Cola di Rienzo: differenze tra le versioni
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{{NN|biografie|arg2=storia medievale|marzo 2020}}
{{Carica pubblica
|nome = Cola di Rienzo
|immagine = Faruffini Cola di Rienzo.jpg
|didascalia = [[Federico Faruffini]], ''Cola di Rienzo contempla le rovine di Roma'', [[Pittura a olio|olio]] su [[Pittura su tela|tela]], 1855, collezione privata, [[Pavia]].
|carica = [[Senatore di Roma]]
|mandatoinizio = 13 aprile 1344
|mandatofine = 8 ottobre 1354
|alma mater =
|partito = Popolari
|professione = Notaio, oratore, scrittore
}}
{{militare
|Nome = Cola di Rienzo
|Immagine = Cola di Rienzo tribuno di Roma.jpg
|Didascalia = Cola di Rienzo in un ritratto del 1646
|Data_di_nascita = 1313
|Nato_a = [[Roma]]
|Data_di_morte = 8 ottobre 1354
|Morto_a = [[Roma]]
|Cause_della_morte = [[Omicidio|ucciso]]
|Luogo_di_sepoltura =
|Nazione_servita = {{Bandiera|PON}} Roma comunale
|Forza_armata = [[Esercito pontificio|Esercito comunale]]
|Arma =
|Corpo =
|Specialità =
|Unità =
|Reparto =
|Anni_di_servizio = 1347
|Grado = [[Capitano generale]]
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre =
|Campagne =
|Battaglie = [[Battaglia di Porta San Lorenzo]]
|Comandante_di = Milizie comunali
|Decorazioni =
|Studi_militari =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro=[[Senatore di Roma]]
|Note =
|Ref =
}}
{{Bio
|Nome = Cola
|Cognome = di Rienzo
|PostCognomeVirgola = al secolo '''Nicola di Lorenzo Gabrini''' o in [[
|Sesso = M
|LuogoNascita = Roma
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|GiornoMeseMorte = 8 ottobre
|AnnoMorte = 1354
|Attività = politico
|Attività2= militare
|Nazionalità = italiano
|
|Categorie =
}}
==
=== Gli inizi ===
[[Immagine:Tor crescenzia o casa di cola dirienzo 051204-03.JPG|miniatura|[[Casa dei Crescenzi|Tor Crescenzia]], tradizionalmente identificata come la casa di Cola di Rienzo.]]
[[Immagine:010101 11 qui nacque cola.JPG|miniatura|Targa sulla casa ove nacque Cola: "QUI PRESSO / NACQUE L'ULTIMO DE TRIBUNI / COLA DI RIENZO / SPQR / 1872".]]
Era nato nel [[Regola (rione di Roma)|rione Regola]], figlio di un taverniere e di una Maddalena «la quale visse de lavare panni e acqua portare», in una casa davanti a [[Ponte Rotto]], «canto fiume, fra li mulinari» (i [[Mulino|mulini]] sul [[Tevere]] hanno funzionato fino alla costruzione dei [[muraglioni del Tevere]]), dunque di condizione assai modesta. [[Pasquale Adinolfi]] tuttavia nella descrizione del Rione Arenula fornisce maggiori dettagli sul luogo di origine del tribuno posto presso il Monte dei Cenci, il Tempio dei Giudei, i molini e il [[Tevere]].
[[Luigi Torelli]], nei suoi ''Secoli agostiniani'' ([[Bologna]], [[1659]]-[[1686]]), lo cita come "Nicola di Lorenzo, detto però volgarmente Cola di Renzo di Casa Gabrini, come vuole il Bovio".
Si mostrò fin da giovanissimo, oltre che di bell'aspetto, d'intelligenza assai vivace, e appassionato dell'antichità in mezzo ai cui ruderi viveva: «Tutta dìe se speculava nelli intagli de marmo li quali iaccio intorno a [[Roma]]. Non era aitri che esso, che sapessi leiere li antiqui pataffi. Tutte scritture antiche vulgarizzava. Queste figure de marmo iustamente interpretava». Morta la madre, fu trasferito ad Anagni, a circa 75 km da Roma, presso dei parenti contadini, dove oltre allo svolgimento della pratica agricola, poté dedicarsi allo studio delle lettere e del latino. Visse ad Anagni per 13 anni, da quando aveva sette anni fino ai venti anni. Fece ritorno a Roma in seguito alla morte del padre.
Ottimo oratore, divenne notaio, e in questa veste fu mandato ad [[Avignone]] alla corte papale come [[ambasciatore]] del governo popolare di Roma, detto dei «Tredici buoni uomini», presso [[papa Clemente VI]].
Il papa lo apprezzò molto ed egli colse l'occasione di questa familiarità per lamentare i soprusi dei [[Barone|baroni]] romani («lli baroni de Roma so derobatori de strada: essi consiento li omicidii, le robbarie, li adulterii, onne male; essi voco che la loro citate iaccia desolata.»), attirandosi così le ire del cardinale [[Giovanni Colonna (cardinale XIV secolo)|Giovanni Colonna]].
Tornò tuttavia a Roma nel [[1344]] con l'incarico di notaio della ''Camera Apostolica'', istituzione dello Stato pontificio che attraverso i suoi componenti - camerlengo, tesoriere, commissario, chierici di camera e altri - amministrava le finanze e osservava le competenze legislative e giudiziarie.
=== La campagna mediatica: gli affreschi ===
Ora aveva diritto di parlare pubblicamente nel palazzo senatorio, e cominciò con l'ammonire «li officiali e li rettori che dovessino provvedere allo buono stato della citate».
Per farsi
A beneficio di chi sapeva leggere, tutte le figure avevano il loro cartiglio, a mo' di [[fumetto]] moderno. Il [[popolo]], riferisce il cronista, guardava e stupiva.
In [[Laterano]] ritrovò poi, utilizzata come tavola d'altare, la ''[[lex de imperio Vespasiani]]'', nella quale il [[Senato (storia romana)|Senato romano]] investiva [[Vespasiano]] del potere imperiale. Cola la pubblicò installandola al centro di un altro affresco che rappresentava il [[Senato (storia romana)|Senato romano]] e convocando in
Il successivo exploit iconografico fu un terzo
=== L'ascesa al Campidoglio ===
La città pativa intanto, da molto tempo, grandi violenze e miserie:
{{Citazione|Rettori non avea. Onne dìe se commatteva. Da onne parte se derobava. Dove era luoco, le vergine se vitoperavano. Non ce era reparo. Le piccole zitelle se furavano e menavanose a desonore. La moglie era toita allo marito nello proprio lietto. Li lavoratori, quanno ivano fòra a lavorare, erano derobati, dove? su nella porta de Roma. Li pellegrini, li quali viengo per merito delle loro anime alle sante ciesie, non erano defesi, ma erano scannati e derobati. Li prieti staievano per male fare. [...] Quello più avea rascione, lo quale più poteva colla spada. Non ce era aitra salvezza se non che ciascheuno se defennieva con parenti e con amici. Onne dìe se faceva adunanza de armati.}}
I ragionamenti di Cola sul bisogno di sollevare la città dalla prepotenza dei baroni e dalla miseria che ne nasceva fecero breccia in un gruppo di cittadini che si erano riuniti a discutere con lui in un monastero sull'[[Aventino]], forse [[Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio|Sant'Alessio]]. Lo stesso [[Vicario generale per la diocesi di Roma|vicario pontificio]], [[Raymond de Chameyrac]], consentiva. Alla fine di aprile del [[1347]] Cola di Rienzo salì al Campidoglio con un centinaio di uomini di scorta, preceduto da tre gonfaloni che rappresentavano:
* il primo, rosso a lettere d'oro, [[Roma]] seduta tra due [[Panthera leo|leoni]] con il mondo in una mano e la palma della vittoria nell'altra;
* il secondo, bianco, rappresentava [[
* il terzo, [[
Il popolo andò ad ascoltare, e Cola proclamò i suoi ''ordinamenti dello buono stato''.
=== Il programma dell'ordinamento cittadino ===
[[Immagine:Cola - Opere. Lettere e carteggi, 1966 - 4811654 0001.tif|miniatura|Frontespizio delle ''Lettere e carteggi''.]]
L'obiettivo di Cola era fare anche di Roma, nonostante fosse sede del papa e teoricamente anche dell'imperatore, un [[Comune medievale|Comune]] dotato di propri ordinamenti e risorse, governato da rappresentanti del popolo di Roma, animato dalla memoria della sua grandezza.
Gli ''ordinamenti'' prevedevano quindi un sistema di regole finalizzato a:
* limitare la violenza privata (applicando la
* destinare le risorse pubbliche al sostegno dei cittadini (aiuti ad orfane, vedove,
* stabilire nuovi rapporti politici con i
** «che lle rocche romane, li ponti, le porte e lle fortezze non deiano essere guardate per alcuno
** «che nullo nobile pozza avere alcuna fortellezze»;
** «che li baroni deiano tenere le strade secure e non recipere li ladroni e li malefattori»;
** «che lle citate e lle terre, le quale staco nello destretto della citate de
Questo programma di governo era l'esatto contrario di quanto concretamente accadeva, ed entusiasmò il popolo, che conferì a Cola la signoria del
=== Il conflitto con i baroni ===
La prima reazione dei baroni fu rabbiosa: [[Stefano Colonna il Vecchio|Stefano Colonna]], che l'editto di Cola aveva sorpreso a [[Tarquinia|Corneto]], tornò precipitosamente a Roma a stracciarlo pubblicamente proclamando «io lo farraio iettare dalle finiestre de Campituoglio!».
Il popolo però, richiamato dalle campane a stormo, intervenne con furore e mise in fuga il Colonna<ref>{{Cita libro|curatore=Società di storia patria|titolo=Archivio storico per le province napoletane|url=https://archive.org/details/archiviostoricop11unse/page/278/mode/2up?q=Covella|anno=1886|editore=Francesco Giannini & figli|città=Napoli|pp=279-280|volume=Anno IX}}</ref>, e anzi, il giorno dopo Cola comandò che i baroni si ritirassero nei loro castelli fuori città abbandonando i ponti che occupavano, e così fu fatto. Dopodiché, Cola fece giustizia sommaria dei loro uomini trovati in città e che si erano resi protagonisti di violenza, facendosi poi nominare «Tribuno del popolo romano» (l'altro era il vicario papale).
I baroni tentarono allora di organizzare una congiura contro il tribuno<ref>{{Cita libro|curatore=Società di storia patria|titolo=Archivio storico per le province napoletane|url=https://archive.org/details/archiviostoricop11unse/page/278/mode/2up?q=Covella|anno=1886|editore=Francesco Giannini & figli|città=Napoli|p=279|volume=Anno IX}}</ref>, ma a causa delle risse e dei dissensi all'interno del gruppo non riuscirono ad accordarsi contro il nemico comune. Forse preoccupati per la piega presa dalla situazione, ma soprattutto convinti, ognuno, di poter avere personalmente ragione di Cola in danno dei propri pari, vennero invece, uno per volta, ad arrenderglisi, accettando di giurare sul Vangelo fedeltà al Tribuno e ai Romani. Per primo arrivò Stefano Colonna, poi Rinaldo [[Orsini]], poi Giovanni Colonna, poi gli Orsini di [[Monte Giordano]], e infine anche Francesco [[Savelli (famiglia)|Savelli]], nel cui territorio Cola era nato, e al quale doveva quindi particolare soggezione.
=== La rinascita della città ===
Cominciò allora un breve periodo in cui sembrò che Roma, partendo dalla memoria dell'antica grandezza, potesse sviluppare una civiltà comunale: le classi che allora rappresentavano la modernità e altrove conducevano le città fuori dal [[Medioevo]] – giudici, notai, mercanti – vennero a giurare fedeltà al nuovo Comune; in Campidoglio si amministrava una giustizia equa, severa contro i baroni ma anche contro i popolani che avessero approfittato del proprio ufficio; i vessatori fuggivano dalla città.
L'[[Anonimo romano]] ne riferisce, nella sua ''Cronica'' scritta poco dopo i fatti, con commosso entusiasmo:
{{Citazione|Allora le selve se comenzaro ad alegrare, perché in esse non se trovava latrone. Allora li vuovi [i buoi] comenzaro ad arare. Li pellegrini comenzaro a fare loro cerca per le santuarie. Li mercatanti comenzaro a spessiare li procacci e camini [moltiplicare gli affari e i viaggi]. [...] In questo tiempo paura e timore assalìo li tiranni. La bona iente, como liberata da servitute, se alegrava.}}
Tutta Roma, compresa la maggior parte dei nobili, mostrava a Cola grande rispetto e attaccamento e pagava al Comune senza protestare i tributi prima prelevati dai signori feudali. Non mancarono guerre, ai pochi che non volevano assoggettarsi come il signore di [[Viterbo]], con i quali Cola, forte della propria armata e della propria fama, concluse una pace equa. Cola intraprese anche una sua politica estera, mandando messi per l'Italia a città e nobili, all'Imperatore e al Papa, ad annunciare la nuova Roma. I messi venivano onorati ed assai bene accolti, ambascerie arrivavano da tutta l'[[Italia centrale]] e fino da [[Venezia]], da [[Milano]] e dalla [[Puglia]], e c'era chi veniva a Roma a chiedergli giustizia fin da [[Perugia]] e dalla [[Toscana]].
=== La caduta ===
Poi l'incantesimo si ruppe: in Cola il sentimento della grandezza, di Roma e sua propria, cominciò a sconfinare nel delirio. Si proclamò cavaliere, nel battistero di [[Basilica di San Giovanni in Laterano|San Giovanni]], tra grandi festeggiamenti e proclamazioni (che cominciavano a suscitare resistenze e mormorii). Poi, in Campidoglio, fece arrestare i Colonna e gli Orsini che lo avevano sostenuto minacciandoli di esecuzione. Per quella volta fu convinto a soprassedere, ma quelli ripararono nei loro castelli e i Colonna da [[Marino (Italia)|Marino]] cominciarono a fare scorrerie contro Roma.
Cola prima devastò le loro terre, poi li sconfisse nella [[battaglia di Porta San Lorenzo]] (20 novembre [[1347]]). Ma intanto la sua mente svaniva: si convertì in tiranno, si abbandonò al lusso e alla gola e ''spesso non faceva parlamento per la paura che aveva dello furore dello puopolo''. Il legato pontificio lo abbandonò, i baroni rialzarono la testa, il popolo non accorse più alle scampanate. Spaventato a morte e dicendosi vittima dell'invidia («Ora nello settimo mese descenno de mio dominio»), Cola si rifugiò a [[Castel Sant'Angelo]], mentre il legato lo dichiarava eretico e nominava nuovi senatori.
=== Il ritorno e la morte ignominiosa ===
Cola riuscì a fuggire da Roma, travestito da frate, rifugiandosi prima in [[Boemia]] presso il [[Carlo IV di Lussemburgo|re Carlo IV]] ([[1346]]-[[1378]]), dove riprese la vita di studioso ed ebbe grandi onori, poi, contro l'opinione generale, decise di andare a presentarsi al papa in Avignone. Il papa era allora [[papa Innocenzo VI|Innocenzo VI]], che prima imprigionò blandamente Cola, poi lo esaminò, riconobbe che non era eretico e si convinse a revocare il suo processo e a rimandarlo a Roma, con il cardinale di [[Spagna]] [[Egidio Albornoz]], suo legato: «Cola de Rienzi con questo legato iessìo de Avignone purgato, benedetto e assoluto». Era il 24 settembre [[1353]].
Durante il viaggio verso Roma fu fatto segno a grandi manifestazioni di meraviglia per essere scampato e, almeno a parole, di consenso politico. Ma il potere chiede denaro. A Perugia il legato non sborsò uno [[scudo]], ma nominò Cola [[Senatore di Roma|senatore]] e lo autorizzò a rientrare a Roma. Cola riuscì con qualche fatica a farsi finanziare il viaggio e una compagnia di qualche centinaio di armati, fra mercenari tedeschi e cittadini di Perugia, da Arimbaldo de Narba, perugino, che aveva convinto di poter diventare, con lui, signore di Roma ("lo fantastico piace allo fantastico", chiosa l'Anonimo).
Arrivato a Roma, il popolo gli uscì incontro con grande cordialità, mentre «li potienti stavano alla guattata», e lo accompagnò festoso da [[porta Castello]] fino al Campidoglio, ascoltò entusiasta il suo discorso - tuttavia alla fine delle cerimonie di rientro «non fu chi li proferissi uno povero magnare.» Presto però si vide che l'uomo, pur mantenendo la sua grande abilità oratoria, era diventato un grasso ubriacone incline a straparlare, assetato di vendetta contro chi lo aveva scacciato da Roma, traditore per giunta, giacché fece condannare i suoi sostenitori perugini per confiscarne i beni, e, costretto com'era a procurarsi denaro per mantenere i suoi soldati, anche esoso.
Le nuove gabelle che infliggeva lo resero presto inviso. L'8 ottobre [[1354]], un suo capitano che aveva destituito sollevò il popolo e lo condusse sul Campidoglio. Là Cola, abbandonato da tutti i suoi, tentò per l'ultima volta di arringare i romani, che risposero dando fuoco alle porte. Cola allora cercò di scampare travestendosi da popolano pezzente, alterando anche la voce. Ma fu riconosciuto dai braccialetti che non si era tolto («Erano 'naorati: non pareva opera de riballo»), smascherato e condotto in una sala per essere giudicato:
«Là addutto, fu fatto uno silenzio. Nullo uomo era ardito toccarelo», finché un popolano «impuinao mano ad uno stocco e deoli nello ventre.»
Gli altri seguirono, ad infierire, ma Cola era già morto. Il cadavere fu trascinato fino a [[Chiesa di San Marcello al Corso|San Marcello in via Lata]], di fronte alle [[Palazzo Colonna|case dei Colonna]], e lì lasciato appeso per due giorni e una notte. Il terzo giorno fu trascinato a [[Porto di Ripetta|Ripetta]], presso il [[Mausoleo di Augusto]], che era sempre un territorio dei Colonna, lì bruciato (commenta l'Anonimo: «Era grasso. Per la moita grassezza da sé ardeva volentieri»), e le ceneri disperse.
L'esperimento politico di Cola fu ripreso, tra il [[1357]] ed il [[1359]], a [[Pavia]] dal frate [[Iacopo Bussolari]], che scacciò dalla città i [[Beccaria]], allora signori della città, e instaurò un governo repubblicano adottando misure molto simili a quelle fatte da Cola a Roma<ref>{{Cita pubblicazione |autore=Riccardo Rao |titolo=Predicare i valori repubblicani in tempo di signorie: l'umanesimo repubblicano e popolare del frate agostiniano Giacomo Bussolari |accesso=5 febbraio 2019 |url=https://www.academia.edu/32390533/Predicare_i_valori_repubblicani_in_tempo_di_signorie_l_umanesimo_repubblicano_e_popolare_del_frate_agostiniano_Giacomo_Bussolari |via=''[[Academia.edu]]''|rivista=Provence historique|volume=256|anno=2014}}</ref>. Tuttavia, nel giro di pochi anni Pavia, assediata a lungo dalle soverchianti forze [[Visconti|viscontee]], dovette arrendersi ed il governo repubblicano cessò<ref>{{Cita pubblicazione |autore=Fabio Romanoni |titolo="Come i Visconti asediaro Pavia". Assedi e operazioni militari intorno a Pavia dal 1356 al 1359 |pubblicazione=Reti Medievali - Rivista |volume=VIII|anno=2007 |accesso=5 febbraio 2019 |url=https://www.academia.edu/21465034/_Come_i_Visconti_asediaro_Pavia_._Assedi_e_operazioni_militari_intorno_a_Pavia_dal_1356_al_1359_in_Reti_Medievali-_Rivista_VIII_2007_ |via=''Academia.edu''}}</ref>.
== La memoria ==
Benché non fosse mai stato [[anticlericalismo|anticlericale]], ma anzi avesse sempre accuratamente coltivato il sostegno papale alle proprie imprese, la figura di Cola di Rienzo fu assai cara all'immaginario risorgimentale e [[Massoneria|massone]], che ne fece l'eroe antesignano di un risorgimento di Roma rimasto incompiuto. Alla sua figura il compositore [[Richard Wagner]] dedicò l'[[Opera|opera lirica]] ''[[Rienzi, l'ultimo dei tribuni]]''.
A lui furono dedicate nel [[1872]] una lapide nei pressi della casa di nascita a San Bartolomeo dei Vaccinari, e nel [[1887]] un [[Monumento a Cola di Rienzo|monumento]] sulla [[Cordonata (Roma)|Cordonata]] del [[Campidoglio]], il cui basamento, formato da un insieme di frammenti architettonici di epoca romana, e importante almeno quanto la figura, rappresenta appunto il sogno di Cola di ripristino dell'antica gloria di Roma.
Gli furono inoltre intitolati nel 1889 il principale rettifilo e nel 1914 una [[Piazza Cola di Rienzo|piazza]] nell'allora nuovissimo [[Prati (rione di Roma)|rione Prati]], destinato a ospitare le prestigiose abitazioni dei funzionari dello Stato umbertino. La strada, lunga circa 1,5 km, fu inaugurata nel [[1911]] e congiunge [[Piazza della Libertà (Roma)|piazza della Libertà]], sul [[Lungotevere]], con [[piazza del Risorgimento]], a ridosso delle [[Mura leonine|mura vaticane]]<ref>Per le relative delibere si veda nel [https://www.comune.roma.it/TERRITORIO/sito/cittadino.html Sistema toponomastico del Comune di Roma].</ref>.
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Anonimo romano]], ''[[Cronica dell'Anonimo Romano|Cronica]]'', Milano, Adelphi, 1981 e 1991 (capp. XVIII e XXVII).
*: {{Simbolo|Wikisource-logo.svg|13|Wikisource|link=no}} ''[[:s:Cronica|Cronica]]'' [Vita di Cola di Rienzo], su [[Wikisource]].
* {{Cita libro|autore=Giulio Roscio|autore2=Agostino Mascardi|autore3=Fabio Leonida|autore4=Ottavio Tronsarelli|wkautore4=Ottavio Tronsarelli|autore5=al.|titolo=Ritratti et elogii di capitani illvstri|editore=Agostino Mascardi|città=Roma|anno=1646}}
* {{Cita libro |autore=Zefirino Re |titolo=La Vita di Cola di Rienzo - Tribuno del Popolo Romano |editore=Felice Le Monnier |anno=1854}}
* {{cita libro|autore = Cola di Rienzo|titolo = Epistolario di Cola di Rienzo|url = https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=4811654&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL8&pds_handle=|editore = Bottega d'Erasmo|città = Torino|anno = 1966}}
* {{cita pubblicazione|autore=[[Vittorio Clemente]]|titolo=Leggende abruzzesi su Cola di Rienzo|rivista=Strenna dei [[Gruppo dei Romanisti|Romanisti]]|volume=vol. XXXII|anno=1971}}
* {{Cita libro |autore=[[Ferdinand Gregorovius]] |titolo=Storia della città di Roma nel Medioevo |città=Torino |editore=Einaudi |anno=1973|posizione=libro XI, capp. V, VI, VII}}
* {{cita libro|lingua=en|Amanda|Collins|Greater than Emperor: Cola di Rienzo (ca. 1313-1354) and the World of Fourteenth-Century Rome|2002|University of Michigan Press}}
* {{DBI |autore=[[Jean-Claude Maire Vigueur]] |nomeurl=cola-di-rienzo |nome=COLA di Rienzo |volume=26 |anno=1982 |accesso=2022-03-09}}
* {{Cita libro |autore=Tommaso di Carpegna Falconieri |titolo=Cola di Rienzo |editore=Salerno Editrice |città=Roma |anno=2002 |ISBN=88-8402-387-4}}
* {{Cita libro|lingua=en |autore=Ronald G. Musto |titolo=Apocalypse in Rome: Cola di Rienzo and the Politics of the New Age |città=Berkeley & Los Angeles |editore=University of California Press |anno=2003}}
== Voci correlate ==
{{Colonne}}
* [[Brancaleone degli Andalò]]
* [[Francesco Petrarca]]
* [[Cattività avignonese]]
* [[Stato Pontificio]]
{{Colonne spezza}}
* [[Egidio Albornoz]]
* [[Stefano Porcari]]
* [[Rivolte popolari del XIV secolo]]
{{Colonne fine}}
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
*
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|medioevo|Roma|storia d'Italia}}
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