Pandosia Bruzia: differenze tra le versioni

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{{C|dalla sintassi alle affermazioni poco ortodosse e prive di fonti, la voce è completamente da rivedere|Calabria|gennaio 2012}}
{{Nota disambigua|altre città con lo stesso nome|[[Pandosia]]}}
{{F|Calabria|gennaio 2012}}
'''Pandosia nel Bruzio''' è un'antica città citata dagli storici antichi e situata nei pressi dell'attuale [[Castrolibero]], o più probabilmente nell'attuale territorio della città di [[Acri (Italia)|Acri]]. Pandosia viene descritta dallo storico [[Strabone]] (VI 1,-5) quale antica capitale del popolo degli [[Enotri]], dovette quindi essere un centro importante tra l'età del Bronzo e quella del Ferro citazione (''La Magna Grecia'', Guida Archeologica Laterza), in età più recente è ricordata perché presso il fiume [[Acheronte]], che scorreva nelle sue vicinanze, fu assassinato il [[re d'Epiro]] [[Alessandro il Molosso]] (''Magna Grecia'', edizioni Guide Archeologiche Laterza pag. 64).
Nel centro storico come nel territorio della città di Acri notevoli ritrovamenti archeologici analizzati al carbonio 14 hanno evidenziato la costante frequentazione del territorio a partire dal Pre-Eneolitico fino all'Eta del Ferro, inoltre successive scoperte mostrano la frequentazione fino all'Età Classica.
 
== Fonti numismaticheantiche ==
'''Pandosia Bruzia''' è un'antica città del [[Bruzio]], citata dagli storici antichi e di incerta identificazione.
* [[Aristotele]]{{citazione necessaria}} dice che Pandosia si trovava a sei ore di cavallo dal mare (Non lo dice Aristotele, ma U. Nisticò, in Storia della Calabria, pag. 11).
* [[Tito Livio]]<ref>Tito Livio, [[:wikisource:la:Ab_Urbe_Condita_liber_VIIIAb Urbe Condita liber VIII|''ab Urbe condita'', VIII, 24]]</ref>, narrando le vicende di [[Alessandro I d(re dell'Epiro)|Alessandro il Molosso]], descrive il suo insediarsi su tre elevazioni vicine al fiume [[Acheronte]], nei pressi della città di Pandosia, che si trovava a sua volta presso i confini tra le terre dei [[Lucani]] e dei [[Bruzi]]. Da Tito Livio abbiamo la conferma che Pandosia si trovava nei pressi di Cosenza. In un passo successivo<ref>[[:wikisource:la:Ab_Urbe_Condita_liber_XXIXAb Urbe Condita liber XXIX|''ab Urbe condita'', XXIX, 38]]</ref> cita la spontanea sottomissione di ''CosentiaConsentia'' e Pandosia ai [[Repubblica romana|Romani]] nel [[204 a.C.|204]]-[[203 a.C.]].
* [[Strabone]]<ref>Strabone, ''Geographia'', 6.1.5</ref> la colloca nei pressi di ''CosentiaConsentia'' ([[Cosenza]]) e la descrive come una città fortificata, e da valide difese naturali, riportando la notizia che un tempo fosse stata capitale degli [[Enotri]]. Presso la città venne ucciso nel [[331 a.C.|331]]-[[330 a.C.]] Alessandro il Molosso. La città occupava tre colline e vi scorreva nei pressi un fiume con lo stesso nome dell'[[Acheronte]]. Il nome stesso è fin dall'antichità attribuito ad un fiume situato a Castrolibero. Parimenti il fiume Mucone che nasce dai gioghi della Sila e passa per Acri viene identificato come Acheronte.
* [[Stefano di Bisanzio]]<ref>Stefano di Bisanzio, "De Urbis et Populis". (''..Pandosia castellum Brettiorum munitum tres vertices habens circa quod Alexander oetulus perit ab hujsmodi oroculo decepts:Pandosia tre colles habens, multum aliquando populum perdes...'').</ref>, nel [[V secolo,]], cita Pandosia come città dei [[Bruzi]], fortificata e con tre "''vertices''", e ricorda che vi perse la vita Alessandro il Molosso.
 
== Fonti antichenumismatiche ==
*[[Aristotele]]{{citazione necessaria}} dice che Pandosia si trovava a sei ore di cavallo dal mare.
 
*[[Tito Livio]]<ref>Tito Livio, [[:wikisource:la:Ab_Urbe_Condita_liber_VIII|''ab Urbe condita'', VIII, 24]]</ref>, narrando le vicende di [[Alessandro I d'Epiro|Alessandro il Molosso]], descrive il suo insediarsi su tre elevazioni vicine al fiume [[Acheronte]], nei pressi della città di Pandosia, che si trovava a sua volta presso i confini tra le terre dei [[Lucani]] e dei [[Bruzi]]. In un passo successivo<ref>[[:wikisource:la:Ab_Urbe_Condita_liber_XXIX|''ab Urbe condita'', XXIX, 38]]</ref> cita la spontanea sottomissione di ''Cosentia'' e Pandosia ai [[Romani]] nel [[204 a.C.|204]]-[[203 a.C.]].
 
*[[Strabone]]<ref>Strabone, ''Geographia'', 6.1.5</ref> la colloca nei pressi di ''Cosentia'' ([[Cosenza]]) e la descrive come una città fortificata, riportando la notizia che un tempo fosse stata capitale degli [[Enotri]]. Presso la città venne ucciso nel [[331 a.C.|331]]-[[330 a.C.]] Alessandro il Molosso. La città occupava tre colline e vi scorreva nei pressi un fiume con lo stesso nome dell'[[Acheronte]].
 
*[[Stefano di Bisanzio]]<ref>Stefano di Bisanzio, "De Urbis et Populis". (''..Pandosia castellum Brettiorum munitum tres vertices habens circa quod Alexander oetulus perit ab hujsmodi oroculo decepts:Pandosia tre colles habens,multum aliquando populum perdes...'').</ref>, nel [[V secolo,]] cita Pandosia come città dei [[Bruzi]], fortificata e con tre "''vertices''", e ricorda che vi perse la vita Alessandro il Molosso.
 
==Fonti numismatiche==
{{Vedi anche|Monetazione di Pandosia}}
 
Agli inizi del [[V secolo a.C.]] furono coniati [[Statere|stateri]] con lo stesso tipo della città di [[Crotone]], alla quale Pandosia era forse sottoposta. Simili monete furono emesse anche da Crotone con [[Sibari]] e con [[Temesa]].
 
Un secondo statere emesso nel [[435 a.C.|435]]-[[425 a.C.]] dalla sola Pandosia, riporta sul verso il dio del fiume [[Crati]]. Agli inizi del [[IV secolo a.C.]] si riferiscono uno statere, una [[dracma]] e un [[triobolo]] emessi dalla sola Pandosia.
 
== L'identificazione della città ==
Dai resoconti delle fonti antiche sappiamo che la città si trovava presso un fiume che aveva all'epoca il nome di Acheronte, che era al confine tra Bruzi e Lucani e vicina a Cosenza
 
*[[Dai resoconti delle fonti antiche si evince che la città si trovava presso un fiume che aveva all'epoca il nome di Acheronte, che era al confine tra Bruzi e Lucani. È stata l'antica capitale dei re Enotri, situata nell'interno, era annoverata a mezza strada tra Sibari e Temesa, un po' sopra a Cosenza. Talora posta tra le città del Tirreno, o in quelle del versante Jonico. Citate nella Pariegesi di Pseudo-Scimmo vv . 326-329: nel Pseudo Scilace e ciatata semplicemente fra le città greche e lucane. Attualmente le evidenze e i ritrovamenti archeologici più prominenti situano Pandosia nei pressi dell'attuale città di Acri o nei pressi dell'attuale città di Castrolibero]].<ref>Castrolibero e Marano Principato nel [[XIX secolo]] costituivano un unico comune, con il nome di "Castelfranco". Gli attuali comuni di Castrolibero, [[Marano Marchesato]] e [[Marano Principato]] hanno costituito nel [[1998]] l'"Unione Pandosia".</ref>: dista pochi chilometri da Cosenza pochinei chilometripressi concordandodi Castrolibero e sembra concordare con il racconto liviano della fine di Alessandro il Molosso, secondo il quale parte del suo corpo, straziato dai nemici, venne trasportato a Cosenza ovviamente a dorso di mulo. La città di Cosenza doveva essere molto vicina tenuto conto dei mezzi di trasporto di allora. Castrolibero fu inizialmente una fortezza (Castelfranco e prima ancora Pandosia) situata nelnei territoriotenimenti di [[Mendicino]]<ref>. I centri storici dei comuni di Mendicino e di Castrolibero, che confinano tra loro, si trovano a pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro.</ref>, doveIn nelun XIIIdocumento sec.del 1267 d.C.(''inIn tenimento Mendicini'') si trovava il casale di "Pantosa", citato(infatti inall'epoca unil documentocomplesso delPantosa-Castelfranco [[1267]]faceva parte dei tenimenti di Mendicino). Il documento venne emanato in Viterbo, l'8 febbraio del 1267, decima indizione, da [[papa Clemente IV]]{{citazione necessaria}}. In un altro documento del [[1278]] (documenti della cancelleria Angioina) il toponimo è indicato indifferentemente come "Pantose" o "Pandose", indicando una possibile sopravvivenza del nome dell'antica città di Pandosia. Nel [[1412]] il casale di Pantosa risulta disabitato (<ref>Pergamena n.57 dell'Archivio Sanseverino di Bisignano nell'Archivio di Stato di Napoli).</ref> in edquanto era stato abbandonato a favore di Castelfranco. LaA conferma della identità Castelfranco=Pandosia, la chiesa di San Nicola, al confine tra Castrolibero e Marano Principato, viene citata nel [[1545]] (F. Russo, ''Regesto Vaticano per la Calabria'', nn. 18965 e 18976) come ''S. Nicolai de Pantusa de Castrofranco'', la chiesa di San Salvatore, ora Parrocchia nel centro storico di Castelfranco, è citata nel [[1567]] in un doccumentodocumento del ''"notar" Giordano G. Andrea (Cosenza, 6-5-1563) f. 299 come ''Santis Salvatoris de Pantusa''. Quindi Pantosa-Pantusa e Castelfranco erano intimamente legati. A CaselfrancoCastelfranco sono stati rinvenuti, in località "Palazzotto" i resti di strutture difensive e nel [[1877]] vi venne trovata una moneta dell'antica Pandosia <ref>Eugenio Arnon, ''La Calabria Illustrata'' (ristampa Edizioni Orizzonti meridionali, 1995), IV, p.59.</ref>.
 
== Note ==
*[[Acri]] è stata, con non poche forzature ed incoerenze, identificata con Pandosia da alcuni studiosi del [[XIX secolo]] e del [[XX secolo]]<ref>[[Francois Lenormant]], ''Paisage et Historie - La Grande Grecè'', 1881-1884, pp.442-446; Davide Andreotti Loria, ''Storia dei Cosentini, monografia sul nome di Acri'', ''L'avanguardia'', X, nn.3-8, 1895; Ubaldo Valbusa, s.v. ''Acri'', in ''Enciclopedia Italiana Treccani'', Roma 1929 Vol I p.424; Albert Forbiger: ''Handbuch der alten Geographie'', Leipzig 1842, volume III pp.750,776; Francesco Grillo, ''Italia antica e medioevale. Ricerche storiche di geografia storica'', in ''Calabria Nobilisssima'', V, 1951, nn.6-12; 6, 1952, n.21; 7, 1953; Cesare Cantù: Storia Universale Doc. 8, p.218; Leopoldo Pagano "La selva Calabra" ms 27395, bibl. Civ. Cosenza p.11, Giulio Cesare Recupito, "De Vesuviano Incendio Nuntivs", Ivlio Caesare Recupito Neapolitano e Societate Iesusuviana, Neapoli, Ex Regia Egidii Longhi, 1632 (Elenc.FV.C.I.II.25 Invent.6958.Università degli Studi Salerno)</ref>.<br>In scavi condotti negli anni 1999, 2000 e 2002, sono stati rinvenuti i resti di due grossi insediamenti bruzii,con oggetti di uso quotidiano, con fornaci per la fabbricazione della ceramica e resti di ville romane del [[II secolo a.C.]]. Tuttavia Stefano di Bisanzio, nel [[V secolo]], la cita come città della [[Iapigi|Iapigia]], distinta da Pandosia<ref>Gabriele Barrius, "De antiquitate et situ Calabriae", ''apud Iosepheum de Angelis'', Roma [[1571]], V, p. 398.</ref>.
<references/>
 
==Note Bibliografia ==
* Gran parte di queste notizie sono tratte dal saggio di Luigi Bilotto: Ancora su Pandosia in: Luigi Bilotto (a cura di) Cosenza nel Secondo Millennio, Vol. II, anno 2000 Pubblisfera, San Giovanni in Fiore.
<references/>
* La notizia di cui alla nota 6 è tratta da Luigi Bilotto, Cerisano, Castrolibero e Marano Principato dal XIV al XIX secolo, Mendicino Santelli, 1988.
* Citazione tratte da [[Jean Bérard|Jean Berard]], ''La Magna Grecia'', piccola biblioteca, Einaudi, 1973, pag. 152-172.
 
{{Colonie della Magna Grecia}}
[[Categoria:Città antiche]]
{{Portale|archeologia|storia|Calabria}}
[[en:Pandosia (Bruttium)]]
[[Categoria:Città della Magna Grecia]]
[[Categoria:Città anticheitaliche]]
[[Categoria:Città d'Italia scomparse]]