Fuoco fatuo: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua}}
{{F|creature leggendarie|arg2=chimica|dicembre 2014}}
[[File:Tulilautta3.jpg|thumb|upright=1.6|Simulazione di un fuoco fatuo]]
I '''fuochi fatui''' sono fiammelle solitamente di colore blu o celeste che si manifestano a livello del [[terreno]] in particolari luoghi come i [[cimitero|cimiteri]], le [[palude|paludi]] e gli stagni nelle [[brughiera|brughiere]]. Il periodo migliore per osservarli parrebbe essere nelle calde sere d'[[agosto]].
 
Talvolta sono chiamati ''corpi santi'' in analogia a quelli di [[fuochi di Sant'Elmo|sant'Elmo]],<ref>Giulio Amadio, ''Dall'origine delle cose all'origini dei nomi'', vol. II, pag. 60, Montalto delle Marche, Stabilimento tipografico Sisto V, 1944.</ref> ma, a differenza di questi, potrebbe trattarsi di fiammelle derivate dalla [[combustione]] del [[metano]] e del [[fosfina|fosfano]] dovuta alla [[decomposizione (biologia)|decomposizione]] di resti organici: per esempio i corpi umani conservati nelle [[bara|bare]], da cui, non essendo completamente sigillate, può sprigionarsi il metano prodotto dalla decomposizione.<ref>Camille Flammarion, ''[https://books.google.it/books?id=t4AAAAAAMAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=%22fatui%22&f=false Fuochi di Sant'Elmo e fuochi fatui]'', in ''L'atmosfera: descrizione dei grandi fenomeni della natura'', pp. 736-739, a cura di Carlo Pizzigoni, Milano, Fratelli Simonetti, 1874.</ref>
Si tratta di fiammelle derivate dalla [[combustione]] del [[metano]] e del [[fosfina|fosfano]] dovuta alla [[decomposizione (biologia)|decomposizione]] di resti organici.
 
==Miti e leggende==
[[File:Feu follet 2.png|thumb|Dettaglio da un'illustrazione di [[Hermann Hendrich]] della fiaba ''[[Il serpente verde]]'' di [[Goethe]] (1923)]]
Le leggende sui fuochi fatui sono moltissime. Nell'antichità si ritenevano la dimostrazione dell'esistenza dell'[[anima]]. Alcune popolazioni nordiche invece credevano che seguendoli si trovasse il proprio [[destino]].
Gli antichi egizi credevano invece che più una persona era stata "buona" nella sua vita terrena, tanto più il suo Akh (il Luminoso, parte dell'anima di una persona secondo la religione egizia) si illuminava, dando origine a quelli che oggi chiamiamo fuochi fatui.
 
Gli [[antico Egitto|antichi egizi]] potevano forse ritenere che quanto più una persona fosse stata virtuosa nella sua vita terrena, tanto più il suo ''[[Akh (mitologia)|Akh]]'', cioè la partecipazione della sua anima alla [[Luce divina]] secondo la [[religione egizia]], avrebbe potuto illuminarsi, dando origine ai fuochi fatui.<ref>{{cita web|url=http://www.homolaicus.com/storia/antica/egitto2.htm|titolo=Storia dell'Egitto antico|autore=Maria Pace|capitolo=Ka e Ba: la complessa religiosità degli antichi Egizi|anno=2015}}</ref>
== Origine ==
L'origine del fenomeno è tutt'altro che chiarita e ad oggi non esistono prove sulla reale esistenza dei fuochi fatui in natura.<ref>{{Cita web|autore = L. Garlaschelli|url = https://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100073|titolo = Fuochi Fatui, Enciclopedia CICAP|accesso = |editore = |data = 2000}}</ref> Tuttavia, tra le molte ipotesi spicca quella sull'[[ossidazione]] del fosfano e metano, prodotto dalla decomposizione anaerobica del [[carbonio]] organico, che può provocare una luce splendente dovuta a [[chemiluminescenza]].
 
A ogni modo i fuochi fatui, nelle [[cultura popolare|credenze popolari]] occidentali, potevano essere interpretati in genere come la manifestazione degli spiriti dei [[morti]],<ref>Silvano Crepaldi, ''Geografia dell'immaginario'', pag. 148, Lampi di Stampa, 2011.</ref> in particolare di anime [[dannate]] o del [[Purgatorio]],<ref>Carlo Anfosso, ''Il fuoco: storia, teorie, applicazioni'', pag. 162, Treves, 1876.</ref> oppure di bambini non battezzati.<ref>Alfonso Maria Di Nola, ''La nera signora: antropologia della morte'', pag. 180, Newton & Compton, 1995.</ref>
I chimici italiani Luigi Garlaschelli e Paolo Boschetti dell'[[Università di Pavia]] hanno replicato le luci con l'aggiunta di alcune sostanze chimiche di gas prodotto dalla [[fermentazione]] dei composti.<ref> {{en}}{{ pdf}} [http://www.radicalmatters.com/public/eskathon.publishing/library/rmepaas015.luigi.garlaschelli.will.o.the.wisp.2013.pdf L. Garlaschelli, P. Boschetti, ''On the track of the Will-o'-the-wisp''], Èskathon
 
Publishing 2013</ref>
== Natura fisica del fenomeno ==
L'origine del fenomeno è tutt'altro che chiarita e ad oggi non esistono prove sulla reale esistenza dei fuochi fatui in natura.<ref>{{Cita web|autore = L. Garlaschelli|url = https://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100073|titolo = Fuochi Fatui, Enciclopedia CICAP|accesso = |editore = |data = 2000}}</ref> Tuttavia, traTra le molte ipotesi spicca quella sull'[[ossidazione]] del fosfano e metano, prodotto dalla decomposizione anaerobica del [[carbonio]] organico, che può provocare una luce splendente dovuta a [[chemiluminescenza]].
 
==Nella letteratura==
*Nel racconto ''[[Il serpente verde|La fiaba del serpente verde e della bella Lilia]]'' di [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], i fuochi fatui hanno un ruolo centrale all'interno della trama.
:Sempre in Goethe, essi partecipano alla [[notte di Valpurga]] descritta nella prima parte del ''[[Faust (Goethe)|Faust]]''.
 
*Nel romanzo ''[[Il visconte dimezzato]]'' di [[Italo Calvino]], il personaggio del dottor Trelawney studia il fenomeno dei fuochi da un punto di vista scientifico.
 
*Titolo della raccolta di prose ''[[Fuochi fatui]]'' di [[Camillo Sbarbaro]] pubblicata a Milano nel 1956.
 
==Note==
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==Voci correlate==
* [[Fuoco di Santsant'Elmo]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commonspreposizione=Category:Will-o'-the-wispssul}}
 
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