Utente:FabiorWikiTIM/Post-verità: differenze tra le versioni
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Il termine '''post-verità''' è la traduzione dell'inglese '''''post-truth''''': esso indica quella condizione secondo cui, in una discussione relativa a un fatto o una notizia, la [[verità]] viene considerata una questione di secondaria importanza.
Nella post-verità la notizia viene percepita e accettata come vera dal pubblico sulla base di emozioni e sensazioni, senza alcuna analisi concreta della effettiva veridicità dei fatti raccontati: in una discussione caratterizzata da "post-verità", i fatti oggettivi - chiaramente accertati -
Il termine, già comparso in precedenza, ha conosciuto un forte incremento del suo utilizzo nelle discussioni relative alla [[politologia]] e alla [[comunicazione politica]] a seguito di alcuni importanti eventi
== Definizione ==
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[[File:No-obama.jpg|thumb|Un cartello di protesta contro il presidente statunitense [[Barack Obama]] che fa riferimento alla leggenda metropolitana secondo la quale mancherebbe un certificato che accerti la nascita dello stesso negli Stati Uniti.]]
Differenti possono essere le interpretazioni scientifiche della storia e della realtà, ma,
Attraverso i ''[[social media]]'', la possibilità di diffusione di questo tipo di
==
Secondo l'Oxford Dictionary, il termine ''post-truth'' fu usato per la prima volta nel 1992<ref>{{cita web|url=https://www.theguardian.com/books/2016/nov/15/post-truth-named-word-of-the-year-by-oxford-dictionaries|titolo='Post-truth' named word of the year by Oxford Dictionaries.|autore=Alison Flood|sito=theguardian|data=15 Novembre 2016|accesso=20 Novembre 2017}}</ref> sulla rivista statunitense ''[[The Nation]]'', in un articolo scritto dal drammaturgo serbo-americano [[Steve Tesich]]:
Nel 2004 il docente americano Ralph Keyes usò il termine "post-truth era" come titolo di un suo libro.<ref>{{cita libro| nome=Ralph | cognome=Keyes | titolo=The Post-Truth Era: Dishonesty and Deception in Contemporary Life | anno=2004 | editore=St. Martin's Press | città=New York | ISBN=9781429976220}}</ref> Nello stesso anno il giornalista americano Eric Alterman parlò di «politiche ambientali post-verità» e coniò l'espressione «presidenza post-verità» dopo aver analizzato le dichiarazioni fuorvianti fatte dall'[[George W. Bush|amministrazione Bush]], a seguito degli [[Attentati dell'11 settembre 2001|attacchi terroristici dell'11 settembre]] <ref>{{cita web| url=http://www.benecomune.net/rivista/numeri/gennaio-2017-vero-o-falso/post-verita-e-postmodernita/|titolo=Post-verità e postmodernità|autore=Tiberio Graziani | anno=26 Gennaio 2017|accesso=20 Novembre 2017}}</ref>.
Il saggista
▲=== Nuovo uso del termine ===
Successivamente, il termine post-verità ha iniziato ad assumere connotati differenti, inserendosi all'interno di nuove teorie che abbracciano principalmente due materie: la politologia e la [[comunicazione politica]].
Secondo la moderna accezione della post-verità, con ''politica della post-verità'' o ''politica post-fattuale'' (derivante dall'[[lingua inglese|inglese]] ''post-truth politics''), s'intende una cultura politica caratterizzata da dibattiti in gran parte contraddistinti da [[Retroazione|feedback]] emotivi, scollegati dai tratti principali della politica in discussione: si ricorre anzi alla reiterata affermazione degli stessi argomenti di discussione che ignorano le obiezioni.
Nel 2009 il politologo francese [[Dominique Moïsi]] ha intitolato un suo libro ''Geopolitica delle emozioni'', testo nel quale si afferma che la post-verità si propaga nella rete e nei [[Rete sociale|social network]]
L'uso contemporaneo del termine è invece da attribuire al blogger David Roberts, che lo usò nel 2010, per una rubrica presente nel sito di informazione online ''Grist''.
Anche l'[[Accademia della Crusca]] ha studiato il neologismo ''post-verità'': il 25 novembre 2016, in un intervento dal titolo ''Viviamo nell'epoca della post-verità?''<ref name=Crusca>Componente della Consulenza Linguistica dell'[[Accademia della Crusca]].</ref> , [[Marco Biffi]] ha scritto: «La rete ha senza dubbio delineato i connotati fondamentali di questa dimensione ''oltre la verità''. 'Oltre' è il significato che qui sembra assumere il prefisso 'post' (invece del consueto 'dopo'): si tratta cioè di un 'dopo la verità' che non ha niente a che fare con la cronologia, ma che sottolinea il superamento della verità fino al punto di determinarne la perdita di importanza. E, analizzando le modalità in cui il superamento si concretizza di volta in volta, colpisce la vocazione profetica che la parola nasconde tra le sue lettere: la post-verità, infatti, spesso finisce per scivolare nella ''verità dei post'' (come è successo spesso sulla rete proprio in relazione alle campagne politiche legate alla [[Brexit]] o alle elezioni americane).»▼
▲Anche l'[[Accademia della Crusca]] ha studiato il neologismo ''post-verità'': il 25 novembre 2016, in un intervento dal titolo ''Viviamo nell'epoca della post-verità?''<ref name=Crusca>Componente della Consulenza Linguistica dell'[[Accademia della Crusca]].</ref> , [[Marco Biffi]]ha scritto: «La rete ha senza dubbio delineato i connotati fondamentali di questa dimensione ''oltre la verità''. 'Oltre' è il significato che qui sembra assumere il prefisso 'post' (invece del consueto 'dopo'): si tratta cioè di un 'dopo la verità' che non ha niente a che fare con la cronologia, ma che sottolinea il superamento della verità fino al punto di determinarne la perdita di importanza. E, analizzando le modalità in cui il superamento si concretizza di volta in volta, colpisce la vocazione profetica che la parola nasconde tra le sue lettere: la post-verità, infatti, spesso finisce per scivolare nella ''verità dei post'' (come è successo spesso sulla rete proprio in relazione alle campagne politiche legate alla [[Brexit]] o alle elezioni americane).»
Per Marco Biffi prevale l'uso del sostantivo al femminile, sebbene vi siano anche casi di ''post-verità'' al maschile.
=== Opinioni sulla voce ===
Ha scritto [[Daniele Bresciani]] su [[Il Libraio]]: «È la tanto citata ''post-verità'', tirata in ballo per le cantonate dei sondaggi pre-Brexit e pre-Trump (di cui parla anche [[Annamaria Testa]] su ''Internazionale''). In poche parole c’è chi per mestiere diffonde bufale in rete e se oggi quasi la metà della popolazione sceglie di informarsi (attenzione: il punto è tutto qui: non divertirsi, non scambiarsi le foto delle vacanze, ma ''informarsi'') attraverso i social network il problema esiste.» <ref> {{cita web|url= http://www.illibraio.it/post-verita-giornalismo-414703/|titolo= Daniele Bresciani, 2 dicembre 2016, su ''Il Libraio''| accesso= consultato il 21 novembre 2017}}</ref>
[[Stefano Cecchi]] riferisce l'opinione di [[Vivian Schiller]], già responsabile delle news di [[Twitter]]: «La bufala più grossa ha riguardato [[Donald Trump]]. Si sosteneva che costui in campagna elettorale avesse avuto l'[[endorsement]] di Papa Francesco. Una notizia così falsa al punto che il giornale che l'avrebbe diffusa per primo, il ''Denver Guardian'', neppure esiste. Eppure per giorni è stata la notizia più letta su Facebook».
[[Annamaria Testa]], esperta di comunicazione, ha scritto
Daniele Scalea ritiene che la campagna contro le [[fake news]] nasconda la paura dell'establishment contro i cambiamenti e che si debba lasciar affermare la [[bufala]] che la Terra sia piatta «affinché l'onesto possa indicarci che il “Re è nudo”, senza per questo rischiare di essere accusato di propinare una bufala o di essere censurato da [[Facebook]] e [[Google]]».<br>Mario Pireddu giudica come post-verità l'affermazione secondo la quale l'influenza di notizie false provenienti da Internet possa portare ad una situazione in cui sia impossibile distinguere il vero dal falso. Gli internauti utilizzerebbero difatti «fonti più differenziate rispetto a coloro che si informano con mezzi tradizionali (Tv, radio e giornali), e oggi il fact-checking è più facile, rapido e diffuso di un tempo»<ref>[http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/12/14/news/post-verita-censura-establishment-media-informazione-bufale-111043/ Daniele Scalea ''Il peso delle bufale sul web e le difficoltà delle èlite occidentali'']</ref>.
Nel Febbraio 2017, Claire Wardle scrive un articolo su ''First Draft News'', <ref>{{cita web|url=https://firstdraftnews.com/fake-news-complicated/|titolo=Fake news. It’s complicated.|autore=Claire Wardle|sito=First Draft News|data=16 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.valigiablu.it/fakenews-disinformazione/|titolo=Facile dire fake news. Guida alla disinformazione|autore=Angelo Romano|sito=Valigia Blu|data=22 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017}}</ref> nel quale la studiosa propone di andare oltre il classico significato di ''notizia falsa o [[fake news]]'' distinguendo ne "l'ecosistema della disinformazione" la misinformazione e la [[disinformazione]].▼
Vladimiro Giacché ritiene che l'istituzione di un organismo governativo di controllo contro le post verità sia equiparabile al ministero della Verità, descritto da [[Orwell]] nel romanzo [[1984]], e controbatte citando esempi di quelle che ritiene siano verità tenute nascoste o ignorate da gran parte dei media.<ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/siamo-al-ministero-della-verita-come-in-1984-di-orwell/ Silvia Truzzi ''Bufale web, Giacché: “Informazione da controllare? Siamo al ministero della Verità, come in ‘1984’ di Orwell”''].</ref>
Secondo [[Gaetano Azarriti]] il dibattito deve essere articolato su tre piani: «La [[disinformazione]] -ovvero la propaganda-, l’informazione falsa e il pensiero critico. Gli ultimi due sono già regolamentati: se si dà un’informazione falsa esistono sanzioni giuridiche. Il limite del rimedio giudiziario è che arriva tardi, ma c’è. Il pensiero critico deve essere salvaguardato e non può avere limitazioni perché fa parte della sfera delle libertà»<ref> [http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/e-impensabile-e-pericoloso-ipotizzare-sanzioni/ SiT, ''Bufale web, Azzariti: “È impensabile e pericoloso ipotizzare sanzioni”'']</ref>.
Secondo [[Gustavo Zagrebelsky|Zagrebelsky]] le post-verità non sono così influenti, in quanto «Le bufale del Web sono così dozzinali che chi ha un minimo di conoscenza può facilmente respingerle [...]. Occorrerebbe bloccare gli interventi anonimi sul Web, così sarebbe più facile distinguere chi è credibile e chi no [...]. Le fake news diffuse per turbare l'ordine pubblico sono già ora materia penale. Per il resto, questa storia della post-verità mi pare un discorso falso: come se prima non fosse esistita e avessimo vissuto nel paradiso della verità»<ref>[http://www.agoravox.it/Zagrebelsky-e-il-voto-agli.html Zagrebelsky e il voto agli ignoranti] Aldo Funicelli, Agorà Vox, sabato 14 gennaio 2017 </ref>.
▲Nel Febbraio 2017, Claire Wardle
Per poter comprendere il complesso funzionamento di questo ''ecosistema'', la Wardle sottolinea tre punti fondamentali:
* Conoscere i diversi contenuti creati e condivisi
* Conoscere le motivazioni per le quali una ''[[fake news]]'' viene creata
* Comprendere il modo in cui il contenuto viene diffuso.
Vengono inoltre definiti sette modi in cui un contenuto falso può essere condiviso nell'ecosistema informativo, in altre parole, sette tipi di disinformazione:
# Collegamento ingannevole: quando il contenuto si discosta dal titolo, immagine e/o didascalia
# Contesto ingannevole: quando è presente
# Contenuto manipolato: quando l'immagine, o l'informazione reale stessa, viene manipolata per trarre in inganno il lettore
# Contenuto fuorviante: quando l'informazione è veicolata verso un problema o una persona
# Contenuto ingannatore: quando l'informazione viene spacciata come proveniente da fonte realmente esistita
# Contenuto falso al 100%: quando l'intero contenuto è del tutto falso e vuole trarre in inganno
# Manipolazione della satira: quando l'intento non è di procurare danni, ma il contenuto è comunque satirico ed ingannevole.
In un'intervista, pubblicata il 3 gennaio 2017 e rilasciata alla giornalista Virginia Della Sala de ''[[Il Fatto Quotidiano]]'', il giornalista televisivo [[Enrico Mentana]] ha risposto così alla domanda se a suo parere le fake-news, dunque le post-verità,
▲In un'intervista, pubblicata il 3 gennaio 2017 e rilasciata alla giornalista Virginia Della Sala de ''Il Fatto Quotidiano'', il giornalista televisivo [[Enrico Mentana]] ha risposto così alla domanda se a suo parere le fake-news, dunque le post-verità, abbiano potuto influenzare gli esiti dell'elezione di Donald Trump e dei referendum britannico e italiano: «L'informazione negativa influenza sempre in qualche modo una campagna elettorale. Si pensi a quella su Berlusconi, fatta per anni. Altro discorso è invece il macigno sulla "post verità": sulle elezioni americane, dall'Italia, era chiaro che le informazioni contro Trump fossero molto più numerose di quelle contro la Clinton. È ridicolo oggi raccontare il contrario. Otto anni fa si leggevano articoli su quanto fosse fico Obama perché usava i social network per la sua campagna. E oggi? Capovolgiamo il concetto solo perché ha vinto Trump? Il termine post-truth è da un lato troppo ingenuo, dall'altro troppo ingegnoso. E comunque è troppo generico. Non è altro che la balla dell'altro, mentre la tua, di balla, passa come una considerazione. Il voto, in realtà, è viscerale: il ritratto arriva dopo. Accattivante o repellente che sia<ref>{{Cita news|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/controlli-dannosi-e-inutili-basterebbe-vietare-lanonimato/|titolo=Bufale web, Mentana: "Controlli dannosi e inutili. Basterebbe vietare l’anonimato" - Il Fatto Quotidiano|pubblicazione=Il Fatto Quotidiano|accesso=2017-01-04}}</ref>».
Vi sono altresì opinioni che ritengono antidemocratico l'
==Esempi nel mondo dell'arte ==▼
== Rapporto con l'etica della comunicazione ==▼
Il mondo dell’arte ha spesso giocato sul concetto di verità, sulla contrapposizione tra il vero e il falso e su come quest’ultimo possa essere spacciato per verità. Un esempio calzante è fornito da un film del 1997, [[Sesso
In una società ''mediatizzata'', caratterizzata cioè da flussi ininterrotti di informazioni, che si accavallano e spesso si contraddicono, la possibilità, per ciascuno, di creare una chiara visione dei fatti, servendosi solo di argomenti razionali, è in diminuzione. Cresce, invece, l'interesse per chi inventa e [[Narrativa#Impatto_dei_media|racconta storie]]: la ''post-verità'' sembra essere diventata la chiave per la conquista e per l'esercizio del potere, sia politico sia economico, con una grave ricaduta in termini di abbassamento di livello dell'[[etica dei media]].▼
Una situazione analoga si presenta nel primo episodio della serie televisiva britannica [[The Thick of It]], in cui lo spin doctor Malcolm Tucker cerca di convincere
Nato in senso strettamente politico, il termine si diffonde anche in altri ambiti e si prepara a contagiare la conoscenza di fenomeni sociali che vanno "oltre" la politica,la questione dell’emigrazione, per esempio, o quella della comunicazione scientifica : « è per ragioni identitarie (...) il rifiuto di ogni sapere, filosofico, tecnico, scientifico, perché su quello si baserebbe il [[Establishment|potere delle élite]]. E quindi la negazione di ogni “verità”, e non certo nel senso [[Karl Popper|popperiano]] della sua falsificabilità: per cui tutto può andar bene, le scie chimiche, il finto allunaggio della Nasa, i vaccini e l’autismo.» <ref>[[Franco Debenedetti]], [http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/commenti-e-idee/2017-03-29/come-si-puo-arginare-populismo-grillo-193917.shtml?uuid=AEdKnfv ''Come si può arginare il populismo di Grillo'', Il Sole 24 ore, 30 marzo 2017].</ref>. L'effetto sulla pubblica credibilità del [[metodo sperimentale]] è dirompente: « sembra che (...) i [[verifica dei fatti|fatti accertati]] non esistano mai o che non esista [[Metodologia|metodo]] per accertarli. Ho l’impressione che si sia interrotta la cinghia di trasmissione tra fatti e cittadini, tra fatti e istituzioni, e questo è veramente pericoloso. Come può cambiare un paese che sembra sempre in bilico tra competenze e finzioni?» <ref>[[Elena Cattaneo]], ''L'Italia della scienza'', in [[Mondoperaio]], n. 2/2015, p. 30.</ref>.▼
[[File:EU_referendum_leave_poster,_Belfast,_June_2016_-_geograph.org.uk_-_4990237.jpg|destra|miniatura|250x250px|Un manifesto sulla Brexit, che riporta informazioni false sulle spese del Regno Unito all'interno dell'UE, esempio di politica post-fattuale.<ref name="Wollaston"><cite class="citation news">Ned Simons (8 June 2016).</cite></ref>.]]▼
▲In una società ''mediatizzata''
▲Nato in senso strettamente politico, il termine si diffonde anche in altri ambiti e si prepara a contagiare la conoscenza di fenomeni sociali che vanno "oltre" la politica, la questione dell’emigrazione, per esempio, o quella della comunicazione scientifica
▲[[File:EU_referendum_leave_poster,_Belfast,_June_2016_-_geograph.org.uk_-_4990237.jpg|destra|miniatura|250x250px|Un manifesto sulla Brexit, che riporta informazioni false sulle spese del Regno Unito all'interno dell'UE, esempio di politica post-fattuale.<ref name="Wollaston"><cite class="citation news">Ned Simons (8 June 2016).</cite></ref>.]]
In politica, “post-verità” descriverebbe opportunamente il tratto principale delle [[propaganda |propagande]], i cui
▲In politica, “post-verità” descriverebbe opportunamente il tratto principale delle [[propaganda |propagande]], i cui i sostenitori continuerebbero a ripetere il proprio punto di vista, anche se quest'ultimo risulta essere falso, dopo analisi condotte dai [[mass media]] o da esperti indipendenti. La tecnica riscuote interesse ed acquista efficacia soprattutto a ridosso di scadenze elettorali o referendarie, a ridosso cioè di momenti assai delicati, in termini di potenziale influenza sui comportamenti di voto, e nei quali dovrebbe essere massimo l'interesse a preservare anzi la libertà di determinazione dell'elettore.
{{Approfondimento
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Durante la campagna referendaria della primavera [[2016]] sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea, ad esempio, i sostenitori del ''Leave'' affermavano insistentemente che l'appartenenza all'Unione costasse al paese 350 milioni di sterline a settimana, iniziando, verso le fasi finali della campagna, ad usare il dato come un reale ammontare netto di denaro inviato direttamente all'UE. All'esito della vicenda, Micheal Deacon, giornalista del ''[[The Daily Telegraph]]'', ha riassunto il messaggio centrale delle politiche post-fattuali con la fraseː «I fatti sono negativi. I fatti sono pessimisti. I fatti sono antipatriottici»<ref>[http://www.telegraph.co.uk/news/2016/07/09/in-a-world-of-post-truth-politics-andrea-leadsom-will-make-the-p/ Michael Deacon, ''In a world of post-truth politics, Andrea Leadsom will make the perfect PM'', The Telegraph, 9 luglio 2016].</ref>. Inoltre, Deacon ha aggiunto che le politiche post-verità non hanno bisogno di usare la faziosità o strumenti di [[negative campaigning]], dato che chi usa le politiche post-verità può invece spingere per presentare una «campagna positiva», grazie alla quale le confutazioni fattuali possono essere liquidate come diffamazioni e come allarmismo, e l'opposizione può essere definita faziosa.
Dopo le [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2016|elezioni presidenziali statunitensi]] e dopo la vittoria della [[Brexit]], la frequenza d'uso della parola nel 2016 è salita del 2000% rispetto al 2015<ref name=Crusca />. Nel 2017 il termine ''post-verità'' è stato invocato in seguito alla polemica sull'utilizzo del sintagma "fatti alternativi" utilizzato dalla portavoce presidenziale USA Kellyanne Conway<ref>[http://www.corriere.it/tecnologia/economia-digitale/17_gennaio_25/vittoria-trump-premia-orwell-1984-scala-classifica-amazon-5a411ade-e2f5-11e6-81be-1476478c940f.shtml Alessio Lana, ''La vittoria
[[Matteo Renzi]] - dopo la [[Referendum costituzionale del 2016 in Italia|sconfitta delle riforme costituzionali in Italia]]<ref>{{Cita web|url=http://www.lastampa.it/2016/12/05/italia/speciali/referendum-2016/il-testo-integrale-del-discorso-di-matteo-renzi-dopo-la-sconfitta-al-referendum-costituzionale-OVHGkFwXHabc2u1HRMIeBJ/pagina.html|titolo=Il testo integrale del discorso di Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum costituzionale|sito=LaStampa.it|accesso=2017-01-04}}</ref> - nel discorso del 5 dicembre 2016 in cui ha annunciato le sue dimissioni da primo ministro, ringraziando i giornalisti, ha loro ricordato che si versa nell'«era della post-verità».
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* '''India'''<br>
Amulya Gopalakrishnan, articolista per iI The Times of India, utilizzò il termine in merito alle somiglianze tra il presidente degli Stati Uniti [[Donald Trump|Trump]] e la [[Uscita del Regno Unito dall'Unione europea|Brexit]] da un lato, e tra il caso dell'Ishrat Jaha ed quello in corso contro Teesta Setalvad dall’altro, dove il revisionismo storico ha dato luogo ad un "vicolo cieco ideologico".<ref name=wikien />
* '''Polonia''' <br>
Un massiccio consolidamento del potere ha avuto luogo all'interno del parlamento polacco come risultato di un intenso e vasto cambio nelle modalità amministrative politiche. Con la recente promulgazione della legge conservatrice, la Polonia sta entrando in un nuovo clima populista che, secondo alcuni oppositori, porterà il paese a divenire un luogo surreale ed insulare. Queste recenti riforme politiche potrebbero indirizzare le istituzioni polacche in un clima di rabbia e diffida verso i media. In una recente lotta, le corti polacche hanno portato ad un aumento esponenziale delle teorie di cospirazione ed altri meccanismi di post-verità puntando all’incremento del livello di consapevolezza della disinformazione circolante all'interno del paese. Molte fonti collegano il sempre più largo utilizzo della politica di post-verità in Polonia ad un aumento niente affatto rapido della legge-giustizia nelle ali integrali della sfera politica polacca.<ref name=wikien />
* '''Regno Unito''' <br>
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Nella sua formulazione originale, il termine “post-truth” fu usato da Paul Krugman in The New York Times per descrivere la campagna presidenziale del 2012 di Mitt Romney, nella quale venivano esaltate le statistiche su come Barack Obama avesse tagliato le spese degli USA.<ref name=wikien />
Il 15 dicembre 2016 [[Mark Zuckerberg]], fondatore e amministratore delegato di [[Facebook]], espone un progetto per arginare la diffusione di notizie false: link condivisi su Facebook potranno essere indicati dagli utenti come ''forse falsi'', attraverso l'opzione ''segnala post che non dovrebbe essere su Facebook, perché notizia falsa''. Segnalazioni ripetute saranno analizzate con il supporto di parti terze. Se la notizia sarà giudicata falsa, perderà visibilità e non potrà essere sponsorizzata. In questo modo si aggirerà la censura, ma gli utenti saranno almeno avvisati. La presidente della Camera [[Laura Boldrini]] ha anche lanciato un appello a chi desideri agire contro le notizie false, le ''bufale'', la disinformazione.
In un'intervista al ''[[Financial Times]]'', pubblicata il 30 dicembre 2016, il presidente dell'[[antitrust]] [[Giovanni Pitruzzella]] ha invitato i Paesi dell'Unione Europea a dotarsi di una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione delle ''bufale'' sparse ad arte sul web. Pitruzzella ha spiegato che questo impegno dovrebbe riguardare gli Stati e non essere delegato a social media, come Facebook. Ha suggerito, cioè, la creazione di un nuovo network, composto da agenzie indipendenti, coordinate da Bruxelles e ricalcate sulle agenzie antitrust. Questo network avrebbe lo scopo di individuare le ''bufale'', di imporne la cancellazione e perfino di sanzionare chi le ha create e ne ha organizzato la diffusione via Internet. Si tratterebbe, quindi, di un'entità terza rispetto ad ogni governo in grado di provvedere quando l'interesse pubblico è minacciato. «La post-verità - dichiara Pitruzzella - è uno dei motori del [[populismo]], è una minaccia che grava sulle nostre democrazie. Siamo a un bivio: dobbiamo scegliere se vogliamo lasciare Internet così com'è, un Far West, oppure se imporre regole, in cui si tiene conto che la comunicazione è cambiata. Io ritengo che dobbiamo fissare queste regole e che spetti farlo al settore pubblico.» <ref>{{cita web|url= http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-12-30/pitruzzella-antitrust-propone-network-europeo-anti-bufale-grillo-attacca-nuova-inquisizione--174117.shtml?uuid=ADBcUFNC&refresh_ce=1 |titolo= Pitruzzella (Antitrust) propone network europeo «anti-bufale». Grillo attacca: «Nuova Inquisizione», 30 dicembre 2016, ''Il Sole 24 Ore'' |accesso= 21 novembre 2017 }}</ref>▼
▲==Esempi nel mondo dell'arte==
▲Il mondo dell’arte ha spesso giocato sul concetto di verità, sulla contrapposizione tra il vero e il falso e su come quest’ultimo possa essere spacciato per verità. Un esempio calzante è fornito da un film del 1997, [[Sesso e Potere]], che vede [[Robert De Niro]] e [[Dustin Hoffman]] - rispettivamente nei panni di Conrad Brean, uno [[spin doctor]], e di Stanley Motss, un produttore cinematografico - giocare con la verità: essi architettano un conflitto immaginario contro l’Albania per distrarre l’opinione pubblica da uno scandalo sessuale, che ha coinvolto il presidente americano. Grazie alle abilità cinematografiche di Motss, la guerra prende forma, attraverso immagini fittizie di bombardamenti, villaggi in fiamme, profughi in fuga, veicolate dai media. In questo modo la finzione (la guerra) diventa realtà solo perché si ha la possibilità di assumere che sia vera <ref>{{cita web| url= https://en.wikiquote.org/wiki/Wag_the_Dog| titolo= Wag The Dog| sito= [[Wikiquote]]| citazione= The war ain't over til I say it's over. This is my picture.| accesso= 20 novembre 2017}}</ref>
▲Una situazione analoga si presenta nel primo episodio della serie televisiva britannica [[The Thick of It]], in cui lo spin doctor Malcolm Tucker cerca di convincere l’appena eletto ministro Hugh Abbot del fatto che un annuncio mai pronunciato possa improvvisamente diventare reale <ref> {{cita news| autore= Matthew d’Ancona|url= https://www.theguardian.com/books/2017/may/12/post-truth-worst-of-best-donald-trump-sean-spicer-kellyanne-conway |titolo= Ten alternative facts for the post-truth world |pubblicazione= [[The Guardian]] |data= 12 maggio 2017| lingua= inglese |citazione= Yes, well, the announcement that you didn’t make today - you did | accesso= 20 novembre 2017 }} </ref> E’ lo stesso principio che viene applicato dal cosiddetto [[Ministero della verità]] (in [[neolingua]] '''Miniver''') nel celebre romanzo distopico di [[George Orwell]], [[1984]] . Questo romanzo può essere considerato come uno degli esempi più validi di post-verità: al suo interno, la realtà non è mai definita, ma viene continuamente distorta per soddisfare le esigenze del [[Socing]]. In questo modo, attraverso gli strumenti nelle mani del partito - Ministero della Verità, [[psicopolizia]], [[neolingua]] - una guerra dichiarata all’Eurasia può essere improvvisamente sostituita da una guerra contro l’Estasia, senza che rimanga traccia del presunto conflitto con l’Eurasia. Una tale manipolazione della realtà avviene attraverso la modifica o la distruzione di tracce del passato e di documenti storici, ciò che viene definito [[revisionismo]]. Data l’assenza di fonti attendibili e di prove, risulta quasi impossibile distinguere la verità dalla menzogna: “Tutto svaniva nella nebbia. Il passato veniva cancellato, la cancellazione dimenticata, e la menzogna diventava realtà.” <ref> {{cita libro | titolo= [[1984]] | autore= [[George Orwell]] | traduttore= Stefano Manferlotti | editore= Oscar Mondadori | città= Cles | anno= 2015 | capitolo= cap. VII p.79}} </ref>
▲In un'intervista al ''[[Financial Times]]'', pubblicata il 30 dicembre 2016, il presidente dell'[[antitrust]] [[Giovanni Pitruzzella]] ha invitato i Paesi dell'Unione Europea a dotarsi di una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione delle ''bufale'' sparse ad arte sul web. Pitruzzella ha spiegato che questo impegno dovrebbe riguardare gli Stati e non essere delegato a social media, come Facebook. Ha suggerito, cioè, la creazione di un nuovo network, composto da agenzie indipendenti, coordinate da Bruxelles e ricalcate sulle agenzie antitrust. Questo network avrebbe lo scopo di individuare le ''bufale'', di imporne la cancellazione e perfino di sanzionare chi le ha create e ne ha organizzato la diffusione via Internet. Si tratterebbe, quindi, di un'entità terza rispetto ad ogni governo in grado di provvedere quando l'interesse pubblico è minacciato. «La post-verità - dichiara Pitruzzella - è uno dei motori del [[populismo]], è una minaccia che grava sulle nostre democrazie. Siamo a un bivio: dobbiamo scegliere se vogliamo lasciare Internet così com'è, un Far West, oppure se imporre regole, in cui si tiene conto che la comunicazione è cambiata. Io ritengo che dobbiamo fissare queste regole e che spetti farlo al settore pubblico
== Note ==
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* {{cita testo |lingua =inglese|autore=Thomas M. Nichols |titolo=The death of expertise: the campaign against established knowledge and why it matters |data=2017 |editore= 1 ed., Oxford University Press |città= }}
*M. THOMPSON, ''La fine del dibattito pubblico. Come la [[retorica]] sta distruggendo la lingua della democrazia'', Feltrinelli, 2017.
* [https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/etica-e-umilt-gli-antidoti-a-postverit-e-fake-news Chiara Giaccardi, ''Etica e umiltà gli antidoti a post-verità e «fake news». Perché le bufale proliferano nell'era dell'arroganza'', in ''
* Giacomo Costa, ''Orientarsi nell’era della post verità'', in ''[[Aggiornamenti sociali]]'', febbraio 2017 [http://www.aggiornamentisociali.it/articoli/orientarsi-nell-era-della-post-verit/]
*[http://www.mondoperaio.net/wp-content/uploads/2017/04/BENADUSI-Mondoperaio4-2017.pdf Marco Benadusi, ''Il falso nell'epoca della sua riproducibilità tecnica''], [[Mondoperaio]], n. 4/2017, pp. 5-9.
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* [[Bias di conferma]]
* [[Disinformazione]]
* [[Faziosità]]
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