Luciano Luberti: differenze tra le versioni
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{{militare
|Nome =Luciano Luberti
|Immagine = Luciano Luberti.jpg
|Didascalia =
|Soprannome =Boia di Albenga
|Data_di_nascita =25 aprile 1921
|Nato_a =[[Roma]]
|Data_di_morte =10 dicembre 2002
|Morto_a =[[Padova]]
|Cause_della_morte =
|Luogo_di_sepoltura =
|Nazione_servita ={{ITA 1861-1946}}<br/>{{DEU 1933-1945}}
|Forza_armata ={{simbolo|Flag of Italy (1860).svg|25}} [[Regio esercito]]<br/>{{simbolo|Kriegsmarine insignia casco.svg|25}} [[Kriegsmarine]]<br/>{{simbolo|Kompanie Heer Feldpolizei.svg|25}} [[Feldgendarmerie]]
|Arma =
|Corpo =
|Specialità =
|Unità =
|Reparto =
|Anni_di_servizio =1941-1942, 1943-1945
|Grado =[[Sergente]]
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre =[[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne =[[Guerra civile in Italia (1943-1945)]]
|Battaglie =
|Comandante_di =
|Decorazioni =
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro =
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref =fonti nel corpo del testo
}}
{{Bio
|Nome = Luciano
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|AnnoMorte = 2002
|Epoca = 1900
|Attività =
|Attività2 =
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = e collaborazionista con il [[Germania nazista|regime nazista]] durante l'occupazione tedesca dell'Italia. Fu responsabile di diversi crimini e dell'uccisione di almeno 59 persone durante la guerra, conosciuti come i [[Martiri della Foce]]
|Immagine =
}}
== Biografia ==
Nacque da padre meccanico a [[Roma]]
Secondo il suo foglio matricolare il 4 marzo
===Dopo l'armistizio===
Dopo l'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] Luberti lavorò per le [[Schutzstaffel|SS]] di
Nel novembre del 1943 entrò in contatto con Umberto Spizzichino
{{citazione|Caro Nando, ti vuoi fare
Dopo un periodo di addestramento nella [[Wehrmacht]] Luberti fu assegnato alla [[
=== Il boia di Albenga ===
{{vedi anche|Martiri della Foce}}
In seguito Luberti fu impiegato come traduttore presso la
[[File:Albenga- ex sede Brigate Nere Rep. Salò 1943-45.jpg|thumb|La palazzina delle Brigate Nere ad Albenga, ora sede comunale dell'ufficio Tributi]]
Il tribunale era solitamente composto dal maresciallo capo Friedrich Strupp che comandava la Feldgendarmerie e svolgeva il ruolo di accusatore<ref name="Rivello_D" />, dai sergenti maggiori Fuchs e Nusslein. Luberti fungeva da traduttore, limitandosi a tradurre le domande agli imputati e riferire le risposte ai membri del tribunale<ref>{{cita|Pierpaolo Rivello, 2011|p. 69}}.</ref>. I processi si concludevano di solito con la condanna a morte e i prigionieri venivano condotti presso la foce del fiume Centa dove venivano allineati presso una fossa e uccisi con un colpo alla nuca<ref name="Rivello_E">{{cita|Pierpaolo Rivello, 2011|p. 73}}.</ref>. L'esecuzione della sentenza veniva assolta dal maresciallo Strupp e da Luberti<ref name="Rivello_E" />.
La prima esecuzione presso la foce del fiume Centa avvenne il 3 dicembre 1944 quando furono fucilati quattro civili contigui alla resistenza<ref name="Rivello_B">{{cita|Pierpaolo Rivello, 2011|p. 55}}.</ref>. Secondo alcune testimonianze, mentre si trovavano prigionieri nella Feldgendarmerie furono torturati da Strupp e da Luberti<ref name="Rivello_B" />. Il 16 dicembre avvenne una nuova fucilazione in cui trovarono la morte i due fratelli Gandolfo e un altro civile<ref name="Rivello_C">{{cita|Pierpaolo Rivello, 2011|p. 58}}.</ref>. Il marchese Andrea Rolandi Ricci, che divenne poi commissario prefettizio della città, ne perorò inutilmente la grazia<ref name="Rivello_C" />.
Luberti fu responsabile di torture, maltrattamenti, persecuzioni personali, abusi sessuali ed esecuzioni nei confronti di circa una sessantina di partigiani e di civili tanto che fu soprannominato il "boia" di Albenga. Partecipò anche a molti rastrellamenti nei comuni vicino ad Albenga.
Il 13 dicembre 1944 a [[Lusignano (Albenga)|Lusignano]] fece un rastrellamento che portò all'uccisione di due civili. Fu più volte interrogata la moglie del partigiano [[Ponte Rosso (Albenga)#Libero Emidio Viveri|Libero Emidio Viveri]]. Per costringerla a confessare dove fosse nascosto il marito, Luberti prese per una gamba Angelo (1943-2003) il figlio allora duenne (diverrà un futuro [[Sindaci di Albenga|sindaco di Albenga]]), tenendolo appeso nel vuoto fuori dalla finestra minacciando la madre di lasciarlo cadere nel vuoto; fortunatamente alla fine, pur non ottenendo le informazioni non arrivò a realizzare la minaccia. La signora Viveri, Ernesta Stalla (1913-1998) venne torturata dallo stesso Luberti e detenuta sette giorni nelle carceri di Via Trieste.
[[File:Albenga- sede Gestapo SS 1943-45.jpg|thumb|La famigerata sede della [[Gestapo]] in Albenga distante solo 215 mt. da quella che fu delle Brigate Nere]]
Durante il processo, molti testimoni raccontano che di ritorno in gendarmeria dopo le fucilazioni, ogni volta il Luberti era solito lasciarsi andare a manifestazioni rumorose di allegria per le avvenute morti.
{{citazione|...Ricordo che in tre sottufficiali: un sarto, un contadino e me, costituimmo, a un certo momento, in seno alla trentacinquesima divisione di fanteria, tutto l'apparato di repressione antipartigiana per una zona montuosa estesa oltre i cinquecento chilometri quadrati e con una popolazione, sparsa in trenta agglomerati, di almeno centomila unità; bene, in quattro mesi, con lo scarso ingegno e con i pochi mezzi a disposizione, sgominammo bande, comitati, uccidemmo più di duecento ribelli e altrettanti ne catturammo; per merito nostro insomma, fu restituita la pace a un settore giudicato pericoloso.<ref>{{Senza fonte|Dichiarazione di Luberti nell'archivio storico de L'Unità}}</ref>}}
Molti testimoni ricordano che Luberti, la mattina, soleva leggere brani della ''[[Bibbia]]'' pur professandosi non credente, mentre il pomeriggio andava a torturare i prigionieri dentro al bunker presso la foce del fiume [[Centa]]. In uno speciale televisivo organizzato dal sociologo [[Sabino Acquaviva]] (nel 1997), ricordò con orgoglio: "Beh, certo, alla Feldgendarmerie si lavorava sodo."<ref>{{cita web|url=https://www.poliziapenitenziaria.it/luciano-luberti-un-possibile-caso-di-psicopatia/|titolo=Un possibile caso di psicopatia: profilo criminale di Luciano Luberti}}</ref>
===Fine della guerra e primo processo===
Terminata la guerra, ad Albenga, in una fossa comune alla foce del Centa vennero [[Martiri della Foce|riesumate e identificate 59 salme]]. Il 10 giugno 1946 tutte le 59 bare furono portate in Piazza San Michele, ad Albenga, dove si svolse una solenne cerimonia funebre. Due lapidi vennero apposte alle pareti del bunker dove avvennero le torture e le fucilazioni: una da parte dell'[[Unione Donne Italiane]] e la seconda da parte dell'Amministrazione comunale e di varie associazioni antifasciste.
Sottoposto a processo nel
{{citazione|arruolatosi nel 1944 nella marina tedesca, fu addetto quale interprete alla feldgendarmerie di Albenga e vi rimase fino alla Liberazione. In tale attività, collaborò attivamente con il Maresciallo Strupp, comandante della gendarmeria, nell'opera di repressione del movimento di liberazione nazionale della zona di Albenga, condotta dallo stesso con inaudita ferocia che gli valse di essere perseguito dalle autorità Alleate come criminale di guerra e così il Luberti si meritò il soprannome di ''Boia'' col quale era conosciuto in tutta quella zona.}} Per Luberti successivamente, facendo leva sull'infermità mentale, la condanna fu tramutata in ergastolo e quindi con l'
=== Dal 1953 al 1970 ===
Scarcerato nel 1953 dal penitenziario di [[Gaeta]] sebbene si professasse non credente fu assunto dalla ''Publiaci'' dell'[[Azione Cattolica]] presso una diramazione economica, presso cui fece carriera. Uscito dal carcere sposò Toscana Zanelli, figlia di un archeologo, ed ebbe due figlie, Flavia nata nel 1955 e Luciana (nata 1956)<ref>{{cita web|url=https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/20_febbraio_09/figlia-boia-albenga-un-orco-criminale-ma-non-fu-lui-uccidere-carla-gruber-video-b72bde12-4b4f-11ea-aff7-4a3600894a18_amp.html|titolo=La figlia del boia di Albenga: "Un orco criminale ma non fu lui a uccidere Carla Gruber|autore=Fabrizio Peronaci|data=9 Febb. 2020}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-boia-albenga-era-mio-padre-rdquo-nbsp-parla-figlia-226514.htm/amp|titolo="Il boia di Albenga era mio padre"|data=10 Feb. 2020}}</ref>. In numerose interviste in questo periodo disse che faceva il rappresentante di una casa farmaceutica. Nel 1966 si separa dalla moglie. Fu proprio la Zanelli a presentargli una sua amica, profuga istriana, Carla Gruber, nata nel 1938, con la quale iniziò una relazione extraconiugale. La stessa Gruber era già separata dal marito, tale Mario Bazzarini, un barista che aveva sposato il 3 ottobre 1959. Questi poi farà una brutta fine perché cadrà in vortici di depressioni finché sarà internato in un manicomio. Da quel matrimonio erano nati Marina (1960), Francesca Maria (1962) Giancarlo (1963). Nel 1969 Carla Gruber diede alla luce Maria Melissa. La paternità della nuova nata fu attribuita al primario dell'ospedale di [[Montefiascone]], dottor Mario Mazzolini, (lui ha sempre smentito), dove l'anno precedente, 1968, la Gruber fu ricoverata per [[Tubercolosi|tbc]]. Sia la malattia che la nascita di questa bimba devono essere stati motivi di attrito della relazione. Nel libro ''Il Camerata '' (1969), Luberti se la prende con i tubercolotici e le cure di cui gli ammalati necessitano costando molto all'erario.
La moglie di Luberti, appena saputo della relazione, abbandonò la casa portando con sé le figlie. Luberti e Gruber si trasferirono a [[Ostia (Roma)|Ostia]]. Carla prese a tradirlo con altri uomini. Ebbe così inizio tra Luciano e Carla un periodo di tensioni, destinato a sfociare nella morte di lei. Contemporaneamente a questi fatti, Luberti, in proprio, avviò senza troppo successo alcune iniziative editoriali, pubblicando alcuni libri di cui era l'autore attraverso l'Organizzazione Editoriale Luberti, con sede a cento metri dal villaggio [[Venezia Giulia|giuliano]]-[[Dalmazia|dalmata]] in via Cerulli 41. Era divenuto anche direttore di una fantomatica società di pubblicità con sede a Roma in via Vittorio Emanuele, con tale attività era rimasto in contatto con numerosi vecchi camerati. Molte cose probabilmente sapevano il [[Repubblica di Salò|repubblichino]] Armando Calzolari, motorista navale, nato a [[Genova]]
nel 1926 (nome che troveremo più avanti) e probabilmente la Gruber. I giornali dell'epoca avevano descritto che era una storia alla [[Roman Polański|Polański]].
Alla fine degli anni sessanta, Luberti aderì al [[Fronte nazionale (Italia)|Fronte Nazionale]], del quale divenne anche cassiere. Nello stesso periodo gli venne rivolta l'accusa di aver ospitato gli esecutori della [[strage di piazza Fontana]] (il 12 dicembre 1969 a [[Milano]]) e degli attentati dinamitardi che nello stesso giorno erano stati compiuti a Roma. Su queste vicende, il nome di Luciano Luberti, assieme a Serafino Di Luia e [[Bruno Di Luia]], venne fatto dalla moglie del fascista Armando Calzolari che li indicò anche come responsabili dell'omicidio del marito, che scomparve dopo una passeggiata il 25 dicembre 1969 e fu ritrovato il 28 gennaio successivo, casualmente da operai, in un pozzo<ref>{{cita web|url=https://www.strano.net/stragi/tstragi/pfontana/cap1.htm|titolo=Morte Armando Calzolari trovato in un pozzo}}</ref> con il suo cane [[setter]] ''Paulette'' entrambi putrefatti dalle parti di [[Forte Bravetta]], non lontano da casa sua in via dei Baglioni dove era parcheggiata la sua Fiat 500 ammaccata.<ref name=piazza>{{cita web |autore=[[Vincenzo Vinciguerra]] |url=http://www.archivioguerrapolitica.org/?tag=luciano-luberti |titolo=1969: Piazza Fontana ed oltre |sito=Archivio Guerra Politica |accesso=13 agosto 2021 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160408111807/http://www.archivioguerrapolitica.org/?tag=luciano-luberti}}</ref>
Molti giornali e anche il magistrato Aldo Vittozzi (seguiva proprio il caso Calzolari) avevano messo in relazione il delitto (per altri suicidio) Gruber con le trame nere. Va ricordato che l'ex aderente della [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|X-Mas]] Calzolari e Luberti erano entrambi ''cassieri'' dell'organizzazione [[Junio Valerio Borghese|Borghese]] ed erano amici.
=== Luberti e Carla Gruber, 1970 ===
[[File:Luberti.jpg|thumb|Luberti nel 1972]]
Luberti nel
Il 3 aprile 1970 (7 giorni prima Luberti aveva scritto alla Procura della Repubblica che c'era una donna morta) i vigili del fuoco di Roma scoprirono in un appartamento il suo cadavere, vestito con una [[Baby-doll|babydoll]] rosa, in un letto circondato da fiori e lisoformio da circa 3/4 mesi in stato di decomposizione. Inoltre dall'[[Autopsia|esame autoptico]] risulta che fosse piena di [[Fenobarbital|Luminal]]: Carla Gruber all'epoca della morte aveva solo 32 anni. Sulla porta della camera da letto, era presente un foglietto scritto dal Luberti:
{{citazione|Chiudo la porta il 20 gennaio alle ore 16. Che potevo fare di meglio se non amarti sino alla fine dei tuoi giorni, mia diletta Regina? Dammi il tempo di compiere tutto il resto come mi hai ordinato}}
Il decesso
=== La cattura, 1972 ===
A [[Portici]] (località sede del [[Fronte Nazionale (1967)|Fronte Nazionale]]) si era allontanato nel mese di novembre 1971 perché infastidito dalla massiccia presenza della Polizia causa l'arresto del boss [[Gerlando Alberti]] che allora aveva stipulato l'alleanza con la [[camorra]].
All'epoca Luberti pagava 60.000 lire al mese (corrispondenti a 518€ odierni) per la pensione completa presso la sig.ra Pollicino.
Nel luglio del 1972, grazie all'intuito investigativo di un giovane ragazzo napoletano, la Squadra Mobile della Questura di Napoli con il commissario Vincenzo Perrino riuscí a catturare Luciano Luberti sempre a Portici. Il giovane, Mario Carbone, frequentava una ragazza che viveva con la propria famiglia a Portici insieme allo "zio". Il ragazzo, insospettito dall'uomo, investigò personalmente e grazie anche ai riscontri di alcuni articoli di giornale consultati in biblioteca riusci ad identificare Luciano Luberti. Il giovane contattò da una cabina telefonica la polizia. Dopo un estenuante conflitto a fuoco Luciano Luberti fu così consegnato alla giustizia.<ref>{{Cita news |url=https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera-milano/20150602/281775627765201 |titolo=Lupo Sette e la Brianza Nera |pubblicazione=[[Corriere della Sera]] |editore=[[RCS MediaGroup]] |data=2 giugno 2015}}</ref><ref>{{Cita|Mario Carbone, 2018}}.</ref> Alla fine tenne in alto le braccia con due pistole e prima di consegnarsi ai poliziotti cantò le [[Cantate dei legionari]]. Gesto che destò sorpresa.<ref>''History Channel'', puntata ''boia di Albenga'', interviste coi protagonisti</ref>
Il processo si era aperto il 9 dicembre 1975 e la sentenza
Luberti evase dall'ospedale psichiatrico giudiziario il 22 agosto 1980, semplicemente non ritornando nella struttura al termine di un permesso premio di otto ore concesso dal giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere; venne riarrestato il 17 marzo 1981.<ref>{{Cita|Case of Luberti v. Italy|p. 6, paragrafo 16}}.</ref>
Luberti presentò una denuncia contro lo Stato italiano presso la [[Corte europea dei diritti dell'uomo]], nel 1980, per i tempi del processo troppo lunghi e per l'ingiusta detenzione nell'ospedale psichiatrico dato che nel frattempo era stato dichiarato guarito dall'infermità mentale,<ref>{{Cita|Case of Luberti v. Italy|p. 8, paragrafo 22}}.</ref> chiedendo un risarcimento di 20 milioni<ref>Corrispondenti a 48.848€ di oggi</ref> di [[Lira Italiana|lire]]. La Corte europea, con sentenza del 23 febbraio 1984 negò che vi fosse stata ingiusta detenzione e riconobbe che i tempi di alcuni processi si erano allungati a causa della latitanza del Luberti stesso fra il 1980 e il 1981,<ref>{{Cita|Case of Luberti v. Italy|p. 15, paragrafo 35}}.</ref> ma sancì che lo Stato italiano dovesse comunque risarcire il Luberti per un milione di lire<ref>Corrispondenti a 1.390€ di oggi</ref> a causa dei ritardi dei processi in appello e in Cassazione.<ref>{{Cita|Case of Luberti v. Italy|p. 15, paragrafo 37}}.</ref>
===L'epilogo===
Luciano Luberti si trasferì a [[Padova]]
{{citazione|Laggiù si lavorava e si stava benone. Burro, marmellata, birra a volontà e assistenza sanitaria di prim'ordine}}
Si ammalò di un [[tumore alla prostata|tumore maligno alla prostata]], che gli fece perdere un occhio e che non poté essere operato per l'ipertensione<ref name=
== Opere ==
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* ''Application No. 9019/80: Luciano Luberti
*
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* ''In difesa del popolo dei pazzi'', programma in 7 puntate dalla rubrica televisiva La gente scomoda (Telecittà, Bologna) febbraio-aprile 1982 / Luciano Luberti (M.T.), Luberti (Collana di documentazione sul nostro tempo; 9.), Padova, 1982. BN 83-12359
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
=== Libri ===
* Cristiano Armati e Selvetella Yari, ''Roma Criminale'', Newton & Compton, 2005
* {{Cita libro |autore=Mario Carbone |titolo=Lupo sette |città= |editore=Lulu.com |anno=2018 |oclc=1043421533 |isbn=0244392412 |cid=Mario Carbone, 2018}}
* {{Google books |autore=Vincenzo Cerami |titolo=Fattacci. Il racconto di quattro delitti italiani |collana=Einaudi Tascabili. Stile libero |numero=483 |città=Torino |editore=Einaudi |anno=1997 |id=sOFXBQAAQBAJ |isbn=88-06-14598-3 |cid=Vincenzo Cerami, 1997}}
* Nanni De Marco, ''1940-1945: La guerra dei Savonesi'', ANPI Legino e Archivio del Partigiano Ernesto, [[Savona]], 2002
* Adolfo Ferraro . ''Materiali Dispersi'' , Pironti Editore , Napoli, 2011
* Pier Mario Fasanotti e Valeria Gandus, ''Bang Bang'', Marco Tropea Editore, 2004, ISBN 88-438-0422-7
* {{Cita libro |autore=Pierpaolo Rivello |titolo=Le stragi nell'albenganese del 1944 e 1945 |città=Torino |editore=SottoSopra |anno=2011 |isbn= |cid=Pierpaolo Rivello, 2011}}
* Petra Rosenbaum, ''II nuovo fascismo: da Salò ad Almirante: storia del MSI'', Feltrinelli, 1975
* Gianfranco Simone, ''Il boia di Albenga. Un criminale di guerra nell'Italia dei miracoli'', Mursia, Vicenza, 1998, ISBN 884252378X
* Renzo Vanni, ''Trent'anni di regime bianco'', Giardini, 1976
=== Articoli e documenti ===
* {{Cita testo |titolo=Case of Luberti v. Italy (Application no. 9019/80) |città=Strasburgo |editore=[[Corte europea dei diritti dell'uomo|European Court of Human Rights]] |data=24 febbraio 1984 |url=https://www.globalhealthrights.org/wp-content/uploads/2013/10/ECtHR-1984-Luberti-v.-Italy.pdf |formato=PDF |lingua=en |cid=Case of Luberti v. Italy}}
* {{Cita pubblicazione |autore=Giuliana Giani |autore2=Massimo Michelini |titolo=Luciano Luberti. Il fiore putrefatto dell'amore |pubblicazione=M - Rivista del mistero |numero=3 |editore=Alacran Edizioni |anno=2007}}
* {{Cita pubblicazione |autore=Proculus |url=http://aurora.altervista.org/48contro.htm |titolo=Controstoria. Note «revisionistiche» |pubblicazione=Aurora |numero=48 |data=aprile-maggio 1998}}
==Voci correlate==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Cita web |autore=Fabio Sanvitale |url=http://www.cronaca-nera.it/2747/luciano-luberti-vera-storia-boia-albenga |titolo=Luciano Luberti: la vera storia del “Boia di Albenga”}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|fascismo|letteratura|nazismo|seconda guerra mondiale}}
[[Categoria:
[[Categoria:Politici del Fronte Nazionale]]
[[Categoria:Persone condannate per crimini contro l'umanità]]
[[Categoria:
[[Categoria:Militari della Wehrmacht]]
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