Eduard Bernstein: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Miglioro impaginazione
 
(78 versioni intermedie di 27 utenti non mostrate)
Riga 1:
{{Carica pubblica
{{Bio
|Didascalianome = Eduard Bernstein nel 1895
|Immagineimmagine = Bernstein Eduard 1895.jpg
|didascalia = Eduard Bernstein nel 1895
|carica = Membro del [[Reichstag (Impero tedesco)|''Reichstag'' imperiale]]
|mandatoinizio = 13 gennaio 1912
|mandatofine = 10 novembre 1918
|carica2 = Membro del [[Reichstag (Repubblica di Weimar)|''Reichstag'']]
|mandatoinizio2 = 7 giugno 1920
|mandatofine2 = 20 maggio 1928
|partito = SDAP <small>(1872–1875)</small><br />[[Partito Socialista dei Lavoratori di Germania (1875)|SADP]] <small>(1875–1890)</small><br />[[Partito Socialdemocratico di Germania|SPD]] <small>(1890–1915)</small><br />[[Partito Socialdemocratico Indipendente di Germania|USPD]] <small>(1917–1919)</small><br />SPD <small>(1919–1932)</small>
}}{{Bio
|Nome = Eduard
|Cognome = Bernstein
Riga 15 ⟶ 26:
|Attività3 = scrittore
|Nazionalità = tedesco
|PostNazionalità = , teorico del [[revisionismo del marxismo]]
|Immagine = Bernstein Eduard 1895.jpg
|Didascalia = Eduard Bernstein nel 1895
}}
 
== Biografia ==
Bernstein nacque a [[Schöneberg (Berlino)|Schöneberg]] (orada quartiereuna famiglia ebrea di [[Berlino]])origine dapolacca<ref genitoriname="Dizionario ebreidi storia" /><ref name="Britannica.com">{{Cita|Britannica.com}}.</ref>, {{cn|che frequentavanofrequentava la sinagoga [[ebraismo riformato|riformata]] della Johannistrasse, dove il servizio religioso si teneva la domenica}}. Suo padre era un macchinista di locomotive<ref name="Britannica.com" Eduard/>. dal{{cn|Dal 1866 al 1878, dopo aver lasciato la scuola}}, Bernstein lavorò come impiegato di banca<ref>{{cita namelibro|anno="eb">Voce1922|pubblicazione=[[Enciclopedia ''EduardBritannica|Encyclopædia Bernstein'' sullaBritannica]]|edizione=22|titolo=[[:s:en:1922 ''Encyclopædia Britannica''/Bernstein, 22^ ed.Eduard|Bernstein, Londra-New York, 1922Eduard]]|lingua=en}}</ref>.
 
Nel 1872 aderì al Partito Socialdemocratico dei Lavoratori (SDAP)<ref>{{Cita| Ostrowski|p. 5}}.</ref><ref>{{Cita|Treccani.it}}.</ref>, d'ispirazione [[marxismo|marxista]] e fondato da [[August Bebel]] e [[Wilhelm Liebknecht]] pochi anni prima ad [[Eisenach]] – e perciò anche noto come ''partito eisenachiano'' –, poi fusosi con l'Associazione Tedesca dei Lavoratori (ADAV, d'ispirazione [[Ferdinand Lassalle|lassalliana]]) durante il Congresso di [[Gotha]] (1875) nel [[Partito Socialista dei Lavoratori di Germania (1875)|Partito Socialista dei Lavoratori di Germania]] (SADP), il quale nel 1890 assunse la sua denominazione attuale, [[Partito Socialdemocratico di Germania]] (SDP).
Nel 1872 si iscrisse al partito marxista ''Sozialdemokratische Arbeiterpartei Eisenacher Programms'' (Partito socialdemocratico dei lavoratori del programma di Eisenach"), rivale del partito socialista [[Ferdinand Lassalle|lassalliano]] ''Allgemeiner Deutscher Arbeiterverein'' ("Associazione generale dei lavoratori tedeschi"). Poiché tuttavia il suo partito non riusciva ad ottenere risultati significativi, Bernstein, insieme a [[August Bebel]] e [[Wilhelm Liebknecht]] preparò l'unificazione con il partito lassalliano, avvenuta al Congresso di Gotha del 1875, che diede vita al [[Partito Socialdemocratico di Germania]].
 
Nel [[1878]], Bernstein espatriòandò a [[Zurigo]], dove fu editore dal 1881 fino al [[1890]] di ''Der Sozialdemokrat'', organoprincipale nonorgano ufficialeclandestino del partito<ref>Massimo L.durante Salvadori,la ''Kautskyvigenza fradella ortodossia[[leggi eantisocialiste|legislazione revisionismo'' in ''Storia del Marxismo'', Torino, Einaudi, 1979antisocialista]]<ref>{{Cita|Ostrowski|p. Vol 2°, pagg6}}. 277-314</ref>. Questa pubblicazione era l'organo della gioventù socialdemocratica tedesca e, a causa delle [[leggi antisocialiste]], veniva stampata in Svizzera e introdotta clandestinamente in Germania.
 
Trasferitosi a [[Londra]], vi soggiornò dal [[1888]] al [[1901]] conoscendo così il coautore del ''[[Manifesto del partitoPartito comunistaComunista]]'', il tedesco [[Friedrich Engels]], e approfondendo la conoscenza delle teorie sulla società ed economia [[capitalismo|capitalista]] e sull'avvento del [[comunismo]] sviluppate da Engels e da [[Karl Marx]]. Fu apprezzato da Engels, che ne elogiò la competenza economica, in confrontocontrapponendola alla pedanteria di [[Karl Kautsky]]<ref name="Fetscher252" />, e lo nominò proprio esecutore testamentario<ref name="Fetscher252">{{Cita|Fetscher|p. 252}}.</ref>.
 
Nel 1891 Bernstein fu uno dei redattori del [[Programma di Erfurt]], di cui stese in particolare la seconda parte, quella pratica sui fini del partito<ref name="Salvadori">{{Cita libro | autore = Massimo L. Salvatori | titolo = Kautsky e la rivoluzione socialista. 1880/1938 | editore = Feltrinelli | città = Milano |pp = 23-37}}</ref>, in cui si chiariva che il Partito intendeva perseguire i propri obiettivi attraverso la partecipazione politica legale piuttosto che attraverso l'attività rivoluzionaria.
Dopo la morte di [[Engels]] nel 1895 Bernstein rinnegò la prospettiva violenta dell'abbattimento del capitalismo e sviluppò una propria teoria [[revisionismo del marxismo|revisionista]] per la realizzazione del [[socialismo|regime socialista]], fondata su un approccio graduale e [[riformismo|riformista]] e non rivoluzionario, divenendo uno dei fondatori del revisionismo in chiave [[marxismo|marxista]]. A lui si ispira la dottrina del [[Bernsteinismo]] della socialdemocrazia tedesca fautrice del [[revisionismo]].
 
Dopo la morte di [[Engels]] nel 1895, Bernstein rinnegò la prospettiva violenta dell'abbattimento del capitalismo e sviluppò una propria teoria [[revisionismo del marxismo|revisionista]] per la realizzazione del [[socialismo|regime socialista]], fondata su un approccio graduale e [[riformismo|riformista]], epiuttosto nonche rivoluzionario, divenendo uno dei fondatori del revisionismo in chiave [[marxismo|marxista]]. A lui si ispira la dottrina del [[Bernsteinismo]] della socialdemocrazia tedesca fautrice del [[revisionismo]].
Membro del [[Reichstag (istituzione)|Reichstag]] dal [[1902]] al [[1928]], partecipò attivamente alla revisione teorica della SPD attraverso il determinante contributo alla elaborazione del ''Programma di Görlitz'' nel 1921.
 
NelMembro del [[Reichstag (Impero tedesco)|Reichstag]] dal 1902 al 1906 e dal 1912 al 1918, nel 1917 fu tra i fondatori del [[Partito Socialdemocratico Indipendente di Germania]] (USPD), che riuniva tutti i socialidemocraticisocialdemocratici contrari alla Guerra[[prima guerra mondiale|guerra mondiale]], dai riformistigradualisti come Bernsteinlui, ai "centristi" come Kautsky, ai rivoluzionari come [[Karl Liebknecht]] e [[Rosa Luxemburg]]. Rimase membro dell'USPD fino al 1919, quando tornò nella SPD.
 
Dal 1920 al 1928 Bernstein fu di nuovo deputato al Reichstag e partecipò attivamente alla revisione teorica della SPD attraverso il determinante contributo all'elaborazione del Programma di Görlitz nel 1921. Si ritirò dalla vita politica nel 1928.
 
Bernstein morì il 18 dicembre 1932 a Berlino, nella casa di Bozener Straße 18, nel quartiere in cui era nato, e doveva viveva dal 1918. LaÈ suasepolto tombanel sicimitero trovadi Eisackstraße<ref>{{Cita web| titolo = Eduard Bernsteins Grab erhält wieder den Ehrengrabstatus| lingua = de| url = https://www.berlin.de/ba-tempelhof-schoeneberg/aktuelles/pressemitteilungen/2016/pressemitteilung.510909.php| data = 23 agosto 2016| accesso = 10 novembre 2021| dataarchivio = 10 novembre 2021| urlarchivio = https://web.archive.org/web/20211110213148/https://www.berlin.de/ba-tempelhof-schoeneberg/aktuelles/pressemitteilungen/2016/pressemitteilung.510909.php| urlmorto = sì}}</ref>, nel cimiteroquartiere di Eisackstrasse[[Schöneberg (Berlino)|Schöneberg]].
 
== Il pensiero politico ==
Tra il 1891 e il 1893, Eduard Bernstein si dedicò alla confutazione delle tesi che la critica borghese avanzava nei confronti delle idee marxiane.<ref name="Fetscher252" />
 
In quel periodo ad esempio scrisse una serie di articoli sulla ''[[Die Neue Zeit|Neue Zeit]]'' in difesa del marxismo contro le critiche degli economisti socialisti non marxisti, i cosiddetti "socialisti della cattedra", guidati da [[Lujo Brentano]]<ref name="Fetscher250-251">{{Cita|Fetscher|pp. 250-251}}.</ref> Egli sosteneva che la "[[legge ferrea dei salari]]" (secondo cui i salari non possono aumentare e sono condannati a rimanere al livello minimo di sopravvivenza) era stata valida solo per un certo periodo: non lo era stata prima del capitalismo<ref name="Fetscher250-251" /> {{cn|quando esistevano le associazioni di ''[[Compagnonaggio|compagnonnage]]''}}, e non lo era più grazie all'opera dei sindacati e degli [[Interventismo (economia)|interventi statali]], che avevano di fatto abolito la libera concorrenza tra i lavoratori<ref name="Fetscher250-251" />. Bernstein ribatté che gli effetti dell'azione sindacale sul livello salariale si sarebbero dimostrati insufficienti quando fosse subentrata la crisi: la conseguente crescita di disoccupati avrebbe esercitato una pressione tale da riportare i salari a livelli di sussistenza; dati i limiti dell'azione sindacale, la socializzazione dei mezzi di produzione sarebbe la sola possibilità per l'emancipazione definitiva della classe lavoratrice<ref name="Fetscher250-251"/>.
Eduard Bernstein trascorse il periodo 1891-93 a ribattere alle tesi che la critica borghese avanzava nei confronti delle idee marxiane. L'esperienza lo segnò a tal punto<ref>«[...] mi assalirono dubbi sui principî che sino a quel momento avevo considerato inconfutabili, e gli anni successivi furono forieri di un ulteriore rafforzamento di questi dubbi.» ''Entwicklungsgang eines Sozialisten'', riportato in ''Storia del Marxismo'', Vol. 2, pag. 252.</ref> che nel 1899 mise in discussione le teorie di Marx ed Engels, nella convinzione che lo sviluppo produttivo si sarebbe evoluto su binari diversi da quelli ipotizzati da Marx, e le contraddizioni insite nel capitalismo non avrebbero portato al suo crollo, come invece predetto dai due filosofi tedeschi (comunque non nel senso di quelle astronomiche come l'arrivo delle comete o il moto della Luna e del Sole). Per questa ragione, Bernstein rivolgeva l'attenzione non tanto alla rigenerazione insita nella soluzione rivoluzionaria quanto al percorso graduale fatto di progressivi cambiamenti, itinerario che avrebbe dovuto occupare la [[socialdemocrazia]] nell'elaborazione teorica e nella formulazione di un programma di riforme. Il suo pensiero al proposito è sintetizzato nella sua massima “il movimento è tutto, il fine è nulla”.
 
===Il revisionismo===
[[File:EduardBernstein1932.jpeg|miniatura|Eduard Bernstein nel 1932, pochi mesi prima di morire]]
EduardQuesta Bernstein trascorse il periodo 1891-93 a ribattere alle tesi che la critica borghese avanzava nei confronti delle idee marxiane. L'esperienza lo segnò a tal punto<ref>« [...] mi assalirono dubbi sui principî che sino a quel momento avevo considerato inconfutabili, e gli anni successivi furono forieri di un ulteriore rafforzamento di questi dubbi.» (''Entwicklungsgang eines Sozialisten'',; riportato in ''Storia del Marxismo'', Vol. 2, pag{{Cita|Fetscher|p. 252}}).</ref> che nelqualche anno 1899dopo Bernstein mise in discussione le teorie di Marx ed Engels, nella convinzione che lo sviluppo produttivo si sarebbe evoluto su binari diversi da quelli ipotizzati da Marx, e le contraddizioni insite nel capitalismo non avrebbero portato al suo crollo, come invece predetto dai due filosofi tedeschi. (comunqueDopo nonla nel sensomorte di quelleEngels, astronomichee comepiù l'arrivoprecisamente delledal comete[[1896]], oiniziò ila motopubblicare dellasulla Luna''Neue eZeit'' deluna Sole).serie Perdi questaarticoli ragione,sui Bernstein''Problemi rivolgevadel lsocialismo'attenzione', nonnei tantoquali allasottopose rigenerazionead insitaesame nellacritico soluzionele rivoluzionaria quanto al percorso graduale fattoteorie di progressiviMarx cambiamenti,e itinerariodel che[[marxismo avrebbeortodosso]]<ref dovutoname="Fetscher253" occupare/>; lanel [[socialdemocrazia1899]] nell'elaborazionepubblicò teoricaquindi el'opera nellache formulazionesistematizzò diil unrevisionismo, programma''I dipresupposti riforme.del Ilsocialismo suoe pensieroi alcompiti propositodella èsocialdemocrazia''<ref sintetizzatoname="Dizionario nelladi suastoria">{{Cita|Dizionario massimadi “ilstoria}}.</ref><ref movimentoname="Fetscher253" è tutto, il fine è nulla”/>.
 
In questi testi Bernstein si proponeva innanzitutto di superare la scissione tipica della socialdemocrazia fra la teoria radicalrivoluzionaria del programma "massimo" e la prassi gradualista del programma "minimo"; inoltre intendeva rivedere i presupposti del marxismo, che erano stati criticati dagli economisti borghesi e confutati dalla stessa esperienza degli anni successivi alla morte di Marx<ref name="Fetscher253"/>.
 
Fra i dati empirici che secondo Bernstein smentivano le tesi marxiste vi era innanzitutto la diffusione dell'azionariato: se è vero, come diceva Marx, che le imprese si concentrano sempre più in pochi colossi, è peraltro vero che l'azionariato di questi grandi gruppi è sempre più diffuso<ref name="Fetscher256-257"/>.
 
Un altro fenomeno non previsto da Marx era il permanere dei ceti medi (che anzi in alcuni settori erano in aumento) e delle piccole e medie imprese<ref name="Fetscher256-257"/>.
 
La terza osservazione che, sempre secondo Bernstein, dimostrava l'inattualità delle tesi di Marx era il fatto che gli accordi fra grandi gruppi industriali avessero permesso di attenuare la durezza delle crisi economiche. Poiché le crisi erano crisi di sovrapproduzione, Bernstein elogiava i [[cartello|cartelli]] perché al loro interno le imprese concordavano una limitazione della produzione, che serviva ad evitare l'aggravarsi della crisi<ref name="Fetscher256-257">{{Cita|Fetscher|pp. 256-257}}.</ref>.
 
Nonostante questi fatti, Bernstein si rendeva conto delle contraddizioni dell'economia di mercato ed evidenziava come l'apparato industriale sarebbe stato in grado di produrre beni per assicurare a tutti un'esistenza dignitosa, ma i bassi salari non permettessero ai lavoratori di comprare quegli stessi beni. Con la duplice conseguenza che le imprese soffrivano le crisi di sovrapproduzione, ed i lavoratori vivevano nella miseria<ref name=Fetscher/>.
 
A queste contraddizioni economiche si aggiungeva un'ulteriore contraddizione, quella fra la raggiunta eguaglianza politica (sancita dal suffragio universale maschile) e le persistenti diseguaglianze economiche, che attraverso i bassi livelli salariali e l'insicurezza del posto di lavoro tenevano in condizione di dipendenza la maggioranza della popolazione<ref name=Fetscher/>.
 
Per i tre motivi sopra elencati Bernstein non credeva che si sarebbe usciti da queste contraddizioni grazie al "crollo" del capitalismo previsto da Marx. Riteneva invece che l'unica strada verso il socialismo fosse quella di costruire la democrazia. E in questa prospettiva considerava la democrazia e la socialdemocrazia come una continuazione del liberalismo, di cui lodava l'abolizione della [[servitù della gleba]] e della [[schiavitù]]<ref name="Fetscher260">{{Cita|Fetscher|p. 260}}.</ref>:
 
{{Citazione|In realtà non esiste idea liberale che non appartenga anche al patrimonio ideale del socialismo.}}
 
Bernstein rivolgeva perciò l'attenzione ad un percorso graduale fatto di progressivi cambiamenti, itinerario che avrebbe dovuto occupare la [[socialdemocrazia]] nell'elaborazione teorica e nella formulazione di un programma di conquiste sociali. Il suo pensiero al proposito è sintetizzato nella sua massima “il movimento è tutto, il fine è nulla”.
 
L'esito del socialismo nei tempi lunghi avrebbe dovuto essere la socializzazione dei mezzi di produzione e la trasformazione delle forme statuali del momento, con la conseguente progressiva scomparsa delle classi sociali. Ma così come avvenuto nel passaggio fra [[feudalesimo]] e sistema di accumulazione capitalistica, il trapasso da capitalismo a socialismo avrebbe dovuto vedere tappe intermedie che non influenzassero negativamente il processo produttivo, evitando anche il fenomeno della burocratizzazione che Bernstein intravedeva come pericolo nel caso di un passaggio improvviso e radicale. Inoltre, per Bernstein l'impreparazione della classe operaia al momento le impediva un rovesciamento violento dei rapporti di forza e la gestione di nuove forme di governo.
 
Le sue dottrine riformistegradualiste derivavano anche da una visione ottimistica della società, nella quale anche strati della borghesia avrebbero secondo il filosofo condiviso l'ideale socialista; e pertanto il processo verso il socialismo avrebbe dovuto svolgersi nell'alveo della democrazia incardinata nel suffragio universale, con il supporto di forme cooperative di produzione e di distribuzione e conattraverso battaglie da condurre in Parlamento, attraverso alleanze con partiti non di matrice operaia e contando sui progressi tecnologici nel campo delle comunicazioni (in particolare il telegrafo) che avrebbero permesso la riduzione delle crisi speculative.
 
Per rendere democratica l'economia Bernstein pensava all'opera dei sindacati, delle commissioni d'arbitrato industriali, delle camere del lavoro, e inoltre agli istituti previdenziali gestiti dai lavoratori e alle cooperative di consumo e di produzione<ref name="Fetscher260" />.
La sua visione era contraria a qualsiasi forma di violenza. Le uniche prove di forza erano per Bernstein ammesse nel quadro dell'instaurazione di un regime democratico. Perciò il rifiuto della dittatura del proletariato, della rivoluzione e di forme sterilmente ribellistiche, ma la convinzione di una incisiva e coerente iniziativa per le vie parlamentari<ref>Marek Waldenberg, ''La strategia politica della socialdemocrazia tedesca'', in ''Storia del Marxismo'', Einaudi, Torino, 1979, pagg. 219-22.</ref><ref name=Fetscher>Iring Fetscher, ''Bernstein e la sfida all'ortodossia'', in ''Storia del Marxismo'', Vol. 2, Einaudi, Torino, 1979, pagg. 252-67.</ref><ref>{{cita web|lingua=|url=http://temi.repubblica.it/micromega-online/che-cose-sinistra/?printpage=undefined|titolo=Che cos’è la sinistra?|editore=''Micromega''|accesso=17 agosto 2013|autore=}}</ref>.
 
La sua visione era contraria a qualsiasi forma di violenza. Le uniche prove di forza erano per Bernstein ammesse nel quadro dell'instaurazione di un regime democratico<ref>{{Cita|Fetscher|p. 259}}.</ref>. Perciò ilrifiutava rifiuto dellala dittatura del proletariato,<ref>{{Cita dellalibro|autore=Dario rivoluzioneAntiserio|autore2=Giovanni eReale|titolo=Storia didella formefilosofia|anno=2010|editore=Bompiani|p=85|volume=vol. sterilmente8 ribellistiche(''Marxismo, mapostilluminismo ladel convinzioneprimo diottocento, unapositivismo'')|ISBN=978-8845264412}}</ref>, incisivala erivoluzione coerente iniziativa pere le vieforme parlamentari<ref>Mareksterilmente Waldenbergribellistiche, ''Lama strategiaera politicaconvinto dellache socialdemocraziafosse tedesca'', innecessaria un''Storiaincisiva dele Marxismo'',coerente Einaudi,iniziativa Torino,per 1979,le pagg.vie 219-22.</ref>parlamentari<ref name="Fetscher">Iring Fetscher, ''Bernstein e la sfida all'ortodossia'', in ''Storia del Marxismo'', Vol. 2, Einaudi, Torino, 1979, pagg. 252-67.</ref><ref>{{Cita|Waldenberg|pp. 219-222}}.</ref><ref>{{cita web|lingua=|url=http://temi.repubblica.it/micromega-online/che-cose-sinistra/?printpage=undefined|titolo=Che cos’è la sinistra?|editore=''Micromega''|accesso=17 agosto 2013|autore=}}</ref>.
== Riconoscimenti ==
 
Nonostante le evidenti divergenze dal [[marxismo ortodosso]], Bernstein non riteneva di essere un "deviazionista"<ref name=Salvadori2>Massimo L. Salvadori, ''Kautsky e la rivoluzione socialista. 1880/1938'', Milano, Feltrinelli, 1976. pagg. 54-55</ref>. Egli infatti riteneva di essere rimasto fedele al metodo "scientifico" di Marx ed Engels<ref name="Fetscher253">{{Cita|Fetscher|p. 253}}.</ref>, pensava cioè che se il marxismo era la "scienza dello sviluppo storico oggettivo" doveva confrontarsi con la mutata realtà sociale<ref name=Salvadori2/>. Accusava invece i suoi critici di accettare in modo dogmatico le tesi di Marx, e in questo modo di rinunciare al "carattere scientifico" del marxismo<ref name="Fetscher253" />.
Nelle riflessioni maturate sul comunismo ( piuttosto sul bolscevismo/post bolscevismi che dagli anni venti del '900 tutto lo schieramento operaio-socialista, ha considerato, per ciò che concerne quanto realizzato in Russia dopo il 1917 e le società che a quell'evento si sono richiamate, società a capitalismo di stato ed espressioni simili) [[Michail Gorbachev]] scrisse: "Dovremmo pubblicamente riconoscere il grande errore fatto quando, come sostenitori dell'ideologia comunista, denunciammo la famosa massima di Eduard Bernstein ''il movimento è tutto, il fine è nulla''. Lo chiamammo tradimento del socialismo; ma l'essenza dell'idea di Bernstein era che il socialismo non potrebbe essere compreso come sistema che nasce dall'inevitabile caduta del capitalismo, mentre - per converso - è proprio la graduale realizzazione del principio di eguaglianza e di autodeterminazione, per il popolo, che costituisce una società, un'economia e un paese.”<ref>[[Zdenek Mlynár]], ''Conversations with Gorbachev'', 1995, p. 167.</ref>
 
===Critiche filosofiche ed economiche a Marx===
La critica di Bernstein a Marx toccava anche alcuni aspetti più filosofici, in quanto accusava il pensiero di Marx di contenere alcune rigidità e dogmatismi, eredità dell'impostazione [[hegelismo|hegeliana]]. La prima di queste "eredità" era una visione della storia che procede per contraddizioni che si inaspriscono fino ad arrivare alla rivoluzione violenta. Bernstein, invece, riteneva possibile anche un'evoluzione meno drammatica dal capitalismo al socialismo<ref name="Fetscher262" />.
 
La critica all'hegelismo di Marx andava oltre: Bernstein accusava il marxismo di lottare per il socialismo perché esso deve venire, mentre per il teorico del revisionismo si deve lottare per il socialismo perché esso può venire. E a tal proposito, rifacendosi a [[Friedrich Albert Lange]], indicava di rifondare filosoficamente il socialismo sul pensiero di [[Immanuel Kant|Kant]] anziché su quello di [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]]<ref name="Fetscher262">{{Cita|Fetscher|p. 262}}.</ref>.
 
Un'ultima critica di Bernstein all'ortodossia marxista riguardava la [[teoria marxiana del valore|teoria del valore-lavoro]], la quale non sembrava a Bernstein necessaria per fondare il socialismo, ritenendola una mera "costruzione intellettuale": così il socialismo avrebbe potuto convivere anche con la teoria [[marginalismo|marginalista]] del [[teorie del valore|valore]]<ref name="Fetscher263">{{Cita|Fetscher|p. 263}}.</ref>.
 
==Le critiche a Bernstein==
Per più di un anno le tesi di Bernstein erano passate inosservate, finché nel 1897 non furono violentemente attaccate da [[Aleksandr L'vovič Parvus]], allora direttore della ''Sächsische Arbeiterzeitung''<ref>Pietro Zveteremich, ''Il grande Parvus'', Milano, Garzanti, 1988, pagg. 32-33</ref>. Dopo quelle di Parvus arrivarono le dure critiche degli altri teorici marxisti, in particolare quelle di [[Karl Kautsky]] e di [[Rosa Luxemburg]]<ref name="Fetscher263" />.
 
Kautsky, la massima autorità del [[marxismo ortodosso]], con il libro ''Bernstein und das sozialdemokratische Programm'' del 1899 rispose a Bernstein che il miglioramento delle condizioni era illusorio, perché ciò che contava non era il tenore di vita ma il potere. E Kautsky evidenziava come in realtà il dominio del grande capitale fosse in aumento non solo nei confronti dei lavoratori, ma anche dei piccoli industriali, dei piccoli azionisti delle grandi imprese, degli agricoltori. In conclusione ribadiva la prospettiva rivoluzionaria della socialdemocrazia e si opponeva alla trasformazione della SPD in partito democratico interclassista (e perciò riformista)<ref>Massimo L. Salvadori, ''Kautsky e la rivoluzione socialista'', op. cit., pp. 54-66.</ref>.
 
Rosa Luxemburg intervenne contro le tesi revisionistiche di Bernstein in due serie di articoli sulla ''Leipziger Volkszeitung'' poi pubblicati con il titolo ''Riforma sociale o rivoluzione?'' nel 1899.
Già nel titolo la Luxemburg criticava l'opposizione fra rivoluzione e riforme, ritenendo che le riforme rafforzassero la classe operaia in vista della rivoluzione: accusava invece Bernstein di accontentarsi di riforme che migliorassero le condizioni di vita degli operai, rinunciando all'obiettivo rivoluzionario.
Confutava poi l'interpretazione dei dati su cui si basava Bernstein. Ad esempio osservava che era vero che le piccole e medie imprese continuavano ad esistere, ma rilevava come esse avessero vita molto più breve che in passato. Quanto ai sindacati ed alle cooperative, non credeva che potessero davvero avere la forza di sostituire gli imprenditori e dar vita al socialismo. E neanche la democrazia, secondo la rivoluzionaria polacca, poteva andare oltre i limiti rappresentati dagli interessi del capitale. Pertanto la prospettiva rivoluzionaria rimaneva per la Luxemburg necessaria<ref name=Fetscher/>.
L'esponente della sinistra marxista concludeva affermando che non c'era ormai più differenza tra la visione di Bernstein e il radicalismo borghese e che questa identità era l'essenza dell'opportunismo di Bernstein<ref>Rosa Luxemburg, ''Sozialreform oder Revolution?'', pp. 3-4.</ref>.
La Luxemburg chiese anche l'espulsione di Bernstein dalla SPD, ma senza risultato<ref>{{cita libro|lingua=fr|nome=Jacques|cognome=Droz|titolo=Histoire générale du socialisme, vol. 2 : de 1875 à 1918|editore=Presses universitaires de France|anno=1974}}</ref>.
 
Nel marzo 1902 [[Lenin]] pubblicò il celebre saggio ''[[Che fare? (Lenin)|Che fare?]]'', in cui, fra l'altro, continuava la polemica contro il revisionismo di Bernstein<ref>Lenin, ''Protesta dei socialdemocratici russi'', in ''Opere'', IV, p. 167.</ref>, che anche lui definiva puro "opportunismo politico".
 
== Riabilitazione ==
Nelle riflessioni maturate sulsull'esperienza comunismobolscevica (1917 piuttosto sul bolscevismo/post bolscevismi che dagli anni venti del '900 tutto lo schieramento operaio-socialista, ha considerato, per ciò che concerne quanto realizzato in Russia dopo il 19171989) e le società che a quell'evento si sono richiamate, (società a capitalismo di stato ed espressioni simili) nel 1995 [[Michail GorbachevGorbačëv]] scrisseha detto: "Dovremmo pubblicamente riconoscere il grande errore fatto quando, come sostenitori dell'ideologia comunistabolscevica/post-bolscevica, denunciammo la famosa massima di Eduard Bernstein ''il movimento è tutto, il fine è nulla''. Lo chiamammo tradimento del socialismo; ma l'essenza dell'idea di Bernstein era che il socialismo non potrebbe essere compreso come sistema che nasce dall'inevitabile caduta del capitalismo, mentre - per converso - è proprio la graduale realizzazione del principio di eguaglianza e di autodeterminazione, per il popolo, che costituisce una società, un'economia e un paese.”<ref>[[Zdenek Mlynár]], ''Conversations with Gorbachev'', 1995, p. 167.</ref>
 
== Opere principali ==
* ''Sozialismus und Demokratie in der grossen englischen Revolution'', Stoccarda 1895 (2ª ed., ''ibid''. 1908);
* ''Die Voraussetzungen des Sozialismus und die Aufgaben der Sozialdemokratie'', Stoccarda, Dietz, 1899 (edizione italiana con introduzione di [[Lucio Colletti]]: ''I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia'', Bari, Laterza, 1968)
* ''Zur Geschichte und Theorie des Sozialismus'', Berlino 1901;
* ''Ferdinand Lassalle'', Berlino 1919;
* ''Völkerrecht und Völkerpolitik'', Berlino 1919;
* ''Erinnerungen eines Sozialisten'', Berlino 1918;
*''Dokumente zum Weltkrieg'', Berlino 1919;
* ''Die Wahrheit über die Einkreisung Deutschlands'', Berlino 1920;
* ''Die deutsche Revolution'', ''ihre Entstehung'', ''ihr Verlauf und ihr Wert'', Berlino 1921;
* ''Der sozialismus einst und Jetzt'', Berlino 1922.
 
== Note ==
Riga 55 ⟶ 124:
 
==Bibliografia==
*{{cita libro | titolo = Storia del marxismo | curatore = [[Eric Hobsbawm|Eric J. Hobsbawm]] | anno = 1979 | città = Torino | editore = Giulio Einaudi editore | cid = ''Storia del marxismo'' | volume = vol. 2 (''Il marxismo nell'Età della Seconda Internazionale'')}}
 
**{{Cita libro | autore = [[Marek Waldenberg,]] | titolo = ''La strategia politica della socialdemocrazia tedesca'', in| ''Storiapp del= Marxismo'',201-233| Vol.traduttore 2,= Einaudi,Elisabetta Torino,Woznica 1979Musiu | cid = Waldenberg}}
**{{Cita libro | autore = [[Iring Fetscher,]] |titolo = ''Bernstein e la sfida all'ortodossia'', in| ''Storiapp del= Marxismo'',235-274| Vol.traduttore 2,= Einaudi,Roberto Torino,Cazzola 1979| cid = Fetscher}}
*{{Cita libro| curatore-capitolo = Marius S. Ostrowski | lingua = en | capitolo = Introduction | titolo = Eduard Bernstein on Socialism Past and Present | anno = 2021 | isbn = 978-3-030-50484-7|doi = 10.1007/978-3-030-50484-7 | cid = Ostrowski | pp = 1-64}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Eduard Bernstein}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|socialismo|storia}}
 
[[Categoria:Politici del Partito Socialdemocratico Tedescodi Germania]]
[[Categoria:Ebrei tedeschi]]
[[Categoria:Politici della Repubblica di Weimar]]