Mafalda Codan: differenze tra le versioni

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epoca
 
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|Sesso = F
|LuogoNascita = Parenzo
|GiornoMeseNascita = 20 settembre
|AnnoNascita = 19241926
|LuogoMorte = Bibione
|GiornoMeseMorte = 912 febbraio
|AnnoMorte = 2013
|Epoca = 1900
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}}
 
Figlia di una famiglia di commercianti e possidenti ebbe ben sette famigliari trucidati nelle [[Massacri delle foibe|foibe]],; era maestra elementare. Venne arrestata il 7 maggio [[1945]] a [[Trieste]], a guerra finita, durante il periodo di occupazione [[Jugoslavia|jugoslava]]. È autrice di un diario in cui descrive la deportazione in [[Jugoslavia]], terminata con la liberazione nel [[1949]].
 
== Dopo l'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre 1943]] ==
Nei giorni successivi alla disfatta del [[fascismo]] dell'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre 1943]], in [[Istria]] si scatenò tra una parte della popolazione slava e italiana, organizzata nelle formazioni partigiane di [[Josip Broz Tito|Tito]], "''l'occasione per vendicare i torti subiti nel Ventennio e dare sfogo alle rabbie represse: distruggere le tracce del controllo fascista, bruciare gli archivi dei munic''..." I connotati politici della rivolta si saldano a quelli sociali, e i possidenti italiani diventano vittime dell'antagonismo di classe che coloni ei mezzadri [[Croazia|croati]] avevano accumulato nei confronti dei proprietari italiani<ref>[[Gianni Oliva]], ''Foibe – Le stragi negate degli italiani della VERONA Venezia-Giulia e dell'Istria'', Mondadori, 2002 – Mondadori –, ISBN 978-88-04-51584-5</ref>.
 
Le motivazioni degli abusi slavi attraverso le esecuzioni sommarie attraverso gli [[foiba|infoibamenti]], in particolare contro la comunità italiana che abitava nei paesi e nelle città del costiere della [[Venezia Giulia]] e della [[Dalmazia]], avevano aspetti etnici, politici e di [[jacquerie]] sociale. Nella foiba di [[Vines]] presso [[Albona]] furono trucidati il padre di Mafalda, lo zio Michele Codan, i fratelli della madre Giorgio e Beniamino, un cugino materno Antonio. A seguito di questa tragedia, Mafalda, la madre e il fratello Arnaldo si rifugiarono a Trieste.
 
== L'arresto ==
Dal 1º maggio al 12 giugno [[1945]] [[Trieste]] fu occupata dall'[[Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia]] in attesa dell'accordo, firmato a [[Belgrado]] il 9 giugno da [[Josip Broz Tito|Tito]] e dal generale inglese [[Harold Alexander]], che smembrò la regione [[Venezia Giulia]] secondo la linea di demarcazione nota come "[[linea Morgan]]". In questo periodo non vi era solo la "''passione nazionale e l'intolleranza politica (…) per cui si poteva scomparire talvolta per sempre. In molti casi bastava poco per decidere la sorte di un individuo, come del resto avviene di frequente nel vivo di grandi tragedie collettive (…)",'' come, nel caso di Mafalda Codan, bastava "''la parentela con una delle vittime delle foibe istriane del l'autunno del 1943, che suggeriva di far scomparire dalla circolazione testimoni scomodi''…"<ref>[[Raoul Pupo]], ''Fra Italia e Jugoslavia. Saggi sulla questione di Trieste (1945-1954)'', Del Bianco Editore, Udine, 1989</ref>
 
Così il 7 maggio 1945, Mafalda, a 19 anni, fu arrestata con il fratello Armando di 17 e portati, prima a [[Buie]], poi a [[Visinada]] e a [[Visignano]]:
 
{{citazione|''"(…) Con un filo di ferro mi legano le mani dietro la schiena e mi fanno salire su una macchina (…) Prima sosta, [[Visinada]]. (…) Mi portano sulla piazza gremita di gente, partigiani, donne scalmanate, urlano, gesticolano, imprecano. [[Nino Stoinich]] di [[Valletta]], partigiano, esecutore dell'arresto, mi presenta come italiana, nemica del popolo slavo, figlia di uno sfruttatore dei poveri. Tutti cominciano ad insultarmi, a sputacchiarmi, a picchiarmi con lunghi bastoni e a gridare: a morte, a morte. (…)" ''|Diario<ref name=diario>''Diario di Mafalda Codan'', in: Istituto Regionale per la Cultura Istriana – Unione degli Istriani, ''Sopravvissuti alle deportazioni in Jugoslavia'', Bruno Fachin Editore, 1997, Trieste, ISBN 88-85289-54-1</ref>, pag.18}}
 
La torturano davanti all'abitazione di [[Norma Cossetto]], infoibata nel settembre del 1943, perché sua madre rivivesse il martirio della figlia. Arrivata a [[Parenzo]], la Codan venne portata presso la sua abitazione dove venne istituito il 9 maggio [[1945]] un "tribunale del popolo", costituito dagli ex coloni della famiglia, che decretò, davanti ad una sua zia e al nonno, la sua condanna a morte e riportandola in prigione, dopo averla fatta girare per iil paese affinché tutti gli abitanti la potessero vedere, insultare, bastonare. Venne successivamente trasferita al carcere di [[Pola]].
 
== Il naufragio ==
Il 21 maggio [[1945]] venne imbarcata insieme a numerosi altri prigionieri, prima sul [[dragamine]] ''Mont Blanc'' e successivamente sulla nave cisterna ''Lina Campanella''. Tutti i prigionieri furono trasportati legati tra di loro con il fil di ferro.
 
Doppiato, a sud di [[Pola]], [[Capo Promontore]] nel comune di [[Medolino]], la ''Mont Blanc, ''carica dei soli aguzzini, si fermò, mentre la ''Lina Campanella, c''arica di prigionieri, venne fatta avanzare volutamente all'interno di un'area [[mina terrestre|minata]]. Verso le ore 10:30 del 21 maggio 1945, la nave urtò una mina, si inclinò su un fianco, ma non affondò<ref>Nel mese di agosto 1945 sarà avvistata nel porto di [[Spalato]].</ref>, pur rimanendo danneggiata a prora. Nell'incidente un gran numero di persone finì in mare. Mafalda Codan fu tra i fortunati prigionieri che riuscirono a liberarsi e a salvarsi raggiungendo la terraferma a nuoto. Arrivata a terra con altri prigionieri fu accolta da gruppi di civili jugoslavi con "''bastoni e grida ostili''" e, a piedi, raggiunse [[Dignano (Croazia)|Dignano]], dove venne nuovamente sequestrata e imprigionata fino al 1º giugno [[1945]].
 
==La foiba per il fratello==
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Dal settembre al 10 febbraio 1946 è in carcere a [[Fiume (Croazia)|Fiume]] dove viene processata e condannata; l'11 febbraio è inviata, con altri prigionieri, al carcere di [[Maribor]], dove rimarrà fino al 15 maggio 1946.
 
Dal 15 maggio 1946 al 29 giugno 1948 fu detenuta presso il "''Poboljsevalni Zavod''" <ref>Trad.Cro. "Carcere di correzione politica"</ref> di Begunje, situato a circa 40 chilometri dal lago [[Bled]], in [[Slovenia]].
 
== La liberazione ==
Nel [[1949]] i condannati italiani, assistiti dalla [[Croce Rossa Italiana]], vengono sollecitati a dichiarare la propria nazionalità italiana o scegliere la cittadinanza jugoslava; Mafalda Codan sceglie quella italiana, ed il 10 giugno 1949, dopo aver transitato più volte nelle carceri di [[Lubiana]] e [[Nova Gorica]], viene liberata, grazie ad uno scambio di prigionieri.<ref name= diario /><ref>[http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=14&id=59651 Senato della Repubblica Italiana – Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-03895 - Pubblicato il 13 febbraio 2003 Seduta n. 333] letto il 23 settembre 2007</ref>.
 
== Gli ultimi anni ==
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<references/>
 
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{{Portale|biografie|storia|Venezia Giulia e Dalmazia}}
 
[[Categoria:Esuli giuliano-dalmati]]
[[Categoria:MortiMassacri adelle San Michele al Tagliamentofoibe]]