Naviglio Grande: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Messbot (discussione | contributi)
L'irrigazione: fix file, replaced: |upleft → |upright using AWB
ortografia
 
(199 versioni intermedie di 47 utenti non mostrate)
Riga 1:
{{Fiume
|nome = Naviglio Grande
|immagine = PonteNavigli suldi Milano Naviglio Grande a Gaggiano01.jpg
|didascalia = Ponte sulIl Naviglio Grande, a [[Cassinetta di LugagnanoGaggiano]]
|nazione = ITA
|altre_nazioni =
|attraversa = {{IT-LOM}}
|attraversa_2 = {{IT-VA}}<br/>{{IT-MI}}
|attraversa_p =
|lunghezzaattraversa_3 = 50
|lunghezza = 49.9
|note_lunghezza =
|portata = 63
Riga 13 ⟶ 14:
|bacino =
|note_bacino =
|altitudine_sorgente =
|altitudine =
|nasce = derivatoa [[Tornavento]] dal [[Ticino (fiume)|Ticino]] a [[Tornavento]]
|nasce_lat = 45.5904288
|nasce_long = 8.7040826
|affluenti =
|sfocia = Darsena dia [[Porta TicineseMilano]] anella [[MilanoDarsena di Porta Ticinese]]
|sfocia_lat = 45.4524398
|sfocia_long = 9.1770338
|mappa = Navigli XX secolo.png
}}
Il '''Naviglio Grande''' (in [[Lingua lombarda|lombardo]]: ''Navili Grand'' a [[Milano]], ''Niviri'' in [[Provincia di Milano|provincia]]; anticamente anche ''Tesinell'' o ''Navili de Gagian'') è un canale navigabile dell'[[Italia settentrionale]], situato in [[Lombardia]]. Nasce prendendo acqua dal [[Ticino (fiume)|Ticino]] nei pressi di [[Tornavento]], circa 23 chilometri a sud di [[Sesto Calende]], in prossimità della località Castellana<ref>{{Coord|45|35|7.84|N|8|42|10.48|E|dim:2000|name=Cascina Castellana}}</ref>, e termina nella [[Darsena (Milano)|Darsena di Porta Ticinese]] a [[Milano]].
[[File:Profilo Longitudinale.jpg|thumb|upright=1.2|Profilo longitudinale del Naviglio Grande - anno 1903]]
Il '''Naviglio Grande''' (in [[Lingua lombarda|lombardo]]: ''Navili Grand'' a [[Milano]], ''Niviri'' in [[Provincia di Milano|provincia]]; anticamente anche ''Tesinell'' o ''Navili de Gagian'') è un canale navigabile dell'[[Italia settentrionale]], situato in [[Lombardia]]. Nasce prendendo acqua dal [[Ticino (fiume)|Ticino]] nei pressi di [[Tornavento]], circa 23 chilometri a sud di [[Sesto Calende]], in prossimità della località Castellana, e termina nella [[darsena]] di [[Porta Ticinese]] a [[Milano]].
 
Ha [[dislivello]] totale di 34 [[Metro|metri]] su una lunghezza di 49,9&nbsp;[[Chilometro|km]]. Nel tronco da [[Tornavento]]
ad [[Abbiategrasso]] ha una larghezza variabile dai 22 ai 50 [[Metro|metri]],<ref name=":0">{{cita|Tettamanzi|«Il Naviglio Grande e il Ticinello - le acque che hanno fatto grande Milano»|Pifferi}}.</ref> mentre da [[Abbiategrasso]] a [[Milano]] si restringe anche fino a 15 [[Metro|metri]], riducendosi a 12 nel tratto terminale<ref name=":0" />. La profondità varia tra 1 e 3,8 m<ref name=":0" />.
 
La [[portata]] a [[Turbigo]] è di 64&nbsp;m³ al secondo in estate e di 35 in inverno,<ref group=N>Dati attuali, non dissimili da quelli storici</ref> ridotta a 12 all'ingresso in darsenaDarsena,<ref group=N>Tra Abbiategrasso e Albairate il Naviglio incrocia lo scolmatore di Nord Ovest e il meccanismo idraulico prevede lo scambio d'acqua nei due sensi (dal ''troppo pieno'' al ''meno pieno''), per cui la portata in darsenaDarsena puàpuò variare.</ref> a motivo delle 116 bocche irrigatorie che danno acqua a un comprensorio di circa 50.000{{formatnum:50000}} [[Ettaro|ettari]] e ai 9&nbsp;m³/secondo che cede al [[naviglio di Bereguardo]].
 
== Storia ==
===PrimaGli inizi, da Abbiategrasso a Landriano===
[[File:Profilo Longitudinale.jpg|thumb|left|Profilo longitudinale del Naviglio Grande - anno 1903]]
Il Naviglio Grande è stata la prima opera del genere a essere realizzata in [[Europa]] e storicamente è il più importante dei Navigli milanesi, nonché una delle grandi infrastrutture di ingegneria che sin dall'[[alto Medioevo]] caratterizzavano, con strade, ponti e irrigazione, il territorio lombardo, consentendo lo sviluppo dei commerci, dei trasporti e dell'agricoltura.
 
Il Naviglio Grande è stata la prima opera del genere a essere realizzata in [[Europa]] e storicamente è il più importante dei Navigli milanesi, nonché una delle grandi infrastrutture di ingegneria che sin dall'[[Alto Medioevo]] caratterizzavano, con strade, ponti e irrigazione, il territorio lombardo, consentendo lo sviluppo dei commerci, dei trasporti e dell'agricoltura.
Secondo diversi storici, le origini del Naviglio Grande si collegano a un canale scavato da [[Abbiategrasso]] a [[Landriano]] (sul [[Lambro Meridionale]], al confine col territorio di [[Pavia]]) a difesa dalle incursioni dei Pavesi, alleati del [[Barbarossa]]. Da dove il canale derivasse le acque è incerto: forse dall'[[Olona]] naturale, dal [[Mischia]] (una roggia che scorre da [[Abbiategrasso]] a [[Milano]] passando da [[Cisliano]]<ref>Pierino Boselli, Toponimi Lombardi, SugarCo, Milano, 1977.</ref> arricchita da varie [[risorgive]]) o, infine, direttamente da un fosso derivato dal Ticino fino ad Abbiategrasso. La terza è l'ipotesi più probabile anche perché il canale, sia a monte sia a valle, veniva indicato come [[Ticinello]].
[[File:Naviglio grande.jpg|thumb|upright=1.2|Incuria e vegetazione spontanea tra i lavatoi della "ripa"]]
 
Secondo diversi storici, le origini del Naviglio Grande si collegano a un canale scavato da [[Abbiategrasso]] a [[Landriano]] (sul [[Lambro Meridionale]], al confine con il territorio di [[Pavia]]) a difesa dalle incursioni dei Pavesi, alleati del [[Barbarossa]]. Da dove il canale derivasse le acque è incerto: forse dall'[[Olona]] naturale, dal Mischia (una roggia che scorre da [[Abbiategrasso]] a [[Milano]] passando da [[Cisliano]]<ref>Pierino Boselli, Toponimi Lombardi, SugarCo, Milano, 1977.</ref> arricchita da varie [[risorgive]]) o, infine, direttamente da un fosso derivato dal Ticino fino ad Abbiategrasso, derivazione che sarebbe avvenuta nel [[1239]]. La terza è l'ipotesi più probabile anche perché il canale, sia a monte sia a valle, veniva indicato come [[Canale Ticinello]].<ref name=":0" />
Certa invece è la data di costruzione del canale difensivo, il [[1152]], e l'artefice, [[Guglielmo da Guintellino]], architetto militare genovese al servizio dei Milanesi, che tra il [[1156]] e il [[1158]] realizzò anche il fossato a difesa della città e, con il materiale di riporto degli scavi, costrui bastioni fortificati<ref>Il fossato, con l'intera città, fu distrutto nel [[1162]] dal Barbarossa e ricostruito nel [[1167]] dai Milanesi e dai loro alleati della [[Lega Lombarda]].</ref>. A Milano esiste ancora oggi via Terraggio, parallela alla fossa interna, che prese il nome dal terrapieno (''terraggio'', appunto) che aveva a ridosso e che risaliva a quell'epoca.<ref>Pierino Boselli, opera citata.</ref>
 
È dall'ampliamento di quel fosso e dal collegamento di Abbiategrasso, via Gaggiano, con Milano che si realizzerà il naviglio. I cronisti e le cronache del duecento narrano diffusamente dell'inizio dei lavori per il ''navigium de Gazano'', ma si dividono su due date, il [[1177]]<ref>''Annales Mediolanenses Minores, Cronaca Danielis, Notae Sanctii Georgii, Memorie Mediolanenses''</ref> e il [[1179]]<ref>Galvano Fiamma, ''Flos Florum''.</ref>. Quelli del [[XVI secolo]] si dividono anch'essi e per il [[1177]] propendono più tardi il [[Cesare Cantù|Cantù]] e alcuni moderni. Non ci sono invece dubbi sul fatto che nel [[1187]] il naviglio fosse giunto a [[Trezzano sul Naviglio|Trezzano]] e nel [[1211]] alle porte di [[Milano]], a [[Basilica di Sant'Eustorgio|Sant'Eustorgio]], nei pressi dell'attuale [[porta Ticinese]].
Certa invece è la data di costruzione del canale difensivo, il [[1152]], e l'artefice, [[Guglielmo da Guintellino]],<ref name=":02">{{cita|Tettamanzi|«Un fossato di sorprendente bellezza ... » Il Naviglio interno di Milano|Pifferi}}.</ref> architetto militare genovese al servizio dei Milanesi, che tra il [[1156]] e il [[1158]] realizzò anche il fossato a difesa della città e, con il materiale di riporto degli scavi, costruì [[Mura medievali di Milano|bastioni fortificati]]<ref group=N>Il fossato, con l'intera città, fu distrutto nel [[1162]] dal Barbarossa e ricostruito nel [[1167]] dai Milanesi e dai loro alleati della [[Lega Lombarda]].</ref>. A Milano esiste ancora oggi via Terraggio, parallela alla fossa interna, che prese il nome dal terrapieno (''terraggio'', appunto) che aveva a ridosso e che risaliva a quell'epoca.<ref>Pierino Boselli, opera citata.</ref>
[[File:Naviglio grande.jpg|thumb|Vegetazione spontanea tra i lavatoi della "ripa" (ovvero della "riva"<ref>{{Treccani|ripa|Ripa|accesso=11 febbraio 2018|v=1}}</ref>) a Milano]]
 
È dall'ampliamento di quel fosso e dal collegamento di Abbiategrasso, via Gaggiano, con Milano che si realizzerà il naviglio. I cronisti e le cronache del duecento narrano diffusamente dell'inizio dei lavori per il ''navigium de Gazano'', ma si dividono su due date, il [[1177]]<ref>''Annales Mediolanenses Minores, Cronaca Danielis, Notae Sanctii Georgii, Memorie Mediolanenses''</ref> e il [[1179]]<ref>Galvano Fiamma, ''Flos Florum''.</ref>. Quelli del [[XVI secolo]] si dividono anch'essi e per il [[1177]] propendono più tardi il [[Cesare Cantù|Cantù]] e alcuni moderni. Non ci sono invece dubbi sul fatto che nel [[1187]] il naviglio fosse giunto a [[Trezzano sul Naviglio|Trezzano]] e nel [[1211]] alle porte di [[Milano]], a [[Basilica di Sant'Eustorgio|Sant'Eustorgio]], nei pressi dell'attuale [[porta Ticinese]].<ref name=":0" />
 
===Il linciaggio del podestà===
[[File:Naviglio Grande a Milano negli anni 1950.jpg|thumb|left|Il Naviglio Grande a Milano negli anni cinquanta del XX secolo]]
Il canale non era navigabile e per un certo periodo prevalse la sua funzione irrigua. Questa è la conclusione cui giunge [[Gerolamo Biscaro]]<ref>Gli antichi navigli milanesi, Archivio storico lombardo, 1908. Volume X</ref> comparando l'insieme dei documenti ancora esistenti. Lo divenne nel [[1272]], quando furono terminati, da Maestro Giacomo Arribotti<ref>Caldara e Gutierrez, Dalla città di S. Ambrogio alla regina del mare, Milano 1920.</ref> i lavori di ampliamento e abbassamento del fondo ordinati nel [[1257]] dal podestà Beno de' Gozzadini<ref>Vittore Buzzi, Le vie di Milano, Hoepli, Milano, 1995</ref>: per finanziare i lavori, il Gozzadini non impose nuove tasse, ma mantenne in vigore quelle che dovevano cessare addirittura l'anno precedente e non ne esentò nemmeno i fondi ecclesiali; al termine del mandato, il suo operato fu sottoposto al giudizio dell'assemblea dei cittadini che, aizzati dal clero, gli chiesero la restituzione del denaro. Come ciò non avvenne, lo condannarono a morte, lo linciarono e ne gettarono il corpo nella fossa.
 
Il canale non era navigabile e per un certo periodo prevalse la sua funzione irrigua. Questa è la conclusione cui giunge [[Gerolamo Biscaro]]<ref>Gli antichi navigli milanesi, Archivio storico lombardo, 1908. Volume X</ref> comparando l'insieme dei documenti ancora esistenti.<ref name=":0" /> Lo divenne nel [[1272]], quando furono terminati, da Maestro Giacomo Arribotti<ref>Caldara e Gutierrez, Dalla città di S. Ambrogio alla regina del mare, Milano 1920.</ref> i lavori di ampliamento e abbassamento del fondo ordinati nel [[1257]] dal podestà Beno de' Gozzadini<ref>[[Vittore Buzzi]], Le vie di Milano, Hoepli, Milano, 1995</ref>: per finanziare i lavori, il Gozzadini non impose nuove tasse, ma mantenne in vigore quelle che dovevano cessare addirittura l'anno precedente e non ne esentò nemmeno i fondi ecclesiali; al termine del mandato, il suo operato fu sottoposto al giudizio dell'assemblea dei cittadini che, aizzati dal clero, gli chiesero la restituzione del denaro. Come ciò non avvenne, lo condannarono a morte, lo linciarono e ne gettarono il corpo nella fossa.
 
Dal [[1272]], il Naviglio Grande fu percorso da una flottiglia di barche che, con i loro carichi, rivoluzionarono vita e abitudini di una vasta regione. Il canale non era ancora collegato al fossato che circondava la città<ref>Diventerà la ''fossa interna'' con l'espandersi della città e la costruzione delle mura spagnole.</ref>; ciò avverrà dopo oltre un secolo per le esigenze della [[Veneranda Fabbrica del Duomo]].
 
Da Milano, con l'impiego di ''"barconi"'' chiamati '''cagnone, mezzane o borcelli''' a seconda delle dimensioni e delle portate, risalivano verso il [[Lago Maggiore]] e lafino a [[SvizzeraLocarno]] sale, grano, vini, manufatti, tessuti, stoviglie, letami e ceneri; a [[Milano]] giungevano ciottoli, mattoni, creta, sabbia, ghiaia, paglia e fieno dal bacino del canale e, dal [[Lago Maggiore]], marmi, graniti, beole e pietre da costruzione, calce, carbone, legna, vino, formaggi, pesce e bestiame.
 
===I "privilegi" per la Fabbrica del Duomo===
[[File:Navigli Milano conca di Viarenna01.jpg|thumb|La conca di Viarenna, dov'era e com'è]]
[[File:Navigli Milano conca di Viarenna04.jpg|thumb|La conca di Viarenna, quand'era ancora in funzione (fine XIX secolo)]]
 
Il 15 marzo [[1386]], l'arcivescovo di Milano [[Antonio da Saluzzo]] pose la prima pietra del nuovo duomo della città; doveva essere un grande edificio di mattoni tipico del gotico lombardo. L'anno successivo [[Gian Galeazzo Visconti]], che vuole per la sua capitale un monumento superbo, si accorda con l'arcivescovo per una costruzione in marmo, nel solco delle grandi cattedrali europee del tempo. Per questo mette a disposizione della Fabbrica del Duomo le cave di [[Candoglia]]<ref>Lettera di Gian Galeazzo Visconti del 24 ottobre 1387.Archivio del Duomo, Milano</ref><ref group=N>Donate definitivamente alla Fabbrica il 21 agosto 1473 (decreto di Giovanni Visconti Sforza conservato nell'Archivio del Duomo), sono tuttora proprietà della Fabbrica. Cfr. [http://www.storiadimilano.it/citta/Piazza_Duomo/candogliaweb.htm storiadimilano.it]</ref>, oltre alla facoltà di cavare pietre dove si trovino, e nel [[1388]] il diritto al trasporto esente da pedaggi,<ref name=":0" /> dazi e gabelle per tutto quanto sarà necessario all'edificazione.
[[File:Navigli Milano conca di Viarenna01.jpg|thumb|upright=1.2|La conca di Viarenna, dov'era e com'è]]
[[File:Navigli Milano conca di Viarenna04.jpg|thumb|upright=1.2|La conca, quand'era ancora in funzione (fine XIX secolo)]]
 
Il 15 marzo [[1386]], l'arcivescovo di Milano [[Antonio da Saluzzo]] pose la prima pietra del nuovo duomo della città; doveva essere un grande edificio di mattoni tipico del gotico lombardo. L'anno successivo [[Gian Galeazzo Visconti]], che vuole per la sua capitale un monumento superbo, si accorda con l'arcivescovo per una costruzione in marmo, nel solco delle grandi cattedrali europee del tempo. Per questo mette a disposizione della Fabbrica del Duomo le cave di [[Candoglia]]<ref>Lettera di Gian Galeazzo Visconti del 24 ottobre 1387.Archivio del Duomo, Milano</ref><ref>Donate definitivamente alla Fabbrica il 21 agosto 1473 (decreto di Giovanni Visconti Sforza conservato nell'Archivio del Duomo), sono tuttora proprietà della Fabbrica. Cfr. [http://www.storiadimilano.it/citta/Piazza_Duomo/candogliaweb.htm storiadimilano.it]</ref>, oltre alla facoltà di cavare pietre dove si trovino, e nel [[1388]] il diritto al trasporto esente da pedaggi, dazi e gabelle per tutto quanto sarà necessario all'edificazione. Candoglia è sul [[Toce]], sulla sponda destra del [[Lago Maggiore]] e il marmo arriverà a Milano via acqua passando dal lago al [[Ticino (fiume)|Ticino]] e poi al Naviglio Grande fino al [[laghetto di Sant'Eustorgio]]. PerSecondo una leggenda popolare, con una [[paretimologia]] l'espressione italiana ''a ufo'' (gratis, a sbafo) deriverebbe dal fatto che, per essere riconosciuti, i barconi vengonoesenti da dazi venivano contrassegnati con le lettere AUFA.U.F. (''Ad Usum Fabricae'', cioè "per l'utilizzo da parte della [[Veneranda Fabbrica del Duomo|fabbrica]]");<ref ename=":0" ne/> nacquein realtà l'espressioneetimo ''adi ufo''questo (gratis,termine aè sbafoignoto<ref>https://www.treccani.it/vocabolario/ufo1_(Sinonimi-e-Contrari)</ref>. Sono doni generosi ma non del tutto disinteressati, perché d'ora in avanti sarà la Fabbrica del Duomo a occuparsi della manutenzione del naviglio.
 
Da [[Basilica di Sant'Eustorgio|Sant'Eustorgio]] al cantiere della cattedrale, resta un buon tratto via terra e così, dopo aver congiunto il Naviglio Grande con la fossa difensiva, lungo quest'ultima, sulla sponda interna nei pressi di Santo Stefano, si scava un bacino, il " [[laghetto di Santo Stefano"]], appunto, che non è vicinissimo al cantiere della nuova cattedrale come farebbe invece pensare la letteratura in merito, ma è nel punto più prossimo raggiungibile via acqua: si tratta di oltre quattrocento metri che i blocchi di marmo percorreranno, dopo essere stati caricati con apposite gru ("falcone" e "falconetto"), su robusti carri fino alla "Cascina degli Scalpellini", per essere trasformati in statue, fregi, doccioni e guglie.<ref>C. Ferrari da Passano, opera citata.</ref> Il laghetto sarà il primo pezzo dei navigli a essere chiuso: avvalendosi della sua autorità sanitaria, fu il direttore dell'attiguo ospedale a farlo interrare, perché insalubre, nel [[1857]].
 
La risalita alla fossa è comunque difficile per il dislivello<ref group=N>Si tratta di tre metri e, per rendere la fossa agevolmente navigabile ne occorreranno altre.</ref> tra il centro di Milano e il suo allora margine meridionale di Milano e per superarlo si adotta una complicata manovra. La fossa è alimentata da Seveso e Nirone e sfoga le acque in eccesso in canali irrigui: basterà sbarrare il naviglio alle spalle dei barconi con una diga provvisoria e chiudere le bocche di deflusso della cerchia, perché l'acqua si alzi quanto basta a portarli al nuovo approdo. Risolto però un problema, se ne crea un altro, perché il blocco degli [[scolmatore|scolmatori]] mette in secca i canali irrigui.[[File:Navigli di Milano Laghetto Santo Stefano001.jpg|thumb|left|upright=1.1|L'accesso al laghetto di Santo Stefano nel 1855, una delle prime foto dei navigli.]] A risolverlo riusciranno, nel [[1438]], [[Filippino degli Organi]] e [[Aristotele Fioravanti]], ingegneri della Fabbrica del Duomo. Con due chiuse invece di una, isolando un segmento del naviglio lungo quanto bastava ad accogliere il barcone, e allagando da monte soltanto quella porzione, si sollevava il natante al livello desiderato. Avevano ideato la ''[[Chiusa (ingegneria)|conca]]'', il dispositivo idraulico che avrebbe rivoluzionato la navigazione interna. I vantaggi non erano solo per la reverenda Fabbrica, ma per l'intera città che ora vedeva arrivare mercanzie e rifornimenti direttamente nel proprio cuore. I privati dovevano naturalmente sottomettersi al "dazio di catena", dazio che, a partire dal [[1448]], fu concesso dai Capitani della Libertà<ref>I 24 "Capitani" erano i reggitori dell'[[Aurea Repubblica Ambrosiana]]</ref> alla Fabbrica del Duomo.
[[File:Navigli di Milano Laghetto Santo Stefano001.jpg|thumb|left|L'accesso al laghetto di Santo Stefano nel 1855, in una delle prime foto di Milano]]
 
A risolverlo riusciranno, nel [[1438]], [[Filippino degli Organi]] e [[Aristotele Fioravanti]], ingegneri della Fabbrica del Duomo. Con due chiuse invece di una, isolando un segmento del naviglio lungo quanto bastava ad accogliere il barcone, e allagando da monte soltanto quella porzione, si sollevava il natante al livello desiderato. Avevano ideato la ''[[Chiusa (ingegneria)|conca]]'', il dispositivo idraulico che avrebbe rivoluzionato la navigazione interna. I vantaggi non erano solo per la reverenda Fabbrica, ma per l'intera città che ora vedeva arrivare mercanzie e rifornimenti direttamente nel proprio cuore. I privati dovevano naturalmente sottomettersi al cosiddetto "dazio di catena", il cui nome deriva dalla catena che sbarrava a prua il transito alle navi morose,<ref name=":0" /> dazio che a partire dal [[1448]] fu concesso dai Capitani della Libertà<ref group=N>I 24 "Capitani" erano i reggitori dell'[[Aurea Repubblica Ambrosiana]]</ref> alla Fabbrica del Duomo<ref name=":0" />. Salvo brevi parentesi - come quando, nel 1515, il Naviglio fu temporaneamente ceduto dal [[Ducato di Milano|Ducato]] alla città di Milano, per mano di [[Massimiliano Sforza]] - i dazi di navigazione rimasero in vigore fin'oltre l'[[unità d'Italia]].<ref name=":0" />
La prima conca<ref>Se ne ignora l'esatta collocazione; in proposito, vedi il capitolo '''Un parcheggio mancato cambia la storia'''</ref> fu demolita a metà del secolo successivo per dare spazio alla costruzione dei bastioni delle [[Mura di Milano|mura spagnole]] ([[1548]] - [[1566]]), ma venne ricostruita poco distante tra il [[1551]] e il [[1558]] e fu attiva fino alla copertura dei navigli.<ref>Per una visione planimetrica dei navigli e delle acque di Milano, cfr [http://www.miol.it/stagniweb/mappe/mi860.jpg la mappa] di Milano del 1860.</ref> È la ''[[Conca di Viarenna]]''<ref>Da via Arena, in milanese ''Viarènna'', la strada che vi conduceva (Boselli, opera citata). Per altri "strada della sabbia" ''rènna'' in milanese</ref> della quale, in via Conca dei Navigli, dietro una cancellata di ferro, restano il rettangolo d'acqua dell'invaso e un'edicola: vi sono murati gli stemmi della Fabbrica, quello sforzesco e una lapide che ricorda come Lodovico il Moro nel [[1497]], anno della morte della consorte [[Beatrice d'Este]], abbia donato la conca alla Fabbrica che ne restò titolare fino a quando [[Maria Teresa d'Austria]] non la riportò al fisco.
 
La prima conca fu demolita a metà del secolo XVI, per dare spazio alla costruzione dei bastioni delle [[Mura spagnole di Milano|mura spagnole]] ([[1548]] - [[1566]]), ma venne ricostruita poco distante tra il [[1551]] e il [[1558]] e fu attiva fino alla copertura dei navigli.<ref group=N>Per una visione planimetrica dei navigli e delle acque di Milano, cfr [http://www.miol.it/stagniweb/mappe/mi860.jpg la mappa] di Milano del 1860.</ref> È la ''[[Conca di Viarenna]]''<ref group=N>Da via Arena, in milanese ''Viarènna'', la strada che vi conduceva (Boselli, opera citata). Per altri "strada della sabbia" ''rènna'' in milanese</ref> della quale, in via Conca dei Navigli, dietro una cancellata di ferro, restano il rettangolo d'acqua dell'invaso e un'edicola: vi sono murati gli stemmi della Fabbrica, quello sforzesco e una lapide che ricorda come Lodovico il Moro nel [[1497]], anno della morte della consorte [[Beatrice d'Este]], abbia donato la conca alla Fabbrica che ne restò titolare fino a quando [[Maria Teresa d'Austria]] non la riportò al fisco.
 
Il traffico sempre intenso mette naturalmente a dura prova il naviglio e le sue strutture, in particolare le sponde e le alzaie.
Nel [[1502]] viene affidato a [[Giovanni Antonio Amadeo]], capo degli architetti della Fabbrica del Duomo, coadiuvato dadall'architetto [[Lazzaro Palazzi]] suo cognato, il compito di ''removere, purgare e spazare dicto navilio et redurlo in debita forma per lo navigare''.<ref>C. Ferrari da Passano, Storia della Veneranda Fabbrica del Duomo, Milano, 1973.</ref>. È una sorta di manutenzione straordinaria che riguarda anche sponde, ponti e soprattutto la profondità dell'acqua, che non dovrà mai esser inferiore a un metro. Proprio di lavori di sponda si occupò [[Leonardo da Vinci]], che nel ''Codice Atlantico'', il 3 maggio 1509, annota come conclusi i lavori per il rifacimento della chiusa di San Cristoforo per la regolazione del flusso verso la darsenaDarsena. Per questi lavori ricevette, a San Cristoforo stesso, un "diritto d'acqua" (in pratica la proprietà di una bocca irrigua) che è menzionato nel suo testamento.<ref>Alessandro Visconti in "Leonardo da Vinci", volume I, De Agostini, Novara, 1982</ref>
 
===Il rifacimento dell'[[incile]]===
[[File:PanoramaNaviglioPonteBernateTicino.JPG|thumb|right|Il Naviglio Grande a [[Bernate Ticino]]]]
Nel [[1585]], tocca a [[Giuseppe Meda]], [[Pellegrino Tibaldi]] e [[Martino Bassi]] mettere mano alle opere di presa impiegando le "moderne" arti del costruire. Vengono rifatti lo sperone, alto due metri sull'acqua e ricoperto di pietra, che in pratica costituisce l'inizio della sponda destra del naviglio, e la ''paladella'', ossia la diga costruita diagonalmente sul fondo che divide il flusso dell'acqua del Ticino in due correnti, l'una verso il canale e la seconda che scorre liberamente a valle (la cosiddetta ''bocca di Pavia''). In condizioni ordinarie il suo culmine è di poco sotto il pelo dell'acqua ed emerge durante le magre; si protende per 280 metri, circa due terzi dell'alveo, ed è ricoperta di granito. L'impianto non è sostanzialmente diverso dall'originale, ma tecniche e materiali nuovi rendono il manufatto assai più robusto, in grado di reggere piene rilevanti e garantire la continuità della navigazione<ref>M.Comincini, Il Naviglio Grande, Abbiategrasso, 1981.</ref>
 
Nel [[1585]], tocca a [[Giuseppe Meda]], [[Pellegrino Tibaldi]] e [[Martino Bassi]] mettere mano alle opere di presa impiegando le "moderne" arti del costruire. Vengono rifatti lo sperone, alto due metri sull'acqua e ricoperto di pietra, che in pratica costituisce l'inizio della sponda destra del naviglio, e la ''paladella'', ossia la diga costruita diagonalmente sul fondo che divide il flusso dell'acqua del Ticino in due correnti, l'una verso il canale e la seconda che scorre liberamente a valle (la cosiddetta ''bocca di Pavia'').
Un'ulteriore modifica si rese necessaria all'inizio del XIX secolo per aumentare ancora la portata del Naviglio Grande in vista della completa apertura del [[Naviglio Pavese]], a sua volta navigabile e irriguo. Fu chiusa una delle bocche di scarico a Tornavento, aumentando così la portata<ref>Carlo Cattaneo, Notizie naturali e civili sulla Lombardia, Milano, 1844. Da Google libri</ref>, e ciò implicò altri lavori come l'innalzamento e rafforzamento delle sponde e la posa sul fondo di briglie selciate per contenerne l'erosione. Infine, dal [[1943]] il tratto iniziale del naviglio, da Tornavento a Turbigo, non è più attivo (vi scorrono pochi centimetri d'acqua) ed è stato sostituito dal [[Canale Industriale]] che alimenta tre centrali idroelettriche: l'acqua turbinata dalla terza si riversa nel naviglio e raffredda anche la [[centrale termoelettrica di Turbigo]]. L'acqua in eccesso ha un comportamento curioso: per alcune centinaia di metri risale l'alveo, fino alla prima bocca di scarico in [[Ticino (fiume)|Ticino]] e per questo ha preso l'{{Citazione necessaria| ironico}} nome di Canale Regresso. Il restante alveo fino a Tornavento si chiama ora Canale o Naviglio<ref>[http://xoomer.virgilio.it/bgryt/il_naviglio_vecchio.htm Sito dedicato a Nosate]</ref> Vecchio e la poca acqua che lo bagna proviene dalla falda;<ref>Studio per la mitigazione degli impatti provocati sulla fauna ittica dalle ascitte Parte 2.</ref> finisce anch'essa in Ticino attraverso la medesima bocca.
 
In condizioni ordinarie il suo culmine è di poco sotto il pelo dell'acqua ed emerge durante le magre; si protende per 280 metri, circa due terzi dell'alveo, ed è ricoperta di granito. L'impianto non è sostanzialmente diverso dall'originale, ma tecniche e materiali nuovi rendono il manufatto assai più robusto, in grado di reggere piene rilevanti e garantire la continuità della navigazione.<ref>M. Comincini, Il Naviglio Grande, Abbiategrasso, 1981.</ref>
==L'irrigazione==
 
Un'ulteriore modifica si rese necessaria all'inizio del XIX secolo per aumentare ancora la portata del Naviglio Grande in vista della completa apertura del [[Naviglio Pavese]], a sua volta navigabile e irriguo. Fu chiusa una delle bocche di scarico a Tornavento, aumentando così la portata<ref>Carlo Cattaneo, Notizie naturali e civili sulla Lombardia, Milano, 1844. Da Google libri</ref>, e ciò implicò altri lavori come l'innalzamento e rafforzamento delle sponde e la posa sul fondo di briglie selciate per contenerne l'erosione. Infine, dal [[1943]] il tratto iniziale del naviglio, da Tornavento a Turbigo, non è più attivo (vi scorrono pochi centimetri d'acqua) ed è stato sostituito dal [[Canale Industriale]] che alimenta tre centrali idroelettriche: l'acqua turbinata dalla terza si riversa nel naviglio e raffredda anche la [[centrale termoelettrica di Turbigo]].
[[File:Naviglio e alzaia.jpg|thumb|upright=1.2|Il Naviglio Grande a [[Turbigo]]]]
[[File:PanoramaNaviglioPonteBernateTicino.JPG|thumb|right|...a [[Bernate Ticino]]]]
[[File:PonteCastellettoCuggiono2.JPG|thumb|left|...a [[Castelletto (Cuggiono)|Castelletto di Cuggiono]]]]
[[File:Navigli di Milano Naviglio Grande a Gaggiano01.jpg|thumb|upright=1.2|...a [[Gaggiano]]]]
[[File:Corsico naviglio grande.JPG|thumb|left|...e a [[Corsico]]]]
 
L'acqua in eccesso ha un comportamento curioso: per alcune centinaia di metri risale l'alveo, fino alla prima bocca di scarico in [[Ticino (fiume)|Ticino]] e per questo ha preso il nome di Canale Regresso. Il restante alveo fino a Tornavento si chiama ora Canale o Naviglio<ref>[http://xoomer.virgilio.it/bgryt/il_naviglio_vecchio.htm Sito dedicato a Nosate]</ref> Vecchio e la poca acqua che lo bagna proviene dalla falda;<ref>Studio per la mitigazione degli impatti provocati sulla fauna ittica dalle ascitte Parte 2.</ref> finisce anch'essa in Ticino attraverso la medesima bocca.
L'apporto delle acque del naviglio si raccordò efficacemente con la secolare opera di [[Bonifica agraria|bonifica]] e di [[irrigazione]] dei monaci di [[Chiaravalle]], di [[Morimondo]] e delle altre abbazie che avevano operato a sud di Milano. La semplificazione dei trasporti non facilitava soltanto i piccoli commerci che prima si svolgevano via terra, ma ne ampliava il raggio d'azione e ne arricchiva il catalogo, diffondendo il benessere. Il bisogno di legname della città, ad esempio, consentì il diboscamento e la creazione di nuovi spazi per l'agricoltura; l'afflusso di materie prime favorì il consolidarsi di arti e mestieri prima sacrificati. Questa situazione, fondamentale per le fortune di Milano, durò per secoli.
 
==L'irrigazione==
L'irrigazione estiva durava dalla "Madonna di marzo" (25 marzo) alla "Madonna di settembre" (8 settembre), poi iniziava quella ''iemale'', con portate d'acqua minori (un quinto)<ref>Nel periodo invernale si svolgeva l'attività dei numerosi mulini dislocati lungo il percorso</ref>. Dopo la chiusura alla navigazione commerciale{{Chiarire|2 = quando?}}, il Naviglio Grande è stato restituito alla sua prima funzione. Le sue centosedici bocche (quattro sole in sponda sinistra) danno ancora acqua a vaste estensioni di prato e colture nel Milanese e nel Pavese, anche se a causa dell'urbanizzazione non si tratta più delle oltre 580.000 [[pertica metrica|pertiche metriche]], oltre 8.861.000 [[pertica milanese|pertiche milanesi]].<ref>Una pertica metrica=15,2784 pertiche milanesi. La pertica metrica era stata introdotta dal governo austriaco per ragioni [[catasto|catastali]] nel [[1815]] e valeva un decimo di [[ettaro]]</ref><ref>Una dettagliata tabella dei pesi e delle misure milanesi, si trova alla sezione storia del sito http://www.bollatenet.net/</ref>
[[File:PonteCastellettoCuggiono2.JPG|thumb|right|Il Naviglio Grande a [[Castelletto (Cuggiono)|Castelletto di Cuggiono]]]]
L'acqua del naviglio alimenta, da [[Abbiategrasso]], il cavo [[Ticinello]] e il [[naviglio di Bereguardo]] e poi la [[Darsena (Milano)|darsena a Milano]] da cui originano il [[naviglio Pavese]] e un secondo cavo Ticinello che ne costituisce il naturale scolmatore, ricongiungendosi alla [[Vettabbia]].
[[File:Ponte sul Naviglio.jpg|thumb|Ponte sul Naviglio Grande, a [[Cassinetta di Lugagnano]]]]
[[File:Corsico naviglio grande.JPG|thumb|right|Il Naviglio Grande a [[Corsico]]]]
 
L'apporto delle acque del naviglio si raccordò efficacemente con la secolare opera di [[Bonifica agraria|bonifica]] e di [[irrigazione]] dei monaci di [[Chiaravalle]], di [[Morimondo]] e delle altre abbazie che avevano operato a sud di Milano. La semplificazione dei trasporti non facilitava soltanto i piccoli commerci che prima si svolgevano via terra, ma ne ampliava il raggio d'azione e ne arricchiva il catalogo, diffondendo il benessere.
[[File:Milano, Naviglio Grande VL01.JPG|thumb|upright=1.3|left|Il Naviglio Grande a [[Milano]], durante il periodo di asciutta primaverile.]]
 
Il bisogno di legname della città, ad esempio, consentì il diboscamento e la creazione di nuovi spazi per l'agricoltura; l'afflusso di materie prime favorì il consolidarsi di arti e mestieri prima sacrificati. Questa situazione, fondamentale per le fortune di Milano, durò per secoli.
Oggi è ancora aperta la questione se il Naviglio Grande fu concepito come canale irriguo o navigabile: il nome ''navigium'' (= navigare) e il tortuoso percorso iniziale, allungato ad arte per addolcirne le pendenze, farebbero propendere per la seconda ipotesi; la grande portata alla presa dal Ticino per la prima. D'altra parte è scontato che, alla presenza di un generoso adduttore d'acqua, l'uso irriguo si imponesse automaticamente a prescindere dalle originarie intenzioni. Certamente sono state le due funzioni abbinate a conferire al Naviglio Grande lo straordinario ruolo che ha giocato.
 
L'irrigazione estiva durava dalla "Madonna di marzo" (25 marzo) alla "Madonna di settembre" (8 settembre), poi iniziava quella ''iemale'', con portate d'acqua minori (un quinto)<ref group=N>Nel periodo invernale si svolgeva l'attività dei numerosi mulini dislocati lungo il percorso</ref>. Dopo la chiusura alla navigazione commerciale, che è avvenuta nel 1979<ref name="navigli24">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://navigli24.it/darsena-di-milano-foto-storiche/|titolo=Darsena, viaggio nel tempo alla riscoperta del porto di Milano|accesso=13 ottobre 2017|dataarchivio=13 ottobre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171013224614/http://navigli24.it/darsena-di-milano-foto-storiche/|urlmorto=sì}}</ref>, il Naviglio Grande è stato restituito alla sua prima funzione.
Purtroppo, la storia non ci ha lasciato il minimo indizio, neppure per azzardare delle supposizioni, su chi sia stato l'ideatore di una tale opera. È giocoforza attribuirne l'intero merito alla comunità milanese che, nell'Italia dei comuni medievali, seppe coniugare alla ''leadership'' ideologica la superiorità "tecnica".
 
Le sue centosedici bocche (quattro sole in sponda sinistra) danno ancora acqua a vaste estensioni di prato e colture nel Milanese e nel Pavese, anche se a causa dell'urbanizzazione non si tratta più delle oltre 580.000 [[pertica metrica|pertiche metriche]], oltre 8.861.000 [[pertica milanese|pertiche milanesi]].<ref group=N>Una pertica metrica=15,2784 pertiche milanesi. La pertica metrica era stata introdotta dal governo austriaco per ragioni [[catasto|catastali]] nel [[1815]] e valeva un decimo di [[ettaro]]</ref><ref group=N>Una dettagliata tabella dei pesi e delle misure milanesi, si trova alla sezione storia del sito http://www.bollatenet.net/</ref>
L'acqua del naviglio alimenta, da [[Abbiategrasso]], il [[canale Ticinello]] e il [[naviglio di Bereguardo]] e poi la [[Darsena (Milano)|Darsena a Milano]] da cui originano il [[naviglio Pavese]] e un secondo [[cavo Ticinello]] che ne costituisce il naturale scolmatore, ricongiungendosi alla [[Vettabbia]].
 
Oggi è ancora aperta la questione se il Naviglio Grande fu concepito come canale irriguo o navigabile: il nome ''navigium'' (= navigare) e il tortuoso percorso iniziale, allungato ad arte per addolcirne le pendenze, farebbero propendere per la seconda ipotesi; la grande portata alla presa dal Ticino per la prima. D'altra parte è scontato che, alla presenza di un generoso adduttore d'acqua, l'uso irriguo si imponesse automaticamente a prescindere dalle originarie intenzioni. La storia però non ci ha lasciato il minimo indizio, neppure per azzardare delle supposizioni, su chi sia stato l'ideatore di una tale opera.
{{clear}}
 
==Come si navigava==
===La discesa verso Milano===
{{Approfondimento
|titolo = '''Listino prezzi '''
|contenuto = Domenico, Nicola e Luigi Fiorina, costruttori di barche a Coarezza, una frazione di Somma Lombardo sul Ticino, nel 1833, offrivano: "Volendo costruire una barca grossa da cagnone costerebbe la spesa di milanesi lire 2078, una battella ordinaria lire 1684, un cavriolo lire 1512, una borcella lire 1180, un cavazzolo o battella per i cavalli lire 908, ed una barchetta di servizio lire 280".<ref>Notizie fornite da Navigli Lombardi</ref>
|contenuto=
Domenico, Nicola e Luigi Fiorina, costruttori di barche a Coarezza, una frazione di Somma Lombardo sul Ticino, nel 1833, offrivano: "Volendo costruire una barca grossa da cagnone costerebbe la spesa di milanesi lire 2078, una battella ordinaria lire 1684, un cavriolo lire 1512, una borcella lire 1180, un cavazzolo o battella per i cavalli lire 908, ed una barchetta di servizio lire 280".<ref>Notizie fornite da Navigli Lombardi</ref>
 
''Usando i coefficienti di conversione usuali per tali raffronti, si può calcolare che una cagnona sarebbe costata poco meno di 18 milioni di lire nel [[2000]]''
}}
[[File:Milano, Naviglio Grande VL01.JPG|thumb|left|Il Naviglio Grande a [[Milano]], durante il periodo di asciutta primaverile.]]
Per le merci provenienti dal lago Maggiore e dai territori della [[Svizzera italiana]], il porto di imbarco o di trasbordo era Sesto Calende; da lì si dovevano discendere i 22,3 chilometri del Ticino fino a Tornavento su una corrente veloce e spesso tumultuosa; il fiume scende di 47 metri, con una media di oltre due metri al chilometro e affrontarne le rapide non è privo di pericoli. Il tempo che si impiega è di circa due ore, meno quando il fiume è grosso, e i barconi raggiungono velocità vicine ai venti chilometri all'ora.
 
Le barche sono a fondo piatto, assai larghe. Le più grosse, le ''cagnone'', misurano 23,5 metri per 4,75 e hanno una portata di 40 tonnellate; le barche ''mezzane'' o ''ossolane'', lunghe attorno ai 20 metri con un carico di 30 tonnellate e via via ''borcelli'' e ''battelle'' (usate per ridiscendere i cavalli) e barche più piccole impiegate per i traffici locali.
Per le merci provenienti dal lago Maggiore o addirittura dalla Svizzera, il porto di imbarco o di trasbordo era Sesto Calende; da lì si dovevano discendere i 22,3 chilometri del Ticino fino a Tornavento su una corrente veloce e spesso tumultuosa; il fiume scende di 47 metri, con una media di oltre due metri al chilometro e affrontarne le rapide non è privo di pericoli. Il tempo che si impiega è di circa due ore, meno quando il fiume è grosso, e i barconi raggiungono velocità vicine ai venti chilometri all'ora.
 
Nessuno scafo poteva pescare a pieno carico più di 75 centimetri, era vietato navigare nelle ore notturne e assolutamente interdetto il sorpasso tra natanti in movimento. Gli equipaggi per ''cagnone'' e ''mezzane'' erano almeno di quattro uomini: a governare il timone era, sul fiume, l'uomo più esperto, ''la guida'', lungo il naviglio erano i ''navalestri'' e in città il ''padrone del fosso''. La discesa da Tornavento alla Darsena durava circa sette/nove ore.
Le barche sono a fondo piatto, assai larghe. Le più grosse, le ''cagnone'', misurano 23,5 metri per 4,75 e hanno una portata di 40 tonnellate; le barche ''mezzane'' o ''ossolane'', lunghe attorno ai 20 metri con un carico di 30 tonnellate e via via ''borcelli''
e ''battelle'' (usate per ridiscendere i cavalli) e barche più piccole impiegate per i traffici locali. Nessuno scafo poteva pescare a pieno carico più di 75 centimetri, era vietato navigare nelle ore notturne e assolutamente interdetto il sorpasso tra natanti in movimento. Gli equipaggi per ''cagnone'' e ''mezzane'' erano almeno di quattro uomini: a governare il timone era, sul fiume, l'uomo più esperto, ''la guida'', lungo il naviglio erano i ''navalestri'' e in città il ''padrone del fosso''. La discesa da Tornavento alla darsena durava circa sette/nove ore.
 
===La risalita===
[[File:Barconi01.jpg|thumb|left|upright=1.2|Si prepara una "cobbia" per risalire al Ticino.]]
Risalire la corrente era assai più lento e complesso: dalla darsenaDarsena escono convogli (''cobbie'') di dodici barche legate prua a poppa e affidate al ''fattore'', trainati da altrettanti cavalli. Fino a Castelletto di Abbiategrasso la pendenza è dolce, quasi nulla e vi si giunge agevolmente in ventiquattro ore. Qui si dimezza la ''cobbia'', per affrontare la corrente più rapida fino a Tornavento: dodici cavalli per sei barche. Giunti alla mèta, i cavalli tornavano sui loro passi per rimorchiare le altre sei. Da Tornavento a Sesto Calende la manovra si ripeteva più volte, riducendo il numero delle barche al traino e moltiplicando i tempi di percorrenza. Ancora nel 1800, per l'intero viaggio, occorrevano almeno due settimane. Per evitare urti tra barche che viaggiavano in verso opposto, si usava una sorta di senso unico alternato: fino a mezzogiorno si scendeva, dopo si risaliva<ref>C. Cattaneo, Notizie naturali e civili sulla Lombardia, Milano, 1844</ref>. Il traino a cavalli rimase in uso praticamente fino a che durò la navigazione commerciale; solo dopo la seconda guerra mondiale ai quadrupedì si affiancò qualche piccolo trattore, piccolo per l'angustia dell'alzaia sotto ponti e viadotti.
[[File:Navigli di Milano San Cristoforo001.jpg|thumb|upright=1.3|Cambio di cavalli a San Cristoforo]]
 
Da Tornavento a Sesto Calende la manovra si ripeteva più volte, riducendo il numero delle barche al traino e moltiplicando i tempi di percorrenza. Ancora nel 1800, per l'intero viaggio, occorrevano almeno due settimane. Per evitare urti tra barche che viaggiavano in verso opposto, si usava una sorta di senso unico alternato: fino a mezzogiorno si scendeva, dopo si risaliva<ref>C. Cattaneo, Notizie naturali e civili sulla Lombardia, Milano, 1844</ref>. Il traino a cavalli rimase in uso praticamente fino a che durò la navigazione commerciale; solo dopo la seconda guerra mondiale ai quadrupedi si affiancò qualche piccolo trattore, piccolo per l'angustia dell'alzaia sotto ponti e viadotti.
Proprio quello della lentezza era il maggiore problema per chi ne fruiva. Nel [[1846]], [[Carlo Cattaneo]] ebbe un'idea che avrebbe consentito di risparmiare moltissimo tempo nel tragitto: trasferire via terra i barconi da Tornavento a Sesto Calende e viceversa, mediante una ferrovia a cavalli, caricandoli su grandi carri. Fondò una società per la realizzazione dell'opera, ne commissionò la progettazione, chiese le opportune autorizzazioni all'[[k.u.k.|imperial regio]] governo a Milano e nel [[1851]] i lavori (imponenti) poterono cominciare e poi, dal [[1858]] al [[1865]] "La società ferrata per il rimorchio delle barche" fu operativa. L'[[Ipposidra]] (da ''ippos'', cavallo e ''idra'', acqua), che faceva in poche ore quello che richiedeva settimane, dovette però chiudere presto i battenti: da una parte gli utenti non erano così numerosi come il Cattaneo aveva preventivato, perché barcaioli e cavallanti non avevano nessun interesse immediato al risparmio di tempo e, cosa fondamentale, la ferrovia, quella a vapore, congiungeva oramai [[Milano]] a [[Sesto Calende]] e contro la sua concorrenza non c'era nulla da fare.<ref>http://www.cavalieridelfiumeazzurro.it/cfailpercorsodellipposidra.htm</ref>
[[File:Navigli di Milano San Cristoforo001.jpg|thumb|Cambio di cavalli a San Cristoforo]]
 
Proprio quello della lentezza era il maggiore problema per chi ne fruiva. Nel [[1846]], [[Carlo Cattaneo]] ebbe un'idea che avrebbe consentito di risparmiare moltissimo tempo nel tragitto: trasferire via terra i barconi da Tornavento a Sesto Calende e viceversa, mediante una ferrovia a cavalli, caricandoli su grandi carri. Fondò una società per la realizzazione dell'opera, ne commissionò la progettazione, chiese le opportune autorizzazioni all'[[k.u.k.|imperial regio]] governo a Milano e nel [[1851]] i lavori (imponenti) poterono cominciare e poi, dal [[1858]] al [[1865]] "La società ferrata per il rimorchio delle barche" fu operativa.
 
L'[[Ipposidra]] (da ''ippos'', cavallo e ''idra'', acqua), che faceva in poche ore quello che richiedeva settimane, dovette però chiudere presto i battenti: da una parte gli utenti non erano così numerosi come il Cattaneo aveva preventivato, perché barcaioli e cavallanti non avevano nessun interesse immediato al risparmio di tempo e, cosa fondamentale, la ferrovia, quella a vapore, congiungeva oramai [[Milano]] a [[Sesto Calende]] e contro la sua concorrenza non c'era nulla da fare.<ref>{{collegamento interrotto|1=http://www.cavalieridelfiumeazzurro.it/cfailpercorsodellipposidra.htm |data=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>
 
===Il trasporto dei passeggeri===
 
{{Approfondimento
|titolo = ''Com'era fatta una 'barca corriera'''
|contenuto = Costruita in rovere, la barca corriera doveva essere lunga diciassette metri e mezzo e non più larga di due e novanta, priva di sporgenze esterne per non danneggiare le sponde; il fondo era piatto, anche se il Regolamento del 26 novembre [[1822]] disponeva che per il terzo anteriore "le sponde concorrendo a congiungers fra loro costituirebbero la prora...allo scopo di incontrare minor resistenza nel movimento". Competente per autorizzarne la fabbricazione era la Direzione generale delle Pubbliche Costruzioni. La parte destinata ai passeggeri (il ''casello'') non doveva occupare più di un terzo della lunghezza dello scafo, essere dotato di quaranta posti a sedere su panche fisse trasversali, essere alto al colmo 2,35 m e ai fianchi almeno 1,62, con l'eventuale copertura in legno dolce.<ref>naviglilife, storia</ref> Il timone doveva essere a pala. Il buono stato dell'imbarcazione era garantito da ispezioni annuali del Custode delle acque che poteva ordinare le riparazioni necessarie o, addirittura, la radiazione.
|contenuto=
Costruita in rovere, la barca corriera doveva essere lunga diciassette metri e mezzo e non più larga di due e novanta, priva di sporgenze esterne per non danneggiare le sponde; il fondo era piatto, anche se il Regolamento del 26 novembre [[1822]] disponeva che per il terzo anteriore "le sponde concorrendo a congiungers fra loro costituirebbero la prora...allo scopo di incontrare minor resistenza nel movimento". Competente per autorizzarne la fabbricazione era la Direzione generale delle Pubbliche Costruzioni. La parte destinata ai passeggeri (il ''casello'') non doveva occupare più di un terzo della lunghezza dello scafo, essere dotato di quaranta posti a sedere su panche fisse trasversali, essere alto al colmo 2,35 m e ai fianchi almeno 1,62, con l'eventuale copertura in legno dolce.<ref>naviglilife, storia</ref> Il timone doveva essere a pala. Il buono stato dell'imbarcazione era garantito da ispezioni annuali del Custode delle acque che poteva ordinare le riparazioni necessarie o, addirittura, la radiazione.
}}
[[File:Milano, San Cristoforo 01.jpg|thumb|left|Il vecchio dazio di San Cristoforo, all'inizio del Novecento]]
[[File:Milano navigli 1886 01.jpg|thumb|left|''El barchett de Boffalora'' sul Naviglio Grande a Milano [[1886]]]]
 
La mobilità, intesa nel senso moderno del termine, non era un'esigenza primaria dei sudditi del Ducato. Lungo il naviglio le piccole barche erano il mezzo naturale per traghettare o spostarsi sui brevi percorsi verso le fiere o i mercati o per servire ai minuti traffici locali, ma nel Seicento comincia ad emergere l'esigenza dei viaggi e dal [[1645]] inizia un servizio regolare, da Tornavento fino alla [[Darsena (Milano)|Darsena a Milano]], che raccoglie passeggeri dai vari paesi lungo il percorso.
[[File:Milano, San Cristoforo 01.jpg|thumb|upright=1.6|Il vecchio dazio di San Cristoforo, all'inizio del Novecento]]
 
La mobilità, intesa nel senso moderno del termine, non era un'esigenza primaria dei sudditi del Ducato. LungoÈ il navigliocosiddetto le piccole barche erano il mezzo naturale per traghettare o spostarsi sui brevi percorsi verso le fiere o i mercati o per servire ai minuti traffici locali, ma nel Seicento comincia ad emergere l'esigenza dei viaggi e dal [[1645]] inizia un servizio regolare, da Tornavento fino alla darsena a Milano, che raccoglie passeggeri dai vari paesi lungo il percorso. Ė "el 'barchett de Boffalora"'', dalla [[Boffalora sopra Ticino|località]] dove inizia la fortunata omonima commedia dialettale di [[Cletto Arrighi]], messa in scena per la prima volta nel [[1871]]: il nome resterà, quasi proverbiale e indistintamente per tutte le corriere del Naviglio Grande, anche dopo che nel [[1913]] fu sospeso il servizio.
 
Era un modo di viaggiare comodo, sicuro e soprattutto economico, malgrado l'approssimazione degli orari. Le barche che effettuavano il servizio, che erano due all'inizio del Settecento, divennero dodici alla fine del secolo e nel [[1796]], a cura del Custode delle Acque, fu emesso un regolamento organico che riformava e uniformava costi per passeggeri e bagagli, le posizioni e le caratteristiche degli approdi, comodi, in centro e a sponda bassa e armata.<ref>Notizie Statistiche intorno ai fiumi, laghi e canali navigabili delle provincie comprese nel Governo di Milano</ref> Dal [[1777]] il servizio è gestito da ''Giuseppe Castiglioni e Soci'', barcaioli di Boffalora: per ogni corriera due uomini a bordo e un terzo a terra a occuparsi del cavallo e dell'attiraglio.<ref>[http://www.terredilombardia.it/magentino-abbiatense.php Terre di Lombardia<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Non si era fatto nulla, del resto era impossibile, per abbreviare i tempi di percorrenza; anzi, l'aumento del traffico, con i laboriosi incroci di scafi e cavalli, aveva reso gli orari ancora più vaghi.
[[File:Milano navigli 1886 01.jpg|thumb|left|upright=1.2|''El barchett de Boffalora'' sul Naviglio Grande a Milano [[1886]]]]
 
Dal [[1777]] il servizio è gestito da ''Giuseppe Castiglioni e Soci'', barcaioli di Boffalora: per ogni corriera due uomini a bordo e un terzo a terra a occuparsi del cavallo e dell'attiraglio.<ref>{{Cita web |url=http://www.terredilombardia.it/magentino-abbiatense.php |titolo=Terre di Lombardia<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=8 giugno 2010 |dataarchivio=5 giugno 2010 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100605170150/http://www.terredilombardia.it/magentino-abbiatense.php |urlmorto=sì }}</ref> Non si era fatto nulla, del resto era impossibile, per abbreviare i tempi di percorrenza; anzi, l'aumento del traffico, con i laboriosi incroci di scafi e cavalli, aveva reso gli orari ancora più vaghi.
Eppure, agli inizi del XIX secolo, il "demone della velocità" aveva contagiato anche le placide alzaie. Nel [[1830]], tale Luigi Delagardette di Cuggiono programmò un servizio di gondole da Turbigo a Milano: le grosse imbarcazioni, parenti di quelle veneziane per il fondo piatto e la prua e la poppa sollevate sopra il pelo dell'acqua, avevano entusiasmato il Custode per lo scarso moto ondoso che causavano: divise in prima e seconda classe, con quattro cavalli all'attiraglio e uno di scorta nelle stazioni intermedie, garantivano andata e ritorno in sette ore, naturalmente a un prezzo più alto. Anche le poste, dal [[1841]], adottarono questo sistema celere. Prima si levarono alte le lamentele dei barcaioli tradizionali, poi si scatenò la gara ad attaccare alle barche quanti più cavalli si poteva e nel [[1842]] dovette intervenire il Custode, limitando il loro numero a quattro, "affinché dalla gara ora apertasi nelle corse non seguano danni alle opere pubbliche e private del canale". Il servizio venne sospeso, fatto salvo quello postale, e malgrado gli annunci contrari mai più ripreso e tutto tornò allo ''statu quo''.<ref>[http://www.naviglilive.it/naviglio%20grande%20storia.htm La Grande Storia Dei Navigli Lombardi<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
Stesso esito avevano avuto una decina di anni prima i tentativi di portare sui navigli battelli a vapore che dal Naviglio Grande avrebbero avuto poi il vantaggio di uscire sul Ticino e proseguire sulle rotte del lago Maggiore (progetto della Direzione generale delle Poste). Nel [[1834]] Giuseppe Bruschetti viaggia "a vapore" da Milano ad Abbiategrasso col battello "Elisabetta", ma non ci dice come il battello fosse arrivato a Milano. Tre anni prima era giunto in darsena il piroscafo "Arciduchessa", proveniente da Venezia via Po e naviglio Pavese<ref>[[Naviglio Pavese|4.2 I piroscafi sul naviglio]]</ref>. Il problema però non sta nei battelli, ma nelle sponde dei canali che non reggono le onde generate, e non se ne fa nulla: occorrerebbe mettere mano all'intera struttura. È quello che si fa in altre parti d'Europa, ma da noi non esistono le condizioni e, purtroppo, fino a oggi non si sono presentate mai.
 
Eppure, agli inizi del XIX secolo, il "demone della velocità" aveva contagiato anche le placide alzaie. Nel [[1830]], tale Luigi Delagardette di Cuggiono programmò un servizio di gondole da Turbigo a Milano: le grosse imbarcazioni, parenti di quelle veneziane per il fondo piatto e la prua e la poppa sollevate sopra il pelo dell'acqua, avevano entusiasmato il Custode per lo scarso moto ondoso che causavano: divise in prima e seconda classe, con quattro cavalli all'attiraglio e uno di scorta nelle stazioni intermedie, garantivano andata e ritorno in sette ore, naturalmente a un prezzo più alto.
==La darsena: il porto di Milano==
===Un parcheggio mancato cambia la storia===
 
Anche le poste, dal [[1841]], adottarono questo sistema celere. Prima si levarono alte le lamentele dei barcaioli tradizionali, poi si scatenò la gara ad attaccare alle barche quanti più cavalli si poteva e nel [[1842]] dovette intervenire il Custode, limitando il loro numero a quattro, "affinché dalla gara ora apertasi nelle corse non seguano danni alle opere pubbliche e private del canale". Il servizio venne sospeso, fatto salvo quello postale, e malgrado gli annunci contrari mai più ripreso e tutto tornò allo ''statu quo''.<ref>{{Cita web |url=http://www.naviglilive.it/naviglio%20grande%20storia.htm |titolo=La Grande Storia Dei Navigli Lombardi<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=8 giugno 2010 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090905081902/http://www.naviglilive.it/naviglio%20grande%20storia.htm |dataarchivio=5 settembre 2009 |urlmorto=sì }}</ref>
[[File:Milano darsena 2011 03.jpg|thumb|upright=1.1|Nel 2011, l'unico tratto navigabile della darsena era quello orientale, tra i navigli Grande e Pavese]]
 
Stesso esito avevano avuto una decina di anni prima i tentativi di portare sui navigli battelli a vapore che dal Naviglio Grande avrebbero avuto poi il vantaggio di uscire sul Ticino e proseguire sulle rotte del lago Maggiore (progetto della Direzione generale delle Poste). Nel [[1834]] Giuseppe Bruschetti viaggia "a vapore" da Milano ad Abbiategrasso con il battello "Elisabetta", ma non ci dice come il battello fosse arrivato a Milano. Tre anni prima era giunto in Darsena il piroscafo "Arciduchessa", proveniente da Venezia via Po e naviglio Pavese<ref>[[Naviglio Pavese|4.2 I piroscafi sul naviglio]]</ref>. Il problema però non sta nei battelli, ma nelle sponde dei canali che non reggono le onde generate, e non se ne fa nulla: occorrerebbe mettere mano all'intera struttura.
[[File:Alzaia01.jpg|thumb|left|upright=1.2|L'alzaia all'ingresso in darsena nel 1930]]
 
==La fine degli usi commerciali==
La darsena, come i milanesi l'hanno vista per quattro secoli, era stata voluta e realizzata nel [[1603]] dal governatore spagnolo [[Pedro Enríquez de Acevedo]] conte di Fuentes ([[1525]]-[[1610]]): era addossata alle nuove mura e ne assecondava il perimetro del vertice sudoccidentale e, sotto di esse, un varco consentiva l'accesso alla nuova conca di Viarenna; il bacino era situato, come ora, in parte sulla stessa superficie dove prima esisteva il laghetto di Sant'Eustorgio, la cui localizzazione esatta non è mai stata determinata. Certamente, come la darsena, questo riceveva il Naviglio Grande e dava acqua al naviglio Pavese o, meglio, al suo troncone iniziale ([[1564]]): la foce del primo e l'incile del secondo distano poche decine di metri e non pare possibile che abbiano subito spostamenti.
[[File:Navigliograndenotte.jpg|thumb|Il Naviglio Grande a Milano, di notte.]]
[[File:Milano darsena 2011 07.jpg|thumb|upright=1.1|L'estremità occidentale della darsena. Con i lavori del 2010 è diventata un piccolo bacino a sé stante. Sul fondo la vecchia foce dell'Olona]]
Sono comunque gli ultimi anni di un grande periodo di splendore che non vedrà una nuova alba. Il costo delle merci trasportate è diventato molto alto, e poi sembra oramai che tutto debba andare di fretta, di corsa, persino ''la rènna''. Il traino in risalita è fatto con i trattori, viene costruito anche qualche barcone più grande e più capace, ma non serve a nulla.
 
Così il 31 marzo [[1979]], alle 14 l'ultimo barcone ormeggia alla Darsena, ha lo scafo metallico, è lungo 38 metri e largo cinque, porta la matricola 6L-6043 ed era partito alle 6 del mattino da [[Castelletto (Cuggiono)|Castelletto]] di [[Cuggiono]]<ref>Francesco Ogliari, Milano e i suoi Navigli, Selecta, Pavia, 2009</ref>. Scarica l'ultimo carico di sabbia, 120 tonnellate, l'equivalente di oltre 20 autocarri. Da quel giorno sui Navigli solo l'acqua continuerà a scorrere, ma solo per irrigare i campi.
Nel settembre [[2004]], il comune di Milano concesse l'area della darsena (l'intera porzione a ovest del Naviglio Grande) a un'impresa che doveva realizzare un garage-parcheggio sotterraneo: il terreno era considerato privo di interesse archeologico. Al contrario, all'inizio degli scavi emersero reperti che richiesero l'intervento della sovrintendenza e l'arresto dei lavori: si tratta di fondazioni di mura spagnole e di una piattaforma lignea che è stata attribuita alla pavimentazione dell'originale conca di Viarenna. In mancanza di idonee tecniche di recupero e di notizie più precise, i reperti sono stati reinterrati nelle condizioni di ritrovamento a scopo conservativo e il comune<ref>Il comune ha controdeliberato alla costruzione del parcheggio e dopo una complessa causa è rientrato in possesso dell'area nell'aprile 2010</ref> non ha assunto alcuna decisione<ref>Milano è, Comune di Milano - la darsena torna ai milanesi, 30 aprile 2010</ref>. Questi rinvenimenti all'interno del perimetro della darsena mettono parzialmente in dubbio le modalità con cui il conte di Fuentes fece realizzare la darsena stessa; la ricostruzione storica che anche noi abbiamo riportato nel capoverso precedente, era fino al 2010 l'unica concordemente accettata. Ora non è più così sicura, ma non è stata avanzata nessuna alternativa. E neppure un progetto complessivo di restauro e riqualificazione che, tenendo conto dei ritrovamenti archeologici, riabiliti l'intera area.
 
==Naviglio e tempo libero==
=== Una piccola "oasi naturale" clandestina ===
[[File:Milano, Naviglio Grande 01.jpg|thumb|Il Naviglio presso San Cristoforo in festa.]]
[[File:Milano darsena 2011 06.jpg|thumb|left|upright=1.1|Le fondazioni delle mura spagnole (bastioni) ai cui piedi si adagiava la darsena, risalgono alla fine del XVI secolo]]
===Lo svago===
[[File:Milano darsena 2011 02.jpg|thumb|upright=1.1|Il punto dove, nelle mura, si apriva ''el tombon de Viarenna'' che consentiva il transito dei natanti verso i navigli interni]]
Diverse fotografie del Naviglio degli ultimi decenni del XIX secolo e dei primi del XX sono dedicate a pescatori, bagnanti, barche di gitanti, in una piacevole atmosfera di relax vagamente ''belle époque'', come se le alzaie facessero un po' il verso alle sponde della Senna. I ''falchett''<ref group=N>falchetti, bellimbusti strafottenti (''bauscia'' in milanese)</ref> come gli ''apaches'', le lavandaie al posto delle sartine, i ''trani''<ref group="N">le osterie, così chiamate dal pesante rosso di Trani che vi si mesceva e ''tranat'' era l'ubriacone; servivano anche piatti pronti, ''[[busecc]]'', trippa, con i fagioli o le cotenne, ''cassoeula'', bottaggio di verze, o fritto di rane</ref>, invece dei ''bistrot''. Per decenni ''porta Cicca'' o ''porta Cinesa''<ref group=N>Termini gergali milanesi per Porta Ticinese</ref> restò l'epitome della Milano popolaresca e malandrina, con i suoi personaggi coloriti, le canzonacce sguaiate o stringicuore, le cappellette illuminate su ogni cantonata, gli artigiani e gli artisti dei vicoli e delle corti.
A maggio [[2011]], a cantieri chiusi, fu sistemata la parte nordoccidentale con il vecchio sbocco dell'Olona e la zona della direzione portuale, poi venne innalzato un terrapieno che isolava questo bacino dal resto della darsena tagliandola da sponda a sponda; una tubazione riversava le acque dell'eventuale ''troppo pieno''. Il terrapieno era percorso da una strada pedonale che proseguiva sulla sponda meridionale fino all'ingresso del Naviglio Grande. Cieca per il resto, era collegata col piano stradale da una vecchia scala di servizio. Tutta la sponda opposta, quella settentrionale lungo il viale Gabriele D'Annunzio, rimase cintata e inaccessibile: furono portate alla luce le fondazioni delle mura spagnole (gli ex Bastioni) con il varco che sottopassandole consentiva ai natanti di raggiunger i navigli interni (''Tombon de Viarenna''), mentre furono reinterrati i reperti lignei (possibile pavimentazione di una conca sconosciuta). Il tutto era coperto dalle banchine dove, dai barconi, veniva scaricata la sabbia.
[[File:Darsena di Milano - 2015.jpg|thumb|left|upright=1.1|La nuova darsena inaugurata nell'aprile 2015]]
[[File:Milano darsena 2011 08.jpg|thumb|upright=1.1|Una piccola testimonianza sopravvissuta di quando la darsena era il porto di Milano]]
Per quanto riguarda il bacino vero e proprio, poche dita d'acqua ricoprivano il fondo a nord, mentre sul lato sud si era formata una lunga isola coperta di vegetazione spontanea, rifugio di svariate specie di uccelli e sulle rive abitata da rane e rospi. La parte orientale, l'unica navigabile tra il Naviglio Grande e il Pavese, e che termina con gli scolmatori, fu invece ripulita ma non attrezzata.
Oltre a essere il porto della città, la darsena nel passato era uno snodo idrico di grande importanza: riceveva le acque dell'Olona e quelle che colavano dalla fossa interna e le cedeva al Ticinello, che correva oltre porta Ticinese lungo le mura prima di piegare a sud, e alla Vettabbia. La presa del Ticinello esiste ancora oggi nel punto più orientale della darsena, mentre l'Olona da decenni non vi immette più le sue acque<ref>[[Olona|A Milano: adesso e nel passato]]</ref> sia per rischio idrogeologico (il suo vecchio alveo coperto da tempo non era più sicuro) sia, soprattutto, per scongiurare il pericolo di inquinamento<ref>Notizie fornite da MM-Acque, maggio 2010</ref>. Da un'estremità all'altra, la darsena era lunga 750 metri e larga fino a 25, con una superficie di 17.500 metri quadrati, e la profondità di un metro e mezzo.<ref>Allegati PRG di Milano, 2004</ref>
 
Nel secondo dopoguerra, fino a dopo la metà degli anni cinquanta, Darsena e Naviglio Grande erano al centro del Carnevale Ambrosiano. Da gennaio, tra porta Genova e porta Ticinese si assiepavano baracconi, ottovolanti, autoscontri, giostre e attrazioni di ogni tipo: era la gremitissima e chiassosa "Fiera di porta Genova", punto di arrivo delle tradizionali sfilate dei carri che partivano dal centro, con ''[[Meneghino|el Meneghin]]'' e ''[[Cecca (maschera)|la Cecca]]'', le maschere milanesi, mentre in Darsena approdavano barconi infestonati e illuminati, carichi di folla e di maschere provenienti dai paesi del Magentino e dell'Abbiatense.
===La carta per la stampa del "Corriere"===
 
===Lo sport===
[[File:Navigli interni Milano da via Senato a Fatebenefratelli01.jpg|thumb|upright=1.2|Un barcone carico di bobine di carta per il "Corriere", entra in via Fatebenefratelli.]]
 
Ma non era solo questo: sull'Alzaia e sulla Ripa del Naviglio Grande, oltre ''el pont de fer'' da cui d'estate si tuffavano i ragazzini, si insediarono tre delle più gloriose società sportive della città: la [[Rari nantes]],<ref>FEDERAZIONE: Federazione Italiana Nuoto</ref> la [[Canottieri Olona]]<ref>{{Cita web|url=http://www.canottaggiolombardia.it/ust/gare/cal_9_01_01_olona_115_anni.php|titolo=Canottaggio Lombardia - VECCHIE GLORIE DEL REMO|autore=Ferruccio Calegari|accesso=1º febbraio 2022|urlarchivio=https://archive.is/20120802004243/http://www.canottaggiolombardia.it/ust/gare/cal_9_01_01_olona_115_anni.php|dataarchivio=2 agosto 2012}}</ref> e la [[Canottieri Milano]], nuoto, pallanuoto e remo sono il fulcro dell'attività.
Per secoli, cronache, pittura, incisioni e più tardi fotografia hanno raccontato del via vai dei barconi in darsena; non abbiamo però statistiche precise sui movimenti dei natanti, sulla qualità e quantità delle merci in entrata e in uscita dal porto. Sono dati che si potrebbero pazientemente ricavare dallo studio dei registri e dagli archivi delle diverse amministrazioni<ref>In particolare i registri dei dazi, che furono sempre applicati. Dal [[1931]] si chiamarono [[Imposta di consumo]] (Regio decreto n. 1175) e furono aboliti soltanto con la riforma tributaria del 1974</ref><ref>{{pdf}} [http://toscana.agenziaentrate.it/sites/toscana/files/public/Fisco_scuola/presentazioni/AULLA%20strumenti%20didattici%20AS%202003-2004.pdf Materiale didattico] ''Fisco e Scuola'' dell'Agenzia delle Entrate.</ref> che ebbero in qualche modo giurisdizione sulla navigazione dei navigli dal [[comune medievale]] all'unità d'Italia. Solo nell'Ottocento si cominciano a pubblicare dati più "commerciali": si sa che attorno alla metà del secolo erano più di ottomila all'anno i natanti che entravano e uscivano dalla darsena, di cui duemila circa provenivano dal naviglio Pavese, inaugurato nel 1819,<ref>C. Cattaneo, opera citata: 1903 nel 1842, 2163 nel 1843</ref> che convogliava merci da tutto il bacino del Po e, via Venezia, addirittura dall'oltremare. 350.000 le tonnellate di merci movimentate e Milano è di gran lunga il maggiore porto fluviale in Italia.
Le fortune della darsena continuano anche nel XX secolo: le sponde dei navigli si sono "industrializzate" e gli stabilimenti si approvvigionano di materie prime che vi sono transitate e per la stessa via spediscono i loro manufatti. Ricordiamo, per tutte, la Richard Ginori e le Cartiere Burgo di [[Corsico]], la Molini Certosa e le Cartiere Binda sul naviglio Pavese. Le Cartiere Burgo spediscono le grandi bobine di carta per la stampa del ''Corriere della Sera'' direttamente al laghetto di San Marco dallo stabilimento di Corsico, fino alla copertura della fossa interna [[1929]], e sarà proprio un barcone di questi l'ultimo ad approdare a San Marco.
 
La prima è fondata nel [[1895]] da Giuseppe Cantù, scultore ed eccellente nuotatore; è a Cascina Restocco, prima del Ronchetto del Naviglio, dall'anno della fondazione organizzò il "Cimento invernale" una nuotata nelle gelide acque del naviglio l'ultima domenica di gennaio, poi nel [[1903]] la "maratona natatoria Milano Abbiategrasso". Sempre a Cascina Restocco nel [[Campionati italiani estivi di nuoto 1910|1910]] si sono svolte le gare "nel fiume" dei Campionati italiani di nuoto di quell'anno. Chiuse la propria attività nel secondo dopoguerra dopo aver vinto due scudetti nella pallanuoto.<ref>[[1920]] e [[1932]]</ref>
[[File:MI-Milano-1964-porta-Ticinese-Darsena-del-Naviglio.jpg|thumb|left|upright=1.2|La darsena nel 1964. Nella parte bassa della fotografia vi è l'[[Edicola Radetzky]]]]
[[File:Navigli di Milano Naviglio Grande03.jpg|thumb|left|Gita in barca alla fine del XIX secolo.]]
Prima e durante la [[seconda guerra mondiale]] i navigli, soprattutto quello Grande, registrano un ulteriore incremento dei traffici: fino al [[1941]] per l'[[autarchia]] e la penuria di carburanti, poi è l'aviazione degli Alleati che colpisce le vie di comunicazione terrestri, e la navigazione fluviale si presenta come una valida alternativa per movimentare le merci. Anche gli anni che seguono la fine del conflitto vedono i navigli funzionare con grande vitalità: nel [[1953]] la darsena di Porta Ticinese è al tredicesimo posto nella classifica dei porti nazionali per ricevimento merci<ref>dalle "Vie d'Italia", TCI, 1954</ref>. È un dato che va comunque interpretato: sono gli anni della frenetica ricostruzione postbellica e i barconi trasportano soprattutto sabbia e questa ha un "grande peso" sul tonnellaggio sbarcato.
[[File:Navigli di Milano Naviglio Grande04.jpg|thumb|Seguitissima gara di nuoto attorno al 1920 a cui partecipò il campione [[Emilio Polli]]]]
 
Più verso il centro, e sull'altra sponda, vicino a San Cristoforo, la [[Società Canottieri Milano]] fondata il 15 ottobre 1890 da soci scissionisti di un'altra grande società sportiva milanese, la [[Pro Patria]]: collezionò varie partecipazioni olimpiche, storiche quelle del Campione [[Emilio Polli]], appartenente alla prima leggendaria generazione di nuotatori italiani, e vinse tre titoli nazionali nel basket femminile.<ref>[[1933]], [[1934]] e [[1935]]</ref> È ancora attiva. I suoi armi si incontravano spesso sul naviglio con quelli della [[Canottieri Olona]], la più titolata delle tre società.
I silos per la sabbia non bastano più e le gru a benna scaricano direttamente sulla sponda, su dune che si alzano fino ai secondi piani delle case che le fronteggiano sull'altro lato della strada: sono i "sabbioni" che diventano un luogo e un aspetto caratteristico della città. All'estremità nordorientale del bacino c'è una grande spianata dove si incolonnano gli autocarri in attesa, vi passa sotto l'Olona e non è raro scorgervi in sosta automobili con la targa MM (Marina Militare). Nel vecchio casello di porta Genova, che oggi ospita un noto ristorante, ha sede un ufficio della Marina con funzioni di sorveglianza e Capitaneria.
 
Fondata il 3 marzo [[1894]] da ex soci della "Milano"<ref>{{Cita web |url=http://milano.blogosfere.it/2010/02/canottieri-milano-e-canottieri-olona-come-oxford-e-cambridge.html |titolo=Società Canottieri Milano e Canottieri Olona come Oxford e Cambridge… - Milano 2.0<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=8 giugno 2010 |dataarchivio=21 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221180627/http://milano.blogosfere.it/2010/02/canottieri-milano-e-canottieri-olona-come-oxford-e-cambridge.html |urlmorto=sì }}</ref> da Carlo Romussi, un giornalista radicale direttore del ''Secolo'' e molto attivo nella vita politica milanese, vinse il campionato nazionale di pallanuoto nel [[1937]] e nel [[1947]] ed ebbe tre componenti della propria squadra campioni olimpici a Londra l'anno successivo: Bulgarelli, Maioni e [[Cesare Rubini]], icona dello sport milanese, capace di vincere, nello stesso anno, il titolo di pallanuoto e di pallacanestro<ref>[[Olimpia Milano]]</ref>. Nella sezione tennis furono soci [[Sergio Tacchini]], [[Lea Pericoli]], [[Giordano Maioli]] e [[Nicola Pietrangeli]] con i quali la società guadagnò vari titoli nazionali e internazionali. Dal 2009 ha raccolto il testimone del "cimento invernale" che ha trasformato in una gara sui 150 metri.
==La fine degli usi commerciali==
[[File:Navigliograndenotte.jpg|thumb|upright=1.2|Il Naviglio Grande a Milano, di notte.]]
Sono comunque gli ultimi anni di un grande periodo di splendore che non vedrà una nuova alba. Il costo delle merci trasportate è diventato molto alto, e poi sembra oramai che tutto debba andare di fretta, di corsa, persino ''la rènna''. Il traino in risalita è fatto coi trattori, viene costruito anche qualche barcone più grande e più capace, ma non serve a nulla. Così il 31 marzo [[1979]], alle 14 l'ultimo barcone ormeggia alla darsena, ha lo scafo metallico, è lungo 38 metri e largo cinque, porta la matricola 6L-6043 ed era partito alle 6 del mattino da [[Castelletto (Cuggiono)|Castelletto]] di [[Cuggiono]]<ref>Francesco Ogliari, Milano e i suoi Navigli, Selecta, Pavia, 2009</ref>. Scarica l'ultimo carico di sabbia, 120 tonnellate, l'equivalente di oltre 20 autocarri. Da quel giorno sui Navigli solo l'acqua continuerà a scorrere, ma solo per irrigare i campi.
36 anni dopo il 7 maggio 2015 grazie al restauro voluto dall'Associazione [http://www.naviglilive.it Navigli Live "Vivere i Navigli"] l'ultimo Barcun è tornato in Darsena, a testimonianza del porto e delle vie d'acqua quali principali corridoi commerciali a servizio di Milano.
La dimensione di questa imbarcazione (circa 150 m² di superficie utile) consente di allestire un suggestivo spazio sull'acqua in grado di ospitare funzioni espositive, culturali, didattiche e promozionali con il coinvolgimento di cittadini, Associazioni, Istituzioni e in particolare del Comune di Milano, nonché tramite partnership con soggetti privati, con l'obiettivo di coniugare le differenti matrici e potenzialità del Sistema Navigli, in un'unica “icona” storica che ne sintetizzi i possibili e molteplici usi e riusi.
 
Nel primo tratto milanese, l'alzaia è percorsa dal traffico ordinario e così la pista ciclabile per il Ticino può cominciare solo da San Cristoforo<ref>[http://www.provincia.milano.it/pianificazione_territoriale/MiBici/itinerari_cicloturistici/In_bici_sui_canali/naviglio_grande.html Sito] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110129021358/http://www.provincia.milano.it/pianificazione_territoriale/MiBici/itinerari_cicloturistici/In_bici_sui_canali/naviglio_grande.html |data=29 gennaio 2011 }} della Provincia di Milano</ref>. È comoda, asfaltata, attraversa luoghi di grande interesse sia paesaggistico sia culturale ed è percorribile da ciclisti di ogni livello, ma non ha i parapetti di protezione sull'intero percorso e dal marzo 2010 era stata dichiarata parzialmente inagibile<ref>''[http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_marzo_2/fagnani-chiusa-pista-ciclabile-naviglio-1602580226444.shtml Chiusa la pista ciclabile del Naviglio]'' di Giovanna M. Fagnani, da Il Corriere della Sera del 2 marzo 2010.</ref> per circa due anni.
==Naviglio e tempo libero==
[[File:Milano, Naviglio Grande 01.jpg|thumb|Il Naviglio presso San Cristoforo in festa.]]
===Lo svago===
Diverse fotografie del Naviglio degli ultimi decenni del XIX secolo e dei primi del XX sono dedicate a pescatori, bagnanti, barche di gitanti, in una piacevole atmosfera di relax vagamente ''belle époque'', come se le alzaie facessero un po' il verso alle sponde della Senna. I ''falchett''<ref>falchetti, bellimbusti strafottenti (''bauscia'' in milanese)</ref> come gli ''apaches'', le lavandaie al posto delle sartine, i ''trani''<ref>le osterie, così chiamate dal pesante rosso di Trani che vi si mesceva e ''tranat'' era l'ubriacone; servivano anche piatti pronti, ''[[busecc]]'', trippa, coi fagioli o le cotenne, ''cassoeula'', bottaggio di verze, o fritto di rane</ref>, invece dei ''bistrot''. Per decenni ''porta Cicca'' o ''porta Cinesa''<ref>Termini gergali milanesi per Porta Ticinese</ref> restò l'epitome della Milano popolaresca e malandrina, coi suoi personaggi coloriti, le canzonacce sguaiate o stringicuore, le cappellette illuminate su ogni cantonata, gli artigiani e gli artisti dei vicoli e delle corti. Nel secondo dopoguerra, fino a dopo la metà degli anni cinquanta, darsena e Naviglio Grande erano al centro del Carnevale Ambrosiano. Da gennaio, tra porta Genova e porta Ticinese si assiepavano baracconi, ottovolanti, autoscontri, giostre e attrazioni di ogni tipo: era la gremitissima e chiassosa "Fiera di porta Genova", punto di arrivo delle tradizionali sfilate dei carri che partivano dal centro, con ''el Meneghin'' e ''la Cecca'', le maschere milanesi, mentre in darsena approdavano barconi infestonati e illuminati, carichi di folla e di maschere provenienti dai paesi del Magentino e dell'Abbiatense.[[File:Navigli di Milano Naviglio Grande03.jpg|thumb|left|upright=1.2|Gita in barca alla fine del XIX secolo.]]
 
Gli sport dell'acqua e del remo si possono praticare in numerose strutture sia a Milano, dove sopravvivono due delle tre associazioni ricordate, sia in varie località lungo il percorso. Da Abbiategrasso all'incile, il Naviglio Grande è inserito nel territorio del Parco del Ticino<ref>[http://www.parcoticino.it/vivere-il-parco/27_visitare-il-parco.html Parco del Ticino<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100204104206/http://www.parcoticino.it/vivere-il-parco/27_visitare-il-parco.html |data=4 febbraio 2010 }}</ref> e ciò offre ai visitatori altre numerose occasioni di interesse.
===Lo sport===
[[File:Navigli di Milano Naviglio Grande04.jpg|thumb|upright=1.2|Seguitissima gara di nuoto attorno al 1920 a cui partecipò il campione [[Emilio Polli]]]]
 
===La musica===
Ma non era solo questo: sull'Alzaia e sulla Ripa del Naviglio Grande, oltre ''el pont de fer'' da cui d'estate si tuffavano i ragazzini, si insediarono tre delle più gloriose società sportive della città: la [[Rari nantes]],<ref>FEDERAZIONE: Federazione Italiana Nuoto</ref> la Canottieri Olona<ref>[http://www.canottaggiolombardia.it/ust/gare/cal_9_01_01_olona_115_anni.php ::: Canottaggio Lombardia | Canottaggio allo stato puro :::<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> e la [[Canottieri Milano]], nuoto, pallanuoto e remo sono il fulcro dell'attività. La prima è fondata nel [[1895]] da Giuseppe Cantù, scultore ed eccellente nuotatore; è a Cascina Restocco, prima del Ronchetto del Naviglio, dall'anno della fondazione organizzò il "Cimento invernale" una nuotata nelle gelide acque del naviglio l'ultima domenica di gennaio, poi nel [[1903]] la "maratona natatoria Milano Abbiategrasso". Sempre a Cascina Restocco nel [[Campionati italiani estivi di nuoto 1910|1910]] si sono svolte le gare "nel fiume" dei Campionati italiani di nuoto di quell'anno. Chiuse la propria attività nel secondo dopoguerra dopo aver vinto due scudetti nella pallanuoto.<ref>[[1920]] e [[1932]]</ref>
[[File:The Naviglio Grande in Milan - 03 - during fiera NavigaMi boat Show - salone nautico NavigaMi.JPG|thumb|Il Naviglio Grande durante il salone nautico ''NavigaMi'']]
[[File:Naviglio Grande, Milan, Italy.jpg|thumb|L'imbarcadero turistico sul Naviglio Grande]]
 
A partire dagli anni cinquanta del XX secolo, Milano divenne una delle capitali europee del [[jazz]] ed era tappa obbligata delle ''tournée'' di tutti i grandi esecutori, che si esibivano nei teatri<ref>[http://www.aboutmilan.com/it/teatri-e-musica-a-milano.html Teatri e Musica a Milano<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> (Nuovo, Lirico e Piccolo teatro soprattutto). Brera era il quartiere dei locali dove suonavano le nostre quotatissime ''Band''.
Più verso il centro, e sull'altra sponda, vicino a San Cristoforo, la [[Società Canottieri Milano]] fondata il 15 ottobre 1890 da soci scissionisti di un'altra grande società sportiva milanese, la [[Pro Patria]]: collezionò varie partecipazioni olimpiche, storiche quelle del Campione [[Emilio Polli]], appartenente alla prima leggendaria generazione di nuotatori italiani, e vinse tre titoli nazionali nel basket femminile.<ref>[[1933]], [[1934]] e [[1935]]</ref> È ancora attiva. I suoi armi si incontravano spesso sul naviglio con quelli della Canottieri Olona, la più titolata delle tre società. Fondata il 3 marzo [[1894]] da ex soci della "Milano"<ref>[http://milano.blogosfere.it/2010/02/canottieri-milano-e-canottieri-olona-come-oxford-e-cambridge.html [[Società Canottieri Milano]] e Canottieri Olona come Oxford e Cambridge… - Milano 2.0<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> da Carlo Romussi, un giornalista radicale direttore del ''Secolo'' e molto attivo nella vita politica milanese, vinse il campionato nazionale di pallanuoto nel [[1937]] e nel [[1947]] ed ebbe tre componenti della propria squadra campioni olimpici a Londra l'anno successivo: Bulgarelli, Maioni e [[Cesare Rubini]], icona dello sport milanese, capace di vincere, nello stesso anno, il titolo di pallanuoto e di pallacanestro<ref>[[Olimpia Milano]]</ref>. Nella sezione tennis furono soci [[Sergio Tacchini]], [[Lea Pericoli]], [[Giordano Maioli]] e [[Nicola Pietrangeli]] coi quali la società guadagnò vari titoli nazionali e internazionali. Dal 2009 ha raccolto il testimone del "cimento invernale" che ha trasformato in una gara sui 150 metri.
 
Nel 1969, però, accadde un fatto straordinario: Giorgio Vanni<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1995/maggio/06/jazz_piange_Vanni_anima_del_co_0_9505066990.shtml Il jazz piange Vanni, anima del Capolinea<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, un buon batterista che aveva spesso suonato con gli americani, decise di aprire un jazz-club sul Naviglio Grande, in una vecchia cascina in fondo a via Lodovico il Moro, dopo Piazza Negrelli dove il tram numero 19 terminava il suo percorso. Lo chiamò [[Capolinea (locale jazz)|Capolinea]] e il locale divenne in pochissimo tempo un riferimento mondiale per i grandi jazzisti, ponendosi sul piano del [[Blue Note]] o del Caveau de la Huchette<ref>{{collegamento interrotto|1=http://www.caveaudelahuchette |data=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}. Fr /</ref>.
Nel primo tratto milanese, l'alzaia è percorsa dal traffico ordinario e così la pista ciclabile per il Ticino può cominciare solo da San Cristoforo<ref>[http://www.provincia.milano.it/pianificazione_territoriale/MiBici/itinerari_cicloturistici/In_bici_sui_canali/naviglio_grande.html Sito] della Provincia di Milano</ref>. È comoda, asfaltata, attraversa luoghi di grande interesse sia paesaggistico sia culturale ed è percorribile da ciclisti di ogni livello, ma non ha i parapetti di protezione sull'intero percorso e dal marzo 2010 è stata dichiarata parzialmente inagibile.<ref>''[http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_marzo_2/fagnani-chiusa-pista-ciclabile-naviglio-1602580226444.shtml Chiusa la pista ciclabile del Naviglio]'' di Giovanna M. Fagnani, da Il Corriere della Sera del 2 marzo 2010.</ref> Gli sport dell'acqua e del remo si possono praticare in numerose strutture sia a Milano, dove sopravvivono due delle tre associazioni ricordate, sia in varie località lungo il percorso. Da Abbiategrasso all'incile, il Naviglio Grande è inserito nel territorio del Parco del Ticino<ref>[http://www.parcoticino.it/vivere-il-parco/27_visitare-il-parco.html Parco del Ticino<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> e ciò offre ai visitatori altre numerose occasioni di interesse.
 
All'inizio, furono [[Joe Venuti]] e [[Tony Scott (musicista)|Tony Scott]], amici di Vanni, a portarvi i colleghi ancora più famosi, poi non vi fu solista o ''band'' che non vi suonasse. Famose e irripetibili le [[jam session]] notturne, con i musicisti che si ritrovavano in formazioni spontanee, non preordinate e che spesso suonavano fino a mattino. Le ''performance'' più straordinarie spesso non hanno avuto altre testimonianze che quelle della memoria e la documentazione è limitata o inesistente.
===La musica===
A partire dagli anni del 1950, Milano divenne una delle capitali europee del [[jazz]] ed era tappa obbligata delle ''tournée'' di tutti i grandi esecutori, che si esibivano nei teatri<ref>[http://www.aboutmilan.com/it/teatri-e-musica-a-milano.html Teatri e Musica a Milano<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> (Nuovo, Lirico e Piccolo teatro soprattutto). Brera era il quartiere dei locali dove suonavano le nostre quotatissime ''Bands''. Nel 1969, però, accadde un fatto straordinario: Giorgio Vanni<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1995/maggio/06/jazz_piange_Vanni_anima_del_co_0_9505066990.shtml Il jazz piange Vanni, anima del Capolinea<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, un buon batterista che aveva spesso suonato con gli americani, decise di aprire un jazz-club sul Naviglio Grande, in una vecchia cascina in fondo a via Lodovico il Moro, dopo Piazza Negrelli dove il tram numero 19 terminava il suo percorso. Lo chiamò [[Capolinea (Jazz Club)|Capolinea]] e il locale divenne in pochissimo tempo un riferimento mondiale per i grandi jazzisti, ponendosi sul piano del [[Blue Note]] o del Caveau de la Huchette<ref>http://www.caveaudelahuchette. Fr /</ref>. All'inizio, furono [[Joe Venuti]] e [[Tony Scott (musicista)|Tony Scott]], amici di Vanni, a portarvi i colleghi ancora più famosi, poi non vi fu solista o ''band'' che non vi suonasse. Famose e irripetibili le [[jam session]] notturne, coi musicisti che si ritrovavano in formazioni spontanee, non preordinate e che spesso suonavano fino a mattino. Le ''performance'' più straordinarie spesso non hanno avuto altre testimonianze che quelle della memoria e la documentazione è limitata o inesistente.
 
==Il presente e il futuro==
{{vedi anche|Servizio di navigazione del Naviglio Grande}}
[[File:The Naviglio Grande in Milan - 03 - during fiera NavigaMi boat Show - salone nautico NavigaMi.JPG|thumb|Il Naviglio Grande durante il salone nautico ''NavigaMi'']]
[[File:Casa di ringhiera, Naviglio Grande, Milano I.jpg|miniatura|Una [[casa di ringhiera]] oggi, sul Naviglio Grande a [[Milano]]]]
Solo negli anni recenti un programma regionale per la valorizzazione dei Navigli lombardi ha consentito il recupero (in parte finanziato dalla stessa Regione Lombardia) di numerosi edifici storici nei comuni attraversati dal Naviglio Grande, nonché degli approdi e delle sponde dello stesso. La regione, nel [[1993]] dopo le opportune consultazioni, aveva licenziato un documento, il Master Plan Navigli,<ref name="naviglilive.it">[http://www.naviglilive.it/documento%20Master%20plan%20Navigli.html MASTER PLAN NAVIGLI - Le Competenze<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> entro il quale aveva scelto di mantenere i propri interventi. Attorno a quello che oggi è diventato "la Bibbia" per il recupero dei navigli, ha preso consistenza la Navigli s.c.a.r.l.<ref>https://www.halleyweb.com/c015016/include/mostra_foto_allegato.php?servizio_egov=sa&idtesto=219&node=6</ref>, una società consortile che raggruppa la regione, i comuni di Milano e Pavia, le relative provincie e camere di commercio, il consorzio Villoresi<ref>[http://www.etvilloresi.it/ Est Ticino Villoresi<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> e quarantotto dei cinquantuno comuni rivieraschi. Con la società consortile collaborano, con ottima intesa, anche soggetti non consorziabili, quali per esempio l'Istituto per i Navigli-Associazione Amici dei Navigli<ref>[http://www.amicideinavigli.it/ ::Associazione Amici dei Navigli::<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> animata da Empio Malara, e [http://www.naviglilive.it Associazione P.A.N. NavigliLive - "Vivere Navigli Club"] - che si pone come obbiettivo la realizzazione di tutte le linee guida per le opere e le azioni che si vogliono effettuare nell'interesse della massima valorizzazione dei Navigli di Milano e Lombardi, il MASTER PLAN NAVIGLI. Da qui deriva anche lo stesso nome P.A.N., acronimo di: Programma Azione Navigli<ref>[http://www.naviglilive.it/LA-VERA-FORZA-DEI-NAVIGLI.html La Vera Forza Dei Navigli<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> sempre in prima linea nella "cultura del recupero". Si è trattato di un consistente progresso nell'affrontare i problemi posti dalle molteplici competenze territoriali e amministrative, spesso più polverizzate che frammentate. Nel [[2010]] la s.c.a.r.l. sembra avviata anche a un riconoscimento ''de jure'' del ruolo di coordinatore unico degli interventi. Nel frattempo, lavora assiduamente ai progetti pratici, quali l'organizzazione della navigazione turistica, la promozione, la didattica e i contatti con le diverse entità e associazioni locali interessate allo sviluppo dei navigli.
Solo negli anni recenti un programma regionale per la valorizzazione dei Navigli lombardi ha consentito il recupero (in parte finanziato dalla stessa Regione Lombardia) di numerosi edifici storici nei comuni attraversati dal Naviglio Grande, nonché degli approdi e delle sponde dello stesso. La regione, nel [[1993]] dopo le opportune consultazioni, aveva licenziato un documento, il Master Plan Navigli,<ref name="naviglilive.it">{{Cita web |url=http://www.naviglilive.it/documento%20Master%20plan%20Navigli.html |titolo=MASTER PLAN NAVIGLI - Le Competenze<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=8 giugno 2010 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090331141030/http://www.naviglilive.it/documento%20Master%20plan%20Navigli.html |dataarchivio=31 marzo 2009 |urlmorto=sì }}</ref> entro il quale aveva scelto di mantenere i propri interventi. Attorno a quello che oggi è diventato "la Bibbia" per il recupero dei navigli, ha preso consistenza la Navigli s.c.a r.l.<ref>https://www.halleyweb.com/c015016/include/mostra_foto_allegato.php?servizio_egov=sa&idtesto=219&node=6</ref>, una società consortile che raggruppa la regione, i comuni di Milano e Pavia, le relative provincie e camere di commercio, il consorzio Villoresi<ref>[http://www.etvilloresi.it/ Est Ticino Villoresi<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> e quarantotto dei cinquantuno comuni rivieraschi.
 
Si è trattato di un consistente progresso nell'affrontare i problemi posti dalle molteplici competenze territoriali e amministrative, spesso più polverizzate che frammentate. Dal [[2003]] è attivo il [[servizio di navigazione del Naviglio Grande]], i cui percorsi si articolano su [[Battello|battelli]] di carattere prevalentemente [[Turismo|turistico]] che non sono integrati nel sistema tariffario di trasporti pubblici locali. Nel [[2010]] la s.c.a r.l. sembra avviata anche a un riconoscimento ''[[de jure]]'' del ruolo di coordinatore unico degli interventi. Nel frattempo, lavora assiduamente ai progetti pratici, quali l'organizzazione della navigazione turistica, la promozione, la didattica e i contatti con le diverse entità e associazioni locali interessate allo sviluppo dei navigli.
Nell'ambito dell'[[Expo 2015]]<ref name="vivereinavigli.it">[http://www.vivereinavigli.it/ www.vivereinavigli.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, i navigli possono giocare un formidabile ruolo di attrattiva turistica e culturale per cui è naturale che attorno al loro recupero e valorizazione vi siano numerosi progetti, curati in particolare dalle università cittadine: il più noto è quello del professor Antonello Boatti, che prevede una "riapertura" della Martesana e della Cerchia con una serie di fontane, fontane-canali e bacini tra il verde: non un ripristino dunque, ma una riambientazione della città com'era. L'amministrazione comunale (giugno [[2010]]) non ha ancora deliberato in merito, ma si sa che acqua e canali entrano nel progetto globale per l'Expo.<ref name="naviglilive.it"/>
[[File:Navigli di Milano Naviglio Grande02.jpg|thumb|L'imbarcadero turistico sul Naviglio Grande]]
 
Sulle rive del Naviglio Grande e di quello Pavese, pedonalizzate, ogni sera si accende la ''movida'' milanese: ristoranti (magari su un vecchio barcone ormeggiato e trasformato), bar, pub e osterie, locali notturni attirano migliaia di persone. Il quartiere ha due facce, quella notturna e quella diurna ed è ancora ricco di studi di artisti, di botteghe artigiane, di angoli pittoreschi e di cappellette illuminate sulle cantonate. Ogni estate si moltiplicano le occasioni di incontro, le mostre, le feste popolari per un pubblico più familiare<ref name="vivereinavigli.it">[http://www.vivereinavigli.it/ www.vivereinavigli.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Dall'alzaia ci si può anche imbarcare<ref>[http://www.naviglilombardi.it/pubblicazioni/focus/focus_dettaglio.asp?ID_M=106&ID=87 Sito Navigli lombardi<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100218143406/http://www.naviglilombardi.it/pubblicazioni/focus/focus_dettaglio.asp?ID_M=106&ID=87 |data=18 febbraio 2010 }}</ref> per godersi il Naviglio dall'acqua. Navigando, può poi capitare di imbattersi in uno dei molti eventi che le località rivierasche organizzano con assiduità, perché il risveglio del Naviglio Grande non è un fatto circoscritto solo a Milano.<ref>[http://www.consorzionavigli.it/index.php?NDA3NDA0OA== Consorzio dei Comuni dei Navigli - Turismo - Terre vicine<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
Sulle rive del Naviglio Grande e di quello Pavese, pedonalizzate, ogni sera si accende la ''movida'' milanese: ristoranti (magari su un vecchio barcone ormeggiato e trasformato), bar, pub e osterie, locali notturni attirano migliaia di persone rumorose e invadenti. Una trasformazione che non piace a tutti e le proteste dei residenti per rumori, affollamento e
disturbo della quiete pubblica sono frequenti. Il quartiere ha due facce, quella notturna e quella diurna ed è ancora ricco di studi di artisti, di botteghe artigiane, di angoli pittoreschi e di cappellette illuminate sulle cantonate. Ogni estate si moltiplicano le occasioni di incontro, le mostre, le feste popolari per un pubblico più familiare<ref name="vivereinavigli.it"/>. Dall'alzaia ci si può anche imbarcare<ref>[http://www.naviglilombardi.it/pubblicazioni/focus/focus_dettaglio.asp?ID_M=106&ID=87 Sito Navigli lombardi<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> per godersi il Naviglio dall'acqua. Navigando, può poi capitare di imbattersi in uno dei molti eventi che le località rivierasche organizzano con assiduità, perché il risveglio del Naviglio Grande non è un fatto circoscritto solo a Milano.<ref>[http://www.consorzionavigli.it/index.php?NDA3NDA0OA== Consorzio dei Comuni dei Navigli - Turismo - Terre vicine<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
Il 26 aprile [[2015]], sul Naviglio Grande, è stata inaugurata la nuova [[Darsena (Milano)|Darsena]] che è tornata navigabile dopo 18 mesi di lavori costati 20 milioni di euro. L'inaugurazione è avvenuta in presenza del sindaco [[Giuliano Pisapia]], insieme all'adamministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala.<ref>[http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/04/26/news/milano_pisapia_inaugura_la_darsena_restaurata_e_festa_per_tutta_la_giornata-112877631/ Milano, Pisapia inaugura la Darsena restaurata: "Oggi è un giorno da ricordare" - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> I lavori di ristrutturazione, hanno riguardato la ricostruzione degli argini su viale D'Annunzio e la realizzazione delle bitte per far attraccare le imbarcazioni. Inoltre, sono state realizzate anche due passeggiate ciclopedonali che costeggiano l'acqua, di cui una tra via D'Annunzio e viale Gorizia (lunga 35 metri e con un ascensore per portare i disabili dal piano strada al piano sopraelevato) e un ponte più corto sulla Conca di Viarenna, già all'interno del perimetro di piazza XXIV Maggio, poi, dopo 80 ottant'anni, è tornato all'aperto il Ticinello.
 
==Galleria d'immaginiNote ==
===Le vicendeEsplicative della Darsena===
<references group=N/>
<gallery>File:Navigli di Milano Darsena 1880001.jpg|La darsena (1880) con ancora i bastioni spagnoli
File:Navigli di Milano Darsena 1900002.jpg|Nel 1900, dei bastioni resta soltanto la base
File:Emilio Biotti Champion.jpg|La leggenda storica del nuoto italiano [[Emilio Polli]]
File:Navigli di Milano Darsena 1920003.jpg|Abbattuti completamente i bastioni, resta il passaggio per la conca (1920)
File:Navigli di Milano Darsena 1954004.jpg|Nel 1954, non vi è più traccia del collegamento alla conca
File:Milanonaviglidarsena01.jpg|Quanto è rimasto nel 2010, in attesa dei restauri
 
=== Bibliografiche ===
</gallery>
{{Note strette}}
 
==NoteBibliografia==
<references/>
 
* ''Delle antichità longobardico-milanesi'', illustrate con dissertazioni dai monaci della Congregazione cisterciese di Lombardia, Imperial Monisterio di S. Ambrogio Maggiore, Milano 1792 (da Google libri)
==Bibliografia==
* ''Delle antichità longobardico-milanesi'', illustrate con dissertazionidai monaci della Congregazione cisterciese di Lombardia, Imperial Monisterio di S. Ambrogio Maggiore, Milano 1792 (da Google libri)
* Giuseppe Bruschetti, ''Istoria dei progetti e delle opere per la navigazione interna del Milanese'', 1824 (da Google libri)
* Carlo Cattaneo, Notizie naturali e civili su la Lombardia, coicon i tipi di Giuseppe Bernardoni di Giovanni, Milano, 1844 (da Google libri)
* ''Scritti di Carlo Cattaneo'', Sansoni Editore, Firenze, 1957
* Ernesto Brivio e Angelo Maj, ''Il Duomo di Milano nella storia e nell'arte'', Provincia di Milano, 1977
Riga 221 ⟶ 219:
* Autori vari, ''Il mistero di una cattedrale'', Edizioni Paoline, Milano, 1986
* Giorgio Bocca ed Enzo Pifferi, ''Il Duomo, Milano Anno Domini 1386'', Editrice E.P.I., Como, 1986
* {{Cita libro|autore=Enzo Pifferi|autore2=Laura Tettamanzi|autore3=Emilio Magni|titolo=da milano lungo i navigli|annooriginale=1987|editore=Editrice E.P.I.|città=Como|cid=Pifferi}}
* J.Shell, L. Castelfranchi (a c.), ''Giovanni Antonio Amadeo. Scultura e architettura del suo tempo'', Cisalpino, Milano 1993.
* ''Enciclopedia di Milano'' Franco Maria Ricci Editore, Milano 1997
Riga 229 ⟶ 228:
 
==Voci correlate==
{{MultiCol}}
* [[Naviglio della Martesana]]
* [[Naviglio Pavese]]
* [[Naviglio di Bereguardo]]
* [[Navigli (Milano)]]
* [[ConcaIdrografia di ViarennaMilano]]
* [[Idrografia milanese]]
* [[Parco naturale lombardo della Valle del Ticino]]
* [[Servizio di navigazione del Naviglio Grande]]
* [[Bernate Ticino]]
* [[Boffalora sopra Ticino]]
* [[Società Canottieri Milano]]
* [[Lago Maggiore]]
* [[Olona]]
* [[Lonate Pozzolo]]
* [[Castano Primo]]
{{ColBreak}}
* [[Robecchetto con Induno]]
* [[Sesto Calende]]
* [[Tornavento]]
* [[Turbigo]]
* [[Cuggiono]]
* [[Magenta (Italia)]]
* [[Robecco sul Naviglio]]
* [[Cassinetta di Lugagnano]]
{{ColBreak}}
* [[Abbiategrasso]]
* [[Albairate]]
* [[Vermezzo]]
* [[Gaggiano]]
* [[Trezzano sul Naviglio]]
* [[Buccinasco]]
* [[Cesano Boscone]]
* [[Corsico]]
* [[Emilio Polli]]
{{EndMultiCol}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Naviglio Grande|preposizione=sul}}
 
==Collegamenti esterni==
* {{cita web | 1 = http://www.naviglilive.it/ | 2 = Associazione Navigli Live - Vivere i Navigli Club | accesso = 20 maggio 2010 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20070912132322/http://www.naviglilive.it/ | dataarchivio = 12 settembre 2007 | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.consorzionavigli.it|Consorzio navigli lombardi}}
* {{cita web|http://www.amicideinavigli.org/|L'Associazione Amici dei Navigli/Istituto per i Navigli}}
* {{cita web|http://www.naviglilombardi.it|Navigli lombardi}}
* {{cita web | 1 = http://www.capolinea.altervista.org/photo.htm/ | 2 = Fotografie di musicisti al Capolinea | accesso = 30 settembre 2014 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160305121929/http://www.capolinea.altervista.org/photo.htm | dataarchivio = 5 marzo 2016 | urlmorto = sì }}
* {{cita web|autore=Davide Casaroli|https://www.politesi.polimi.it/bitstream/10589/9744/1/2010_10_Casaroli.pdf|I Nuovi Navigli. Cammino tra storia, presente, ed un ipotetico futuro di Milano città d'acqua|editore=Politecnico di Milano}}
 
{{portale|Altomilanese|ingegneria|Idrografia di Milano}}
{{portale|ingegneria|Lombardia|Milano}}
 
[[Categoria:Canali artificialiNavigli di Milano|Grande, Naviglio]]
[[Categoria:Canali artificiali della città metropolitana di Milano]]
[[Categoria:Canali artificiali della provincia di Varese]]