Raffaele Viviani: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Raffaele
|Cognome = Viviani
|PostCognomeVirgola =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Castellammare di Stabia
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = 1888
|LuogoMorte = Napoli
|GiornoMeseMorte = 22 marzo
|AnnoMorte = 1950
|Epoca =
|Epoca2 = 1900
|Attività = attore
|Attività2 = commediografo
|Attività3 = compositore
|AttivitàAltre = , [[poeta]] e [[
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Scugnizzo.jpg
|Didascalia = Raffaele Viviani nell'opera teatrale ''Scugnizzo'' (1905)
}}
== Biografia ==
===
[[File:
Nacque la notte del 9 gennaio [[1888]] a [[Castellammare di Stabia]].
Il padre, [[Vestiario|vestiarista]] teatrale, divenne in seguito impresario dell'Arena Margherita di Castellammare di Stabia. Dopo un grave tracollo finanziario, la famiglia, con i piccoli [[Luisella Viviani|Luisella]] e Raffaele, si trasferì a [[Napoli]] e fu lì che il padre fondò alcuni teatrini chiamati ''Masaniello''. Questi piccoli teatri popolarissimi furono la prima scuola d'arte del piccolo Papiluccio (come veniva chiamato Raffaele in famiglia).
Raffaele la sera si recava con il padre al teatrino di [[marionette]] a [[Porta San Gennaro]], entusiasmandosi per le avventure di Orlando e di Rinaldo, ma era affascinato dal numero finale del tenore comico Gennaro Trengi, famoso per i [[Gilet (indumento)|gilet]] coloratissimi, tanto che presto imparò tutto il suo repertorio a memoria. Un giorno il Trengi si ammalò, e così Aniello Scarpati, impresario del teatrino, spaventato all’idea di dover restituire i soldi del biglietto, propose di far esibire il piccolo Raffaele. Fu vestito con l'abito di un “pupo” che la madre raffazzonò alla meglio. Il Trengi perse il posto, la stampa si occupò del piccolo prodigio che "''canta canzoni a quattro anni e mezzo''". Ogni sera accorse più gente per vedere il piccolo ''Papiluccio'' che presto ebbe una vera paga per quattro spettacoli serali e otto la domenica. Gli fu affiancata una giovane cantante, [[Vincenza Di Capua|Vincenzina Di Capua]], come duettista.
Nel 1900, con la morte del padre, quello che Raffaele aveva fatto per divertimento, dovette continuarlo per necessità. Cominciò a lavorare a [[50 centesimi di lira italiana|cinquanta centesimi]] per sera, che servivano in parte a sfamare la famiglia. Ma subito comprese che, per farsi strada, avrebbe dovuto differenziarsi dagli altri, e cominciò a scrivere canzoni.
Furono anni di miseria, ma anche di studio e di formazione: si andava formando nella mente del piccolo artista quella visione poetica di un mondo popolare che avrebbe portato poi alla creazione di un suo teatro.
===
La morte del padre lasciò la piccola famiglia in una situazione difficilissima.
Il piccolo Papiluccio
La seconda scrittura fu con la compagnia Bova e Camerlingo
Il guadagno consisteva per ogni artista
Dopo tre mesi il locale fu chiuso dalla Questura. Viviani, senza una lira, si rivolse al commissariato per essere rispedito a Napoli. Nell'attesa dei soldi per il viaggio, il giovanissimo attore fu rinchiuso (come misura protettiva) in cella di sicurezza, aveva tredici anni
Tornato avventurosamente a Napoli, dove riuscì a trovare una scrittura al teatro Petrella. Un locale vicino al porto frequentato da marinai, doganieri, scaricatori e prostitute.
In breve divenne il beniamino di quel pubblico singolare.
Al Petrella, Viviani
e Viviani – dopo essersi procurato parole e musica – ne fece una sua interpretazione che ebbe un enorme successo che portò lo stesso Villani a smettere di fare “lo scugnizzo”. Viviani passò dal Petrella all'Arena Olimpia e intraprese quel cammino che lo avrebbe portato ad essere una stella di prima grandezza. Nel 1905 scrive per la sorella Luisella ''Bambenella 'e ngopp' 'e Quartieri''.
=== La scrittura all'Eden e il matrimonio ===
[[File:La famiglia Viviani nel 1925.jpg|thumb|La famiglia Viviani nel 1925]]
Viviani, desideroso di creare un repertorio che lo differenziasse dagli altri autori, cominciò a scrivere i propri “numeri”. Per le musiche ingaggiò un maestro di pianoforte al quale canticchiava i motivi che venivano trascritti in note, quello che in termini tecnici si chiama "un melodista non trascrittore" (come sarà Chaplin). Nasce "Fifi Rino" la stilizzazione marionettistica del "gagà" aristocratico e dannunziano.
Ricorda Viviani: ''Cominciò così per me un triplice travaglio. Prima imparare a scrivere, poi il repertorio; e dedicai tutti i giorni e parte delle notti al lavoro; le musiche me le facevo scrivere dopo averle canticchiate al maestro [[Enrico Cannio]] e così, in quindici giorni vennero fuori i primi miei sei tipo realistici e di ispirazione popolare che dovevano dare il trionfale inizio alla mia ascesa.''
''Avevo badato alla grammatica, non già come al tempo della mia prima macchietta "Fifì Rino" scritta da me, con la grafia di un bambino di prima elementare''<ref name="NVS" />
Nascono le tipizzazioni di
La situazione economica della famiglia Viviani ebbe una svolta positiva
Una sera al [[Teatro Nuovo (Napoli)|teatro Nuovo di Napoli]], conobbe Maria Di Majo, la bella nipote di Gaetano Gesualdo, finanziatore e impresario del teatro.
Dopo alterne vicende, e qualche difficoltà con la famiglia di lei, che non vedeva di buon occhio il matrimonio con un comico, i due si fidanzarono e dopo cinque anni si sposarono. Ebbero quattro figli Vittorio, Yvonne, Luciana e Gaetano.
Nell'estate del 1908, va a Roma dove interpreta tre film e viene scritturato per l'inaugurazione del [[Teatro Ambra Jovinelli|teatro Jovinelli]]. Il successo di quegli anni è testimoniato dai contratti,
=== Tournée Viviani ===
[[File:Viviani nel 1906.jpg|thumb|
Dai contratti dell'epoca si possono ricavare i numeri che veniva scritturando e proponendo come serate complete ai vari teatri: due "stelle" la Krameritz, “stella eccentrica” ed Estrella de Granada “stella italo- napoletana”, la divetta Gemma Nitouche, i musicisti The Tayon e il duo formato dalla Contessa Alda e da Gino Premier con le loro danze caratteristiche, “la divetta” italiana Gemma De Plana più una Bayadera “danzatrice originale”, non mancarono camerieri cantanti e acrobati.
Dalla composizione dell'organico a quello dell'orchestra all'organizzazione della successione dei numeri alla drammaturgia dell'azione nasceva la prima idea di un teatro “totale” fatto di prosa, musica, canto, danza e poesia.<ref name="VaLe">Valentina Venturini in Raffaele Viviani La compagnia, Napoli e L'Europa Bulzoni Editore</ref>
=== Il passaggio alla prosa ===
Nel dicembre 1917, all'indomani della [[Battaglia di Caporetto|disfatta di Caporetto]], ci fu una violenta campagna per far chiudere gli spettacoli di ''variété'', considerati "poco edificanti per i reduci dal fronte".
Viviani, di ritorno dall'[[Olympia (teatro)|Olympia]] di Parigi dove era stato invitato da Felix Mayol (il maggiore chansonnier del momento),
Nel 1917 si presentò al cavaliere Giovanni Del Piano, impresario del Teatro Umberto dì Napoli, un piccolo teatro popolare in via Sedile di Porto, e gli propose di mettere in scena diversi atti unici, recitando in compagnia di altri attori. Le serate si svolgevano con un suo atto recitato dalla sua compagnia e da altri numeri di varietà.
Il cav. Del Piano accettò l'esperimento artistico di grande rilievo che Viviani gli proponeva. Gli spettacoli divennero un intrattenimento per intere famiglie, con i bambini più piccoli che accompagnavano i genitori<ref name="maria">intervista rilasciata da Maria Viviani a Giuliano Longone e pubblicata in Raffaele Viviani di Valentina Venturini</ref>.
Il debutto avvenne con l'atto unico ''<nowiki/>'O vico'' (23 dicembre 1917).
Afferma [[Guido Davico Bonino]] nell'introduzione ai sei volumi del teatro<ref name="TGuida">Raffaele Viviani Teatro sei volumi Napoli 1987 Guida Editori</ref>:
=== Gli atti unici ===
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Viviani prese in fitto l'Umberto e mise in scena una serata completa, ai numeri consueti della Tournée Viviani aggiunse un atto unico di prosa ‘O vico.
Rivoluzionando i canoni classici del "Teatro d'Arte" inventò di fatto un nuovo genere dove la prosa si fondeva con musica canto e danza.
Scrive Ferdinando Taviani<ref name=
Infatti la prima compagnia comprendeva un gruppo di canzonettiste fra le quali Tecla Scarano e Tina Castigliana e di macchiettisti tra cui Cesare Faras, [[Gigi Pisano]] e Salvatore Costa.
Il successo fu grandissimo, Viviani interpretava tre personaggi: L'acquaiuolo, il guappo innamorato e lo spazzino interventista.
Seguirono a ‘O vico, a ritmo incalzante, ‘A notte (poi Tuledo ‘e notte), Via Partenope, Piazza ferrovia, ‘A Cantina ‘e
Il manifesto dell'Umberto annunziava ogni settimana un nuovo atto unico e Viviani impiegava tre giorni per scriverlo e quattro per metterlo in scena. Si provava prima di andare in scena e dopo la chiusura del teatro. Altra innovazione di Viviani fu per la prima volta l'abolizione del [[suggeritore]], si recitava a memoria.
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=== La stagione dell'Umberto ===
[[File:Festa di Piedigrotta 1919.jpg|thumb|
L'affluenza del pubblico all'Umberto, un pubblico popolarissimo, è rimasta proverbiale. Il teatro di Viviani trionfava. L'Autore sempre più veniva constatando la giustezza della sua intuizione drammaturgica. Ricorda Viviani<ref name=
Venivano sempre inseriti i personaggi nati per il varietà ma la trama si evolveva, sintomo di una nuova consapevolezza drammaturgica. Osserva Taviani<ref name=
Siamo negli anni turbolenti che seguirono la [[prima guerra mondiale
Il protagonista è Pasqualino, operaio dell'arsenale; mentre in "Santa Lucia Nova" protagonisti sono dei barcaiuoli poveri, condannati a vivere in funzione turistica, alle prese con una borghesia decadente
Questo periodo iniziale del lavoro di Viviani si può dire concludersi con il rutilante
=== Una compagnia nazionale ===
[[File:La musica dei ciechi.jpg|thumb|La musica dei ciechi]]
Negli anni venti e trenta ''quel teatro “altro” che Viviani andava sognando e preparando da quando era poco più che un bambino stava per trasformarsi in realtà''”<ref name="VaLe" />
La compagnia d'Arte napoletana di Viviani è ormai un fatto compiuto, una compagnia di giro nazionale presente da Nord a Sud in tutti i principali teatri Italiani. Si avvale di un repertorio di una ventina di lavori.
Sono di quegli anni
Viviani deve cimentarsi con il nuovo ruolo di direttore, drammaturgo e attore.
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[[File:Luisella Viviani nel 1906.jpg|thumb|left|upright=0.7|Luisella Viviani nel 1906]]
Nell'agosto del 1928 Luisella, spinta dal marito Arturo Vietri, ed esaltata dalla critica che la definisce “La Duse napoletana” specialmente come interprete dei lavori di [[Salvatore Di Giacomo|Di Giacomo]] come ''[[Assunta Spina (dramma)|Assunta Spina]]'', ''Mese Mariano'', e ''Il Voto'', decide di lasciare il fratello e formare una sua compagnia.
Un colpo durissimo, ma Viviani non si scoraggia, conferma le piazze già fissate e rimpiazza i transfughi con nuovi attori. La tournée sarà un successo. Le parti di Luisella vengono affidate ad Armida Cozzolino.
Il tentativo di Luisella avrà vita breve, e nel 1939 è di nuovo in compagnia. Ma il mito della sua insostituibilità è tramontato.
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Nel 1929 viene scelto come protagonista con la maschera di Pulcinella del "Cerchio della Morte" di Enrico Cavacchioli, uno dei primi spettacoli della celebre ZaBum dove recita al fianco di [[Andreina Pagnani]] ed Alessandro Salvini.
L'anno successivo gira per la Cines il film "La tavola dei poveri" con la regia di [[Alessandro Blasetti]].
Nel 1933 traduce ''Pensaci Giacomì'' di [[Pirandello]] con un trionfo al Fiorentini di Napoli.
Scrive '''E pezziente 'e San Gennaro''; ''L'ombra di Pulcinella''; ''Leggiamo la Commedia''; ''L'imbroglione onesto''.
Nel 1934 Gino Rocca lo sceglie come don Marzio nella ''Bottega del Caffè'' di Goldoni al primo festival della Biennale di Venezia.
Nel 1936 è a Tunisi, nel 1937 a Tripoli.
nel 1939 con la regia di Gennaro Righelli gira il film ''L'ultimo scugnizzo'' (andato perduto durante la guerra).
Nel 1928, consacrando la sua figura di autore Cappelli di Bologna pubblica la sua autobiografia "Dalla vita alle scene" e nel 1931 Mondadori stampa le sue poesie nel volume "Tavolozza".
''Dunque proprio a Viviani il merito di aver resuscitato il teatro dialettale, tramutando in un'immagine di giovinezza un corpo in decomposizione; trasformandolo, o meglio riportandolo, secondo la critica del periodo, alla sua giusta funzione, che era quella di dimostrare come l'agire umano fosse simile in ogni parte della terra''<ref name=
=== Il "teatro sociale" e la crisi con il fascismo ===
[[File:Viviani in Pescatori con Luisella e Vincenzo Scarpetta nel 1941.jpg|thumb
Verso la seconda metà degli anni trenta lo strepitoso successo degli spettacoli della compagnia Viviani cominciò a scemare.
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Si può parlare della “ terza maniera” del teatro di Viviani anticipatrice di quella che sarà poi la poetica neorealistica del dopoguerra ponendo al centro della sua ispirazione Napoli come problema sociale.
''Nasce, nei lavori di questo periodo, l'eroe popolare, il protagonista cioè di vicende ben precise nei loro termini rappresentativi. Un eroe che la realtà condiziona dal “basso”, rappresentante, sempre più spesso, delle nuove classi produttive che tentatno la via di un'emancipazione sociale e personale''<ref name="VaLe" />[[File:Viviani nel Mastro di Forgia del 1930.jpg|thumb|Viviani nel Mastro di Forgia del 1930]]
Questa stagione del “teatro sociale” culminerà con le due ultime opere Muratori (1942) e I dieci comandamenti (1947).
Con queste premesse il nuovo pubblico borghese infastidito “ dagli stracci “ disertò le sale dove recitava.
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Viviani non faceva più gli incassi di una volta e gli impresari lo relegarono sempre più in teatri periferici e secondari.
Ricorda Maria Viviani: ''Quando Raffaele andava a chiedere i teatri gli impresari gli dicevano: caro Viviani, cosa vuole, quelli, gli spettatori non vi vogliono. Ricordo una volta a Milano, stavamo al teatro Arena, in Corso Buenos Aires, incontrammo l'impresario Zerboni che gli disse: “Glielo disse proprio così in faccia. Caro Viviani i teatri che avete avuto sono belli, ma soldi non ne fate lo stesso. Quindi quel teatro non glielo davano più, ne davano uno minore. Non è del tutto vero il fatto che il fascismo lo avrebbe ostacolato per motivi politici, la verità è che non faceva soldi. Non piaceva a quel pubblico. E non era nemmeno il dialetto, [[Angelo Musco]] e [[Gilberto Govi|Govi]] facevano un sacco di soldi, a loro li davano i teatri. Un teatro più ridanciano, più comico, questo volevano.
Insomma Viviani si trovò a dover lottare per non far scomparire il suo teatro che fin dal 1937 il fascismo, e per esso [[Nicola De Pirro]], a capo della Direzione generale del teatro, aveva deciso di squalificare culturalmente cominciando con l'escluderlo dalle piazze più importanti e dai teatri più popolari. Nel 1937 il teatro dialettale viene escluso dagli aiuti statali<ref name=
Quello della lotta nel mondo del teatro resta per altro un motivo conduttore della sua carriera:
{{Citazione|La lotta mi ha reso lottatore. Dicendo lotta intendo parlare, si capisce, non di quella greco romana che fa bene ai muscoli e stimola l'appetito, ma di quella sorda, quotidiana, spietata, implacabile che ogni giorno si è costretti a sostenere.
E la mia vita fu tutta una lotta: lotta per il passato, lotta per il presente, lotta per l'avvenire. Con chi lotto? Non col pubblico, il quale anzi facilmente si fa mettere con le spalle al tappeto, ma con i mille elementi che sono nell'anticamera, prima di giungere al pubblico. Parlo del repertorio, delle imprese, dei trusts, dei trusts soprattutto. Oggi come ieri, l'uomo di teatro è in lotta continua coll'accaparramento dei teatri di tutta Italia, i quali sono tenuti e gestiti da pochissime mani, tutte strette fra loro.|Raffaele Viviani in ''Dalla Vita alle scene''}}
Viviani non si arrende e non demorde dalla sua linea artistica tanto che scrive all'amico [[Paolo Ricci (pittore)|Paolo Ricci]]: ''so che se dovrò un giorno difendere il mio pane cedendo al pubblico... non lo difenderò''
=== L'Attore protegge l'Autore ===
[[File:Viviani in Miseria e nobiltà di Scarpetta 1939.jpg|thumb
Nel 1937, mentre il fascismo aveva ormai il completo controllo di tutto il settore teatrale, l'Italia si avviava verso la seconda guerra mondiale.
Viviani, che trovava sempre maggiori difficoltà ad organizzare stagioni teatrali con qualche speranza di un ritorno economicamente decoroso, si trovò di fronte ad una scelta dolorosa.
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Dopo un primo tentativo, andato a vuoto con [[Ugo Betti]] che gli propose un ruolo redditizio ma semplicemente attoriale nel suo Diluvio, ruolo che fu poi affidato a De Filippo, Viviani affrontò, adattandoli alle proprie corde poetiche [[Molière]], [[Antonio Petito|Petito]], [[Eduardo Scarpetta|Scarpetta]] e [[Ettore Petrolini|Petrolini]].
''Era un'operazione difficile, perché si trattava (e non credo sia stata una scelta casuale) non di meri (anche se grandi) autori, ma di uomini di teatro, autori, autori e insieme attori, che come lui, usavano rappresentare i propri testi''<ref name="VaLe" />[[File:Viviani Pulcinella in Siamo tutti fratelli da Petito 1941.jpg|thumb|Viviani Pulcinella in Siamo tutti fratelli da Petito 1941]]
Si rivolse insomma a degli "autori" come lui, che attraverso il proprio teatro scritto, diretto e interpretato, avevano innovato il modo di fare teatro rispetto alla tradizione teatrale d'appartenenza.
Il successo fu notevole conseguendo una nuova consacrazione nazionale.
Viviani in una lettera a Paolo Ricci del 1940 scriveva: ''ho già circa quattro mesi con magnifico attivo, e cosa strana, finanziariamente, come incassi sono quasi alla testa di tutti''
I teatro erano di nuovo pieni, le piazze di conseguenza sempre primarie e la critica mostrò di apprezzare questa scelta di "autori veri ".
Ma Viviani non rinunciò mai ad essere Autore, e infatti egli usò il gran successo ottenuto per rilanciare il proprio teatro, sono di quegli anni Quel Tipaccio di Alfonso, La commedia della vita, il Trasformista e marito non marito scritto insieme al figlio Vittorio. E in compagnia entrarono due attori di prima grandezza come Vittoria Crispo e il consuocero Vincenzo Scarpetta.<ref>{{Cita web|url=https://www.gttempo.it/Autori020.htm|titolo=Vincenzo Scarpetta|autore=Pasquale Calvino e Mariolina Cozzi|citazione=Negli anni 40 Vincenzo era “lo scritturato illustre” della compagnia del consuocero Raffaele Viviani, mitico commediografo, il cui figlio Vittorio, regista e storico teatrale, aveva sposato Dora Scarpetta.|accesso=17 maggio 2018}}</ref>
''Quelle messe in scena avevano connotati diversi: mentre con Scarpetta si rendeva omaggio al fondatore di una tradizione, quella tradizione che proprio il suo teatro aveva rinnovato, con Petito fu scelta sentimentale e di meditazione. Nello studio di Corso Vittorio Emanuele, Viviani custodiva con cura tre oggetti dal particolare valore simbolico: la sua testa scolpita da Gemito, le foto con l'autografo di Petrolini e un busto di Petito. Il ritratto di Gemito come segno dell'avvenuto successo (
=== Un teatro sotto le bombe ===
[[File:Viviani prova con la compagnia sul terrazzo di casa 1944.jpg|thumb
Il nuovo successo si scontrò presto con l'entrata in guerra dell'Italia. Viviani si trovò ancora una volta nella condizione di dover ripartire.
Dopo una sosta a Napoli nella stagione 1942
Si recitava fra un allarme e l'altro. Ad ogni suono di sirena compagnia e spettatori si rifugiavano nei rifugi per poi tornare in teatro con il
Ricorda Ettore Masi: ''quando uno spettacolo fu interrotto tre volte per i bombardamenti, per tre volte il pubblico ritornò compatto a seguire il seguito dello spettacolo dopo avere avuto notizia delle zone colpite''
E Viviani: ''Il periodo dei bombardamenti mi trovò a Napoli, dove recitai ininterrottamente per tre mesi. Durante gli spettacoli quante volte ero costretto a scendere nei ricoveri, nei panni di " Don Giacinto" o di "sanguetta" o di "Ntonio esposito" ! E il pubblico mi seguiva in quell'immenso ricovero che pareva una [[bocca dell'inferno|bocca d'inferno]], e tutti al mio apparire mi facevano l'applauso come se fossi ancora in scena''<ref name="NVS" />
Ma De Pirro continuava a limitare il più possibile il sussidio morale e materiale che pure la Direzione generale del teatro si era impegnata ad offrire.
Viviani si trova: ''nella assoluta impossibilità di allestire e portare in giro una compagnia, degna del mio nome e del mio
In una matinée di pentecoste del 1945 Viviani diede l'addio alle scene. La malattia aveva preso il sopravvento. Per uno strano ricorso del destino recitava Il Vicolo, il primo atto unico che nel 1917 aveva inaugurato la sua carriera teatrale.
''Costretto all'inattività Viviani continuava a scrivere il suo teatro, anche nei momenti di inattività, anche nei periodi più bui, anche quando il male che gli camminava dentro sembrava succhiargli il respiro''<ref name=
Nelle ultime pagine della sua biografia che non riuscì a vedere la luce scrive:
E infatti continuerà a lavorare nel suo studio alla stesura di “Muratori” e i “Dieci Comandamenti” che non riuscirà a mettere in scena. Lavora intensamente alla revisione e correzione delle sue opere in vista di una pubblicazione del teatro.[[File:Viviani in camerino.jpg|thumb|Viviani in camerino]]
Scrive Viviani
L'autore voleva che il suo teatro gli sopravvivesse anche quando il grande attore cui sembrava inscindibilmente legato fosse scomparso.
Si scontrò con il vecchio luogo comune che giudicava quel teatro come semplice pretesto per il grande attore.
''Il grande critico e studioso suo contemporaneo Silvio d'Amico riteneva che le opere di Viviani non avrebbero potuto sopravvivere senza l'interpretazione scenica del loro autore. I suoi testi, pensava, non potevano pretendere d'essere anche letteratura, erano solo le partiture dei complessi concerti di azioni parole e musica che Viviani allestiva nei suoi spettacoli. I fatti dimostrarono il contrario.''
<ref name=
La stessa opinione espresse il professor Muscetta all'editore Enaudi per rifiutare la pubblicazione del teatro.
Scrive la figlia Luciana Viviani: ''Le risposte negative che ricevette non si discostavano per niente dai giudizi che i vecchi santoni della cultura fascista avevano ripetutamente espresso in passato''<ref>Luciana Viviani, la solitudine di Viviani, in la porta aperta, II,2000</ref>
Dopo la guerra l'ultima battaglia di Viviani fu il tentativo di dar vita ad un teatro stabile d'arte a Napoli che riuscisse a fondere la grande tradizione e l'innovazione.
Scriveva in una lettera a [[Giovanni Porzio]], vicepresidente del consiglio, nel 1948: ''i fascisti non avevano capito che la coscienza nazionale si sviluppa solo valorizzando in pieno l'arte e la cultura che la genialità del popolo crea in ogni regione''. E in una conversazione con Mario Stefanile: ''I giovani non sanno che accanto a loro vi sono dei maestri, non sanno che vi sono dei tesori''.
Viviani muore la mattina del 22 marzo 1950;
Il teatro di Viviani, in due volumi<ref>Raffaele Viviani, Teatro, ILTE, 1957</ref>, fu pubblicato dopo la morte di Viviani da un privato: Ettore Novi, per anni suo attore.
* 1892: Debutta a quattro anni, sotto la guida del padre impresario teatrale, come piccolo canzonettista.
* 1900: Muore il padre e lavora al Circo Scritto come Don Nicola nella zarzuela carnevalesca ''Zeza Zeza''.
* 1904: Ottiene il primo grande successo nell'interpretazione di ''Scugnizzo'' di Capurro.
* 1908: Inaugura con la sorella Luisella il Teatro Jovinelli di Roma.
* 1911: Recita a Budapest al Fowarosi Orpheum. Incontra Marinetti e Cangiullo alla Galleria Futurista in [[via dei Mille]] a Napoli.
* 1912: Sposa Maria di Maio, nipote di Gaetano Gesualdo finanziatore del Teatro Nuovo.
* 1916: Recita all'Olympia di Parigi su invito di Felix Mayol.
* 1917: Fonda la compagnia "Teatro d'Arte" e debutta all'Eden Teatro di Napoli.
* 1924:
* 1925: Recita a Tripoli. Vincenzo Gemito gli modella il ritratto in terracotta conservato al Museo di S. Martino.
* 1929: Parte per una tournée di sei mesi che lo porterà nei principali teatri dell'America Latina.
* 1934: Interpreta, nell'ambito della Biennale di Venezia, il personaggio di Don Marzio in ''La Bottega del caffè'' di Goldoni.
* 1940: Ottiene grande successo interpretando Felice Sciosciammocca in ''Miseria e nobiltà'' di Scarpetta.
* 1941: Veste i panni di Pulcinella in ''So' muorto e m'hanno fatto turna' a nascere'' di Petito.
* 1945: Recita per l'ultima volta ne ''O Vico'' commedia con la quale aveva esordito nel 1917.
* 1950: Muore a 62 anni dopo lunga malattia lasciando inediti ''Muratori'' e ''I Dieci Comandamenti''.
== Opere ==
=== Opere teatrali ===
[[File:Con Luisella d'avanti al teatro Carignano di Torino nel 1933.jpg|thumb|Raffaele Viviani con Luisella davanti al [[Teatro Carignano|teatro Carignano di Torino]] nel 1933]]
* 1917: ''Il vicolo''
* 1918: ''Via Toledo di notte'', ''Piazza Ferrovia'', ''via Partenope'', ''Scalo Marittimo'', ''Porta Capuana'', ''Osteria di campagna'', ''Piazza Municipio''
* 1919: ''Borgo Sant'Antonio'', ''Caffè dì notte e giorno'', ''Eden Teatro'', ''Santa Lucia Nova'', ''La Marina di Sorrento'', ''Festa di Piedigrotta''
* 1920: ''La Bohème dei comici'', ''Lo sposalizio''
* 1921: ''Campagna napoletana''
* 1922: ''Circo equestre Sgueglia''
* 1923: ''Fatto di cronaca'', ''Don Giacinto''
* 1924: ''La figliata''
* 1925: ''I pescatori''
* 1926: ''Zingari'', ''Napoli in frac'', ''L'Italia al Polo Nord''
* 1927: ''Tre amici un soldo'', ''Putiferio''
* 1928: ''La festa di Montevergine'', ''[[La musica dei ciechi]]'', ''Vetturini da nolo'', ''[['A morte 'e Carnevale|La morte di Carnevale]]''
* 1929: ''Nullatenenti''
* 1930: ''Don Mario Augurio'', ''Il mastro di forgia''
* 1932: ''Il guappo di cartone'', ''L'ultimo scugnizzo''
* 1933: ''I vecchi di San Gennaro'', ''L'ombra di Pulcinella'', ''L'imbroglione onesto''
* 1935: ''Il mestiere di padre'', ''L'ultima Piedigrotta''
* 1936: ''Quel tipaccio di Alfonso'', ''La tavola dei poveri''
* 1937: ''Padroni di barche''
* 1939: ''La commedia della vita'', ''Muratori'', ''I dieci Comandamenti''
=== Collaborazioni, traduzioni, opere irreperibili ===
[[File:Don Marzio nella Bottega del caffè di Goldoni 1934.jpg|thumb|Viviani nei panni di Don Marzio nella commedia ''[[La bottega del caffè (Goldoni)|La bottega del caffè]]'' di Carlo Goldoni, 1934]]
* 1920 ''Il Cantastorie'' (A. Costagliola, R. Chiurazzi, R. Viviani)
* 1921 ''Salita Tarsia, 15 (Il palazzo innamorato)''(Carlo Mauro, R. Viviani)
* 1921 ''Caserta-Benevento Foggia'' (C. Mauro, R. Viviani)
* 1921 ''Te voglio malandrino'' (S. Ragosta, R. Viviani)
* 1924 ''Quello che il pubblico non sa'' (M. Corsi, M. Salvini, R. Viviani)
* 1924 ''La patente'' (L. Pirandello, R. Viviani)
* 1925 ''Sartoria Romano'' (C. Mauro, R. Viviani)
* 1925 ''Novanta nove lupi'' (0. Castellino, R. Viviani)
* 1926 ''Pezzecaglie'' (F. Paolieri, R. Viviani)
* 1927 ''Quando Napoli era Napoli'' (D. Petriccione S. Ragosta, R. Viviani)
* 1927 ''Napoletani d'oggi'' (opera irreperibile)
* 1931 ''Socrate secondo'' (Abate Galiani, [[Pio de Flaviis]], R. Viviani)
* 1931 ''Napoli tascabile'' (rifacimento)
* 1933 ''Pensaci, Giacomino!'' (L. Pirandello, R. Viviani)
* 1935 ''Lanterna cieca'' (irreperibile)
* 1936 ''L'ammalato immaginario'' (Molière, R. Viviani, V. Viviani)
* 1938 ''A vele gonfie'' (rifacimento)
* 1939 ''Il trasformista'' (preparatorio dieci comandamenti)
* 1940 ''Chicchignola'' (E. Petrolini, R. Viviani)
* 1940 ''Siamo tutti fratelli'' (A. Petito, R. Viviani)
* 1943 ''Bellavita'' (L. Pirandello, R. Viviani)
== Edizioni delle opere di Raffaele Viviani ==
{{W|drammaturghi|arg2=attori italiani|febbraio 2015}}
=== Testi drammatici ===
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=== Poesie ===
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* Raffaele Viviani, "Primitivamente" ... Viviani sognava di andare un giorno a vivere ad Acerra..La città di Pulcinella
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=== Compact disc ===
'''Raffaele Viviani, Voci ''', Phonotype Record, serie storica (CD 0097). Tutti i brani sono recitati o cantati da Raffaele Viviani. Indice del compact disc: 1. Borgo Sant'Antonio; "2. è morta
''' Raffaele Viviani, canti e voci di Napoli ''' Nino Taranto (fonit VP 10004) ottobre 1971, dir. Mario Testa Indice: 'O sapunariello; L'aquaiuolo; da scugnizzo a marenaro; Eroismo; 'E ccose mprivvisate; pascale d
'''Omaggio a Raffaele Viviani, Pino De Maio''' Phonotype Record (CD0118)
'''Bellissimo... canta Viviani'''(Bellissimo e Trampetti) MEGA (CD 19093) Umberto Bellissimo canta e recita. indice: Guaglione,'O guappo nnammurato, 'o scupatore, L'acquaiuolo, Mast'Errico, 'O sapunariello,'O muorto 'e famme, Serrafina, L'ommo sbagliato, la rumba degli scugnizzi, Fravecature, 'O mare
''' Festa di Piedigrotta di Raffaele Viviani''' Elaborazione musicale Eugenio Bennato. CD prodotto nell'ambito dell'evento Piedigrotta 2007. indice del compact disc: Piedigrotta- canta Pietra Montecorvino; Passarrammo na bella notte- cantano Filomena Diodati Ciccio Marola Francesco Cortopassi, Sta festa 'o ssa
''' Canto a Viviani ''' di Enrico Fiore, a cura di Nunzio Gallo, arrangiamenti e direzione d'orchestra Tonino Esposito (Phonotype record CD 0396) con: Franco Acampora, Concetta Barra, Peppe Barra, Antonio Casagrande, Maurizio Casagrande, Gianfranco Gallo, Massimiliano Gallo, Rosalia Maggio, Angela Pagano, Mario Scarpetta.
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=== Musicassette ===
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* ''' Poesie di Raffaele Viviani ''' lette da [[Achille Millo]], La voce dei Poeti, collana diretta da Folco Portinari (Fonit LPZ 2073) Indice: Guaglione; Oje ninno; 'Ngiulina ; 'E ccose 'mpruvvisate, 'O scupatore ; Ombre e addore ; facimmece 'a croce ; 'A caravana, 'E zingare, Coro e campaguole ; Eroismo, Guerra e pace, 'A mano d'opera, faticannp sott''e schizze, 'O canto d''o manganiello, Fravecature, Piscature, Gnastillo, Io quanno sento 'e di... , 'A carta 'e visita. 'A legge, Primitivamente, Veglia, Quant
* ''' Canto a Viviani ''' di Enrico Fiore, a cura di Nunzio Gallo, arrangiamenti e direzione d'orchestra Tonino Esposito (la Platea Record, Phonotype record) con: Franco Acampora, Concetta Barra, Peppe Barra, Antonio Casagrande, Maurizio Casagrande, Gianfranco Gallo, Massimiliano Gallo, Rosalia Maggio, Angela Pagano, Mario Scarpetta.
* ''' Io Raffaele Viviani ''' Poesie e canti dello spettacolo a cura di Antonio Ghirelli e Achille Millo. Con Achille Millo, Antonio Casagrande, Marina Pagano, Franco Acampora. Elaborazioni musicali Roberto De Simone ; realizzazione e direzione artistica Achille Millo.
* ''' Raffaele Viviani ''' presentato da Roberto Murolo (Durium ms AI 77345, D.St. 051251) Indice: 'A tirata d
* '''Canti e Voci di Napoli di Raffaele Viviani''' nell'interpretazione di Nino Taranto, (Fonit Cetra VP 10003) indice del disco: Tarantella segreta, Marenaro ‘nnammurato; Campanilismo; ‘O Don Nicola ; ‘O cacciavino ; ‘A canzone d'
* '''Canti e Voci di Napoli di Raffaele Viviani ''' nell'interpretazione di Nino Taranto, (Fonit Cetra VP 10004) indice del disco: ‘O sapunariello; L'acquaiolo; da scugnizzo a marenaro; Eriosmo; ‘E ccose ‘mpruvvisate.
* '''Canti e Voci di Napoli di Raffaele Viviani ''' nell'interpretazione di Nino Taranto, (Fonit Cetra VP 10005) indice del disco: Pascale d'
* '''Canti e Voci di Napoli di Raffaele Viviani ''' nell'interpretazione di Nino Taranto, (Fonit Cetra VP 10006) indice del disco: Guappo ‘nnammurato; Mare ‘e Margellina; ‘E piscature; Fravecature; ‘O tripulino Napulitano
== Cinema ==
[[File:Provino di Pozzi Bellini per il film Notte di tempesta del 1942.jpg|thumb|Provino di Pozzi Bellini per il film Notte di tempesta del 1942]]
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== Gli attori di Viviani ==
[[File:La compagnia Viviani nel 1933.jpg|thumb|La compagnia Viviani nel 1933]]
''La Compagnia deve essere un'orchestra bene affiatata alla quale non deve difettare nessuno strumento, onde chi maneggia la bacchetta possa ottenere gli effetti voluti. Ogni battuta era meticolosamente provata e riprovata. Le prove perciò duravano ore ed ore. Volevo che tutti dessero il meglio di loro stessi in modo che non si creasse un distacco fra me ed i miei attori; che l'azione scenica ed il tono della dizione risultassero modellati secondo uno stile unico''
(Raffaele Viviani, Dalla vita alle scene)
Viviani scelse i suoi comici non fra le file degli attori che avevano calcato le scene da anni che chiamava "passoloni", cioè assuefatti agli insopportabili ''cliché'' del mestiere, ai meccanismi arrugginiti della convenzione scenica, ma esordienti, provenienti dalle file del Varietà o addirittura alle prime armi che avessero una predisposizione al canto, al ballo e naturalmente alla recitazione. L'elenco comprende nomi delle "Tournée Viviani" e attori che hanno militato per più o meno tempo nella "Compagnia d'Arte Viviani":
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* [[Luisella Viviani]]
* [[Elvira Donnarumma]]
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* [[Mario Consalvi]]
* [[Pio De Flavis]]
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* [[Mario Consalvo]]
{{
* [[Arturo Gigliati]]
* [[Maria Gamba]]
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* [[Gennarino Di Napoli]]
* [[Anna Bruno]]
* [[Anna Uzzo
* [[Lia Thomas (attrice)|Lia Thomas]]
* [[Lia Santoro]]
* [[Bianca Duval]]
* [[Alfredo Capaldo]]
* [[Pasquale Malleo
* [[Zara Prima]]
* [[Gina De Chamery]]
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* [[Emilio Simeone]]
* [[Maria Gamba]]
{{
* [[Dante Maggio]]
* [[Amedeo Girard]]
* [[Francesco Corbici]]
* [[Francesco Amodio]]
* [[Guglielmo
* [[Adolfo Narciso]]
* [[Giuliatta Narciso
* [[Tina Darclé]]
* [[Omar Calabrese]]
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* [[Maria Gemmati]]
* [[Mimì Fiore]]
* [[Cesare Linguiti
* [[La Volpati]]
* [[Guglielmo Pagano]]
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* Pietro Caiazzo
* Gustavo Centanni
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== Alcuni giudizi critici ==
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* ''' Eduardo Scarpetta''' ... Il riso di Raffaele Viviani addita e scopre sempre una piaga sociale !
* ''' Matilde Serao ''': sono dieci anni che i nostri autori litigano per stabilire quale sia il vero teatro napoletano; questo ragazzo lo ha creato in così poco tempo.
* '''Ferdinando Taviani'''<ref name= FT/>: La capacità di estrarre dalle tecniche del Varietà una drammaturgia capace di esplorare l'intera gamma delle azioni sceniche, dalla farsa alla tragedia, dalla concisione dell'atto unico alle complesse e corali vicende del dramma in tre atti, è forse il più straordinario
* '''Paolo Ricci'''<ref name= PR>Paolo Ricci, Ritorno a Viviani, Editori Riuniti, Roma 1979</ref>: ... non si può certo dire che l'opera di Raffaele Viviani sia ancora stata valutata in pieno per quella che essa effettivamente rappresentò: la più alta espressione del teatro italiano della prima metà del Novecento; insieme a quella di Pirandello.
* '''Vito Pandolfi'''<ref name= VP>Vito Pandolfi, Storia del teatro Italiano, Torino UTET, 1964</ref>: Raffaele Viviani segna una tappa decisiva nella storia del teatro italiano in questo senso
* '''Mario Stefanile ''' in Civiltà della Campania, 1975; il teatro di Raffaele Viviani resta un teatro di personaggi che si sforzano di dichiarare i propri diritti non di rivendicarli in una demagogica protesta- che sono diritti elementari quali il diritto alla libertà dell'intelligenza, alla libertà
* ''' Ferdinando Russo ''': Viviani è una folla, una realistica folla plebea, di tipi riprodotti mirabilmente perché studiati nella vita e fra la folla di quel popolo di piccoli eroi e di piccoli delinquenti, nel quale è lo scugnizzo, sia sapunariello, sia lieto e spensierato rappresentante della rumorosa gaiezza di Piedigrotta. È un artista di un'efficacia terribile …
* '''Salvatore di Giacomo''': Ammiro moltissimo il Viviani quando, con intuizione rara davvero, con una verità che colpisce, con la pruova vivissima della sua osservazione acuta e penetrante, questo artista produce le creature che appartengono a' così detti strati inferiori della Società: le creature stanche, misere, talvolta crudeli, talvolta pur sentimentali, ignare sempre, che son figlie del vizio, dell'abbandono delle oscure passioni. Lo ammiro qui, e mi commuove anche.
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* '''Silvio D'Amico ''' Antologia del grande attore: Il suo 'Scugnizzo', il suo 'Spazzino', il suo 'Vagabondo' non sono un attore che rifà lo scugnizzo, lo spazzino, il vagabondo, sono senz'altro scugnizzo, spazzino e vagabondo quintessenziati e fissati per l'eternità ...
* '''Roberto De Simone'''<ref name="Viviani 1992">prefazione ai Capolavori di Viviani (Ed. Guida 1992)</ref>. È chiaro che nei testi del Nostro si ritrovano riflessi della variegata espressività teatrale napoletana, ma è altrettanto chiaro che l'impegno di diversi linguaggi, di elementi quali il canto, la musica, la recitazione e il mimo, conferiscono a quei drammi, in particolar modo a tutti gli atti unici del primo periodo, un'originalità che non trova riferimento nel panorama napoletano di quegli anni. In sostanza, Viviani attinge ai linguaggi teatrali del suo tempo, ma ne altera subito i connotati, ai fini di un suo stile, atto ad allontanare o straniare i moduli espressivi della convenzionalità
* '''Pasquale Scialò '''<ref>
* ''' Goffredo Fofi '''<ref name="Viviani 1992"/>: Nel campo che fu suo, quello del teatro, verifichiamo oggi tutti quanto avesse ragione Pandolfi nel metterlo accanto a Pirandello, e nell'indicare i due nomi come centrali del teatro italiano del secolo
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* Piedigrotta Eldorado. Rubrica Donne e uomini illustri di professione cantanti. Numero unico, Napoli, 1909
* Mario Corsi: Scoperta di Viviani. In Tribuna, Roma, 1911
* Eduardo Scarfoglio: Raffaele Viviani. In Il Mattino 3 maggio 1914
* Eduardo Scarpetta: Raffaele Viviani nelle sue creazioni comiche e drammatiche. Saggio dattiloscritto originale, inedito. Dal fondo Viviani, Napoli, 1919
* Mario Corsi: Il realismo di un attore napoletano, Raffaele Viviani. In Commedia, 25 marzo 1924
* Lucio D'Ambra: Pescatori. In Epoca,7 ottobre 1925
* Cesare Levi: Teatri. In Illustrazione toscana, gennaio 1926
* Alberto Spaini: Viviani. In Il resto del carlino, 5 maggio 1926
* Nicolò Sigillino: Raffaele Viviani. In Cinema-Teatro, 1º dicembre 1929
* Francesco Cangiullo: Serate futuriste. Ed. Tirrenia, Napoli, 1932
* Luca Postiglione: Disegni a carbone. Ed. Alfredo Guida, Napoli, 1932
* Paolo Ricci: Un'audizione di Viviani alla Compagnia degli Illusi. In Il Roma, Napoli, 1937
* Rodolfo De Angelis: Caffè Concerto, memorie di un canzonettista.Ed SACSE, Milano, 1940
* Domenico Mancuso: Viviani. In Il Mattino, 22 marzo 1941
* Paolo Ricci: Viviani. In Il tempo, Milano,24 luglio 1941
* Lucio Ridenti: Voci e canti di Napoli. In Radio Corriere 2-8 marzo 1947
* Roberto Minervini: Viviani. Ed. Bideri, Napoli 1950
* Franco La Magna: ''La Sfinge dello Jonio.Catania nel cinema muto (1896-1930)'',prefazione di Aldo Bernardini, Algra Editore, Viagrande (Catania), 2016, ISBN 978-88-9341-032-8
* Eduardo de Filippo: Maestro e amico. In Risorgimento, Napoli 22 marzo 1950
* Carlo Di Stefano: Ce ne stanno fatiche, Raffaele Viviani. In Scenario, maggio 1950
* Pier Paolo Pasolini: Poesia dialettale del Novecento. Ed. Guanda, Parma, 1952
* Paolo Ricci: Viviani ritorna sulle scene di Napoli. In l'Unità, Roma, 28 agosto 1953
* Vito Pandolfi: Antologia del grande attore. Ed. Laterza, Bari, 1954.
* Carlo Nazzaro: Viviani. In Il Mattino, Napoli, 27 marzo 1955.
* Luciano Ramo: Storia del varietà. Ed Garzanti, Milano, 1956.
* Vito Pandolfi: Palcoscenico di Viviani. In Il Contemporaneo, Roma 14 gennaio 1956.
*[[Alberto Consiglio]]: Antologia dei poeti napoletani. Ed. Parenti, Milano, 1957.
* Enrico Malato: Antologia della poesia napoletana. Ed. ESI, Napoli, 1960.
* Rodolfo De Angelis: Viviani, uomo illustre. In La domenica del Corriere, 1º maggio 1960.
* Giulio Trevisani: Raffaele Viviani. Ed Cappelli, Bologna, 1961.
* Luciana Viviani: Umanità e arte di Raffaele Viviani. In Historia, gennaio 1962.
* Eduardo De Filippo: Tutta la vita per il teatro. In Teatro di Raffaele Viviani, traduzione in lingua russa, 1962.
* Giovanni De Caro: Raffaele Viviani. In Arcoscenico, maggio 1963.
* Vito Pandolfi: La commedia umana di Napoli. In Storia del Teatro, Ed. Utet, Torino, 1964.
* Roberto Paolella: Storia del cinema sonoro (1926-39). Ed. Giannini, Napoli, 1966
* Raul Radice: Morte di Carnevale al Bracco di Napoli. In Il Corriere della Sera, 19 marzo 1967.
* Carlo Terron: La schietta voce di Viviani combatteva borghesi e decadenti. In Il Tempo, Milano 16 gennaio 1968.
* Vittorio Viviani: Raffaele Viviani. In Storia del Teatro napoletano, Ed. Guida, Napoli, 1969.
* Paolo Ricci: Il teatro di Viviani in l'Unità, Roma, 22 marzo 1970.
* Raffaele Viviani. A 25 anni dalla morte. Scritti di Roberto Virtuoso, Mario Stefanile, Eduardo de Filippo, Michele Prisco, Paolo Ricci, Vittorio Viviani, Roberto de Simone, Achille Millo, Antonio Ghirelli, Vittorio Ricciuti, Sergio Lori, Gennaro Magliulo, Ernesto Fiore, Franco De Ciuceis. Ed. Comitato celebrazioni di Viviani, Napoli, 1975
* Giorgio Prosperi: Risate, amori e morte nel teatro di Viviani. In Il tempo, Roma, 25 marzo 1975
* Williams Leparulo: Raffaele Viviani. In Momenti del teatro napoletano, Ed. Giardini, Pisa, 1975
* [[Ettore Bonora ]]( a cura di) , ''Viviani Raffaele'', ''Dizionario della letteratura italiana'', Milano, Rizzoli,1977
*Antonio Sciotti, ''I Divi della Canzone Comica'', Arturo Bascetta Editore 2021, Napoli. Pag. 415-426
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web | 1 = http://cir.campania.beniculturali.it/archividiteatronapoli/
* {{cita web |
* {{cita web|autore=Archivi di Teatro Napoli|url=http://cir.campania.beniculturali.it/archividiteatronapoli/atn/foto/rep_foto?descrizione=Raffaele+Viviani|titolo=Foto di Raffaele Viviani|accesso=17 luglio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141129082459/http://cir.campania.beniculturali.it/archividiteatronapoli/atn/foto/rep_foto?descrizione=Raffaele+Viviani|dataarchivio=29 novembre 2014|urlmorto=sì}}
* {{cita web | 1 = http://www.liberoricercatore.it/Storia/personaggiillustri/RaffaeleViviani.htm | 2 = Pagina dedicata a Viviani nel portale della cultura e storia di Castellammare di Stabia | accesso = 21 ottobre 2008 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20080917030843/http://www.liberoricercatore.it/Storia/personaggiillustri/RaffaeleViviani.htm | dataarchivio = 17 settembre 2008 | urlmorto = sì }}
* {{cita web | 1 = http://www.teatro.unisa.it/viviani.php | 2 = Viviani nel sito dedicato al teatro napoletano dell'Università di Salerno | accesso = 2 gennaio 2011 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20100924184821/http://www.teatro.unisa.it/viviani.php | dataarchivio = 24 settembre 2010 | urlmorto = sì }}
* {{cita web|https://www.unisa.it/centri_e_vari/teatro_napoletano/la_critica/interviste/inter_martone|Intervista a Mario Martone}}
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