Eraclito: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Eraclito di Efeso
|Cognome =
|PreData = pronuncia alla greca ''Eràclito'' {{IPA|/eˈraklito/}}, alla latina invece ''Eraclìto'' {{IPA|/eraˈklito/}}<ref>{{Dipi|Eraclito}}</ref><ref>{{DOP|id=1022647}}</ref><ref>[http://www.corriere.it/Rubriche/Scioglilingua/2005/15luglio.shtml Rubrica Scioglilingua] del ''[[Corriere della Sera]]''</ref>; {{lang-grc|Ἡράκλειτος|Hērákleitos}}, "gloria di [[Era (divinità)|Era]]"<ref>Il nome "Eraclito" (''Herákleitos'') ha lo stesso significato di quello di [[Eracle]], cfr. ''[https://web.archive.org/web/20131224105906/http://www.experiencefestival.com/herakleitos Meaning of Herakleitos]'', in quanto ''Herákles'' è una forma contratta o ipocoristica del nome ''Herákleitos'', composto da ''Hera'' (Era, la dea moglie di [[Zeus]]) e ''kleitos'' ("gloria").</ref> o {{polytonic|Ἡράκλειτος ὁ Ἐφέσιος}}, ''Hērákleitos ho Ephésios'', "Eraclito di Efeso"
|Sesso = M
|LuogoNascita = Efeso
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = 535 a.C.
|LuogoMorte = Efeso
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 475 a.C.
|Epoca = -500
|Epoca2 = -400
|Attività = filosofo
|Nazionalità = greco antico
|PostNazionalità = , uno dei maggiori pensatori [[presocratici]]
|Immagine = Hendrik ter Brugghen - Heraclitus.jpg
|Didascalia = ''Eraclito'', olio su tavola di [[Hendrick ter Brugghen]],
}}
== Biografia ==
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Della vita di Eraclito si hanno pochissime notizie,<ref>Secondo quanto riportato da Diogene Laerzio ci sarebbero stati cinque Eracliti (''Vite dei filosofi'', IX 17). Secondo la traduzione di Giovanni Reale: «Ci furono cinque Eraclito: il primo è questo del quale ho parlato; il secondo è un poeta lirico, a cui è dovuto l'inno ''Dei dodici dèi''; il terzo è un [[poeta]] [[elegia]]co di [[Alicarnasso]], rivolgendosi al quale Callimaco compose questa poesia: "Mi annunziò un tale... allunga la mano". Il quarto fu uno di [[Lesbo]], che scrisse una ''Storia della [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]]''; il quinto fu uno che mescola il serio e il faceto, che prima di fare questo era stato suonatore di [[cetra (antichità classica)|cetra]]» (da ''I presocratici. Prima traduzione integrale...'', ed. cit., p. 363).</ref> mentre della sua opera filosofica sono sopravvissuti, attraverso testimonianze, soltanto pochi frammenti.
Nacque in una famiglia [[aristocrazia|aristocratica]]<ref name=ers />; il padre, dal nome incerto (le fonti riportano vari possibili nomi: Bautore, Blosone,<ref>[[Diogene Laerzio]], ''Vite dei filosofi'', IX 1.</ref> Blysone<ref>[[Clemente Alessandrino]], ''Stromata'', I 65.</ref>, Erachione, Erachino<ref>[[Suida]]</ref>, Eraconte<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', IX 1, Secondo traduzione di Giovanni Reale in ''I presocratici. Prima traduzione integrale...'', ed. cit., p. 317
Nonostante discendesse da una famiglia di nobile origine, [[File:Heraclitus b 4 compressed.jpg|upright|left|thumb|Busto di filosofo greco, talvolta identificato con Eraclito ([[Roma]], [[Musei capitolini]])]]
Quando il [[Impero achemenide|re di Persia]] [[Dario I di Persia|Dario]], dopo aver letto il suo libro ''[[Sulla natura (Eraclito)|Sulla natura]]'', lo invitò a corte promettendogli grandi onori<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', IX 13.</ref>, Eraclito rifiutò la sua proposta, rispondendogli che, mentre "tutti quelli che vivono sulla terra sono condannati a restare lontani dalla verità a causa della loro miserabile follia" (che per Eraclito consiste nel "placare l'insaziabilità dei sensi" e nell'ambizione al potere), lui invece è immune dal desiderio e rifugge ogni privilegio, fonte d'invidia, restando a casa sua e accontentandosi di quel poco che ha. Per il suo distacco dai beni materiali e il disprezzo per il potere e per la ricchezza, Eraclito non piaceva molto agli Efesini, che erano esattamente l'opposto; per questo venne criticato dagli Efesini quando riuscì a convincere il tiranno
Durante l'eremitaggio sui monti, si ammalò di [[idropisia]] e quindi «tornò in città e, in forma di enigma, chiese ai medici se fossero capaci di far sì che dall'inondazione venisse la siccità; e poiché quelli non lo comprendevano, si seppellì in una stalla sotto il calore dello [[sterco]] animale, sperando che l'umore evaporasse». Da qui si raccontano cinque versioni leggermente diverse. Nella prima, «non avendone, neppure così, alcun giovamento, morì dopo essere vissuto sessant'anni.»<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', IX 3. Tratto da ''I Presocratici. Testimonianze e frammenti''</ref>. [[Ermippo di Smirne|Ermippo]] presenta invece «ch'egli chiese ai medici se qualcuno fosse capace di essiccare l'umore vuotando gli intestini; alla loro risposta negativa, si distese al sole e ordinò ai ragazzi di ricoprirlo di sterco animale. Stando così disteso, il secondo giorno morì e fu seppellito nella piazza»<ref name="qua"/>. Mentre [[Neante di Cizico]] «dice che era rimasto lì non essendo più riuscito a staccarsi lo sterco di dosso, e che, divenuto irriconoscibile per la deformazione, fu divorato dai cani»<ref name=qua />. È possibile che la causa di morte di Eraclito sia stata proprio l'annegamento nello sterco di mucca<ref>[[Focus (periodico 1992)|Focus]], ''Morte e immortalità n° 41'', p. 64.</ref><ref>Francesco Rende, ''Come la filosofia può salvarti la vita'', 2013, [
== Il pensiero ==
[[File:Utrecht Moreelse Heraclite.JPG|thumb|Eraclito in un dipinto di [[Johannes Moreelse]]]]
Dell'opera di Eraclito ci rimangono testimonianze e frammenti sparsi, in forma di aforismi [[
Sempre a quanto posto da [[Diogene Laerzio]] vi furono moltissimi che diedero interpretazioni del suo libro tra i quali: [[Antistene]], [[Eraclide Pontico]], [[Cleante]], [[Sfero di Boristene|Sfero lo Stoico]], [[Pausania di Gela|Pausania]] detto l'Eraclitista, [[Nicomede (matematico)|Nicomede]], [[Dionisio di Eraclea (filosofo)|Dionisio]], [[Diodoto (filosofo)|Diodoto]] che negò che il testo trattasse della [[natura]] ma riguardasse la [[politica]], [[Ieronimo di Rodi|Ieronimo]] e [[Scitino di Teo|Scitino]].<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', IX 15-16.</ref>
Eraclito manifesta un atteggiamento filosofico che potremmo definire "[[iniziazione|iniziatico]]", ritenendo infatti di non poter essere compreso dalla moltitudine. A conferma di ciò disse:
{{Citazione|Uno è per me diecimila, se è il migliore|[[Galeno]], ''De Dignoscendis Pulsibus''; frammento 49<ref name=
Ma non si limitò alla folla, infatti criticò apertamente anche i più sapienti dell'epoca, colpevoli di non aver compreso l'unitarietà del Logos:
{{Citazione|
In lui probabilmente sono presenti anche alcuni legami con la tradizione [[
In altri frammenti afferma che il solo ''Logos'' è immutabile, ma prende forme mutevoli in quanto l'universo eracliteo è [[
{{Citazione|Non ascoltando me, ma il logos, è saggio intuire che
Se da un lato è sensato - per buona parte della critica storico-filosofica - riferirsi ad Eraclito come il "filosofo del divenire", su un altro versante interpretativo, sembra essere altrettanto appropriato approcciarsi al pensiero dell'efesio considerando la sua speculazione come incentrata su una prima e fondamentale importanza data al lògos. Nel sopra citato frammento, infatti, si nota quanto sia presente un non troppo implicito carattere rivelativo del lògos filosofico. Eraclito è il primo a mettersi in disparte: è perfettamente consapevole che l'ascolto debba essere indirizzato al lògos stesso e non, quasi profeticamente parlando, alla sua parola. In questo senso è egli stesso a farsi mero portavoce di un qualcosa che "già è" e che, in primis, "sempre è". Come ha osservato il filosofo
È in questo senso che, circa un secolo dopo, [[Platone]] userà il termine
=== Gli svegli e i dormienti ===
{{Citazione|È la medesima realtà il vivo e il morto, il desto e il dormiente, il giovane e il vecchio: questi infatti mutando son quelli, e quelli di nuovo mutando son questi.|Eraclito, frammento 88|Ταὐτὸ τ΄ἔνι ζῶν καὶ τεθνηκὸς καὶ ἐγρηγορὸς καὶ καθεῦδον καὶ νέον καὶ γηραιόν· τάδε γὰρ μεταπεσόντα ἐκεινά ἐστι κἀκεῖνα πάλιν μεταπεσόντα ταῦτα.|lingua=grc}}
Ricorre nel pensiero filosofico di Eraclito la contrapposizione fra i desti e i dormienti:<ref>«Il motivo dell'opposizione sonno-veglia, connesso con quello dell'incapacità umana a comprendere il logos e la vera natura delle cose (cfr. quanto osservato a proposito di B 17, n. 28) è frequente in Eraclito: lo abbiamo già visto in B 1 e lo ritroveremo in B 26, B 73, B 75, B 87 e B 89. Al di là di molte sottili questioni ermeneutiche (per le quali si rinvia all'esposizione in [[Eduard Zeller|Zeller]]-[[Rodolfo Mondolfo|Mondolfo]], ''op. cit.'', I 4, pp. 279-87) e l'indubbia oscurità di alcune sue formule, il senso fondamentale sta nel parallelismo tra le coppie sogni-sonno e saggezza particolare (cfr. B 2)-vita. In altri termini le opinioni particolari degli uomini, proprio perché separate da "ciò che è saggio" (cfr. B 108 e n. 52) danno di ciò che vediamo un'immagine di alcunché di morto (unità di vivo e di morto cfr. B 62) e non hanno maggiore consistenza dei sogni che vediamo nel sonno. Per questo i "valori" notturni del sonno e della morte fanno tutt'uno con quelli "luminosi" della veglia e della vita.» Questa interpretazione è di Gabriele Giannantoni in ''I presocratici. Testimonianze e frammenti'', ed. cit., p. 201.</ref> è «unico e comune il mondo per coloro che sono svegli»,<ref>Dal libro ''Sulla superstizione'' di [[Plutarco]], in [[Hermann Diels|Diels]]-[[Walther Kranz|Kranz]], 89. La traduzione dal [[greco antico]] in [[Lingua italiana|italiano]] di Gabriele Giannantoni risulta come segue: «unico e comune il mondo per coloro che son desti, mentre nel sonno ciascuno si rinchiude in un mondo suo proprio particolare» (da ''I presocratici. Testimonianze e frammenti'', ed. cit., p. 215). Quella di [[Giovanni Reale]] è invece: «Eraclito dice che per coloro che sono svegli esiste un mondo unico e comune, e che invece ciascuno di coloro che dormono torna nel proprio mondo» (da ''I presocratici. Prima traduzione integrale...'', ed. cit., p. 363). La traduzione di [[Angelo Tonelli]] è infine: «Per i risvegliati c'è un cosmo unico e comune, ma ciascuno dei dormienti si involge in un mondo proprio.» (da ''Eraclito, Dell'Origine'', a cura di Angelo Tonelli, [[Giangiacomo Feltrinelli Editore]], 1993).</ref> ossia quelle persone, che, andando oltre le apparenze, sanno cogliere il senso intrinseco delle cose,<ref>«Molti sono scadenti, pochi quelli che valgono» (fr. 14, A 72, Colli).</ref> mentre «agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo di quando non sono coscienti di quel che fanno dormendo»,<ref>Diels-Kranz 1.</ref> riferendosi alla mentalità degli uomini comuni, i dormienti appunto. Eraclito intende per filosofi tutti quelli che sanno indagare a fondo la loro anima, che, essendo illimitata, offre all'interrogando la possibilità di una ricerca altrettanto infinita.<ref>«Non potrai mai raggiungere i confini dell'anima, per quanto tu possa andare percorrendo per intero le sue vie: tanto profondo è il suo ''lògos''» (fr. 45, Diels-Kranz).</ref> Il pensiero eracliteo è quindi aristocratico,<ref>[http://www.filosofico.net/eracli.html Eraclito su ''filosofico.net'']: «l'aristocraticismo di Eraclito non è molto legato alla vita politica, quanto piuttosto a quella intellettuale e culturale».</ref><ref>«La tradizione lo ricorda come un uomo orgoglioso e solitario, difensore e sostenitore di valori aristocratici e poco comprensibili alla gente comune» (G. Granata, ''Filosofia'', vol. I, pag. 25, Alpha Test, 2001).</ref> in quanto egli definisce la maggioranza degli uomini superficiali, poiché tendono a dormire in un sonno mentale profondo che non permette loro di comprendere le leggi autentiche del mondo circostante.<ref>«Per parte sua, il volgo, verso il quale l'aristocratico Eraclito non nutre se non disprezzo, si adagia in un'ignoranza presuntuosa» (F. Volpi, ''Dizionario delle opere filosofiche'', pag. 345, Mondadori, 1988).</ref> Secondo Eraclito infatti «rispetto a tutte le altre una sola cosa preferiscono i migliori: la gloria eterna rispetto alle cose caduche; i più invece pensano solo a saziarsi come
=== I migliori e i più ===
[[File:Busto di c.d. eraclito, da villa papiri ercolano, copia romana da orig. del III sec ac., MANN 01.JPG|thumb|upright=0.8|Uno dei busti ritrovati nella [[Villa dei Papiri]] a Ercolano, identificato dapprima come Eraclito, solo più recentemente con [[Empedocle]].<ref>«In tempi più recenti, è stata avanzata l'ipotesi che si tratti di Empedocle di Agrigento (492-432 a.C.). Tale proposta trova conforto sia nella notizia di Diogene Laerzio in merito alla folta chioma del personaggio sia alla specifica collocazione del bronzo all'interno della villa dove faceva ''pendant'' con il bronzo raffigurante Pitagora (inv. 5607), che fu suo maestro» ([http://cir.campania.beniculturali.it/museoarcheologiconazionale/percorso/nel-museo/P_RA26/RIT_RA380/scheda_view ''Museo archeologico Nazionale di Napoli''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160806072044/http://cir.campania.beniculturali.it/museoarcheologiconazionale/percorso/nel-museo/P_RA26/RIT_RA380/scheda_view# |data=6 agosto 2016 }}).</ref>]]
{{Citazione| Rispetto a tutte le altre una sola cosa preferiscono i migliori: la gloria eterna rispetto alle cose caduche; i più invece pensano solo a saziarsi come bestie | Clemente Alessandrino, ''[[Clemente alessandrino#.22Miscellanea.22 .28Stromateis.29|Stromateis]]'' (Miscellanea)<ref>In Diels-Kranz 29. Da ''I presocratici. Testimonianze e frammenti'', ed. cit., p. 202, traduzione di Gabriele Giannantoni. Nella traduzione di [[Giovanni Reale]]: «Gli uomini migliori preferiscono una sola cosa a tutte le altre, ossia la gloria eterna alle cose mortali; i più, invece, amano saziarsi come le bestie». In ''I presocratici. Prima traduzione integrale...'', ed. cit., p. 349.</ref> | αἰρεῦνται γὰρ ἓν ἀντὶ ἁπάντων οἱ ἄριστοι, κλέος ἀέναον θνητῶν' οἱ δὲ πολλοὶ κεκόρηνται ὅκωσπερ κτήνεα | lingua=GRC}}
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e
{{Citazione| Uno è per me diecimila, se è il migliore | [[Galeno]], ''De Dignoscendis Pulsibus''<ref
Si deduce di conseguenza una netta contrapposizione tra la "gloria eterna", la quale è sia ciò che è preferito dai "migliori" sia ciò che in quanto tale ne attesta l'essere "migliore", e tutte le altre cose, ossia quelle "caduche, mortali", tra le quali vi è anche il "pensare solo a saziarsi come bestie", che è quanto pensato dai "più".
=== La dottrina dei contrari ===
{{Citazione|[[Polemos]] è padre di tutte le cose, di
La dottrina dell'unità dei contrari è forse l'aspetto più originale del pensiero filosofico eracliteo.<ref name="ReferenceA">{{Cita libro|autore=Nicola Abbagnano; Giovanni Fornero|titolo=la filosofia 1A|anno=|editore=Pearson|città=|p=37
Tra i contrari si crea una sorta di lotta. In questa dualità, questa guerra fra i contrari (''[[polemos]]'') in superficie, ma armonia in profondità, Eraclito vide quello che lui definiva il ''[[logos]]'' indiviso, ossia la legge universale della Natura.
Ed è proprio la dottrina dei contrari che fa di Eraclito il fondatore di una logica degli opposti, antitetica a quella aristotelica e fondata sulla legge del divenire della realtà. In essa, infatti, tesi e antitesi (essere e non-essere) sono una sintesi contraddittoria e permanente nella realtà che solo così può divenire, attraverso i suoi due coessenziali aspetti ("nello stesso fiume scendiamo e non scendiamo"; "siamo e non siamo"); ed è antitetica alla logica aristotelica perché opposta al suo [[principio di non contraddizione]] e [[principio del terzo escluso|del terzo escluso]] ("Il mare è l'acqua più pura e impura: per i pesci è potabile e gli conserva la vita, per gli uomini è imbevibile e mortale").<ref>[http://www.iisf.it/scuola/int_fil_greca/eraclito.htm fr. 61]. Aristotele tuttavia sosterrà l'impossibilità che il medesimo attributo appartenga e non appartenga contemporaneamente al medesimo oggetto sotto il medesimo aspetto, mentre Eraclito faceva forse riferimento a due diversi aspetti nei quali lo stesso oggetto può essere osservato. In tal caso, la sua ambiguità rispetto ad Aristotele consisterebbe piuttosto nell'assegnare alle contraddizioni una valenza oggettiva che è invece meramente soggettiva.</ref>
I frammenti di Eraclito pervenutici sono tersi ed eleganti, pieni di vivaci metafore. Leggendoli superficialmente si comprende perché fosse chiamato "l'Oscuro" (in greco antico: ''skopès''), ma leggendoli con attenzione si scopre qual è stato il suo maggior contributo alla filosofia: il mondo reale consiste in una combinazione equilibrata di tendenze opposte e dietro alla "''lotta degli opposti''" esiste un'armonia nascosta che è il mondo. È in questo senso logico, e non come massima militare, che bisogna prendere la sua affermazione "la guerra è la madre di tutto".<ref>[[Bertrand Russell]], ''La saggezza dell'Occidente'', trad. Luca Pavolini, TEA edizioni</ref>
=== L'''arché'' ===
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I primi filosofi greci cercavano l'origine, o ''[[archè]]'', dei fenomeni negli enti della realtà naturale, a partire da [[Talete]] di cui ci restano alcune testimonianze aristoteliche in cui sembrerebbe affermare che ''l'arché è l'acqua''. È costante infatti nella [[filosofia antica]] la consapevolezza che le cose derivino da un principio che in quanto tale è unico, ingenerato e imperituro, indivisibile ed immutabile.<ref>«La maggior parte di coloro che per primi filosofarono ritennero che i soli principi di tutte le cose fossero quelli di specie materiale, perché ciò da cui tutte le cose hanno l'essere, da cui originariamente derivano e in cui alla fine si risolvono, pur rimanendo la sostanza ma cambiando nelle sue qualità, questi essi dicono è l'elemento, questo è l'''arché'' delle cose e perciò ritengono che niente si produce e niente si distrugge, poiché una sostanza siffatta si conserva sempre» (Aristotele, ''Metafisica'', I, 3, 983b).</ref>
La dottrina delle quattro essenze fondamentali della Terra, [[
Aristotele affermò che l
Analogamente l'''arché'' è il primo ed unico principio, la nascita e la morte, l'inizio e la fine: come il fuoco, che nella giusta misura ora si accende e ora si spegne, in quanto è il [[divenire]] la realtà fondamentale, assieme al ''Logos''.<ref>Di origine chiaramente iranica sono la dottrina del fuoco e delle sue trasformazioni negli altri elementi, come la teoria dell’unità degli opposti, la quale alluderebbe alle stesse trasformazioni del fuoco, e la teoria di un Dio saggio, che è separato da tutto e tutto governa.
La sacralità del fuoco è stata infatti molte volte affermata dalla religione zoroastriana, e la stessa concezione eraclitea del Sole come un bacile pieno di fuoco ricorda l’altare del fuoco di [[Zoroastro]]. Il reciproco scambio degli elementi, poi, deriverebbe addirittura dalla teoria della nascita e della morte presente nelle ''[[Upanishad]]''. Anche la famosa dottrina eraclitea della guerra come madre di tutte le cose deriverebbe dalla concezione zoroastriana della lotta fra i due dèi opposti. A proposito di Eraclito, dunque, si può affermare che il suo pensiero conserva chiare tracce di influenza derivante dall’[[India]], sicuramente attraverso la [[Persia]]. ([[Martin Litchfield West]], ''La filosofia greca arcaica e l’Oriente'', Il Mulino, Bologna, 1993).</ref>
=== L'universo come Dio-tutto ===
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{{Citazione|La divinità è giorno-notte, inverno-estate, guerra-pace, sazietà-fame. Ed essa muta come il Fuoco.|Frammento 67}}
Questo Dio-tutto comprende quindi in sé ogni cosa, costituisce una realtà increata che esiste da sempre e per sempre.
Eraclito crede anche nella [[Eterno ritorno|ciclicità del cosmo]], concepita come insieme di fasi alterne di [[
Secondo [[Simplicio (filosofo)|Simplicio]] e la ''[[Metafisica (Aristotele)|Metafisica]]'' di Aristotele, il pitagorico [[Ippaso (filosofo)|Ippaso]] descrisse il legame fra il fuoco, il divenire e la totalità negli stessi termini di Eraclito.<ref>{{cita libro|url=http://www.filosofia.it/archivio/images/download/essais/il%20pensiero%20polare%20dei%20greci%201_gallo_15.pdf|autore=Francesco Luigi Gallo|titolo=Il pensiero polare dei Greci/Ordine e armonia|pagina=26}}</ref>
== Influenza su autori successivi ==
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Lo stesso Hegel si considerava filosoficamente erede di Eraclito al punto da affermare: «Non c'è proposizione di Eraclito che io non abbia accolto nella mia Logica» (Hegel, ''[[Lezioni sulla storia della filosofia]]''). Eraclito però, a differenza di Hegel non concepiva il divenire come una progressiva presa di coscienza dell'assoluto; per lui il divenire sembra consistere piuttosto nelle variazioni di un identico sostrato o ''[[Lògos]]'': «tutte le cose sono Uno e l'Uno tutte le cose»; «questo [[Cosmo]] è lo stesso per tutti... da sempre è, e sarà».<ref>Frammento 30.</ref> Da questa visione del mondo verrà influenzato soprattutto lo [[stoicismo]].<ref name=fronterotta />
In seguito, se la tradizione filosofica [[
Eraclito verrà infine riabilitato del tutto da Hegel, il quale però reinterpretò la sua identità degli opposti non più in senso mistico e trascendente, ma in un'ottica immanente.
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[[Martin Heidegger]], che alla fine degli anni sessanta tenne un famoso seminario sul filosofo greco insieme con Eugen Fink a [[Friburgo in Brisgovia|Friburgo]], ritiene che il concetto di verità, intesa come ἀλήθεια, come «non-nascondimento» (in tedesco ''Unverborgenheit''), sia una sorta di parafrasi del frammento eracliteo n. 93, sul fatto cioè che la verità può essere soltanto "indicata", ossia non è "nascosta" ma neanche la si può "dire" direttamente: per Heidegger la filosofia di Eraclito funge da conferma alle sue posizioni.<ref>[http://www.conoscenza.rai.it/site/it-IT/?ContentID=579&Guid=39ef6b44325d4585957b9999b0b9eb00 Sulle interpretazioni di Nietzsche e Heidegger si veda quest'intervista di Remo Bodei, per l'Enciclopedia Multimediale delle scienze filosofiche].</ref>
Alcuni studiosi hanno
Fu collocato da [[Dante]] nel castello degli "spiriti magni" non cristiani (Inf. IV. 138).
==Nell'arte==
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Eraclito viene citato da [[Dante]] nel [[Inferno - Canto quarto|Canto IV]] dell'[[Inferno (Divina Commedia)]], fra gli ''spiriti magni'' che quest'ultimo incontra nel primo Cerchio o [[Limbo]]; il poeta lo descrive accanto a [[Democrito]], [[Anassagora]], [[Talete]], [[Empedocle]], [[Diogene di Sinope|Diogene il Cinico]] (oppure [[Diogene di Apollonia]]) e [[Zenone di Elea]] (o [[Zenone di Cizio]]):{{citazione|Democrito che 'l mondo a caso pone,<br />Dïogenès, Anassagora e Tale,<br />Empedoclès, Eraclito e Zenone.|''Inferno'', IV, vv. 136-138}}
==Nella cultura di massa==
Eraclito viene citato in Greco antico da [[Manlio Sgalambro]] all'inizio della Canzone [[Di passaggio]] di [[Franco Battiato]] la cui traduzione è: «È la medesima realtà il vivo
e il morto, il desto e il dormiente,
il giovane e il vecchio:
questi infatti
mutando son quelli,
e quelli di nuovo [mutando] son questi.» (Eraclito, Frammento 88 Diels-Kranz)
==Eraclito e il Taoismo==
Sia per Eraclito sia per il [[Taoismo]] l'universo è senza inizio e senza fine. Secondo Eraclito "questo cosmo né alcuno degli dei lo fece né alcuno degli uomini, ma fu sempre, ed è e sarà, fuoco di eterna vita, che si accende con misura e si spegne con misura". Secondo [[Chuang Tzu]] "non vi è passato né presente, non vi è principio né fine". Notevoli sono le consonanze anche sul tema dell'''impermanenza'' di ogni cosa. Eraclito dice che "nello stesso fiume entriamo e non entriamo" (E, 16), che "il fiume in cui entrano è lo stesso, ma sempre altre sono le acque che scorrono" (E, 52). Per il taoismo "sotto il cielo tutto affonda e riemerge senza mai perire" ed "un turbine di vento non dura una mattina / un rovescio di pioggia non dura una giornata. / Chi opera queste cose? / Il Cielo e la Terra. / Se perfino il Cielo e la Terra non possono persistere / tanto più lo potrà l'uomo?".
Sulla ''relatività'' le idee sono uguali. Eraclito scrisse: "Il mare è l'acqua più pura e la più contaminata: i pesci la bevono e li tiene in vita, agli uomini è imbevibile e dà morte. Per Chuang Tzu "i pesci vivono stando nell'acqua, gli uomini stando nell'acqua muoiono". Anche sul tema della ''saggezza'' le convergenze sono notevoli. Per Eraclito la saggezza consiste nel riconoscere la connessione tra le cose e nel frenare la tracotanza, la "úbris", così come sta scritto in molti testi taoisti.<ref>[[Giangiorgio Pasqualotto]], " Il Tao della 'physis': Eraclito e il Taoismo" ne ''Il Tao della filosofia'', Luni editrice, Milano, 2021.</ref>
== Note ==
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* ''I presocratici. Testimonianze e frammenti'', a cura di [[Gabriele Giannantoni]], Bari, Laterza, 1969.
* Eraclito, ''I frammenti e le testimonianze'', a cura di [[Carlo Diano]] e [[Giuseppe Serra (professore)|Giuseppe Serra]], Milano, Mondadori, 1980.
* Eraclito, ''Dell'origine. Testo greco a fronte'', a cura di [[Angelo Tonelli]], Milano, Feltrinelli, 2005.
* ''I presocratici. Prima traduzione integrale con testi originali a fronte delle testimonianze e dei frammenti di [[Hermann Diels]] e [[Walther Kranz]]'', a cura di [[Giovanni Reale]], Milano, Bompiani, 2006.
* Eraclito, ''Testimonianze, imitazioni e frammenti''. Testo greco a fronte, a cura di
* Eraclito, ''Frammenti'', Testo greco a fronte, a cura di Francesco
=== Studi ===
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* Adriano Ardovino, ''Interpretazioni fenomenologiche di Eraclito'', Macerata, Quodlibet, 2012.
* Giuseppe Fornari (a cura di) ''Eraclito, la luce dell'oscuro'', Firenze, Olschki, 2013 ISBN 978-88-222-6145-8.
* Jacopo Nero Verani, ''Il gioco di Eraclito'', prefazione di [[Giuseppe Girgenti]], Milano, Mimesis 2023 ISBN 978-88-5759-235-0
=== Divulgazione ===
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==Voci correlate==
* [[Panta rei]]
* [[Leucippo]]
* [[Ermodoro di Efeso]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|v=Eraclito (monografia)|b=Filosofia_presocratica_e_socratica/Eraclito|b_oggetto=testi|b_preposizione=sulla|b_etichetta=filosofia di Eraclito}}
* [[File:Wikibooks-logo.svg|link=b:|18px|Collabora a Wikibooks]] '''[[b:|Wikibooks]]''' contiene un approfondimento su '''''[[b:La religione greca/Le teologie dei filosofi/Il Logos di Eraclito|Il Logos di Eraclito]]'''''
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|
* {{cita web|https://archive.org/details/eraclitotestimon00bodruoft|Eraclito, "Testimonianze e frammenti", a cura di E. Bodrero, Torino 1910}}
*
{{Presocratici}}
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[[Categoria:Eraclito| ]]
[[Categoria:Presocratici]]
[[Categoria:Aforisti greci antichi]]
[[Categoria:Personaggi citati nella Divina Commedia (Inferno)]]
[[Categoria:Filosofi della religione]]
[[Categoria:Metafisici greci]]
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