Hashima (isola): differenze tra le versioni
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{{Isola
|Nome = Hashima<br /><small>Gunkanjima<br /></small>
|Nome_originale = 端島 <br /><small>軍艦島<br /></small>
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|Suddivisione2_nome = Prefettura
|Suddivisione2 = [[Prefettura di Nagasaki|Nagasaki]]
|Centro
|Abitanti = 0
|Ref = <small>Fonti all'interno del testo</small>
}}
{{nihongo|'''Hashima'''|端島}}
Compresa tra le 505 isole disabitate della [[
Nel [[1974]], a seguito della chiusura dello stabilimento minerario, è stata completamente abbandonata e da allora, per la sua caratteristica condizione di estremo decadimento, l'isola è diventata uno dei più grandi e significativi esempi di [[archeologia industriale]], nonché argomento frequente di discussione tra gli appassionati di rovine.
Dopo trentacinque anni di completo abbandono, nel [[2009]] parte dell'isola è divenuta nuovamente accessibile per ospitare brevi itinerari [[Turismo|turistici]] e, dal [[2015]], è uno dei
== Storia ==
L'isola fu colonizzata dai giapponesi a partire dal [[1887]] per la presenza di un giacimento di [[carbone]], benché la presenza del minerale sull'isola fosse nota fin dal [[1810]]<ref>{{cita news|url=
[[File:Hashima
[[File:
Nel [[1896]] l'importanza dello [[Miniera sotterranea|stabilimento minerario]], che
Le fasi di ampliamento si susseguirono fino al [[1931]] e il territorio dell'isola venne completamente occupato da numerosi edifici che ospitarono le strutture industriali ma anche svariati condomìni e tutti i servizi utili alla popolazione, tra cui anche un ospedale e una scuola<ref name="jguide" />. In quegli anni la rigida organizzazione sociale giapponese ad Hashima
Durante la [[seconda guerra mondiale]] l'isola divenne un campo di lavoro per prigionieri cinesi e coreani che vennero duramente costretti all'attività di miniera, al posto dei minatori giapponesi richiamati dall'esercito a combattere al fronte<ref>{{cita news|titolo=Benvenuti ad Hashima, l'isola fantasma che ha fatto da set a 007|url=http://www.tmnews.it/web/sezioni/video/benvenuti-ad-hashima-l-isola-fantasma-che-ha-fatto-da-set-a-007-20130611_video_14105881.shtml|pubblicazione=[[TM News]]|data=11 giugno 2013|accesso=7 aprile 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140408213532/http://www.tmnews.it/web/sezioni/video/benvenuti-ad-hashima-l-isola-fantasma-che-ha-fatto-da-set-a-007-20130611_video_14105881.shtml}}</ref>. Inoltre secondo alcuni rapporti fu silurata dalla [[United States Navy|marina militare statunitense]], quest'ultima probabilmente ingannata dalla forma dell'isola che dal mare appariva del tutto simile a una corazzata<ref name="forbes">{{cita news|url=
[[File:Gunkanjima Block 65.jpg|thumb|upright|left|Ciò che resta del più grande edificio pluripiano dell'isola, indicato con il numero 65]]
▲[[File:Nagasaki Hashima Gunkanjima1.JPG|thumb|upright|left|Un'immagine del percorso di visita allestito dopo il 2009]]
Ripristinati i danni dei bombardamenti, nel secondo dopoguerra i lavoratori fecero ritorno alla miniera della Mitsubishi e l'esigua superficie di Hashima arrivò a contare una delle più alte densità di popolazione al mondo<ref>{{cita news|autore=Lara Gusatto|url=http://viaggi.repubblica.it/articolo/il-brivido-caldo-delle-ghost-town/222980|titolo=Il brivido caldo delle ghost-town|data=3 febbraio 2011|accesso=31 marzo 2014|dataarchivio=26 febbraio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140226013315/http://viaggi.repubblica.it/articolo/il-brivido-caldo-delle-ghost-town/222980|urlmorto=sì}}</ref>, con ben 1.391 abitanti per ettaro per la sola zona residenziale e 835 abitanti per ettaro in tutta l'isola, fino al picco del più alto tasso di popolazione raggiunto nel [[1959]], con oltre cinquemila abitanti<ref name="CNN">{{cita news|lingua=en|autore=Diana Magnay|url=
Alla fine degli [[anni 1960|anni sessanta]] la domanda di carbone diminuì e nel [[1973]] le estrazioni cessarono del tutto; la nuova fonte energetica da ricercare divenne il [[petrolio]] e quindi la Mitsubishi Corporation optò per la chiusura dello stabilimento minerario, offrendo nuove opportunità lavorative altrove.
Il 15 gennaio del [[1974]], la miniera venne ufficialmente chiusa con una cerimonia aziendale presso la palestra locale e nell'arco di soli quattro mesi Hashima assistette al suo rapidissimo spopolamento; l'ultimo lavoratore lasciò l'isola il 20 aprile dello stesso anno<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|nome=Brian|cognome=Burke-Gaffney|titolo=Hashima: The Ghost Island|rivista=Crossroads: A Journal of Nagasaki History and Culture|numero=4|data=estate 1996|pp=
Ormai completamente disabitata, Hashima e il suo opprimente agglomerato urbano furono abbandonati
Fino al [[2002]] l'isola appartenne al Mitsubishi Gurūpu, anno in cui fu ceduta alla città di [[Takashima]], che nel [[2005]] è stata assorbita nella [[conurbazione]] di [[Nagasaki]] e pertanto l'isola risulta sotto la sua giurisdizione.
Nel [[2009]], a trentacinque anni dal suo abbandono, il governo giapponese ha abolito il divieto di accesso all'isola e ha concesso al regista svedese Thomas Nordanstad un permesso speciale per girare un inedito documentario sulla storia di Hashima, in compagnia di un suo vecchio abitante. Da allora Hashima è divenuta meta turistica di visite per piccoli gruppi di appassionati<ref>{{cita web|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100905120158/http://www.ditadifulmine.com/2010/04/hashima-isola-fantasma.html
== Caratteristiche ==
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[[File:Nagasaki Hashima map ja.png|thumb|left|Una mappa esemplificativa dell'isola. In rosso l'itinerario di visita]]
Di origine vulcanica, l'isola dista 18 chilometri da Nagasaki ed è una delle 505 isole deserte della prefettura omonima. Posta a sud della costa del Giappone, nel [[Mar Cinese Orientale]], misura circa 480 metri di lunghezza e poco meno di 150 di larghezza, per un'ampiezza di soli 0,063 km²<ref>{{cita web|url=http://www.at-nagasaki.jp/foreign/english/spot/011.html|titolo=Hashima (Gunkanjima) The island of coal that was transformed into a battleship|editore=Nagasaki City Tourism Guide|lingua=en|accesso=7 aprile 2014|dataarchivio=12 dicembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131212095119/http://www.at-nagasaki.jp/foreign/english/spot/011.html|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|url=http://g.virbcdn.com/_f/files/d0/FileItem-11167-StudiesoftheModernBuildingsonGunkanjima.pdf|titolo=Studies on the modern buildings on Gunkanjima island (1916-1974)|autore=Yoshitaka Akui; Hidemi Shiga|formato=pdf|editore=Tokyo Denki University|data=1986|lingua=en|accesso=7 aprile 2014|dataarchivio=8 aprile 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140408225237/http://g.virbcdn.com/_f/files/d0/FileItem-11167-StudiesoftheModernBuildingsonGunkanjima.pdf|urlmorto=sì}}</ref>.
Originariamente l'isola contava una superficie assai più ridotta ed era caratterizzata da un piccolo rilievo montuoso posto al centro. Dal 1896 il suo territorio venne progressivamente ampliato in sei fasi ravvicinate che la portarono ad assumere la forma attuale nel 1931 e il rilievo fu parzialmente spianato per potervi costruire gli edifici ancora presenti.
L'intera area dell'isola risulta quindi massicciamente urbanizzata: a nord-
Nel [[1959]], periodo di massima densità di popolazione, l'isola arrivò a contare ben 60.000 m² di edifici abitabili, un [[ospedale]], una [[scuola]], [[templi]], circa 25 negozi, bar, un [[sala cinematografica|cinema]], una [[palestra]], un campo da [[baseball]] e anche un [[Casa chiusa|bordello]]. Tra gli edifici residenziali vi è anche il primo condominio in [[cemento armato]] costruito in Giappone, risalente al [[1916]]; esso conserva ancora resti di alloggiamenti rappresentativi dell'epoca che va dal periodo [[
Tuttavia abitare ad Hashima presentava non pochi problemi di adattamento. Le abitazioni, di proprietà della Mitsubishi, erano assegnate secondo un rigido protocollo di gerarchie sociali: i minatori celibi erano alloggiati in monolocali, quelli con famiglia a carico in bilocali con bagno e cucina in comune con altri inquilini; il personale amministrativo, gli infermieri e gli insegnanti in bilocali con cucina e bagno inclusi.
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[[File:From The School on Gunkanjima.jpg|thumb|upright|Particolare dell'isola con una veduta delle rovine delle miniere sulla sinistra]]
[[File:Nagasaki Hashima Gunkanjima1.JPG|thumb|upright|left|250px|Un'immagine del percorso di visita allestito dopo il 2009]]
Il clima dell'isola, oggi come allora, è caratterizzato dal forte vento e da ciclici fenomeni burrascosi; inoltre il suolo arido non ha consentito la coltivazione e pertanto non vi è mai stata la possibilità né lo spazio per aree verdi o giardini pubblici. A tal proposito alcuni residenti si organizzarono portando del terriccio fertile sull'isola per tentare di creare degli orti sul tetto piano delle abitazioni ma con scarso successo.
Assai significativa è la testimonianza di Hideo Kaji, un ex abitante nato e cresciuto sull'isola intervistato dalla [[CNN]] nel [[2013]], che rivelò: {{Citazione|[...] Hashima era un luogo privo di cespugli, di fiori e i bambini crescevano senza conoscere che cosa fossero i ciliegi in fiore. Anche le stagioni erano percepite diversamente, si riconoscevano l'una dall'altra soltanto da come soffiava il vento o dal colore del mare<ref name="CNN" />.}}
▲[[File:Nagasaki Hashima 0472.png|thumb|upright|left|La piccola banchina del porto]]
Pur essendo dotata di tutti i servizi indispensabili, Hashima rappresentava quindi una realtà alquanto alienante dove l'approvvigionamento di merce, viveri, [[acqua potabile]] era garantito unicamente da rifornimenti dalla terraferma che sovente venivano duramente ostacolati dai violenti [[ciclone tropicale|tifoni]] che imperversano intorno all'isola per circa 160 giorni all'anno, rendendo impossibile la navigazione e l'attracco delle imbarcazioni alla piccola [[banchina portuale]]. Per questo motivo a protezione dell'intera isola venne costruita l'alta e spessa cinta muraria, ancora visibile lungo tutto il suo perimetro.
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Dopo circa quarant'anni di prolungato abbandono, la [[salsedine]] e le intemperie hanno favorito l'irreversibile processo di decadimento strutturale e l'isola appare desolata, con l'incombente presenza dei suoi numerosi edifici in rovina. Molti di essi sono ormai parzialmente crollati, pericolanti, infestati da vegetazione selvaggia, oppure tanto fatiscenti da rendere proibitiva una visita completa lungo le strade, quasi ovunque ingombre di macerie.
Per questa ragione durante le visite, di circa un'ora<ref>{{cita testo|autore=Fabrizio Montoleone|titolo=Cosa vedere a Nagasaki|url=http://www.giapponepertutti.it/citta/nagasaki/cosa_vedere_nagasaki.html|sito=giapponepertutti.it|accesso=31 marzo 2014|citazione=È possibile prendere il traghetto presso il Terminal del porto di Nagasaki (fermata Ohato linea 1 dei tram) oppure dal Terminal Tokiwa (fermata Ourakaikandori linea 5 dei tram)|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140306221320/http://www.giapponepertutti.it/citta/nagasaki/cosa_vedere_nagasaki.html|urlmorto=sì}}</ref> e rese possibili soltanto a partire dal [[2009]], è percorribile in sicurezza soltanto la zona meridionale dell'isola.
{{Clear}}
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* Nel [[2002]] il regista svedese [[Thomas Nordanstad]] ha realizzato il primo documentario accompagnato da Dotokou, un uomo giapponese nato e vissuto sull'isola, che aveva poi lasciato da ragazzo, senza più tornarvi; nel documentario è possibile vederlo ripercorrere le strade della città ormai in rovina e i ricordi della sua infanzia.
* Nel [[2006]] viene riprodotta fedelmente per il videogioco ''[[Forbidden Siren 2]]'' col nome di isola di Yamijima.
* Nel [[2009]] l'isola è stata descritta nel programma ''[[La Terra dopo l'uomo]]'' (''Life After People'') di ''[[History (
* Nello stesso anno al festival fotografico messicano ''FotoSeptiembre'', i fotografi messicani Guillaume Corpart Muller e Jan Smith, insieme al venezuelano Ragnar Chacin, mostrarono le immagini dall'isola nell'esposizione intitolata ''Pop. densità 5000/m²''; la mostra ebbe l'intento di dare una panoramica dell'ascesa e della caduta della densità di popolazione nelle città di tutto il mondo<ref>{{cita web|lingua=es|titolo=FotoSeptiembre|formato=pdf|url=http://centrodelaimagen.conaculta.gob.mx/fotoseptiembre/guia_FS09.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090823170043/http://centrodelaimagen.conaculta.gob.mx/fotoseptiembre/guia_FS09.pdf
* Sempre nel [[2009]] la [[Rock elettronico|rock]] band giapponese [[B'z]] girò sull'isola il video per il loro single ''My Lonely Town''<ref>{{cita web|lingua=ja|url=http://www.barks.jp/news/?id=1000052580|titolo=B'z、ニューシングル「MY LONELY TOWN」は軍艦島で撮影|sito=Barks.jp|data=1º settembre 2009|
* Nel [[2012]] l'isola di Hashima è
* Nel [[2013]] l'isola è il tema principale (e appare in alcune scene) del film horror thailandese ''H Project''<ref>{{cita web|lingua=en|url=
* Nel [[2015]] l'isola è stata scelta come ___location delle riprese dei film ''[[Shingeki no kyojin - Attack on Titan]]'' e ''[[Shingeki no kyojin - Attack on Titan: End of the World]]'' di [[Shinji Higuchi]], ispirati al manga ''[[L'attacco dei giganti]]'' di [[Hajime Isayama]]<ref>{{cita web|url=
*Nel [[2017]] è stato realizzato il film "[[군함도]]" (The Battleship Island) di produzione coreana. Ambientato durante la [[seconda guerra mondiale]], il film si ispira alla tragica vita in schiavitù di più di 500 persone coreane che cercano di fuggire dall'isola Hashima.
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro| titolo=Lonely Planet Giappone|autore= Chris Rowthorn | anno=2010 |editore=Edizioni EDT |città=Torino | isbn= 978-
* {{cita web |url=http://gakuran.com/gunkanjima-ruins-of-a-forbidden-island/ |titolo= Gunkanjima: Ruins of a Forbidden Island |autore=Michael Gakuran |data=28 giugno 2010 |lingua=inglese |accesso=23 febbraio 2014}}▼
* {{cita web | url=http://www.ne.jp/asahi/saiga/yuji/gallary/menu-e.html |titolo= Thoughts on "Gukanjima – View of an Abandoned Island" |autore=Yuji Saiga|editore=NE |lingua=inglese |accesso=23 febbraio 2014}}▼
* {{cita web |url=http://surfacebelow.com/#/projects/project-1/ |titolo= Project 1 |editore=Surface below |autore=Ross McDermott |lingua=inglese |accesso=23 febbraio 2014}}▼
* {{cita pubblicazione |url= http://www.lemonde.fr/style/article/2013/03/29/hashima-l-illusion-d-une-ile_3150518_1575563.html |titolo= Hashima, l'illusion d'une île |autore= François Bougon |editore=Le Monde |coautore= Yves Marchand and Romain Meffre |data= 29 marzo 2013 |serie=M le magazine du Monde |lingua=francese |accesso=23 febbraio 2014}}▼
== Voci correlate ==
* [[Archeologia industriale]]
* [[Città fantasma]]
* [[Caye Sable]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web |lingua=inglese |url=http://www.videosift.com/video/Abandoned-Japanese-Island |editore=Videosift |titolo=Abandoned Japanese Island |autore=Nihilo |data=16 marzo 2007|accesso=23 febbraio 2014}} ''documentario video''
* {{cita web
* {{cita web
* {{cita web|
* {{cita web|
* {{cita web|
▲* {{cita web |url=http://gakuran.com/gunkanjima-ruins-of-a-forbidden-island/ |titolo= Gunkanjima: Ruins of a Forbidden Island |autore=Michael Gakuran |data=28 giugno 2010 |lingua=inglese |accesso=23 febbraio 2014}}
▲* {{cita web | url=http://www.ne.jp/asahi/saiga/yuji/gallary/menu-e.html |titolo= Thoughts on "Gukanjima – View of an Abandoned Island" |autore=Yuji Saiga|editore=NE |lingua=inglese |accesso=23 febbraio 2014}}
▲* {{cita web |url=http://surfacebelow.com/#/projects/project-1/ |titolo=
▲* {{cita pubblicazione |url=
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