Utente:FabiorWikiTIM/Post-verità: differenze tra le versioni
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Nel 2009 il politologo francese [[Dominique Moïsi]] ha intitolato un suo libro ''Geopolitica delle emozioni'', testo nel quale si afferma che la post-verità si propaga nella rete e nei [[Rete sociale|social network]]: il flusso incontrollato di notizie ci predispone alle ''bolle mediatiche''. Il meccanismo dei ''followers'' e dei ''like'' non smonta le falsità, al contrario le rinforza. Infine, sempre secondo il politologo, la post-verità, intesa come bufala politica, diventa un monologo ripetuto all'infinito e che si sostituisce al dialogo tra parti avversarie<ref>{{cita testo|autore=Dominique Moïsi|titolo=La géopolitique de l'émotion: Comment les cultures de peur, d'humiliation et d'espoir façonnent le monde|editore=Flammarion|città=Paris|data=2008}}</ref>.
Anche l'[[Accademia della Crusca]] ha studiato il neologismo ''post-verità'': il 25 novembre 2016, in un intervento dal titolo ''Viviamo nell'epoca della post-verità?''<ref name=Crusca>Componente della Consulenza Linguistica dell'[[Accademia della Crusca]].</ref> , [[Marco Biffi]] ha scritto: «La rete ha senza dubbio delineato i connotati fondamentali di questa dimensione ''oltre la verità''. 'Oltre' è il significato che qui sembra assumere il prefisso 'post' (invece del consueto 'dopo'): si tratta cioè di un 'dopo la verità' che non ha niente a che fare con la cronologia, ma che sottolinea il superamento della verità fino al punto di determinarne la perdita di importanza. E, analizzando le modalità in cui il superamento si concretizza di volta in volta, colpisce la vocazione profetica che la parola nasconde tra le sue lettere: la post-verità, infatti, spesso finisce per scivolare nella ''verità dei post'' (come è successo spesso sulla rete proprio in relazione alle campagne politiche legate alla [[Brexit]] o alle elezioni americane).»
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Ha scritto [[Daniele Bresciani]] su [[Il Libraio]]: «È la tanto citata ''post-verità'', tirata in ballo per le cantonate dei sondaggi pre-Brexit e pre-Trump (di cui parla anche [[Annamaria Testa]] su ''Internazionale''). In poche parole c’è chi per mestiere diffonde bufale in rete e se oggi quasi la metà della popolazione sceglie di informarsi (attenzione: il punto è tutto qui: non divertirsi, non scambiarsi le foto delle vacanze, ma ''informarsi'') attraverso i social network il problema esiste.» <ref> {{cita web|url= http://www.illibraio.it/post-verita-giornalismo-414703/|titolo= Daniele Bresciani, 2 dicembre 2016, su ''Il Libraio''| accesso= consultato il 21 novembre 2017}}</ref>
[[Stefano Cecchi]] riferisce l'opinione di [[Vivian Schiller]], già responsabile delle news di [[Twitter]]: «La bufala più grossa ha riguardato [[Donald Trump]]. Si sosteneva che costui in campagna elettorale avesse avuto l'[[endorsement]] di Papa Francesco. Una notizia così falsa al punto che il giornale che l'avrebbe diffusa per primo, il ''Denver Guardian'', neppure esiste. Eppure per giorni è stata la notizia più letta su Facebook».
[[Annamaria Testa]], esperta di comunicazione, ha scritto in un articolo intitolato ''Vivere ai tempi della post-verità''<ref>22 novembre 2016, su ''Internazionale''.</ref> ː «Dovete sapere che i ''[[Fact checking|fact checker]]'' del ''[[Washington Post]]'' valutano il grado di verità delle affermazioni assegnando ''Pinocchi''. ''Un Pinocchio'' corrisponde a una quasi-verità, ''due Pinocchi'' sono una verità con omissioni o esagerazioni, ''tre Pinocchi'' sono una quasi falsità, o una verità espressa in maniera molto fuorviante, ''quattro Pinocchi'' sono una bufala totale. Infine, un Pinocchio ''capovolto'' corrisponde al ritrattare un’affermazione precedente facendo finta di niente, e un segno di spunta (o ''Geppetto'') corrisponde alla pura verità. Bene: nel corso della sua campagna elettorale Trump batte ogni record collezionando ben 59 affermazioni da ''quattro Pinocchi''.»
Daniele Scalea ritiene che la campagna contro le [[fake news]] nasconda la paura dell'establishment contro i cambiamenti e che si debba lasciar affermare la [[bufala]] che la Terra sia piatta
Vladimiro Giacché ritiene che l'istituzione di un organismo governativo di controllo contro le post verità sia equiparabile al ministero della Verità, descritto da [[Orwell]] nel romanzo [[1984]], e controbatte citando esempi di quelle che ritiene siano verità tenute nascoste o ignorate da gran parte dei media.<ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/siamo-al-ministero-della-verita-come-in-1984-di-orwell/ Silvia Truzzi ''Bufale web, Giacché: “Informazione da controllare? Siamo al ministero della Verità, come in ‘1984’ di Orwell”''].</ref>
Secondo [[Gaetano Azarriti]] il dibattito deve essere articolato su
Secondo [[Gustavo Zagrebelsky|Zagrebelsky]] le post
Nel Febbraio 2017, Claire Wardle
▲Nel Febbraio 2017, Claire Wardle scrive un articolo su ''First Draft News'', <ref>{{cita web|url=https://firstdraftnews.com/fake-news-complicated/|titolo=Fake news. It’s complicated.|autore=Claire Wardle|sito=First Draft News|data=16 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.valigiablu.it/fakenews-disinformazione/|titolo=Facile dire fake news. Guida alla disinformazione|autore=Angelo Romano|sito=Valigia Blu|data=22 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017}}</ref> nel quale la studiosa propone di andare oltre il classico significato di ''notizia falsa o [[fake news]]'' distinguendo ne "l'ecosistema della disinformazione" la misinformazione e la [[disinformazione]].
Per poter comprendere il complesso funzionamento di questo ''ecosistema'', la Wardle sottolinea tre punti fondamentali:
* Conoscere i diversi contenuti creati e condivisi
* Conoscere le motivazioni per le quali una ''[[fake news]]'' viene creata
* Comprendere il modo in cui il contenuto viene diffuso.
Vengono inoltre definiti sette modi in cui un contenuto falso può essere condiviso nell'ecosistema informativo, in altre parole, sette tipi di disinformazione:
# Collegamento ingannevole: quando il contenuto si discosta dal titolo, immagine e/o didascalia
# Contesto ingannevole: quando è presente parte di un contenuto reale ma accompagnato da informazioni contestuali false
# Contenuto manipolato: quando l'immagine, o l'informazione reale stessa, viene manipolata per trarre in inganno il lettore
# Contenuto fuorviante: quando l'informazione è veicolata verso un problema o una persona
# Contenuto ingannatore: quando l'informazione viene spacciata come proveniente da fonte realmente esistita
# Contenuto falso al 100%: quando l'intero contenuto è del tutto falso e vuole trarre in inganno
# Manipolazione della satira: quando l'intento non è di procurare danni, ma il contenuto è comunque satirico ed ingannevole.
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==Esempi nel mondo dell'arte ==
Il mondo dell’arte ha spesso giocato sul concetto di verità, sulla contrapposizione tra il vero e il falso e su come quest’ultimo possa essere spacciato per verità. Un esempio calzante è fornito da un film del 1997, [[Sesso & potere]], che vede [[Robert De Niro]] e [[Dustin Hoffman]] - rispettivamente nei panni di Conrad Brean, uno [[spin doctor]], e di Stanley Motss, un produttore cinematografico - giocare con la verità: essi architettano un conflitto immaginario contro l’Albania per distrarre l’opinione pubblica da uno scandalo sessuale
Una situazione analoga si presenta nel primo episodio della serie televisiva britannica [[The Thick of It]], in cui lo spin doctor Malcolm Tucker cerca di convincere
== La Post-verità nell'era della comunicazione di massa ==
In una società ''mediatizzata'' -caratterizzata cioè da flussi ininterrotti di informazioni
Nato in senso strettamente politico, il termine si diffonde anche in altri ambiti e si prepara a contagiare la conoscenza di fenomeni sociali che vanno "oltre" la politica, la questione dell’emigrazione, per esempio, o quella della comunicazione scientifica: «
[[File:EU_referendum_leave_poster,_Belfast,_June_2016_-_geograph.org.uk_-_4990237.jpg|destra|miniatura|250x250px|Un manifesto sulla Brexit, che riporta informazioni false sulle spese del Regno Unito all'interno dell'UE, esempio di politica post-fattuale.<ref name="Wollaston"><cite class="citation news">Ned Simons (8 June 2016).</cite></ref>.]]
In politica, “post-verità” descriverebbe opportunamente il tratto principale delle [[propaganda |propagande]], i cui sostenitori continuerebbero a ripetere il proprio punto di vista, nonostante quest'ultimo
{{Approfondimento
|allineamento = destra
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Durante la campagna referendaria della primavera [[2016]] sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea, ad esempio, i sostenitori del ''Leave'' affermavano insistentemente che l'appartenenza all'Unione costasse al paese 350 milioni di sterline a settimana, iniziando, verso le fasi finali della campagna, ad usare il dato come un reale ammontare netto di denaro inviato direttamente all'UE. All'esito della vicenda, Micheal Deacon, giornalista del ''[[The Daily Telegraph]]'', ha riassunto il messaggio centrale delle politiche post-fattuali con la fraseː «I fatti sono negativi. I fatti sono pessimisti. I fatti sono antipatriottici»<ref>[http://www.telegraph.co.uk/news/2016/07/09/in-a-world-of-post-truth-politics-andrea-leadsom-will-make-the-p/ Michael Deacon, ''In a world of post-truth politics, Andrea Leadsom will make the perfect PM'', The Telegraph, 9 luglio 2016].</ref>. Inoltre, Deacon ha aggiunto che le politiche post-verità non hanno bisogno di usare la faziosità o strumenti di [[negative campaigning]], dato che chi usa le politiche post-verità può invece spingere per presentare una «campagna positiva», grazie alla quale le confutazioni fattuali possono essere liquidate come diffamazioni e come allarmismo, e l'opposizione può essere definita faziosa.
Dopo le [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2016|elezioni presidenziali statunitensi]] e dopo la vittoria della [[Brexit]], la frequenza d'uso della parola nel 2016 è salita del 2000% rispetto al 2015<ref name=Crusca />. Nel 2017 il termine ''post-verità'' è stato invocato in seguito alla polemica sull'utilizzo del sintagma "fatti alternativi" utilizzato dalla portavoce presidenziale USA Kellyanne Conway<ref>[http://www.corriere.it/tecnologia/economia-digitale/17_gennaio_25/vittoria-trump-premia-orwell-1984-scala-classifica-amazon-5a411ade-e2f5-11e6-81be-1476478c940f.shtml Alessio Lana, ''La vittoria
[[Matteo Renzi]] - dopo la [[Referendum costituzionale del 2016 in Italia|sconfitta delle riforme costituzionali in Italia]]<ref>{{Cita web|url=http://www.lastampa.it/2016/12/05/italia/speciali/referendum-2016/il-testo-integrale-del-discorso-di-matteo-renzi-dopo-la-sconfitta-al-referendum-costituzionale-OVHGkFwXHabc2u1HRMIeBJ/pagina.html|titolo=Il testo integrale del discorso di Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum costituzionale|sito=LaStampa.it|accesso=2017-01-04}}</ref> - nel discorso del 5 dicembre 2016 in cui ha annunciato le sue dimissioni da primo ministro, ringraziando i giornalisti, ha loro ricordato che si versa nell'«era della post-verità».
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== Proposte di gestione del fenomeno ==
Il 15 dicembre 2016 [[Mark Zuckerberg]], fondatore e amministratore delegato di [[Facebook]], espone un progetto per arginare la diffusione di notizie false: link condivisi su Facebook potranno essere indicati dagli utenti come ''forse falsi'', attraverso l'opzione ''segnala post che non dovrebbe essere su Facebook, perché notizia falsa''. Segnalazioni ripetute saranno analizzate con il supporto di parti terze. Se la notizia sarà giudicata falsa, perderà visibilità e non potrà essere sponsorizzata. In questo modo si aggirerà la censura, ma gli utenti saranno almeno avvisati. La presidente della Camera [[Laura Boldrini]] ha anche lanciato un appello a chi desideri agire contro le notizie false, le ''bufale'', la disinformazione.
In un'intervista al ''[[Financial Times]]'', pubblicata il 30 dicembre 2016, il presidente dell'[[antitrust]] [[Giovanni Pitruzzella]] ha invitato i Paesi dell'Unione Europea a dotarsi di una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione delle ''bufale'' sparse ad arte sul web. Pitruzzella ha spiegato che questo impegno dovrebbe riguardare gli Stati e non essere delegato a social media, come Facebook. Ha suggerito, cioè, la creazione di un nuovo network, composto da agenzie indipendenti, coordinate da Bruxelles e ricalcate sulle agenzie antitrust. Questo network avrebbe lo scopo di individuare le ''bufale'', di imporne la cancellazione e perfino di sanzionare chi le ha create e ne ha organizzato la diffusione via Internet. Si tratterebbe, quindi, di un'entità terza rispetto ad ogni governo in grado di provvedere quando l'interesse pubblico è minacciato. «La post-verità - dichiara Pitruzzella - è uno dei motori del [[populismo]], è una minaccia che grava sulle nostre democrazie. Siamo a un bivio: dobbiamo scegliere se vogliamo lasciare Internet così com'è, un Far West, oppure se imporre regole, in cui si tiene conto che la comunicazione è cambiata. Io ritengo che dobbiamo fissare queste regole e che spetti farlo al settore pubblico
== Note ==
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* {{cita testo |lingua =inglese|autore=Thomas M. Nichols |titolo=The death of expertise: the campaign against established knowledge and why it matters |data=2017 |editore= 1 ed., Oxford University Press |città= }}
*M. THOMPSON, ''La fine del dibattito pubblico. Come la [[retorica]] sta distruggendo la lingua della democrazia'', Feltrinelli, 2017.
* [https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/etica-e-umilt-gli-antidoti-a-postverit-e-fake-news Chiara Giaccardi, ''Etica e umiltà gli antidoti a post-verità e «fake news». Perché le bufale proliferano nell'era dell'arroganza'', in ''
* Giacomo Costa, ''Orientarsi nell’era della post verità'', in ''[[Aggiornamenti sociali]]'', febbraio 2017 [http://www.aggiornamentisociali.it/articoli/orientarsi-nell-era-della-post-verit/]
*[http://www.mondoperaio.net/wp-content/uploads/2017/04/BENADUSI-Mondoperaio4-2017.pdf Marco Benadusi, ''Il falso nell'epoca della sua riproducibilità tecnica''], [[Mondoperaio]], n. 4/2017, pp. 5-9.
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* [[Bias di conferma]]
* [[Disinformazione]]
* [[Faziosità]]
{{Portale|politica|psicologia|sociologia}}
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[[Categoria:Terminologia della politica]]
[[Categoria:Elezioni]]
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[[Categoria:Sociologia politica]]
[[Categoria:Terminologia giornalistica]]
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