Occupazione dell'etere: differenze tra le versioni

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'''Occupazione dell'[[Etere (telecomunicazioni)|etere]]''' è il termineun'espressione con cui viene tradizionalmente definita l'occupazione di fatto delle frequenze radiotelevisive avvenuta in [[Italia]] da parte di soggetti privati in assenza di disposizioni dell'Autorità amministrativa, in un periodo di carenza normativa del settore.
 
== Le premesse storiche del problema ==
Sin dagli [[anni 1950|anni cinquanta]], all'affermarsi della televisione come rilevante mezzo di comunicazione di massa, lanella maggior parte dei paesi dell'[[Europa]] occidentale (avigeva differenza,un adregime esempio,di delmonopolio sistemapubblico, televisivo statunitense)giustificato propende per sostenere che ladalla limitatezza dei canali utilizzabili per le trasmissioni televisive. giustifichiLa ilsituazione regimein diEuropa monopoliodifferiva, pubblicoad esempio, da quella del sistema televisivo [[Stati Uniti d'America|statunitense]], dove vigeva invece un mercato a prevalenza libero.
 
Nel [[1960]] la [[Corte Costituzionale]] ribadisceribadì che saràfosse troppo pericoloso concedere ai privati l'uso delle frequenze via etere, perché potrannoavrebbero potuto esercitare pressioni indebite sull'opinione pubblica, mentre, a differenza ad esempio della carta stampata, l'accesso ad esse non potràavrebbe potuto essere garantito a tutti.
 
== Il caso Telebiella e la televisione via cavo ==
{{Vedi anche|Telebiella}}
I fautori di una televisione libera riesconovidero, a cogliere il punto debole di tale ragionamento: si sta diffondendoperò, la possibilità tecnica di trasmettere [[Televisione via cavo|via cavo coassiale]], erisolvendo lecosì affermazioniil problema della limitatezza dell'eteredelle nullafrequenze avrannovia a che spartireetere.
 
Nel [[1971]], a [[Biella]], un gruppo di appassionati, fonda"capitanato" dall'imprenditore [[Giuseppe Sacchi (imprenditore)|Peppo Sacchi]], fondò [[Telebiella]], che siiniziò ripromette dile trasmetteretrasmissioni via cavo. Il motivo per ricorrere alla Corte Costituzionale èfu volutamente ricercatovoluto: il pretore di Biella, investito del ricorso contro le sanzioni a [[Giuseppe Sacchi (imprenditore)|Giuseppe Sacchi]],al proprietario di Telebiella, sollevasollevò la questione di costituzionalità eappellandosì all'articolo 21 della Costituzione: si arrivaarrivò così alla storica sentenza 226 del [[1974]]., che consentì ai privati la diffusione di trasmissioni televisive via cavo<ref>[{{cita testo|url=http://www.giurcost.org/decisioni/1974/0226s-74.html |titolo=Sentenza C. Cost n. 226 del 10 luglio 1974]}}</ref>.
 
== Le televisioni locali via etere ==
Intanto vari gruppi di imprenditori radiotelevisivi locali inizianoiniziarono a promuovere iniziative per contrastare ed abbattere il monopolio statale delle radiodiffusioni e promuovere la libertà di espressione e di informazione; il 12 ottobre [[1974]], a [[Viareggio]], nascenacque l'[[Associazione nazionale teleradio indipendenti]] (ANTI), prima associazione di emittenti radiotelevisive il cui presidente, l'avvocato [[Eugenio Porta]], diventadiventò uno dei protagonisti più tenaci delle iniziative legali a difesa della libertà di emittenza. Il diritto a trasmettere trovatrovò accoglienza nella successiva sentenza della [[Corte Costituzionale]] del [[1976]]<ref>{{cita testo|url=http://www.giurcost.org/decisioni/1976/0202s-76.html|titolo=Sentenza n. 202 del 1976}}</ref>, che stabiliscestabilì il concetto di liberalizzazione delle trasmissioni via etere di carattere locale. La Corte, nell'affrontare la questione, argomentaargomentò che èera ragionevole liberalizzare le frequenze in ambito regionale, poiché le emittenti locali non si sovrapporrannosarebbero sovrapposte alla RAIRai, che, invece utilizzautilizzava frequenze nazionali. SaràSarebbe stato illogico, invece, consentire la coesistenza di più televisioni nazionali: in questo caso, infatti, il pericolo di sovrapposizioni e di interferenze saràsarebbe diventato concreto;, diventeràrendendo necessaria parimenti una ridondanza di frequenze impegnate (anche se non tutte occupate). Se ne ricavaricavò che, sul piano nazionale, l'unica concessionaria abilitata a trasmettere restarestava la Rai.
 
Le indicazioni della suprema Corte vengono tuttavia disattese dal legislatore. In assenza di una regolamentazione effettiva, però, le frequenze diventanodiventavano proprietà di chi le occupa; non sonoerano rari i casi di veri e propri sabotaggi, compreso il taglio dei cavi di alimentazione dei ripetitori della concorrenza. Si verificarono anche casi di emittenti che occupavano frequenze appena "conquistate" trasmettendo solo un segnale con un'immagine fissa o con il solo [[monoscopio]]. Fu oggetto di dibattito la legittimità di tale "nudo possesso" della frequenza: i critici sostennero che qualsiasi emittente era tenuta a trasmettere contenuti.
 
Una prima azione per la regolamentazione del settore vienefu tentata con la [[Decreto Berlusconi|legge 4 febbraio [[1985]] n. 10]], che operaoperò il primo censimento ufficiale delle frequenze occupate anteriormente alla data del 1º ottobre [[1984]].<ref>[{{cita testo|url=http://www.consiglio.regione.toscana.it:8085/corecom/normativa/noramtiva_doc/leg_10_85.html |titolo=art. 3 legge n. 10/1985]|accesso=10 febbraio 2013|dataarchivio=2 dicembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131202043712/http://www.consiglio.regione.toscana.it:8085/CORECOM/normativa/noramtiva_doc/leg_10_85.html|urlmorto=sì}}</ref>.
Si verifica anche il caso di emittenti che, una volta "conquistata" una frequenza, la tengono occupata trasmettendo solo un segnale con un'immagine fissa, o con il solo [[monoscopio]]. E' oggetto di dibattito la legittimità di tale "nudo possesso" della frequenza. I critici sostengono che qualsiasi emittente sia tenuta a trasmettere contenuti.
 
Nel [[1990]] con la [[legge Mammì]] vienevenne ripetuto il censimento delle radiofrequenze, cristallizzando di fatto la situazione esistente.
Una prima azione per la regolamentazione del settore viene tentata con la legge 4 febbraio [[1985]] n. 10, che opera il primo censimento ufficiale delle frequenze occupate anteriormente alla data del 1º ottobre [[1984]].<ref>[http://www.consiglio.regione.toscana.it:8085/corecom/normativa/noramtiva_doc/leg_10_85.html art. 3 legge n. 10/1985]</ref>
 
Nel [[1990]] con la [[legge Mammì]] viene ripetuto il censimento delle radiofrequenze, cristallizzando di fatto la situazione esistente.
 
== La formazione di televisioni private nazionali ==
Anche seNonostante la Corte Costituzionale (avesse autorizzato, con la sentenza n. 202 del [[1976]]) ha autorizzato, le televisioni private nel solo ambito locale, negli anni successivi al 1976 si verificaverificò la formazione, in rapida successione, di vere e proprie reti nazionali di proprietà di grandi gruppi industriali:
* [[Elefante TV]] (1979) della S.I.T. (Società Impianti Televisivi) di Leo e Guelfo Marcucci
* [[Prima Rete Indipendente|PIN - Prima RetePrimarete Indipendente]] (1980) del gruppo [[RCS MediaGroup|Rizzoli-Corriere della Sera]];
* [[Canale 5]] (1980) della [[Fininvest]] di [[Silvio Berlusconi]];
* [[Italia 1]] (19811982) didel gruppo [[EdilioRusconi Libri|Rusconi]];
* [[Rete 4]] (19811982) del gruppo [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]].;
* [[Retecapri]] (1982) della [[Television Broadcasting System]].
* [[Rete A]] (1983) del [[Alberto Peruzzo|Gruppo Editoriale Peruzzo]].
 
Erano tutte organizzate come "circuiti" (sul modello delle [[Syndication (mass media)|syndication statunitensi]]): un'emittente di grandi dimensioni produceva i programmi e successivamente li trasmetteva in tutta Italia tramite l'[[Servizio di interconnessione|interconnessione]] con tante piccole emittenti locali; solo tre di queste reti (Elefante TV, Retecapri e Rete A) non coprivano l'intero territorio nazionale.
 
Sono tutte organizzate come "circuiti" (sul modello delle [[Syndication (mass media)|syndication statunitensi]]): un'emittente di grandi dimensioni produce i programmi e li trasmette in tutta Italia attraverso l'interconnessione con tante piccole emittenti locali. Vi era stato, fino a questo momento, un solo tipo di interconnessione: quella utilizzata dalla Rai, che dispone di propri ripetitori in tutte le regioni. Ilil segnale vieneveniva irraggiatoirradiato da un ripetitore all'altro su tutta la rete, consentendo la visione "in diretta" (in senso proprio) in tutti i punti della rete. Questo tipo di tecnologia è definita «interconnessione strutturale» ed èera consentita, per legge, solo alla Rai, che disponeva quindi di propri ripetitori in tutte le regioni.<br />
Le reti private usanousavano un altro tipo di interconnessione, per superare la dimensione locale cui sonoerano vincolate dalla legge: l'«interconnessione funzionale».
Il procedimento èera macchinoso e consisteconsisteva in più fasi:
* Pre-registrazione dei programmi su videocassetta;
* Inserimento della pubblicità durante la registrazione del programma;
* Duplicazione delle videocassette e loro invio a ciascuna emittente affiliata;
* Trasmissione dei programmi con una lieve sfasatura temporale e su una diversa radiofrequenza (per non infrangere la legge, che consenteconsentiva l'interconnessione strutturale solo alla Rai).
 
Nel [[1980]] PIN trasmettetrasmise il primo telegiornale privato a diffusione nazionale:, ''[[Contatto (programma televisivo)|Contatto]]'', (diretto da [[Maurizio Costanzo]]).: Lala trasmissione èera in diretta (19:30) nel solo Lazio, mentre nelle altre regioni èera in differita durante la serata,. ma laLa Rai avverteavvertì ill'ipotesi di pericoloreato e si rivolgerivolse all'autorità giudiziaria. A causa della mancanza di una legge ''antitrust''di nelregolamentazione del settore, si arrivapronunciò in breve tempo allala Corte costituzionale., Ilche il 14 luglio [[1981]] la Consulta si pronuncia (sentenza n. 148/1981) ribadendoribadì il limite per le televisioni private a trasmettere nel solo ambito locale. Per PIN èfu una sconfitta; la rete cessacessò di trasmettere in interconnessione e il suo telegiornale ne resta vittima principale.
 
La partita, per le emittenti private, si continuacontinuò a giocare su film e programmi di intrattenimento.: Nelnella 1982competizione PINcontro sila ritiraRai dallarimasero competizione.Canale Restano5 tre(Berlusconi), operatori:Italia 1 (Rusconi), Rete 4 (conMondadori), ItaliaTelemontecarlo 1(italo-monegasca) e Mondadoril'agguerrito (concircuito Retetelevisivo 4nazionale Euro Tv (Stp_Radiovideo) hannoi quali avevano le caratteristiche della tipica impresa editoriale: la rete puntapuntava a produrre i contenuti e la raccolta pubblicitaria provieneproveniva da una ditta esterna.
Canale 5 realizzarealizzava programmi e raccolta pubblicitaria in sinergia.: Ilil suo proprietario Berlusconi haaveva già pronta una sua concessionaria, [[Publitalia '80]], nata nel 1979;, Canaleche 5aveva euna Publitaliapolitica '80aziendale simolto muovonodiversa parallelamenteda sulquella mercato:della Publitalia[[Sipra]], dal momento che era l'80azienda attaccastessa ila monopoliorecarsi Sipradagli inserzionisti, lae concessionarianon pubblicitariail dellacontrario Rai,come mentrenel caso Sipra. Canale 5 attaccacominciò ad attaccare il monopolio Rai.: Esempioun esempio eclatante: acquisireriguardò i diritti del [[Coppa d'Oro dei Campioni del Mondo|Mundialito]] (30 dicembre [[1980]]-10 gennaio [[1981]]), torneo calcistico disputato in [[Uruguay]] per festeggiare i 50 anni dalla prima edizione dei [[Campionati mondiali di calcio]]. La [[Fininvest]] si assicuraassicurò i diritti televisivi europei, salvo poi cedette i diritticederli alla Rai; in cambio puòpoté trasmettere le partite del torneo, salvo quelle della Nazionale e la finale. Gli incontri vaandavano in onda in diretta in [[Lombardia]], e in differita nelle altre regioni italiane<ref>{{Cita libro|autore=Michele De Lucia, ''|titolo=Il baratto'', |editore=Kaos edizioni, |anno=2008, pag. |p=47.}}</ref>.<br />
In poco tempo Canale 5 primeggiaprimeggiò nella raccolta pubblicitaria.: Lala disponibilità di mezzi finanziari ingenti dati dal flusso pubblicitario consenteconsentì a Canale 5 di sconfiggere nella gara degli ascolti i due principali concorrenti Rusconi ([[Italia 1]], e [[1982Rete 4]]), ei Mondadoriquali diventarono poi di proprietà Fininvest, rispettivamente, nel ([[Rete 41982]], e nel [[1984]]).<br /> Raggiunte le stesse dimensioni delle tre reti Rai, la Fininvest iniziò a competere direttamente con il servizio pubblico: lo stesso acquisto di Rete 4 da parte di Berlusconi suscitò non poche polemiche.
 
Raggiunte le stesse dimensioni delle tre reti Rai, la Fininvest inizia a competere direttamente con il servizio pubblico.
Quando un gruppo di magistrati rilevarilevò l'illegittimità di questo modo di eludere il divieto di trasmettere fuori dall'ambito locale, il 20 ottobre [[1984]] il [[Governo Craxi I|governo Craxi]] legittimalegittimò la questione con la legge 10/1985 la questione, congelandola nei termini di fatto in cui si era evoluta.<ref>[{{cita testo|url=http://www.consiglio.regione.toscana.it/corecom/normativa/noramtiva_doc/leg_10_85.html |titolo=legge n. 10/1985]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090326025806/http://www.consiglio.regione.toscana.it/corecom/normativa/noramtiva_doc/leg_10_85.html }}</ref>.
 
Il Ministero in seguito tenta di dare un assetto organico alla questione con la successiva ''[[Legge Mammì]]'' del [[1990]].<ref>[http://www.agcom.it/L_naz/L223_90.htm Legge Mammì]</ref>
Il Ministero in seguito tentò di dare un assetto organico alla questione con la successiva ''[[Legge Mammì]]'' del [[1990]]<ref>{{cita testo|url=http://www.agcom.it/L_naz/L223_90.htm|titolo=Legge Mammì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070926222615/http://www.agcom.it/L_naz/L223_90.htm }}</ref>, che però fu bocciata dalla Corte Costituzionale il 7 dicembre 1994 (sentenza n. 420/1994) perché ritenuta «incoerente, irragionevole» e inidonea a garantire il pluralismo in materia televisiva.
 
== L'Auditel e la copertura delle radiofrequenze ==
Un sistema di televisione commerciale, interamente basato sugli introiti pubblicitari mantenuti in crescita con le più aggiornate tecniche di marketing ha spinto la televisione a cercare, prima di tutto, il consenso del pubblico, piuttosto che la qualità delle trasmissioni.
 
Questa ricerca spasmodica di consenso, indispensabile a sua volta per convincere gli inserzionisti della bontà del loro investimento, trovaha trovato prima nelle indagini Istel poi nell'[[Auditel]] (gestito sostanzialmente in modo congiunto ed esclusivo da Publitalia '80 e da Sipra) uno strumento fondamentale e solo apparentemente neutrale ed obiettivo.
 
Come in ogni problema statistico il primo nodo èera la formazione del campione. Esso è stato tratto con i criteri che garantiscono la rappresentatività dell'intero territorio italiano. Per una particolarità orografica italiana vi è una profonda differenza tra le mappe di copertura ad esempio della copertura del 90% del territorio e quella che garantisce la copertura di identica percentuale in termine di popolazione, per il concentrarsi della popolazione nelle città o al massimo nei fondovalle, salvo qualche località lanciata turisticamente.
 
Di fatto in Italia c'è, dal punto di vista di ricezione del segnale televisivo, una profonda asimmetria tra la mappatura relativa al territorio piuttosto che alla popolazione: la Rai, perché impegnata dal disciplinare di concessione, e [[Mediaset]] per la politica seguita in sede di acquisizione dalle televisioni locali, sono i soli soggetti che coprono vaste aree di territorio, mentre i competitori riescono a coprire solo zone dove si addensa la popolazione.
 
Estrarre un campione basato solo sul criterio del territorio fa includere nel campione soggetti non raggiunti dalla concorrenza, falsando i dati.
 
== L'irrisolto Lodo RetequattroRete 4 e la soluzione prospettata dalla Legge Gasparri ==
{{Vedi anche|Lodo RetequattroRete 4|Europa 7}}
Uno dei temi centrali che hanno bloccato qualsiasi soluzione al problema è stato generato dal pronunciamento sui limiti delle concentrazioni proprietarie televisive della Corte Costituzionale, la quale ha dichiaratodichiarò che un attore singolo non puòpoteva controllare più di due canali televisivi a diffusione nazionale sugli otto che sono stati riservati ai privati. Ciononostante [[Rete 4]] ha continuato a trasmettere grazie ada una serie di proroghe e modifiche normative.
 
Successivamente, la riforma del sistema radiotelevisivo stabilita dalla [[Legge Gasparri]] affronteràaffrontò il problema in maniera del tutto nuova il problemadiversa: sia la Rai che Mediaset rinuncianoavrebbero rinunciato a una rete analogica per passare alla tecnologia della [[televisione digitale terrestre]].
 
Le frequenze resesi così libere sono statevennero quindi ridistribuite per le trasmissioni con lo standard [[DVB-T]], che consente di quintuplicare il numero dei canali trasmittibilitrasmissibili attraverso il miglioramento dell'[[efficienza spettrale]] del segnale in relazione alla sua [[ampiezza di banda]].
 
== Il Catasto delle frequenze ==
Il [[Ministero delle Comunicazionicomunicazioni]], in sintonia con l'[[Autorità per le Garanziegaranzie nelle Comunicazionicomunicazioni]], ha promosso un [[Catasto delle frequenze|Catasto delle radiofrequenze]] per arrivare in tempi brevi ad un compiuto adeguamento della situazione di fatto a quella di diritto, in base agli atti di autorizzazione.
 
== Note ==
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== Voci correlate ==
* [[Concessioni televisive in Italia]]
* [[Catasto delle frequenze]]
* [[Frequenze dei canali televisivi terrestri]]
* [[Normativa sulla radiotelevisione terrestre italiana]]
* [[Televisione digitalein Italia]]
* [[Televisione satellitare]]
* [[Televisione via cavo]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web | url = http://www.agcom.it/operatori/operatori_catasto.htm | titolo = Normativa del Catasto nazionale delle frequenze | accesso = 5 dicembre 2006 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20061010035501/http://www.agcom.it/operatori/operatori_catasto.htm | urlmorto = sì }}
* {{cita web | url = http://www.agcom.it/provv/d_502_06_CONS/Manuale_operativo_rel._1.1.pdf | titolo = Manuale di istruzione per la formazione del Catasto delle frequenze | accesso = 5 dicembre 2006 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20060924194327/http://www.agcom.it/provv/d_502_06_CONS/Manuale_operativo_rel._1.1.pdf | urlmorto = sì }}
* {{cita web | url = http://www.agcom.it/provv/d_502_06_CONS/d_502_06_CONS.htm | titolo = Autorità per le Garanziegaranzie nelle comunicazioni | accesso = 5 dicembre 2006 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20061013212218/http://www.agcom.it/provv/d_502_06_CONS/d_502_06_CONS.htm | urlmorto = delle Comunicazioni}}
* {{cita web|url=http://www.associazionemarconi.com/rds/tabelle2.htm|titolo=Scale di conversione per radiofrequenze e relative lunghezze d'onda|accesso=6 dicembre 2006|dataarchivio=23 settembre 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080923170906/http://www.associazionemarconi.com/rds/tabelle2.htm|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.comunicazioni.it/it/index.php?Mn1=5&Mn2=25&Mn3=8|titolo=Ispettorati Territoriali|accesso=5 dicembre 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061212221654/http://www.comunicazioni.it/it/index.php?Mn1=5&Mn2=25&Mn3=8|urlmorto=sì}}
 
{{Portale|Televisione}}
{{Portale|diritto|storia d'Italia|televisione}}
 
[[Categoria:Terminologia televisiva]]