Alpini: differenze tra le versioni
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| Nome = Alpini
| Immagine
| Didascalia = Alpini durante l'operazione ISAF
| Categoria = esercito
| Attivo = 15 ottobre [[1872]] - oggi
| Nazione = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<br />{{Bandiera|ITA}} [[Repubblica Sociale Italiana]]<br />{{Bandiera|ITA}} [[Italia]]
| Servizio = {{simbolo|
| Tipo = [[
| Descrizione_ruolo =
| Ruolo =
| Dimensione =
| Descrizione_guarnigione = [[Comando truppe alpine]]
| Guarnigione = [[Bolzano]]
| Descrizione_equipaggiamento =
| Equipaggiamento =
| Soprannome = "Le Penne nere"
| Patrono = [[San Maurizio|San Maurizio martire]]
| Motto = "Di qui non si passa"
| Descrizione_colori =
| Colori = Verde
| Marcia =
| Mascotte =
| Battaglie = [[Guerra di Abissinia]]<br />[[Ribellione dei Boxer]]<br />[[Guerra italo-turca]]<br />[[Prima guerra mondiale]]<br />[[Guerra d'Etiopia]]<br />[[Invasione italiana dell'Albania|Invasione dell'Albania]]<br />[[Seconda guerra mondiale]]<br />[[Guerra in Afghanistan (2001-
| Peacekeeping =
| Anniversari = 15 ottobre 1872 (fondazione)
| Decorazioni = 10 [[Ordine militare d'Italia|Croci di cavaliere all'O.M.I.]]<br />10 [[Ricompense al valor militare|MOVM]]<br />30 [[Ricompense al valor militare|MAVM]]<br />8 [[Ricompense al valor militare|MBVM]]<br />1 [[Croce di guerra al valor militare]]<br />3 [[Ricompense al valor militare|Medaglie di bronzo al valore dell'esercito]]<br />1 [[Valor civile|Medaglia d'oro al valor civile]]<br />1 [[Valor civile|Medaglia d'argento al valor civile]]<br />1 [[Valor civile|Medaglia di bronzo al valor civile]]<br />1 [[Croce al merito dell'Esercito|Croce d'oro al merito dell'Esercito]]<br />1 [[Croce al merito dell'Esercito|Croce d'argento al merito dell'Esercito]]<br />6 [[Medaglie, decorazioni e ordini cavallereschi italiani#Medaglie e croci di benemerenza e commemorative|Medaglie d'argento di benemerenza]]<br />4 [[Medaglie, decorazioni e ordini cavallereschi italiani#Croce Rossa Italiana|medaglie di bronzo al merito della Croce Rossa Italiana]]
| Onori_di_battaglia =
| Sito_internet =
| Descrizione_struttura_di_comando =
| Struttura_di_comando =
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| Comandanti_degni_di_nota =
| Descrizione_simbolo = Fregio
| Simbolo = [[File:Fregio alpini (per personale in servizio permanente).png|150px]]
| Descrizione_simbolo2 = Mostrine
| Simbolo2 = [[File:Alpini mostreggiatura left and right.svg|100px]]
| Altro =
| Note =
| Ref = {{cita web|url=http://www.esercito.difesa.it/Organizzazione/Armi_corpi/fanteria_specialita/Pagine/GliAlpini.aspx|titolo=Gli Alpini|accesso=12 aprile 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110603105342/http://www.esercito.difesa.it/Organizzazione/Armi_corpi/fanteria_specialita/Pagine/GliAlpini.aspx}}
}}
Gli '''Alpini''' sono le [[truppe da montagna]] altamente specializzate dell'[[Esercito Italiano]], come lo erano per il [[Regio Esercito]]
Si sono distinti durante la [[prima guerra mondiale]], quando furono impiegati nei combattimenti al confine nord-est con l'[[Impero austro-ungarico|Austria-Ungheria]], dove per tre anni dovettero confrontarsi con le truppe regolari e da montagna austriache e tedesche, rispettivamente [[Landesschützen|Kaiserschützen]] e [[Alpenkorps]], lungo tutto il [[Fronte italiano (1915-1918)|fronte italiano]]. Durante la [[seconda guerra mondiale]], gli alpini combatterono nell'ambito delle [[Potenze dell'Asse|forze dell'Asse]] principalmente nei [[Campagna dei Balcani|Balcani]] (nel difficile [[Campagna italiana di Grecia|teatro greco-albanese]]) e sul [[fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]], dove, anziché essere impegnati nel [[Caucaso]] come inizialmente previsto, presero parte alla [[prima battaglia difensiva del Don]] e successivamente alla ritirata e disfatta dell'inverno 1942-1943. A diversi reggimenti degli Alpini coinvolti nella [[campagna italiana di Russia]] fu attribuita la [[medaglia d'oro al valor militare]]. Nel 1990, con la riorganizzazione dell'Esercito Italiano alla fine della [[guerra fredda]], tre delle cinque brigate alpine e molte unità di supporto furono sciolte. Più recentemente, gli Alpini sono stati impegnati nella [[Guerra in Afghanistan (2001-2021)|guerra in Afghanistan]]<ref>{{Cita web|url=https://www.anasangiorgiodinogaro.it/gli-alpini/ |titolo=Gli alpini|editore=Gruppo Alpini San Giorgio di Nogaro|accesso=19 maggio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190519031027/https://www.anasangiorgiodinogaro.it/gli-alpini/ |urlmorto=no}}</ref>.
{{TOClimit|3}}
== Storia ==
=== Origini del
Svariati corpi sono stati considerati precursori ideali degli Alpini, da unità militari romane come la ''legio iulia alpina'' e la ''cohors montanorum''<ref>{{cita pubblicazione|url=http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/giornale/TO00183566/1922/unico/00000517|titolo=Le cronache|rivista=L'eloquenza: Antologia, critica, cronaca|numero=9-10-11-12|p=507|data=15 ottobre 1922}}</ref> ai [[cacciatori delle Alpi]] impegnati come [[garibaldini|volontari garibaldini]] nella [[seconda guerra d'indipendenza|seconda]] e nella [[terza guerra d'indipendenza]]<ref>{{cita pubblicazione|url=http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/giornale/TO00189683/1915/V.2/00000523|autore=Paolo Picca|titolo=Dai cacciatori delle Alpi agli alpini|rivista=Noi e il mondo rivista mensile de La tribuna|anno=V|numero=12|pp=413-414|data=1º dicembre 1915}}</ref><ref>{{cita|Oliva|p. 26}}.</ref>. Tuttavia, a [[Risorgimento]] compiuto, non esistevano forze specifiche organizzate dallo Stato alla difesa dei valichi alpini. Durante la riorganizzazione dell'esercito italiano iniziata a seguito del successo prussiano nella [[guerra franco-prussiana|guerra contro la Francia]], venne varata la "riforma Ricotti" voluta dal [[generale]] e [[Ministri della guerra del Regno d'Italia|ministro della Guerra]] [[Cesare Francesco Ricotti-Magnani]], che prevedeva una ristrutturazione delle forze armate condotta sul modello prussiano<ref name="
{{Citazione|Applichiamo quindi il sistema prussiano poiché questo comandano le necessità dei tempi [...] il nostro paese ha bisogno di militarizzarsi e disciplinarsi come il nostro esercito di coltivarsi, e il servizio militare obbligatorio [...] recherà bene all'uno e all'altro|[[Nicola Marselli]] in "Avvenimenti del 1870-1871"<ref name="
[[File:Giuseppe Perruchetti.gif|miniatura|sinistra|[[Giuseppe Perrucchetti]], il "padre" degli Alpini]]
Nel fervore innovativo in seno alla gestione Ricotti venne affrontato anche il problema della difesa dei valichi alpini. Fino ad allora si era ritenuto che una reale difesa dei valichi fosse impossibile e che un eventuale invasore dovesse essere ostacolato dagli sbarramenti fortificati delle vallate, ma definitivamente fermato solo nella [[pianura Padana]]<ref name="
Nell'autunno 1871 il capitano di [[stato maggiore]], ex insegnante di geografia, [[Giuseppe Perrucchetti]], preparò uno studio dal titolo ''Considerazioni su la difesa di alcuni valichi alpini e proposta di un ordinamento militare territoriale nella zona alpina'' riprendendo un precedente studio del 1868 del Generale [[Agostino Ricci]] nel quale sosteneva il principio che la difesa delle Alpi dovesse essere affidata alla gente di montagna<ref name="
A causa del complesso sistema di reclutamento concentrato nella pianura, all'atto della mobilitazione gli uomini avrebbero dovuto affluire dalle vallate alpine ai centri abitati per essere equipaggiati e inquadrati, quindi ritornare nelle vallate per sostenere l'urto di un nemico che nel frattempo avrebbe potuto organizzare e disporre al meglio le proprie forze<ref name="
Nel 1872 Perrucchetti firmò un articolo per ''[[Rivista militare (periodico)|Rivista militare]]'', nel quale trattava il problema della difesa dei valichi alpini e suggeriva alcune innovazioni per l'ordinamento militare nelle zone di frontiera<ref name="
Per i problemi di bilancio che affliggevano il
=== Evoluzione, armamento e uniformi ===
La rapidità con la quale il Ministero decise la costituzione ebbe come contropartita riflessi negativi nel numero e soprattutto nell'equipaggiamento. La divisa era la stessa della fanteria, con evidenti inconvenienti in rapporto alle esigenze di montagna; [[chepì]] di feltro, cappotto di panno indossato direttamente sulla camicia, ghette di tela e scarpe basse<ref>{{cita|Oliva|p. 33}}.</ref>. L'armamento era costituito da un fucile di modello recente, il "[[Vetterli-Vitali Mod. 1870/87|Vetterli 1870]]"<ref>{{cita|Morandi|p. 12}}.</ref>, in linea con quelli degli altri eserciti europei, ma dal peso e dalla lunghezza eccessivi per gli spostamenti su terreni impervi, mentre gli ufficiali erano dotati della sciabola mod. 1855 e dell'obsoleta pistola a rotazione "[[Casimir Lefaucheux|Lefaucheaux]]"<ref name="Oliva|p. 34">{{cita|Oliva|p. 34}}.</ref>. Per il trasporto dei materiali ogni compagnia aveva a disposizione un solo [[mulo]] e una carretta da bagaglio, in modo tale da riempire gli zaini dei soldati non solo degli effetti personali, ma di tutto quello utile alla compagnia, dai generi alimentari, alle munizioni, alla stessa legna da ardere<ref name="
Le insufficienze organizzative comunque non pregiudicarono l'affermazione e la crescita della Specialità, le cui compagnie nel 1873 furono portate a ventiquattro e ripartite in sette battaglioni.
All'evoluzione organica si accompagnò un progressivo adeguamento delle uniformi e dell'armamento. Sin dal 1873, l'elemento caratterizzante del Corpo divenne il cappello alla "calabrese" con la penna nera, ornato con fregio rappresentante un'aquila ad ali spiegate sormontata da una corona reale<ref>{{cita|Oliva|pp. 35-37}}.</ref>.
Nell'ottobre 1874 il cappotto a falde venne sostituito con una meno impacciante giubba grigio-azzurra, sulla quale veniva indossata una mantella alla bersagliera color turchino e le scarpe basse vennero sostituite con scarponi alti<ref name="Oliva|p. 35">{{cita|Oliva|p. 35}}.</ref>.
Nel frattempo dal 1873 era stata istituita l'Artiglieria da montagna e quattro anni più tardi se ne costituì il primo reggimento. Era una specialità in grado di operare in alta montagna per fornire l'adeguato supporto di fuoco agli alpini, capace di operare in zone inaccessibili alle artiglierie trainate<ref name="Oliva|p. 85">{{cita|Oliva|p. 85}}.</ref>. Batterie da montagna e reparti alpini si abituarono presto a vivere e manovrare insieme.
Nel 1875, constatato che la zona assegnata a ciascuna compagnia era troppo vasta, i battaglioni furono aumentati a dieci per un totale di trentasei compagnie, con un capitano, quattro ufficiali subalterni e 250 uomini di truppa ciascuna<ref name="Oliva|p. 34" />.
Nel 1882 il ministro della Guerra [[Emilio Ferrero]] decise una ristrutturazione dei reparti, e con il Regio Decreto del 5 ottobre<ref name="Oliva|p. 34" /> i dieci battaglioni con le trentasei compagnie furono smembrati e raggruppati nei primi sei reggimenti ternari (il 1°, il 2°, il 3°e il 4° in Piemonte, il 5° in Lombardia e il 6° in Veneto), cioè composti da tre battaglioni<ref>Portando la forza mobilitabile in caso di guerra a circa {{formatnum:45000}} uomini - vedi: {{cita|Oliva|p. 34}}.</ref>, che divennero sette nel 1887 e otto nel 1910<ref name="esercito.difesa.it" />.
Nell'estate 1883 l'uniforme venne caratterizzata dal colore che la distinguerà dagli altri corpi e specialità, il verde, colore che due anni più tardi venne esteso a tutte le [[Mostrina|mostreggiature]] e le rifiniture della divisa<ref name="Oliva|p. 35" />.
Dal 1888 anche l'artiglieria da montagna venne reclutata in base alla provenienza<ref name="Oliva|p. 85" />.
Per quanto riguarda l'armamento, il fucile Wetterli 1870 fu trasformato nel 1887 in un'[[Fucile a otturatore girevole-scorrevole|arma a ripetizione ordinaria]] grazie al progetto del capitano d'[[artiglieria]] [[Giuseppe Vitali (generale)|Giuseppe Vitali]], il quale diede anche il nome alla nuova arma, vale a dire il fucile "[[Vetterli-Vitali Mod. 1870/87]]"<ref name="Oliva|p. 37">{{cita|Oliva|p. 37}}.</ref>. Nonostante l'impegno del Vitali, la necessità di un munizionamento più leggero portò la Commissione delle armi portatili ad adottare il calibro [[6,5 × 52 mm Mannlicher-Carcano|{{M|6.5|u=mm}}]] e nel settembre 1890 ad affidare alle fabbriche d'armi del Regno lo studio di un nuovo fucile. Tra i vari modelli presentati fu scelto quello della fabbrica d'armi di Torino, il "[[Carcano Mod. 91]]", più corto e maneggevole<ref name="Oliva|p. 37" />. Parallelamente al Mod. 91 per la truppa, venne anche rinnovato l'armamento degli ufficiali alpini con la sciabola Mod. 1888 e la pistola [[Bodeo Mod. 1889]] a ripetizione ordinaria con [[Tamburo (rivoltella)|tamburo]] girevole<ref name="Oliva|p. 37" />.
=== Il battesimo del fuoco ===
[[File:Avanti i mei alpini Adua.jpg|thumb|upright|Il tenente colonnello [[Davide Menini]], comandante del 1º Battaglione alpini d'Africa, gravemente ferito incita i suoi uomini alla carica (stampa del 1897)]]
Verso la fine del XIX secolo anche l'Italia venne colta dal "[[mal d'Africa]]", sospinta dalla brama di cercare alla pari di altre potenze europee nuovi "spazi vitali"<ref name="Morandi|p. 20">{{cita|Morandi|p. 20}}.</ref>. Il primo nucleo di alpini destinato in Africa è formato da elementi volontari prelevati dalla 69ª compagnia del Battaglione Gemona, dalla 56ª compagnia del Battaglione Verona e dalla 48ª compagnia del Battaglione Tirano. Il Battaglione di formazione, composto su tre compagnie ed il cui comando è affidato al Maggiore Domenico Cicconi, ha una forza di 5 Ufficiali più un Tenente Medico e 150 graduati e militari di truppa. Parte da Chiari il 19 febbraio 1887 con destinazione Napoli, qui si imbarca per Massaua il 21 febbraio 1887. Il Battaglione di formazione partecipa ai più importanti fatti d’arme in Eritrea di quell’epoca: Tokakat, Monkullo, Gherar, Saganeiti e Saati senza subire perdite, ma pur non avendo caduti in combattimento, muoiono 14 alpini, incluso il proprio comandante Maggiore Cicconi che viene sostituito dal Maggiore Pianavia Vivaldi, vittime del clima e delle malattie tropicali. I 445 alpini rimanenti furono rimbarcati a Napoli il 22 aprile 1888, avendo dato una ottima prova e lasciato buona fama.<ref>{{Cita web |url=https://d1wqtxts1xzle7.cloudfront.net/59944228/Alpini_in_Eritrea20190706-4438-1vyefc6-libre.pdf?1562408851=&response-content-disposition=attachment%3B+filename%3DGli_alpini_in_Eritrea.pdf&Expires=1684073474&Signature=F~8JBamIRwsX7e-il6eZs3Cp-ZDy3tzjrftgfGPVLlzrWNlRZBGXMvdmmkNe9gzRMW6gmk73Woru3AYQlnoWZ8PjuTjxq8WRlUdMOqVS8kQdXRHJCrLfJ9E3yaGrOSzJuVkfFkl1YC5pM1Z2~-SaalwoqJGA4PwFBJkc-odJdowwgdJBb6NgpzuHIoXSS6smaTnOxeFYug7f9xUkZiwhDxrkuCstxbWXv9AIuw8AtXNo9XThY55dLduNMPar~O9~5q~Qt1Ue5Cvb5lmjA3upDiKODppfOcCoDyQSxBYun4nPYN0BOmEkxAqFhkNua6DV0SRIUnyl130aOmcoYTyatA__&Key-Pair-Id=APKAJLOHF5GGSLRBV4ZA |titolo=Alpini in Africa |accesso=14 maggio 2023 |dataarchivio=14 maggio 2023 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230514132532/https://d1wqtxts1xzle7.cloudfront.net/59944228/Alpini_in_Eritrea20190706-4438-1vyefc6-libre.pdf?1562408851=&response-content-disposition=attachment%3B+filename%3DGli_alpini_in_Eritrea.pdf&Expires=1684073474&Signature=F~8JBamIRwsX7e-il6eZs3Cp-ZDy3tzjrftgfGPVLlzrWNlRZBGXMvdmmkNe9gzRMW6gmk73Woru3AYQlnoWZ8PjuTjxq8WRlUdMOqVS8kQdXRHJCrLfJ9E3yaGrOSzJuVkfFkl1YC5pM1Z2~-SaalwoqJGA4PwFBJkc-odJdowwgdJBb6NgpzuHIoXSS6smaTnOxeFYug7f9xUkZiwhDxrkuCstxbWXv9AIuw8AtXNo9XThY55dLduNMPar~O9~5q~Qt1Ue5Cvb5lmjA3upDiKODppfOcCoDyQSxBYun4nPYN0BOmEkxAqFhkNua6DV0SRIUnyl130aOmcoYTyatA__&Key-Pair-Id=APKAJLOHF5GGSLRBV4ZA |urlmorto=sì }}</ref><ref>{{cita|Oliva|p. 52}}.</ref>
Nell'inverno 1895/96,<ref name="Morandi|p. 20" /> il [[Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|presidente del consiglio]] [[Francesco Crispi]] spedì in [[Etiopia]] un secondo contingente di Alpini e una batteria d'artiglieria da montagna quali rinforzi richiesti dal generale [[Oreste Baratieri]], [[Governatori delle colonie italiane|governatore della colonia]]<ref name="Oliva|p. 53">{{cita|Oliva|p. 53}}.</ref>, dopo gli [[battaglia dell'Amba Alagi|insuccessi dell'Amba Alagi]] e di [[Assedio di Macallè|Macallé]].
{{Citazione|Lo facciamo tanto per prova<ref name="Morandi|p. 20" />}}
Queste furono le parole con cui Crispi giustificò quell'impegno un po' improprio degli Alpini. Nato per la difesa dell'arco alpino, questo corpo di fanteria da montagna ebbe invece il suo battesimo in battaglia campale nella [[battaglia di Adua]] in Etiopia, durante la quale gli Alpini patirono indicibili sofferenze, e dove all'alba del 1º marzo 1896 nonostante l'iniziale fiducia nell'impresa<ref name="Morandi|p. 20" /> i {{formatnum:15000}} soldati del generale Baratieri, di cui 954 Alpini, vennero travolti dagli oltre {{formatnum:100000}} guerrieri di [[Menelik II]]<ref name="Oliva|p. 53" />. Dei 954 Alpini partiti dall'Italia sotto il comando del [[tenente colonnello]] [[Davide Menini]], ne rimasero vivi solo 92 e lo stesso Menini fu decorato con la medaglia d'argento alla memoria<ref name="Morandi|p. 22">{{cita|Morandi|p. 22}}.</ref>. L'intera batteria da montagna, detta "la siciliana", i cui artiglieri provenivano dalla zona di Enna, si immolò sui suoi pezzi. Il primo Alpino a cui venne assegnata la medaglia d'oro al valor militare fu il capitano [[Pietro Cella]], nato a [[Bardi (Italia)|Bardi]], anch'egli morto in quella mattina ad Adua<ref name="Morandi|p. 22" />. Un epilogo onorevole, nonostante la sconfitta fosse l'inevitabile conclusione di una missione organizzata male e frettolosamente<ref name="Morandi|p. 22" />.
=== Alla vigilia della prima guerra mondiale ===
Nei quindici anni che intercorsero tra l'inizio del secolo e lo scoppio della [[prima guerra mondiale]], le truppe alpine non subirono trasformazioni determinanti
Mentre già da inizio Ottocento negli eserciti dell'Europa settentrionale l'impiego delle truppe dotate di sci era cosa nota, e per uso pattuglia e staffetta si può persino datare a qualche secolo prima, in Italia gli Alpini li sperimentarono solo nell'inverno 1896/'97, per iniziativa del tenente d'artiglieria [[Luciano Roiti]]<ref>{{cita|Oliva|p. 86}}.</ref>. Durante quell'inverno il [[3º Reggimento alpini|3º Reggimento]] fece diverse esercitazioni sperimentali, con risultati incoraggianti che portarono all'organizzazione di campi di istruzione specifici a livello di compagnia con l'assunzione di istruttori svizzeri e norvegesi<ref>{{cita|Oliva|pp. 87-88}}.</ref>. In pochissimi anni gli sci acquistarono posto in stabile nell'equipaggiamento degli alpini e con decreto del 25 novembre 1902, il ministro della Guerra [[Giuseppe Ottolenghi]] ne ordinò l'impiego nei reggimenti<ref>{{cita|Oliva|p. 88}}.</ref>.
Nei primi anni del secolo venne aperto un dibattito sull'opportunità di unire i reparti Alpini con i [[Bersaglieri]] creando un unico corpo<ref>{{cita|Oliva|p. 82}}.</ref>. I Bersaglieri sin dalle origini nel regno Sabaudo erano normalmente impiegati in montagna e la complessione fisica in base alla quale erano selezionati era la stessa degli Alpini. Tuttavia le speciali esigenze della guerra in montagna mal si accostavano a maggiori raggruppamenti di truppe che avrebbe portato questa unione. Questa ipotesi fu pertanto accantonata per alcuni decenni.
Dai sei reggimenti costituiti nel 1882 e dal settimo formato nel 1887, le unità vennero aumentate di qualche migliaio tra il 1908 e il 1909 con la costituzione dell'ottavo reggimento dopo che l'apertura della [[ferrovia del Sempione]] aveva imposto maggiori esigenze difensive in [[val d'Ossola]]<ref>{{cita|Oliva|p. 81}}.</ref>.
Per iniziativa di [[Luigi Brioschi (industriale)|Luigi Brioschi]], presidente della sezione milanese del [[Club Alpino Italiano]], nel 1908, dopo quasi due anni di sperimentazione, venne adottata una divisa grigioverde e due anni dopo anche il cappello venne adeguato ai nuovi colori<ref name="Oliva|p. 84">{{cita|Oliva|p. 84}}.</ref>. Per quanto riguarda l'armamento, la novità dei primi anni del secolo fu la [[mitragliatrice]], affermatasi dopo il [[guerra russo-giapponese|conflitto russo-giapponese]] del 1905<ref name="Oliva|p. 84" />. Le prime mitragliatrici utilizzate dagli Alpini furono le [[Maxim (mitragliatrice)|Maxim Mod. 1906]] (utilizzate nella [[guerra italo-turca|campagna di Libia]]) e le [[Vickers (mitragliatrice)|Maxim-Vickers Mod. 1911]] distribuite a partire dal 1913<ref name="Oliva|p. 84" />.
Nel 1910 si ebbe la sanzione formale della simbiosi tra Alpini e Artiglieria da Montagna, con l'adozione per quest'ultima del cappello alpino di feltro grigio con la penna<ref name="Oliva|p. 85" />, la quale però anziché nera era sovente marrone non solo per gli ufficiali inferiori, come stabilito dai regolamenti, ma anche per sottufficiali ed artiglieri di truppa. Cambiavano anche i colori delle nappine.
Alla vigilia del primo conflitto mondiale, erano operativi tre reggimenti d'Artiglieria da Montagna per un totale di trentasei [[Artiglieria|batterie]], dotate di [[65/17 Mod. 1908/1913|cannoni da 65/17]]<ref name="Oliva|p. 85" />.
==== La guerra italo-turca ====
{{vedi anche|guerra italo-turca}}
Lo scoppio del conflitto italo-turco per il possesso della [[Libia]], nell'autunno 1911, significò un nuovo impiego operativo per le truppe alpine in terra d'Africa<ref name="
Quella che doveva essere una facile e trionfale occupazione, scontava in realtà fin dall'inizio delle operazioni i limiti di una campagna improvvisata in pochi giorni e condotta con la piena sottovalutazione delle forze nemiche<ref name="
Le truppe alpine parteciparono alla campagna libica con un numeroso contingente: tredici batterie da montagna più i battaglioni "[[Battaglione alpini "Saluzzo"|Saluzzo]]", "[[Battaglione alpini "Edolo"|Edolo]]", "[[Battaglione alpini "Mondovì"|Mondovì]]", "[[Battaglione alpini "Feltre"|Feltre]]", "[[Battaglione alpini "Vestone"|Vestone]]", "[[Battaglione alpini "Ivrea"|Ivrea]]", "[[Battaglione alpini "Fenestrelle"|Fenestrelle]]", "[[Battaglione alpini "Verona"|Verona]]", "[[Battaglione alpini "Susa"|Susa]]" e "[[Battaglione alpini "Tolmezzo"|Tolmezzo]]"<ref name="
Dopo un periodo di allenamento alla marcia, il reggimento dovette adattarsi a combattere tra le dune contro le tribù [[Berberi|berbere]] o contro i musulmani della Cirenaica o nell'entroterra tripolino<ref name="
=== La prima guerra mondiale ===
{{vedi anche|fronte italiano (1915-1918)|Guerra Bianca}}
[[File:FanteriaAlpini.jpg|miniatura|sinistra|Alpini in posizione di tiro sull'[[Adamello (monte)|Adamello]]]]
Il 24 maggio 1915, con l'entrata nella prima guerra mondiale dell'Italia, gli Alpini occuparono
Parteciparono alle più cruente battaglie, come quella dell'[[Battaglia del monte Ortigara|Ortigara]] con la conquista dell'[[monte Ortigara|omonimo monte]], la [[Battaglia di Caporetto|disfatta di Caporetto]], fino alla [[Prima battaglia del Piave|resistenza sul monte Grappa]] e la [[Battaglia di Vittorio Veneto|controffensiva finale]] del generale [[Armando Diaz]], che portò alla [[Battaglia di Vittorio Veneto|vittoria]] dell'ottobre 1918. Gli Alpini furono i protagonisti di un conflitto che si combatté quasi interamente sulle Alpi, e su tutti i fronti, dai ghiacciai dell'[[Gruppo dell'Adamello|Adamello]] alle crode [[dolomiti]]che, dal [[Carso]] al [[monte Grappa]], dagli [[Altopiano dei Sette Comuni|altopiani]] al [[Piave]],
Stabilire la cifra esatta degli Alpini mobilitati
Tra i tanti fatti d'armi della guerra che coinvolsero gli alpini è possibile individuarne alcuni significativi per la loro drammaticità, come la [[Seconda battaglia dell'Isonzo|conquista di monte Nero]], la guerra sui ghiacciai dell'[[Guerra Bianca|Adamello e monte Cavento]] e la battaglia dell'Ortigara che causarono migliaia di vittime soprattutto tra le unità Alpine<ref name="
=== Dal primo dopoguerra al fascismo ===
{{vedi anche|adunata nazionale degli alpini|campionati sciistici delle truppe alpine}}
[[File:CadutiAlpiniOrtigara.jpg|miniatura|upright=0.8|
Dei sessantuno battaglioni Alpini esistenti nel novembre 1918, ne furono sciolti più della metà e alla fine del 1919 gli otto reggimenti avevano ripreso quasi per intero la fisionomia del 1914<ref>{{cita|
Nel settembre del 1920 l'ANA organizzò la prima adunata nazionale sul monte Ortigara, che tre anni prima era stata teatro di violentissimi scontri con circa {{formatnum:24000}} caduti<ref>{{cita|Morandi|p. 48}}.</ref> di cui molti Alpini, e da quel primo appuntamento ne seguirono altri venti fino al giugno 1940, a Torino, quando lo scoppio del secondo conflitto mondiale sospese per sette anni la manifestazione<ref name="ana.it" />.
Nel 1925 l'A.N.A. inglobò anche l'Ass. Artiglieri da Montagna, consolidando ulteriormente la simbiosi anche morale tra le due specialità delle rispettive Armi.
Intanto il paese viveva le forti tensioni sociali dell'immediato dopoguerra: la parte del popolo che per decenni era stata ai margini della vita nazionale ora rivendicava un ruolo primario, forte dei sacrifici patiti in guerra, dal razionamento del cibo alle precettazioni nell'industria armiera, oltre a spogliazioni e saccheggi nelle zone invase dal nemico dopo Caporetto<ref name="cita-G-Oliva-p147">{{cita|Oliva|p. 147}}.</ref>. Le tensioni erano alimentate dalle maestranze che, per sostenere lo sforzo dell'industria degli armamenti, non erano stati mandati al fronte ed anche per questo avevano avuto agio di recepire e diffondere le istanze sociali che avevano portato alla recentissima rivoluzione in Russia, Si creò così anche un clima ostile tra reduci e lavoratori, i primi giudicando "imboscati" i secondi, che per contro rinfacciavano loro di non essersi insubordinati, e di aver perciò contribuito al grande progetto capitalista che dalla guerra aveva indubbiamente tratto profitto economico. Le conseguenti esigenze di ordine pubblico, legate anche alle oggettive difficoltà strutturali e logistiche di un paese devastato nell'economia, resero la [[Mobilitazione|smobilitazione]] un'operazione lunga e complicata e fecero sì che fosse mantenuta in armi una forza di circa {{formatnum:300000}} uomini, abbastanza da tenere in vita reparti teoricamente soppressi sulla carta<ref name="cita-G-Oliva-p147"/>.
Gli Alpini nel primo dopoguerra si distinsero anche in ruoli diversi da quelli del soldato. Nel 1928, il [[Italia (dirigibile)|dirigibile ''Italia'']] sorvolò il Polo Nord e al ritorno, il 25 maggio entrò in una tremenda tempesta che gli fece perdere quota fino a schiantarsi sul ''[[pack]]'' artico, dove la gondola di comando rimase distrutta nell'impatto e dieci uomini furono sbalzati sui ghiacci, mentre i restanti sei membri dell'equipaggio rimasero a bordo dell'involucro; di loro e del dirigibile non si seppe più nulla, tra i dieci ci fu anche il generale Nobile, che riuscì a inviare un primo messaggio di SOS<ref>{{cita|Morandi|p. 68}}.</ref>.
I primi soccorritori furono gli Alpini della spedizione con a capo l'alpino Capitano [[Gennaro Sora]], bergamasco, che comandava una squadra formata oltre che dal Sora, al centro della foto, dagli alpini, a partire da sinistra, caporali Giulio Bich, Silvio Pedrotti, Beniamino Pelissier, sergenti maggiori Giovanni Gualdi, Giuseppe Sandrini, Angelo Casari, Giulio Deriad e [[Giulio Guédoz]]<ref>{{Cita web|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,6/articleid,1157_01_1928_0059_0006_24879331/|titolo=Il festoso saluto di Aosta agli alpini che partecipano al volo polare|sito=Archivio storico La Stampa|editore=http://www.archiviolastampa.it/|data=9 marzo 1928|accesso=12 dicembre 2014}}</ref>, che il 18 giugno 1928 partì verso il Polo alla ricerca di Umberto Nobile e del suo equipaggio. La spedizione di Sora però non ebbe successo e i soccorritori diventarono naufraghi. Sora e gli altri furono individuati da tre velivoli svedesi il 12 luglio, e nonostante alla fine Nobile venisse tratto in salvo dalla rompighiaccio sovietica ''[[Krassin (rompighiaccio)|Krassin]]'', Sora e i suoi Alpini passarono alla storia per l'eroismo profuso in condizioni estreme<ref>{{cita|Morandi|p. 69}}.</ref>. in oltre un mese di ricerca del disperso
Fu nel [[1931]] che iniziarono le prime competizioni sciistiche per le truppe alpine, oggi conosciute come [[Campionati sciistici delle truppe alpine|Ca.STA]] (Campionati Sciistici delle Truppe Alpine). Nel 1934 venne costituita ad [[Aosta]] la [[Centro addestramento alpino|Scuola militare centrale di alpinismo]], per provvedere all'addestramento sci-alpinistico dei quadri delle truppe alpine. La scuola diverrà ben presto un polo di eccellenza in campo sportivo e sci-alpinistico, tanto da essere considerata "università della montagna"<ref>{{cita web|url=http://www.truppealpine.eu/casta/cosa_sono/cosa_sono_.asp|titolo=Ca.STA|accesso=18 settembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111026022204/http://www.truppealpine.eu/casta/cosa_sono/cosa_sono_.asp|urlmorto=sì}}</ref>.
Negli anni trenta la difesa dei confini alpini fu affidata alla [[Guardia di Finanza|Regia Guardia di finanza]], ai [[Arma dei Carabinieri|Carabinieri Reali]], alla [[Milizia confinaria]] e a reparti alpini ai quali fu dato anche il compito di presidiare le nuove opere difensive della [[Vallo Alpino del Littorio|fortificazione permanente]], allora in corso di progettazione e costruzione lungo il confine montano italiano, da [[Ventimiglia]] all'[[Istria]]<ref name="vecio.it">{{cita web|url=http://www.vecio.it/cms/node/188|titolo=Storia della Guardia alla Frontiera|accesso=3 dicembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090701090656/http://www.vecio.it/cms/node/188}}</ref>.
Questo impiego per le truppe alpine era in contrasto con le dottrine di quel tempo che prevedevano l'utilizzo delle [[Grande unità|grandi unità]] Alpine ovunque la necessità lo richiedesse, essendo le stesse truppe idonee a svolgere azioni di carattere dinamico e non milizie destinate alla difesa di punti fissi<ref name="vecio.it" />. Perciò col regio decreto legge n. 833 del 28 aprile 1937 fu istituito un Corpo speciale denominato [[Guardia alla frontiera]] (GaF), che aveva il compito di presidiare in permanenza il sistema fortificato del [[Vallo Alpino del Littorio]], linea fortificata di tutto il confine italiano. La GAF includeva reparti di Fanteria, Artiglieria, [[genio militare|Genio]] e Servizi<ref name="vecio.it" />, ma fu spesso comandata da Ufficiali Alpini ed ebbe come copricapo il cappello alpino privo della penna. Successivamente a seguito della durezza delle condizioni di vita in quota le fu riconosciuta formalmente la qualifica di reparto Alpino ma incongruamente non le fu concesso l'uso della penna. La Guardia alla frontiera venne quindi destinata alla difesa dei confini nazionali mentre per gli Alpini fu previsto l'impiego in ogni luogo richiesto dalle esigenze militari, anche in azioni offensive e al di fuori del teatro alpino<ref name="vecio.it" />: a tale scopo nel 1934 furono costituite le divisioni Alpine "[[Brigata alpina "Taurinense"|Taurinense]]", "[[Brigata alpina "Tridentina"|Tridentina]]", "[[Brigata alpina "Julia"|Julia]]" e "[[4ª Divisione alpina "Cuneense"|Cuneense]]", cui si aggiunse la "[[5ª Divisione alpina "Pusteria"|Pusteria]]" nel 1935. A queste unità si aggiungevano il battaglione "Duca degli Abruzzi" (aggregato alla [[Centro addestramento alpino|Scuola centrale militare di alpinismo]]) e il battaglione "[[Battaglione alpini "Uork Amba"|Uork Amba]]" e, da notare, cinque battaglioni misti del Genio militare e dei Servizi logistici (che allora comprendeva anche le [[Arma delle trasmissioni|trasmissioni]]) Nacquero così i supporti delle Truppe Alpine, quali specialità alpine della propria rispettiva Arma di appartenenza, perciò a tutti gli effetti appartenenti al Corpo, al fianco degli Alpini e dell'Artiglieria da Montagna che dal 4 giugno 1934<ref>{{Cita web|url=http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/comfoter-supporto/Comando-Artiglieria/2-Reggimento-Artiglieria-Terrestre-Vicenza/Pagine/la-storia.aspx|titolo=La Storia|accesso=14 settembre 2018}}</ref> fu ribattezzata Artiglieria Alpina a sottolineare ulteriormente la coesione e le nuove modalità d'impiego, che prevedevano l'affiancamento, talvolta temporaneo, di una batteria da montagna a un battaglione alpino.
In totale il Corpo degli Alpini arrivò ad annoverare trentuno battaglioni, novantatré compagnie, dieci gruppi d'artiglieria alpina e trenta batterie, articolati su cinque comandi divisionali<ref>{{cita|Oliva|p. 154}}.</ref>.
[[File:GiorcesGennaroSora4.jpg|miniatura|Foto che ritrae in posa gli Alpini di Gennaro Sora scelti per la spedizione al Polo Nord a soccorso del dirigibile ''Italia'']]
Lo sviluppo dell'armamento degli alpini nel corso del ventennio 1919-'39 fu limitato essenzialmente alle sole mitragliatrici e alle armi a tiro curvo. Nel primo caso si trattava di realizzare un'arma automatica per il tiro collettivo che fosse più leggera e mobile della mitragliatrice pesante [[Fiat Mod. 14/35|Fiat Mod. 14]] che era più adatta come arma di posizione<ref name="
===La guerra d'Etiopia e la campagna d'Albania===
{{vedi anche|guerra d'Etiopia|occupazione italiana dell'Albania (1939-1943)}}
{{Citazione|Il maresciallo Badoglio ha scritto a Mussolini, per prender l'Abissinia ci vogliono gli Alpini...|Motto alpino nato in concomitanza della campagna d'Abissinia<ref>{{cita|
Gli anni 1935-'36 videro gli alpini ancora impegnati in Africa e precisamente in [[guerra d'Etiopia|Etiopia]]<ref>Anche se unità Alpine parteciparono anche alla [[guerra civile spagnola]], vestendo l'uniforme del ''[[Legione spagnola|Tercio de Extranjeros]]''.</ref>, dove sbarcarono a [[Massaua]] da dove gli alpini della [[5ª Divisione alpina "Pusteria"]] parteciparono alle operazioni di guerra, con le battaglie [[
Dopo le operazioni in Albania durante la Grande Guerra, meno di vent'anni dopo gli alpini sbarcarono di nuovo sulle coste di [[Durazzo]] e [[Valona]] il 7 aprile 1939 per volere del Duce, che volle riequilibrare la [[Anschluss|mossa dell'alleato tedesco]] in [[Austria]] di pochi mesi prima. Fu una spedizione all'insegna della disorganizzazione, tanto che gli stessi muli imbarcati senza basto, [[finimenti]] e cavezza al momento dello sbarco cominciarono a scappare dal porto invadendo le strade di Durazzo<ref>{{cita|
Nella città gli alpini rimasero un paio di settimane, poi si sparpagliarono nel paese attraverso le montagne che sono raggiungibili grazie alle strade costruite in quell'occasione dal genio militare<ref>{{cita|
L'estate fu particolarmente calda e l'inverno particolarmente rigido, le perdite per [[malaria]] raggiunsero il 30% degli effettivi, e gli alpini dovettero anche subire l'umiliazione delle [[leggi razziali fasciste]] che nel giugno 1940 imposero ai reparti l'allontanamento degli ufficiali e dei soldati di origine slava e non solo quelli provenienti dalle zone annesse nella guerra del '15/'18<ref>{{cita|
=== La seconda guerra mondiale ===
{{vedi anche|battaglia delle Alpi Occidentali|campagna italiana di Grecia}}
La [[seconda guerra mondiale]] vide gli alpini impegnati inizialmente sul confine francese durante la [[battaglia delle Alpi Occidentali]] del giugno 1940, dove quattro divisioni Alpine erano schierate in zona di guerra: la [[1ª Divisione alpina "Taurinense"|Taurinense]] schierata sul confine alla testa della [[Dora Baltea]], la [[Divisione Tridentina|Tridentina]] in seconda linea nella stessa vallata, con alcuni battaglioni Alpini costituiti all'atto della mobilitazione; in riserva erano la [[Divisione Cuneense|Cuneense]] e la [[Divisione Pusteria|Pusteria]], rispettivamente in [[valle Gesso]] e [[Tanaro|val Tanaro]]. Questi reparti furono inquadrati nel [[Gruppo
Nonostante le forze preponderanti, le unità italiane furono chiamate
Nell'ottobre dello stesso anno le divisioni Cuneense, Tridentina, Pusteria e la [[Divisione Alpina Alpi Graie|Alpi Graie]]<ref>Della quale faceva parte il cappellano militare [[Secondo Pollo]], il beato degli alpini.</ref> furono spostate sul [[Campagna italiana di Grecia|fronte greco-albanese]] dove era già presente la [[Brigata
{{vedi anche|Campagna italiana di Russia}}
[[File:
Nel 1942 per decisione di Mussolini e dell'alto comando venne potenziato il corpo di spedizione inviato sul [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]] costituendo l'[[8ª Armata (Regio Esercito)|8ª Armata]] italiana o ARMIR, forte di oltre
In questo contesto si colloca, nella primavera estate 1942, il compiersi in scala ridotta del progetto già vagheggiato decenni prima: una fusione tra Alpini e Bersaglieri. La 216ª Compagnia controcarri del 7º Reggimento Bersaglieri, di stanza a Cavalese, venne destinata a supporto del 6º Reggimento della Tridentina, ricevendo ''a Caprino Veronese'' il cappello alpino e le mostrine. Erano nati, non senza malumore di alcuni degli interessati, i Bersalpini della 216ª compagnia controcarro 47/32 Bolzano» che ottennero di portare le fiamme cremisi sotto il bavero e un fez minuscolo all'occhiello del taschino sinistro della divisa. Erano prevalentemente bresciani, veronesi e bolzanini a essi furono aggregati 86 conducenti ''dei Battaglioni Verona, Vestone e Valchiese'' con cui si amalgamarono presto date le comuni provenienze. il 19 luglio 1942 la compagnia, forte di 246 effettivi partì da Asti per il fronte Orientale<ref>{{Cita web|url=https://www.unirr.it/testimonianze/75-i-bersalpini-della-216-compagnia-cannoni|titolo=I bersalpini della 216ª Compagnia Cannoni da 47/32|autore=Patrizia Marchesini|accesso=17 settembre 2018}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/42/216acpbersalpini.htm|titolo=Da Bersaglieri d'Africa ad Alpini di Russia|sito=digilander.libero.it|accesso=17 settembre 2018}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/dalla-spedizione-in-africa-alla-morte-in-russia-il-destino-dei-bersalpini-1.235460|titolo=Dalla spedizione in Africa alla morte in Russia: il destino dei «bersalpini»|pubblicazione=Alto Adige|accesso=17 settembre 2018}}</ref>.
Invece di essere schierato sul [[Caucaso]], come inizialmente previsto dai piani dei comandi italo-tedeschi, il Corpo d'armata alpino venne invece impiegato nella difesa del [[Don (fiume Russia)|Don]] dove gli alpini giunsero nella prima settimana del settembre 1942 passando alle dipendenze dell'8ª Armata italiana.
L'ambiente operativo del Don presentava caratteristiche assolutamente diverse da quelle in cui gli alpini erano addestrati a muoversi; una vasta pianura uniforme e priva di rilievi montuosi, dove un esercito invasore avrebbe dovuto disporre di forze corazzate e motorizzate per trarre beneficio da una fondamentale mobilità sul piano tattico<ref name="Oliva|p. 196"/>. Il Corpo d'Armata alpino invece disponeva di {{formatnum:4800}} muli e {{formatnum:1600}} automezzi che sarebbero stati largamente insufficienti anche in spazi operativi molto più ristretti; mancava inoltre tutto l'[[Artiglieria controcarri|armamento anticarro]], l'[[Arma contraerea|artiglieria contraerea]] e i mezzi di trasmissione, costruiti per l'impiego in alta montagna, avevano una potenza limitata e non riuscivano a stabilire i corretti collegamenti sulle grandi distanze<ref name="Oliva|p. 197">{{cita|Oliva|p. 197}}.</ref>. In generale, tutto l'armamento in dotazione agli alpini fu gravemente insufficiente: non furono forniti spazzaneve, né mezzi cingolati, né slitte, né lubrificanti antigelo né vestiario adeguato né armi automatiche in grado di resistere alle gelide temperature sovietiche<ref name="Oliva|p. 197"/>. La destinazione del Corpo d'Armata alpino sul Don non era nato da un piano strategico e organico, ma dall'emergenza determinatasi su tutto il fronte sovietico nell'estate-autunno 1942 e accentuatasi nell'inverno successivo sino alla rotta dei reparti invasori nel dicembre-gennaio. Gli alpini dirottati sul Don arrivarono appena in tempo per essere schierati in prima linea, venire accerchiati dall'avanzata dell'[[Armata Rossa]] ed essere costretti a una ritirata tragica nella quale caddero oltre i due terzi degli uomini<ref name="Oliva|p. 197"/>. Nell'insieme, agli alpini spettava un settore di {{M|70|u=km}}, per cui non fu possibile tenere una divisione di riserva<ref name="Oliva|p. 200">{{cita|Oliva|p. 200}}.</ref>.
Il primo periodo di permanenza in linea degli alpini fu soprattutto di "stasi operativa", senza azioni di rilievo né da una né dall'altra parte, e gli alpini si preoccuparono di garantirsi condizioni di sopravvivenza in vista dell'inverno con la costruzione di ricoveri, postazioni coperte, approvvigionamento di ogni tipo di materiale, scavo di fossati anticarro, posa di mine su vaste aree e posizionamento di reticolati e postazioni di tiro<ref name="Oliva|p. 200"/>.
Dopo aver sconfitto l'[[Forțele Terestre Române|esercito romeno]], accerchiato la [[6. Armee (Wehrmacht)|6ª Armata]] tedesca a [[Volgograd|Stalingrado]] nel novembre 1942 e distrutto gran parte dell'ARMIR nel dicembre, il 14 gennaio 1943 l'Armata Rossa sferrò la poderosa [[offensiva Ostrogožsk-Rossoš']] e sbaragliò le truppe ungheresi e tedesche schierate sui fianchi del corpo alpino che quindi venne rapidamente circondato dalle colonne corazzate sovietiche<ref>{{cita|Oliva|p. 202}}.</ref>; le tre divisioni Alpine furono costrette a ripiegare con una lunghissima marcia tra le gelide pianure sovietiche, subendo perdite altissime. Due delle divisioni (la Julia e la Cuneense) vennero infine intrappolate a [[Valujki]] e costrette alla resa, mentre i superstiti della divisione Tridentina riuscirono ad aprirsi la strada dopo una serie di disperati combattimenti, tra cui il più noto è la [[battaglia di Nikolaevka]], riuscendo a conquistare il paese e uscire dalla "sacca"<ref>{{cita|Oliva|p. 204}}.</ref>.
[[File:Italiani -ARMIR.jpg|thumb|left|Prigionieri italiani dell'8ª Armata catturati sul [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]] durante il tragico inverno del 1942-1943.]]
Le perdite complessive del Corpo d'armata alpino (divisioni alpine Julia, Cuneense e Tridentina e Divisione fanteria Vicenza) nella battaglia superarono l'80% degli effettivi schierati sul fronte del Don: su una forza iniziale di circa {{formatnum:63000}} uomini si contarono {{formatnum:1290}} ufficiali e {{formatnum:39720}} soldati caduti o dispersi, 420 ufficiali e {{formatnum:9910}} soldati feriti, per un totale di {{formatnum:51340}} perdite. Anche i generali [[Umberto Ricagno]] (comandante della Julia), Emilio Battisti (comandante della Cuneense) ed Etvoldo Pascolini (comandante della Vicenza) caddero prigionieri<ref name="G.Scotoni|p. 576">{{cita|Scotoni|p. 576}}.</ref>. Molto indicativa anche la sorte della giovane compagnia Bersalpini. Sui 246 effettivi metà riuscì a uscire dalla sacca, dell'altra metà solo tre rientrarono in patria, di cui due con ferite da congelamento.
Assai più efficace della [[storiografia]], la letteratura ha consegnato i fatti accaduti in Unione Sovietica alla memoria futura con libri come ''[[Centomila gavette di ghiaccio]]'' e ''[[Nikolajewka: c'ero anch'io]]'' di [[Giulio Bedeschi]] (ufficiale medico), ''[[Il sergente nella neve]]'' di [[Mario Rigoni Stern]], ''Warwarowka Alzo Zero di Ottobono Terzi'' di Sissa<ref>{{Cita libro|titolo=Editrice Vannini Brescia 1963, 1964}}</ref>, ''Mai tardi'', ''La guerra dei poveri'' e ''La strada del Davai'' di [[Nuto Revelli]] e ''[[I più non ritornano]]'' di [[Eugenio Corti]]; tutti autori che parteciparono alla ritirata, alcuni erano Alpini, altri come Ottobono Terzi, pur provenendo da altre unità s'erano aggregati come combattenti a reparti Alpini.
==== Gli Alpini dopo l'armistizio ====
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-304-0604A-39, Italien, italienische Kriegsgefangene.jpg|thumb|sinistra|Ufficiali italiani, catturati da [[Fallschirmjäger|paracadutisti tedeschi]] immediatamente dopo l'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|annuncio dell'armistizio diramato l'8 settembre 1943]], a colloquio con ufficiali tedeschi.]]
Con la [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|proclamazione dell'armistizio avvenuta l'8 settembre]] 1943 la storia degli alpini si frazionò. La maggior parte degli uomini si unirono ai gruppi partigiani a nord (quali le celebri formazioni Fiamme Verdi dell'Uff. alpino Romolo Ragnoli nel bresciano) o ai reparti [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] che risalivano la penisola
Le uniche unità Alpine organizzate di cui si poterono seguire le vicende furono quelle inquadrate nell'esercito Alleato impegnato nella [[Campagna d'Italia (1943-1945)|guerra di liberazione]], come il [[Battaglione alpini "Piemonte"|battaglione "Piemonte"]], dapprima in organico al [[Primo Raggruppamento Motorizzato]]<ref name = roggero>{{cita libro | titolo = Le verità militari e politiche della guerra di liberazione in Italia | cognome = Roberto | nome = Roggero | editore = Greco & Greco | anno = 2006 | isbn = 88-7980-417-0 |
[[File:EisenhowerAlpini.jpg|thumb|upright|Il generale [[Dwight D. Eisenhower|Eisenhower]] con il cappello da Alpino]]
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{{vedi anche|Alpini d'Arresto}}
Il periodo di ricostruzione delle truppe alpine dopo il conflitto fu relativamente lungo; dagli iniziali due battaglioni (Piemonte e L'Aquila) all'istituzione delle cinque brigate che hanno costituito l'organico del corpo alpino fino agli inizi degli anni novanta, trascorsero circa otto anni<ref name="
Notevoli le ristrettezze economiche che si ripercuotevano sull'equipaggiamento, l'armamento e persino sulla reale possibilità di tenere in servizio la forza effettiva prevista. Le reclute nelle prime settimane dall'incorporamento ricevevano solo la tenuta da fatica costituita dalle saloppette dei paracadutisti alleati e la camicia verde scuro già in dotazione all'Esercito del Sud (i cosiddetti "Verdoni"), l'uniforme completa, anch'essa anglosassone, veniva distribuita con forte ritardo, il fucile era il vetusto Enfield inglese; inoltre a fronte di una leva teorica di 15 mesi il precongedo a circa un anno era di fatto una routine.
Nel frattempo era ripresa gradualmente vigore l'attività associativa dell'A.N.A. Nell'aprile del 1947 ricomparve il giornale ''L'Alpino'', Nell'ottobre del 1948 si svolse a [[Bassano del Grappa]] la prima adunata del dopoguerra (che dopo una sosta nel 1950 dovuta a ragioni tecniche, riprese senza più interruzioni<ref name="ana.it" />), mentre il 2 ottobre 1949 vi fu a Bolzano un raduno dei reduci della Monterosa, a cui all'epoca non era stata riconosciuta la pregressa appartenenza a un reparto alpino per poter partecipare alla vita associativa dell'A.N.A.
I vincoli numerici posti dall'armistizio furono superati solo nel 1949 con l'entrata dell'Italia nel [[patto Atlantico]] dove le forze armate si impegnavano a controllare da sole le frontiere orientali e l'ordine pubblico in tutta la penisola. Intanto
Per presidiare le nuove opere fortificate, nei primi anni cinquanta vennero costituiti dapprima i "battaglioni da posizione", poi i "raggruppamenti da posizione" per poi passare, nel 1962, ai "reparti d'arresto". I battaglioni da posizione e i reggimenti da posizione fino al 1957 ebbero in carico tutte le postazioni di montagna e di pianura. A partire da tale data, invece, le fortificazioni di pianura restarono alla [[Fanteria d'
Verso la metà degli anni cinquanta le truppe Alpine furono quindi portate a cinque brigate<ref>{{cita web|url=http://www.smalp.it/passato_presente/storia/alpini.htm|titolo=Storia degli alpini dal sito della scuola militare alpina di Aosta, paragrafo "Il dopoguerra"|accesso=3 dicembre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120117210005/http://www.smalp.it/passato_presente/storia/alpini.htm|urlmorto=sì}}</ref>:
* "[[Brigata Alpina Taurinense|Taurinense]]", di stanza in [[Piemonte]] con il comando a [[Torino]] ed i reparti in [[val Chisone]], [[val di Susa]] e nel [[provincia di Cuneo|Cuneese]]; bacino di reclutamento in Piemonte, [[Valle d'Aosta]], [[Provincia di Piacenza|Piacentino]] e nelle zone [[appennini]]che della [[Liguria]] e della [[Toscana]];
* "[[Brigata Alpina Orobica|Orobica]]", di stanza nell'[[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]] occidentale, con il comando a [[Merano]] ed i reparti in [[val Venosta]] e [[valle Isarco]]; bacino di reclutamento
* "[[Divisione Tridentina|Tridentina]]", di stanza in Alto Adige orientale, con il comando a [[Bressanone]] ed i reparti in [[val Pusteria]] e valle Isarco; bacino di reclutamento in [[Trentino-Alto Adige]] e nella [[provincia di Verona]];
* "[[Brigata Alpina Cadore|Cadore]]", di stanza in [[Veneto]] con il comando a [[Belluno]] ed i reparti nel [[Cadore]]; bacino di reclutamento nelle province di [[Provincia di Belluno|Belluno]] e di [[Provincia di Vicenza|Vicenza]] e nelle zone appenniniche dell'[[Emilia-Romagna]] centro-orientale;
* "[[Brigata Alpina Julia|Julia]]", di stanza in [[Friuli]] con il comando a [[Udine]] ed i reparti in [[Carnia]] (un battaglione, "L'Aquila" distaccato in [[Abruzzo]]); bacino di reclutamento nell'estremo Nord-Est e in Abruzzo. Più precisamente in Veneto nelle provincie di Padova, Treviso e Venezia, in [[Friuli-Venezia Giulia]], in Abruzzo e nella [[provincia di Isernia]].
Negli anni cinquanta nacquero gli [[4º Reggimento alpini paracadutisti|alpini paracadutisti "Monte Cervino"]], che tuttora, acquisita anche la qualifica NATO di "Rangers", rappresentano l'élite delle truppe alpine. Altra novità fu l'istituzione dei [[Centro Addestramento Reclute]] (CAR), per la formazione iniziale delle reclute di leva.
Negli anni settanta, nell'ambito di una ristrutturazione dell'esercito per ridurre i contingenti rendendo l'istituzione militare più efficiente e moderna, le truppe alpine furono riorganizzate con l'abolizione dei reggimenti e la formazione di unità di livello superiore; le brigate<ref name="
Dalle truppe alpine dal 1963 era inoltre tratto il contingente che costituì la componente italiana assegnata all'Allied Mobile Force-Land (AMF-L) della NATO, dipendente dal [[Supreme Headquarters Allied Powers Europe|Comando alleato in Europa]]. Una piccola e mobile ''task force'' nata con personale della Taurinense, formata da 1.500 uomini suddivisi in tre unità: il "Gruppo tattico alpini aviotrasportabile", il "Reparto di sanità aviotrasportabile" e il "National Support Element" per il sostegno logistico del contingente<ref>{{cita|
A partire dagli anni ottanta iniziò l'impegno delle truppe alpine nelle missioni internazionali e umanitarie all'estero. Tra queste vanno ricordate le [[Peacekeeping|missioni di ''Forze internazionali di pace'']] in [[Libano]] (missioni [[missione Libano 1|"Libano 1"]] e [[Missione Libano 2|"Libano 2"]] tra il 1982 e 1984<ref>{{cita web|url=http://www.esercito.difesa.it/Attivita/MissioniOltremare/MissioniconiReparti/MissioniMultinazionali/Pagine/Libano1eLibano2.aspx?status=Conclusa&zone=Asia|titolo=Libano 1 e Libano 2 su esercito.difesa.it|accesso=12 maggio 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121113220106/http://www.esercito.difesa.it/Attivita/MissioniOltremare/MissioniconiReparti/MissioniMultinazionali/Pagine/Libano1eLibano2.aspx?status=Conclusa&zone=Asia|urlmorto=sì}}</ref>)
=== Gli anni novanta ===
Nei primi [[Anni 1990|anni novanta]], con il venire meno della minaccia sovietica, venne avviato il processo di ristrutturazione dell'esercito, che comportò per le truppe alpine la soppressione di reparti, sia storici sia più recenti, tra i quali anche le Brigate Orobica e Cadore e gli [[Alpini d'Arresto]]. Nel 1997 il IV Corpo d'Armata Alpino fu riorganizzato nel [[Comando truppe alpine]] formato da tre Brigate (Taurinense, Tridentina e Julia), che divennero due nel 2002 in seguito alla soppressione della seconda<ref>{{cita|Oliva|p. 236}}.</ref>.
Questa ristrutturazione vide gli alpini impegnati in un rinnovamento addestrativo e logistico che gli permise di diventare una delle specialità più idonee agli impieghi all'estero, là dove servono uomini ben preparati fisicamente, militarmente abituati a muoversi in piccoli gruppi autonomi<ref name="Oliva|p. 237">{{cita|Oliva|p. 237}}.</ref>. è del 1993 ad esempio l'intervento in [[Albania]] ([[Kosovo Force|KFOR]]).
===Gli anni 2000===
==== La missione in Afghanistan ====
{{vedi anche|guerra in Afghanistan (2001-
La prima aliquota di alpini inviati in Afghanistan fu una compagnia dell'allora [[4º Reggimento alpini paracadutisti|Battaglione alpini "Monte Cervino"]], giunta a [[Kabul]] nel maggio 2002
[[File:Alpini on patrol in Afghanistan with VTLM 01.jpg|thumb|Soldati dell'[[8º Reggimento alpini]] (come dimostra anche la [[nappina]] rossa sull'elmetto del soldato alla mitragliatrice del [[Iveco LMV|VTLM Lince]]) di pattuglia in Afghanistan nel novembre 2010.]]
A partire dal 20 aprile 2010, fino all'ottobre dello stesso anno
In seguito altri reggimenti di alpini, anche non appartenenti alla Taurinense, hanno prestato servizio in Afghanistan, tra cui il [[5º Reggimento alpini|5º]], il [[7º Reggimento alpini|7º]] e l'[[8º Reggimento alpini|8º]]. Il 3º Reggimento alpini è stato in Afghanistan dal 3 settembre 2002 al 18 gennaio 2003<ref>{{cita web|url=http://www.vecio.it/cms/index.php/reggimenti-alpini/265-3-reggimento-alpini|titolo=3° Reggimento Alpini|accesso=23 aprile 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120120164759/http://www.vecio.it/cms/index.php/reggimenti-alpini/265-3-reggimento-alpini|urlmorto=sì}}</ref>, ritornandovi poi al comando del colonnello Lucio Gatti e rientrando in Italia, dopo sei mesi di attività, il 19 maggio 2009. In questi sei mesi sono state addestrate le forze di sicurezza afghane e, nelle valli a sud di Kabul, si sono completate due scuole, costruita da zero una struttura per la riunione dei consigli tribali e attrezzati alcuni villaggi con materiale didattico per l'istruzione e utensili per l'agricoltura, oltre che con medicinali e vestiario; grazie inoltre ai fondi raccolti direttamente in Piemonte tra la popolazione o forniti dalle amministrazioni pubbliche della regione, è stato possibile ripristinare {{M|15
Fin dai primi mesi di missione in Afghanistan gli alpini hanno subito diverse perdite dovute a [[Ordigno esplosivo improvvisato|ordigni improvvisati]] e [[Mina terrestre|mine terrestri]] dirette ai convogli con cui le forze militari si spostano nel territorio<ref name="corrierealpi">{{cita web|url=http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/04/10/news/afghanistan-gli-alpini-tornano-a-casa-3909780|titolo=Afghanistan, gli alpini tornano a casa
;Fine del reclutamento regionale
Con la legge 23 agosto del 2004 n. 226 venne decretata la sospensione del servizio militare inteso come [[Servizio militare di leva in Italia|leva obbligatoria]] a partire dal 1º gennaio 2005<ref name="truppealpine.eu">{{cita web|url=http://www.truppealpine.eu/storia/storia.asp|titolo=Storia delle Truppe Alpine|accesso=23 febbraio 2012}}</ref>, determinando la fine del reclutamento regionale pertanto dal 2005 gli alpini vengono reclutati su tutto il territorio nazionale<ref name="truppealpine.eu" />.
Nel 2018 un reparto alpino, il [[4º Reggimento alpini paracadutisti]], è stato validato come [[forze speciali italiane|forza speciale]].
; Giornata degli Alpini
Nel 2022 è stata istituita dal Parlamento italiano, a decorrere dal 2023, la «Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini», per ricordare «l’eroismo dimostrato dal Corpo d’armata alpino nella [[battaglia di Nikolajewka]]» e promuovere «i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale nonché dell’etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli alpini incarnano»<ref>{{cita web|autore=Angelo Picariello|url=https://www.avvenire.it/attualita/pagine/un-caso-la-giornata-degli-alpini-data-e-riferimenti|titolo=La Giornata degli Alpini diventa un caso. Gli storici: «Data sbagliata»|data=14 aprile 2022}}</ref>. La scelta della data del 26 gennaio, a ridosso della [[Giornata della Memoria]] dell'[[Olocausto]] (27 gennaio) e motivata con una battaglia all'interno della [[Campagna italiana di Russia|guerra d'aggressione nazifascista]] all'allora Unione Sovietica, è stata generalmente criticata come inappropriata.
== Il soccorso Alpino ==
[[File:2june_2007_475.jpg|miniatura|militari del Soccorso alpino della [[Guardia di Finanza]]]]
Il primo riconoscimento ufficiale per un'opera di soccorso fu la [[Valor civile|medaglia di bronzo al valor civile]] concessa al Battaglione "Valle Stura" intervenuto a spegnere un incendio sviluppatosi a [[Bersezio (Argentera)|Bersezio]] in [[valle Stura di Demonte]] nel 1883. Col tempo gli Alpini e i veterani dell'[[Associazione Nazionale Alpini|ANA]] si distinsero svariate volte là dove c'era bisogno d'aiuto. A salvare le popolazioni travolte da una valanga in [[Valle Varaita|val Varaita]] nel 1886, durante il [[terremoto di Messina del 1908]], nel [[disastro del Vajont]] nel 1963, nei terremoti del [[Terremoto del Friuli del 1976|Friuli]], dell'[[Terremoto dell'Irpinia del 1980|Irpinia]] e del [[Terremoto del Molise del 2002|Molise]], nella [[catastrofe della Val di Stava]] del 1985<ref name="mauro230" />, nell'[[alluvione della Valtellina del luglio 1987]], e ancora dopo nel [[terremoto di Umbria e Marche del 1997]], nell'[[alluvione del Piemonte del 2000]]<ref>{{Cita|Di Mauro|p. 235}}.</ref>, nel terremoto in [[Emilia-Romagna]] del 2012<ref>{{Cita web|url=https://www.ana.it/category/protezione-civile/terremoto-emilia/|titolo=Terremoto Emilia Archives|sito=Associazione Nazionale Alpini|lingua=it|accesso=5 agosto 2022}}</ref>. Le operazioni di soccorso non si sono limitate al territorio nazionale: gli alpini si schierarono in [[Armenia]] nel 1989 dopo un tremendo terremoto, o in operazioni di pace in [[Mozambico]] nel 1992, o ancora a supporto dei profughi albanesi e bosniaci durante la [[guerra del Kosovo]]<ref>{{cita|Morandi|pp. 161-163-164}}.</ref>.
Molti paesi, soprattutto quelli appartenenti all'[[arco alpino]], hanno creato dei veri e propri corpi di soccorso alpino, indipendenti o affiliati ai corpi di [[protezione civile]]. In altri paesi l'attività di soccorso alpino viene svolta da altri corpi, in prevalenza da sezioni specializzate dei [[vigili del fuoco]], ma anche dalle [[forze dell'ordine]] e dall'[[esercito]]. In mancanza di strutture adeguate allo svolgimento di questo compito il soccorso può essere affidato alle [[Guida alpina|guide alpine]], il che tuttavia fa aumentare notevolmente i costi delle operazioni.
=== In Italia ===
In [[Italia]] il soccorso alpino è svolto:
* dal Soccorso Alpino del [[Corpo della Guardia di Finanza]] (SAGF)
* dalle Squadre Soccorso [[Ricerca e soccorso|SAR]] del [[Comando truppe alpine]] dell'[[Esercito italiano|Esercito]].
* dal Soccorso Alpino dell'[[Arma dei Carabinieri]] (SA CC)
* Dal soccorso alpino della Polizia di Stato.
* dagli specialisti del Nucleo speleologico-alpinistico-fluviale (S.A.F.) del [[Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco]].
* dal [[Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico|Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico]] (C.N.S.A.S.), sezione nazionale del [[Club Alpino Italiano]].
Fino al 31 dicembre 2016 il servizio era svolto anche dal Soccorso Alpino Forestale (SA F) del [[Corpo forestale dello Stato]], che dal 1º gennaio 2017 sono stati trasferiti al SAGF della [[Guardia di Finanza]].
==== Le "Squadre Soccorso" SAR degli Alpini ====
Per il soccorso alpino il [[Comando truppe alpine]] dell'[[Esercito italiano]] utilizza il ''Search And Rescue'', militari tra i più selezionati, con supporti tattici anche per attività ed operazioni speciali di ricognizione a lungo raggio, interdizione logistica e soprattutto per lo spostamento delle truppe italiane in caso di guerra, data la loro particolare competenza meteorologica e di azione in ambiente estremo, difficile e montano innevato.
Prima di poter essere assegnati ai Team operativi, i soldati devono superare gli esami per ottenere i diplomi obbligatori di base comune a tutti, tra cui quello di Tecnico di laboratorio e di meteorologo. Gli operatori sono sottoposti a ulteriori addestramenti operativi, durante i quali avviene la durissima selezione per le "Squadre Soccorso" a cui è consentito l'accesso solo a poche decine di soldati all'anno in tutta Italia, destinati alle attività SAR ([[ricerca e soccorso]]), anche verso persone civili in ambiente difficile, per il [[soccorso piste]] o per il [[soccorso in montagna]]. L'altissima selezione e le numerose operazioni di soccorso, anche estremo su civili, effettuate da queste squadre speciali di soccorso lo hanno reso una delle unità più ambite dell'esercito italiano.
[[File:Alpinis_on_exercise;_Italian_Army.jpg|miniatura|Alpini in azione]]
Alla fine di questo periodo le reclute sono ufficialmente diplomate "[[Soccorritore militare]]" e ricevono un distintivo speciale: la croce rossa su sfondo bianco.
Le missioni sono compiute autonomamente o in collaborazione interforze con la [[Guardia di Finanza]], i [[Carabinieri]] e la [[Polizia di Stato]], con cui vi sono frequenti interscambi esercitativi, sia sulle piste da sci, in cui svolgono anche consulenza per la sicurezza agli operatori turistici degli impianti, sia sulla roccia, sia per i soccorsi estremi aviotrasportati in collaborazione con il [[118]] e la [[Centrale unica di risposta|centrale unica di emergenza 112]].
Questi team operativi sono costituiti da 2 a 6 unità, sotto il comando unificato del Comando e Supporti tattici delle brigate alpine.
Le squadre di soccorso, sono anche selezionate tra campioni del mondo sportivo o tra i [[Campionati sciistici delle truppe alpine|Ca.STA]] (le squadre agonistiche sportive degli alpini) e seguono diversi corsi e severi esami teorici e pratici con obiettivo selettivo oltre che formativo, di giurisprudenza, paramedico e primo soccorso anche sotto stress, di sci estremo, di speleologica, di roccia, free climbing, sopravvivenza in montagna, cinofilia ed ulteriori corsi specialistici di formazione avanzata ([[Combat Medic]], sopravvivenza in valanghe, resistenza a basse temperatura, trasmissioni, medicina tattica, orientamento, topografia, movimento tattico, esplosivi, capacità esploranti by stealth, etc.).
==== Il soccorso alpino forestale ====
[[File:Soccorso_alpino_CFS_CNSAS_Terminillo_2012_09.jpg|miniatura|Agusta-Bell AB 412 del SAF nel 2012]]
Il [[Corpo forestale dello Stato]] nel [[2003]] ha istituito il servizio di "[[Soccorso alpino forestale|Soccorso Alpino Forestale]]" (SAF) e creata la figura del soccorritore alpino nel Corpo, in collaborazione con il Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico del Club Alpino Italiano. Concorre alle operazioni di soccorso anche con l'ausilio di due elicotteri della flotta del Corpo forestale. Dal 1º gennaio 2017 il personale è passato al Soccorso alpino della [[Guardia di Finanza]] (SAGF).
Il SAF è operativo con circa 30 uomini specializzati in tre stazioni distinte:
* Piemonte, [[Domodossola]]
* Abruzzo, [[L'Aquila]]
* Veneto, [[Palus San Marco]] e alla Scuola Nazionale SAF Collalto di [[Auronzo di Cadore]].
== Organico ==
{{vedi anche|reparti alpini}}
[[File:
Le truppe alpine sono una specialità pluriarma,
Dal COMALP dipendono:
* due brigate alpine: la "[[Brigata Alpina Taurinense|Taurinense]]" con il comando a [[Torino]] ed i reparti in [[Piemonte]] e [[Abruzzo]] e la "[[Brigata Alpina Julia|Julia]]" con il comando a [[Udine]] ed i reparti in [[Trentino-Alto Adige]], [[Veneto]] e [[Friuli]]. Le due brigate hanno struttura analoga, disponendo ciascuna di un reparto comando e supporti tattici, tre reggimenti di fanteria alpina, un reggimento di artiglieria terrestre da montagna
* il [[Centro addestramento alpino]] di Aosta: erede della Scuola militare alpina è l'istituto preposto all'addestramento in campo sci-alpinistico dei quadri delle truppe alpine, nonché del personale di altre armi e forze armate italiane o straniere. Svolge inoltre attività agonistica di alto livello con il proprio reparto di atleti. Il centro ha alle dipendenze il [[6º Reggimento alpini]], di stanza a [[Brunico]] e [[San Candido]], che gestisce con proprio personale le aree addestrative della [[val Pusteria]] dove si addestrano reparti operativi ed istituti di formazione militare<ref>{{cita web|url=http://www.esercito.difesa.it/Organizzazione/Organizzazione%20Centrale/Comando%20delle%20Forze%20Operative%20Terrestri/cdo_truppe_alpine/centro_addestramento_alpino/Pagine/default.aspx|titolo=Centro Addestramento Alpino su esercito.difesa.it|accesso=27 marzo 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110704143612/http://www.esercito.difesa.it/Organizzazione/Organizzazione%20Centrale/Comando%20delle%20Forze%20Operative%20Terrestri/cdo_truppe_alpine/centro_addestramento_alpino/Pagine/default.aspx}}</ref>;
* i supporti, notevolmente ridimensionati rispetto al passato, al 2011 sono costituiti dal reparto comando a Bolzano, che assicura il supporto logistico al COMALP; dal [[4º Reggimento alpini paracadutisti]], unità d'élite delle truppe alpine utilizzata per operazioni speciali.
Vi sono infine
=== Unità attualmente operative ===
{| class="wikitable"
|+ [[File:
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! Reparto
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! Unità dipendenti
|-
| [[File:
| [[Bolzano]]
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* [[File:
* [[File:CoA mil ITA rgt alpini 006.png|20px|Stemma 6º Reggimento Alpini]] [[6º Reggimento alpini]] ([[Brunico]], San Candido, Dobbiaco)
|-
| [[File:
| [[Aosta]]
|
* [[File:Scudetto del Centro Addestramento Alpino.png|25x25px|Stemma Centro di Addestramento Alpino]] Raggruppamento addestrativo<ref>Il Raggruppamento addestrativo stranamente non viene menzionato nel sito ufficiale dell'Esercito Italiano, tuttavia la sua esistenza è documentata dalle seguenti fonti disponibili in rete: {{cita web|url=http://www.difesa.it/ProtocolloInformatico/AOO_Difesa/Esercito/Pagine/E23783.aspx|titolo=protocollo informatico enti|editore=Ministero della Difesa}} {{cita web|url=http://www.vecio.it/cms/index.php/supporti-e-unita-minori/246-raggruppamento-addestrativo|titolo=sintesi storica aggiornata ad agosto 2011|accesso=25 febbraio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121114191818/http://www.vecio.it/cms/index.php/supporti-e-unita-minori/246-raggruppamento-addestrativo|urlmorto=sì}} oltre che sui carteggi dell'autorità militare, come ad esempio questo {{cita web|url=http://www.comune.aosta.it/userfiles/file/citta/Decreto%20di%20sgombero%20d'urgenza%20poligono%20del%20Buthier.pdf|titolo=decreto di sgombero poligono|accesso=25 febbraio 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200207091505/http://www.comune.aosta.it/userfiles/file/citta/Decreto%2520di%2520sgombero%2520d%27urgenza%2520poligono%2520del%2520Buthier.pdf|urlmorto=sì}}</ref> ([[Aosta]], [[La Thuile (Italia)|La Thuile]])
* [[File:Scudetto del Centro Addestramento Alpino.png|25x25px|Stemma Centro di Addestramento Alpino]] [[Centro addestramento alpino - Reparto attività sportive|Reparto attività sportive]] ([[Courmayeur]])
|-
|
| [[Torino]]
|
* [[File:CoA mil ITA btg log taurinense.png|27x27px|Stemma]] [[Reparto comando e supporti tattici "Taurinense"]] ([[Torino]])
* [[File:CoA mil ITA rgt alpini 002.png|20px|Stemma 2º Reggimento Alpini]] [[2º Reggimento alpini]] (San Rocco di [[Cuneo]])
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* [[File:CoA mil ITA rgt cavalleria 01.png|20px|Stemma 1º Reggimento "Nizza Cavalleria"]] [[Reggimento "Nizza Cavalleria" (1º)]]<ref>Pur essendo inquadrato in una Brigata alpina, il Reggimento "Nizza Cavalleria" non è un'unità alpina ma di cavalleria blindata, pertanto non porta il cappello alpino ma il basco nero.</ref> ([[Bellinzago Novarese]])
* [[File:CoA 1 Artimon Rgt.svg|20px|Stemma 1º Reggimento artiglieria terrestre]] [[1º Reggimento artiglieria terrestre (montagna)]] ([[Fossano]])
* {{simbolo|CoA mil ITA rgt genio 32.png}} [[32º Reggimento genio guastatori alpino]] ([[
* {{simbolo|CoA mil ITA btg trasporti 01.png}} [[
|-
| [[File:CoA mil ITA
| [[Udine]]
|
* [[File:CoA mil ITA btg log julia.png|20px|Stemma]] [[Reparto comando e supporti tattici "Julia"]] ([[Udine]])
* [[File:CoA mil ITA rgt alpini 005.png|20px|Stemma 5º Reggimento alpini]] [[5º Reggimento alpini]] ([[Vipiteno]])
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* [[File:CoA mil ITA rgt alpini 008.png|20px|Stemma 8º Reggimento alpini]] [[8º Reggimento alpini]] ([[Venzone]])
* [[File:CoA 3 Artimon Rgt.png|20px|Stemma 3º Reggimento artiglieria terrestre]] [[3º Reggimento artiglieria terrestre (montagna)]] ([[Remanzacco]])
* {{simbolo|CoA mil ITA rgt cavalleria 02.png}} [[Reggimento "Piemonte Cavalleria" (2º)|Reggimento "Piemonte Cavalleria" (2°)]]<ref>Pur essendo inquadrato in una Brigata alpina, il Reggimento "Piemonte Cavalleria" non è un'unità alpina ma di cavalleria blindata, pertanto non porta il cappello alpino ma il basco nero.</ref> ([[Trieste]])
* [[File:CoA mil ITA rgt genio 02.png|20px|Stemma 2º Reggimento genio guastatori (alpino)]] [[2º Reggimento genio guastatori alpino]] ([[Trento]])
* {{simbolo|CoA mil ITA rgt logistico 24.png}} [[
|}
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! Unità alpine dipendenti
|-
| [[File:
| [[Anzio]]
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* {{simbolo|CoA mil ITA rgt trasmissioni 02.png}} [[2º Reggimento trasmissioni alpino]] ([[Bolzano]])
|-
| [[File:
| [[Pisa]]
|
*[[File:CoA mil ITA rgt alpini 004.png|20px|Stemma 4º Reggimento Alpini]] [[4º Reggimento alpini paracadutisti]] ([[Montorio
|}
==
L'uniforme alpina era inizialmente degli stessi colori dell'esercito piemontese: giubba turchina e pantaloni bianchi, cosa che non consentiva certo una buona mimetizzazione in ambiente montano. La questione fu dibattuta tra 1904 e 1906 su sollecitazione del presidente della sezione di Milano del [[Club Alpino Italiano]], Luigi Brioschi. Nell'aprile 1906, per un esperimento pratico, furono scelti gli alpini del battaglione "Morbegno" del [[5º Reggimento alpini|5º Reggimento]], di stanza a Bergamo. L'esperimento fu un successo, e nacque così il "plotone grigio", composto di quaranta uomini della 45ª compagnia del "Morbegno", che fece la sua prima comparsa ufficiale a [[Tirano]]<ref>{{cita web|url=http://www.ecodibergamo.it/stories/Alpini%202010/118219_cos_fu_vinta_la_guerra_della_penna/|titolo="Berretto al posto del cappello? Mai! Così fu vinta la guerra della penna" - Eco di Bergamo 22-02-2011|accesso=15 novembre 2020|urlarchivio=https://archive.is/20120731071247/http://www.ecodibergamo.it/stories/Alpini%202010/118219_cos_fu_vinta_la_guerra_della_penna/}}</ref>.
=== Il cappello ===
[[File:Cappello Alpino.jpg|thumb|upright|Il tipico cappello degli Alpini (nel caso specifico di un soldato, in ferma prefissata, appartenente alla truppa del genio guastatori, riconoscibile dalla nappina amaranto, dal tipo e dal colore del fregio)]]
Il cappello è l'elemento più noto e rappresentativo dell'uniforme degli alpini. È composto da molti elementi atti a rappresentare il grado, il reggimento e la specialità di appartenenza. Il cappello ultima versione fu introdotto nel 1910.
Il 25 marzo 1873 venne adottato invece del [[chepì]] di fanteria un cappello proprio di feltro nero di forma tronco conica (alla "calabrese") a falda larga; frontalmente aveva come fregio una stella a cinque punte, di metallo bianco, con il numero della compagnia. Sul lato sinistro, semicoperta dalla fascia di cuoio, vi era una coccarda tricolore nel cui centro era posto un bottoncino bianco con croce scanalata. Un gallone rosso a V rovesciata guarniva il cappello dallo stesso lato della coccarda e sotto questa era infilata una penna nera di corvo. Per gli ufficiali il cappello era lo stesso, però la penna era d'aquila<ref name="smalp155.org">{{cita web|url=http://www.smalp155.org/curiosita/enciclopedia/cappello-alpino.php|titolo=Il cappello alpino, dal sito della SMALP di Aosta|accesso=3 dicembre 2010}}</ref>.
Il 1º gennaio 1875, i comandanti di reparto assunsero la denominazione di Comandanti di battaglione e non portarono più il cappello alla calabrese che distingueva gli appartenenti alle compagnie alpine, ma indossarono il copricapo del distretto nel quale s'insediavano non avendo un ufficio proprio<ref name="smalp155.org"/>. Nel 1880 invece della stella a cinque punte fu adottato un nuovo fregio ugualmente di metallo bianco: un'aquila "al volo abbassato" sormontante una cornetta contenente il numero di reggimento. La cornetta era posta sopra un trofeo di fucili incrociati con baionetta
Nei primi mesi della prima guerra mondiale l'esercito italiano adottò l'[[Elmetto Adrian Mod. 16|elmetto "Adrian"]] ma gli alpini e i bersaglieri
==== La penna ====
Lunga circa
Viene portata anche sull'elmetto, sin ai tempi del secondo conflitto, mediante appositi fermagli portanappina (talvolta quando questi non erano disponibili, veniva infilata l'estremità della nappina in uno dei fori areatori).
==== La nappina ====
{{vedi anche|nappina}}
La nappina, presente sulla sinistra del cappello, è il dischetto, a forma semi-ovoidale, nel quale viene infilata la penna. Per i gradi
In origine il colore della nappina distingueva i battaglioni all'interno dei vari reggimenti, per cui il 1º battaglione di ciascun reggimento aveva nappina bianca, il 2° rossa, il 3° verde e, qualora vi fosse un 4º battaglione, azzurra. I colori erano quelli della bandiera italiana, più l'azzurro di casa Savoia. In seguito si aggiunsero altre nappine con colori, numeri e sigle specifiche per le diverse specialità e i vari reparti.
Riga 364 ⟶ 418:
;Fanteria alpina<ref name="nappina"/>
* {{simbolo|Nappina verde.png|25}} verde: 1º Rgt. Alpini (Btg. Mondovì), 2º Rgt. Alpini (Btg. Saluzzo),
* {{simbolo|Nappina bianca.png|25}} bianca: 1º Rgt. Alpini (Btg. Ceva), 2º Rgt. Alpini (Btg. Borgo San Dalmazzo), 3º Rgt. Alpini (Btg. Pinerolo), 4º Rgt. Alpini (Btg. Ivrea), 5º Rgt. Alpini (Btg. Morbegno), 6º Rgt. Alpini (Btg. Bolzano, Btg. Verona), 7º Rgt. Alpini (Btg. Feltre), 8° Rgt Alpini (Btg. Gemona), 11° Rgt Alpini (Btg. Alpini
* {{simbolo|Nappina rossa.png|25}} rossa: 1º Rgt. Alpini (Btg. Pieve di Teco), 2º Rgt. Alpini (Btg. Dronero), 3º Rgt. Alpini (Btg. Fenestrelle), 4º Rgt. Alpini (Btg. Aosta), 5º Rgt. Alpini (Btg. Tirano); 6º Rgt. Alpini (Btg. Trento, Btg. Vicenza), 7º Rgt. Alpini (Btg. Pieve di Cadore), 8º Rgt. Alpini (Btg. Tolmezzo), Battaglione Addestrativo Aosta, Fanfara della Brigata alpina Taurinense
* {{simbolo|Nappina blu.png|25}} azzurra: 3º Rgt. Alpini (Btg. Susa), 5º Rgt. Alpini (Btg. Vestone), 9º Rgt. Alpini (Btg. L'Aquila), Centro Addestramento Alpino (escluso Btg. Aosta), personale fuori corpo
* {{simbolo|Nappina blu - Regimental supports.png|25}} azzurra, dischetto nero, "R" bianca: supporti reggimentali (CCSL reggimentali)
* {{simbolo|Nappina blu - Brigade supports.png|25}} azzurra, dischetto nero, "B" bianca: Reparto Comando e trasmissioni di Brigata alpina (Taurinense e Julia)
Riga 374 ⟶ 428:
;Artiglieria da montagna<ref name="nappina"/>
* {{simbolo|Nappina artiglieria 1 btr.png|25}} verde,
* {{simbolo|Nappina artiglieria CG.png|25}} verde,
* {{simbolo|Nappina artiglieria.png|25}} verde,
;Genio, trasmissioni, servizi<ref name="nappina"/>
* {{simbolo|Nappina amarante.png|25}} amaranto: genio (2º e 32º Rgt. genio guastatori) e trasmissioni (2º Rgt. Trasm.)
* {{simbolo|Nappina viola.png|25}} viola:
==== Il fregio ====
Riga 391 ⟶ 445:
* trasmissioni: ''aquila, cornetta, antenna, saette e asce incrociate''
* trasporti e materiali: ''aquila e ingranaggio alato''
* sanità (ufficiali medici): ''
* sanità (ufficiali psicologi): ''aquila, stella a cinque punte con croce rossa, lettera psi alfabeto greco''
* sanità (sottufficiali e truppa): ''aquila, stella a cinque punte con croce rossa''
* amministrazione e commissariato: ''aquila, corona turrita, tondino viola e serto di alloro''
Riga 401 ⟶ 456:
<div align=center>
<gallery perrow="
File:Fre ftr alpN.jpg|fregio Alpini (truppa VFP1 e VFP4)
File:Fre ftr alp.jpg|fregio Alpini (truppa VSP, sottufficiali e ufficiali)
Riga 410 ⟶ 465:
File:Alp amcom.jpg|fregio commissariato per truppe alpine
File:Alp med.jpg|fregio sanità (ufficiali medici) per truppe alpine
File:Fre alp psi.png|fregio sanità (ufficiali psicologi) per truppe alpine
File:Alp san.jpg|fregio sanità (sottufficiali e truppa) per truppe alpine
File:Alp vet.jpg|fregio veterinari per truppe alpine
File:
File:
</gallery>
</div>
Riga 419 ⟶ 475:
==== I distintivi di grado ====
Sul cappello alpino i gradi sono portati sul lato sinistro, in corrispondenza della penna e della nappina, sotto forma di galloni:
{| class="
|+Distintivi di grado degli Alpini
!colspan="12" style="background-color:#a18f5d; color: white"| Ufficiali generali
|-
|colspan="4"|[[File:Rank insignia of generale di corpo d'armata of the Alpini.svg|100px]]<br />'''generale di corpo d'armata'''<br />tre stellette dorate su nastro argentato
Riga 434 ⟶ 489:
|colspan="3"|[[File:Rank insignia of generale di brigata of the Alpini.svg|100px]]<br />'''generale di brigata'''<br />una stelletta su nastro argentato
|-
|-
|colspan="3"|[[File:Rank insignia of colonnello con funzioni superiori of the Alpini.svg|100px]]<br />'''colonnello con funzioni del grado superiore'''<br />una stelletta dorata bordata di rosso su nastro argentato
Riga 448 ⟶ 503:
|colspan="6"|[[File:Rank insignia of maggiore of the Alpini.svg|100px]]<br />'''maggiore'''<br />un doppio gallone rovesciato ed un galloncino rovesciato dorati
|-
|-
|colspan="3"|[[File:Rank insignia of capitano of the Alpini.svg|100px]]<br />'''capitano'''<br />tre galloni rovesciati dorati
Riga 455 ⟶ 510:
|colspan="3"|[[File:Rank insignia of sottotenente of the Alpini.svg|100px]]<br />'''sottotenente'''<br />un gallone rovesciato dorato
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|colspan="3"|[[File:Rank insignia of primo maresciallo luogotenente of the Alpini.svg|100px]]<br />'''
|colspan="3"|[[File:Rank insignia of primo maresciallo of the Alpini.svg|100px]]<br />'''primo maresciallo'''<br />un gallone rivesciato dorato screziato di nero su fondo robbio
|colspan="3"|[[File:Rank insignia of maresciallo of the Alpini.svg|100px]]<br />'''tutti i sottufficiali'''<br />un gallone rovesciato dorato screziato di nero
|colspan="3"|<br />'''caporalmaggiore, caporale'''<br />nessun distintivo di grado sul cappello
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=== Le mostrine ===
Oltre ai fregi (ove previsti) sui vari copricapi, insegne specifiche sono le mostrine applicate sul colletto della giacca/camicia nell'uniforme ordinaria e di gala, caratterizzate dal campo verde delle specialità da montagna, a distinguere le specialità delle varie Armi e Specialità che compongono il Corpo degli Alpini:
[[File:Mostrinealp.JPG|600px|left]]
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== Nella cultura
=== Canti degli alpini ===
{{vedi anche|Canti degli alpini}}
=== L'alpino e il mulo ===
È durato 130 anni il sodalizio tra gli alpini e i [[mulo|muli]], ma questi [[equino|equini]] furono arruolati ancor prima degli alpini, perché già dal 1831 nell'esercito del [[Regno di Sardegna]] vennero costituite le prime batterie da montagna dotate di cannoni smontabili per il cui trasporto furono impiegati trentasei muli<ref name="
[[File:Breda 20-65 Mod. 1935 trainato da un mulo.jpg|thumb|Breda mod.1935 trainato da un mulo, foto ''Museo storico degli alpini'']]
Il legame tra l'alpino e il mulo si consolidò durante la Grande Guerra<ref name="Morandi|p. 187"/> dove divenne fondamentale per trasportare le armi e il rifornimento logistico dei reparti in alta montagna. In breve tempo l'alpino e il mulo divennero nell'immaginario collettivo un binomio inscindibile, ed assieme agli alpini, i muli patirono la fame e il freddo durante le due guerre mondiali dove furono impegnati su tutti i fronti dove vennero utilizzate forze italiane. Anche nella seconda guerra mondiale il mulo fu protagonista se si pensa al suo impiego sul fronte greco e sovietico. Il Corpo d'armata alpino partito per la steppa sovietica, ad esempio, aveva in dotazione ben {{formatnum:4800}} muli che ebbero un ruolo fondamentale soprattutto durante la ritirata in Unione Sovietica<ref name="Morandi|p. 187"/>.
{{Citazione|Durante il ripiegamento avevamo centinaia di slitte trainate da muli, che soffrivano con noi e non avevano da mangiare che qualche sterpaglia che spuntava dalla neve. Povere bestie, erano coperte di ghiaccio, e, rammento, la presenza di quegli animali era qualcosa di rassicurante per tutti. Infatti mentre camminavamo giorno e notte cercavamo sempre di stare vicino ad un mulo, così ognuno di questi animali aveva sempre attorno un gruppo di dieci o quindici soldati. [...] Una volta un conducente rimase ferito da una scheggia che gli fratturò la gamba ed io che ero ufficiale medico tentai di prestargli qualche cura, quando ad un certo punto il suo mulo gli si avvicinò e infilò il muso tra la terra e la nuca del ferito, in modo da sostenerlo, riscaldarlo, confortarlo. Una scena che non dimenticherò mai.|[[Giulio Bedeschi]] in ''[[Centomila gavette di ghiaccio]]''}}
Dal dopoguerra, per effetto della motorizzazione di praticamente tutti i reparti, è cominciato il declino nell'uso del mulo e negli ultimi anni di servizio i muli in dotazione in tutto l'esercito erano appena settecento<ref name="
Una rappresentazione di cosa fu il connubio tra l'alpino e il mulo è visibile presso il [[museo nazionale storico degli
=== Il motto ===
Il motto "Di qui non si passa"<ref>{{cita web|url=http://www.smalp155.org/curiosita/storia/motto-smalp.php|titolo=Il motto degli alpini, dal sito della SMALP di Aosta|accesso=26 marzo 2011}}</ref> fu coniato dal generale [[Luigi Pelloux]], primo ispettore generale degli alpini, che nell'ottobre 1888, in occasione di un banchetto ufficiale per la visita a Roma dell'imperatore di Germania<ref name="
{{Citazione|essi simboleggiano quasi, all'estrema frontiera, alle porte d'Italia, un baluardo sul cui fronte sta scritto "Di qui non si passa"<ref name="
=== La preghiera dell'alpino ===
{{vedi anche|Preghiera dell'Alpino}}
La preghiera, nella sua forma originale, fu scritta dal colonnello [[Gennaro Sora]], allora comandante del [[battaglione alpini "Edolo"]], a Malga Pader, in [[Val Venosta]], proprio per la sua unità. Questa prima versione conteneva degli espliciti riferimenti al Duce e al Re, che col tempo furono cancellati. Il vicario generale Monsignor [[Giuseppe Trossi]] il 21 ottobre [[1949]] comunicò il testo rivisto e adattato della preghiera, aggiungendo lo specifico riferimento alla [[Madonna degli Alpini]]. Questa preghiera doveva essere quindi recitata in sostituzione della Preghiera del Soldato al termine di ogni Santa Messa di precetto<ref name="storiapreghiera">{{cita web|url=http://www.ana.it/page/la-storia-della-preghiera-dell-alpino70|titolo=La storia della Preghiera dell'Alpino|accesso=18 settembre 2015}}</ref>.
Nuovamente nel [[1972]] il cappellano militare capo del Servizio di Assistenza Spirituale del 4º Corpo d'armata alpino, Monsignor Pietro Parisio, previa autorizzazione del suo generale comandante il Monsignor [[Franco Parisio]], ottenne dall'Arcivescovo Ordinario Militare, Monsignor [[Mario Schierano]], alcune nuove piccole modifiche alla preghiera, in modo da adattarla nel modo migliore agli Alpini delle nuove generazioni. Il testo venne ulteriormente e leggermente modificato ed infine definitivamente approvato il 15 dicembre [[1985]]<ref name="storiapreghiera"/>.
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=== L'inno ===
{{vedi anche|Valore alpino}}
L'Inno degli Alpini è il ''Trentatré''. Il motivo di questo nome non è chiaro; secondo alcune fonti deve il proprio nome perché era il 33º pezzo nel repertorio delle fanfare alpine dei primi reparti, secondo altre perché era in origine il motto del 33º reggimento artiglieria, all'epoca inquadrato nelle truppe alpine, altri infine fanno risalire questo nome alla metrica utilizzata per comporre il testo e la musica. Inoltre, esso è ispirato all'inno francese
{{Citazione|Dai fidi tetti del villaggio i bravi alpini son partiti,<br />mostran la forza ed il coraggio della lor salda gioventù.<br />Son dell'Alpe i bei cadetti, nella robusta giovinezza<br />dai loro baldi e forti petti spira un'indomita fierezza.
Oh valore alpin! Difendi sempre la frontiera!<br />E là sul confin tien sempre alta la bandiera.<br />Sentinella all'erta per il suol nostro italiano<br />dove amor sorride e più benigno irradia il sol.
Là tra le selve ed i burroni, là tra le nebbie fredde e il gelo,<br />piantan con forza i lor picconi le vie rendon più brevi.<br />E quando il sole brucia e
Oh valore alpin!...<ref>{{cita web|url=http://www.ana.it/modules.php?name=News&file=article&sid=384|titolo=Inno degli Alpini, dal sito ufficiale dell'ANA|accesso=11 aprile 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20030703025732/http://www.ana.it/modules.php?name=News&file=article&sid=384}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.smalp155.org/sound/33.wav|titolo=Versione audio dell'Inno|accesso=3 dicembre 2010}}</ref>}}
== Nella letteratura ==
===Romanzi===
*''La penna del corvo bianco'': Il romanzo racconta le battaglie alle quali presero parte gli Alpini durante la [[prima guerra mondiale]] sul [[Adamello (monte)|fronte dell’Adamello]]. Quando l'ex capitano degli alpini Francesco Bianchi, sente il suo tempo giungere al termine, decide di intraprendere un viaggio a [[Carisolo]] in compagnia di sua moglie Margherita per raccontargli la storia di un informatore [[Austria]]co, tale Christoph Berger. Il romanzo prende in esame le battaglie di Alpini e [[Kaiserjäger|Kaiserjager]] sul fronte Adamellino e tratta temi come l’amore e la crudeltà della guerra ispirandosi a fatti realmente accaduti.
*''Il piccolo alpino'': Il romanzo racconta le disavventure di un orfano, Giacomino, che viene "adottato" dagli alpini e combatterà nelle trincee del [[Carso]] durante la [[prima guerra mondiale]].
* ''[[Centomila gavette di ghiaccio]]'': Romanzo autobiografico di [[Giulio Bedeschi]] composto all'indomani della [[seconda guerra mondiale]]. Racconta le vicende degli alpini inizialmente sul fronte [[grecia|greco]]-[[albania|albanese]], poi prende in esame la storia dei soldati italiani inviati sul [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte russo]] e della drammatica ritirata.
* ''[[Il sergente nella neve]]'': Romanzo autobiografico di [[Mario Rigoni Stern]] composto all'indomani della [[seconda guerra mondiale]]. Racconta le vicende degli Alpini nell'ultima battaglia sul Don e la drammatica ritirata sul fronte russo.
===Libri storici===
* ''Conquista dell'Adamello. Il diario del Capitano Nino Calvi'': A metà strada tra un diario e una relazione tecnica curato da Marco Cimmino, esso prende in esame le vicende trascritte dal capitano [[Fratelli Calvi|Nino Calvi]] degli alpini durante la [[prima guerra mondiale]] tra i ghiacciai dell'Adamello.
* ''I diavoli dell'Adamello'': Il libro di [[Luciano Viazzi]] riporta diversi episodi successi agli alpini tra i ghiacciai dell'[[Ortles]] e dell'Adamello durante la prima guerra mondiale.
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|cognome=Bonfant|nome=Filippo|titolo=Alpini...sempre|anno=1984|editore=Musumeci|città=Milano|p=256|isbn=88-7032-176-2}}
* {{cita libro|cognome=Delleani|nome=Vincio|titolo=Non vogliamo encomi: cronache del 30º battaglione guastatori nella campagna di Russia, 1942-1943|anno=1996|editore=Mursia|città=Milano|p=203|isbn=88-425-2115-9}}
* {{cita libro|cognome=
* {{cita libro|cognome=
* {{cita libro|cognome=Fadella|nome=Emilio|titolo=Storia delle truppe alpine: 1872-1972|anno=1972|editore=Cavalotti Landoni|città=Milano}}
* {{cita libro|cognome=
* {{cita libro|cognome=Margonari|nome=Celestino|titolo=Alpini, una famiglia|anno=1983|editore=Manfrini|città=Trento|p=608|isbn=88-7024-215-3}}
* {{cita libro|cognome=Morandi|nome=Giovanni|titolo=Alpini, dalle Alpi all'Afghanistan|anno=2003|editore=Poligrafici editoriali|città=Bologna|cid=Morandi}}
* {{cita libro|cognome=Oliva|nome=Gianni|wkautore=Gianni Oliva|titolo=Storia degli alpini|anno=2010|editore=Mondadori |città=Milano|isbn=978-88-04-48660-2|cid=Oliva}}
* {{cita libro|cognome=Paris|nome=Giuseppe|titolo=Alpini. Canti e immagini|anno=1992|editore=Bellavite|città=Missaglia|p=240|isbn=88-86832-02-8}}
* {{cita libro|cognome=Petacco|nome=Arrigo|wkautore=Arrigo Petacco|titolo=L'Armata scomparsa|url=https://archive.org/details/larmatascomparsa0000peta|anno=1998|editore=Mondadori|città=Milano}}
* {{cita libro|cognome=Prosperio|nome=Paolo|titolo=Le battaglie degli alpini: dalle origini alla campagna di Russia|anno=1972|editore=Varesina editrice|città=|p=207}}
* Mario Rizza, ''I nostri Battaglioni alpini, Manfrini'', Calliano (Trento), 1987.
* Mario Rizza, ''Le Truppe Alpine e l'Associazione Nazionale Alpini nel terzo millennio'', Granzella, Genova, 2001.
* Mario Rizza, ''4º Corpo d'Armata alpino: storia dei reparti di una Grande Unità alpina'', Tipografia Alto Adige, Bolzano, 1992.
* Mario Rizza, ''Reggimenti delle Truppe Alpine'' (tre tomi), La Rosa, Crescentino, 1997.
* {{cita libro|cognome=Scotoni|nome=Giorgio|titolo=[[L'Armata Rossa e la disfatta italiana (1942-43)]]|anno=2007|editore=Casa editrice Panorama |città=Trento|isbn=978-88-7389-049-2|cid=Scotoni}}
* {{cita libro|Paolo Bill|Valente|Alpini. Un racconto contemporaneo|2012|Provincia autonoma di Bolzano| Bolzano|altri=(con le foto di Nicolò Degiorgis)|wkautore=Paolo Valente|SBN=UBO4016282}}
* {{cita libro|cognome=Viazzi|nome=Luciano|titolo=1940-1943 i diavoli bianchi: gli sciatori nella seconda guerra mondiale: Storia del Battaglione Monte Cervino|anno=1984|editore=Arcana|città=Milano|p=303|isbn=88-85008-61-5}}
* {{cita libro|cognome=Viazzi|nome=Luciano|titolo=Gli Alpini, 1872-1945|anno=1978|editore=Ciarrapico|città=|p=301}}
* {{cita libro|cognome=Vigliero|nome=Remigio|wkautore=Remigio Vigliero|titolo=Battaglione Pieve di Teco|altri=Coll. "Gli alpini di fronte al nemico" |anno=1938|editore=10° Regg.to Alpini Editore|città=Roma}}
=== Opere autobiografiche ===
* {{cita libro|cognome=Bedeschi|nome=Giulio|wkautore=Giulio Bedeschi|titolo=[[Centomila gavette di ghiaccio]]|anno=1963|editore=Mursia|città=Milano|p=438|ISBN=978-88-425-3868-4}}
* {{cita libro|cognome=Bedeschi|nome=Giulio|wkautore=Giulio Bedeschi|titolo=Il Natale degli Alpini|anno=|editore=Mursia|città=Milano|p=162|ISBN=978-88-425-3194-4}}
* {{cita libro|cognome=Brunello|nome=Franco|titolo=Le parole degli alpini|anno=1987|editore=Rossato|città=Milano|p=272|isbn=88-8130-022-2}}
* {{cita libro|cognome=Camanni|nome=Enrico|wkautore=Enrico Camanni|titolo=[[La guerra di Joseph]]|anno=2004|editore=Cda&Vivalda|città=Torino|isbn=88-7808-137-X}}
* {{cita libro|cognome=Caruso|nome=Alfio|wkautore=Alfio Caruso|titolo=Tutti i vivi all'assalto|anno=2003|editore=Longanesi|città=Milano|p=392|isbn=978-88-502-0912-5}}
* {{cita libro|cognome=Chiavazza|nome=Carlo|titolo=Scritto sulla neve|anno=1980|editore=Città armoniosa|città=Reggio Emilia|p=127|isbn=88-7001-106-2}}
*{{Cita libro|cognome=Corti|nome=Eugenio|titolo= I più non ritornano, Diario di ventotto giorni in una sacca sul fronte russo (inverno 1942-43)|anno=|editore= [[Ugo Mursia|Ugo Mursia editore]]|p= 264
|isbn= 9788842532361}}
* {{cita libro|cognome=Forni|nome=Irnerio|titolo=Alpini garibaldini. Ricordi di un medico nel Montenegro dopo l'8 settembre|anno=1992|editore=Mursia|città=Milano|p=208|isbn=88-425-1155-2}}
* {{cita libro|cognome=Gadda|nome=Carlo Emilio||wkautore=Carlo Emilio Gadda|titolo=Giornale di guerra e di prigionia|anno=2002|editore=Garzanti|città=Milano}}
* {{cita libro|cognome=Gazza|nome=Giorgio|titolo=Urla di vittoria nella steppa: fronte russo 1943, gli alpini del Val Chiese a Scheljakino, Malajewka w Arnautowo|anno=1996|editore=Mursia|città=Milano|
* Giovanni Punzo, ''Dobro. Storie balcaniche'', Sommacampagna (VR), Cierre, 2012, pp. 214, con prefazione di Fabio Mini, ISBN 978-88-8314-671-8.
* {{cita libro|cognome=
* {{cita libro|cognome=Stern|nome=Mario Rigoni|wkautore=Mario Rigoni Stern|titolo=[[Il sergente nella neve]], [[Ritorno sul Don]]|anno=1991|editore=Einaudi|città=Torino|isbn=88-06-17732-X}}
*{{cita libro| autore=[[Paolo Volpato]] | titolo=Ortigara: calvario degli alpini | anno=c2004 | editore=Itinera progetti | città=Bassano del Grappa (VI) | ISBN= 88-88542-12-4 }}
* {{cita libro| nome=Paolo | cognome=Monelli | wkautore=Paolo Monelli|titolo=Le Scarpe al sole, cronaca di gaie e di tristi avventure di alpini di muli e di vino | anno=1921 | editore=L. Cappelli editore| città= Bologna}}
== Voci correlate ==
* [[Ranger (militare)]]
* [[Associazione Nazionale Alpini]]
* [[Adunata nazionale degli alpini]]
Riga 537 ⟶ 625:
* [[Gradi e qualifiche dell'Esercito Italiano]]
* [[Meteomont]]
* [[Museo nazionale storico degli Alpini]]
* [[Preghiera dell'Alpino]]
* [[Reparti alpini]]
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== Altri progetti ==
{{
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.
* {{cita web |url=http://www.colligite.net/alpini/artrm.html |titolo=Le origini delle truppe alpine |accesso=24 agosto 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120727005359/http://www.colligite.net/alpini/artrm.html |urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.
* {{
* {{cita web|url=http://www.esercito.difesa.it/equipaggiamenti/militaria/Fregi/Pagine/Arma-di-Fanteria-e-Specialita-Alpini.aspx|titolo=Arma di Fanteria e Specialità - Alpini}}
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Grande Guerra|Italia|seconda guerra mondiale}}
{{vetrina|19|maggio|2011|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Alpini|arg=guerra}}
[[Categoria:Alpini| ]]
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