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{{nd}}
{{Casata
|cognome = {{simbolo|Adlig krona.svg|40}} <br/>Biondelli di Piacenza
|stemma = Arms of the Biondelli family.jpg
|motto = Virtus - Et Haec Facta
|blasonatura = Guerriero armato di tutte pezze di argento loricato di rosso in maestà poggiante con le due mani di carnagione sull'elsa di una spada su oro con in capo una stella a sei raggi di rosso su oro (fonte: Enciclopedia storico-nobiliare italiana del Marchese Vittorio Spreti).
D’oro al guerriero loricato al naturale, accompagnato da una stella di rosso a sei punte in capo (fonte: decreto di riconoscimento del titolo nobiliare da parte del Regno d'Italia)
|stato = {{simbolo|Heiliges Römisches Reich - Reichssturmfahne vor 1433 (Nimbierter Adler).svg|20|border}} [[Sacro Romano Impero]]<br />{{simbolo|Flag of the Lordship of Milan (XIII century-1395).svg|20|border}} [[Signoria di Milano]]<br />[[File:Flag of the Duchy of Milan (1450).svg|20px|border]] [[Ducato di Milano]]<br />[[File:Vexillum2.svg|20px|border]] [[Stato Pontificio]]<br />[[File:Flag of the Duchy of Parma (1851-1859).svg|20px|border]] [[Ducato di Parma e Piacenza]]<br />{{Bandiera|FRA}} [[Primo Impero francese]]<br />{{simbolo|Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg}} [[Province Unite del Centro Italia]]<br />{{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regno di Sardegna]]<br />{{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<br /> {{Bandiera|ITA}} [[Italia|Repubblica Italiana]]
|casataderivazione = Curletti
|titoli = * Nobili di [[Piacenza]] (mf)
|fondatore = Agostino Curletti detto Biondello
|datafondazione = [[XIV secolo]]
|etnia = Italiana
}}
I '''Biondelli''' sono un'antica famiglia patrizia di [[Piacenza]]
A seguito dell'[[Unità d'Italia]]
In base a quanto stabilito dalla XIV disposizione transitoria e finale della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]], la [[Italia|Repubblica Italiana]] ha riconosciuto a favore della famiglia Biondelli (unica famiglia dell'aristocrazia piacentina ad aver ottenuto il riconoscimento del titolo di Nobile di Piacenza da parte del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]) il diritto di mantenere come parte del cognome il predicato del proprio titolo nobiliare.
In ragione di ciò l'attuale cognome della stessa è, quindi, Biondelli di [[Piacenza]].
== Storia familiare ==
La famiglia Biondelli è un [[casato
Diedero, infatti, il proprio nome all'omonimo Comune (oggi frazione del Comune di [[Ferriere (Italia)|Ferriere]]) posto sull'[[Appennino ligure]]
Titolari dell'investitura, in una zona confinante con proprietà terriere
Tale entità ebbe origine con un decreto promulgato il primo di novembre del [[1441]] da [[Filippo Maria Visconti]] duca di [[Milano]] (sotto la cui signoria era allora ricompreso il territorio di [[Piacenza]] e, quindi, anche la [[Val Nure]]) che ne sanciva la separazione fiscale dal restante territorio [[Piacenza|piacentino]] con la diretta dipendenza alla sola autorità ducale oltre a garantirne diverse esenzioni anche di natura tributaria.
Queste concessioni furono poi riconosciute dalle dinastie regnanti che si succedettero alla guida del [[Ducato di Milano]] e, in particolare, da [[Francesco Sforza]] nel [[1452]] e da [[Francesco I di Francia|Francesco I]] re di [[Francia]] nel [[1516]], fino a che, in seguito all'inclusione del territorio di [[Piacenza]] nello [[Stato Pontificio]], nel
In tale ambito i Curletti rappresentarono il territorio del proprio Comune e la loro parentela sia in seno all'assemblea della [[Magnifica Università]] sia nei confronti del potere centrale dei vari stati che nei secoli si susseguirono nel controllo della [[Val Nure]] (il [[Ducato di Milano]], lo [[Stato Pontificio]] e, infine, il [[Ducato di Parma e Piacenza]]) e strinsero rapporti di parentela con altri casati presenti in
Da ricordare in tal senso fu l'accordo stretto nel [[1443]] con [[Bartolomeo Colleoni]], che vide Jacopo Curletti impegnarsi in rappresentanza della propria parentela, per il pagamento della tassa sui cavalli dovuta al [[Duca di Milano]] e che fu raggiunto a seguito della sconfitta inflitta dalle forze della [[Val Nure]] nei confronti del condottiero, che, giunto nella valle il 27 marzo di quello stesso anno con numerose truppe per esigere il pagamento forzoso del tributo, ne venne scacciato dopo solo tre giorni di scontri in cui perse molti uomini.
Di questo gruppo famigliare facevano parte anche i Biondelli che,
I Biondelli, come del resto anche gli altri Curletti, furono legati al potente casato dei [[Nicelli]] nella lunga faida che nella prima metà del [[XVI secolo]] li vide contrapposti alla famiglia dei [[Camia]] per il controllo della [[Val Nure]] e che si concluse per volontà di [[papa Paolo III]] il 22 giugno [[1540]] con il giuramento presso l'altar maggiore della chiesa di San Francesco a [[Piacenza]] in presenza del [[legato pontificio]], il [[cardinale]] [[Ennio Filonardi]], di un patto di riappacificazione tra le due fazioni tra i cui aderenti vi fu anche Matteo de Curletti delli Biondelli.
La successiva nascita del [[Ducato di Parma e Piacenza]], sancita dallo stesso [[papa Paolo III]] che nel [[1545]] separò le due città con i rispettivi territori circostanti dallo [[Stato Pontificio]] cedendole a favore di suo figlio [[Pier Luigi Farnese|Pier Luigi]] (che fu il primo sovrano del [[Ducato (
Fu, presumibilmente, anche a seguito di tali eventi che, a partire almeno dalla seconda metà del
Tra questi vi era anche un ramo della famiglia Biondelli i cui membri divennero tra i principali esponenti del Collegio dei Mercanti di detta città dove raggiunse particolare prominenza sociale grazie alla gestione dei traffici commerciali con gli stati confinanti, all'esercizio di appalti pubblici, alla riscossione dei dazi e alla costituzione di un rilevante patrimonio terriero distribuito tra il territorio del [[Ducato di Parma e Piacenza]] e il [[Ducato di Milano]] dove i Biondelli divennero gli unici proprietari del [[comune]] di [[Regina Fittarezza]]<ref>[http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/6001222/ Storia del Comune di Regina Fittarezza dal secolo XVI al 1757]</ref>.
Pur ormai stabilitosi a [[Piacenza]], dove pose la propria residenza in quello che oggi è noto come palazzo [[Tedaldi d'Ancarano]]<ref>[https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/0800487391 Palazzo Tedaldi di Ancarano]</ref>, questo ramo dei Biondelli mantenne, comunque, stretti rapporti con la [[Val Nure]] e la [[Val d'Aveto]], subentrando in parte nel ruolo che in passato era stato ricoperto in tali territori dalla famiglia Scribani e, prima ancora, dai [[Nicelli]].
Figura centrale in questo processo fu Giovanni Francesco Biondelli che nel [[
Il successo delle attività economiche della famiglia e la crescente stima goduta presso la corte ducale fecero sì che il primo di gennaio del [[1697]] [[Francesco Farnese]] [[Ducato di Parma e Piacenza|duca di Parma
Successivamente alla concessione del titolo, con atto della Comunità dell'11 dicembre [[1702]], la famiglia Biondelli fu ammessa tra le famiglie nobili del Consiglio Generale della città di [[Piacenza]] (l'antico organo di governo cittadino risalente al [[XII secolo]] i cui membri erano scelti ogni due anni tra le principali famiglie di [[Piacenza]]) nella classe [[Landi]] (una delle quattro classi in cui
Nel corso del [[XVIII secolo]] diversi membri della famiglia furono, quindi, al servizio del [[Ducato di Parma e Piacenza|Ducato]], militando nell'esercito dello stesso e adempiendo a incarichi pubblici nell'ambito dell'amministrazione della città e del territorio di [[Piacenza]].
In tal senso Gerolamo Biondelli fu insignito con ordine sovrano intervenuto il 23 febbraio [[1737]], durante il periodo della dominazione [[Asburgo d'Austria|asburgica]] del [[Ducato di Parma e Piacenza|Ducato]] iniziata con l'[[imperatore]] [[Carlo VI d'Asburgo|Carlo VI]] nel [[1736]], della carica di Tesoriere della Comunità di [[Piacenza]]. Tale carica
Sempre nel corso del [[XVIII secolo]] i Biondelli, già imparentati con diverse famiglie nobili di [[Piacenza]], ebbero anche modo di legarsi sia alla [[
Ciò avvenne grazie al matrimonio tra Pietro Francesco (figlio di Giovanni Battista) con la nobile Dorotea
Dalla fine del [[XVIII secolo]] la famiglia
In particolare il cosiddetto "Diario Biondelli", un [[manoscritto]] principalmente redatto da Padre [[Eustachio Biondelli]], [[Ordine di San Benedetto|monaco benedettino]] del [[monastero]] di [[Chiesa di San Sisto (Piacenza)|San Sisto]] [[Piacenza]], descrive gli avvenimenti che coinvolsero la città di Piacenza nel periodo della [[Rivoluzione francese]] con particolare riferimento agli eventi che portarono prima all'occupazione del secolare monastero (che in quel momento ospitava anche alcuni monaci e aristocratici francesi fuggiti dalla [[Rivoluzione francese|Rivoluzione]]) avvenuta nel [[1797]] da parte del [[generale]] francese [[Andrea Massena]] giunto in Italia al seguito di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] e poi alla definitiva soppressione dello stesso avvenuta nel [[1810]] da parte di [[Médéric Louis Élie Moreau de Saint-Méry|Médéric Moreau de Saint-Méry]] amministratore delegato generale degli Stati Parmensi per conto del medesimo [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]].
Tale fase storica fu contrassegnata per i Biondelli dall'estinzione del ramo della famiglia derivante da Giovanni Battista e dalla scomparsa senza eredi di diversi degli appartenenti a quello di Gerolamo i cui membri continuarono a ricoprire incarichi nell'amministrazione della città e del territorio di [[Piacenza]] e nell'esercito del [[Ducato di Parma e Piacenza|Ducato]].
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A seguito poi dell'[[Unità d'Italia]] un ramo della famiglia discendente da Gerolamo Biondelli
Con l'ingresso del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] nella [[
In ragione della loro partecipazione al conflitto [[Giuseppe Biondelli|Giuseppe]] e Luigi Biondelli, ancora viventi nel [[1968]], vennero entrambi insigniti del titolo di [[Cavalieri di Vittorio Veneto]] che fu costituito in tale anno per commemorare i combattenti della [[
A partire dal
Nel
Con la scomparsa senza eredi già nel corso del [[XIX secolo]] dei Biondelli
== Attività letteraria e accademica ==
Nel corso dei secoli diversi membri della famiglia Biondelli s'impegnarono in attività letterarie e accademiche. Tra questi si possono ricordare:
* Padre Pietro Paolo Biondelli S.I., membro della [[Compagnia di Gesù]], nel [[1722]] compose e declamò nell'[[Ex abbazia di Santa Maria Maddalena|abazia di Santa Maria Maddalena]] a [[Mirandola]] l'orazione funebre in onore del conte [[Gabriele Pegolotti]], secondo governatore del [[ducato della Mirandola]] dopo l'annessione dello stesso al [[ducato di Modena]];
*
* Padre Basilide Biondelli, [[priore]] del [[Chiesa di San Sisto (Piacenza)|monastero benedettino di San Sisto]] a [[Piacenza]], fu lettore filosofo presso lo stesso e membro dell'[[Accademia]] degli Onesiferi;
* Padre Eustachio Biondelli, membro dell'[[Ordine dei Benedettini]], fu lettore teologo presso il [[Chiesa di San Sisto (Piacenza)|monastero di San Sisto]] a [[Piacenza]], membro dell'[[Accademia]] degli Onesiferi e coautore del cosiddetto "Diario Biondelli". Ebbe probabilmente tra i propri allievi anche [[Pietro Giordani]] che nel [[1797]] fu ammesso come [[novizio]] nel [[monastero]] di [[Chiesa di San Sisto (Piacenza)|San Sisto]];
* Padre [[Francesco Biondelli]], membro della [[Congregazione della missione]] di [[san Vincenzo de' Paoli]], fu autore di un testo sulla [[Medaglia miracolosa]] dal titolo "La Medaglia miracolosa: nuova ancora di speranza pel secolo XX''"'' pubblicato a [[Roma]] nel [[1898]]'';''
* [[Giuseppe Biondelli|Giuseppe Biondelli di Piacenza]], [[ambasciatore]] d'[[Italia]], pubblicò nel [[1936]] "La Cina e gli stranieri", un [[saggio]] sulla storia della penetrazione straniera in [[Cina]] basato sulla propria esperienza [[Diplomazia|diplomatica]] in tale paese, il "Manuale teorico pratico del servizio consolare marittimo" (edito nel [[1938]]) e il "Manuale teorico pratico del servizio consolare. Ad uso degli uffici consolari, avvocati, notai e studi legali in genere" (edito nel [[1955]]), due testi di [[diritto consolare]];
* Mariella Biondelli di [[Piacenza]] Beccaria, moglie di Carlottavio Biondelli di [[Piacenza]] e figlia dell'ingegner [[Bruno Beccaria]], è stata coautrice con [[Dina Rebaudengo]] di "Le Isole San Pietro e San Baldassare" (edito nel [[1977]]) e "Le Isole San Giuseppe e San Melchiorre" (edito nel [[1978]]), due testi di [[storia dell'
== Personaggi di spicco ==
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* Paolo Biondelli, fu [[capitano]] dell'[[esercito]] del [[Ducato di Parma e Piacenza]].
* Padre Basilide Biondelli, fu [[Priore]] presso il [[monastero]] dell'[[Ordine dei Benedettini]] di [[Chiesa di San Sisto (Piacenza)|San Sisto]] a [[Piacenza]], lettore filosofo presso lo stesso e membro dell'[[Accademia degli Onesiferi]].
* Padre [[Eustachio Biondelli]], fu membro dell'[[Ordine dei Benedettini]] presso il [[monastero]] di [[Chiesa di San Sisto (Piacenza)|San Sisto]] a [[Piacenza]], lettore teologo presso lo stesso e membro dell'[[Accademia degli Onesiferi]].
* Don Gaetano Biondelli, fu [[canonico]] della [[Cattedrale di Piacenza]] nella prima metà del [[XIX secolo]].
* Don Carlo Biondelli, fu [[canonico]] della [[Cattedrale di Piacenza]] nella seconda metà del [[XIX secolo]].
* Padre [[Francesco Biondelli]], fu membro della [[Congregazione della Missione]] di [[San Vincenzo de' Paoli]].
* [[Giuseppe Biondelli|Giuseppe Biondelli di Piacenza]], fu [[ambasciatore]] d'[[Italia]] e [[ispettore generale]] del [[Ministero degli Esteri]].
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
* {{cita libro|titolo=Elenco ufficiale nobiliare italiano|anno=1922|editore=Fratelli Bocca Editori|città=Torino|p=|ISBN=|autore1=Consulta Araldica del Regno d’Italia}}
*{{cita libro|titolo=Fondo della famiglia Landi. Regesti e pergamene 865-1625|anno=1984|editore=Deputazione di storia patria per le province parmensi|città=Parma|p=|ISBN=|autore1=Renato Vignodelli Rubrichi}}
* {{cita libro |titolo= Nascita di un disordine. Una famiglia signorile e una valle piacentina tra XV e XVI secolo|anno=1993|editore=Unicopli|città= Milano |ISBN=8840003088| autore1=Daniele Andreozzi }}
* {{cita libro | autore1=Emilio Nasalli Rocca |titolo= Il comune federale della Val Nure, articolo pubblicato sull'Archivio storico per le province parmensi|anno= IV s.,Vol XXI, 1969|città= Parma |editore= Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi}}
*{{cita libro|autore1=Girolamo Tiraboschi|titolo=Notizie biografiche e letterarie in continuazione della Biblioteca modenese|anno=Tomo III, 1835|città=Reggio Emilia|editore=Tipografia Torregiani}}
* {{cita libro | autore1=Gian Carlo Piovanelli |titolo= I nobili Biondelli, una famiglia piacentina trasferita a Brescia, proprietari del Palazzo Uggeri attribuito al Palladio, articolo pubblicato sulla Strenna piacentina |anno=1989|città= Piacenza |editore=}}▼
*{{cita libro |titolo= Il centro storico di Piacenza. Palazzi, case, monumenti civili e religiosi. Vol. 5: Il terzo quartiere di Piacenza dei Fontana o di S. Eufemia|editore= TEP|autore=Giorgio Fiori|annooriginale=2007|ISBN=8885381235}}
▲* {{cita libro | autore1=Gian Carlo Piovanelli |titolo= I nobili Biondelli, una famiglia
* {{cita libro|titolo=Alberi Genealogici delle Case Nobili di Milano|anno=2008|editore=Edizioni Orsini De Marzo|città=Milano|p=|ISBN=8875310874|autore1=Cesare Manaresi|autore2=Maria Paola Zanoboni|autore3=Carlo Maspoli}}
== Voci correlate ==
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