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{{nd}}
{{Casata
|cognome = {{simbolo|Adlig krona.svg|40}} <br/>Biondelli di Piacenza
|stemma = Arms of the Biondelli family.jpg
|motto = Virtus - Et Haec Facta
|blasonatura = Guerriero armato di tutte pezze di argento loricato di rosso in maestà poggiante con le due mani di carnagione sull'elsa di una spada su oro con in capo una stella a sei raggi di rosso su oro (fonte: Enciclopedia storico-nobiliare italiana del Marchese Vittorio Spreti).
D’oro al guerriero loricato al naturale, accompagnato da una stella di rosso a sei punte in capo (fonte: decreto di riconoscimento del titolo nobiliare da parte del Regno d'Italia)
|stato = {{simbolo|Heiliges Römisches Reich - Reichssturmfahne vor 1433 (Nimbierter Adler).svg|20|border}} [[Sacro Romano Impero]]<br />{{simbolo|Flag of the Lordship of Milan (XIII century-1395).svg|20|border}} [[Signoria di Milano]]<br />[[File:Flag of the Duchy of Milan (1450).svg|20px|border]] [[Ducato di Milano]]<br />[[File:Vexillum2.svg|20px|border]] [[Stato Pontificio]]<br />[[File:Flag of the Duchy of Parma (1851-1859).svg|20px|border]] [[Ducato di Parma e Piacenza]]<br />{{Bandiera|FRA}} [[Primo Impero francese]]<br />{{simbolo|Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg}} [[Province Unite del Centro Italia]]<br />{{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regno di Sardegna]]<br />{{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<br /> {{Bandiera|ITA}} [[Italia|Repubblica Italiana]]
|stato = [[Ducato di Milano]], [[Stato Pontificio]], [[Ducato di Parma e Piacenza]],[[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], [[Italia|Repubblica Italiana]]
|casataderivazione = Curletti
|titoli = * Nobili di [[Piacenza]] (mf)
|fondatore = Agostino Curletti detto Biondello
|datafondazione = [[XIV secolo]]
|etnia = Italiana
}}
 
I '''Biondelli''' sono un'antica famiglia patrizia di [[Piacenza]] creataa cui venne conferito il titolo di Nobile di [[Piacenza]] durante il periodo del dominio della famiglia [[Farnese]] sul [[Ducato di Parma e Piacenza]].
 
A seguito dell'[[Unità d'Italia]], talela famiglia fu iscritta nell’"Elenco Ufficiale delle Famiglie Nobili e Titolate del Regno d'Italia''"'' approvato con R.D. 3.7.1921 n.972 e il titolo nobiliare, con il relativo stemma gentilizio, venne, quindi, riconosciuto mediante provvedimento di giustizia dal [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] con conseguente iscrizione della famiglia tranel i[[Libro nobilid'oro della nobiltà italiana]] e inclusione della stessa nella [[Nobiltà italiana|nobiltà del regnoRegno]].
 
In base a quanto stabilito dalla XIV disposizione transitoria e finale della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]], la [[Italia|Repubblica Italiana]] ha riconosciuto a favore della famiglia Biondelli (unica famiglia dell'aristocrazia piacentina ad aver ottenuto il riconoscimento del titolo di Nobile di Piacenza da parte del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]) il diritto di mantenere come parte del cognome il predicato del proprio titolo nobiliare.
 
In ragione di ciò l'attuale cognome della stessa è, quindi, Biondelli di [[Piacenza]].
 
== Storia familiare ==
La famiglia Biondelli è un [[casato originario]] del territorio [[Piacenza|piacentino]] derivante dall'antico ceppo famigliare dei [[Curletti]] probabilmente provenienteoriginario dalladella [[Liguria]] e presente nelladel [[Val d'AvetoPiemonte]] meridionale e attestato fin dal [[medioevoXII secolo]].
 
NelUn ramo di tale famiglia, come altre di provenienza ligure, si trasferì in [[Val d'Aveto]] nel [[basso medioevo]] e nel corso dei secoli i Curletti divennero una delle principali parentele (ossia un gruppo di famiglie discendenticon da ununa medesimocomune capostipiteorigine e unite da un forte legame di rapporti sociali ed economici) presenti neinel suddettisuddetto territoriterritorio della [[Val d'Aveto]] e della confinante [[Val Nure]].
 
Diedero, infatti, il proprio nome all'omonimo Comune (oggi frazione del Comune di [[Ferriere (Italia)|Ferriere]]) posto sull'[[Appennino ligure]] dove, anel partirecui almenoterritorio dallaLanfranco primaCurletti metà delnel [[XIV secolo1285]], Ruffinorisultava egià Opizioassegnatario (Obizzo)di Curlettiterreni eranoriconducibili giàall'ambito proprietaridei feudi imperiali da parte di terreni,Graziadeo mentre[[Malaspina]] altriconte membridi della[[Pietragavina]] famigliae ricevetterodove in assegnazioneseguito la famiglia fu investita da parte dell'[[AbbaziaAbati di SanBobbio|Abate Colombanodi Bobbio]] dell'enfiteusi signorile (un istituto giuridico similare a [[Bobbio]]un'investitura lafeudale) conduzionedei dellapossedimenti terrafondiari ivi possedutadetenuti dalladell'[[Abbazia stessadi San Colombano]].
 
Titolari dell'investitura, in una zona confinante con proprietà terriere appartenentiin possesso alledelle nobili famiglie dei [[Nicelli]] (che in quel periodo era la principale famiglia della [[Val Nure]]), dei [[Balbi (famiglia genovese)|Balbi]] e dei [[Brugnatelli]] (signori di [[Corte Brugnatella|Brugnello]]) oltre che dei succitati Ruffino e Opizio Curletti, furono nel [[1332]] il presbitero Pagano assieme al fratello Guglielmo e al nipote Opicello.
 
TaleNel territorio,[[XV anticamentesecolo]] ricompresoil neiComune dominidi delCurletti [[feudoentrò, monasticoquindi, a far parte di Bobbio]],quella feceche poisarebbe partein dellaseguito stata riconosciuta come la [[Magnifica Università della Val Nure]] (sotto la cui amministrazione era ricompresa anche la [[Val d'Aveto]]), unaun'istituzione comunitàcomunitaria composta da 38 comuniComuni che beneficiò di un'ampia autonomia politica, amministrativa e fiscale oltre al diritto di emanare propri statuti, di eleggere propri magistrati e di riscuotere tributi su persone e merci transitanti sul proprio territorio.
 
Tale entità ebbe origine con un decreto promulgato il primo di novembre del [[1441]] da [[Filippo Maria Visconti]] duca di [[Milano]] (sotto la cui signoria era allora ricompreso il territorio di [[Piacenza]] e, quindi, anche la [[Val Nure]]) che ne sanciva la separazione fiscale dal restante territorio [[Piacenza|piacentino]] con la diretta dipendenza alla sola autorità ducale oltre a garantirne diverse esenzioni anche di natura tributaria.
 
Queste concessioni furono poi riconosciute dalle dinastie regnanti che si succedettero alla guida del [[Ducato di Milano]] e, in particolare, da [[Francesco Sforza]] nel [[1452]] e da [[Francesco I di Francia|Francesco I]] re di [[Francia]] nel [[1516]], fino a che, in seguito all'inclusione del territorio di [[Piacenza]] nello [[Stato Pontificio]], nel [[1523]] [[Papa Clemente VII]] istituì ufficialmente la [[Magnifica Università della Val Nure]] che sopravvivràsopravvisse fino al periodo [[napoleonico]].
 
In tale ambito i Curletti rappresentarono il territorio del proprio Comune e la loro parentela sia in seno all'assemblea della [[Magnifica Università]] sia nei confronti del potere centrale dei vari stati che nei secoli si susseguirono nel controllo della [[Val Nure]] (il [[Ducato di Milano]], lo [[Stato Pontificio]] e, infine, il [[Ducato di Parma e Piacenza]]) e strinsero rapporti di parentela con altri casati presenti in [[Val Nure]] quali i Malchiodi di [[Brugneto]] (antico borgo anch'esso oggi frazione del Comune di [[Ferriere (Italia)|Ferriere]]) a loro volta imparentati con i [[Nicelli]] e i [[Malaspina]].
 
Da ricordare in tal senso fu l'accordo stretto nel [[1443]] con [[Bartolomeo Colleoni]], che vide Jacopo Curletti impegnarsi in rappresentanza della propria parentela, per il pagamento della tassa sui cavalli dovuta al [[Duca di Milano]] e che fu raggiunto a seguito della sconfitta inflitta dalle forze della [[Val Nure]] nei confronti del condottiero, che, giunto nella valle il 27 marzo di quello stesso anno con numerose truppe per esigere il pagamento forzoso del tributo, ne venne scacciato dopo solo tre giorni di scontri in cui perse molti uomini.
 
Di questo gruppo famigliare facevano parte anche i Biondelli che, forsecome indicano fonti famigliari, a partire dalla prima parte del [[XIV secolo]], con Agostino Curletti detto il Biondello in quanto aveva i capelli rossi, aggiungessero al cognome originario appunto l'appellativo di "Biondelli" (“Curletti delli Biondelli”) al fine di distinguersi dagli altri rami dei Curletti e che, con il passare del tempo, sostituirannosostituirono definitivamente l'antico cognome con quello di Biondelli.
 
I Biondelli, come del resto anche gli altri Curletti, furono legati al potente casato dei [[Nicelli]] nella lunga faida che nella prima metà del [[XVI secolo]] li vide contrapposti alla famiglia dei [[Camia]] per il controllo della [[Val Nure]] e che si concluse per volontà di [[papa Paolo III]] il 22 giugno [[1540]] con il giuramento presso l'altar maggiore della chiesa di San Francesco a [[Piacenza]] in presenza del [[legato pontificio]], il [[cardinale]] [[Ennio Filonardi]], di un patto di riappacificazione tra le due fazioni tra i cui aderenti vi fu anche Matteo de Curletti delli Biondelli.
 
La successiva nascita del [[Ducato di Parma e Piacenza]], sancita dallo stesso [[papa Paolo III]] che nel [[1545]] separò le due città con i rispettivi territori circostanti dallo [[Stato Pontificio]] cedendole a favore di suo figlio [[Pier Luigi Farnese|Pier Luigi]] (che fu il primo sovrano del [[Ducato (feudocircoscrizione)|ducato]]) e il conseguente rafforzamento del potere centrale del nuovo stato a discapito dei regimi e delle istituzioni tardo medievali, segnarono, tuttavia, l'inizio del declino sia del sistema delle parentele sia della [[Magnifica Università della Val Nure]].
Fu, presumibilmente, anche a seguito di tali eventi che, a partire almeno dalla seconda metà del [[XVI secolo]], alcuni membri della parentela dei Curletti si trasferirono dalla [[Val d'Aveto]] e dalla [[Val Nure]] a [[Piacenza]] che, in una fase iniziale, fu la capitale del nuovo stato.
 
Tra questi vi era anche un ramo della famiglia Biondelli i cui membri divennero tra i principali esponenti del Collegio dei Mercanti di detta città dove raggiunse particolare prominenza sociale grazie alla gestione dei traffici commerciali con gli stati confinanti, all'esercizio di appalti pubblici, alla riscossione dei dazi e alla costituzione di un rilevante patrimonio terriero distribuito tra il territorio del [[Ducato di Parma e Piacenza]] e il [[Ducato di Milano]] dove i Biondelli divennero gli unici proprietari del [[comune]] di [[Regina Fittarezza]]<ref>[http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/6001222/ Storia del Comune di Regina Fittarezza dal secolo XVI al 1757]</ref>.
 
Pur ormai stabilitosi a [[Piacenza]], dove pose la propria residenza in quello che oggi è noto come palazzo [[Tedaldi d'Ancarano]]<ref>[https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/0800487391 Palazzo Tedaldi di Ancarano]</ref>, questo ramo dei Biondelli mantenne, comunque, stretti rapporti con la [[Val Nure]] e la [[Val d'Aveto]], subentrando in parte nel ruolo che in passato era stato ricoperto in tali territori dalla famiglia Scribani e, prima ancora, dai [[Nicelli]].
 
Figura centrale in questo processo fu Giovanni Francesco Biondelli che nel [[16841680]], durante il regno di [[Ranuccio II Farnese]], ricevette in appaltoottenne dalla Camera Ducale di [[Piacenza]] (l'organo a cui era affidata la gestione dei beni del [[Ducato di Parma e Piacenza|Ducato]] nel territorio piacentino) la gestione del [[porto di Piacenza]] sul fiume [[Po]] e nel [[1684]] ricevette in appalto le regalie sui territori delle suddette valli (ossia i diritti regali del fisco di tipo feudale, originariamente appartenuti fin dal [[medioevo]] ai [[Nicelli]] e poi passati in capo allo stato centrale).
 
Il successo delle attività economiche della famiglia e la crescente stima goduta presso la corte ducale fecero sì che il primo di gennaio del [[1697]] [[Francesco Farnese]] [[Ducato di Parma e Piacenza|duca di Parma, Piacenza e GuastallaPiacenza]] e [[Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa]] concedesse a Giovanni Battista Biondelli (figlio di Giovanni Francesco) una patente di famigliarità in cui lo indicava come persona di propria fiducia a fronte dei suddetti servizi resi alla Camera Ducale e in seguito, con proprio decreto del 2 novembre [[1702]] creassericonoscesse ill'antica nobiltà della famiglia, concedendo al medesimo Giovanni Battista e suoai fratellosuoi fratelli minori Gerolamo e Pietro Paolo (che fu [[Compagnia di Gesù|padre gesuita]]) il titolo di Nobili di [[Piacenza]].
 
Successivamente alla concessione del titolo, con atto della Comunità dell'11 dicembre [[1702]], la famiglia Biondelli fu ammessa tra le famiglie nobili del Consiglio Generale della città di [[Piacenza]] (l'antico organo di governo cittadino risalente al [[XII secolo]] i cui membri erano scelti ogni due anni tra le principali famiglie di [[Piacenza]]) nella classe [[Landi]] (una delle quattro classi in cui era a quel tempo era ripartito tale organo amministrativo).
 
Nel corso del [[XVIII secolo]] diversi membri della famiglia furono, quindi, al servizio del [[Ducato di Parma e Piacenza|Ducato]], militando nell'esercito dello stesso e adempiendo a incarichi pubblici nell'ambito dell'amministrazione della città e del territorio di [[Piacenza]].
 
In tal senso Gerolamo Biondelli fu insignito con ordine sovrano intervenuto il 23 febbraio [[1737]], durante il periodo della dominazione [[Asburgo d'Austria|asburgica]] del [[Ducato di Parma e Piacenza|Ducato]] iniziata con l'[[imperatore]] [[Carlo VI d'Asburgo|Carlo VI]] nel [[1736]], della carica di Tesoriere della Comunità di [[Piacenza]]. Tale carica verràvenne mantenuta anche a seguito del passaggio del ducato nel [[1748]] alla dinastia dei [[Borbone Parma]] e trasmessa ai discendenti di Gerolamo fino alla prima parte del [[XIX secolo]]
 
Sempre nel corso del [[XVIII secolo]] i Biondelli, già imparentati con diverse famiglie nobili di [[Piacenza]], ebbero anche modo di legarsi sia alla [[Patriziato (Venezia)|nobiltà venetaaustriaca]] che a quella [[nobiltà milanese|milanese.]]
 
Ciò avvenne grazie al matrimonio tra Pietro Francesco (figlio di Giovanni Battista) con la nobile Dorotea dei conti [[Giovanelli|Giovanelli de Noris]] appartenente alla famiglia dei conti di Gerstburg e [[Castel Hörtenberg|Hörtenberg]] e a quello di Giovanni Francesco (figlio di Gerolamo) con la nobile Eurosia Rho figlia del nobile Agostino appartenente allo storico casato milanese di origine germanica che fu anticamente [[feudatario]] dell'[[Rho|omonimo comune]] e che venne in seguito insignito del feudo di [[Borghetto Lodigiano|Borghetto]] (non molto distante dai possedimenti dei Biondelli a [[Regina Fittarezza]]) e della nobile Giacinta a sua volta esponente dello storico casato [[Milano|milanese]] dei [[Sessa (famiglia)|Carcano]]. (entrambe famiglie a loro volta imparentate con i [[Visconti]])
 
Dalla fine del [[XVIII secolo]] la famiglia saràfu testimone dell'ultima fase della storia del [[Ducato di Parma e Piacenza]] che saràfu segnata dall'arrivo delle truppe [[Napoleone Bonaparte|napoleoniche]] con l'annessione all'[[Primo Impero francese|Impero francese]], dalla successiva ricostituzione del [[Ducato di Parma e Piacenza|Ducato]] dopo il [[Congresso di Vienna]] che lo assegneràassegnò a [[Maria Luisa d'Austria]] (moglie dello stesso [[Napoleone]]) prima della restaurazione della dinastia dei [[Borbone Parma]], fino alla definitiva annessione al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]].
 
In particolare il cosiddetto "Diario Biondelli", un [[manoscritto]] principalmente redatto da Padre [[Eustachio Biondelli]], [[Ordine di San Benedetto|monaco benedettino]] del [[monastero]] di [[Chiesa di San Sisto (Piacenza)|San Sisto]] [[Piacenza]], descrive gli avvenimenti che coinvolsero la città di Piacenza nel periodo della [[Rivoluzione francese]] con particolare riferimento agli eventi che portarono prima all'occupazione del secolare monastero (che in quel momento ospitava anche alcuni monaci e aristocratici francesi fuggiti dalla [[Rivoluzione francese|Rivoluzione]]) avvenuta nel [[1797]] da parte del [[generale]] francese [[Andrea Massena]] giunto in Italia al seguito di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] e poi alla definitiva soppressione dello stesso avvenuta nel [[1810]] da parte di [[Médéric Louis Élie Moreau de Saint-Méry|Médéric Moreau de Saint-Méry]] amministratore delegato generale degli Stati Parmensi per conto del medesimo [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]].
 
Tale fase storica fu contrassegnata per i Biondelli dall'estinzione del ramo della famiglia derivante da Giovanni Battista e dalla scomparsa senza eredi di diversi degli appartenenti a quello di Gerolamo i cui membri continuarono a ricoprire incarichi nell'amministrazione della città e del territorio di [[Piacenza]] e nell'esercito del [[Ducato di Parma e Piacenza|Ducato]].
 
[[File:Firma grande pattoConferenza di Locarno.jpg|thumb|upright=1.8|thumb4|I firmatari del [[Patto di Locarno]]. [[Giuseppe Biondelli]] (in giacca chiara alle spalle di Sir [[Austen Chamberlain|Joseph Austen Chamberlain]], [[Ministro degli Esteri]] del [[Regno Unito]]) è l'ultimo del gruppo di persone (da sinistra a destra) in piedi sotto al grande quadro presente nella sala. |alt=]]
 
A seguito poi dell'[[Unità d'Italia]] un ramo della famiglia discendente da Gerolamo Biondelli lasceràlasciò [[Piacenza]] per trasferirsi a [[Pesaro]]<ref>[http://www.europeana.eu/portal/record/07602/3148C827AE3E15A5FF73A9AA3C6C323281307736.html Palazzo Biondelli a Pesaro] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141029124721/http://www.europeana.eu/portal/record/07602/3148C827AE3E15A5FF73A9AA3C6C323281307736.html |data=29 ottobre 2014 }}</ref> dove i suoi esponenti opererannooperarono come funzionari pubblici del neonato [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e dove fu particolarmente partecipe della vita culturale della città intrattenendo rapporti di amicizia anche con [[Pietro Mascagni]] che fu direttore del Liceo Musicale di [[Pesaro]].
 
Con l'ingresso del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] nella [[Primaprima guerra mondiale]] Gerolamo (che aveva già partecipato alla fase finale della [[guerra italo-turca]]), [[Giuseppe Biondelli|Giuseppe]] e Luigi Biondelli (tre fratelli provenienti dai Biondelli di [[Pesaro]]) combatterono al fronte nei ranghi del [[Regio Esercito]], rispettivamente come [[sergente]] dei [[granatieri]], [[sottotenente]] di [[artiglieria da campagna]] e [[sottotenente]] di [[Artiglieria costiera|artiglieria da fortezza]].
 
In ragione della loro partecipazione al conflitto [[Giuseppe Biondelli|Giuseppe]] e Luigi Biondelli, ancora viventi nel [[1968]], vennero entrambi insigniti del titolo di [[Cavalieri di Vittorio Veneto]] che fu costituito in tale anno per commemorare i combattenti della [[Primaprima guerra mondiale]].
 
A partire dal [[1940]], a seguito del matrimonio tra [[Giuseppe Biondelli]] (futuro [[Ambasciatore]] d'[[Italia]] e allora [[Agente consolare|Console Generale]] a [[Londra]]) con la nobile Clementina dei Conti [[Maggi (famiglia)|Maggi]] di [[Gradella]], il ramo di [[Pesaro]] inizieràiniziò gradualmente a spostarsi verso [[Brescia]], città natale di Clementina [[Maggi (famiglia)|Maggi]] di [[Gradella]] dove tutt'oggi questa parte della famiglia risiede.
 
Nel [[1942]] [[Giuseppe Biondelli]] (che nel [[1940]] aveva ottenuto il decreto di riconoscimento del titolo di nobile di [[Piacenza]] da parte del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]) acquisterà,acquistò infatti, a [[Bornato]] (frazione di [[Cazzago San Martino]]) in [[Franciacorta]] la [[villa]] e parte della proprietà agricola che era in precedenza stata dei Conti [[Fè d'Ostiani]].
 
Con la scomparsa senza eredi già nel corso del [[XIX secolo]] dei Biondelli diancora residenti a [[Piacenza]] e con la medesima sorte toccata ai Biondelli di [[Pesaro]] nella seconda metà del [[XX secolo|XX]], gli appartenenti al ramo di [[Brescia]] rappresentano gli unici discendenti della famiglia, le cui attività sono, oggi, principalmente incentrate in ambito agricolo e in particolare nella produzione di vino in [[Franciacorta]]<ref>[http://www.biondelli.com/ Sito della Cantina della Famiglia Biondelli]</ref>.
 
Oggi le attività della famiglia sono principalmente incentrate in ambito agricolo e in particolare nella produzione di vino in [[Franciacorta]]<ref>[http://www.biondelli.com/ Sito della Cantina della Famiglia Biondelli]</ref>.
 
== Attività letteraria e accademica ==
Nel corso dei secoli diversi membri della famiglia Biondelli s'impegnarono in attività letterarie e accademiche. Tra questi si possono ricordare:
* Padre Pietro Paolo Biondelli S.I., membro della [[Compagnia di Gesù]], nel [[1722]] compose e declamò nell'[[Ex abbazia di Santa Maria Maddalena|abazia di Santa Maria Maddalena]] a [[Mirandola]] l'orazione funebre in onore del conte [[Gabriele Pegolotti]], secondo governatore del [[ducato della Mirandola]] dopo l'annessione dello stesso al [[ducato di Modena]];
* [[Gaetano Biondelli]], [[letterato]] e [[poeta]], pubblicò a [[Piacenza]] nel [[1726]] il "[[Ludus, vulgò dictus Tresette in quattro, latino metro descriptus]]" ("Gioco, comunemente detto Tresette in quattro, descritto in metrica latina") un poemetto allegorico in latino sul gioco del [[Tressette]];
* Padre Basilide Biondelli, [[priore]] del [[Chiesa di San Sisto (Piacenza)|monastero benedettino di San Sisto]] a [[Piacenza]], fu lettore filosofo presso lo stesso e membro dell'[[Accademia]] degli Onesiferi;
* Padre Eustachio Biondelli, membro dell'[[Ordine dei Benedettini]], fu lettore teologo presso il [[Chiesa di San Sisto (Piacenza)|monastero di San Sisto]] a [[Piacenza]], membro dell'[[Accademia]] degli Onesiferi e coautore del cosiddetto "Diario Biondelli". Ebbe probabilmente tra i propri allievi anche [[Pietro Giordani]] che nel [[1797]] fu ammesso come [[novizio]] nel [[monastero]] di [[Chiesa di San Sisto (Piacenza)|San Sisto]];
* Padre [[Francesco Biondelli]], membro della [[Congregazione della missione]] di [[san Vincenzo de' Paoli]], fu autore di un testo sulla [[Medaglia miracolosa]] dal titolo "La Medaglia miracolosa: nuova ancora di speranza pel secolo XX''"'' pubblicato a [[Roma]] nel [[1898]]'';''
* [[Giuseppe Biondelli|Giuseppe Biondelli di Piacenza]], [[ambasciatore]] d'[[Italia]], pubblicò nel [[1936]] "La Cina e gli stranieri", un [[saggio]] sulla storia della penetrazione straniera in [[Cina]] basato sulla propria esperienza [[Diplomazia|diplomatica]] in tale paese, il "Manuale teorico pratico del servizio consolare marittimo" (edito nel [[1938]]) e il "Manuale teorico pratico del servizio consolare. Ad uso degli uffici consolari, avvocati, notai e studi legali in genere" (edito nel [[1955]]), due testi di [[diritto consolare]];
* Mariella Biondelli di [[Piacenza]] Beccaria, moglie di Carlottavio Biondelli di [[Piacenza]] e figlia dell'ingegner [[Bruno Beccaria]], è stata coautrice con [[Dina Rebaudengo]] di "Le Isole San Pietro e San Baldassare" (edito nel [[1977]]) e "Le Isole San Giuseppe e San Melchiorre" (edito nel [[1978]]), due testi di [[storia dell'architetturaurbanistica]] relativi alla città di [[Torino]].
 
== Personaggi di spicco ==
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* Paolo Biondelli, fu [[capitano]] dell'[[esercito]] del [[Ducato di Parma e Piacenza]].
* Padre Basilide Biondelli, fu [[Priore]] presso il [[monastero]] dell'[[Ordine dei Benedettini]] di [[Chiesa di San Sisto (Piacenza)|San Sisto]] a [[Piacenza]], lettore filosofo presso lo stesso e membro dell'[[Accademia degli Onesiferi]].
* Padre [[Eustachio Biondelli]], fu membro dell'[[Ordine dei Benedettini]] presso il [[monastero]] di [[Chiesa di San Sisto (Piacenza)|San Sisto]] a [[Piacenza]], lettore teologo presso lo stesso e membro dell'[[Accademia degli Onesiferi]].
* Don Gaetano Biondelli, fu [[canonico]] della [[Cattedrale di Piacenza]] nella prima metà del [[XIX secolo]].
* Don Carlo Biondelli, fu [[canonico]] della [[Cattedrale di Piacenza]] nella seconda metà del [[XIX secolo]].
* Padre [[Francesco Biondelli]], fu membro della [[Congregazione della Missione]] di [[San Vincenzo de' Paoli]].
* [[Giuseppe Biondelli|Giuseppe Biondelli di Piacenza]], fu [[ambasciatore]] d'[[Italia]] e [[ispettore generale]] del [[Ministero degli Esteri]].
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|titolo=Elenco ufficiale nobiliare italiano|anno=1922|editore=Fratelli Bocca Editori|città=Torino|p=|ISBN=|autore1=Consulta Araldica del Regno d’Italia}}
*{{cita libro|titolo=Fondo della famiglia Landi. Regesti e pergamene 865-1625|anno=1984|editore=Deputazione di storia patria per le province parmensi|città=Parma|p=|ISBN=|autore1=Renato Vignodelli Rubrichi}}
* {{cita libro |titolo= Nascita di un disordine. Una famiglia signorile e una valle piacentina tra XV e XVI secolo|anno=1993|editore=Unicopli|città= Milano |ISBN=8840003088| autore1=Daniele Andreozzi }}
* {{cita libro | autore1=Emilio Nasalli Rocca |titolo= Il comune federale della Val Nure, articolo pubblicato sull'Archivio storico per le province parmensi|anno= IV s.,Vol XXI, 1969|città= Parma |editore= Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi}}
*{{cita libro|autore1=Girolamo Tiraboschi|titolo=Notizie biografiche e letterarie in continuazione della Biblioteca modenese|anno=Tomo III, 1835|città=Reggio Emilia|editore=Tipografia Torregiani}}
* {{cita libro | autore1=Gian Carlo Piovanelli |titolo= I nobili Biondelli, una famiglia piacentina trasferita a Brescia, proprietari del Palazzo Uggeri attribuito al Palladio, articolo pubblicato sulla Strenna piacentina |anno=1989|città= Piacenza |editore=}}
*{{cita libro |titolo= Il centro storico di Piacenza. Palazzi, case, monumenti civili e religiosi. Vol. 5: Il terzo quartiere di Piacenza dei Fontana o di S. Eufemia|editore= TEP|autore=Giorgio Fiori|annooriginale=2007|ISBN=8885381235}}
* {{cita libro | autore1=Gian Carlo Piovanelli |titolo= I nobili Biondelli, una famiglia piacentina trasferita a Brescia, proprietari del Palazzo Uggeri attribuito al Palladio, articolo pubblicato sulla Strenna piacentina |anno=1989|città= Piacenza |editore=}}
* {{cita libro|titolo=Alberi Genealogici delle Case Nobili di Milano|anno=2008|editore=Edizioni Orsini De Marzo|città=Milano|p=|ISBN=8875310874|autore1=Cesare Manaresi|autore2=Maria Paola Zanoboni|autore3=Carlo Maspoli}}
 
== Voci correlate ==