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{{nota disambigua}}
{{Azienda
|nome = Bayerische Motoren Werke AG<br/>
|immagine = Hochhaus 'BMW Vierzylinder'. München. 83 orig.jpg
|didascalia = La [[Torre BMW]], sede centrale dell'azienda a [[Monaco di Baviera]]
|
|borse = {{Borsa di Francoforte|BMW|bmw-ag-st}}
|data fondazione = 1917
|forza cat anno =
|luogo fondazione =
|fondatori = [[Franz Josef Popp]] e [[Karl Rapp]]
|data chiusura =
|
|nazione = DEU
|gruppo =
|controllate = * [[BMW Motorrad]]
* [[BMW Motorsport]]
* [[Mini (marchio)|Mini]]
* [[Rolls-Royce Motor Cars|Rolls-Royce]]
|
|settore = automobilistico
|prodotti =
* [[Motocicletta|Motociclette]]
|fatturato =
|anno fatturato = 2017
|utile netto =
|
|dipendenti = 129 932<ref name="risultati2017"/>
|anno dipendenti = 2017
|slogan = Piacere di guidare
|note =
}}
La '''BMW''' (sigla di '''''B'''ayerische '''M'''otoren '''W'''erke'', traducibile in [[lingua italiana|italiano]] come "''fabbrica bavarese di motori''") è un'azienda [[Germania|tedesca]] produttrice di [[autoveicolo|autoveicoli]] e [[motoveicolo|motoveicoli]], con sede a [[Monaco di Baviera]].
Fondata ufficialmente nel 1917,
Nel 2024, il BMW Group ha venduto oltre 2,45 milioni di automobili e più di 209.000 motocicli in tutto il mondo <ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.press.bmwgroup.com/italy/article/detail/T0447437IT/nel-2024-il-bmw-group-prosegue-il-proprio-percorso-di-crescita-nei-veicoli-completamente-elettrici-bev-in-un-contesto-di-mercato-sfidante?language=it#:~:text=Il%20BMW%20Group%20comprende%20oltre,motocicli%20in%20tutto%20il%20mondo.|titolo=Nel 2024 il BMW Group prosegue il proprio percorso di crescita nei veicoli completamente elettrici (BEV) in un contesto di mercato sfidante|sito=www.press.bmwgroup.com|accesso=2025-03-15}}</ref>.
== Storia
=== Origini del marchio ===
Durante la [[prima guerra mondiale]], l'industria meccanica tedesca era impegnata a migliorare la potenza e l'affidabilità dei nuovi [[aerei da caccia]] che, per la prima volta, rivestivano un importante ruolo bellico e non solo. Anche la [[Daimler-Motoren-Gesellschaft|Daimler]] aveva messo a punto un motore aeronautico, realizzato dalla consociata austriaca [[Austro-Daimler]] e sviluppato da [[Max Friz]], uno dei brillanti ingegneri del reparto corse Daimler, la cui attività era sospesa a causa della guerra. Commissionata dal governo austriaco, per ragioni di celerità produttiva la costruzione dei motori Austro-Daimler venne affidata alla licenziataria bavarese ''[[Rapp Motorenwerke]]'', ditta di Monaco di Baviera fondata nel 1913 da [[Karl Rapp]] e [[Julius Auspitzer]], nella quale anche Friz si trasferì con la speranza di veder realizzato il suo progetto per un motore d'aereo con sei cilindri in linea e albero a camme in testa, in grado di funzionare a quote molto elevate, ben oltre i 5.000 metri. Alla Rapp, in veste di supervisore tecnico dell'[[k.u.k. Luftfahrtruppen|aviazione militare austro-ungarica]], era presente l'ingegnere [[Franz Josef Popp|Josef Popp]], al quale Friz mostrò i disegni del suo nuovo motore.
Popp capì immediatamente che si trattava di un propulsore tecnologicamente molto avanzato e ne caldeggiò l'adozione alla Rapp Motorenwerke. Il prototipo del nuovo motore venne ben presto realizzato, mostrando doti di potenza e leggerezza ben superiori alla produzione dell'epoca. La novità destò subito l'interesse del [[II Reich|Reich tedesco]] che, al fine di riconquistare la supremazia nei cieli, ne commissionò la costruzione in 600 esemplari. Il [[7 marzo]] 1916 la ''Rapp Motorenwerke'' si fuse con un'altra azienda tedesca di Monaco costruttrice di motori d'aereo, la ''[[Gustav Otto Flugmaschinenfabrik]]'' dell'ingegnere [[Gustav Otto]], figlio del più famoso [[Nikolaus August Otto]] (l'inventore del [[motore a scoppio]]); le due aziende, pur continuando a operare con le singole ragioni sociali, andarono a costituire un consorzio industriale registrato come ''[[Bayerische Flugzeugwerke]]''<ref name="EA97">AA.VV., ''Enciclopedia dell'auto'', p. 97.</ref> (BFW), con sede al numero 76 della Lerchenauer Straße<ref>''BMW'', R.W. Schlegelmilch / H. Lehbrink / J. von Osterroth, 2004, Könemann, pag.8</ref>. Ma nonostante la sigla non sia ancora quella dell'oggi famoso costruttore automobilistico e motociclistico bavarese, alcuni storici assumono proprio il 7 marzo 1916 come data di nascita della BMW. In realtà il 7 Marzo 1916 è la nascita della Bayerische Flugzeugwerke (BFW) e il marchio BMW era ancora inesistente.
[[File:BMW IIIa 2010-04-03.JPG|thumb|left|Il motore aeronautico [[BMW IIIa]] a sei cilindri in linea, progettato dall'ingegnere [[Max Friz]] nel [[1917]]]]
Pochi mesi dopo la fusione, Gustav Otto lasciò l'azienda omonima, che di lì a pochissimo chiuse i battenti. In pratica, da questo punto in poi, la BFW si trovò a detenere la sola ''Rapp Motorenwerke'', ma non passò molto tempo che anche Karl Rapp decise di ritirarsi dalla direzione della sua azienda e il [[26 novembre]] 1916 Josef Popp ne assunse la guida mutando la ragione sociale della ''Rapp Motorenwerke'' in ''Bayerische Motorenwerke GmbH'' (BMW).<ref name="EA97"/> Tale cambiamento di ragione sociale fu datato [[21 luglio]] [[1917]] e con la sua registrazione alla Camera di Commercio il marchio BMW fece per la prima volta la sua comparsa nel panorama dell'industria motoristica tedesca; per molti storici fu questa la data di nascita ufficiale del costruttore bavarese.
La produzione di motori aeronautici proseguì per tutto l'ultimo periodo della [[prima guerra mondiale]]: in particolare, Popp procedette ad avviare la produzione del motore aeronautico progettato da Friz, poi divenuto celebre come [[BMW IIIa]]. Con un atto del [[5 ottobre]] [[1917]], la produzione della BMW si estese anche ai veicoli terrestri e anfibi e persino a biciclette e ad accessori per autovetture. Nello stesso periodo, Popp brevettò il nuovo logo della Casa, ossia il campo circolare nero contenente la concentrica rappresentazione dei colori nazionali bavaresi (bianco, azzurro e oro). Il simbolo è giunto fino al [[XXI secolo]] con poche variazioni grafiche e cromatiche, consistenti principalmente nella modifica del [[font|carattere]], della spaziatura fra le lettere e dall'adozione del colore argento al posto dell'oro. Si tenga presente che l'attività della BMW in questi primi anni avvenne sempre sotto il controllo della ''Bayerische Flugzeugwerke'', la quale continuò ad avere una propria sede. Grazie alle commesse di guerra, la piccola azienda crebbe rapidamente. Ai margini dell'aeroporto militare di Oberwiesenfeld di Monaco, l'azienda costruì uno spazioso stabilimento, proporzionato alla forte crescita della produzione, dove fino al 1918 si fabbricarono motori per aerei militari.
Un anno dopo la sua nascita, e precisamente il [[13 agosto]] [[1918]], la ''Bayerische Motorewerk GmbH'' mutò in ''Bayerische Motorenwerk AG'', una [[società per azioni]] con un [[Capitale sociale (economia)|capitale sociale]] di 12 milioni di [[marco tedesco|marchi tedeschi]], un terzo dei quali del consigliere commerciale italiano [[Camillo Castiglioni]]. La direzione tecnica dell'azienda fu assegnata all'amministratore della GmbH, Franz Josef Popp. Al termine del conflitto, le decisioni scaturite dal [[patto di Versailles]] del [[1919]] portarono molti cambiamenti destinati a mutare radicalmente la storia della BMW. Il [[Regno di Baviera]] si trovò accorpato alla [[Repubblica di Weimar]], alla quale venne proibita la costruzione di aerei, troncando così ogni possibilità di collocare e sviluppare gli ormai collaudati motori ''IIIa''. Inoltre, l'inflazione galoppante stava mettendo in seria crisi il tessuto industriale tedesco, comprese le stesse BFW e BMW. Fu a questo punto che Castiglioni intervenne in maniera più incisiva nelle sorti della Casa dell'Elica. Già fondatore nel [[1920]] della [[Süddeutsche Bremsen-AG]], un'azienda attiva nel settore metalmeccanico, nella primavera del [[1922]] Castiglioni rilevò per intero la BMW e, assieme a Popp, indirizzò la produzione inizialmente verso i rami motociclistico e nautico. Ciò ebbe però come risultato anche la scomparsa della Bayerische Flugzeugwerke. Le ex-proprietà immobiliari della BFW vennero rilevate da Castiglioni e annesse invece alla Süddeutsche Bremsen. Nel frattempo, le imposizioni del Trattato di Versailles a proposito della produzione aeronautica in Germania divennero sempre meno rigide e già in quello stesso 1922 la BMW poté tornare a sperimentare alcuni motori aeronautici, riavviando così gradualmente anche tale settore che rimarrà attivo fino alla fine della [[Seconda Guerra Mondiale]]. Nel [[1924]], la produzione aeronautica poté dirsi pienamente riavviata.
=== Inizio della produzione motociclistica ===
{{vedi anche|BMW Motorrad}}
[[File:BMW R32 vl TCE.jpg|thumb|Una BMW R32, prima motocicletta prodotta dalla BMW]]
Tornando a parlare della produzione motociclistica, essa fu voluta da Popp e Castiglioni al fine di cercare nuovi sbocchi di mercato che consentissero di utilizzare i macchinari e le conoscenze tecniche acquisite. Tra i primi compiti, fu affidata a Friz la progettazione di un propulsore per [[motocarro]] e [[imbarcazione]] e al capo officina [[Martin Stolle]] la realizzazione di un motore per [[motocicletta]]. Il primo modello di motocicletta a marchio BMW risale al [[1923]] e venne commercializzato come [[BMW R32]], capostipite di svariate generazioni di motocicli, in genere piuttosto apprezzati e quindi destinati a fortunati riscontri commerciali. Nei decenni a seguire e fino al giorno d'oggi, la BMW diverrà rinomata anche per le sue motociclette.
=== Avvio della produzione automobilistica ===
[[File:BMW Dixi DA2 r green.jpg|thumb|left|La prima autovettura BMW: la [[BMW 3/15|3/15 Dixi]].]]
Ma il ramo industriale per il quale la Casa bavarese diverrà più famosa in assoluto fu quello automobilistico. La nascita e lo sviluppo della produzione automobilistica BMW si svolse a cavallo tra la fine degli [[anni 1920|anni ‘20]] e l’inizio degli [[anni 1930|anni ‘30]] del secolo scorso. A partire dal [[1926]], il numero uno della Casa bavarese fu Georg von Stauss, rappresentante della Deutsche Bank e, dal [[1927]], anche presidente del colosso bancario tedesco. Camillo Castiglioni fu invece il vice di von Stauss e rivestì il ruolo di presidente della BMW. Fra i due cominciò a instaurarsi una sorta di rivalità latente, accesa da von Stauss per cercare di limitare progressivamente l'influenza di Castiglioni, ancora molto forte, all'interno del consiglio di amministrazione. Tale rivalità, comunque, fu spesso poco visibile in quanto i due manager si trovarono di frequente a lavorare a obiettivi comuni. Tra questi obiettivi, vi fu quello di espandere la produzione della BMW anche al settore automobilistico.
Non si volle però partire da zero, ma rilevare un costruttore già avviato, dalla reputazione consolidata ma in quel momento gravato da pesanti difficoltà finanziarie. Fu proprio Castiglioni a mettersi alla ricerca di un simile costruttore: alla fine la scelta cadde sulla [[Automobilwerk Eisenach|Fahrzeugfabrik Eisenach]], che già da diversi anni stava producendo autovetture con marchio Dixi. Alla fine della Prima Guerra Mondiale, la Casa di [[Eisenach]] si trovò in serie difficoltà finanziarie a causa della sua difficoltà a riprendere un regime produttivo che fosse anche redditizio. Per questo, nell'immediato primo dopoguerra si alleò con la [[Gothaer Waggonfabrik]], un costruttore attivo nel settore dei trasporti ferroviari con sede a [[Gotha]], non lontano dalla Fahrzeugfabrik Eisenach. Grazie a tale appoggio, quest'ultima riuscì nel [[1927]] ad avviare la produzione dell'[[Austin Seven (1922)|Austin Seven]] su licenza.<ref name="EA98">AA.VV., ''Enciclopedia dell'auto'', p. 98.</ref> Tale vettura venne commercializzata come [[BMW Dixi#Le origini|Dixi DA1]]. Un modello popolare prodotto su licenza avrebbe potuto in teoria garantire entrate finanziarie sufficientemente tranquillizzanti. Purtroppo la situazione non migliorò, anche a causa di alcune politiche commerciali non proprio azzeccate.
Fu a questo punto che subentrò il presidente della BMW Camillo Castiglioni, proponendo un'alleanza con la Fahrzeugfabrik Eisenach: l'accordo fu perfezionato il [[14 novembre]] [[1928]] quando la BMW acquistò il costruttore di Eisenach per 200.000 [[reichsmark]] più 800.000 reichsmark in azioni BMW. Inizialmente non vi furono grandi rivoluzioni, in quanto la vetturetta di Eisenach continuò a essere prodotta con marchio Dixi. Ciò che si volle testare in quel frangente fu l'efficacia commerciale della Dixi ''DA1'' e la possibilità di rivelare del tutto la produzione e la commercializzazione del modello, facendo così debuttare il logo BMW anche su una vettura a quattro ruote. Ciò avvenne alla fine del mese di luglio del [[1929]], quando la vetturetta cominciò a essere commercializzata con il marchio dell'Elica. Ciò sancì la fine del marchio Dixi e della Fahrzeugfabrik Eisenach: lo stabilimento in [[Turingia]] continuò a rimanere il nodo strategico per la produzione automobilistica BMW, mentre a [[Monaco di Baviera|Monaco]] si continuarono a produrre motociclette e motori aeronautici.
=== Gli anni '30, fra crisi, espansione e corsa agli armamenti ===
[[File:MHV BMW 303 1934 01.jpg|thumb|La BMW ''303'' fu il primo modello della Casa dell'Elica a montare un motore a 6 cilindri e a incorporare la storica calandra a doppio rene, presente anche nella produzione attuale.]]
La BMW iniziò quindi a produrre nello stabilimento di Eisenach lo stesso modello Dixi con la denominazione ufficiale di [[BMW 3/15]], modello che in seguito sarebbe stato sostituito dalla [[BMW 3/20|3/20]]. Nel frattempo, la [[Martedì nero|crisi finanziaria del 1929]] cominciò a far sentire i suoi effetti all'inizio degli anni '30. Ma la presenza di un modello economico nel listino BMW permise alla Casa dell'Elica di superare il periodo nero senza eccessive difficoltà, anche se in ogni caso si ebbero perdite non indifferenti nei bilanci d'inizio decennio. Basti pensare che se nel [[1930]] il volume di affari salì da 27 a 36 milioni di reichsmark, nei due anni seguenti tale cifra crollò dapprima a 27 e successivamente a 20 milioni di reichsmark. Ma come già detto, furono i modelli ''3/15'' e ''3/20'' a far sì che le vendite riuscissero a reggere il peso della delicata congiuntura finanziaria di quel periodo. Le doti di economia di esercizio di questi due modelli catturarono l'attenzione della clientela, specialmente di quella che in quegli anni fu costretta a passare a una vettura di fascia inferiore per poter risparmiare in tempi di crisi. Ed anche le motociclette, specialmente i modelli meno costosi come il neonato [[BMW R2|R2]], finirono per rivelarsi una valida alternativa per chi aveva bisogno di spostarsi velocemente e in economia. Addirittura, il catalogo si arricchì di tricicli a motore per il trasporto di piccole merci, mezzi economici ed esenti da imposte che avrebbero potuto aiutare nel difficile periodo di crisi finanziaria globale.
Nel frattempo, non mancarono comunque gli investimenti per nuovi motori aeronautici, come ad esempio il motore [[BMW Hornet|Hornet]], un nove [[cilindro (meccanica)|cilindri]] [[motore stellare|stellare]] da 525 [[cavallo vapore|CV]], in realtà un motore [[Pratt & Whitney R-1690]] costruito su licenza dalla Casa bavarese già dal 1928, ma che all'inizio degli anni '30 venne evoluto dalla stessa BMW, che ne derivò altri motori più performanti. Le vendite di motori aeronautici si fecero tali, anche durante il periodo di crisi, che la Casa dell'Elica dovette scorporare quest'ultima attività da quella automobilistica e motociclistica, dando così vita alla ''BMW Flugmotorenbau GmbH'', una realtà industriale con sede operativa a Eisenach, in uno stabilimento differente da quello preposto alla produzione automobilistica.
Nel [[1932]], anno di maggior impatto della crisi nei bilanci della BMW, venne introdotta la già citata ''3/20'', erede della ''3/15'', apparentemente simile al modello di derivazione [[Austin Motor Company|Austin]], ma in realtà frutto di un progetto nuovo. La ''3/20'' fu quindi la prima autovettura interamente progettata e costruita dalla Casa dell'Elica, segno dell'emancipazione della produzione automobilistica da qualsiasi altro costruttore. La ''3/20'' venne carrozzata nello stabilimento [[Daimler-Benz]] di [[Sindelfingen]], una curiosità che in realtà trovava le sue ragioni in un accordo fra la Casa di Stoccarda e quella di Monaco stipulato allo scopo di ottimizzare le reti di vendita e assistenza, ma che in effetti vedeva tra le varie opzioni anche la possibilità di usufruire delle linee di montaggio di Sindelfingen, tradizionalmente adibite dalla Daimler-Benz all'assemblaggio delle carrozzerie.
[[File:BMW 328 Roadster white vr.jpg|thumb|left|La [[BMW 328]], la prima vettura di grande successo della casa bavarese.]]
Nel [[1933]], con l'arrivo del nuovo responsabile del settore tecnico [[Fritz Fiedler]], l'azienda bavarese passò alla produzione del primo motore a sei cilindri ad alte prestazioni e del primo modello di vettura di classe superiore, la [[BMW 303|303]], che venne equipaggiata con un motore da 1173 [[Centimetro cubo|cm³]] e 30 [[Cavallo vapore|CV]]. In questa vettura inoltre comparve per la prima volta il classico modello del radiatore anteriore a forma di reni affiancati che diverrà tipico di tutte le auto BMW<ref name="EA98" />. Negli anni seguenti la BMW sviluppò la sua produzione di modelli di classe elevata come la [[BMW 320]] e la [[BMW 326|326]], due modelli con i quali la Casa dell'Elica lanciò per la prima volta la sua sfida alla [[Mercedes-Benz]] nel settore delle auto di prestigio, una rivalità assai accesa anche oggigiorno. Ma la prima vettura veramente innovativa che diede prestigio alla giovane azienda bavarese e ne dimostrò l'elevata capacità tecnica e ingegneristica fu il modello [[BMW 328|328]], equipaggiato con un moderno motore con testata in lega leggera e valvole a V<ref name="EA98"/>. La BMW ''328'' inoltre era dotata di grandi qualità dinamiche e fece crescere la fama della BMW come marchio sportivo; la nuova auto ottenne numerose vittorie nelle competizioni agonistiche, tra cui l'edizione della [[Mille Miglia]] del 1940<ref name="EA98"/>. La BMW ''328'' venne costruita in 462 esemplari e divenne una vettura assai apprezzata tra gli esperti e gli appassionati di auto sportive d'epoca<ref name="EA98"/>.
Ma il mondo ormai stava guardando con preoccupazione a una situazione politica più che allarmante: il regime di [[Adolf Hitler]] stava facendo progressivamente precipitare la situazione fino al punto di non ritorno. La corsa agli armamenti, in quella fine di anni '30, era già cominciata. Si era già alla vigilia dell'Olocausto: il [[1º settembre]] [[1939]] Hitler invase la [[Polonia]] dando così il via alla [[seconda guerra mondiale]].
=== BMW durante la seconda guerra mondiale ===
[[File:1939 battle reenactment during the VII Aircraft Picnic in Kraków (153) (cropped).jpg|thumb|La motocarrozzetta ''R75'', utilizzata per scopi militari durante la seconda guerra mondiale]]
Durante il periodo della [[seconda guerra mondiale]] la BMW partecipò allo sforzo bellico della [[Germania nazista]] come gran parte delle aziende tedesche. La dirigenza del complesso militare-industriale del [[III Reich]] commissionò alla BMW la produzione di numerosi veicoli militari, tra cui la realizzazione di una delle più classiche [[motocarrozzetta|motocarrozzette]] della storia, la [[BMW R75|R75]]. Vennero prodotte anche autovetture, ma dall'inizio della guerra, il regime nazista ne vietò la vendita a privati, per cui la produzione si protrasse con il contagocce: dall'inizio del [[1940]] fino all'autunno dello stesso anno vennero vendute solo 201 autovetture.
[[File:BMW 801 engine.JPG|thumb|Il [[motore radiale]] [[BMW 801]] che equipaggiò molti aerei da guerra tedeschi durante la [[seconda guerra mondiale]].]]Ma soprattutto, la Casa dell'Elica si impegnò nello sviluppo e produzione in massa di motori aeronautici: per incrementare tale produzione, già nel 1939 la BMW acquisì lo stabilimento berlinese della ''[[Brandeburgische Motorenwerke]]'', fino a quel momento appartenuta al gruppo Siemens. Da quel momento e fino alla fine della guerra i tre stabilimenti BMW arrivarono a produrre alcune decine di migliaia di motori aeronautici, sempre sotto l'egida della ''BMW Flugmotorenbau''. Fra i vari motori prodotti dalla BMW in quel periodo vi fu il famoso motore radiale [[BMW 801]] a 14 cilindri che venne montato a partire dal 1941 sull'eccellente caccia [[Focke-Wulf Fw 190]]<ref>A. Price, ''I grandi caccia della II GM a confronto'', p. 56.</ref>. Il motore era compatto e potente; raffreddato ad aria da una ventola a 12 pale, era equipaggiato con un [[Compressore centrifugo|compressore a due stadi]] e forniva 1.600 [[Cavallo vapore britannico|HP]] al decollo e 1.440 HP a 5.700 di altitudine. Il caccia Fw 190 grazie a questo motore aveva prestazioni formidabili e nel periodo 1942-1943 si dimostrò superiore agli aerei avversari<ref>A. Price, ''I grandi caccia della II GM a confronto'', pp. 56 e 78-81.</ref>. Il motore BMW ''801'' equipaggiò durante la seconda guerra mondiale anche molti altri aerei della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], tra cui alcune versioni dei bombardieri [[Heinkel He 177 Greif]], [[Junkers Ju 88]], [[Junkers Ju 188]], [[Junkers Ju 290]] e [[Messerschmitt Me 264]]; venne anche progettata una variante con motori BMW 801 dei giganteschi aerei da trasporto [[Messerschmitt Me 323]]. Un altro motore aeronautico, considerato il massimo all'epoca per livello tecnologico, fu il [[BMW 003]], uno dei primi [[motore a reazione|motori a reazione]].
Durante la seconda guerra mondiale la BMW, come le altre grandi industrie tedesche, impiegò numerosi lavoratori stranieri trasferiti forzatamente in Germania e sfruttò ampiamente la manodopera praticamente gratuita fornita dal sistema dei [[campi di concentramento]] diretti dall'apparato militare e amministrativo delle [[SS]]; in particolare negli stabilimenti di Monaco, impegnati nella produzione dei motori aerei, nel settembre 1944 lavoravano circa 16.600 lavoratori stranieri, di cui una parte provenivano da un campo di prigionieri di guerra e alcuni anche dalla sezione di [[Allach (campo)|Allach]] del [[campo di concentramento di Dachau]]<ref>A. Tooze, ''The wages of destruction'', p. 519.</ref>. Le fabbriche a Eisenach, [[Abteroda]] e [[Neunkirchen (Saarland)|Neunkirchen]] impiegavano ugualmente detenuti e lavoratori coatti<ref>W. Sofsky, ''L'ordine del terrore: il campo di concentramento'', pag. 272, Laterza, 1995.</ref>.
La produzione bellica della BMW subì un grosso rallentamento quando lo stabilimento ''BMW Flugmotorebau'' di Eisenach venne distrutto dai bombardamenti alleati. Le autorità militari tedesche si premunirono per tempo facendo trasferire parte della produzione in altri stabilimenti minori che non erano mai appartenuti alla BMW, ma dove di fatto la Casa dell'Elica dovette far traslocare parte delle linee di montaggio. In questo modo, alla produzione bellica BMW parteciparono anche i piccoli stabilimenti di [[Immenstadt im Allgäu|Immenstadt]], [[Kempten]], [[Kaufbeuren]], Allach e Oberwiesenfeld, situati in luoghi meno visibili da parte delle forze alleate. Ma anche tali attività nascoste vennero scoperte e bombardate.
=== Il secondo dopoguerra e la grave crisi della BMW ===
[[File:BMW 340 1950.jpg|thumb|left|Una [[BMW 340]]]]
Con il cessare delle ostilità, si aprì un periodo di grandi difficoltà: gli impianti rimasti in piedi dovettero essere in buona parte riconvertiti alla produzione civile. Ciò fu imposto dagli alleati in modo da non tornare a fabbricare motori per aerei, produzione che avrebbe contrastato con la volontà di impedire il riarmo tedesco. Il direttivo BMW nell'immediato dopoguerra fu costituito in sostanza da un triumvirato composto da Kurth Donath, Hanns Grewening e Heinrich Krafft. Il rilancio della Casa bavarese si fondò inizialmente sulla produzione di motociclette, che consentirono alla BMW di ottenere le prime boccate di ossigeno. A spingere in questa direzione fu il responsabile della vigilanza interna allo stabilimento di Allach, Georg Meier, già vincitore del Tourist Trophy 1939 in sella a una motocicletta BMW. Ma ciò non bastò: fu necessario tornare alla produzione automobilistica.
Ciò si rivelò però molto difficile, poiché al termine del conflitto le autorità [[Unione Sovietica|sovietiche]] presidiarono la zona orientale della Germania (da cui poi sarebbe nata la [[Germania Est]]). Quella zona comprendeva la città di [[Eisenach]], dove la Casa tedesca costruiva abitualmente le proprie automobili. Dei due stabilimenti presenti a Eisenach, solo quello destinato alla produzione automobilistica uscì indenne dai bombardamenti: esso venne posto sotto il controllo della società statale sovietica ''Avtovelo'', che cominciò a produrre abusivamente modelli BMW con marchio BMW, sulla base dei progetti ritrovati nello stabilimento espropriato. Di questo periodo furono alcune riproposizioni di [[BMW 321]] e [[BMW 326|326]], più un modello semi-inedito, la [[BMW 340]], nata sul telaio della ''326'', ma con carrozzeria profondamente rivisitata, specie nel frontale. Dopo alcune vicissitudini legali la BMW ottenne di far costruire le vetture di Eisenach con un altro marchio. Fu così che nacque la [[EMW (automobili)|EMW]] (Eisenacher Motorwerke). Ma la BMW si ritrovò comunque impossibilitata a produrre autovetture: lo stabilimento di Monaco di Baviera aveva fino a quel momento ospitato le linee di montaggio motociclistiche ma non aveva mai prodotto una sola automobile. Vi furono lamentele tutt'intorno alla BMW (potenziale clientela, concessionari, ecc) che tentavano di spingere la Casa bavarese verso una ripresa della produzione automobilistica, ma i vertici BMW respinsero sempre la richiesta. Le uniche risorse finanziarie con le quali tentare di riavviare la produzione automobilistica furono date solo dalle vendite delle motociclette (che riscossero fra l'altro un buon successo nell'immediato dopoguerra) e dagli introiti relativi allo stabilimento di Allach, affittato dalle autorità statunitensi come magazzino di ricambi e officina per la riparazione dei propri mezzi militari. Furono tentate trattative con la francese [[SIMCA]] per la produzione su licenza, accordi mai giunti a buon fine, e si tentò di progettare ex-novo una vettura di piccola [[cilindrata]], ma anche in questo caso, senza che il progetto giungesse a maturazione: troppo costoso sviluppare un progetto del tutto inedito, anche se relativo a una piccola vettura.
L'unica soluzione rimasta a disposizione della BMW fu quella di "raschiare il secchio" di casa propria e racimolare quanto più poteva nel proprio stabilimento di Monaco, adibito alla produzione di moto e quindi con poco materiale relativo alla produzione automobilistica. Ma alla fine saltò fuori il progetto relativo al motore da due litri già utilizzato sotto il cofano della ''326''. E per fortuna vennero in qualche modo recuperati anche gli stampi relativi ai componenti del motore. Fu da questi ritrovamenti che partì il progetto sfociato poi nel [[1952]] con il lancio della [[BMW 501]], a cui seguì la "gemella" [[BMW 502|502]] con [[motore V8]] progettato e realizzato grazie ai primi proventi derivanti dalla vendita dei primi esemplari di ''501''. Purtroppo, però, tali vendite non raggiunsero un'entità tale da far navigare la Casa dell'Elica in acque tranquille, anzi: la necessità di proporre nuovi modelli si scontrò con le ristrettezze finanziarie per il progetto e lo sviluppo. La sola possibilità rimasta fu quella di acquisire i diritti di produzione di una vettura popolare, o addirittura ultra-economica, da dare in pasto a una popolazione, quella tedesca, che per la maggior parte ancora necessitava di essere motorizzata.
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L'occasione capitò quando al [[Salone di Ginevra]] del [[1954]] fu presentata la [[Iso Isetta]], una [[microvettura]] di progettazione italiana e dalla caratteristica forma a uovo, che per la verità in [[Italia]] stentava con le vendite. Fu l'importatore BMW per la [[Svizzera]] che, notando la piccola vettura, ne parlò con il direttivo BMW a Monaco. I vertici BMW colsero la validità del progetto e, dopo aver acquisito la licenza, cominciarono a produrre la piccola vettura con il marchio BMW. In Germania, l'Isetta, non solo riscosse un buon successo commerciale, superiore alle vendite non proprio convincenti fatte registrare in madrepatria, ma costituì il primo passo nel risollevare le sorti della BMW. Solo il primo passo, però: ancora non si poté parlare assolutamente di salute finanziaria, poiché compiere passi falsi fu ancora facile. Ed infatti, sulla base delle sfortunate quanto costose ''501'' e ''502'' vennero realizzate anche la [[coupé]] [[BMW 503|503]] e la [[roadster]] [[BMW 507|507]], assai affascinanti, ma anch'esse destinate a numeri di vendita non proprio incoraggianti (413 esemplari per la coupé e 252 per la roadster). Nel frattempo, alla ''Isetta'' venne affiancata la [[BMW 600|600]], simile alla piccola [[bubble car]] nell'impostazione della carrozzeria, ma con spazio interno per 4 persone. Lanciata nel [[1957]], essa venne sostituita due anni dopo dalla [[BMW 700]], finalmente una piccola BMW dall'aspetto simile a una vera autovettura, ma dal prezzo assai concorrenziale. Con il lancio della ''700'', la Casa bavarese si emancipò quindi da un segmento di mercato in cui folta era la concorrenza, specie in [[Germania Occidentale]], dove anche la [[Heinkel]] e la [[Messerschmitt (azienda)|Messerschmitt]] proposero microvetture assai valide. I confortanti dati di vendita della ''700'' furono un ulteriore passo verso il risanamento della BMW.
La situazione finanziaria dell'azienda rimaneva però molto critica: sul finire del decennio la crisi apparve irrisolvibile e i dirigenti operativi proposero agli azionisti, nel corso di una drammatica assemblea generale il 9 dicembre 1959, di vendere la società alla [[Mercedes-Benz|Daimler-Benz]]<ref name="EA98"/>. Durante l'assemblea alcuni piccoli azionisti tuttavia si opposero alla vendita e affermarono che c'era ancora la possibilità di ristabilire la solidità finanziaria della BMW; a questo punto la situazione venne risolta dall'intervento di [[Herbert Quandt]], uno dei principali azionisti dell'azienda, che espresse fiducia nelle possibilità di ripresa e decise di ampliare fortemente la sua partecipazione azionaria fino a divenire il titolare della quota maggioritaria del pacchetto e quindi della proprietà<ref>AA.VV., ''Enciclopedia dell'auto'', pp. 98-99.</ref>. L'ascesa della dinastia dei Quandt fu uno dei passi decisivi verso la rinascita della BMW come costruttore di auto di prestigio. Gli eredi di Herbert Quandt sono ancora oggi al timone della BMW.
=== Gli anni '60 e il ritorno allo spirito della BMW ===
[[File:Blackrock, Co Dublin - Ireland (4799982672).jpg|thumb|Una BMW 1600-2]]
Dopo la svolta azionaria che evitò la vendita della società, la BMW, grazie al nuovo proprietario, raggiunse la sua definitiva tranquillità economica ma la ripresa fu comunque difficile e lenta; il buon risultato di vendite della BMW ''700'', autovettura di fascia bassa progettata con l'ausilio dello stilista italiano [[Giovanni Michelotti (designer)|Giovanni Michelotti]], costituì un toccasana per la casa bavarese. Da quel momento la BMW tornò gradualmente a una situazione economica positiva: dopo la BMW ''700'' fu lanciata infatti la [[BMW 1500]], primo modello della serie ''Neue Klasse'', da cui sarebbero poi derivati i modelli della [[BMW Serie 02|Serie 02]]. Entrambi questi modelli costituirono una vera svolta per la Casa bavarese, nel senso che riportarono il marchio dell'Elica nuovamente all'originario spirito della BMW, tanto apprezzato negli anni '30. Entrambi ricostituirono la filosofia del marchio, ma proiettandolo verso il futuro, cosicché anche i modelli che sarebbero giunti dopo avrebbero incarnato molte caratteristiche dei due modelli lanciati nel [[1962]] e nel [[1966]]. Nacquero stilemi destinati a durare a lungo: il frontale inclinato in avanti, l'impostazione sportiveggiante della vettura, ma anche il famoso [[Hofmeister Knick|gomito di Hofmeister]], ossia un particolare disegno del montante posteriore destinato a durare per diversi decenni e che deve il suo nome al designer BMW dell'epoca, ossia [[Wilhelm Hofmeister (designer)|Wilhelm Hofmeister]]. Non solo, ma sia la ''Neue Klasse'' che la ''Serie 02'' ottennero un tale successo da costringere la Casa tedesca a cercare un nuovo stabilimento per aumentare i ritmi di produzione.
[[File:1968bmwglas3000.jpg|thumb|left|Una Glas-BMW 3000 V8]]
La svolta arrivò nel 1966, quando la BMW rilevò per intero il marchio tedesco della [[Hans Glas GmbH|Glas]], dedito fino a quel momento a vetture di fascia bassa e media. La Glas era un costruttore con sede nella città di [[Dingolfing]], sempre in [[Baviera]], che negli anni '50 riuscì a ritagliarsi una buona fetta di mercato grazie al successo che in quel periodo stavano riscuotendo le microvetture, settore nel quale la Glas era presente con la sua vetturetta denominata [[Glas Goggomobil|Goggomobil]]. Ma con l'esaurirsi di tale tendenza del mercato, anche la Glas entrò in crisi e a poco valsero i tentativi di alzare gradualmente il livello di prestigio dei suoi modelli: dalla piccola ''Goggomobil'' si passò a modelli via via sempre più impegnativi fino alla coupé di lusso con motore V8. Nel [[1966]] la BMW rilevò la fabbrica di Dingolfing e i modelli Glas vennero commercializzati con marchio BMW. La Glas avrebbe continuato a costruire autovetture ma con il marchio BMW. Insomma, la Glas sarebbe esistita solo come fornitore di scocche da equipaggiare con meccanica BMW. Ancor oggi, però, i modelli derivanti da tale accordo, pur avendo fatto parte del listino BMW, sono attribuiti alla Glas. Il primo modello nato nel periodo BMW-Glas fu la [[Glas 1600 GT|1600 GT]], una [[coupé]] di fascia medio-bassa venduta con marchio BMW e consistente in una riedizione delle precedenti [[Glas GT|Glas 1300 e 1700 GT]], ma con motore BMW da 1.6 litri. La versione di punta, ossia l'ormai ex-Glas V8, divenne l'antesignana della serie [[BMW E9|E9]], la prima vera coupé di lusso moderna interamente progettata dalla Casa dell'Elica e lanciata nel [[1968]] assieme alla sua versione [[berlina]], ossia la serie [[BMW E3|E3]]. Questo anche perché i modelli BMW-Glas si rivelarono in realtà un insuccesso commerciale e per questo il marchio Glas fu cancellato alla fine degli anni '60 e lo stabilimento di Dingolfing fu smantellato e ricostruito secondo le esigenze della BMW: oggigiorno è ancora attivo e vi vengono prodotte le nuove generazioni della [[BMW Serie 5|Serie 5]] e della [[BMW Serie 7|Serie 7]].
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[[File:BMW-HQ-PLANT-BMWWELT.jpg|thumb|Veduta aerea della [[Torre BMW]] (a destra), dello stabilimento di [[Monaco di Baviera]] e del [[BMW Welt]], in basso a sinistra.
Tra gli [[anni 1970|anni settanta]] e gli [[anni 1980|anni ottanta]], la BMW consolidò sempre più il suo ruolo di costruttore fino ad assumere rilevanza mondiale. Il nuovo presidente dell'azienda divenne nel 1970 [[Eberhard von Kuenheim]] che promosse con pieno successo la crescita tecnologica e produttiva della BMW; von Kuenheim mantenne il ruolo di massimo dirigente della società fino al 1993 ed ebbe un ruolo decisivo nel processo di sviluppo costante a livello globale del marchio bavarese, promuovendo soprattutto il livello qualitativo e ingegneristico dei suoi prodotti. Il [[1972]] vide la nascita della [[M GmbH|Motorsport]], che di lì a pochi anni legherà strettamente con la BMW e firmerà le versioni di punta di ogni modello. Ma soprattutto, nell'ambito di un processo di razionalizzazione della gamma, vide la luce la [[BMW E12|prima generazione della ''Serie 5'']], a cui faranno seguito le varie ''Serie 3'', ''Serie 6'' e ''Serie 7'', solo per citare quelle più vicine dal punto di vista temporale. Nel quadro dei programmi di potenziamento dell'azienda il [[1973]] venne inaugurato il nuovo centro dirigenziale centrale a Monaco nel famoso [[torre BMW|grattacielo ''Vierzylinder'']]<ref>AA.VV., ''Enciclopedia dell'auto'', p. 99.</ref>. Nello stesso anno vide la luce la prima BMW sovralimentata di serie, ossia la ''2002 Turbo'': la soluzione della sovralimentazione mediante [[turbocompressore]] rimarrà però confinata a sporadiche applicazioni per i successivi trent'anni. Invece avrà ripercussioni ben più visibili la [[crisi energetica (1973)|crisi petrolifera del 1973]], anche se la BMW ne avvertirà gli effetti molto meno rispetto ad altri costruttori: se alla fine del 1973 furono prodotte 197.446 autovetture con una forza lavoro pari a 27.737 unità e un giro di affari di oltre 2,6 miliardi di marchi, un anno dopo il personale venne ridotto di quasi 2.000 dipendenti a fronte di circa 8.500 autovetture in meno e di un giro di affari sceso di 118 milioni di marchi. Ma già alla fine del [[1975]] si tornò a salire, e anche con più vigore di prima, visto che il numero di dipendenti, le autovetture prodotte e il giro d'affari si portarono a livelli ben superiori a quelli raggiunti due anni prima. Furono comunque necessari alcuni tagli anche alla gamma BMW: la vittima "eccellente" di questi tagli fu proprio la ''2002 Turbo'', tolta di listino nel novembre [[1974]], a cui fece da contraltare, due mesi dopo, il lancio della ''1502'', versione di base di una ''Serie 02'' ormai prossima al pensionamento, sostituita dalla [[BMW E21|prima generazione della ''Serie 3'']].
[[File:BMW-M1-BMW-Museum.jpg|thumb|left|Una ''M1'', berlinetta sportiva di Casa BMW]]
A quel punto, raggiunta una buona salute finanziaria, le mire della BMW divennero espansionistiche: se in Francia, in Italia e in Belgio venne creata una fitta rete di servizi di assistenza post-vendita, in [[Sudafrica]] venne creato uno stabilimento per l'assemblaggio in loco di modelli BMW e si cercò di rafforzare la presenza della Casa tedesca negli [[Stati Uniti|USA]], uno dei mercati di riferimento per marchi come la BMW e come la sua rivale storica, la Mercedes-Benz. La fine del decennio conobbe altri due acuti recanti il marchio dell'Elica: nell'autunno del [[1978]] venne lanciata la [[BMW M1|M1]], prima BMW di serie a recare la storica "M" della Motorsport di Jochen Neerpasch, che contribuì alla realizzazione di questa inedita berlinetta vestita da [[Italdesign Giugiaro|Giugiaro]] e spinta da un vigoroso 6 cilindri in linea da 3,5 litri e da 277 CV di potenza massima. Fu la prima BMW in grado di competere ad armi pari con certe granturismo nate in [[Emilia-Romagna]] e fin da subito divenne oggetto delle attenzioni dei facoltosi appassionati che potevano permettersene una. In tre anni ne vennero prodotti 460 esemplari. La seconda grande notizia giunse un anno dopo il lancio della ''M1'': nell'autunno del [[1979]], la BMW raggiunse i 3 milioni di autovetture prodotte nel solo secondo dopoguerra.
[[File:Blickachsen-10-Eroeffnung-Stefan-Quandt-2015-HG-789.jpg|thumb|[[Stefan Quandt]], figlio di [[Herbert Quandt]] e possessore, insieme alla sorella [[Susanne Klatten]], del pacchetto azionario più importante della BMW.]]
Gli [[anni 1980|anni '80]] furono caratterizzati da un ulteriore grado di evoluzione tecnologica, o meglio, di completamento sul piano tecnologico, in particolare per quanto riguardava i motori: il decennio si aprì con il debutto della ''M535i'', versione di punta della gamma ''E12'', che fece da apripista per la successiva ''M535i'' derivata dalla [[BMW E28|successiva generazione della Serie 5]], e dalla quale deriverà la primissima [[BMW M5|M5]]. Tutti modelli griffati con la "M" della Motorsport e quindi caratterizzati da una marcata impronta sportiva, che ribadirono una volta di più la filosofia produttiva della Casa dell'Elica. Nel frattempo, venne potenziata la rete di distribuzione e di assistenza in [[Spagna]], mentre si cercò di penetrare in un mercato come quello giapponese. I risultati in [[Giappone]] non si fecero attendere: fra il [[1982]] e il [[1990]] le immatricolazioni aumentarono vertiginosamente fino diventare sei volte quelle registrate durante il primo anno di presenza della BMW nel mercato nipponico. Nel 1982 Herbert Quandt morì, lasciando al figlio [[Stefan Quandt|Stefan]] una cospiscua eredità, fra cui il 17,4% del pacchetto azionario della BMW. Nel settembre del [[1983]] vi fu un altro passo avanti per il completamento della gamma motori: nacque infatti il primo [[motore diesel]] marchiato BMW, un'unità da 2443 [[centimetro cubo|cm³]] sovralimentata mediante turbocompressore e con 115 [[cavallo vapore|CV]] di potenza massima.
Tre anni dopo, lo stesso motore fu proposto anche in versione aspirata con potenza massima di 86 CV. I due motori debuttarono rispettivamente sotto il cofano delle BMW ''524td'' e ''524d'' e furono il frutto di tre anni di studi presso lo stabilimento BMW di [[Steyr]], in [[Austria]], stabilimento inaugurato nel [[1980]]. Nel [[1984]] venne inaugurato un ulteriore nuovo stabilimento a [[Ratisbona]], in modo da far fronte alla sempre crescente richiesta di vetture da parte del mercato. Sempre nello stesso anno, il motore da 3,5 litri già utilizzato per spingere la ''M1'' venne rivisitato ulteriormente e portato da 277 a 286 CV di potenza massima. Così configurato, tale motore finì per equipaggiare la ''M635 CSi'', versione di punta della [[BMW E24|prima ''Serie 6'']]. Vi fu quindi un alternarsi di progressi sul piano tecnologico, ampliamenti delle reti di distribuzione e di assistenza e anche nascite di nuovi stabilimenti, sia per l'assemblaggio delle vetture, sia per la progettazione e lo sviluppo di motori. Ma non solo: altre innovazioni tecnologiche vennero introdotte dalla Casa bavarese in quella metà degli anni '80: nel [[1985]] debuttò infatti la ''325ix'', prima BMW a [[trazione integrale]].
[[File:BMW M3 E30 front 20090514.jpg|thumb|left|La prima generazione della ''M3'']]
La forte spinta della BMW sul piano tecnologico non si esaurì qui, ma anzi, nel [[1986]] vi fu una grossa novità rappresentata dalla prima generazione dell'[[BMW M3|M3]], una berlina sportiva nata sulla base della contemporanea ''Serie 3'' e che con il passare degli anni e delle generazioni finirà per mettere in ombra la stessa ''M5''. La prima ''M3'' fu equipaggiata con un motore specifico, progettato attingendo soluzioni derivate dall'esperienza della Casa bavarese nella [[Formula 1]], dove la BMW aveva debuttato già nel 1982. Intanto, la gamma si espanse ulteriormente con l'arrivo delle nuove versioni scoperte: nel 1985 fu lanciata la ''325i Cabrio'', prima [[cabriolet]] dopo l'uscita di scena della versione "scoperta" sulla base della ''Serie 02''. Due anni dopo, nel [[1987]], debuttò il primo [[motore V12]] della Casa bavarese, un'unità da 5 litri che va a equipaggiare la [[BMW E32|seconda generazione della ''Serie 7'']] e che andò a rafforzare l'immagine di ammiraglia della grossa berlina BMW, in modo da porla sullo stesso piano della contemporanea [[Mercedes-Benz W126|Classe S]], sua rivale naturale. Due anni dopo, nel [[1989]] debuttarono la futuristica [[BMW Z1|Z1]] e la lussuosa [[BMW E31|prima generazione della ''Serie 8'']]. Mentre la prima fu una [[roadster]] su base ''E30'' con contenuti innovativi, come ad esempio le portiere a scomparsa che si aprivano rientrando all'interno della scocca, la seconda novità fu invece una grossa coupé su base ''E32'' che sostituì la prima ''Serie 6'' e alzò l'asticella del livello di prestigio ed esclusività delle coupé BMW, in quanto equipaggiata anch'essa con motori V8 e V12 (ma non più con motori a 6 cilindri).
=== Gli anni Novanta: oltre i confini europei ===
[[File:BMW 850i (3889888473).jpg|thumb|Una BMW ''850i'', sportiva BMW di lusso durante gli anni '90]]
Gli anni '80 si conclusero nel migliore dei modi per la Casa dell'Elica: per la prima volta fu raggiunto e superato il traguardo del mezzo milione di vetture annuo e le vetture vennero richieste da ogni angolo del mondo. I tempi di profonda crisi parvero ormai un lontano ricordo. Non solo, ma già poco tempo dopo la caduta del [[Muro di Berlino]] (novembre 1989) il mercato divenne abbastanza ricettivo anche nell'ormai ex-[[Repubblica Democratica Tedesca|Germania Orientale]] e ciò grazie anche al fatto che la BMW si mosse con lungimiranza insediandosi già nel corso del [[1990]] a [[Dresda]] nell'ex-stabilimento [[Heinz Melkus|Melkus]], dove aprì un centro di assistenza. Sempre nel 1990, venne stipulato un accordo con la [[Rolls-Royce Motors|Rolls-Royce]] per la produzione di motori aeronautici in comune, visto che anche la Casa inglese era da tempo attiva nella produzione di tale tipologia di propulsori. Tale joint-venture, denominata ''BMW Rolls-Royce Aeroengines GmbH'', avrebbe fatto da apripista per la successiva acquisizione del marchio di [[Crewe]] da parte della BMW. Ma ciò sarebbe successo anni dopo. Nel frattempo, in autunno vi fu il debutto sul mercato della [[BMW E36|terza generazione della ''Serie 3'']], con diverse novità sia sul piano stilistico che su quello tecnico. Tale presentazione, riservata solo alla stampa, si tenne presso il circuito francese di Miramas.
La Casa bavarese fu a quel punto una realtà industriale molto in salute dal punto di vista finanziario e le cospicue risorse economiche permisero la progettazione, o meglio, la sperimentazione di tecnologie alternative già in quegli anni. Per questo, al [[Salone di Francoforte]] del [[1991]] venne presentata la [[BMW E1|E1]], una vettura elettrica con ingombri da utilitaria e motore da 44 CV. Tale vettura rimase allo stadio di prototipo, ma fu tra i primi ad aprire la strada alla possibilità di utilizzare la trazione elettrica per l'automobile. Ciononostante, uno dei massimi capolavori di ingegneria di quel periodo firmati dalla BMW fu un V12 da 6,1 litri per 627 CV di potenza massima. Tale motore, peraltro, non venne montato su nessun modello BMW, bensì nell'hypercar [[McLaren F1]], introdotta nel [[1992]]. L'anno seguente, Eberhard von Kuenheim lasciò dopo oltre due decenni il ruolo di massimo dirigente della BMW pur mantenendo l'incarico di responsabile del consiglio di sorveglianza; il nuovo presidente dell'azienda divenne [[Bernd Pischetsrieder]] che mantenne la direzione fino al 1999 sviluppando, non sempre con pieno successo, i programmi di espansione mondiale<ref>AA.VV., ''Enciclopedia dell'auto'', p. 100.</ref>.
[[File:BMWZentrumSC.jpg|thumb|left|Lo stabilimento BMW di Greer, in South Carolina (USA)]]
Nel [[1994]], la Casa bavarese acquisì il [[Gruppo Rover]] dalla [[British Aerospace]] (detentrice dell'80% del pacchetto azionario) e dalla [[Honda]] (che invece possedeva il restante 20% e produceva vetture congiuntamente all'ormai ex-colosso britannico). Sempre nello stesso anno, la BMW inaugurò due stabilimenti nel continente americano: uno in [[Carolina del Sud]], precisamente a [[Greer (Carolina del Sud)|Greer]], non lontano da [[Spartanburg]]. Furono le ''Serie 3'' destinate al mercato USA i primi modelli a uscire dalle linee dello stabilimento BMW statunitense. Il secondo stabilimento BMW oltreoceano fu quello messicano di [[Toluca]], in realtà suddiviso in due impianti, uno per la produzione di autovetture e l'altro per la produzione di motociclette. La volontà di espandere la propria gamma anche in fasce di mercato fino a quel momento inesplorate portò la BMW a lanciare la sua prima vettura di [[segmento C]], ossia la [[BMW Serie 3 Compact|Serie 3 Compact]]. Questo fu uno dei primi flop nella storia della Casa tedesca, in quanto la vettura, derivata direttamente dalla normale ''Serie 3 E36'', mancò di una sua personalità precisa, risultando così semplicemente come una "''Serie 3'' dei poveri", con la sua carrozzeria a due volumi e mezzo che peraltro stava cominciando a riscuotere sempre meno consensi fra il pubblico, a favore invece delle cosiddette carrozzerie hatchback.
[[File:Bernd Pischetsrieder by Stuart Mentiply.jpg|thumb|Bernd Pischetsrieder, CEO della BMW fra il 1993 e il 1999]]
Le mire espansionistiche della BMW in tutto il mondo raggiunsero il massimo del fervore nel [[1995]], quando venne siglato un accordo per l'assemblaggio di motociclette in [[Indonesia]], venne rilevato un centro di design automobilistico negli States, vennero aperti nuovi stabilimenti in Brasile e persino in [[Vietnam]] e venne costituita una rete di vendita nelle [[Filippine]]. Intanto vennero lanciate la nuova roadster [[BMW Z3|Z3]], prodotta anch'essa a Greer, negli USA, e la [[BMW E39|quarta generazione della ''Serie 5'']]. Sempre nel 1995, la collaborazione fra BMW e Rolls-Royce si estese al comparto automobilistico: cominciò quindi la fornitura di componentistica BMW verso lo stabilimento di Crewe e già all'inizio del 1995 venne realizzata la concept car [[Bentley Java]] sfruttando il pianale della [[BMW Serie 8|Serie 8]]<ref>''Auto'', marzo 1995, pag.119, Conti Editore</ref> (il marchio Bentley in quella metà di decenni apparteneva ancora alla Rolls-Royce). Alla fine del [[1996]] vennero prodotte quasi 645.000 vetture a marchio BMW, mentre la ''Z3'' venne proposta anche in una particolare carrozzeria coupé con portellone posteriore verticale, che però non riscosse il successo sperato nonostante la sua indubbia valenza tecnica. Nell'ottobre del [[1997]] cominciarono le trattative fra la BMW e il [[Volkswagen Group|gruppo Volkswagen]],<ref>''Rolls-Royce''. Halwart Schrader, 2009, Giorgio Nada Editore, pag.83</ref> entrambe intenzionate ad acquistare la divisione automobilistica della Rolls-Royce, fino a quel momento di proprietà del gruppo [[Vickers]]. Tali trattative durarono sei mesi, fino al marzo 1998, quando divenne chiaro come queste si sarebbero concluse. Fu però solo nel luglio 1998 che la BMW riuscì effettivamente ad acquisire il marchio della Rolls-Royce, ma inizialmente non poté ottenere i diritti sulla mascotte della Casa inglese (la statuetta denominata "Spirit of Ectasy") e sulla forma del radiatore, che invece vennero ceduti al gruppo VW. Solo alcuni anni dopo, come si vedrà, si riuscì a raggiungere un accordo con la Volkswagen. Tuttavia, il controllo della fabbrica di Crewe passò sotto il controllo del colosso di Wolfsburg, per cui la situazione non fu ancora delle più facili e per questo motivo, per quanto riguarda la Rolls-Royce, si tende storicamente a considerare il periodo fra il 1998 e il [[2003]] come gestito dalla Volkswagen, pur essendo il marchio appartenente alla BMW e pur essendo la Casa bavarese a fornire i propri motori.
[[File:2002 BMW X5 Sport Automatic 4.4 Front.jpg|thumb|left|La ''X5'' fu il primo SUV della BMW e la sua progettazione sfruttò le sinergie con il gruppo Rover]]
Gli anni '90 si conclusero con un ulteriore passo in avanti nella progressiva diversificazione della gamma BMW, questa volta al di fuori delle classiche nicchie di mercato per sconfinare invece nel settore dei [[SUV]] di fascia alta. Le sinergie con il gruppo Rover permisero di creare una base meccanica che miscelava il pianale della contemporanea ''Serie 5'' con la meccanica della [[Land Rover Range Rover|Range Rover]], a quel punto giunta alla sua seconda generazione. Il risultato fu la [[BMW X5|X5]], svelata al [[Salone di Detroit]] del 1999, la capostipite di una famiglia di SUV via via sempre più articolata nel corso degli anni a venire. Sicuramente uno dei risultati di maggior rilievo, assieme alle future generazioni di [[Mini (BMW)|Mini]], fra quelli scaturiti dall'acquisizione del gruppo Rover. Per il resto, infatti, la collaborazione si rivelò decisamente insoddisfacente, tanto che alla fine degli anni '90 si cominciò a cercare un compratore per il gruppo britannico. Tale decisione ebbe anche conseguenze al vertice del gruppo BMW: al CEO Pischetsrieder fu attribuita la responsabilità di aver compiuto un passo falso come quello di aver comprato l'intero gruppo Rover, un'operazione effettivamente fallimentare viste le grandi perdite finanziarie verificatesi sul finire del decennio e del secolo. Fu così che, sempre nel 1999, Pischetsrieder lasciò la guida del gruppo BMW: al suo posto giunse [[Joachim Milberg]]. Assieme a Pischetsrieder si dimise anche Wolfgang Reitzle, responsabile delle vendite e membro del consiglio di amministrazione durante gli anni '90.
=== Il nuovo millennio: diversificazione e razionalizzazione delle sinergie ===
[[File:Helmut Panke.jpg|upright=0.8|thumb|Helmut Panke, CEO della BMW dal 2002 al 2006]]
Restò da risolvere la delicata situazione relativa al gruppo Rover, che durante gli anni '90, nonostante l'appoggio della BMW continuò ad avere bilanci colabrodo: alla fine del 1999 fece registrare una vera e propria emorragia finanziaria, pari a ben un miliardo di marchi.<ref>''BMW'', R.W. Schlegelmilch / H. Lehbrink / J. von Osterroth, 2004, Könemann, pag.33</ref> Il nuovo millennio si aprì quindi con l'avvio della procedura di scorporo e vendita del gruppo Rover. Si è parlato anche di scorporo in quanto non tutto il gruppo venne venduto dalla BMW e non tutta la parte venduta passò a un solo altro compratore. Infatti, la [[Land Rover]] venne venduta alla [[Ford]], mentre il marchio [[Mini (marchio)|Mini]] venne trattenuto dalla BMW che ne intuì le potenzialità commerciali. Il resto del gruppo Rover fu invece raccolto nel gruppo MG Rover e rilevato dal ''Consorzio Phoenix''. Sebbene molti avessero reputato infelice il fatto che il marchio Mini fosse rimasto di proprietà della BMW, occorre precisare che la casa bavarese acquisì conoscenze tecniche per lo sviluppo della piccola Mini, la cui configurazione a [[trazione anteriore]] avrebbe anch'essa giovato positivamente negli sviluppi industriali della BMW nei decenni successivi. Non solo, ma nel momento in cui il gruppo Rover passò di mano era già in fase avanzata il progetto relativo alla nuova generazione della Mini, che avrebbe rimpiazzato quella storica, giunta praticamente quasi del tutto invariata alla vigilia del nuovo millennio dopo quarant'anni di onorata carriera. Tale modello fu frutto di una collaborazione che vide anche la partecipazione del gruppo Rover innanzitutto, ma anche della [[Chrysler]] per quanto riguardava i motori da utilizzare. La Mini che debuttò nel [[2001]] fu inoltre anche uno dei primi frutti di tutta una serie di alleanze che nel corso degli anni seguenti si sarebbero strette fra la BMW e altri costruttori in tutto il mondo.
[[File:Chris Bangle in 2009.jpg|thumb|left|Chris Bangle, capo del design BMW dal 1992 al 2009]]
Sempre nel 2001 vi fu il lancio della [[BMW E65|quarta generazione della ''Serie 7'']], un modello assai discusso, poiché il suo design di rottura, firmato dall'estroso [[Chris Bangle]], scatenò le ire dei detrattori che arrivarono addirittura a raccogliere una serie di firme per richiedere il licenziamento di Bangle stesso. Ciò non avvenne e il responsabile del design BMW continuò la sua attività all'interno del colosso bavarese. Il 2001 fu anche l'anno in cui l'amministratore delegato Milberg lasciò il suo incarico per motivi di salute: tornerà nel [[2002]] con un altro ruolo, ma sempre all'interno del consiglio di amministrazione, Il posto di CEO della BMW venne preso da [[Helmut Panke]]. Contemporaneamente partirono i lavori per una nuova fabbrica BMW a [[Lipsia]]. Nel [[2003]] si concluse invece la delicata trattativa con il gruppo Volkswagen per la questione Roll-Royce. Finalmente la Casa bavarese aveva ultimato un nuovo stabilimento a [[Goodwood]], che avrebbe adibito alla produzione dei futuri modelli Rolls-Royce, liberandosi così dalla dipendenza dallo stabilimento di Crewe, che invece rimase al colosso di Wolfsburg che vi avrebbe assemblato i modelli Bentley. Sempre del 2003 fu anche il lancio del secondo SUV a marchio BMW, ossia la [[BMW X3|X3]], che andò a porsi un gradino più in basso rispetto alla ''X5''. Ed ancora, il 2003 vide la stipula di una joint-venture fra la BMW e la cinese [[Brilliance]], operazione che permise alla Casa bavarese di approdare anche nel mercato della [[Cina]], una scelta quanto mai azzeccata vista la ricettività di tale mercato. Nel [[2004]] venne lanciata la prima vera BMW di segmento C, ossia la [[BMW Serie 1|Serie 1]], destinata a sostituire la sfortunata ''Serie 3 Compact'' nel listino della Casa dell'Elica. Il 2004 fu anche l'anno in cui le sperimentazioni con la tecnologia a [[fuel-cell]], già avviate da qualche anno, si concretizzarono con la [[BMW Hydrogen 7|Hydrogen 7]], una vettura sperimentale realizzata sulla base della contemporanea ''Serie 7'' e alimentata appunto con pile a combustibile. Nel [[2006]] iniziò la collaborazione tra gruppo BMW e il [[gruppo PSA]] per lo sviluppo dei motori benzina che equipaggiano la [[Mini (2001)|Mini]] e diversi modelli del [[gruppo PSA]]. Nello stesso anno, Helmut Panke lasciò l'incarico di amministratore delegato e venne così sostituito da [[Norbert Reithofer]]. Sempre del 2006 fu anche il lancio del primo motore turbo a benzina dopo decenni di assenza dai listini BMW: un'unità da 3 litri con sovralimentazione bi-stadio in grado di erogare fino a 306 CV di potenza. Tale motore debutterà sotto il cofano della [[BMW E90|BMW 335i Coupé]].
[[File:BMW X6-xDrive50i.JPG|thumb|Una delle prime BMW ''X6'']]
Nel [[2007]] venne aperto il [[BMW Welt]], un'area espositiva vicina al Museo BMW e alla stessa fabbrica di Monaco, con negozi, ristoranti e naturalmente la possibilità di ammirare ed eventualmente acquistare una vettura BMW. L'anno seguente vi fu il debutto della [[BMW X6|X6]], una ''X5'' con carrozzeria profilata nella parte posteriore, fino a farle assumere alcune caratteristiche tipiche di una coupé. La crisi finanziaria scoppiata alla fine del [[2008]] venne affrontata dalla Casa bavarese con una certa relativa efficacia, visti i risultati commerciali comunque positivi. Ciononostante, nel secondo decennio del nuovo secolo si rese necessaria una razionalizzazione a livello industriale che portò alla nascita di un'intera serie di famiglie di motori modulari, caratterizzati dalla cilindrata unitaria comune a tutti questi motori e pari a mezzo litro. Tali motori vanno rapidamente a sostituire tutti gli altri motori a benzina e a gasolio prodotti fino a quel momento. Nel frattempo, l'esigenza sempre pressante di contenere i costi di produzione porta all'adozione del pianale Mini anche sui modelli BMW di fascia medio-bassa, e quindi ai SUV compatti [[BMW X1|X1 (serie F48)]] e [[BMW X2|X2]], alle inedite [[monovolume]] della [[BMW Serie 2 Active Tourer|Serie 2 Active Tourer e Grand Tourer]] e alla [[BMW F40|terza generazione della Serie 1]], il cui lancio è stato fissato per il [[2019]]. Per quanto riguarda l'evoluzione della gamma nel nuovo millennio, le stringenti esigenze ambientali portarono dapprima alla nascita di alcune versioni ibride su base Serie 3 e Serie 5, e in seguito alla nascita di modelli elettrici come la [[BMW i3|i3]] e di sportive ibride come la [[BMW i8]]. La progressiva elettrificazione della gamma BMW è uno dei punti cardine del programma produttivo bavarese proprio per via della sempre maggior sensibilità delle istituzioni verso la produzione di vetture a emissioni zero o molto ridotte. Nello stesso periodo, la produzione BMW si orienta molto anche sulla sempre maggior presenza di dispositivi per l'assistenza alla guida, nonché all'interazione fra essi in maniera tale da raggiungere gradualmente il concetto di guida autonoma, sul quale anche altre Case costruttrici, nello stesso periodo (seconda metà degli [[anni 2010|anni '10 del XXI secolo]]), stanno lavorando.
Vale la pena spendere ancora due parole sulla famiglia Quandt, che da molti decenni gestisce e regge le sorti di uno dei colossi automobilistici di maggior spicco nel mondo. La famiglia Quandt ha sempre mantenuto dopo il 1959 il possesso di quantitativo più importante di azioni della BMW esercitando il controllo generale dell'azienda; dopo la morte di Herbert Quandt, la famiglia è stata rappresentata prima dalla moglie [[Johanna Quandt|Johanna Bruhn Quandt]], personaggio di grande prestigio deceduto in tarda età nel [[2015]], e poi dai figli [[Stefan Quandt]] e [[Susanne Klatten|Susanne Quandt Klatte]] che attualmente sono i possessori del pacchetto azionario di maggioranza ed esercitano una importante influenza sulle scelte dei dirigenti operativi.
=== Produzione ===
{{vedi anche|Automobili BMW}}
Oltre ai tradizionali stabilimenti europei tedeschi la BMW produce anche in altri continenti. Sin dagli anni settanta è attiva la produzione in [[Indonesia]] nello stabilimento di [[Giacarta]]. A fine anni novanta è iniziata la produzione di [[BMW X5|X5]] e [[BMW Z3|Z3]] a [[Spartanburg]] negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], in questi stabilimenti del [[Carolina del Sud]] sono state assemblate anche le [[BMW E85|Z4 E85]] fino all'agosto 2008; sempre nel continente americano, in [[Messico]], è attiva la produzione della [[BMW Serie 3|Serie 3]] (a [[Toluca]] per la precisione). La presenza nel continente africano, dove BMW è presente dal 1959 con una fabbrica in [[Sudafrica]] a [[Rosslyn (Gauteng)]] in cui oggi vengono assemblate le Serie 3, è stata rafforzata nel 2003 con la costituzione della [[Bavarian Auto Group]] azienda che produce e distribuisce le vetture BMW in [[Egitto]], attualmente nello stabilimento egiziano di [[October City]] sono assemblate Serie 3, Serie 5, [[BMW Serie 7|Serie 7]] e [[BMW X3|X3]]. {{Chiarire|Di recente}} è iniziata la produzione anche in nuove fabbriche asiatiche, la più importante in [[Thailandia]], lo stabilimento di [[Rayong]] inaugurato nel maggio 2000 in seguito a un investimento di 25 milioni di dollari produce la Serie 5 e Serie 7 e il [[Sport Utility Vehicle|SUV]] X3.
Nel 2003 attraverso la joint venture con il costruttore cinese [[Brilliance]], la Serie 5 e la Serie 3 sono prodotte anche in [[Cina]] a [[Shenyang]]. Dal 2004 è iniziata la produzione della Serie 3 in [[Malaysia]] a Selangor; più recentemente è iniziato l'assemblaggio di queste vetture anche nello stabilimento situato alle [[Filippine]]. Nel 2007 è cominciata inoltre la produzione delle Serie 3 e delle Serie 5 a [[Chennai]], in [[India]] e a [[Karachi]], in [[Pakistan]].
== Caratteristiche peculiari ==
=== Meccanica ===
La produzione BMW si caratterizza da sempre per la propensione alla meccanica di alta qualità e per le elevate prestazioni. Famosi alcuni suoi motori aeronautici come il [[BMW 801]]. Fino a ora BMW non ha mai utilizzato un motore a sei cilindri con configurazione a V (comunemente noti con la sigla V6), prerogativa che la rende uno dei pochi costruttori al mondo che equipaggia correntemente le sue automobili con [[Motore a combustione interna|motori]] a sei cilindri in [[motore in linea|linea]] (noti con la sigla ''L6'') e [[trazione posteriore]], architettura a cui ha legato buona parte dei propri destini per 75 anni. Allo stesso modo le motociclette BMW sono le uniche che utilizzano da decenni propulsori con architettura [[motore boxer|boxer]] a [[motore a cilindri contrapposti|cilindri contrapposti]] e [[giunto cardanico|trasmissioni cardaniche]]. Recentemente ha introdotto la tecnologia "[[Valvetronic]]" che rende superfluo il [[corpo farfallato]] nei motori a [[Ciclo Otto]]. Da qualche anno BMW conduce esperimenti su veicoli alimentati a [[idrogeno]], applicati soprattutto sull'ammiraglia Serie 7, con [[motore a combustione interna|motori a combustione interna]]. Nel [[2004]] è il primo costruttore a proporre un motore a [[ciclo Diesel]] con turbocompressione bi-stadio (tecnologia derivata dai propulsori marini che prevede due o più turbine montate in serie, talvolta di dimensioni differenti come nel caso del propulsore BMW).
=== Design ===
L'aspetto delle automobili BMW è legato ad alcuni celebri stilisti, tra i quali [[Albrecht von Goertz|Albrecht Graf Goertz]], [[Paul Bracq]], [[Claus Luthe]]. Il design BMW annovera anche diverse "matite" italiane ([[Giorgetto Giugiaro]], [[Ercole Spada]]), in particolare l'italiano [[Giovanni Michelotti (designer)|Giovanni Michelotti]] che, tra gli [[anni 1960|anni sessanta]] e gli [[anni 1980|anni ottanta]], ha disegnato molte vetture del marchio, contribuendo più di altri a caratterizzare le moderne BMW. Dal 1992 fino all'inizio di febbraio del [[2009]], la direzione stilistica è stata affidata all'americano [[Chris Bangle]] che ha impresso una svolta decisa alla produzione nonostante le aspre critiche riservate in particolar modo alla [[BMW Serie 5|Serie 5]] e alla [[BMW Serie 7|Serie 7]].
Tra i tratti caratteristici e peculiari del design delle vetture del marchio bavarese vi sono la [[Calandra (veicoli)|calandra]] con mascherina frontale a [[Doppio rene BMW|doppio rene]]<ref>{{Cita web|url=http://www.allaguida.it/articolo/bmw-serie-5-2013-restyling-per-tutta-la-gamma-e-nuovi-motori-foto/64355/|titolo=Bmw Serie 5 2013, restyling per tutta la gamma e nuovi motori [FOTO] {{!}} AllaGuida|sito=www.allaguida.it|accesso=3 febbraio 2017}}</ref> (presente in varie declinazioni su tutti i modelli fin dal [[1933]]), il gomito di [[Wilhelm Hofmeister (designer)|Hofmeister]]<ref>{{Cita web|url=http://www.motorionline.com/2016/10/27/bmw-x2-alla-scoperta-del-nuovo-suv-video/|titolo=BMW X2: alla scoperta del nuovo Suv [VIDEO]|sito=Motorionline.com|data=27 ottobre 2016|accesso=3 febbraio 2017|dataarchivio=4 febbraio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170204171747/http://www.motorionline.com/2016/10/27/bmw-x2-alla-scoperta-del-nuovo-suv-video/|urlmorto=sì}}</ref>, i [[Fanale (veicoli stradali)|gruppi ottici anteriori]] cosiddetti a "''occhi d'angelo''"<ref>{{Cita news|url=http://www.pianetamotori.it/come-realizzare-dei-fari-angel-eyes-136382.html|titolo=Come realizzare dei fari Angel Eyes|pubblicazione=Pianeta Motori|accesso=3 febbraio 2017}}</ref>, i fari posteriori dal disegno a "''L rovesciata''"<ref>{{Cita news|url=http://www.alvolante.it/primo_contatto/bmw-x5-3-xdrive-30d|titolo=Alta guida, prezzo… anche|accesso=3 febbraio 2017}}</ref> e, nelle vetture antecedenti gli anni '90, il frontale a "''muso di squalo''"<ref>{{Cita news|lingua=|autore=|url=http://www.corrieredellosport.it/news/motori/news-motori/2016/05/23-11784221/bmw_2002_hommage_tributo_al_mito_turbo/|titolo=BMW 2002 Hommage, tributo al mito turbo|pubblicazione=|data=|accesso=3 febbraio 2017}}</ref>.
== Le motociclette ==
{{vedi anche|BMW Motorrad}}Divisione nata nel [[1923]] per la produzione di veicoli a due ruote, nel [[2007]] ha ricevuto un cambio di denominazione e una maggiore distinzione rispetto alla produzione automobilistica con la nascita della [[BMW Motorrad]].
== Modelli attuali ==
* [[BMW Serie 1|Serie 1]] ([[BMW F70|F70]])
* [[BMW Serie 2|Serie 2]] ([[BMW G42|G42]], [[BMW U06|U06]] per le varianti ''Active Tourer'' e ''Gran Tourer'' e [[BMW Serie 2 Gran Coupé|F44]] per la variante ''Gran Coupé'')
* [[BMW Serie 3|Serie 3]] ([[BMW G20|G20/G21]])
* [[BMW Serie 4|Serie 4]] ([[BMW G22|G22/G23/G26]])
* [[BMW Serie 5|Serie 5]] ([[BMW G60|G60]])
* [[BMW Serie 7|Serie 7]] ([[BMW G70|G70]])
* [[BMW Serie 8|Serie 8]] ([[BMW G15|G14/G15/G16]])
* [[BMW X1|X1]] ([[BMW U11|U11]])
* [[BMW X2|X2]] ([[BMW U10|U10]])
* [[BMW X3|X3]] ([[BMW G45|G45]])
* [[BMW X4|X4]] ([[BMW G02|G02]])
* [[BMW X5|X5]] ([[BMW G05|G05]])
* [[BMW X6|X6]] ([[BMW G06|G06]])
* [[BMW X7|X7]] ([[BMW X7|G07]])
* [[BMW Z4|Z4]] ([[BMW G29|G29]])
=== Modelli sportivi ===
* [[BMW M2|M2]] ([[BMW M2#M2 G87 (2022-)|G87]])
* [[BMW M3|M3]] ([[BMW M3#M3 G80 (2020-)|G80]])
* [[BMW M4|M4]] ([[BMW M4#M4 G82 (2020-)|G82]])
* [[BMW M5|M5]] ([[BMW M5#M5 G90 (2024-|G90]])
* [[BMW M8|M8]] (F91/F92/F93)
* X3 M
* X4 M
* X5 M
* X6 M
* [[BMW XM|XM]]
===
* [[BMW i4|i4]]
* [[BMW iX|iX]]
* iX3
== BMW e l'attività sportiva ==
Fin dagli anni '30, la BMW non ha mai trascurato l'attività sportiva, specialmente grazie all'impiego della ''328 Roadster'' nelle gare, impiego che si rivelerà ricco di soddisfazioni già a partire dal [[1936]], con la vittoria di categoria all'Eifelrennen, a cui seguì la vittoria alla [[24 Ore di Le Mans]] del 1939, per finire con l'affermazione alla [[Mille Miglia]] del [[1940]], a guerra già iniziata. Durante gli anni '50 furono poche le manifestazioni sportive a cui la BMW partecipò, ma in compenso nel decennio seguente vi fu un gran fiorire e manifestazioni alle quali la Casa di Monaco partecipò sia direttamente, come costruttore, sia indirettamente, e cioè come fornitore di motori oppure con vetture elaborate da preparatori. I successi sportivi del dopoguerra cominciarono già nel [[1960]], quando si decise di impiegare la piccola BMW ''700'' in alcune competizioni di alto livello, come il Campionato Tedesco della Montagna e la Coppa Europea Turismo, dove la vettura conobbe prestigiose affermazioni e vide fra l'altro la partecipazione di vecchie glorie dell'automobilismo sportivo come [[Hans Stuck]], già con notevoli esperienze all'[[Auto Union]] durante gli anni '30.
=== I campionati Turismo e GT ===
Si è già accennato in precedenza all'impronta sportiveggiante data dalla BMW ai suoi modelli a partire dai primi anni '60: in effetti, tali modelli si rivelarono fortemente orientati a un impiego agonistico, come dimostrò anche la partecipazione alle edizioni 1965 e 1966 della [[24 Ore di Spa]], in cui trionfarono rispettivamente [[Pascal Ickx]] e il più famoso fratello [[Jacky Ickx|Jacky]], il primo a bordo di una BMW ''1800 TI/SA'' e il secondo al volante di una ''2000ti''. Si trattava in entrambi i casi di vetture solo leggermente elaborate e quindi non molto distanti dalla configurazione di serie. Notevole anche la vittoria al [[Nürburgring]] ottenuta da [[Dieter Quester]] e [[Hubert Hahne]], al volante di una BMW ''2002'', vittoria valida per il [[Campionato Europeo Turismo]]. Del potenziale delle berline BMW di quel periodo si accorsero alcuni preparatori particolarmente competenti e attivi. Fra questi vi furono l'[[Alpina (azienda)|Alpina]] di Burkard Bovensiepen, che divenne uno dei più noti preparatori di BMW, spesso ottenendo risultati più che soddisfacenti in campo sportivo. A partire dal decennio seguente, il marchio di [[Buchloe]] sarebbe divenuto anche un piccolo costruttore, famoso per proporre modelli BMW con allestimenti particolarmente ricchi e con motori particolarmente potenti, ma commercializzati con marchio Alpina. L'Alpina troverà di lì a pochi anni un collaboratore prezioso nella preparazione di una BMW ''3.0 CSL'': tale collaboratore fu Jochen Neerpasch, che da poco aveva aperto la sua attività specializzata in elaborazioni di BMW, ossia la [[BMW M|Motorsport]], che anni dopo donerà la sua iniziale alle versioni più spinte della gamma BMW, dando vita in primis ai modelli [[BMW M3|M3]], [[BMW M5|M5]] e ad altri modelli di punta inseriti nella gamma ufficiale della Casa, ma soprattutto utilizzati in buona parte anche nelle competizioni sportive. Altro preparatore strettamente legato alla BMW fu la [[Schnitzer Motorsport|Schnitzer]], nata come officina elaborazioni solo nei tardi anni '60, ma esistente già oltre trent'anni prima come officina [[Opel]] e autoscuola. Di rilievo le partecipazioni della BMW ai campionati Turismo e ai campionati FIA GT, a cui presero parte, e prendono parte tutt'oggi, vetture elaborate dalla Motorsport o anche dalla Schnitzer.
=== Il campionato europeo della montagna ===
Le cronoscalate furono un'altra specialità automobilistica in cui la BMW non mancò di brillare di luce propria, in particolare nel periodo compreso tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70. Nel 1968 va infatti segnalata la vittoria di [[Ernst Furtmayr]] al campionato europeo della montagna nella categoria Turismo, al volante di una ''2002ti''. Lo stesso pilota bissò il successo l'anno seguente, sempre a bordo di una ''2002ti'', ma trionfò anche nell'edizione 1970, sebbene stavolta fosse a bordo di una BMW ''2800 CS''. all'edizione 1971 del campionato europeo della montagna fu invece lo svizzero [[Walter Brun]] a portare al successo la sua ''2800 CS''.
Dopo una lunga pausa, negli anni '80 la BMW tornò a vincere nel campionato europeo della montagna, dove partecipò sia con le proprie vetture, sia come fornitore di motori per vetture iscritte nella categoria ''Rennwagen'', cioè spesso con prototipi realizzati ad hoc. Nel 1983 e nel 1984 fu [[Rolf Göring]] a trionfare con la ''M1'' nella categoria riservata alle vetture derivate dalla produzione di serie. L'anno seguente, nella stessa categoria fu invece il francese [[Francis Dosières]] a vincere, mentre nella categoria prototipi la vittoria andò a [[Mauro Nesti]] su [[Osella Corse|Osella PA9]] motorizzata BMW. Notevole la "cinquina" ottenuta fra il 1989 e il 1993 dalla ''M3'': in quattro di queste edizioni fu ancora Francis Dosières a conquistare la vittoria, mentre nell'altra edizione, quella del 1991, il primo posto andò allo spagnolo [[Inaki Goiburu]], con Dosières subito dietro. Ed ancora meritano di essere ricordate le dieci vittorie ottenute sempre al campionato europeo della montagna fra il 1995 e il 2006: con l'eccezione delle edizioni 1996 e 2002, negli altri anni, la vittoria andò sempre a una ''M3'', che durante quegli annivenne conquistata dal ceco [[Otakar Krámský]] (1995, 1997 e 1998), dal croato [[Niko Pulic]] (1999, 2000 e 2001) da [[Robert Senkyr]] (2003 e 2004), sempre di origine ceca, e dal tedesco [[Jörg Weidinger]] (2005 e 2006). Degne di nota anche le vittorie di altri prototipi motorizzati BMW, come il primo posto ottenuto nel 1989 dalla Lola T298, e le vittorie di vari prototipi Osella motorizzati BMW nelle edizioni 1993, 1999, 2000, 2001, 2004 e 2005.
=== Gli exploit in Formula 2 ===
Non va trascurata neppure l'attività della Casa di Monaco nel [[Campionato europeo di Formula 2]], un ambito in cui la BMW fu presente fin dal 1969, sebbene solo come fornitore di motori (tranne nei primissimi frangenti): i primi risultati di un certo rilievo furono un quarto e un terzo posto ottenuti da [[Dieter Quester]] nel 1970 su [[BMW 270]] e nel 1971 su [[March Engineering|March 712M]] motorizzata BMW. Dal 1971 la Casa dell'Elica avrebbe solamente fornito i suoi motori. Nel 1973 arrivò anche la vittoria con la March-BMW del francese [[Jean-Pierre Jarier]]. E nei due anni seguenti andò ancora meglio: il 1974, con [[Patrick Depailler]] e [[Hans-Joachim Stuck]] che conquistarono i primi due posti su March-BMW, mentre al terzo posto giunse un'altra March-BMW, pilotata da [[Jacques Laffite]], ma appartenente alla scuderia [[BP Racing France]]. Il 1975 vide la stragrande maggioranza dei piloti partecipare con vetture motorizzate BMW: solo poche montavano ancora motori [[Ford]]. Fu Laffite a conquistare in questo caso la vittoria, al volante di una [[Martini (automobilismo)|Martini]]-BMW, mentre al secondo e terzo posto giunsero invece [[Patrick Tambay]] e [[Michel Leclère]], entrambi su March-BMW. Notevoli anche le vittorie conquistate all'Europeo di Formula 2 nelle edizioni 1978, 1979 e 1982, rispettivamente da [[Bruno Giacomelli]] (su March-BMW), [[Marc Surer]] (BMW Junior-Team) e [[Corrado Fabi]] (ancora su March-BMW).
=== BMW e la Formula 1 ===
{{Vedi anche|BMW in Formula 1}}
Le prime partecipazioni non ufficiali della BMW in Formula 1 sono da ricercarsi già negli [[anni 1950]] e [[anni 1960]], senza tuttavia risultati di rilievo; la miglior prestazione fu ottenuta da [[Hubert Hahne]], 10º al [[Gran Premio di Germania 1968]] con una [[Lola Racing Cars|Lola]] motorizzata BMW. Maggiori soddisfazioni arrivano negli [[anni 1980]], e nel [[Campionato mondiale di Formula 1 1983|1983]] [[Nelson Piquet]] vince il campionato del mondo al volante della sua [[Brabham]]-BMW turbo: fra l'altro, il brasiliano e la sua squadra hanno la soddisfazione di svettare per primi nella nuova era della [[Turbocompressore|turbocompressione]]. La potenza sviluppata dal propulsore bavarese arrivò a superare i 1300 [[Cavallo vapore|CV]] ma solo nelle qualifiche. Dal [[Campionato mondiale di Formula 1 2000|2000]] al [[Campionato mondiale di Formula 1 2005|2005]] la casa bavarese ha partecipato alla massima serie in veste di fornitore della celebre scuderia [[Williams F1|Williams]], vincendo dieci [[Gran Premio di Formula 1|Gran Premi]].
La BMW ha militato nel [[Campionato mondiale di Formula 1]] dalla stagione [[Campionato mondiale di Formula 1 2006|2006]] con un team proprio, la [[BMW in Formula 1|BMW Sauber]]. I suoi colori sono gli storici bianco-azzurro BMW. L'8 giugno 2008 ha vinto in [[Gran Premio del Canada 2008|Canada]], grazie al pilota polacco [[Robert Kubica]], il suo primo Gran Premio come costruttore al 100%; nell'occasione coglie anche la doppietta grazie al secondo posto del pilota tedesco [[Nick Heidfeld]]. Il 29 luglio 2009 la BMW annuncia ufficialmente il ritiro dalle attività sportive in Formula 1 alla fine della stagione [[Campionato mondiale di Formula 1 2009|2009]].<ref>{{Cita news|lingua=en|url=http://www.pitpass.com/fes_php/pitpass_news_item.php?fes_art_id=38589|titolo=Official: BMW leaves F1|pubblicazione=pitpass.com |giorno=29 |mese=07 |anno=2009 |accesso=29 luglio 2009}}</ref>
== Note ==
<references />
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* [[BMW H2R]]
* [[Einheits-PKW]]
* [[
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web | 1 = http://www.bmw-grouparchives.com/ | 2 = Archivio storico BMW | accesso = 9 gennaio 2007 | dataarchivio = 17 marzo 2022 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20220317154758/https://www.bmw-grouparchives.com/ | urlmorto = sì }}
{{BMW}}
{{aziende DAX 30}}
{{Case automobilistiche tedesche dal 1919 al 1945}}
{{Case automobilistiche tedesche dal 1945}}
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{{Portale|aziende|automobili}}
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[[Categoria:Aziende coinvolte nell'Olocausto]]
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