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'''Cooperativa Architetti e Ingegneri''' è una [[società cooperativa]] di professionisti che opera nel campo disciplinare dell'[[urbanistica]], dell'[[architettura]] e dell'[[ingegneria civile]], fondata nel 1947 a [[Reggio nell'Emilia|Reggio Emilia]].
Questa cooperativa è stata la prima formata da professionisti<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Alberto Basevi|wkautore=|titolo=La provincia cooperativa|annooriginale=1952|editore=Biblioteca de "La rivista della cooperazione"|città=Roma}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Giorgio Trebbi|anno=1994|mese=aprile|titolo=COOPERATIVA ARCHITETTI E INGEGNERI DI REGGIO EMILIA: RILANCIO|rivista=L'architettura CRONACHE E STORIA|volume=462|numero=4|p=256|pp=254-276}}</ref><ref name=":1">{{Cita libro|autore=Marzia Maccaferri|curatore=Anthony webster|titolo=The hidden alternative : co-operative values, past, present and future|url=https://www.worldcat.org/oclc/868007976|data=2012|editore=United Nations University Press|capitolo=A co-operative of intellectuals : the encounter between co-operative values and urban planning. An italian case study|citazione=Originale in lingua inglese: The first Italian co-operatives of intellectuals - The Civil Design Studio was founded in Reggio Emilia on 28 November 1947, and adopted a co-operative form on 4, january 1952, together with its title ‘Caire’|OCLC=868007976|ISBN=9789280812121}}</ref><ref name=":8">{{Cita libro|autore=Luciano crespi|autore2=Fabrizio Schiaffonati|autore3=B. Uttini|titolo=Produzione e controllo del progetto. Modelli organizzativi, tecniche decisionali e tecnologie per la progettazione architettonica|annooriginale=1985|editore=Franco Angeli Libri|città=Milano|citazione=La prima, storica, cooperativa di progettazione risale al 1947 ed è la Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia. (...). Le cooperative di progettazione e ricerca datano quindi il proprio sviluppo in Italia fra il ’70 e il ’75» (p. 137)}}</ref>, unica in Italia fino al 1970<ref name=":6" /><ref>{{Cita web|url=http://www.cairepro.it/societa_2565.html|titolo=Società - Storia|accesso=23 settembre 2017}}</ref><ref name=":8" />. Essa pur essendo stata oggetto di varie vicende che ne hanno modificato aspetti di dettaglio quali: varianti della denominazione, sede e altre caratteristiche, esiste e opera tuttora e costituisce uno degli studi di progettazione più importanti delle città di Reggio
== Storia ==
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La Cooperativa nacque nel clima di rinnovamento dell'immediato dopoguerra. Testimone di questo clima, fra gli altri, [[Gabriele Mucchi]] che in una sua intervista a [[Guido Zucconi]] del periodico [[Domus (periodico)|Domus]]<ref name=":2">{{Cita pubblicazione|autore=Gabriele Mucchi|coautori=Guido Zucconi|anno=1989|mese=luglio - agosto|titolo=L'architettura razionale è l'architettura realista|rivista=Domus|volume=|numero=77|pp=21-32}}</ref> incluse i soci fondatori della cooperativa dei primi anni (definiti:"giovani del collettivo di Reggio Emilia") in un movimento di architetti «realisti» o «razionalisti-non-formalisti».
Sono gli stessi soci fondatori a illustrare con maggior dettaglio il clima socioculturale, le motivazioni e le intenzioni che portarono il "collettivo" a scegliere quella inedita forma cooperativa per la loro società. in particolare
==== Clima socioculturale di Reggio Emilia ====
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==== Prodromi: gli anni del Politecnico, l'attitudine critica, le esperienze formative e i maestri ====
Il clima politico studentesco a Milano in quegli anni dell'immediato dopoguerra era piuttosto turbolento come si evince dalle parole dei protagonisti<ref name=":7" /> e non dovette essere ininfluente sulla formazione e sulla coesione del gruppo,
Un'altro fattore di coesione e di impegno comune fu certamente la campagna per la repubblica in preparazione del [[Referendum per l'abrogazione della monarchia in italia]] del 1946 che vide impegnati tutti i componenti del gruppo.
Relativamente alle figure di importanti architetti che ebbero rilevante influenza sul futuro "collettivo" si ricordano l’architetto [[Enea Manfredini]], che [[Eugenio Salvarani]] conosceva e frequentava essendo suo cognato e che con lui aveva avuto contatti con l’architetto [[Franco Albini]] che era stato incaricato della redazione del [[Piano regolatore generale comunale|Piano Regolatore Generale]] di Reggio Emilia<ref name=":7" />.
Prima ancora della fondazione dello [[Studio cooperativo di costruzioni civili]], tra gli studenti reggiani del Politecnico di Milano, nel corso della redazione di alcune ricerche e studi poi presentati alla [[VIII Triennale di Milano|VIII Triennale]], ci fu la formazione di un abbozzo di associazione, che per certi versi e indirizzi prefigurava la futura cooperativa, richiedendo per l'adesione l'impegno all'anonimato e all'adozione di un nome collettivo.<ref name=":7" /> Comune a questi studenti era un atteggiamento critico verso i contenuti dell'insegnamento universitario più accademici e svincolati dai problemi sociali e immediati della popolazione italiana del dopoguerra. Furono in particolare [[Osvaldo Piacentini]], da poco passato dalla facoltà di ingegneria a quella di architettura, destinato ad assumere negli anni successivi un ruolo carismatico nella Cooperativa Architettie e Ingegneri e nell'urbanistica italiana del dopoguerra, ed Eugenio Salvarani, a presentare in quella cornice una relazione sul problema delle abitazioni a Reggio Emilia<ref name=":9" /> che è di grande interesse per capire le loro scelte successive di professionisti "impegnati"<ref>{{Cita libro|autore=Osvaldo Piacentini|curatore=Silvaia La Ferrara|titolo=Senza stancarsi mai scritti di un cittadino diacono|anno=1999|editore=Edizioni Diabasis|città=Reggio Emilia|citazione=con l'approfondirsi delle indagini abbiamo constatato che l'urbanistica non è un problema a sè, ma uno dei tanti aspetti dell'unico vero problema che è la vita dell'uomo.
Comune a questi studenti era un atteggiamento critico verso i contenuti dell'insegnamento universitario più accademici e svincolati dai problemi sociali e immediati della popolazione italiana del dopoguerra. Essi (in particolare [[Osvaldo Piacentini]], Ligabue, Salvarani e Pastorini) trovarono ispirazione e stimolo alla maturazione di queste idee nella collaborazione con [[Franco Marescotti]] per la redazione di alcune sezioni del libro: ''Il problema sociale, costruttivo ed economico dell’abitazione''<ref>{{Cita libro|autore=Irenio Diotallevi|autore2=Francesco (Franco) Marescotti|altri=Osvaldo Piacentini e i suoi colleghi curarono l'indagine sul problema dell'abitazione a Milano, Cap. 20, tavv. 1-4, Cap. 3, tav. 1-4, 5-12|titolo=Il problema sociale, costruttivo ed economico dell’abitazione|anno=1948|città=Milano}}</ref>. Questa esperienza, fondata sull'analisi minuziosa e aggiornata oltreché estesa all'ambito internazionale delle tipologie residenziali a scala sia di quartiere che di edificio e dei singoli ambienti, fu trasferita all'intero gruppo, sul quale ebbe notevole influenza. Maturò così nei futuri professionisti la consapevolezza che l'attività che avevano scelto di intraprendere richiedeva collaborazioni e specializzazioni poco compatibili con una attività solo individuale.▼
[...]
Non abbiamo idea di chi abiterà il QT8 e non sappiamo se i progettisti del quartiere si sono posti questo interrogativo come termine del problema. Non è possibile scindere il problema dell'abitazione dagli altri problemi vitali di chi deve vivere nella casa. E le ragioni della vita sono nella vita stessa. Questo non dovrebbe essere dimenticato da chi vuol fare un'urbanistica viva, e non delle esperienze capaci di vivere solo sulla carta o in un ambiente artificiale da laboratorio o da mostra internazionale.}}</ref>.
▲
Una volta scelta la forma di società cooperativa, non fu semplice convincere della opportunità di fondare una inedita cooperativa tutta di tecnici il [[Movimento cooperativo|Movimento Cooperativo]] di cui ad esempio un rappresentante importante, Arturo Bellelli, nel 1947 era contrario<ref name=":7" />. L’onorevole [[Ivano Curti]], senatore, presidente del C.C.P.L. ([[Consorzio Cooperativo di Produzione e Lavoro]]) di Reggio Emilia e futuro presidente della “Associazione Nazionale delle Cooperative di Produzione e Lavoro” fu invece un sostenitore della prima ora dell'idea e divenne figura politica di riferimento per il gruppo al punto che venne da essi considerato uno dei "padri" della cooperativa<ref name=":6" />.
=== Il "periodo eroico" ===
L'attività professionale vera e propria poté iniziare solamente nel 1949 con la laurea in architettura di Osvaldo Piacentini e in ingegneria di Franco Valli<ref name=":6" />. I primi anni della cooperativa a partire da questa data sono stati definiti da Franco Valli il "periodo eroico"<ref name=":6" />.
Mezzi economici molto limitati, amministrazione e organizzazione dell'azienda sostanzialmente carenti, assenza di collaboratori e dipendenti, costrinsero a portare avanti il duro lavoro di gruppo con l'esclusivo contributo dei soci, sorretto dal volontarismo e dall'entusiasmo, applicando in ogni fase del progetto un metodo basato su discussione e confronto su soluzioni alternative che venivano sottoposte al giudizio collettivo. Le molte notti passate al tecnigrafo, i notevoli sforzi lavorativi ed economici investiti nella partecipazione ai concorsi, le difficili lotte per l'affermazione del gruppo anziché dei singoli, la retribuzione ad ore, uguale per tutti e simile a quella degli operai edili, solo teorica e spesso, per scarsità di risorse, pagata in parte solo a chi ne aveva maggior bisogno, misero a dura prova la resistenza del "collettivo", ma nell'arco di cinque anni portarono la cooperativa alla notorietà in tutta italia per le opere che riuscì a proporre e a realizzare.<ref name=":6" />
Alla vivace dialettica interna, che si rivelò sempre costruttiva sui temi teorici e pratici della professione, corrisposero, nel campo della conduzione della società, discussioni e a volte contrasti accesi per i problemi interni dovuti alla inadeguatezza dei risultati economici rispetto ai successi professionali. Si dibatté sulla importanza e i modi per strutturare l’azienda in modo più stabile e meno volontaristico e ci furono contrasti su come conciliare l’impegno della cooperativa con il rapporto con le istituzioni (l’università e la politica) e le imprese. Questi contrasti portarono nel 1956 alla prima scissione del gruppo originario, con la fuoriuscita dalla cooperativa di due delle sue figure di maggior spicco: Eugenio Salvarani e [[Antonio Pastorini]]<ref name=":7" />.
Dal punto di vista culturale nel corso degli anni fra il 1953 e il 1957 ci fu un forte impegno analitico, dialettico e di verifica fra l’architettura delle riviste e insegnata dai docenti universitari più aggiornati (che contrapponeva canoni “[[Funzionalismo (architettura)|funzionalisti]]” o “[[Razionalismo italiano|razionalisti]]” a quelli “[[Arte accademica|accademici]]” o “retorici” del periodo fascista e dei professori più tradizionalisti), e l’architettura pratica imparata in cantiere con le prime esperienze professionali.<ref name=":7" /><ref name=":10">{{Cita pubblicazione|autore=Raffaello Baldini|data=12 maggio 1960|titolo=Gli architetti “calvinisti” di Reggio Emilia|rivista=Settimo Giorno|volume=|numero=anno XIII n.20 (603)|citazione=“Il problema fondamentale per noi — spiegano – è costruire bene. A scuola questo non ce l’hanno insegnato. Ignoravamo il cantiere, ma in compenso avevamo otto ore per il tema. Cosi il salto dall’architettura di carta all’architettura di cemento l’abbiamo dovuto fare da soli”.
[...]
Hanno trovato buoni capomastri, buoni carpentieri, buoni fabbri, buoni falegnami tutta gente che si portava dietro da anni una intatta fiducia nell’arte di ben costruire. E’ stato un incontro felice. “Abbiamo cercato di fare insieme un’architettura che potesse invecchiare”, dicono. Cosi con i capomastri e i falegnami hanno scoperto anche i mattoni.}}</ref> I giovani architetti e ingegneri cooperatori aderivano ai principi del funzionalismo nello sviluppo delle strutture, delle tipologie e dei caratteri distributivi ma, di fronte alle peculiarità locali e contingenti delle esigenze del costruire nel contesto italiano ed emiliano, non potevano fare a meno di criticarne i canoni estetici che giudicavano troppo rigidi. In particolare, a loro modo di vedere, si sacrificavano le funzioni dell’involucro (in particolare la protezione dalle intemperie e la durabilità) e il sapere costruttivo tradizionale delle maestranze (basato soprattutto sull’uso sapiente del mattone) sull’altare dei canoni estetici dell’[[International Style (architettura)|international style]] (coperture piane, assenza di sporti, volumi parallelepipedi, facciate bianche senza decorazioni e quasi sempre intonacate per motivi economici)<ref name=":7" /><ref name=":10" />.
=== Gli anni successivi (titolo provvisorio) ===
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|via Reverberi, 2
|}
A partire dal 1996 le due sezioni (Architettura e Ingegnerie e Urbanistica e Pianificazione) si separano in due società<ref>In realtà, all'atto della scissione, che suddivise soci, risorse e commesse esclusivamente fra le due società "figlie" caire progettazione e caire urbanistica, venne mantenuta in vita in modo puramente formale anche la società "madre" caire, fino alla sua scadenza naturale prevista da statuto nell'anno 2000, scadenza che non venne poi prorogata.</ref> del tutto indipendenti:
{| class="wikitable"
! colspan="2" rowspan="3" |'''1996'''
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| colspan="3" |via M. Ruini, 6
|}
Alla fine del 2015, mentre la Cooperativa Architetti e Ingegneri Progettazione presentava risultati economici positivi e sostanzialmente stabili, poi confermati e certificati dai successivi bilanci di esercizio, la sola società Urbanistica, a seguito di difficoltà finanziarie, procedette a una serie di determinazioni e fu soggetta a successive procedure<ref name=":3">Come si evince da un atto pubblico del Comune di Casalgrande
In data 6/11/2015 l’Assemblea dei soci di CAIRE Urbanistica ha deliberato la messa in liquidazione volontaria della Società, nominando un liquidatore unico con il potere di affittare l’azienda al fine di preservare il valore in funzione di un migliore realizzo.
In esecuzione a tale mandato il 27/11/2015 il Liquidatore ha sottoscritto un contratto di Affitto di Azienda con il Consorzio Stabile CAIRE che nasce dall’incontro tra la società Atlante S.r.l., (di cui è parte il ramo di azienda di CAIRE urbanistica) e la Cooprogetti società cooperativa di Gubbio. La forma individuata è quella del Consorzio Stabile di imprese costituito ai sensi dell’art.34 c.1 lett.c) del D.Lgs n.163/2006 smi per consentire al consorzio di fruire integralmente, e senza ulteriore formalità, delle qualificazioni e dei requisiti delle società consorziate.
Il 12 luglio 2016, su istanza della Confederazione cooperative Italiane la società «Cooperativa Architetti ed Ingegneri - Urbanistica Società Cooperativa o in sigla Caire - Urbanistica S.C.» viene ammessa alla procedura di liquidazione coatta amministrativa.
</ref> che portarono alla liquidazione coatta amministrativa<ref name=":4">{{Cita news|titolo=DECRETO del 31/05/2016 Liquidazione coatta amministrativa della «Cooperativa architetti edingegneri - Urbanistica societa' cooperativa o in sigla Caire -Urbanistica S.C.» in Reggio Emilia e nomina del commissario liquidatore.|pubblicazione=[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana]]|data=12 luglio 2016}}</ref>.
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Si giunge quindi alla situazione societaria odierna che vede una sola Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia che opera con continuità aziendale dal 1947 a oggi con la esatta denominazione: COOPERATIVA ARCHITETTI E INGEGNERI - PROGETTAZIONE - SOCIETA' COOPERATIVA dedita alle seguenti attività: "Progettazione edilizia civile e industriale, progettazione e consulenza urbanistica"<ref name=":5">{{Cita web|url=http://www.registroimprese.it/ricerca-libera-e-acquisto?p_p_id=ricercaportlet_WAR_ricercaRIportlet&p_p_lifecycle=0&p_p_state=normal&_ricercaportlet_WAR_ricercaRIportlet_pageToken=eyJhbGciOiJIUzI1NiIsInR5cCI6IkpXVCJ9.eyJleHAiOjE1MDY5MzU0ODYsImNvdW50IjoyNTB9.kDbjgCfh45RKAUl_NzWYkbugvo3O6CrqF10xpc2kglU|titolo=Registro Imprese|sito=www.registroimprese.it|lingua=it-IT|accesso=2017-10-01}}</ref>.
È da notare che il Consorzio Stabile nato a seguito della cessione del ramo d'azienda della società CAIRE Urbanistica in liquidazione coatta amministrativa, pur adottando lo stesso acronimo della Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia (CAIRE) con l'aggiunta della specificazione "Consorzio Stabile", non è una cooperativa, e delle due società che lo compongono, quella caratterizzata dalla forma cooperativa (Cooprogetti società cooperativa di Gubbio), nulla ha a da spartire con la Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia a parte il fatto di essere una cooperativa di professionisti (fondata però solo nel 1976).
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