Cesare Casella: differenze tra le versioni

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{{Bio
{{W|biografie|maggio 2007|firma=<b><i>[[Utente:Cotton|<span style="color:#000000;">Cotton</span>]] <sup>[[Discussioni utente:Cotton|<span style="color:#708090;">Segnali di fumo</span>]]</sup></i></b> 20:09, 25 mag 2007 (CEST)}}
|Nome = Cesare
'''Cesare Casella''' ([[Pavia]], [[22 luglio]] [[1969]]) è il protagonista di uno dei più lunghi sequestri di persona a scopo di estorsione mai avvenuti in Italia. Fu rapito a [[Pavia]] il 18 gennaio [[1988]] e rilasciato presso [[Natile di Careri]], in [[Calabria]], il 30 gennaio [[1990]]. Per la sua liberazione fu pagato (14 agosto 1988) il riscatto di un miliardo di lire, senza esito. L’attenzione dei mass-media al sequestro crebbe considerevolmente nel giugno 1989 allorché la madre di Cesare, Angiolina Montagna (nota [[Angela Casella]] e detta poi ''Mamma Coraggio'') si recò in Calabria e chiese, nelle piazze, la liberazione del figlio e un maggior intervento da parte dello Stato. Sulla vicenda, Cesare Casella ha scritto un libro, edito da [[Rizzoli]], dal titolo ''[[743 giorni lontano da casa]]''.
|Cognome = Casella
|Sesso = M
|LuogoNascita = Pavia
|GiornoMeseNascita = 22 luglio
|AnnoNascita = 1969
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Epoca = 1900
|Attività =
|Nazionalità = italiano
|Categorie = no
|FineIncipit = è stato vittima di uno dei più lunghi sequestri di persona a scopo di estorsione mai avvenuti in [[Italia]]<ref name="Voce Calabria">{{Cita web | url= https://www.lavocedellacalabria.it/2020/01/30/30-gennaio-1990-30-gennaio-2020-30-anni-dalla-liberazione-di-cesare-casella-sequestrato-dalla-ndrangheta/ | titolo=30 gennaio 1990 – 30 gennaio 2020, 30 anni dalla liberazione di Cesare Casella sequestrato dalla ‘ndrangheta | data= 30 gennaio 2020 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20220629123556/https://www.lavocedellacalabria.it/2020/01/30/30-gennaio-1990-30-gennaio-2020-30-anni-dalla-liberazione-di-cesare-casella-sequestrato-dalla-ndrangheta/ | urlmorto= no }} (tratto da: Gianfranco Bonofiglio, “[[Il Giornale di Calabria]]” 23 giugno 1989)</ref>
}}
 
== Biografia ==
==Il rapimento: esecuzione e primi giorni di prigionia==
Fu rapito a [[Pavia]] il 18 gennaio [[1988]]<ref>{{Cita web | url= https://www.corriere.it/cronache/cards/morto-soffiantini-de-andre-casella-getty-altri-rapimenti-celebri/cesare-casella-madre-coraggio.shtml | titolo=Morto Soffiantini. De Andrè, Casella, Getty e gli altri rapimenti celebri | autore=Claudio Del Frate | sito= [[Corriere della Sera]] | data= 12 marzo 2018 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://archive.is/20230419143610/https://www.corriere.it/cronache/cards/morto-soffiantini-de-andre-casella-getty-altri-rapimenti-celebri/cesare-casella-madre-coraggio.shtml | dataarchivio= 19 aprile 2023 | urlmorto= no }}</ref><ref name="Prov.Pavese" >{{Cita web | url= https://ricerca.gelocal.it/laprovinciapavese/archivio/laprovinciapavese/2016/02/15/pavia-libero-cesare-casella-ventisei-anni-dopo-l-incontro-e-il-grazie-12.html | titolo=Liberò Cesare Casella Ventisei anni dopo l’incontro e il ‘grazie’ | sito= la Provincia Pavese | data= 15 febbraio 2016 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230419194522/https://ricerca.gelocal.it/laprovinciapavese/archivio/laprovinciapavese/2016/02/15/pavia-libero-cesare-casella-ventisei-anni-dopo-l-incontro-e-il-grazie-12.html | urlmorto= no }}</ref> e rilasciato due anni dopo presso [[Careri|Natile di Careri]], in [[Calabria]], il 30 gennaio [[1990]]. Per la sua liberazione fu pagato il 14 agosto del [[1988]] un riscatto di un miliardo di lire, ma senza esito<ref name="Voce Calabria" /><ref name="Prov.Pavese" />. L'attenzione dei mass-media al sequestro crebbe considerevolmente nel giugno [[1989]], allorché la madre di Cesare, Angiolina Montagna ([[1946]]-[[2011]]), poi detta ''Mamma Coraggio'',<ref name="Voce Calabria" /> andò in [[Calabria]] dove chiese, nelle piazze, la liberazione del figlio e un maggior intervento da parte dello Stato. Sulla vicenda, Cesare Casella ha scritto un libro edito da [[Rizzoli]], dal titolo ''743 giorni lontano da casa''<ref>{{Cita web | url= https://books.google.it/books/about/743_giorni_lontano_da_casa.html?id=NbfhcQAACAAJ&hl=en&output=html_text&redir_esc=y | titolo=743 giorni lontano da casa | autore=Cesare Casella | editore= Rizzoli | data= 1990 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230419141831/https://books.google.it/books/about/743_giorni_lontano_da_casa.html?id=NbfhcQAACAAJ&hl=en&output=html_text&redir_esc=y | urlmorto= no }}</ref>.
 
=== Il rapimento: esecuzione e primi giorni di prigionia ===
Ha 18 anni e mezzo, Cesare Casella, quando viene rapito. Suo padre Luigi è proprietario di una concessionaria [[Citroën]], la Casella srl, che si trova sulla [[Vigentina]], alla periferia pavese. Dietro l’azienda vi è la casa di famiglia, che Cesare sta raggiungendo in automobile alle 20,25 di lunedì 18 gennaio 1988, una serata di fitta nebbia. Un’altra automobile blocca la strada al ragazzo urtando la sua. Due uomini lo prelevano con la forza e lo portano in un garage non lontano dal capoluogo. Qui Cesare trascorre una decina di giorni, in compagnia di un bandito che soprannomina “[[Maradona]]” in quanto tifoso del Napoli; per coincidenza, il nome del calciatore argentino verrà usato come parola d’ordine dei sequestratori nei contatti con la famiglia.
Cesare Casella ha 18 anni e mezzo quando viene rapito.
Suo padre Luigi è proprietario di una concessionaria [[Citroën]], la Casella S.r.l. <ref name="Prov.Pavese" /><ref name=LaStampa /><ref>{{Cita web | url= https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/01/20/nelle-mani-dell-anonima-un-ragazzo-di.html | titolo=Nelle mani dell'anonima un ragazzo di 18 anni | autore=Enrico Bonerandi | sito= [[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]] | data= 20 gennaio 1988 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230419191431/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/01/20/nelle-mani-dell-anonima-un-ragazzo-di.html | urlmorto= no }}</ref>, che si trova sulla [[Pavia|Vigentina]], alla periferia [[Pavia|pavese]]. Dietro l'azienda c'è la casa di famiglia, che Cesare sta raggiungendo in automobile alle 20,25 di lunedì 18 gennaio 1988, una serata di fitta nebbia<ref name="Prov.Pavese" />. Un'automobile blocca la strada al ragazzo, urtando la sua: due uomini lo prelevano con la pistola puntata e lo portano in un garage non lontano dal [[Pavia|capoluogo]]<ref>{{Cita web|url= https://milano.corriere.it/cronaca/cards/beni-sequestrati-clan-va-scout-box-prigione-cesare-casella/dietrologie.shtml | titolo=Beni sequestrati ai clan: va agli scout il box-prigione di Cesare Casella| autore1=Olivia Manola|autore2=Sara Regina|sito=[[Corriere della Sera]]|data= 23 luglio 2017|accesso=25 aprile 2023|urlarchivio=https://archive.is/20230423193948/https://milano.corriere.it/cronaca/cards/beni-sequestrati-clan-va-scout-box-prigione-cesare-casella/dietrologie.shtml| dataarchivio= 23 aprile 2023|urlmorto=no }}</ref>. Qui Cesare trascorre una decina di giorni, in compagnia di un bandito che soprannomina "[[Diego Armando Maradona|Maradona]]" in quanto tifoso del [[Napoli Calcio|Napoli]]; per coincidenza, il nome del calciatore [[Argentina|argentino]] verrà usato come parola d'ordine dei sequestratori nei contatti con la famiglia.<ref>{{Cita web | url= https://www.corrieredellacalabria.it/2011/12/10/2192_i_743_giorni_di_cesare_in_catene_nella_locride/ | titolo=I 743 giorni di Cesare in catene nella Locride | sito=Corriere della Calabria | data= 10 dicembre 2011 | accesso= 23 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230422212017/https://www.corrieredellacalabria.it/2011/12/10/2192_i_743_giorni_di_cesare_in_catene_nella_locride/| urlmorto= no }}</ref>
 
=== Prima richiesta di riscatto. Le ''tane'' in Aspromonte ===
I mandanti del sequestro, mai trovati, fanno parte dell’dell'[[anonima sequestri]] [[Calabria|calabrese]], direttamente collegata con la mafia della regione, laalla ''[[‘ndrangheta'Ndrangheta]]'', che usualmente ricicla i soldi dei riscatti per importarel'importazione e rivenderelo laspaccio di sostanze drogastupefacenti. Il primo contatto con la famiglia avviene il 10 febbraio, e la prima richiesta è di otto miliardi di [[lire]]. Cesare, nel frattempo, è stato trasferito nella stessain [[Calabria,]] e precisamente sull’sull'[[Aspromonte]],<ref name="Prov.Pavese" /> massiccio montuoso in [[provincia di [[Reggio Calabria]], storicamente noto per la battaglia dei [[garibaldi]]ni contro le truppe italiane (29 agosto 1862) e nel quale il Generale “fu ferito ad una gamba”. Nella stessa zona sono custoditi altri sequestrati, in un periodo che è l’ultimol'ultimo in fatto di rapimenti su scala “industriale”"industriale". Le prigioni (o “tane”, come le chiamerà il ragazzo nel suo libro,) sono scavate sullanella terra, per la lunghezza di 2due metri, la larghezza di 1uno e l’altezzal'altezza di 1,5uno metrie mezzo, ai piedi di un albero, sullaalla base del quale vengono assicurate le catene da legare alla caviglia e al collo del sequestrato. Le pareti sono foderate di un muro di sassi e una lamiera, ricoperta di foglie, fa da tetto. Cesare, di queste “tane”, ne abiterà tre: la prima a febbraio per due settimane, la seconda fino alla fine di agosto ’881988 e la terza, quella più ampia, per ben diciassette mesi fino alla liberazione.
 
=== Pagamento del riscatto e ''rilancio'' dei rapitori ===
I mandanti del sequestro, mai trovati, fanno parte dell’[[anonima sequestri]] calabrese, collegata con la mafia della regione, la ''[[‘ndrangheta]]'', che usualmente ricicla i soldi dei riscatti per importare e rivendere la droga. Il primo contatto con la famiglia avviene il 10 febbraio, e la prima richiesta è di otto miliardi di [[lire]]. Cesare, nel frattempo, è stato trasferito nella stessa Calabria, e precisamente sull’[[Aspromonte]], massiccio montuoso in provincia di [[Reggio Calabria]], storicamente noto per la battaglia dei [[garibaldi]]ni contro le truppe italiane (29 agosto 1862) e nel quale il Generale “fu ferito ad una gamba”. Nella stessa zona sono custoditi altri sequestrati, in un periodo che è l’ultimo in fatto di rapimenti su scala “industriale”. Le “tane”, come le chiamerà il ragazzo nel suo libro, sono scavate sulla terra, per la lunghezza di 2, la larghezza di 1 e l’altezza di 1,5 metri, ai piedi di un albero sulla base del quale vengono assicurate le catene da legare alla caviglia e al collo del sequestrato. Le pareti sono foderate di un muro di sassi e una lamiera, ricoperta di foglie, fa da tetto. Cesare, di queste “tane”, ne abiterà tre: la prima a febbraio per due settimane, la seconda fino alla fine di agosto ’88 e la terza, quella più ampia, per ben diciassette mesi fino alla liberazione.
Dopo la prima richiesta, i rapitori diminuiscono l’importol'importo da far pagare alla famiglia, scendendo gradualmente da otto a un miliardo. A metà marzo arriva pure la prima ''prova in vita'': una fotografia ''[[Fotografia istantanea|Polaroid]]'' - di Cesare, che è ritratto con un quotidiano (del 13) marzo, il cui titolo beffardamente augurante, riferito alla crisi del governo[[Governo Goria]], è “Un’apertura“Un'apertura al buio”. In agosto (mese notoin percui avviene la liberazione dopo 18 mesi del piccolo [[Marco Fiora]], dopo 18 mesi di prigionia), il padre Luigi e il fratello minore Carlo scendonogiungono in [[Calabria]] e seguono le procedure di pagamento volute dalla banda. Il 14 arriva la seconda prova in vita, (del 12;) e i soldi sonovengono consegnati il giorno stesso. Ma nei giorni successivi Cesare non ricompare: verrà solo trasferito dain un un’altraaltro parteluogo. Quanto ai soldi, i banditi ''rilanciano'' e chiedono altri due miliardi, cifra questa destinata ottusamentefino a salire fino ai cinque del 5 giugno 1989, per poi ridiscendere gradualmente e tornare adin ottobre a un unico miliardo - come quello già pagato - in dicembre.
 
Dopo il primo riscatto, iI contatti fra sequestratori e famiglia si fanno meno frequenti, anche per gli interventi di forze dell’ordinedell'ordine e di magistrati, che stavolta sono decisi a impedire ilun secondo pagamento. La contraddizione, naturalmente, è molto forte: da una parte vi è uno Stato col ''dovere'' di prevenire il finanziamento di atti illeciti (quello a cui servono, per l’appuntol'appunto, i soldi di un riscatto), dall’altradall'altra una famiglia col ''diritto'' di tutelare l’incolumitàl'incolumità del proprio congiunto. Già più volte acceso dai precedenti casi di sequestro di persona a vari scopi (primo fra tutti quello dello statista [[Aldo Moro]] da parte delle [[Brigate Rosse]] nel [[1978]]), il dibattito fra ''linea ''dura'' e(o della ''fermezza'') e linea ''morbida'' coi(o rapitoridella ''trattativa'') divide ancora l’Italial'[[Italia]].
==Pagamento del riscatto e rilancio dei rapitori==
 
=== Mamma Coraggio ===
Dopo la prima richiesta, i rapitori diminuiscono l’importo da far pagare alla famiglia, scendendo gradualmente da otto a un miliardo. A metà marzo arriva pure la prima ''prova in vita'' – fotografia ''[[Polaroid]]'' - di Cesare, che è ritratto con un quotidiano (del 13) il cui titolo beffardamente augurante, riferito alla crisi del governo Goria, è “Un’apertura al buio”. In agosto (mese noto per la liberazione dopo 18 mesi del piccolo [[Marco Fiora]]), il padre Luigi e il fratello minore Carlo scendono in Calabria e seguono le procedure di pagamento volute dalla banda. Il 14 arriva la seconda prova in vita, del 12; i soldi sono consegnati il giorno stesso. Ma nei giorni successivi Cesare non ricompare: verrà solo trasferito da un’altra parte. Quanto ai soldi, i banditi rilanciano e chiedono altri due miliardi, cifra questa destinata ottusamente a salire fino ai cinque del giugno 1989, per poi ridiscendere gradualmente e tornare ad un unico miliardo - come quello già pagato - in dicembre.
Dopo i contatti, tutti a vuoto, di novembre 1988 e marzo-aprile 1989 (quando viene inviata una terza prova in vita, ma inutilmente, poiché per i Casella scatta il blocco dei conti correnti), all'inizio di giugno 1989 ne arriva uno telefonico: Luigi Casella dichiara di avere solo mezzo miliardo di lire e non i due richiesti; il bandito gli dà del bastardo e pretende, stavolta, cinque miliardi. Ciò indurrà la madre di Cesare, Angela, a manifestare pubblicamente e in maniera clamorosa la sua disperazione e a raggiungere una prima volta la [[Calabria]] nel novembre 1988,<ref name="Prov.Pavese" /> accompagnata da una cronista del quotidiano "La Provincia pavese": incontrerà alcuni parroci della [[Locride (Calabria)|Locride]], a cui chiederà di lanciare appelli dal pulpito per la liberazione di suo figlio Cesare. Il 10 giugno 1989, la signora lascia ancora [[Pavia]] alla volta della Locride (zona del [[Reggino]] delimitata dall'importante paese di [[Locri]] e dalle cittadine interne: [[Platì]], [[Ciminà]] e [[San Luca (Italia)|San Luca]], quest'ultima nota per la provenienza di molti malviventi e, in positivo, del giornalista e poeta [[Corrado Alvaro]]). Subito giornali e televisioni danno risalto al fatto. Angela gira le piazze dei vari centri, raccoglie firme di solidarietà e, per dare un'idea della probabile condizione del figlio, arriva a incatenarsi<ref name=LaStampa >{{Cita web | url= https://www.lastampa.it/cronaca/2011/12/11/news/addio-a-mamma-coraggio-br-oso-sfidare-la-ndrangheta-1.36913443/ | titolo=Addio a "Mamma Coraggio"osò sfidare la 'ndrangheta | autore=Pierangelo Sapegno | sito=[[La Stampa]] | data= 11 settembre 2011 | accesso= 22 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20200213092821/https://www.lastampa.it/cronaca/2011/12/11/news/addio-a-mamma-coraggio-br-oso-sfidare-la-ndrangheta-1.36913443/ | urlmorto= no }}</ref> (“Mio figlio è così da 17 mesi”) e a dormire in una tenda.
 
La sua determinazione, per la quale i mass-media la soprannominano “Mamma Coraggio”<ref name= LaStampa /> (e di lei parlerà anche il settimanale americano ''[[TIME]]'' in un articolo chiamato ''Searching in the Wild West''),<ref>{{Cita web | url= https://www.carabinieri.it/bkcarabiniere/anno-2014/2014Luglio/cade-il-muro-cambia-il-mondo | titolo=CADE IL MURO, CAMBIA IL MONDO | autore= Filippo Malatesta | accesso= 23 aprile 2023 | urlarchivio= https://archive.is/20230422220238/https://www.carabinieri.it/bkcarabiniere/anno-2014/2014Luglio/cade-il-muro-cambia-il-mondo | dataarchivio= 22 aprile 2023 | urlmorto= no }}</ref> suscita ammirazione e commozione, ma anche preoccupazione per la sfida aperta al muro di omertà e all'autorità che la malavita esercita in quei luoghi. A livello istituzionale e politico, si decise di creare il [[Nucleo Antisequestri della Polizia di Stato]], incrementando a 2173 gli agenti impiegati in azioni di rastrellamento e ricerca degli ostaggi in Aspromonte<ref>{{Cita web|url=https://icalabresi.it/inchieste/canolo-nuovo-dai-sequestri-di-persona-al-centro-per-anziani/|titolo=Canolo Nuovo: l’altra vita del covo contro i sequestri di persona|editore=Vincenzo Imperitura|data=28 Aprile 2022|accesso=11 Dicembre 2024}}</ref>. Nello stesso tempo si chiese anche alla signora di lasciare la Locride per non "intralciare" le indagini: Angela dapprima va a [[Fuscaldo]] ([[provincia di Cosenza]]), poi fa ritorno a [[Pavia]]. Il 27 giugno i rapitori inviano una lettera, in cui dichiarano che la liberazione incondizionata di Cesare dopo la “sfida” di sua madre è impossibile per una questione di principio: significherebbe la loro sconfitta e attenuerebbe la paura alle famiglie dei sequestrati. Tuttavia, la banda riduce ragionevolmente l'importo del riscatto: da cinque a un miliardo e mezzo di lire.
Dopo il primo riscatto, i contatti fra sequestratori e famiglia si fanno meno frequenti, anche per gli interventi di forze dell’ordine e magistrati che stavolta sono decisi a impedire il pagamento. La contraddizione, naturalmente, è molto forte: da una parte vi è uno Stato col ''dovere'' di prevenire il finanziamento di atti illeciti (quello a cui servono, per l’appunto, i soldi di un riscatto), dall’altra una famiglia col ''diritto'' di tutelare l’incolumità del proprio congiunto. Già più volte acceso dai precedenti casi di sequestro di persona a vari scopi (primo fra tutti quello dello statista [[Aldo Moro]] da parte delle [[Brigate Rosse]] nel 1978), il dibattito fra ''linea dura'' e ''linea morbida'' coi rapitori divide ancora l’Italia.
 
=== Verso la fine del sequestro ===
==Mamma Coraggio==
Nei mesi successivi ritorna la “calma”"calma", e con essa l’incertezzal'incertezza sulla sorte del ragazzo. Per giunta, nell’agostonell'agosto ’891989 i Casella rischiano di cadere vittime di un atto di sciacallaggio: due finti banditi [[Puglia|pugliesi]] chiedono quel mezzo miliardo che la famiglia aveva dichiarato di possedere. Ma vengono fermati grazie a un’agenteun'agente di polizia travestita da “Mamma"Mamma Coraggio”Coraggio". Ad ottobre i veri banditi riducono la cifra del riscatto a un miliardo. A novembre la famiglia li avverte di esser pronta a pagare previa la solita prova in vita, la quarta, che i rapitori sono a loro volta pronti a inviare. Ma [[Vincenzo Calia]], sostituto procuratore della Repubblica a [[Pavia]], incaricato dell’inchiestadell'inchiesta, decide che del pagamento dovranno occuparseneoccuparsi i [[carabinieri]] dei [[Gruppo di intervento speciale|GIS]] ([[GruppiGruppo di Intervento Speciale]]): la banda se ne accorge e il primo tentativo va a vuoto. Un secondo, decisivo, è stabilito per la notte di Natale ‘891989; la prova in vita, però non arriva, così scatta un’operazioneun'operazione volta a catturare gli esattori: i [[Gruppo di Intervento Speciale|GIS]] si presentano all’appuntamentoall'appuntamento e riescono nel loro intento: l’arrestatol'arrestato, neutralizzato da una pallottola alla gamba, è [[Giuseppe Strangio,<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/12/13/condanna-mite-per-strangio-il-rapitore-pentito.html |titolo = Condanna mite per Strangio il rapitore pentito di Casella |autore = Linda Lucini |editore = [[la Repubblica (quotidiano)]], |data = 13 dicembre 1990 |accesso = 18 marzo 2017 |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref> latitante. I soldi, naturalmente, ritornano a [[Pavia]].
 
Il risalto dei giornali, dopo i fatti di giugno, è minore: non solo per le richieste di silenzio-stampa da parte di famiglia e inquirenti, ma anche per i contemporanei eventi storici internazionali: la fine dei regimi comunisti in [[Europa]], la caduta del [[Muro di Berlino]] (9 novembre 1989) e lail colpo di rivoltaStato in [[Romania]] culminataculminato con l’arrestol'arresto e l’esecuzionel'uccisione (25 dicembre) del dittatorePresidente della Repubblica [[Nicolae CeausescuCeaușescu]]. Così termina il [[1989]], momento determinante per le sorti del pianeta, ma anche l’annol'anno che un ragazzo nel frattempo ventenne ha trascorso per intero incatenato in una buca.
Dopo i contatti, tutti a vuoto, di novembre ’88 e marzo-aprile ’89 (quando viene inviata una terza prova in vita), all’inizio di giugno 1989 ne arriva uno telefonico: Luigi Casella dichiara di avere solo mezzo miliardo di lire e non i due richiesti; il bandito dall’altro capo del filo gli dà del bastardo e pretende, stavolta, cinque miliardi. E’ ciò che indurrà la madre di Cesare, Angela, a manifestare pubblicamente e in maniera clamorosa la sua disperazione. Il 10 giugno 1989 la signora lascia Pavia alla volta della [[Locride]] (zona aspromontana delimitata dall’importante paese di [[Locri]], sullo Jonio, e da tre cittadine interne: [[Platì]], [[Ciminà]] e [[San Luca]], quest’ultimo doppiamente famoso per la provenienza di molti malviventi e, in positivo, del poeta [[Corrado Alvaro]]), accompagnata da un’amica e finanziata dal quotidiano [[La Provincia Pavese]]. Angela gira le piazze dei vari centri, raccoglie firme di solidarietà e per dare un’idea della probabile condizione del figlio, arriva perfino a incatenarsi (“Mio figlio è così da 17 mesi”) e a dormire in una tenda. La sua determinazione, per la quale i mass-media (ne parlerà anche il settimanale americano [[Time]] in un articolo chiamato “Searching in the Wild West”) la soprannominano “Mamma Coraggio”, suscita ammirazione, commozione, ma anche preoccupazione per la sfida aperta al muro di omertà e all’autorità che la malavita esercita in quei luoghi. A livello istituzionale e politico, si decide di incrementare il numero di militari in Aspromonte rendendo più capillari le ricerche dei sequestrati e dei latitanti, ma si chiede anche alla signora di lasciare la Locride per non “intralciare”: Angela dapprima va a [[Fuscaldo]] (provincia di [[Cosenza]]), poi fa ritorno a Pavia. Il 27 giugno i rapitori inviano una lettera in cui dichiarano che la liberazione di Cesare dopo la “sfida” di sua madre è impossibile per una questione di principio: significherebbe la loro sconfitta e attenuerebbe la paura alle famiglie dei sequestrati. Tuttavia la banda riduce ragionevolmente l’importo del riscatto: da cinque a un miliardo e mezzo di lire.
 
=== La liberazione ===
Il 3 gennaio 1990 un noto insegnante e giornalista di [[Bovalino]], Antonio Delfino, riceve un plico contenente la quinta prova in vita di Cesare e tre lettere. Il fatto, ripreso dai mass-media, sembra volto a screditare l'operato di forze dell'ordine e magistratura agli occhi della parte di opinione pubblica contraria alla linea dura. Inoltre si discute sulle ultime due prove in vita: la precedente, inviata dai banditi a novembre e mai ricevuta dalla famiglia, si dice sia stata fatta sparire dagli inquirenti; quella attuale suscita perplessità: la foto polaroid che ritrae Cesare con un quotidiano sportivo del 31 dicembre è ritenuta falsa da uno dei massimi esperti italiani di fotografia, [[Aldo Gilardi]], che, pur augurandosi di sbagliare (come poi verrà appurato), lo considera un "[[fotomontaggio]] grossolano".
 
Il 3 gennaio 1990, un noto insegnante e giornalista di [[Bovalino]], [[Antonio Delfino]], riceve un plico contenente la quinta prova in vita di Cesare e tre lettere. Ovviamente il fatto è ripreso dai mass-media, e sembra volto a screditare l’operato di forze dell’ordine e magistratura agli occhi di quella parte dell’opinione pubblica contraria alla linea dura. Oltretutto la polaroid che ritrae Cesare con un quotidiano sportivo del 31 dicembre, è ritenuta falsa da uno dei massimi esperti italiani di fotografia, [[Ando Gilardi]], che pur augurandosi di sbagliare (come poi verrà appurato), parla inizialmente di “[[fotomontaggio]] grossolano”. AdA ogni modo, il procuratore Calia non cede, e induce la famiglia Casella ad aspettare ancora, anchepure in virtù deldi fattoun appello che Giuseppe Strangio, dall’ospedaledall'ospedale in cui si trovavatrova piantonato, avesseha lanciato un appello ai rapitori in favore di Cesare ("''Vogliatelo'' bene!"). In realtà l’indagatoStrangio, già condannato a 27 anni per un altro sequestro (e divenuto latitante perdopo essersi dileguato in seguito a un discutibile [[Legge Gozzini|permesso- premio]]), sta cominciando a collaborare seriamente con la giustizia. Ciò permette alle forze dell’ordinedell'ordine di stringere il cerchio intorno ai rapitori, desiderosi di ottenere il denaro, ma anche di non aggravare la loro posizione giudiziaria in caso di probabile cattura. Per questo, scoraggiati anche dal tragico esito di un tentato sequestro a [[Luino]], costato la vita a quattro loro “colleghi” di [[San Luca (Italia)|San Luca]] e reso noto il 18 gennaio, i banditi decidono di chiudere la faccenda senza sangue, né altri soldi, a due anni esatti dal suo inizio. Alcuni giorni dopo, martedì 30 gennaio [[1990,]] e curiosamente alla stessa ora del suo rapimento, Cesare Casella viene finalmente liberato.<ref name="Prov.Pavese" />
==Verso la fine del sequestro==
 
All’indomaniAll'indomani della liberazione, salutata con entusiasmo dall’Italiadall'[[Italia]] intera e non solo, si s'inseguono molte voci circa trattative parallele, interventi dei [[servizi segreti]] e ''concessioni'' all’anonimaall'anonima sequestri. Vincenzo Calia replica alla stampa che si tratta di interventiparole “a"a vanvera e destituitidestituite di ogni fondamento”fondamento": la seconda statarata del riscatto non è stata pagata e l’esitol'esito positivo della vicenda, (si lascia intendere,) è riconducibile solo ed esclusivamente alla cattura di Giuseppe Strangio.<ref>https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/03/28/casella-in-aspromonte-in-cerca-delle-sue.html</ref>
Nei mesi successivi ritorna la “calma”, e con essa l’incertezza sulla sorte del ragazzo. Per giunta, nell’agosto ’89 i Casella rischiano di cadere vittime di un atto di sciacallaggio: due finti banditi pugliesi chiedono quel mezzo miliardo che la famiglia aveva dichiarato di possedere. Ma vengono fermati grazie a un’agente di polizia travestita da “Mamma Coraggio”. Ad ottobre i veri banditi riducono la cifra del riscatto a un miliardo. A novembre la famiglia li avverte di esser pronta a pagare previa la solita prova in vita, la quarta, che i rapitori sono a loro volta pronti a inviare. Ma [[Vincenzo Calia]], sostituto procuratore della Repubblica a Pavia, incaricato dell’inchiesta, decide che del pagamento dovranno occuparsene i [[carabinieri]] dei [[GIS]] ([[Gruppi di Intervento Speciale]]): la banda se ne accorge e il primo tentativo va a vuoto. Un secondo, decisivo, è stabilito per la notte di Natale ‘89; prova in vita, però non arriva, così scatta un’operazione volta a catturare gli esattori: i GIS si presentano all’appuntamento e riescono nel loro intento: l’arrestato, neutralizzato da una pallottola alla gamba, è [[Giuseppe Strangio]], latitante. I soldi, naturalmente, ritornano a Pavia.
Il risalto dei giornali, dopo i fatti di giugno, è minore: non solo per le richieste di silenzio-stampa da parte di famiglia e inquirenti, ma anche per i contemporanei eventi storici: la caduta del [[Muro di Berlino]] (9 novembre 1989) e la rivolta in [[Romania]] culminata con l’arresto e l’esecuzione (25 dicembre) del dittatore [[Nicolae Ceausescu]]. Così termina il [[1989]], momento determinante per le sorti del pianeta, ma anche l’anno che un ragazzo nel frattempo ventenne ha trascorso per intero incatenato in una buca.
 
Angela Casella è morta di malattia il 10 dicembre [[2011]].<ref>{{Cita web |url=http://www.corriere.it/cronache/11_dicembre_10/del-frate-morta-angela-casella_ddbc0364-2320-11e1-bcb9-01ae5ba751a6.shtml |titolo = È morta Angela Casella «madre coraggio» della Locride |autore = Claudio Del Frate |editore = [[Corriere della Sera]] |data = 10 dicembre 2011 |accesso = 30 settembre 2016 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160920212531/http://www.corriere.it/cronache/11_dicembre_10/del-frate-morta-angela-casella_ddbc0364-2320-11e1-bcb9-01ae5ba751a6.shtml |urlmorto = no}}</ref>
==La liberazione==
 
=== Dopo la liberazione: l’euforial{{'}}''euforia'' mediatica, il libro, il film ===
Il 3 gennaio 1990, un noto insegnante e giornalista di [[Bovalino]], [[Antonio Delfino]], riceve un plico contenente la quinta prova in vita di Cesare e tre lettere. Ovviamente il fatto è ripreso dai mass-media, e sembra volto a screditare l’operato di forze dell’ordine e magistratura agli occhi di quella parte dell’opinione pubblica contraria alla linea dura. Oltretutto la polaroid che ritrae Cesare con un quotidiano sportivo del 31 dicembre, è ritenuta falsa da uno dei massimi esperti italiani di fotografia, [[Ando Gilardi]], che pur augurandosi di sbagliare (come poi verrà appurato), parla inizialmente di “[[fotomontaggio]] grossolano”. Ad ogni modo, il procuratore Calia non cede, e induce la famiglia Casella ad aspettare ancora, anche in virtù del fatto che Giuseppe Strangio, dall’ospedale in cui si trovava piantonato, avesse lanciato un appello ai rapitori in favore di Cesare (“''Vogliatelo'' bene!”). In realtà l’indagato, già condannato a 27 anni per un altro sequestro (e divenuto latitante per essersi dileguato in seguito a un discutibile permesso-premio), sta cominciando a collaborare seriamente con la giustizia. Ciò permette alle forze dell’ordine di stringere il cerchio intorno ai rapitori, desiderosi di ottenere il denaro ma anche di non aggravare la loro posizione giudiziaria in caso di probabile cattura. Per questo, scoraggiati anche dal tragico esito di un tentato sequestro a [[Luino]], costato la vita a quattro loro “colleghi” di San Luca e reso noto il 18 gennaio, i banditi decidono di chiudere la faccenda senza sangue, né altri soldi, a due anni esatti dal suo inizio. Alcuni giorni dopo, martedì 30 gennaio 1990, alla stessa ora del suo rapimento, Cesare Casella viene finalmente liberato.
Il sequestro di Cesare Casella è durato complessivamente 743 giorni<ref name="Prov.Pavese" /><ref>{{Cita web | url= https://milano.corriere.it/cronaca/cards/beni-sequestrati-clan-va-scout-box-prigione-cesare-casella/foto-polaroid.shtml | titolo=Beni sequestrati ai clan: va agli scout il box-prigione di Cesare Casella | autore1=Olivia Manola | autore2=Sara Regina | sito= [[Corriere della Sera]] | data= 23 luglio 2017 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://archive.is/20230419145726/https://milano.corriere.it/cronaca/cards/beni-sequestrati-clan-va-scout-box-prigione-cesare-casella/foto-polaroid.shtml | dataarchivio= 19 aprile 2023 | urlmorto= no }}</ref> e si attesta al secondo posto dopo gli 831 di quello, contemporaneo, del [[Vicenza|vicentino]] Carlo Celadon, prelevato una settimana dopo Casella e rilasciato a maggio [[1990]]. Nei primi due-tre mesi di "euforia", come descrive quelli successivi alla liberazione, Cesare è inseguito da giornali e televisioni: l'11 febbraio 1990 lo si vede allo stadio accanto a [[Silvio Berlusconi]] (presidente del {{Calcio Milan|N}}, sua squadra preferita) durante Milan-Napoli 3-0, partecipa a programmi sportivi e d'intrattenimento, è intervistato da [[Bruno Vespa]] e interviene telefonicamente a una trasmissione condotta da [[Raffaella Carrà]].
All’indomani della liberazione, salutata con entusiasmo dall’Italia intera e non solo, si inseguono molte voci circa trattative parallele, interventi dei [[servizi segreti]] e ''concessioni'' all’anonima sequestri. Vincenzo Calia replica alla stampa che si tratta di interventi “a vanvera e destituiti di ogni fondamento”: la seconda stata del riscatto non è stata pagata e l’esito positivo della vicenda, si lascia intendere, è riconducibile solo ed esclusivamente alla cattura di Giuseppe Strangio.
 
Inoltre, riceve decine di lettere al giorno e nel settimanale ''Visto'', edito da [[Rizzoli]], ha una rubrica, in cui pubblica alcune sue risposte e, soprattutto, un memoriale, che a fine marzo verrà trasformato in un libro intitolato ''743 giorni lontano da casa'', realizzato con la collaborazione del giornalista [[Pino Belleri]].<ref>{{Cita libro | titolo= 743 giorni lontano da casa | autore1= Cesare Casella | autore2= Pino Belleri (Contributor) | url= https://www.goodreads.com/it/book/show/18424684 | editore= Goodreads | accesso= 23 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230423182441/https://www.goodreads.com/it/book/show/18424684 | urlmorto= no}}</ref> Anche sua madre Angela (sempre "Mamma Coraggio")<ref name="Prov.Pavese" /> ha una rubrica nella stessa rivista e viene spesso chiamata per interventi di stampo umanitario. Al padre Luigi, invece, la “celebrità” sta stretta e fa tutto il possibile per tornare nell'ombra. Anche per questo l'[[Italia]] è divisa in due: chi vede in Cesare l'"eroe" del momento e chi s'indigna per un apparente divismo, che svilisce la ''seria'' sofferenza patita da lui e dalle altre vittime del più odioso dei crimini, "peggiore" com'egli scrive, "perfino dell'[[omicidio]] dove se non altro la violenza si consuma in pochi istanti".
 
Dal caso Casella viene tratto, nel [[1992]], anche unil film tv,TV ''[[Liberate mio figlio]]''. Come si evince dal titolo,: la storia (benché, reinventata in alcuni dettagli, nei nomi e in parte dei luoghi), evidenzia in particolare la vicenda della madre, come si evince dal titolo. QuestiGli argomenti del film sono doppiamenteparticolarmente sentiti dal regista [[Roberto Malenotti]]: nel [[1976]] suo padre erafu stato rapitosequestrato e non fece mai ritorno a casa. InterpretiGli interpreti sono [[Marthe Keller]] e [[Jean-Luc Bideau]] nel ruolo dei genitori.; Lorenzo, il ragazzo rapito [[alter- ego]] di Cesare, è interpretato da [[Arturo Paglia]], che gli assomiglia in maniera straordinaria.
==Dopo la liberazione: l’euforia mediatica, il libro, il film==
 
=== Conseguenze del caso Casella. Fine dell’industriadell'industria dei sequestri ===
Il sequestro di Cesare Casella è durato complessivamente 742 giorni, lunghezza che si attesta al secondo posto dietro al contemporaneo rapimento di [[Carlo Celadon]] (figlio di un industriale di pellami di Arzignano, Vicenza), prelevato una settimana dopo e rilasciato il 5 maggio 1990. Nei primi due, tre mesi di “euforia” come egli descrive quelli successivi al rapimento, Cesare è letteralmente inseguito da giornali e televisioni: lo si vede allo stadio accanto a [[Silvio Berlusconi]] (presidente del [[Milan]], sua squadra del cuore), partecipa a programmi sportivi e di intrattenimento, è intervistato da [[Bruno Vespa]] e interviene telefonicamente ad una trasmissione condotta da [[Raffaella Carrà]]. Riceve decine di lettere al giorno e nel settimanale [[Visto]], edito da [[Rizzoli]], ha una rubrica in cui pubblica alcune sue risposte e, soprattutto, un [[memoriale]] che a fine marzo verrà trasformato in un vero e proprio libro, intitolato ''743 giorni lontano da casa'' e realizzato con la collaborazione del giornalista [[Pino Belleri]]. Anche sua madre Angela (sempre “Mamma Coraggio”) ha una rubrica nella stessa rivista, e viene spesso chiamata per interventi di stampo umanitario. Al padre Luigi, invece, la “celebrità” sta stretta, e non a torto fa tutto il possibile per tornare nell’ombra. Anche per questo l’Italia è divisa in due: chi vede in Cesare l’eroe del momento e chi si indigna per un apparente divismo che svilisce la ''seria'' sofferenza patita da lui e dalle altre vittime del più odioso dei crimini. “Peggiore” com’egli stesso scrive, “perfino dell’[[omicidio]] dove se non altro la violenza si consuma in pochi istanti”.
Il periodo a cavallo fra gli anni ottanta e novanta è l'ultimo in cui i sequestri di persona a scopo di estorsione sono un'industria in Italia. In effetti, si è lontani dai drammatici numeri degli anni settanta (anche venti sequestri in un solo anno, senza contare quelli legati al terrorismo eversivo), ma per contro ad aumentare è la durata di ogni singolo caso: se un tempo il periodo medio era qualche mese, ora il facoltoso malcapitato deve aspettarsi otto, dieci, anche dodici o più mesi, fino ai ventisette di Carlo Celadon.<ref>{{Cita web | url= https://www.ilgazzettino.it/pay/attualita_pay/il_rapimento_a_trent_anni_dalla_liberazione_di_carlo_celadon_e_ancora_tutta-5574955.html?refresh_ce | titolo=IL RAPIMENTO A trent'anni dalla liberazione di Carlo Celadon, è ancora tutta da scrivere la vicenda del sequestro di persona più lungo nella storia criminale italiana. | autore=Angela Pederiva | sito=[[Il Gazzettino|IL GAZZETTINO.it]] | data= 9 novembre 2020 | accesso= 23 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20220125172218/https://www.ilgazzettino.it/pay/attualita_pay/il_rapimento_a_trent_anni_dalla_liberazione_di_carlo_celadon_e_ancora_tutta-5574955.html | urlmorto= no }}</ref> Le richieste di riscatto sono ovviamente più cospicue (per Celadon furono versati cinque miliardi di lire e se ne pretesero altri cinque). I sequestrati, oltre che giovani (a garanzia di una maggiore resistenza), sono talvolta di famiglia benestante, ma non sempre ai vertici della ricchezza. Il caso di Cesare Casella è sicuramente fra questi: suo padre Luigi faceva il meccanico nell'officina paterna, finché col ''boom'' economico dei primi anni sessanta cominciò a vendere automobili, creandosi pian piano un'impresa.
Dal caso Casella viene tratto, nel 1992, anche un film tv, ''Liberate mio figlio''. Come si evince dal titolo, la storia (benché reinventata in alcuni dettagli, nei nomi e in parte dei luoghi) evidenzia in particolare la vicenda della madre. Questi argomenti sono doppiamente sentiti dal regista [[Roberto Malenotti]]: nel 1976 suo padre era stato rapito e non fece mai ritorno a casa. Interpreti sono [[Marthe Keller]] e [[Jean-Luc Bideau]] nel ruolo dei genitori. Lorenzo, il ragazzo rapito alter-ego di Cesare è interpretato da [[Arturo Paglia]], che gli assomiglia in maniera straordinaria.
 
Comunque sia, nel corso degli [[Anni 1990|anni novanta]], anche per un maggiore controllo delle forze dell'ordine e per i sistematici provvedimenti di blocco dei beni ai familiari del sequestrato (impedendo di fatto il pagamento di un riscatto), il fenomeno dei sequestri si attenua considerevolmente, fino a registrare gli ultimi "colpi di coda" nel 1997, coi discussi casi di [[Silvia Melis]] e di [[Giuseppe Soffiantini]].
Peraltro casi isolati come quello di [[Giovanni Battista Pinna]], liberato il 28 maggio [[2007]] dopo oltre 8 mesi di prigionia, obbligano a un'attenzione sempre alta al fenomeno.<ref>{{Cita web | url= https://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/05_Maggio/28/sequestro_pinna_scheda.html | titolo=Un incubo durato otto mesi | sito=[[Corriere della Sera]].it | data= 28 maggio 2007 | accesso= 23 aprile 2023 | urlarchivio= https://archive.is/20230423191023/https://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/05_Maggio/28/sequestro_pinna_scheda.html | dataarchivio= 23 aprile 2023 | urlmorto= no }}</ref>
 
=== Il pentito Saverio Morabito confessa il sequestro ===
==Conseguenze del caso Casella. Fine dell’industria dei sequestri==
[[Saverio Morabito]] ([[1952]]), arrestato nel [[1990]] e collaboratore di giustizia dal [[1993]], ha svelato i retroscena di ben nove sequestri di persona (tra i quali quelli di Cesare Casella e di Augusto Rancilio), di 14 omicidi, di traffici di droga e di alleanze tra le 'ndrine e le cosche siciliane.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/ottobre/15/vent_anni_crimini_della_mafia_co_0_931015914.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110116022036/http://archiviostorico.corriere.it/1993/ottobre/15/vent_anni_crimini_della_mafia_co_0_931015914.shtml|titolo=vent' anni di crimini della mafia Spa|pubblicazione=Corriere.it|accesso=6 ottobre 2010|urlmorto=sì}}</ref><ref>https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/02/con-assoluzione-la-ferita-resta.html?ref=search</ref>
 
== Note ==
Come si è detto, il periodo a cavallo fra gli anni ’80 e ’90 è l’ultimo in cui i sequestri di persona a scopo di estorsione sono un’industria. In effetti si è lontani dai drammatici numeri degli anni ’70 (anche 20 sequestri in un solo anno, senza contare quelli legati al terrorismo eversivo), ma per contro, ad aumentare è la durata di ogni singolo caso: se un tempo il periodo medio era qualche mese, ora il facoltoso malcapitato deve aspettarsi otto, dieci, anche dodici o più mesi fino ai ventisette di Carlo Celadon. Le richieste di riscatto sono ovviamente più cospicue (sempre per Celadon furono versati cinque miliardi e, se ne pretesero altri cinque) e non a caso gli obiettivi, oltre che giovani - a garanzia di una maggiore resistenza - sono talvolta di famiglia benestante ma non sempre ai vertici della ricchezza. Il caso di Cesare Casella è sicuramente fra questi: suo padre Luigi faceva il meccanico nell’officina paterna finché col ''boom'' economico dei primi anni ’60 non cominciò a vendere automobili creandosi pian piano un'impresa. Un potere il cui limite fa presumere a un numero limitato di amicizie influenti e quindi a una maggiore possibilità di adeguarsi al volere dei rapitori. Spesso però, è più forte l’influenza di una magistratura decisa… Comunque fosse, in un paio d’anni, anche per un maggiore controllo delle forze dell’ordine (facilitato dalla fine del terrorismo), l’industria dei sequestri – di cui l’Italia aveva registrato tristi primati – si attenua considerevolmente fino a registrare l’ultimo clamoroso “colpo di coda” fra il 1997 e il ‘98 col rapimento di [[Giuseppe Soffiantini]].
<references/>
 
== Voci correlate ==
Peraltro i casi “unici” (ma non ancora “isolati”) dei nostri giorni obbligano ad un’attenzione sempre alta al fenomeno.
*[['Ndrina Morabito]]
{{Categorizzare}}
*[['ndrangheta]]
*[[Vittime della 'ndrangheta]]
*[[Periodo dei sequestri di persona in Calabria]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-af26c414-e4ae-44cb-8106-304227781cae.html|titolo=Il sequestro Casella - In "La storia siamo noi" Rai TV|accesso=27 dicembre 2012|dataarchivio=24 marzo 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120324204940/http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-af26c414-e4ae-44cb-8106-304227781cae.html|urlmorto=sì}}
 
{{Portale|biografie}}
 
[[Categoria:Vittime della 'ndrangheta]]
[[Categoria:Persone sequestrate]]