitolo|accesso=15 novembre 2021}}</ref>. Oltre ai canonici residenziali, sono canonici onorari ''durante munere'' gli arcipreti di San Pietro in Castello, e ancora di Gambarare, Jesolo, Caorle, Eraclea, Malamocco, Grado nell'[[arcidiocesi di Gorizia]] e il delegato-rettore di Torcello. I canonici residenziali ed onorari della Basilica di San Marco sono [[Protonotario apostolico|protonotari apostolici]] ''durante munere.''
 
==Musica==
{{vedi anche|Cappella Marciana|Stile policorale veneziano}}
 
Una nota di spesa per riparazioni del 1316 indica che San Marco possedeva già più di un [[Organo (strumento musicale)|organo]], presumibilmente due collocati nelle gallerie su entrambi i lati del presbiterio. Col tempo furono più volte rinnovati e sostituiti. Degli organi ricostruiti nel 1766 da [[Gaetano Callido]], rimane il piccolo organo (''organum parvum'') nella galleria sud, mentre il 'grande organo' (''organum magnum'') nella galleria nord fu nuovamente ricostruito nel 1893, conservando alcuni componenti dell'organo di Callido.<ref group="note">Studi acustici condotti nel 2007 hanno rivelato che dalle gallerie il suono degli organi è forte e risonante. Cfr. Deborah Howard e Laura Moretti, {{cita|Howard e Moretti, 2009|p. 30}}.</ref> Un terzo organo più piccolo per i concerti fu collocato a livello del pavimento dopo il 1588.<ref>{{cita|Howard e Moretti, 2009|pp. 24, 28}}.</ref><ref>[[#Fapanni-Cappella|Fapanni e Fantoni, 'La Cappella Musicale']], pp. 196–198</ref>
 
I documenti attestano anche l'uso di altri strumenti nelle celebrazioni liturgiche, tra cui [[violino|violini]], [[Viola da gamba|viole]], [[Viola (strumento musicale)|viole da braccio]], [[Violone|violoni]], [[tiorba|tiorbe]], [[Cornetto (strumento musicale)|cornetti]], [[trombone|tromboni]], [[fagotto|fagotti]], e successivamente [[flauto|flauti]], [[tromba|trombe]] e [[oboe|oboi]]. Il numero degli strumenti fu fissato a trentaquattro nel 1685 e portato a trentacinque nel 1786.<ref>[[#Fapanni-Cappella|Fapanni e Fantoni, 'La Cappella Musicale']], pp. 199–201</ref><ref group="note">Il decreto del 1685 dei procuratori, confermato nel 1714, stabiliva: 8 violini, 11 viole, 2 ''viole da braccio'', 3 ''violoni'', 4 tiorbe, 2 cornetti, 1 fagotto e 3 tromboni. Dopo il 1786 gli strumenti erano: 12 violini, 6 viole, 4 violoncelli, 5 ''violoni'', 4 oboi e flauti, e 4 corni e trombe. Il cornetto poteva sostituire la voce di un [[soprano]] o [[contralto]], mentre il trombone quella di un [[Basso (voce)|basso]]. Il fagotto spesso dava il tono al coro ed era utile per armonizzare i suoni. Cfr. Francesco Fapanni e Gabriele Fantoni, [[#Fapanni-Cappella|'La Cappella Musicale']], pp. 199–201.</ref> Organisti, cantanti e strumentisti venivano selezionati dai procuratori di San Marco tramite un rigoroso esame.<ref>[[#Fapanni-Cappella|Fapanni e Fantoni, 'La Cappella Musicale']], p. 208</ref><ref>{{cita|Howard e Moretti, 2009|p. 25}}.</ref><ref group="note">L'esame standard per gli organisti, probabilmente a partire dalla fine del XVI secolo, consisteva in tre prove. La prima prevedeva l'estrazione casuale di un movimento del Kyrie o di un altro [[motetto]], da improvvisare in polifonia per quattro voci. La seconda richiedeva di armonizzare un canto piano estratto casualmente per basso, tenore e soprano, con fughe appropriate. La terza consisteva nell'improvvisazione di un brano polifonico raro cantato dal coro. Vedi Fapanni e Fantoni, [[Basilica di San Marco#Fapanni-Cappella|'La Cappella Musicale']], p. 208 e, in generale, Arnaldo Morelli, [[Basilica di San Marco#Morelli-Concorsi|'Concorsi organistici a San Marco...']].</ref> Molti dei primi strumentisti e cantori erano membri del clero, ma dalla metà del XVII secolo i migliori musicisti provenivano dagli orfanotrofi legati agli [[Ospedali Grandi|ospedali pubblici]] veneziani.<ref>[[#Fapanni-Cappella|Fapanni e Fantoni, 'La Cappella Musicale']], p. 207</ref> Musicisti rinomati erano anche invitati per occasioni speciali.<ref>[[#Fapanni-Cappella|Fapanni e Fantoni, 'La Cappella Musicale']], p. 200</ref>
 
A partire dal 1491, i procuratori nominavano anche un maestro di cappella, responsabile della direzione delle esecuzioni musicali.<ref>[[#Fapanni-Cappella|Fapanni e Fantoni, 'La Cappella Musicale']], p. 209</ref> Era assistito dal ''vice-maestro di cappella'' e dal ''maestro di concerti'', direttori dei due cori. Il ''maestro di coro'', istituito nel 1514, dirigeva il [[canto piano]] dei membri del clero.<ref>{{cita|Howard e Moretti, 2009|p. 24}}.</ref><ref>[[#Fapanni-Cappella|Fapanni e Fantoni, 'La Cappella Musicale']], p. 202</ref>
 
Tutti i musicisti e i cantori erano tenuti a essere presenti ogni volta che il doge assisteva a una messa solenne.<ref>[[#Fapanni-Cappella|Fapanni e Fantoni, 'La Cappella Musicale']], p. 203</ref> Essi erano disposti nelle tribune ai lati del presbiterio oppure nel ''pulpitum magnum cantorum'', la grande piattaforma rialzata davanti all'iconostasi, sulla destra.<ref group="note">Studi acustici del 2007 hanno dimostrato che dalle tribune il suono è chiaro e diretto. Risuona in uno spazio relativamente chiuso e viene poi proiettato all'esterno. Anche la distanza tra le due tribune è ideale per un coro diviso, senza creare problemi di intonazione o ritardo. Dalla piattaforma davanti all'iconostasi il suono viene proiettato nel presbiterio, con l'iconostasi che blocca le riflessioni sonore successive provenienti dalla navata. Vedi Howard e Moretti, {{cita|Howard e Moretti, 2009|pp. 39, 41}}.</ref> Per composizioni più elaborate con cori multipli nel XVII secolo, musicisti e cantori potevano essere posizionati anche nelle gallerie superiori.<ref>{{cita|Howard e Moretti, 2009|p. 38}}.</ref>
 
Questa suddivisione e separazione fisica del coro, detta "coro spezzato", fu essenziale nello sviluppo dello [[stile policorale veneziano]], favorito dalle particolari qualità acustiche di San Marco.<ref>{{cita|Howard e Moretti, 2009|p. 41}}.</ref><ref group="note">Come dimostrato dagli studi acustici del 2007, la configurazione della chiesa consente al suono di fluire tra i piccoli spazi cupolati interconnessi, riflettendosi sulle superfici marmoree senza generare la riverberazione eccessiva delle chiese più grandi. Inoltre, la superficie leggermente irregolare dei mosaici smorza la concentrazione eccessiva del suono sotto le cupole. Vedi Howard e Moretti, {{cita|Howard e Moretti, 2009|pp. 19–20}}.</ref> Lo stile era caratterizzato da due cori indipendenti a quattro voci ciascuno, senza dissonanze, che cantavano alternativamente o simultaneamente, specialmente alla fine della composizione.<ref>[[#Moretti-Spaces|Moretti, 'Architectural Spaces for Music']], pp. 154–155</ref> Ebbe origine all'inizio del XVI secolo in diverse città della [[Domini di Terraferma|terraferma veneziana]], tra cui Padova, Bergamo e Treviso, ed entrò a San Marco grazie ad [[Adrian Willaert]], nominato maestro di cappella nel 1527 su iniziativa del doge Andrea Gritti.<ref>{{cita|Howard e Moretti, 2009|pp. 26–28}}.</ref> Lo stile continuò a svilupparsi e si diffuse in tutta Europa grazie alle composizioni di diversi maestri di cappella, tra cui [[Cipriano de Rore]], [[Gioseffo Zarlino]], [[Giovanni Croce]] e [[Claudio Monteverdi]], e di organisti come [[Claudio Merulo]], [[Andrea Gabrieli]] e suo nipote [[Giovanni Gabrieli]].<ref>{{cita|Howard e Moretti, 2009|p. 27}}.</ref> Sebbene il canto piano e il ''[[falsobordone]]'' continuassero a essere utilizzati, i salmi eseguiti con ''coro spezzato'' erano comuni per i [[vespri]] ed erano specificamente richiesti in tutte le principali festività.<ref>{{cita|Howard e Moretti, 2009|p. 28}}.</ref><ref>[[#Moretti-Spaces|Moretti, 'Architectural Spaces for Music']], p. 154</ref>
 
== Musica in basilica ==
Le navate laterali avevano anticamente delle gallerie con pavimenti lignei che le coprivano, secondo i modelli tipicamente orientali, che vennero ridotte a strettissimi passaggi balaustrati per permettere di ammirare i mosaici delle [[Volta (architettura)|volte]] anche dal basso. Le numerose gallerie fornirono l'ispirazione per lo sviluppo dello [[stile policorale veneziano]] ai compositori di San Marco, così come lo sviluppo della musica [[antifona]]le.
 
Tra i principali [[compositori]], maestri di cappella ed organisti che operarono in basilica sono da ricordare [[Gioseffo Zarlino]], [[Andrea Gabrieli|Andrea]] e [[Giovanni Gabrieli]], [[Antonio Lotti]], [[Baldassare Galuppi]], [[Claudio Monteverdi]], [[Lorenzo Perosi]] e altri. Il coro deputato al servizio musicale in cattedrale è la [[Cappella Marciana]].
 
=== Organi ===
Da oltre cinque secoli la musica organistica svolge un ruolo primario all'interno delle celebrazioni liturgiche. Nomi illustri della musica organistica sedettero agli organi della Basilica quali [[Claudio Merulo]], [[Andrea Gabrieli|Andrea]] e [[Giovanni Gabrieli]], [[Antonio Lotti]], [[Oreste Ravanello]], [[Giovanni Tebaldini]], [[Marco Enrico Bossi]].
 
Questi gli strumenti attualmente presenti in Basilica:
 
==== Organo Callido-Trice-Tamburini ====
 
Sulla cantoria alla sinistra del [[presbiterio]], si trova l'organo maggiore della basilica. Questo, costruito da [[Gaetano Callido]] nel [[1766]], è stato ampliato da [[William George Trice]] nel [[1893]] e dalla [[Tamburini|ditta Tamburini]] nel [[1972]] (''opus 638''). Lo strumento, a due tastiere di 58 note ciascuna e [[pedaliera]] di 30, è a [[sistema di trasmissione (organo)|trasmissione mista]]: meccanica per i manuali e il pedale, elettro-pneumatica per i registri.<ref>{{Cita web |url=http://www.lionsvenezia.it/attivita/2008-09/testi/20081115.pdf |titolo=Fonte |accesso=13 ottobre 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140112164004/http://www.lionsvenezia.it/attivita/2008-09/testi/20081115.pdf |urlmorto=sì }}</ref>
 
==== Organo Callido ====
 
Sulla cantoria a destra del [[presbiterio]], si trova l'[[organo a canne]] [[Gaetano Callido]] ''opus 30'', costruito nel [[1766]]. Nel [[1909]] lo strumento venne rimosso (per far posto a un nuovo organo, costruito dalla [[Mascioni|ditta Mascioni]]) e nel [[1995]] ricollocato dopo un restauro condotto da [[Gustavo Zanin|Franz Zanin]].
 
L'organo Mascioni (''opus 284'') era a [[sistema di trasmissione (organo)|trasmissione pneumatica]], con due tastiere e pedaliera. Nel 1994 è stato smontato, restaurato e rimontato nella chiesa di Santa Maria della Pace a [[Mestre]].
 
L'organo Callido è a [[sistema di trasmissione (organo)|trasmissione integralmente meccanica]], ha un'unica tastiera di 57 note con prima [[ottava scavezza]] e una [[pedaliera|pedaliera a leggio]] [[ottava scavezza|scavezza]], costantemente unita al manuale. La cassa non è più quella barocca originale, ma una lignea dalle forme più semplici e priva di decorazioni.
 
==== Organo de Martino ====
 
Si tratta di un piccolo organo positivo di scuola napoletana, del [[1720]], opera dell'organaro [[Tommaso de Martino]]; è stato restaurato da [[Gustavo Zanin|Franz Zanin]] nel 1995 e collocato all'interno del presbiterio. A trasmissione meccanica, è dotato di un manuale di 45 note e non ha pedaliera.
 
==== Organo Cimmino ====
 
È un piccolo organo di scuola napoletana, del [[1779]], opera dell'organaro [[Fabrizio Cimmino]]; è stato recuperato da Giorgio e Cristian Carrara nel 1999 e collocato in Basilica nel 2014, accanto all'altare della [[Madonna Nicopeia]]. A trasmissione meccanica, è dotato di un manuale di 45 note con prima ottava corta e di pedaliera a leggio di 8 note, costantemente unita al manuale.
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=Golden Rose MNMA Cl2351 n1.jpg
|nome_onorificenza=Rosa d'Oro
|collegamento_onorificenza=Rosa d'Oro
|motivazione=
|data=1833
}}
 
== Note ==
; Esplicative
<references group=note/>
 
; Bibliografiche
{{note strette}}
 
== Bibliografia ==
{{div col}}
* ''La basilica di San Marco a Venezia illustrata nella storia e nell'arte'', Venezia, Ongania, 1881-1888.
*''Documenti per la storia dell'augusta ducale Basilica di San Marco in Venezia'', Venezia, Ongania, 1886. https://archive.org/details/gri_33125014620641/mode/2up
* Sergio Bettini, ''L'architettura di San Marco. Origini e significato''<span>, Padova 1946 </span>
* Guida d'Italia del Touring Club {{TA|Italiano –}} Venezia, 3ª edizione. ISBN 978-88-365-4347-2
* Maria Da Villa Urbani, ''La basilica di San Marco'', 2001, Storti Edizioni, Venezia. ISBN 88-7666-014-3
* Sabina Vianello (a cura di), ''Le chiese di Venezia'', Electa, 1993. ISBN 88-435-4048-3
* Renato Polacco, ''San Marco. La basilica d'oro'', Milano, Berenice, 1991. ISBN 88-85215-11-4
* Efthalia Rentetzi, ''Le influenze mediobizantine nei mosaici dell'arcone della Passione della Basilica marciana'', in “Arte|Documento”, vol. XIV, (2000), pp.&nbsp;50–53.
*Wladimiro Dorigo, ''Venezia romanica. La formazione della città medioevale fino all'età gotica'', Venezia 2003.
* Efthalia Rentetzi, ''L'iconografia delle gerarchie angeliche nella cupola del Battistero marciano'', in “Arte|Documento”, n 25 (2010), pp.&nbsp;124–129.
*Wolfgang Wolters, ''San Marco a Venezia. Un filo d'Arianna per la visita'', Verona, Cierre edizioni, 2014.
<!--
*{{Cita testo|autore=AA. VV.|curatore=Ettore Vio|titolo=San Marco : la Basilica di Venezia : arte, storia, conservazione|editore=Marsilio|città=Venezia|data=2019}}
* {{cita libro|autore=Andrea Adami, [https://polipapers.upv.es/index.php/var/article/view/9087/10377 'Image-based Techniques for the Survey of Mosaics in the St Mark's Basilica in Venice']|titolo=Virtual Archaeology Review'', 9(19) (2018), 1–20 |issn=1989-9947|cid=}}
* {{cita libro|autore=Michela Agazzi|titolo=Platea Sancti Marci|editore=i luoghi marciani dall'11. al 13. secolo e la formazione della piazza|città=Venezia|editore=Comune di Venezia, Assessorato agli affari istituzionali, Assessorato alla cultura and Università degli studi, Dipartimento di storia e critica delle arti|anno=1991 |oclc=889434590|cid=}}
* {{cita libro|autore=Michela Agazzi, Michela|titolo=San Marco|editore=Da cappella palatina a cripta contariana', in Manuela Zorzi, ed.|titolo=Le cripte di Venezia|editore=Gli ambienti di culto sommersi della cristianità medievale|città=Treviso|editore=Chartesia|anno=2018|pagine=26–51 |isbn=9788899786151|cid=}}
* {{cita libro|autore=Xavier Barral I Altet, Xavier|titolo=Genesi, evoluzione e diffusione dei pavimenti romanici', in Renato Polacco, ed.|titolo=Storia dell'arte marciana|editore=i mosaici'', Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994 (Venezia|editore=Marsilio|anno=1997|pagine=46–55 |isbn=8831768328|cid=}}
* {{cita libro|autore=Hans Belting|wkautore=Hans Belting|titolo=Likeness and presence : a history of the image before the era of art|lingua=en|editore=The University of Chicago Press|anno=1994 |isbn=9780226042145|sbn=UBO0241339|cid=Belting, 1994}}
* {{cita libro|autore=Maria Bergamo|titolo=Codussi, Spavento & co.|editore=building the Sacristy of St Mark's Basilica in Venice'|titolo=San Rocco Collaborations'', 6 (Spring 2013), 86–96 |lingua=en|issn=2038-4912|cid=}}
* {{cita libro|autore=Franco Bernabei|titolo=Grottesco magnifico|editore=fortuna critica di san Marco', in Renato Polacco, ed.|titolo=Storia dell'arte marciana|editore=l'architettura'', Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994 (Venezia|editore=Marsilio|anno=1997|pagine=207–234 |isbn=8831766457|cid=}}
* {{cita libro|autore=Betto, Bianca|titolo=La chiesa ducale', in Silvio Tramontin, ed.|titolo=Patriarcato di Venezia'', Storia Religiosa del Veneto (Padova|editore=Gregoriana Libreria|anno=1991|pagine=333–366 |isbn=9788877060938|cid=}}
* {{cita libro|autore=Charalambos Bouras|titolo=Il tipo architettonico di san Marco|curatore= Renato Polacco|opera=Storia dell'arte marciana: l'architettura|opera=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1997|pagine=164–175 |isbn=8831766457|cid=}}
* {{cita libro|autore=Gaetano Cozzi|wkautore=Gaetano Cozzi||titolo=Il giuspatronato del doge su san Marco|curatore=Antonio Niero|opera=San Marco: aspetti storici e agiografici|opera=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1996|pagine=727–742 |isbn=8831763695|sbn=RAV0276257|cid=}}
* {{cita libro|autore=Renato D'Antiga|titolo=Origini del culto marciano e traslazione delle reliquie a Venezia|opera=Antichità Altoadriatiche|numero=LXXV|anno=2013|pagine=221–241|issn=1972-9758|cid=}}
* {{cita libro|autore=Otto Demus|titolo=The Church of San Marco in Venice: History, Architecture, Sculpture|città=Washington|lingua=en|editore=Dumbarton Oaks Research Library and Collection|anno=1960 |oclc=848981462|sbn=SBL0685905|cid=Demus, 1960}}
* {{cita libro|autore=Otto Demus|titolo=The Mosaic Decoration of San Marco Venice|città=Chicago|editore=University of Chicago Press|lingua=en|anno=1988 |isbn=0226142922|sbn=TO00135589|cid=Demus, 1988}}
* {{cita libro|autore=Charles Reginald Dodwell|titolo=The Pictorial arts of the West, 800–1200|città=New Haven|editore=Yale University Press|lingua=en|anno=1993|lingua=en |isbn=0300064934|cid=}}
* {{cita libro|autore=Wladimiro Dorigo|wkautore=Wladimiro Dorigo|titolo=Fabbriche antiche del quartiere marciano|curatore=Renato Polacco|opera=Storia dell'arte marciana: l'architettura|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1997|pagine=39–66 |isbn=8831766457|cid=}}
* {{cita libro|autore=Wladimiro Dorigo|titolo=Venezia romanica|editore=la formazione della città medioevale fino all'età gotica|città=Venezia|editore=Istituto veneto di scienze, lettere ed arti|anno=2003 |isbn=9788883142031|cid=}}
* {{cita libro|autore=Elena Ene Draghici-Vasilescu|titolo=The church of San Marco in the eleventh century|lingua=en|url=https://www.revistamirabilia.com/sites/default/files/pdfs/29._vasilescu_0.pdf|lingua=en|editore=Mirabilia|anno=2020|pagine=695–740|cid=}}
* {{cita libro|autore=Raffaella Farioli Campanata|titolo=Il pavimento di san Marco a Venezia e i suoi rapporti con l'Oriente|curatore=Renato Polacco|opera=Storia dell'arte marciana: i mosaici|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1997|pagine=11–19 |isbn=8831768328|cid=}}
* {{cita libro|autore=Giorgio Fedalto|titolo=San Marco tra Babilonia, Roma e Aquileia|editore=nuove ipotesi e ricerche|curatore=Antonio Niero|opera=San Marco: aspetti storici e agiografici|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1996|pagine=35–50 |isbn=8831763695|sbn=RAV0276257|cid=}}
* {{cita libro|autore=Yvette Florent-Goudouneix|titolo=I pavimenti in «opus sectile» nelle chiese di Venezia e della laguna', in Renato Polacco, ed.|titolo=Storia dell'arte marciana: i mosaici|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1997|pagine=20–29 |isbn=8831768328|sbn=RAV0276257|cid=}}
* {{cita libro|autore=Patrick J. Geary|titolo=Furta Sacra|editore=Thefts of Relics in the Central Middle Ages|città=Princeton|lingua=en|editore=Princeton University Press|anno=1978|isbn=9780691052618|cid=}}
* {{cita pubblicazione|autore=Andrew Hopkins|titolo=Architecture and Infirmitas: Doge Andrea Gritti and the Chancel of San Marco|lingua=en|rivista=Journal of the Society of Architectural Historians|numero=57.2|data=giugno 1998|pagine=182–197 |issn=0037-9808|cid=}}
* {{cita libro|autore=Deborah Howard|titolo=The Architectural History of Venice|città=Londra|lingua=en|editore=B. T. Batsford|anno=1980 |isbn=9780300090291|cid=}}
* {{cita libro|autore=Deborah Howard|titolo=Jacopo Sansovino: architecture and patronage in Renaissance Venice|città=New Haven|lingua=en|editore=Yale University Press|anno=1975 |isbn=9780300018912|cid=}}
* {{cita libro|autore=Deborah Howard|autore2=Laura Moretti|titolo=Sound and Space in Renaissance Venice: architecture, music, acoustics|città=New Haven|lingua=en|editore=Yale University Press|anno=2009 |isbn=9780300148749|cid=Howard e Moretti, 2009}}
* {{cita libro|autore=Michael Jacoff|titolo=L'unità delle facciate di san Marco del XIII secolo|curatore=Renato Polacco|opera=Storia dell'arte marciana: l'architettura|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1997|pagine=77–87 |isbn=8831766457|cid=}}
* {{cita libro|autore=Holger A. klein|url=https://arthistory.columbia.edu/sites/default/files/content/faculty/pdfs/klein/SanMarco-offprint.pdf|lingua=en|titolo=Refashioning Byzantium in Venice, ca. 1200–1400|curatore=Henry Maguire e Robert S. Nelson|opera=San Marco, Byzantium, and the Myths of Venice|città=Washington|editore=Dumbarton Oaks Research Library|anno=2010|lingua=en|pagine=pp 193–226 |isbn=9780884023609|cid=}}
* {{cita libro|autore=Lorenzo Lazzarini|titolo=Le pietre e i marmi colorati della basilica di San Marco a Venezia|curatore=Renato Polacco|opera=Storia dell'arte marciana: l'architettura|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1997|pagine=309–328 |isbn=8831766457|cid=}}
* {{cita libro|autore=Giulio Lorenzetti|titolo=Venezia e il suo estuario: guida storico-artistico|città=Trieste|editore=Lint|annooriginale=1926|anno=1974|sbn=VEA0001307|isbn=no |oclc=878738785|cid=Lorenzetti, 1974}}
* {{cita libro|autore=Arnaldo Morelli|titolo=Concorsi organistici a san Marco e in area veneta nel Cinquecento|curatore=Francesco Passadore e Franco Rossi|opera=La cappella musicale di San Marco nell'età moderna|collana=Atti del convegno internazionale di studi, Venezia, Palazzo Giustinian Lolin, 5–7 settembre 1994|città=Venezia|editore=Edizioni Fondazione Levi|anno=1998|pagine=259–278 |isbn=9788875520182|cid=}}
* {{cita libro|autore=Laura Moretti|titolo=Architectural Spaces for Music|editore=Jacopo Sansovino and Adrian Willaert at St Mark's'|titolo=Early Music History'', 23 (2004), 153–184|lingua=en |issn=0261-1279|cid=}}
* {{cita libro|autore=Edward Wallace Muir Jr.|titolo=Civic Ritual in Renaissance Venice|città=Princeton|editore=Princeton University Press|lingua=en|anno=1981 |isbn=0691102007|cid=}}
* {{cita libro|autore=Robert S. Nelson|titolo=[https://www.academia.edu/3624676/High_Justice_Venice_San_Marco_and_the_Spoils_of_1204 High Justice|lingua=en|editore=Venice, San Marco, and the Spoils of 1204]', in Panayotis L. Vocotopoulos, ed.|titolo=Byzantine Art in the Aftermath of the Fourth Crusade|editore=the Fourth Crusade and Its Consequences'', Acts of the International Congress, Athens 9–12 March 2004 (Athens|editore=Academy of Athens, Research Centre for Byzantine and Post-Byzantine Art|anno=2007|pagine=143–151 |isbn=9789604041114|cid=}}
* {{cita libro|autore=Donald Nicol|titolo=Byzantium and Venice|editore=a study in diplomatic and cultural relations|città=Cambridge|lingua=en|editore=Cambridge University Press|anno=1988 |isbn=0521341574|cid=}}
* {{cita libro|autore=Dial Parrot|titolo=The Genius of Venice|editore=Piazza San Marco and the Making of the Republic|città=New York|lingua=en|editore=Rizzoli|anno=2013|isbn=9780847840533|cid=}}
* {{cita libro|autore=Marilyn Perry|titolo=Saint Mark's Trophies|editore=Legend, Superstition, and Archaeology in Renaissance Venice|lingua=en|titolo= Journal of the Warburg and Courtauld Institutes'', Vol. 40 (1977), 27–49 |issn=0075-4390|cid=}}
* {{cita libro|autore=Piana, Mario|titolo=Le sovracupole lignee di San Marco|curatore=Ettore Vio|opera=San Marco, la Basilica di Venezia: arte, storia, conservazione|volume=1 |città=Venezia|editore=Marsilio|anno=2019|pagine=189–200 |oclc=1110869334|cid=}}
* {{cita libro|autore=Debrs Pincus|titolo=Geografia e politica nel battistero di san Marco: la cupola degli apostoli|curatore=Antonio Niero|opera=San Marco: aspetti storici e agiografici|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1996|pagine=459–473|sbn=RAV0276257 |isbn=8831763695|cid=}}
* {{cita libro|autore=Rendina, Claudio|titolo=I dogi|editore=storia e segreti|città=Roma|editore=Newton|anno=1984 |isbn=9788854108172|cid=}}
* {{cita libro|autore=David Rosand|titolo=Myths of Venice|editore=the Figuration of a State|città=Chapel Hill|lingua=en|editore=University of North Carolina Press|anno=2001 |isbn=0807826413|cid=}}
* {{cita libro|autore=Stefan Samerski|titolo=La Nikopeia: immagine di culto, Palladio, mito veneziano|città=Roma|editore=Viella|anno=2012|sbn=VEA1062164|isbn=9788883347016|cid=Samerski, 2012}}
* {{cita libro|autore=Giovanni Scarabello|titolo=Il primiceriato di San Marco tra la fine della Repubblica e la soppressione|curatore=Antonio Niero|opera=San Marco: aspetti storici e agiografici|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1996|pagine=152–160|sbn=RAV0276257 |isbn=8831763695|cid=}}
* {{cita libro|autore1=Giovanni Scarabello|autore2=Paolo Morachiello|titolo=Guida alla civiltà di Venezia|città=Milano|editore=Mondadori|anno=1987 |isbn=9788804302018|cid=}}
* {{cita libro|autore=Giulia Rossi Scarpa|titolo=La cappella dei Mascoli|editore=il trionfo dell'architettura|curatore=Renato Polacco|opera=Storia dell'arte marciana: i mosaici|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1997|pagine=222–234 |isbn=8831768328|cid=}}
* {{cita libro|autore=Catarina Schmidt Arcangeli|titolo=L'iconografia marciana nella sagrestia della Basilica di san Marco|curatore=Antonio Niero|opera=San Marco: aspetti storici e agiografici|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1996|pagine=223–239 |isbn=8831763695|sbn=RAV0276257|cid=Schmidt Arcangeli, 1996}}
* {{cita libro|autore=Michele Tomasi|titolo=Prima, dopo, attorno la cappella: il culto di Sant'Isidoro a Venezia|opera=La cappella di Sant'Isidoro|collana=Quaderni della Procuratoria: arte, storia, restauri della Basilica di san Marco a Venezia|città=Venezia|editore=Procuratoria di san Marco|anno=2008 |oclc= 878712543|cid=}}
* {{cita libro|autore=Touring Club Italiano, ed.|titolo=Venezia|edizione=3|città=Milano|editore=Touring Club Italiano|anno=1985 |isbn=9788836500062|cid=}}
* {{cita libro|autore=Silvio Tramontin|titolo=I santi dei mosaici marciani|opera=Culto dei Santi a Venezia|città=Venezia|editore=Studium Cattolico Veneziano|anno=1965|pagine=133–154 |oclc=799322387|cid=}}
* {{cita libro|autore=Silvio Tramontin|titolo=San Marco|opera=Culto dei Santi a Venezia|città=Venezia|editore=Studium Cattolico Veneziano|anno=1965|pagine=41–74 |oclc=799322387|cid=}}
* {{cita libro|autore=Giovanni Veludo|titolo=La Pala d'oro della Basilica di San Marco in Venezia|città=Venezia|editore=F. Ongania|anno=1887|cid=}}
* {{cita libro|autore=Sabina Vianello|titolo=Le chiese di Venezia|città=Milano, Electa|anno=1993|isbn=9788843540488|cid=}}
* {{cita libro|autore=Ettore Vio|titolo=Lo splendore di san Marco|città=Rimini|editore=Idea|anno=2001 |isbn=9788870827279|cid=}}
* {{cita libro|autore=Licia Vlad Borrelli|titolo=Ipotesi di datazione per i cavalli di San Marco|curatore=Renato Polacco|opera=Storia dell'arte marciana: sculture, tesoro, arazzi|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1997|pagine=34–49 |isbn=8831768522|cid=}}
* {{cita libro|autore=John Warren|titolo=La prima chiesa di san Marco Evangelista a Venezia|curatore=Renato Polacco|opera=Storia dell'arte marciana: l'architettura|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1997|pagine=184–200 |isbn=8831766457|cid=}}
* {{cita libro|autore=Thomas Weigel|titolo=Le colonne del ciborio dell'altare maggiore di san Marco a Venezia: nuovi argomenti a favore di una datazione in epoca protobizantina|opera=Quaderni - Centro tedesco di studi veneziani|numero=54|città=Venezia|editore=Centro tedesco di studi veneziani|anno=2000 |isbn=9783799547543|cid=}}
* {{cita libro|autore=Wolfgang Wolters|titolo=San Marco e l'architettura del Rinascimento veneziano|curatore=Renato Polacco|opera=Storia dell'arte marciana: l'architettura|collana=Atti del Convegno internazionale di studi, Venezia 11–14 ottobre 1994|città=Venezia|editore=Marsilio|anno=1997|pagine=248–254 |isbn=8831766457|cid=}}
* {{cita libro|autore=Antonio Zatta|titolo=Basilica di San Marco|città=Gregg Press|anno=1964, reprinted from the original edition of 1761|cid=}}
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== Voci correlate ==
* [[Marco evangelista|San Marco Evangelista]]
* [[Campanile di San Marco]]
* [[Pala d'oro]]
* [[Iconografia della Ducal Basilica dell'Evangelista S. Marco]]
* [[Primicerio della basilica di San Marco]]
* [[Chiese di Venezia]]
* [[Cappella Marciana]]
* [[Parrocchie del patriarcato di Venezia]]
* [[Bartolomeo Bozza]]
 
== Altri progetti ==
==Articoli correlati==
{{interprogetto|b=Disposizioni foniche di organi a canne/Italia/Veneto/Città metropolitana di Venezia/Venezia/Venezia - Cattedrale metropolitana di San Marco|b_preposizione=sulle|b_etichetta=disposizioni foniche degli organi a canne|commons_preposizione=sulla}}
*[[Lista delle chiese di Venezia]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
*[http://www.basilicasanmarco.it/ Sito della basilica]
* {{cita web | url = http://www.museosanmarco.it/ | titolo = Museo di San Marco | accesso = 10 settembre 2007 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20111002003809/http://www.museosanmarco.it/ | urlmorto = sì }}
* {{cita web|url=http://www.ongania-sanmarco.it/|titolo=Sito Ufficiale "La Basilica di San Marco in Venezia" di Ferdinando Ongania}}
* {{CGV|titolo=Basilica di San Marco|url=203}}
* {{cita testo|url=http://www.leaudioguide.net/b-it/Venezia/288-Basilica%20di%20san%20Marco|titolo=Audioguida Basilica San Marco}}, leaudioguide.net
 
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