Programma Apollo: differenze tra le versioni

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{{Programma spaziale
[[File:Apollo program.svg|thumb|Stemma ufficiale del programma Apollo.]]
|nome=Programma Apollo
[[File:Aldrin Apollo 11.jpg|thumb|L'astronauta [[Buzz Aldrin]] sulla [[Luna]] durante la missione [[Apollo 11]].]]
|immagine = Apollo program.svg
[[File:Apollo 11 Launch2.jpg|thumb|16 luglio [[1969]]: Il lancio di Apollo 11.]]
|didascalia = Logo ufficiale del programma Apollo
[[File:KSC-69P-0856.jpg|thumb|Il centro di controllo di lancio durante la missione [[Apollo 12]].]]
|primo_lancio = [[SA-1 (Apollo)|SA-1]] (27 ottobre 1961)
|durata_programma = 1961–1972
|scopo = Atterraggio di un uomo sulla [[Luna]]
|paese_origine = {{USA}}
|missioni_compiute = 33
|missioni_fallite = 2 ([[Apollo 1]] e [[Apollo 13|13]])
|missioni_parzialmente_fallite=1 ([[Apollo 6]])
|basi_di_lancio = [[John F. Kennedy Space Center|Kennedy Space Center]]
|tipo_di_veicolo = [[Navicella spaziale Apollo]]
|veicolo_con_equipaggio = [[Apollo Command/Service Module|Apollo CSM]] - [[Modulo lunare Apollo|LM]]
|numero_equipaggio = 3
|vettore = [[Little Joe II]] - [[Saturn I]] - [[Saturn IB]] - [[Saturn V]]
|primo_lancio_con_equipaggio=[[Apollo 7]] (11 ottobre 1968)
|ultimo_lancio=[[Apollo 17]] (19 dicembre 1972)
}}
[[File:Aldrin Apollo 11.jpg|thumb|L'astronauta [[Buzz Aldrin]] sulla [[Luna]] durante la missione [[Apollo 11]]]]
[[File:Apollo 11 Launch2.jpg|thumb|16 luglio 1969: il lancio di Apollo 11]]
[[File:KSC-69P-0856.jpg|thumb|Il centro di controllo di lancio durante la missione [[Apollo 12]]]]
 
Il '''programma Apollo''' fu un [[programma spaziale]] [[Stati Uniti d'America|statunitense]] che portò allo sbarco dei primi uomini sulla [[Luna]]. Concepito durante la presidenza di [[Dwight D. Eisenhower|Dwight Eisenhower]] e condotto dalla [[NASA]], Apollo iniziò veramente dopo che il presidente [[John Fitzgerald Kennedy|John F. Kennedy]] dichiarò, durante una sessione congiunta al [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] avvenuta il 25 maggio [[1961]], obiettivo nazionale il far "''atterrare un uomo sulla Luna''" entro la fine del decennio.
 
Questo obiettivo fu raggiunto durante la missione [[Apollo 11]] quando, il 20 luglio [[1969]], gli [[astronauta|astronauti]] [[Neil Armstrong]] e [[Buzz Aldrin]] sbarcarono sulla Luna, mentre [[Michael Collins (astronauta)|Michael Collins]] rimase in [[Orbita selenocentrica|orbita lunare]]. Apollo 11 fu seguita da ulteriori sei missioni, l'ultima nel dicembre 1972, che portarono un totale di dodici uomini a camminare sul nostro "satellite naturale". Tutt'oggi, questiQuesti sono stati gli unici uomini a mettere piede su un altro [[corpo celeste]].
 
Il programma Apollo si svolse tra il 1961 e il [[1975]]1972 e fu il terzo programma spaziale di voli umani (dopo [[programma Mercury|Mercury]] e [[Programma Gemini|Gemini]]) sviluppato dall'agenzia spaziale civile degli Stati Uniti. Il programma utilizzò la [[navicella spaziale Apollo]] e il [[razzo vettore]] [[Saturn (famiglia di razzi)|Saturn]], successivamente utilizzati anche per il [[programma [[Skylab]] e per la missione congiunta americana-[[unioneUnione sovieticaSovietica|sovietica]] ''[[Apollo-Soyuz Test Project]]''. Questi programmi successivi sono spesso considerati facenti parte delle missioni Apollo.
 
Il corso del programma subì due lunghe sospensioni: la prima dopo che nel 1967 un incendio sulla [[rampa di lancio]] di [[Apollo 1]], durante una simulazione, causò la morte degli astronauti [[Gus Grissom]], [[Edward White]] e [[Roger Chaffee]]; la seconda dopo che, durante il viaggio verso la Luna di [[Apollo 13]], nel 1970 durante il quale si verificò un'esplosione sul [[Apollo Command/Service Module|modulo di servizio]] che impedì agli astronauti la discesa sul nostro satellite e li costrinse ada un rischioso rientro sulla [[Terra]], avvenuto grazie alle loro competenze e agli sforzi di controllori di volo, tecnici e membri degli equipaggi di riserva.
 
L'Apollo segnò alcune [[pietra miliare|pietre miliari]] nella storia del volo spaziale umano che fino ad allora si era limitato a missioni in [[Low earth orbit|orbita terrestre bassa]]. Il programma stimolò progressi in molti settori delle [[scienza|scienze]] e delle tecnologie, tra cui [[aviazione|avionica]], [[informatica]] e [[telecomunicazioni]]. Molti oggetti e manufatti del programma sono esposti in luoghi e [[museo|musei]] di tutto il mondo e in particolare presso il [[National Air and Space Museum]] di [[Washington]].
 
Molti oggetti e manufatti del programma sono esposti in luoghi e [[museo|musei]] di tutto il mondo ed in particolare presso il ''[[National Air and Space Museum]]'' di [[Washington]].
 
== Motivazioni e lancio del programma ==
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{{vedi anche|Guerra fredda}}
 
Nel corso degli [[anni 1950|anni cinquanta]] del [[XX secolo|Novecento]], tra gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] e l'[[Unione Sovietica]] era in pieno svolgimento la cosiddetta [[guerra fredda]], che si concretizzò in interventi militari indiretti ([[guerra di Corea]]) e in una corsa ad armamenti sempre più efficienti e in particolar modo allo sviluppo di [[Missile balistico intercontinentale|missili intercontinentali]] capaci di trasportare [[bomba nucleare|testate nucleari]] sul territorio nazionale avversario. Il primo successo in questo campo lo ebbero i sovietici che lanciarono nel [[1956]] il razzo ''[[R-7 SemyorkaSemërka]]''. Gli Stati Uniti si adoperarono allora per cercare di colmare il divario, impiegando grandi risorse umane ed economiche. I primi successi americani arrivarono con i razzi [[PGM-11 Redstone|Redstone]] e [[SM-65 Atlas|Atlas]]<ref>{{cita libro |url_capitolourlcapitolo=http://history.nasa.gov/SP-4201/ch1-5.htm |capitolo=Redstone and Atlas |autore=Swenson, L.S. Jr. |coautori=Grimwood, J.M.; Alexander, C.C. |titolo=This New Ocean: A History of Project Mercury |editore=NASA History Series |anno=1989 |lingua=en |accesso=3 marzo 2011|isbnvolume=SP-4201 |oclc=569889}}</ref>.
 
=== La corsa allo spazio ===
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{{vedi anche|Corsa allo spazio}}
 
Parallelamente agli sviluppi militari, l'Unione Sovietica colse anche i primi grandi successi nell'esplorazione dello spazio. Fu sovietico il primo [[satellite artificiale]] della storia, lo [[Sputnik 1]], lanciato il 4 ottobre [[1957]] con gran sorpresa per gli americani, che però risposero il 1º febbraio [[1958]] con l'[[Explorer 1]]<ref>{{cita web|url=http://history.nasa.gov/sputnik/|lingua=en|accesso=13 marzo 2011|titolo=Sputnik and The Dawn of the Space Age|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200308204051/http://history.nasa.gov/sputnik/|urlmorto=sì}}</ref>. Per colmare lo svantaggio accumulato, il 29 luglio [[1958]] il presidente [[Dwight D. Eisenhower|Eisenhower]] fondò la [[NASA]], che nello stesso anno avviò il [[programma Mercury]]<ref>{{cita web|url=http://history.nasa.gov/|titolo=Storia della NASA|accesso=13 marzo 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110314112944/http://history.nasa.gov/|urlmorto=no}}</ref>. La corsa allo spazio ebbe così inizio.
 
Il 12 aprile 1961 l'Unione Sovietica sorprese nuovamente il mondo con il primo uomo nello spazio: il cosmonauta [[Jurij Alekseevič Gagarin|Jurij Gagarin]] che volò a bordo della [[Vostok 1]]. I russi continuano a mietere successi: nel [[1964]] mandarono in orbita tre cosmonauti (a bordo della [[Voschod 1]]) e nel [[1965]] realizzarono la prima [[attività extraveicolare]] ([[Voschod 2]]).
 
Nel frattempo gli statunitensi iniziarono ad avvicinarsi alle prestazioni sovietiche, grazie ai primi successi delladelle missionemissioni Mercury.
 
=== Annuncio del programma ===
{{vedi anche|Presidenza di John Fitzgerald Kennedy#Corsa allo spazio|Scegliamo di andare sulla Luna}}
Il programma Apollo fu il terzo progetto di lanci spaziali umani intrapreso dagli Stati Uniti, benché i relativi voli seguissero sia il primo programma ([[Programma Mercury|Mercury]]) chesia il secondo ([[Programma Gemini|Gemini]]). L'Apollo originalmente fu concepito dalla amministrazione Eisenhower come un seguito al programma Mercury per le missioni avanzate Terra-orbitali, ma fu completamente riconvertito verso l'obiettivo risoluto di [[allunaggio]] "entro la fine decennio" dal presidente [[John F. Kennedy]] con il suo annuncio a una sessione speciale del [[Congresso degli Stati Uniti d'America|Congresso]] il 25 maggio del 1961<ref>{{cita web|url=httphttps://www.archive.org/details/jfks19610525|titolo=Discorso pronunciato dal presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy il 25 maggio 1961|lingua=en|accesso=3 maggio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190613155730/https://archive.org/details/jfks19610525|urlmorto=no}}</ref><ref>Gli esperti della NASA avevano indicato che l'atterraggio sulla Luna poteva essere realizzato già nel 1967, ma l'amministratore dell'agenzia, [[James E. Webb]], ha preferito aggiungere due anni per tenere conto di potenziali contrattempi (Fonte: NASA - Monografia Progetto Apollo: un'analisi retrospettiva).</ref>
 
{{Citazione|…credo che questo paese debba impegnarsi a realizzare l'obiettivo, prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra. Non ci sarà in questo periodo nessun progetto spaziale più impressionante per l'umanità, o più importante nell'esplorazione a lungo raggio dello spazio; e nessuno sarà così difficile e costoso da realizzare…|[[John F. Kennedy]]|…I believe that this nation should commit itself to achieving the goal, before this decade is out, of landing a man on the Moon and returning him safely to the Earth. No single space project in this period will be more impressive to mankind, or more important in the long-range exploration of space; and none will be so difficult or expensive to accomplish…|lingua=en}}
[[File:Kennedy Giving Historic Speech to Congress - GPN-2000-001658.jpg|thumb|Il [[Presidente degli Stati Uniti d'America|Presidente degli Stati Uniti]] [[John F. Kennedy|Kennedy]] annuncia il programma durante una sessione speciale del Congresso.]]
Nel discorso che diede inizio all'al programma Apollo, Kennedy dichiarò che nessun altro programma avrebbe avuto un effetto così grande sulle mire a lungo raggiotermine del programma spaziale americano. L'obiettivo fu poi ribadito in un ulteriore celebre discorso ("''[[Scegliamo di andare sulla Luna|We choose to go to the Moon]]...''")<ref>{{Citazione|Abbiamo scelto di andare sulla Luna in questo decennio e di fare le altre cose, non perché non sono facili, ma perché sono difficili obbiettivi, perché questo obiettivo servirà a misurare e organizzare al meglio le nostronostre energie e competenze, perché questa è una sfida che siamo disposti ad accettare...|[[John F. Kennedy]], ''"We choose to go to the Moon..." - discorso del 12 settembre [[1962]]''|We choose to go to the Moon. We choose to go to the Moon in this decade and do the other things, not because they are easy, but because they are hard, because that goal will serve to organize and measure the best of our energies and skills, because that challenge is one that we are willing to accept...|lingua=en}}</ref> il 12 settembre [[1962]]. All'inizio del suo mandato, nemmeno Kennedy aveva intenzione di investire molte risorse sull'esplorazione spaziale<ref>{{cita|J. Villain|p. 67|JVI}}.</ref>, ma i successi sovietici e il bisogno di recuperare il prestigio dopo il fallimentare [[sbarco nella Baia dei Porci]], gli fecero cambiare velocemente idea<ref>{{cita|Xavier Pasco|pp. 83-84|XP}}.</ref>.
 
La proposta del presidente ricevette un immediato ed entusiastico sostegno sia da ogni forza politica sia dall'opinione pubblica, spaventata dai successi dell'astronautica sovietica<ref>{{cita|Xavier Pasco|p .75|XP}}.</ref>. Il primo bilancio del nuovo programma spaziale denominato Apollo (il nome fu scelto da [[Abe Silverstein]] allora direttore dei voli umani<ref>{{cita web|url=http://history.nasa.gov/SP-4407vol7Chap2.pdf|titolo=Exploring the Unknown Project Apollo: Americans to the Moon|p=3|autore= John M. Logsdon (NASA)|accesso=13 ottobre 2009|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090813004421/http://history.nasa.gov/SP-4407vol7Chap2.pdf|urlmorto=sì}}</ref><ref>Abe Silverstein era già stato l'ideatore del nome del [[programma Mercury]] ([[Mercurio (divinità)|Mercurio]] e [[Apollo]] sono entrambi dei della [[mitologia romana]]). Inoltre, a posteriori, è stato trovato che Apollo è l'[[acronimo]] di ''America's Program for Orbital and Lunar Landing Operations''.</ref>) fu votato all'unanimità dal [[Senato degli Stati Uniti|Senato]]. I fondi disponibili per la NASA passarono da 500 milioni di [[dollaro|dollari]] nel 1960 a 5,2 miliardi nel 1965. La capacità di mantenere pressoché costanti i finanziamenti per tutta la durata del programma fu anche merito del direttore della NASA [[James E. Webb|James Webb]], veterano della politica, che riuscì a fornire un sostegno particolarmente forte al presidente [[Lyndon Johnson]], succeduto a Kennedy [[Assassinio di John F. Kennedy|assassinato nel 1963]], e forte sostenitore del programma spaziale.
|url=http://history.nasa.gov/SP-4407vol7Chap2.pdf
|titolo=Exploring the Unknown Project Apollo: Americans to the Moon
|pagine=389
|Autore John M. Logsdon (NASA)
|accesso= 13 ottobre 2009
|lingua= en
}}</ref><ref>Abe Silverstein era già stato l'ideatore del nome del [[programma Mercury]] ([[Mercurio (divinità)|Mercurio]] e [[Apollo]] sono entrambi dei della [[mitologia classica]]). Inoltre, a posteriori, è stato trovato che Apollo è l'[[acronimo]] di ''America's Program for Orbital and Lunar Landing Operations''.</ref>) fu votato all'unanimità dal [[Senato (Stati Uniti d'America)|Senato]]. I fondi disponibili per la NASA passarono da 500 milioni di [[dollaro|dollari]] nel [[1960]] a 5,2 miliardi nel 1965. La capacità di mantenere pressoché costanti i finanziamenti per tutta la durata del programma fu anche merito del direttore della NASA James Webb, veterano della politica, che riuscì a fornire un sostegno particolarmente forte al presidente [[Lyndon Johnson]], succeduto a Kennedy [[Assassinio di John F. Kennedy|assassinato nel 1963]], e forte sostenitore del programma spaziale.
 
== Sviluppo del programma ==
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Vennero considerati tre diversi scenari possibili per la missione<ref>{{cita|Roger D. Launius|Gearing Up for Project Apollo|RL}}.</ref>:
 
* '''Ascesa diretta''': Prevedevaprevedeva un lancio diretto verso la Luna. Ciò avrebbe richiesto lo sviluppo di razzi molto più potenti di quelli dell'epoca, denominati [[razzo Nova|Nova]] in sede di progetto nel 1962. Questa soluzione prevedeva che l'intera [[navicella spaziale|navicella]] atterrasse sulla Luna e poi ripartisse verso la Terra lasciando sul suolo lunare solo il LEM.
* '''[[Earth Orbit Rendezvous|Rendezvous in orbita terrestre]]''': Lala seconda, nota come EOR (''Earth orbit rendezvous''), prevedeva il lancio di due razzi [[Saturn V]], uno contenente la navicella, l'altro destinato interamente al propellente. La navicella sarebbe entrata in orbita terrestre e lì rifornita del [[propellente]] necessario a raggiungere la Luna e tornare indietro. Anche in questo caso sarebbe atterrata l'intera navicella<ref>{{cita web|titolo=Low earth orbit rendezvous strategy for lunar missions|url=http://www.informs-sim.org/wsc06papers/158.pdf|lingua=en|accesso=16 marzo 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110726180705/http://www.informs-sim.org/wsc06papers/158.pdf|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita web|titolo=Lunar Orbit Rendezvous and the Apollo Program|url=httphttps://www.nasa.gov/centers/langley/news/factsheets/Rendezvous.html|lingua=en|accesso=16 marzo 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190323103611/https://www.nasa.gov/centers/langley/news/factsheets/Rendezvous.html|urlmorto=no}}</ref>.
* '''Rendezvous in orbita lunare''' (LOR): Fufu lo scenario che venne effettivamente realizzato. Fu ideato da [[John Houbolt]] ed è chiamato tecnicamente LOR (''Lunar orbit rendezvous''). La navicella era composta da due moduli: il CSM ([[Apollo Command/Service Module|modulo di comando-servizio]]) e LM ([[Modulo Lunarelunare Apollo|modulo lunare]]) o anche LEM (''Lunar Excursion Module'', il suo nome iniziale). Il CSM era costituito da una [[capsula spaziale|capsula]] per la sopravvivenza dei tre astronauti munita di [[scudo termico]] per il rientro nell'[[atmosfera]] terrestre (modulo di comando) e dalla parte elettronica e di sostentamento energetico per il modulo di comando, cosiddettacosiddetto modulo di servizio. Il modulo lunare, una volta separato dal CSM, doveva garantire la sopravvivenza ai due astronauti che sarebbero scesi sulla superficie lunare<ref>{{cita pubblicazione| url=httphttps://ntrs.nasa.gov/archive/nasa/casi.ntrs.nasa.gov/19960014824_1996007704.pdf|titolo=Enchanted Rendezvous: John Houbolt and the Genesis of the Lunar-Orbit Rendezvous Concept|autore=James R. Hansen|rivista=Monographs in Aerospace History Series #4|data=dicembre 1995|accesso=26 giugno 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061104004037/http://ntrs.nasa.gov/archive/nasa/casi.ntrs.nasa.gov/19960014824_1996007704.pdf|urlmorto=no}}</ref>.
[[File:Ap6-68-HC-191.jpg|thumb|Separazione dell'interstadio del [[Saturn V]], durante la missione [[Apollo 6]].]]
Il modulo lunare doveva svolgere una funzione di ascesa e di discesa sul suolo lunare. Terminata questa fase, avrebbe dovuto riagganciarsi al modulo di comando-servizio, in orbita lunare, per il ritorno sulla Terra. Il vantaggio offerto da questa soluzione era che il LEM, dopo essersi staccato dal modulo di comando-servizio, era molto leggero e quindi più manovrabile. Inoltre sarebbe stato possibile utilizzare un solo razzo Saturn V per il lancio della missione. Ciononostante, non tutti i tecnici furono concordi sull'adozione del rendezvous in orbita lunare, specialmente per le difficoltà che presentavano i numerosi agganci e sganci che avrebbero dovuto affrontare i moduli.
 
Anche [[Wernher von Braun]], che dirigeva il team del ''Marshall Space Flight Center'', incaricato di sviluppare il lanciatore ed era une sostenitore della tecnica del rendezvous in orbita terrestre, finì per convincersi che il LOR fosse l'unico scenario che avrebbe potuto far rispettare la scadenza fissata dal presidente Kennedy<ref>{{citaCita|G. Brooks, James M. Grimwood, Loyd S.e Swenson|Analysis of LOR|CF}}.</ref>.
 
All'inizio dell'estate 1962, i principali funzionari della NASA si erano ormai tutti convinti della necessità dell'adozione del rendezvous in orbita lunare, tuttavia sorse il [[veto]] di Jerome B. Wiesner, consigliere scientifico del presidente Kennedy, che fu però superato nei mesi seguenti. L'architettura della missione fu approvata definitivamente il 7 novembre [[1962]]. Entro luglio, 11undici aziende aerospaziali statunitensi furono invitate alla progettazione del modulo lunare sulla base di queste specifiche<ref>{{citaCita|G. Brooks, James M. Grimwood, Loyd S.e Swenson|NASA-Grumman Negotiations|CF}}.</ref>.
 
=== Un cambio di scala ===
 
[[File:Apollo Saturn 500F and VAB.jpg|thumb|La poderosa struttura del ''[[Vehicle Assembly Building]]'', presso il [[John F. Kennedy Space Center]].]]
[[File:Apmisc-MSFC-6870792.jpg|thumb|Il primo stadio del [[Saturn V]] viene ultimato nel centro di produzione.]]
 
Il 5 maggio 1961, pochi giorni prima dell'avvio del programma Apollo, [[Alan Shepard]] diventò il primo astronauta statunitense a volare nello spazio (missione [[Mercury-Redstone 3]]). In realtà, si trattò solo di un [[volo suborbitale]] ed il razzo utilizzato non era in grado di mandare in orbita una [[capsula spaziale]] di peso maggiore di una [[tonnellata]]<ref>La capsula Mercury era lanciata ad un'altitudine di 180 km, prima di fare rientro con una traiettoria balistica.</ref>. Per realizzare il programma lunare risultava invece necessario portare in orbita bassa terrestre almeno 120 tonnellate. Già questo dato può far capire quale sia stato il cambiamento di scala richiesto ai progettisti della NASA che dovettero sviluppare un razzo vettore dalle potenze mai raggiunte fino ad allora. Per centrare l'obiettivo fu necessario sviluppare pertanto nuove e complesse tecnologie, tra cui l'utilizzo dell'[[idrogeno]] liquido come [[combustibile]].
 
Il personale impiegato nel programma spaziale civile crebbe in proporzione. Tra il 1960 e il 1963, il numero dei dipendenti della NASA passò da 10.000 a 36.000 addetti. Per accogliere il nuovo personale e per sviluppare le adeguate attrezzature dedicate al programma Apollo, la NASA istituì tre nuovi centri:
 
Il 5 maggio 1961, pochi giorni prima dell'avvio del programma Apollo, [[Alan Shepard]] diventò il primo astronauta statunitense a volare nello spazio (missione [[Mercury-Redstone 3]]). In realtà, si trattò solo di un [[volo suborbitale]] e il razzo utilizzato non era in grado di mandare in orbita una [[capsula spaziale]] di peso maggiore di una [[tonnellata]]<ref>La capsula Mercury era lanciata ad un'altitudine di 180 km, prima di fare rientro con una traiettoria balistica.</ref>. Per realizzare il programma lunare risultava invece necessario portare in orbita bassa terrestre almeno 120 tonnellate. Già questo dato può far capire quale sia stato il cambiamento di scala richiesto ai progettisti della NASA che dovettero sviluppare un razzo vettore dalle potenze mai raggiunte fino ad allora. Per centrare l'obiettivo fu necessario sviluppare pertanto nuove e complesse tecnologie, tra cui l'utilizzo dell'[[idrogeno]] liquido come [[combustibile]].
* Il ''[[Lyndon B. Johnson Space Center|Manned Spacecraft Center]]'' (MSC)<ref>Rinominato Lyndon B. Johnson Space Center dalla morte del presidente nel [[1973]]</ref>, costruito nel 1962 nei pressi di [[Houston]], in [[Texas]]. Esso fu dedicato alla progettazione e alla verifica del veicolo spaziale (modulo di comando-servizio e modulo lunare), alla formazione degli astronauti e al monitoraggio e gestione del volo. Tra i servizi presenti: il centro di controllo missione, [[simulatore di volo|simulatori di volo]] e svariate attrezzature destinate a simulare le condizioni nello spazio. Il centro era diretto da Robert Gilruth, un ex ingegnere presso la [[National Advisory Committee for Aeronautics|NACA]], che svolse un ruolo di primo piano riguardo alla gestione delle attività correlate al volo spaziale. Questa struttura era già stata allestita per il programma Gemini. Nel [[1964]] erano qui impiegate 15.000 persone, compresi 10.000 dipendenti di varie società aerospaziali<ref name=centri>{{cita web
|url=http://history.nasa.gov/SP-4208/ch1.htm
|titolo=SP-4208 Living and working in space: a history of Skylab - From Concept through Decision, 1962-1969
|autore=W. David Compton & Charles D. Benson (NASA)
|lingua=en
|data=1983
|accesso=11 ottobre 2009}}</ref>{{·}}<ref>{{cita web
|url=http://www.jsc.nasa.gov/history/jsc40/jsc40_pg1.htm
|titolo=JSC Celebrates 40 Years of Human Space Flight
|autore=JSC (NASA)
|lingua=en
|accesso=11 ottobre 2009}}</ref>.
 
Il personale impiegato nel programma spaziale civile crebbe in proporzione. Tra il 1960 e il 1963, il numero dei dipendenti della NASA passò da 10&nbsp;000 a 36&nbsp;000 addetti. Per accogliere il nuovo personale e per sviluppare le adeguate attrezzature dedicate al programma Apollo, la NASA istituì tre nuovi centri:
* Il ''[[Marshall Space Flight Center]]'' (MSFC) situato in un vecchio impianto dell'esercito (un arsenale di razzi [[Redstone]]) vicino a [[Huntsville (Alabama)|Huntsville]] in [[Alabama]]. Esso fu assegnato alla NASA a partire dal 1960 insieme alla maggior parte degli specialisti che qui vi lavoravano. In particolare vi era presente la squadra [[Germania|tedesca]] diretta da [[Wernher von Braun]] specializzata in missili balistici. Von Braun rimarrà in carica fino al [[1970]]. Il centro era dedicato alla progettazione e alla validazione della famiglia di veicoli di lancio Saturn. Erano presenti banchi di prova, uffici di progettazione e impianti di assemblaggio. Qui vennero impiegate fino a 20.000 persone<ref name=centri/><ref>{{cita web
|url=http://history.msfc.nasa.gov/history_fact_sheet.html
|titolo=Marshall Space Flight Center History Office - Historical Facts
|editore=MSFC (NASA)
|lingua=en
|accesso=11 ottobre 2009}}</ref>
 
* Il [[Centro di controllo missione Christopher C. Kraft Jr.|Manned Spacecraft Center]] (MSC)<ref>Rinominato Lyndon B. Johnson Space Center dalla morte del presidente nel 1973</ref>, costruito nel 1962 nei pressi di [[Houston]], in [[Texas]]. Esso fu dedicato alla progettazione e alla verifica del veicolo spaziale (modulo di comando-servizio e modulo lunare), alla formazione degli astronauti e al monitoraggio e gestione del volo. Tra i servizi presenti: il centro di controllo missione, [[simulatore di volo|simulatori di volo]] e svariate attrezzature destinate a simulare le condizioni nello spazio. Il centro era diretto da Robert Gilruth, un ex ingegnere presso la [[National Advisory Committee for Aeronautics|NACA]], che svolse un ruolo di primo piano riguardo alla gestione delle attività correlate al volo spaziale. Questa struttura era già stata allestita per il programma Gemini. Nel 1964 erano qui impiegate 15&nbsp;000 persone, compresi 10&nbsp;000 dipendenti di varie società aerospaziali<ref name=centri>{{cita web|url=http://history.nasa.gov/SP-4208/ch1.htm|titolo=SP-4208 Living and working in space: a history of Skylab - From Concept through Decision, 1962-1969|autore=W. David Compton & Charles D. Benson (NASA)|lingua=en|data=1983|accesso=11 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100311142656/http://history.nasa.gov/SP-4208/ch1.htm|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.jsc.nasa.gov/history/jsc40/jsc40_pg1.htm|titolo=JSC Celebrates 40 Years of Human Space Flight|autore=JSC (NASA)|lingua=en|accesso=11 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090716032803/http://www.jsc.nasa.gov/history/jsc40/jsc40_pg1.htm|urlmorto=no}}</ref>.
* Il ''[[John F. Kennedy Space Center|Kennedy Space Center]]'' (KSC), situato presso [[Merritt Island]] in [[Florida]], da cui verranno lanciati i giganteschi razzi del programma Apollo. La NASA costruì la sua base di lancio a [[Cape Canaveral]], vicino a quella utilizzata dall'aeronautica militare. Il centro si occupava dell'assemblaggio e controllo finale del razzo vettore nonché delle operazioni di relative al suo lancio. Qui, nel [[1956]], vi erano impiegate 20.000 persone. Il cuore del centro spaziale era costituito dal ''Launch Complex 39'' dotato di due [[rampa di lancio|rampe di lancio]] e di un enorme edificio di assemblaggio: il ''[[Vehicle Assembly Building]]'' (altezza 140 metri), in cui potevano essere assemblati più razzi Saturn V contemporaneamente. Il primo lancio da questo centro è avvenuto per l'[[Apollo 4]] nel [[1967]]<ref name=centri/><ref>{{cita web
* Il [[Marshall Space Flight Center]] (MSFC) situato in un vecchio impianto dell'esercito (un arsenale di razzi [[Redstone]]) vicino a [[Huntsville (Alabama)|Huntsville]] in [[Alabama]]. Esso fu assegnato alla NASA a partire dal 1960 insieme alla maggior parte degli specialisti che qui vi lavoravano. In particolare vi era presente la squadra [[Germania|tedesca]] diretta da [[Wernher von Braun]] specializzata in missili balistici. Von Braun rimarrà in carica fino al 1970. Il centro era dedicato alla progettazione e alla validazione della famiglia di veicoli di lancio Saturn. Erano presenti banchi di prova, uffici di progettazione e impianti di assemblaggio. Qui vennero impiegate fino a 20&nbsp;000 persone<ref name=centri/><ref>{{cita web|url=http://history.msfc.nasa.gov/history_fact_sheet.html|titolo=Marshall Space Flight Center History Office - Historical Facts|editore=MSFC (NASA)|lingua=en|accesso=11 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160603125431/http://history.msfc.nasa.gov/history_fact_sheet.html|urlmorto=}}</ref>.
|url=http://www.nasa.gov/centers/kennedy/about/history/story/ch4.html
* Il [[John F. Kennedy Space Center|Kennedy Space Center]] (KSC), situato presso [[Merritt Island]] in [[Florida]], da cui verranno lanciati i giganteschi razzi del programma Apollo. La NASA costruì la sua base di lancio a [[Cape Canaveral]], vicino a quella utilizzata dall'aeronautica militare. Il centro si occupava dell'assemblaggio e controllo finale del razzo vettore nonché delle operazioni relative al suo lancio. Qui, nel 1956, vi erano impiegate 20&nbsp;000 persone. Il cuore del centro spaziale era costituito dal ''[[Complesso di lancio 39|Launch Complex 39]]'' dotato di due [[rampa di lancio|rampe di lancio]] e di un enorme edificio di assemblaggio: il ''[[Vehicle Assembly Building]]'' (altezza 140 metri), in cui potevano essere assemblati più razzi Saturn V contemporaneamente. Il primo lancio da questo centro è avvenuto per l'[[Apollo 4]] nel 1967<ref name=centri/><ref>{{cita web|url=https://www.nasa.gov/centers/kennedy/about/history/story/ch4.html|titolo=Storia del Kennedy Space Center - Capitolo 4|lingua=en|editore=KSC (NASA)|accesso=11 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091028122933/http://www.nasa.gov/centers/kennedy/about/history/story/ch4.html|urlmorto=no}}</ref>.
|titolo=Storia del Kennedy Space Center - Capitolo 4
|lingua= en
|editore=KSC (NASA)
|accesso=11 ottobre 2009}}</ref>.
 
Altri centri della NASA ebbero un ruolo marginale o temporaneo sul lavoro svolto per il programma Apollo. Nel [[John C. Stennis Space Center|Centro Spaziale John C. Stennis]], allestito nel 1961 nello statoStato del [[Mississippi (stato)|Mississippi]], furono predisposti nuovi banchi di prova utilizzati per testare motori a razzo sviluppati per il programma<ref>{{cita web|url=http://www.spaceline.org/capehistory/3a.html|titolo=The history of Cap Canaveral : chapter 3 NASA arrives (1959-present)|accesso=6 luglio 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090917031235/http://www.spaceline.org/capehistory/3a.html|urlmorto=no}}</ref>. Il Centro di ricerca Ames, risalente al [[1939]] e situato in [[California]], era dotato di [[galleria del vento|gallerie del vento]] utilizzate per studiare il rientro nell'atmosfera della navicella Apollo e perfezionarne la forma. Il ''[[Langley Research Center]]'' ([[1914]]), con sede a [[Hampton (Virginia)|Hampton]] ([[Virginia]]), disponeva anch'esso di ulteriori gallerie del vento. Presso il ''[[Jet Propulsion Laboratory]]'' ([[1936]]), a [[Pasadena (California)|Pasadena]], vicino a [[Los Angeles]], specializzato nello sviluppo di sonde spaziali, furono progettate le famiglie di veicoli spaziali automatici che produssero le mappe lunari ede acquisirono le conoscenze sull'ambiente lunare indispensabili per rendere possibile il programma Apollo<ref name=centri/><ref>{{cita web |url=httphttps://www.nasa.gov/centers/kennedy/about/history/story/ch4.html |titolo=Kennedy Space Center Story - Chapter 4 |lingua=en |editore=KSC (NASA) |accesso=11 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091028122933/http://www.nasa.gov/centers/kennedy/about/history/story/ch4.html|urlmorto=no }}</ref>.
 
=== Il ruolo dell'industria aeronautica ===
[[File:Apollo 17 The Last Moon Shot.jpg|thumb|Il razzo [[Saturn V]] pronto sulla [[rampa di lancio]] 39-A per la missione [[Apollo 17]].]]
La realizzazione di un programma così ambizioso rese necessaria una decisiva crescita del settore dell'industria aeronautica, sia per quanto riguarda il personale addetto (la NASA passò da 36. 500 addetti a 376. 500) sia nella realizzazione d'impianti di grandi dimensioni.
 
La società californiana [[North American Aviation]], produttrice del famoso [[North American B-25 Mitchell|B-25 Mitchell]] protagonista dei combattimenti aerei della [[seconda guerra mondiale]], distintisi già nel [[North American X-15|programma X-15]], assunse un ruolo di primaria importanza. Dopo aver visto fallire i suoi progetti per il trasporto aereo civile, dedicò tutte le sue risorse al programma Apollo fornendo in pratica tutti i componenti principali del progetto, adcon l'eccezione del [[modulo lunare]] che venne progettato e realizzato dalla [[Grumman]].
 
La North American realizzò, tramite la sua divisione ''Rocketdyne'', i motori principali del [[razzo]] principale J-2 e F-1 presso l'impianto a [[Canoga Park]], mentre il [[Saturn V]] era prodotto a [[Seal Beach]] e il modulo di comando e di servizio a [[Downey (California)|Downey]].
In seguito all'incendio di [[Apollo 1]] e ad alcuni problemi incontrati nello sviluppo, si fonderà con la [[Rockwell International]] nel [[1967]]. Il nuovo gruppo svilupperà poi, negli [[anni 1970]]-[[anni 1980|1980]] lo [[space shuttle]].
 
L'azienda [[McDonnell Douglas]] si occupò invece di produrre il terzo stadio del Saturn V presso i suoi stabilimenti di [[Huntington Beach]] in California, mentre il primo stadio era costruito nello stabilimento [[Michoud]] ([[Louisiana]]) dalla [[Chrysler Corporation]]. Tra i principali fornitori di strumenti di laboratorio e di bordo si deve annoverare il ''[[Massachusetts Institute of Technology]]'' (MIT) che progettò i sistemi di navigazione<ref>{{cita|Patrick Maurel|pp. 240-241|PMA}}.</ref>.
 
=== Le risorse organizzative e economiche ===
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[[File:Lunar Surface Ultraviolet Camera (9460222206).jpg|thumb|[[George Carruthers]], al centro, discute della ''Lunar Surface Ultraviolet Camera'' con il comandante dell'[[Apollo 16]] [[John Young]], a destra. Da sinistra, il pilota del modulo lunare [[Charles Duke]] e [[Rocco Petrone]], direttore del programma Apollo.]]
 
Il programma Apollo rappresentò una sfida senza precedenti in termini di tecnologia e capacità organizzative. Una delle parti del progetto che richiese più impegno fu quella relativa allo sviluppo del razzo vettore. Le specifiche della missione richiesero infatti lo sviluppo di motori in grado di fornire una grande potenza per il primo stadio (motori [[F-1]]) e di garantire più accensioni (motori [[PWR J-2|J-2]]) per il secondo e terzo stadio, caratteristica mai implementata fino ad allora<ref>Il motore dell'[[Agena (razzo)|Agena]] poteva essere riavviato.</ref>. Ad aumentare le difficoltà nella progettazione va aggiunta la richiesta di un alto livello di [[affidabilità]] (fu imposta una [[probabilità]] di perdita dell'equipaggio di meno dello 0,1%) e il relativo poco tempo a disposizione (8otto anni, tra l'avvio del programma e la scadenza fissata dal presidente Kennedy per il primo allunaggio di una missione con equipaggio).
 
Nonostante alcune battute di arresto durante le fasi dello sviluppo, grazie anche alle ingenti risorse finanziarie messe a disposizione (con un picco nel [[1966]], con il 5,5% del budget federale assegnato alla NASA), si riuscì a far fronte alle numerose problematiche insorte e mai affrontate precedentemente. Lo sviluppo di tecniche organizzative per la gestione del progetto (pianificazione, gestione delle crisi, [[project management]]) hanno fatto più tardi scuola nel mondo del [[business]].
 
{|class="wikitable" style="text-align:center; width:70%;"
|+ Budget della NASA tra il 1959 e il 1970 <small>(in miliardi di [[dollaro statunitense|dollari]])</small><ref>{{cita news|titolo=Giornale|pubblicazione=[[Le Monde]]|data=16 luglio 1969}}</ref><ref name="budgetnasa">{{cita web|url=http://www.richardb.us/nasa.html#graph|titolo=Putting NASA's Budget in Perspective|lingua=en|autore=Richard Braastad|accesso=5 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160303165339/http://www.richardb.us/nasa.html#graph|urlmorto=no}}</ref>
|url=http://www.richardb.us/nasa.html#graph
|titolo=Putting NASA's Budget in Perspective
|lingua=en
|autore=Richard Braastad
|accesso=5 ottobre 2009}}</ref>
|-
! scope=row | Anno
|1959||1960||1961||1962||1963||1964||1965||1966||1967||1968||1969||1970
|-
! scope=row | Budget per il programma Apollo
| || || || 0,535 || 1,285 || 2,27 || 2,51 || 2,97 || 2,91 || 2,556 || 2,025 || 1,75
|-
! scope=row | Budget totale della NASA
| 0,145 || 0,401 ||0,744 ||1,257 || 2,552 || 4,171 || 5,093 || 5,933 || 5,426 || 4,724 || 4,253 || 3,755
|-
! scope=row | Percentuale del budget della NASA sul budget dello statoStato federale
| 0,2 || 0,5 || 0,9 || 1,4 || 2,8 || 4,3 || 5,3 || 5,5 || 3,1 || 2,4 || 2,1 || 1,7
|}
 
[[File:S-IC engines and Von Braun.jpg|thumb|[[Wernher von Braun]] in posa vicino ai motori [[F-1]] del razzo Saturn V.]]
 
Lo sviluppo del motore [[F-1]], dotato di un'architettura convenzionale ma di un potere eccezionale (2,5 tonnellate di [[propellente]] bruciato al secondo), richiese molto tempo a causa di problemi di instabilità nella camera di combustione, che furono corretti mediante la combinazione di studi empirici (ad esempio l'utilizzo di piccole [[esplosivo|cariche esplosive]] in camera di combustione) e la pura ricerca<ref>{{cita web|url=http://history.nasa.gov/SP-4206/ch4.htm|titolo=Stages to Saturn ''III. Fire, Smoke, and Thunder: The Engines - The injector and combustion stability''|autore=Roger E. Bilstein (NASA)|lingua=en|accesso=5 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090921082310/http://history.nasa.gov/SP-4206/ch4.htm|urlmorto=no}}</ref>. Le sfide più significative, tuttavia, coinvolsero i due moduli principali del programma: il modulo di comando/servizio e il modulo lunare. Lo sviluppo del modulo lunare avvenne con un anno di ritardo sui tempi previsti a causa di modifiche nello scenario di atterraggio. Il suo motore fu concettualmente nuovo e richiese grandi sforzi progettuali. La massa complessiva, superiore alla previsioni, la difficoltà nello sviluppo del software e la mancanza di esperienza nella realizzazione di motori adatti allo scopo, comportarono ritardi così importanti da mettere, a un certo punto, in pericolo la realizzazione dell'intero programma<ref>{{Cita|Brooks, Grimwood e Swenson|Lunar Module Refinement|CF}}.</ref><ref>{{Cita|Brooks, Grimwood e Swenson|Lunar Module|CF}}.</ref><ref>{{Cita|Brooks, Grimwood e Swenson|The LM: Some Questions, Some Answers|CF}}.</ref><ref>{{Cita|Brooks, Grimwood e Swenson|Worries and Watchdogs|CF}}.</ref>.
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|autore=Roger E. Bilstein (NASA)
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|accesso=5 ottobre 2009}}</ref>. Le sfide più significative, tuttavia, coinvolsero i due moduli principali del programma: il modulo di comando/servizio e il modulo lunare. Lo sviluppo del modulo lunare avvenne con un anno di ritardo sui tempi previsti a causa di modifiche nello scenario di atterraggio. Il suo motore fu concettualmente nuovo e richiese grandi sforzi progettuali. La massa complessiva, superiore alla previsioni, la difficoltà nello sviluppo del software e la mancanza di esperienza nella realizzazione di motori adatti allo scopo, comportarono ritardi così importanti da mettere, ad un certo punto, in pericolo la realizzazione dell'intero programma<ref>{{cita|G. Brooks, James M. Grimwood, Loyd S. Swenson|Lunar Module Refinement|CF}}.</ref><ref>{{cita|G. Brooks, James M. Grimwood, Loyd S. Swenson|Lunar Module|CF}}.</ref><ref>{{cita|G. Brooks, James M. Grimwood, Loyd S. Swenson|The LM: Some Questions, Some Answers|CF}}.</ref><ref>{{cita|G. Brooks, James M. Grimwood, Loyd S. Swenson|Worries and Watchdogs|CF}}.</ref>.
 
I test costituirono una parte importante nel programma, rappresentando quasi il 50% del carico di lavoro totale. Il progresso della tecnologia dell'[[informatica]] permise, per la prima volta in un programma astronautico, di inserire automaticamente una sequenza di test e di salvare le misure di centinaia di parametri (fino a 10001&nbsp;000 per ogni prova del Saturn V). Ciò consentì agli ingegneri di concentrarsi sulla interpretazione dei risultati, riducendo la durata delle fasi di verifica. Ogni stadio del razzo Saturn V subì quattro fasi di prova: un test sul sito del produttore, due ''in loco'' presso il MSFC ede infine un test di integrazione al Kennedy Space Center, una volta che il razzo era stato assemblato<ref>{{cita web|url=http://history.nasa.gov/SP-4206/ch8.htm|titolo=Stages to Saturn ''8. From Checkout to Launch: The Quintessential Computer''|autore=Roger E. Bilstein (NASA)|lingua=en|accesso=6 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090606063723/http://history.nasa.gov/SP-4206/ch8.htm|urlmorto=no}}</ref>.
|url=http://history.nasa.gov/SP-4206/ch8.htm
|titolo=Stages to Saturn ''8. From Checkout to Launch: The Quintessential Computer''
|autore=Roger E. Bilstein (NASA)
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|accesso=6 ottobre 2009}}</ref>.
 
=== La scelta e il ruolo degli astronauti ===
[[File:Apollo 8 Crewmembers - GPN-2000-001125.jpg|thumb|left|L'equipaggio di [[Apollo 8]] davanti al simulatore presso il [[Kennedy Space Center|KSC]]. daDa sinistra a destra: [[James Lovell]], [[William Anders]] e [[Frank Borman]].]]
Il primo gruppo di sette astronauti selezionati per il [[programma Mercury]] (chiamati [[Mercury Seven]]) era stato scelto tra piloti collaudatori militari, aventi un discreto livello di conoscenza nei settori connessi alla progettazione, con un'età inferiore ai 40 anni e aventi delle caratteristiche che soddisfacevano restrittivi requisiti [[psicologia|psicologici]] e fisici.
 
Le successive assunzioni, effettuate nel 1962 (nove astronauti del [[NASA Astronaut Group 2|gruppo 2]]), [[1963]] (quattordici astronauti del [[NASA Astronaut Group 3|gruppo 3]]) e [[1966]] (quindici astronauti del [[NASA Astronaut Group 4|gruppo 4]]) usarono dei criteri di selezione simili, abbassando l'età a 35 e 34 anni, diminuendo le ore minime di volo richieste eed estendendo il numero di titoli accettati. Parallelamente furono selezionati due astronauti [[scienziato|scienziati]] possedentiin possesso di un [[dottorato di ricerca]]: uno nel gruppo 4 e uno nel [[NASA Astronaut Group 6|gruppo 6]]<ref>{{cita|W. David Compton|Appendix 6: Astronaut Classes Selected Through 1969|WDC}}.</ref>.
 
Durante la loro preparazione, gli astronauti passarono molto tempo nei simulatori del modulo di comando e del modulo lunare, ma si sottoposero anche a delle lezioni di [[astronomia]] per la navigazione celeste, di [[geologia]] per prepararli alla identificazione delle rocce lunari e di [[fotografia]]. Inoltre trascorsero molte ore sul velivolo [[aereo a reazione|jet]] da addestramento [[Northrop T-38 Talon|T-38]] (tre astronauti del gruppo 3 morirono durante questi voli sul T-38<ref>Il 28 febbraio [[1966]] gli astronauti [[Charles Bassett]] e [[ElliottElliot See]] si schiantarono durante l'atterraggio a [[Saint Louis (Missouri)|Saint Louis]] mentre si stavano recando al centro aereo [[McDonnell Aircraft Corporation|McDonnell]] per una sessione di simulatore per la missione [[Gemini 9]], l'astronauta [[Clifton Williams]] morì il 5 ottobre [[1967]] a causa di un guasto meccanico al suo velivolo precipitando nei pressi di [[Tallahassee]] in [[Florida]].</ref>).
 
Gli astronauti furono coinvolti anche nelle primissime fasi della progettazione e sviluppo dei veicoli spaziali<ref>{{cita|W. David Compton|Appendix 7: Crew training and simulation|WDC}}.</ref>. AdA essi fu inoltre richiesto di dedicare parte del loro tempo alle [[pubbliche relazioni]] e alla visita delle società coinvolte nel progetto.
 
L'astronauta [[Donald Kent Slayton|Deke Slayton]] (selezionato per il programma Mercury ma successivamente non ritenuto idoneo al volo a causa di un problema [[cuore|cardiaco]]) assunse il ruolo di leader informale ma efficace del corpo astronauti, occupandosi della selezione degli equipaggi per ogni missione e facendo da portavoce negli interessi degli stessi durante lo sviluppo del progetto<ref>{{cita|W. David Compton|Selecting and training the crews: Organizing the Astronaut Corps|WDC}}.</ref>.
 
La navicella Apollo fu originariamente progettata per dare una piena autonomia di azione all'equipaggio in caso che si fosse verificata una perdita delle comunicazioni con il centro di controllo. Questa autonomia, prevista dai [[software]] del sistema di navigazione e controllo, sarebbe tuttavia stata significativamente ridotta, nel caso si fosse resoresa necessarionecessaria una modifica sostanziale delle procedure di una missione. Infatti era il centro di controllo di Houston che forniva i parametri essenziali, quali la posizione della navetta nello spazio e i valori corretti della spinta necessaria per ogni accensione del motore principale. Nel momento in cui si realizzarono i primi voli sulla Luna, solamente il centro di controllo a terra possedeva la potenza di calcolo necessaria per poter elaborare i dati telemetrici e stabilire la posizione della navetta. Tuttavia, durante il volo, era il computer di bordo ad applicare le dovute correzioni in base ai suoi sensori. Inoltre, il computer, fu essenziale nel controllo del motore (grazie alla funzione di pilota automatico) e nel gestire numerosi sottosistemi<ref>{{cita|James E. Tomayko|Chap. 2 Computers On Board The Apollo Spacecraft - The need for an on-board computer|CONA}}.</ref>. Senza il computer, gli astronauti non avrebbero potuto far scendere il modulo lunare sulla Luna, perché solo con esso era possibile ottimizzare il consumo di carburante al fine di soddisfare i bassi margini disponibili<ref>{{cita|A. Mindell|ppp. 249|DIG}}.</ref>.
 
[[File:Lunar Landing Research Vehicle in Flight - GPN-2000-000215.jpg|thumb|Un astronauta si addestra sul ''[[Lunar Landing Research Vehicle]]'' presso la [[Edwards Air Force Base|base aerea Edwards]].]]
 
=== La ricerca dell'affidabilità ===
Fin dall'avvio del programma, la NASA dovette dimostrare molta attenzione al problema relativo dell'[[affidabilità]] dei complessi sistemi che si apprestava a progettare. Inviare degli astronauti sul suolo lunare è infatti un'operazione assai più rischiosa di un volo in orbita terrestre dove, in caso di problemi, il rientro verso la Terra può essere attuato in tempi brevi grazie all'accensione dei retrorazzi. Diversamente, una volta che la navetta spaziale ha lasciato l'orbita, la possibilità di far ritorno a Terra è strettamente vincolata al corretto funzionamento di tutti i principali sottosistemi. In maniera empirica, la NASA, stabilì che le missioni avrebbero dovuto avere una probabilità di successo del 99% e che la possibile perdita dell'equipaggio dovesse essere inferiore allo 0,1%<ref>{{cita web|url=http://history.nasa.gov/SP-4223/ch14.htm|titolo=SP-4223 Before This Decade Is Out... - Interview Maxime Faget|editore=NASA|data=19 settembre 2001|accesso=10 ottobre 2009|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091013223225/http://history.nasa.gov/SP-4223/ch14.htm|urlmorto=no}}</ref><ref>Un membro appartenente alle società di consulenza, ha sottolineato che il tasso di perdita prefissato come obiettivo non era molto diverso da quello della probabilità di morte in un gruppo di tre uomini di 40 anni per un periodo di 2 settimane.</ref>. Questi valori non tennero però conto dei possibili impatti con micrometeoriti e degli effetti dei raggi cosmici (in particolare nell'attraversamento delle [[fasce di van Allen]]), allora poco conosciuti. La progettazione dei sottosistemi e dei componenti di base dei vari veicoli utilizzati per il programma necessitava, pertanto, di raggiungere tali obiettivi.
[[File:Apollo 15 descends to splashdown.jpg|thumb|left|[[Apollo 15]] poco prima dell'[[ammaraggio]]: si noti che un [[paracadute]] non si è dispiegato completamente; tuttavia il corretto funzionamento degli altri due non ha compromesso la sicurezza.]]
|url=http://history.nasa.gov/SP-4223/ch14.htm
Tali requisiti furono raggiunti grazie alle diverse opzioni tecniche che vennero scelte. Ad esempio, uno dei sistemi più critici fu quello relativo ai sistemi di propulsione primari. Se il motore principale (sia del modulo lunare sia del modulo di comando) si fosse reso inutilizzabile, la nave spaziale non avrebbe potuto lasciare la Luna o correggere la rotta verso la Terra, con la conseguente perdita certa dell'equipaggio. Per rendere i motori affidabili, fu scelto di utilizzare [[propellente ipergolico|propellenti ipergolici]] in cui la [[combustione]] avveniva in maniera spontanea quando messi a contatto e non grazie a un sistema di accensione che poteva non funzionare. Inoltre, la pressurizzazione dei combustibili avveniva grazie a dei serbatoi di [[elio]] e questo permetteva di eliminare l'uso di fragili e complesse [[turbopompa|turbopompe]].
|titolo=SP-4223 Before This Decade Is Out... - Interview Maxime Faget
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|data=19 settembre 2001
|accesso =10 ottobre 2009
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}}</ref><ref>Un membro appartenente alle società di consulenza, ha sottolineato che il tasso di perdita prefissato come obiettivo non era molto diverso da quello della probabilità di morte in un gruppo di tre uomini di 40 anni per un periodo di 2 settimane.</ref>. Questi valori non tennero però conto dei possibili impatti con micrometeoriti e degli effetti dei raggi cosmici (in particolare nell'attraversamento delle [[fasce di van Allen]]), allora poco conosciuti. La progettazione dei sottosistemi e dei componenti di base dei vari veicoli utilizzati per il programma necessitava, pertanto, di raggiungere tali obbiettivi.
[[File:Apollo 15 descends to splashdown.jpg|thumb|left|[[Apollo 15]] poco prima dell'[[ammaraggio]], si noti che un [[paracadute]] non si è dispiegato completamente tuttavia il corretto funzionamento degli altri due non ha compromesso la sicurezza.]]
Tali requisiti furono raggiunti grazie alle diverse opzioni tecniche che vennero scelte. Ad esempio, uno dei sistemi più critici fu quello relativo ai sistemi di propulsione primari. Se il motore principale (sia del modulo lunare che del modulo di comando) si fosse reso inutilizzabile, la nave spaziale non avrebbe potuto lasciare la Luna o correggere la rotta verso la Terra, con la conseguente perdita certa dell'equipaggio. Per rendere i motori affidabili, fu scelto di utilizzare [[propellente ipergolico|propellenti ipergolici]] in cui la [[combustione]] avveniva in maniera spontanea quando messi a contatto e non grazie ad un sistema di accensione che poteva non funzionare. Inoltre, la pressurizzazione dei combustibili avveniva grazie a dei serbatoi di [[elio]] e questo permetteva di eliminare l'uso di fragili e complesse [[turbopompa|turbopompe]].
 
Inizialmente la NASA previde inoltre di dare agli astronauti la possibilità di effettuare riparazioni durante la missione. Questa scelta fu però abbandonata nel [[1964]]<ref>{{citaCita|G. Brooks, James M. Grimwood, Loyd S.e Swenson||CF}}.</ref> in quanto comportava sia la formazione degli astronauti in sistemi particolarmente complessi sia il dover rendere facilmente accessibili i sistemi esponendoli di fatto a possibili contaminazioni.
[[File:Dsky.jpg|thumb|L'[[Apollo Guidance Computer]], elemento fondamentale per lo svolgimento di una missione.]]
Una strategia che fu adottata per rendere la navetta il più affidabile possibile fu quella di fare largo uso della cosiddetta [[Ridondanza (ingegneria)|ridondanza]]. Infatti furono previsti numerosi sottosistemi di ''[[backup]]'' in grado di sostituire eventuali componenti danneggiati. Ad esempio, il sistema di navigazione (computer e sistema inerziale) del modulo lunare fu raddoppiato da un altro sviluppato da un altro produttore per garantire che non ci fosse lo stesso difetto che potesse rendere entrambi i sistemi inoperativi. I [[Reaction control system|motori di controllo di assetto]] (RCS, ''[[reaction control system]]'') erano indipendenti e realizzati a coppie, ognuna delle quali in grado di funzionare indipendentemente. Il [[sistema di controllo termico]] e i circuiti di potenza furono a loro volta doppi mentre l'antenna di telecomunicazione in [[banda S]] poteva essere sostituita da due antenne più piccole in caso di guasto.
 
Non fu, tuttavia, prevista alcuna possibile soluzione nello sfortunato caso di un guasto ai motori principali (sia del modulo lunare che del modulo di servizio/comando): solo dei test approfonditi e realizzati con un massimo di realismo poterono permettere il raggiungimento del livello di affidabilità richiesto.
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=== Il razzo vettore Saturn ===
{{vedi anche|Saturn (famiglia di razzi)|Saturn I|Saturn IB|Saturn V}}
[[File:Apollo 15 launch.jpg|thumb|Il razzodecollo della missione [[SaturnApollo V15]] decollaa perbordo portaredel nello spazio l'equipaggio dirazzo [[ApolloSaturn 15V]].]]
Uno dei punti centrali nella fase di sviluppo fu quello relativo al razzo vettore. Furono realizzati tre razzi appartenenti alla [[Saturn (famigliaFamiglia di razzi)lanciatori Saturn|famiglia Saturn]]: [[Saturn I]] che permise di testare il sistema di controllo e la miscela dei due [[Propellente liquido|propellenti]], [[ossigeno liquido|ossigeno]] ede [[idrogeno]] liquidi; [[Saturn IB]] con cui furono svolti i primi test della navicella Apollo in orbita terrestre e, infine, l'imponente [[Saturn V]] capace di fornire la [[spinta]] necessaria per raggiungere la Luna e il cui rendimento eccezionale non è mai stato superato.
[[File:J-2 science museum.jpg|left|thumb|Motore [[J-2]] esposto al [[Museo della scienza (Londra)|museo della scienza]] di [[Londra]].]]
Lo sviluppo dei Saturn iniziò prima ancora del programma e della creazione della NASA. A partire dal [[1957]], infatti, il [[UnitedDipartimento della difesa Statesdegli DepartmentStati ofUniti Defensed'America|Dipartimento della Difesa]] (DoD) statunitense individuò la necessità di un lanciatore pesante in grado di mandare in orbita [[satellite artificiale|satelliti]] per ricognizioni e telecomunicazioni pesanti fino a 18 [[tonnellata|tonnellate]]. Commissionò quindi a [[Wernher von Braun]] ede alla sua squadra di ingegneri, un lanciatore che arrivasse a tali prestazioni<ref>{{cita webCita|autore=Paolo Pognant|titolo=Lap. conquista della Luna - Storia delle missioni Apollo|url=http://www.grangeobs.net/apollo.pdf|pagina=2|accesso=13 marzo 2011}}.</ref>.
 
Nel [[1958]] la NASA, appena creata, individuò nello sviluppo dei lanciatori un fattore chiave dell'impresa spaziale e l'anno seguente ottenne il trasferimento di Von Braun e dei suoi collaboratori presso il [[Marshall Space Flight Center]], la cui direzione fu affidata a Von Braun stesso.
 
Quando Kennedy fu eletto alla [[Casa Bianca]] all'inizio del 1961, le configurazioni del veicolo di lancio Saturn erano ancora in definizione. Tuttavia, nel luglio dell'anno successivo, l'azienda Rocketdyne avviò gli studi per il motore ada idrogeno e ossigeno [[J-2]] capace di una spinta di 89 tonnellate, mentre, contemporaneamente, continuò lo sviluppo del motore [[F-1]], che avrebbe fornito ben 677 tonnellate di spinta e che sarebbe stato utilizzato nel primo stadio del razzo.
 
Alla fine del 1961, il progetto per il Saturn V era ormai definito: il primo stadio del vettore sarebbe stato equipaggiato con cinque F-1 (alimentati a ossigeno liquido e [[cherosene]] super raffinato RP1), il secondo con altrettanti motori J-2 e il terzo con un ulteriore J-2, per il quale fu prevista la possibilità di essere riacceso, caratteristica unica per gli [[endoreattore|endoreattori]] dell'epoca. Il lanciatore, nel suo complesso, era in grado di inserire 113 tonnellate in orbita bassa e inviarne 41 in direzione della Luna.
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* C-1B (o Saturn IB), utilizzato per i test della navicella Apollo in orbita terrestre, fu costituito dal primo stadio del C-1 coronato dal terzo stadio del C-5.
 
Alla fine del 1962 fu scelto lo scenario del rendezvous in orbita lunare (LOR) e fu approvato definitivamente il Saturn V terminando così gli studi di programmi alternativi (come quelli sul [[razzo Nova]])<ref>{{cita web |url=http://history.nasa.gov/SP-4206/ch5.htm |titolo=Stages to Saturn ''3. Missions, Modes, and Manufacturing'' |autore=Roger E. Bilstein (NASA) |lingua=en |accesso=3 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090623013126/http://history.nasa.gov/SP-4206/ch5.htm|urlmorto=no }}</ref>.
 
<div align="center">
{| class="wikitable"
|+ Caratteristiche dei lanciatori Saturn
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! [[Saturn V]]
|- align=center
! Carico utile<br /><small>in [[Low earth orbit|orbita bassa]] (LEO)<br />all'[[TransManovra Lunardi Injectioninserzione translunare|traiettoria verso lainserzione Lunatranslunare]] (TLI)</small>
| 9&nbsp;t (LEO)
| 18,6&nbsp;t (LEO)
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|-
! 1º stadio
| '''S-I''' (spinta 670 t.)<br />8 motori [[H-1 (motore a razzo)|H-1]] ([[Ossigeno liquido|LOX]]/[[Cherosenecherosene]])
| '''S-IB''' (spinta 670 t.)<br />8 motori H-1 (LOX/Cherosenecherosene)
| '''S-IC''' (spinta 3402 t.)<br />5 motori [[F-1]] (LOX/Cherosenecherosene)
|-
! 2º stadio
| '''S-IV''' (spinta 40 t.)<br />6 RL-10 ([[Ossigeno liquido|LOX]]/[[idrogeno|LH2]])
| '''S-IVB''' (spinta 89 t.)<br />1 motore [[J-2]] (LOX/LH2)
| '''S-II''' (spinta 500 t.)<br />5 motori [[J-2]] (LOX/LH2)
|-
! 3º stadio
| –
| –
| '''S-IVB''' (spinta 100 t.)<br />1 motore [[J-2]] (LOX/LH2)
|-
! Voli
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| 13 (1967-1973)<br />missioni lunari<br />lancio dello [[Skylab]]
|}
</div>
 
=== La Navicella spaziale Apollo ===
{{vedi anche|Navicella spaziale Apollo}}
[[File:Apollo CSM lunar orbit.jpg|thumb|Il modulo di comando e servizio, della missione [[Apollo 15]], in [[Orbita selenocentrica|orbita lunare]].]]
 
La navicella spaziale Apollo (o Modulo di Comando e Servizio, abbreviato CSM) ebbe il compito di trasportare l'equipaggio sia all'andata chesia al ritorno garantendogli tutto il necessario per il [[Sistema di supporto vitale|supporto vitale]] e per il controllo del volo. Di peso poco superiore a 30 [[tonnellata|tonnellate]] fu quasi dieci volte più pesante del veicolo spaziale Gemini. La massa extra (21,5 tonnellate) fu in gran parte costituita dal motore e dal propellente, necessari per fornire un [[Delta-v (astrodinamica)|delta-v]] di {{M|2800|-|ul=m/s}} e consentire alla navicella il completamento della missione.
 
Alla navicella Apollo era data un'architettura simile a quella già utilizzata per le Gemini: un modulo di comando (CM) ospitava l'equipaggio ed era dotato dello [[scudo termico]] necessario al rientro nell'atmosfera; un modulo di servizio (CSSM) conteneva il motore principale, il propellente, le fonti di energia e le attrezzature necessarie per la sopravvivenza degli astronauti. Il modulo di servizio veniva sganciato poco prima del rientro nell'atmosfera terrestre<ref>{{cita|Patrick Maurel|pp. 215-225|PMA}}.</ref>.
 
Al modulo di comando veniva poi agganciato in orbita il [[Modulo Lunarelunare Apollo|modulo lunare]] (LEM), che permetteva a due astronauti di scendere sulla Luna. Anche il LEM era composto da due stadi: il primo, contenente i motori per la discesa, era abbandonato sulla superficie lunare al momento della partenza; il secondo, nel quale erano ospitati gli astronauti, disponeva di un secondo motore che permetteva di abbandonare la superficie lunare e di raggiungere, a conclusione della missione, il modulo di comando in orbita intorno alla Luna.
 
==== Il modulo di comando e di servizio ====
{{vedi anche|Apollo Command/Service Module}}
[[File:Ap8-S68-56531.jpg|thumb|left|L'astronauta Frank Borman all'interno del modulo di comando di [[Apollo 8]].]]
Il modulo di comando era la sezione della navicella Apollo dove i tre astronauti trovavano alloggio durante la missione, fatta eccezione per il periodo in cui due di loro scendevano sulla Luna con il modulo lunare. Esso aveva un peso di 6,5 tonnellate e una forma [[cono|conica]].
 
Le pareti del modulo di comando erano costituite da due [[pannello a sandwich|pannelli sandwich]]. quello interno era realizzato con pelli in [[alluminio]] e ''core'' in materiale isolateisolante e delimitava la [[cabina pressurizzata]]; quello esterno era realizzato con pelli in [[acciaio inossidabile]] e ''core'' a nido d'ape nello stesso materiale. La sua parete esterna era ricoperta dallo [[scudo termico]] che presentava un diverso spessore in base all'esposizione a cui sarebbe stata sottoposta la parte durante il rientro in [[atmosfera terrestre]]. Lo scudo termico, di tipo [[ablazione|ablativo]], era realizzato con un [[materiale composito]] costituito da fibre di [[silice]] in una matrice di [[resina epossidica]]<ref>{{cita webCita|autore=Paolo Pognant|titolo=Lap. conquista della Luna - Storia delle missioni Apollo|url=http://www.grangeobs.net/apollo.pdf|pagina=4|accesso=13 marzo 2011}}.</ref>.
 
Lo spazio pressurizzato rappresenta un volume di {{M|6,5|ul=m3}}. Gli astronauti erano posizionati su tre lati su seggiolini paralleli con il fondo del cono. Di fronte a loro era posto un pannello di 2 metri di larghezza e 1 di altezza con i comandi e gli interruttori principali. Le strumentazioni erano distribuite a seconda del ruolo che l'astronauta aveva nella missione. Sulle pareti erano posti gli strumenti per la navigazione, pannelli di controllo più specifici e le aree per lo stoccaggio degli alimenti e dei rifiuti. Per la navigazione gli astronauti utilizzavano un [[telescopio]] e un [[Apollo Guidance Computer|computer]] che analizzava i dati provenienti da una [[Sistema di navigazione inerziale|piattaforma inerziale]]<ref name="PatrickMaurel">{{cita| Patrick Maurel|pp. 215-217|PMA}}.</ref>.
 
[[File:Apollo-linedrawing-it.png|thumb|Schema riassuntivo dei principali componenti del modulo di comando e di servizio]]
 
La navetta disponeva di due portelli, uno situato sulla punta del cono e raggiungibile con un tunnel e utilizzato per trasferire gli astronauti nel modulo lunare quando questo era agganciato e l'altro posto di fianco e utilizzato per entrare e uscire dalla navetta sulla Terra nonché per permettere le [[attività extraveicolare|attività extraveicolari]] nello spazio (per farlo era necessario creare il vuoto in tutta la cabina). Gli astronauti avevano inoltre a disposizione cinque finestrini utilizzati per le osservazioni e per le manovre di [[rendezvous]] con il modulo lunare.
 
Nonostante il modulo di comando dipendesse da quello di servizio sia per l'energia sia per le manovre importanti<ref name="PatrickMaurel" />, esso possedeva comunque un sistema di controllo [[reaction control system|RCS]] autonomo (comprendente quattro gruppi di piccoli motori [[propellente ipergolico|ipergolici]]) e di un proprio sistema di supporto vitali, entrambi utilizzati quando il modulo di servizio era abbandonato poco prima del rientro.
Lo spazio pressurizzato rappresenta un volume di {{M|6,5|-|m3}}. Gli astronauti erano posizionati su tre lati su seggiolini paralleli con il fondo del cono. Di fronte a loro era posto un pannello di 2 metri di larghezza e 1 di altezza con i comandi e gli interruttori principali. Le strumentazioni erano distribuite a seconda del ruolo che l'astronauta aveva nella missione. Sulle pareti erano posti gli strumenti per la navigazione, pannelli di controllo più specifici e le aree per lo stoccaggio degli alimenti e dei rifiuti. Per la navigazione gli astronauti utilizzavano un [[telescopio]] e un [[Apollo Guidance Computer|computer]] che analizzava i dati provenienti da una [[Sistema di navigazione inerziale|piattaforma inerziale]]<ref>{{cita| Patrick Maurel|pp. 215-217|PMA}}.</ref>.
[[File:Apollo-linedrawing-IT.png|thumb|Schema riassuntivo dei principali componenti del modulo di comando e di servizio.]]
La navetta disponeva di due portelli, uno situato sulla punta del cono e raggiungibile con un tunnel ed utilizzato per trasferire gli astronauti nel modulo lunare quando questo era agganciato e l'altro posto di fianco e utilizzato per entrare e uscire dalla navetta sulla Terra nonché per permettere le [[attività extraveicolare|attività extraveicolari]] nello spazio (per farlo era necessario creare il vuoto in tutta la cabina). Gli astronauti avevano inoltre a disposizione 5 finestrini utilizzati per le osservazioni e per le manovre di [[rendezvous]] con il modulo lunare.
 
Il Modulo di Servizio (SM o "Service module" in [[lingua inglese|inglese]]) era un [[cilindro (geometria)|cilindro]] di 5 metri di lunghezza per 3,9 metri di [[diametro]], del peso di 24 tonnellate, non pressurizzato e realizzato in [[alluminio]]. Alla base era presente il motore principale in grado di fornire oltre 9 milioni di [[libbra|libbre]] di spinta. Accoppiato dal lato opposto con il modulo di comando, all'interno conteneva i serbatoi di [[elio]] (utilizzato per pressurizzare i serbatoi dei propellenti), tre [[cella a combustibile|celle a combustibile]], serbatoi di ossigeno e di propellente<ref>{{Cita|Pognant|p. 5}}.</ref>.
Nonostante il modulo di comando dipendesse da quello di servizio sia per l'energia che per le manovre importanti<ref>{{cita|Patrick Maurel|pp. 215-217|PMA}}.</ref>, esso possedeva comunque un sistema di controllo [[reaction control system|RCS]] autonomo (comprendente 4 gruppi di piccoli motori [[propellente ipergolico|ipergolici]]) e di un proprio sistema di supporto vitali, entrambi utilizzati quando il modulo di servizio era abbandonato poco prima del rientro.
 
Disponeva inoltre di apparecchiature per le comunicazioni, strumenti scientifici (a seconda della missione), un piccolo satellite, macchine fotografiche, un serbatoio di ossigeno supplementare e di [[Raffreddamento a liquido|radiatori]] utilizzati per disperdere il calore in eccesso scaturito dalle apparecchiature elettriche e regolare la temperatura della cabina. Tra le apparecchiature per le comunicazioni, un'antenna in [[banda S]] che garantiva le trasmissioni anche quando la navetta era molto lontana dalla Terra<ref>{{cita|Patrick Maurel|pp. 221-223|PMA}}.</ref>.
Il Modulo di Servizio (SM o "Service module" in [[lingua inglese|inglese]]) era un [[cilindro (geometria)|cilindro]] di 5 metri di lunghezza per 3,9 metri di [[diametro]], del peso di 24 tonnellate, non pressurizzato e realizzato in [[alluminio]]. Alla base era presente il motore principale in grado di fornire oltre 9 milioni di [[libbra|libbre]] di spinta. Accoppiato dal lato opposto con il modulo di comando, all'interno conteneva i serbatoi di [[elio]] (utilizzato per pressurizzare i serbatoi dei propellenti), tre [[cella a combustibile|celle a combustibile]], serbatoi di ossigeno e di propellente<ref>{{cita web|autore=Paolo Pognant|titolo=La conquista della Luna - Storia delle missioni Apollo|url=http://www.grangeobs.net/apollo.pdf|pagina=5|accesso=13 marzo 2011}}</ref>.
 
Sopra il complesso modulo di servizio/comando era posto, durante il lancio, il [[Launch Escape System]] (LES o torre di salvataggio) che permetteva di separare la cabina (dove vi erano gli astronauti) dal razzo vettore, nella eventualità di problemi durante il lancio. Una volta in orbita, terminata la sua utilità, il LES veniva espulso<ref>{{cita web|url=http://klabs.org/history/apollo_experience_reports/tn-d7083_apollo_launch_escape_propulsion.pdf|titolo=Apollo experience report -Launch escape propulsion subsystem|autore=Neil A, Townsend (NASA MSFC)|data=1973|lingua=en|accesso=6 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090319074701/http://klabs.org/history/apollo_experience_reports/tn-d7083_apollo_launch_escape_propulsion.pdf|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita web|url=http://klabs.org/history/apollo_experience_reports/tn-d6847_apollo_abort_planning.pdf|titolo=Apollo experience report - Abort planning|autore=Charles T. Hyle? Charles E. Foggatt et Bobbie D, Weber (NASA MSFC)|data=1972|accesso=6 ottobre 2009|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090226232826/http://klabs.org/history/apollo_experience_reports/tn-d6847_apollo_abort_planning.pdf|urlmorto=no}}</ref>.
Disponeva inoltre di apparecchiature per le comunicazioni, strumenti scientifici (a seconda della missione), un piccolo satellite, macchine fotografiche, un serbatoio di ossigeno supplementare e di [[radiatore|radiatori]] utilizzati per disperdere il calore in eccesso scaturito dalle apparecchiature elettriche e regolare la temperatura della cabina. Tra le apparecchiature per le comunicazioni, un'antenna in [[banda S]] che garantiva le trasmissioni anche quando la navetta era molto lontana dalla Terra<ref>{{cita|Patrick Maurel|pp. 221-223|PMA}}.</ref>.
 
Sopra il complesso modulo di servizio/comando era posto, durante il lancio, il ''[[Launch Escape System]]'' (LES o torre di salvataggio) che permetteva di separare la cabina (dove vi erano gli astronauti) dal razzo vettore, nella eventualità di problemi durante il lancio. Una volta in orbita, terminata la sua utilità, il LES veniva espulso<ref>{{cita web
|url=http://klabs.org/history/apollo_experience_reports/tn-d7083_apollo_launch_escape_propulsion.pdf
|titolo=Apollo experience report -Launch escape propulsion subsystem
|autore=Neil A, Townsend (NASA MSFC)
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}}</ref><ref>{{cita web
|url=http://klabs.org/history/apollo_experience_reports/tn-d6847_apollo_abort_planning.pdf
|titolo=Apollo experience report - Abort planning
|autore=Charles T. Hyle? Charles E. Foggatt et Bobbie D, Weber (NASA MSFC)
|data=1972
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|lingua=en
}}</ref>.
==== Il modulo lunare ====
{{vedi anche|Modulo Lunarelunare Apollo}}
[[File:Apollo16LM.jpg|thumb|Il modulo lunare sulla superficie lunare, durante la missione [[Apollo 16]].]]
Il modulo lunare Apollo era suddiviso su due stadi: quello inferiore serviva per far atterrare il complesso sulla Luna e come piattaforma di lancio per il secondo stadio che aveva il compito di ospitare i due astronauti e che poi li avrebbe accompagnati nella fase di ascesa verso il modulo di comando al termine della loro permanenza sulla Luna.
 
La sua struttura era realizzata sostanzialmente in una [[Lega (metallurgia)|lega]] di [[alluminio]], realizzata in due strati separati da materiale isolante, scelta per la sua leggerezza. I pezzi erano per lo più saldati ma in certi casi anche uniti per mezzo di [[rivetto|rivetti]]<ref>{{cita webCita|autore=Paolo Pognant|titolo=Lap. conquista della Luna - Storia delle missioni Apollo|url=http://www.grangeobs.net/apollo.pdf|pagina=6|accesso=13 marzo 2011}}.</ref>.
 
===== Stadio di discesa =====
 
Lo stadio di discesa del modulo lunare pesava oltre 10 tonnellate ed era di forma [[ottagono|ottagonale]] con un diametro di 4,12 metri e un'altezza di 1,65 metri. La sua funzione principale era quella di portare il modulo sulla Luna. Per fare questo, nel pavimento èera presente un motore a razzo pilotabile e dalla spinta variabile. La modulazione della spinta era necessaria per ottimizzare il percorso di discesa, risparmiare propellente e principalmente permettere un atterraggio dolce.
 
L'ossidante era costituito da [[tetraossido di diazoto]] (5 tonnellate) e il [[combustibile]] da [[idrazina]] (3 tonnellate), stoccati in quattro serbatoi collocati in scomparti quadrati situati intorno alla struttura. Il vano motore si trovava in posizione centrale<ref name="LMH">{{cita web|url=https://www.hq.nasa.gov/alsj/LM10HandbookVol1.pdf|titolo=Apollo Operations Handbook, Lunar Module, LM 10 and Subsequent, Volume I, Subsystems Data|autore=Società Gruman|data=1970|accesso=11 ottobre 2009|lingua=en|p=253|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090114082420/http://www.hq.nasa.gov/alsj/LM10HandbookVol1.pdf|urlmorto=no}}</ref>.
[[File:Schema-Lem-IT.png|thumb|Schema riassuntivo dei principali componenti del modulo lunare]]
|url=http://www.hq.nasa.gov/alsj/LM10HandbookVol1.pdf
|titolo= Apollo Operations Handbook, Lunar Module, LM 10 and Subsequent, Volume I, Subsystems Data
|autore=Società Gruman
|data=1970
|accesso=11 ottobre 2009
|lingua=en
|p=253
}}</ref>.
[[File:Schema-Lem-IT.png|thumb|Schema riassuntivo dei principali componenti del modulo lunare.]]
===== Stadio di ascesa =====
Lo stadio di ascesa pesava circa 4,5 tonnellate. La sua forma era complessa e inusuale per un velivolo, ma essa era studiata per l'ottimizzazione dello spazio occupato e non richiedeva alcuna caratteristica [[aerodinamica]] in quanto era progettato per volare solamente nel vuoto dello spazio. Era composto principalmente da una cabina pressurizzata che ospitava, in un volume di 4,5&nbsp;m³, i due astronauti e da un motore, utilizzato durante l'ascensione, con i suoi serbatoi di propellente.
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Il pilota aveva, inoltre, sulla propria testa un piccolo oblò che gli consentiva di controllare la manovra di aggancio con il modulo di comando. La parte posteriore della cabina pressurizzata era molto più piccola (1,37 x 1,42&nbsp;m per 1,52&nbsp;m di altezza) con le pareti laterali occupate da armadi e con a sinistra il sistema di controllo ambientale. La botola posta sul soffitto era utilizzata per passare nel modulo di comando mediante un breve tunnel (80&nbsp;cm di diametro, 46&nbsp;cm di lunghezza). Le forze che si sviluppavano al momento dell'aggancio e che potevano distorcere il tunnel erano smorzate da travi che interessavano l'intera struttura<ref>{{cita|Grumman: Lunar Module News Reference|pp. 21-24|GRU}}.</ref>.
 
Quando gli astronauti dovevano lasciare il LEM per scendere sulla superficie lunare depressurizzavano la cabina creando il [[Vuoto (fisica)|vuoto]] e, una volta rientrati, la ripressurizzavano mediante le riserve di ossigeno. Questo perché implementare un [[airlock]] avrebbe aggiunto un peso eccessivo. Per scendere sulla Luna si doveva scivolare in una botola che si affacciava su una piccola piattaforma orizzontale che portava alla scaletta<ref>{{cita|Grumman: Lunar Module News Reference|p. 24|GRU}}.</ref>.
 
=== Strumenti scientifici, veicoli e equipaggiamenti ===
[[File:Ap16 pse.jpg|thumb|L'[[ALSEP]] dopo essere stato montato dall'equipaggio dell'[[Apollo 16]] durantenella laprima loro prima [[attività extraveicolare]] sulla Luna.]]
Per il programma spaziale Apollo, la NASA aveva sviluppato alcuni strumenti scientifici, attrezzature e veicoli da utilizzare sulla superficie lunare. Alcuni dei principali sono:
 
* Il [[Rover lunare]], utilizzato a partire dalla missione [[Apollo 15]] era un veicolo a propulsione elettrica, alimentato a [[Batteria (elettrotecnica)|batterie]], in grado di raggiungere la velocità di 14 chilometri all'ora. La sua autonomia gli permetteva di percorrere circa dieci chilometri ede aveva un carico utile di 490&nbsp;kg<ref>{{cita news|lingua=en|id=BUR95|autore=Bettye B. Burkhalter et Mitchell R. Sharpe|titolo=Lunar Roving Vehicle: Historical Origins, Development, and Deployment|rivista=Journal of the British Interplanetary Society|volume=48|data=1995|url=http://history.nasa.gov/alsj/lrv_historical_origins.pdf|pubblicazione=|accesso=26 agosto 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110524151227/http://history.nasa.gov/alsj/lrv_historical_origins.pdf|urlmorto=no}}</ref>.
* L'[[ALSEP]] era un insieme di strumenti scientifici installati dagli astronauti intorno ada ogni sito di allunaggio dall'[[Apollo 12]] in poi. Era alimentato da un [[generatore termoelettrico a radioisotopi]] e comprendeva un [[sismometro]] attivo ede uno passivo, uno [[spettrometria di massa|spettrometro di massa]], un riflettore [[laser]], dei termometri, un [[gravimetro]], un [[magnetometro]] ede altri strumenti utilizzati per caratterizzare l'ambiente lunare e la sua interazione con il [[vento solare]]. Gli ALSEP hanno continuato a fornire informazioni fino al loro arresto nel [[1977]]<ref>{{cita web|url=http://www.lpi.usra.edu/lunar/documents/NASA%20RP-1036.pdf|titolo=ALSEP Final report|editore=NASA|lingua=en|data=1979|accesso=10 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100113132421/http://www.lpi.usra.edu/lunar/documents/NASA%20RP-1036.pdf|urlmorto=no}}</ref>.
* La [[tuta spaziale]] (modello [[Apollo/Skylab A7L|Apollo A7L]]) indossata dagli astronauti aveva un peso di 111&nbsp;kg compreso il sistema di supporto vitale. Essa era stata appositamente progettata per le lunghe escursioni sul suolo lunare (più di sette ore per gli equipaggi di Apollo 15, 16 e 17) durante le quali gli astronauti si muovevano in un ambiente ostile, con temperature estreme, possibili [[Micrometeorite|micrometeoriti]], presenza di polvere lunare, ecc. e nonostante ciò dovevano compiere molti lavori che richiedevano anche una certa flessibilità<ref>{{cita web|url=http://www.history.nasa.gov/alsj/tnD8093EMUDevelop.pdf|titolo=Apollo experience report development of the extravehicular mobility unit|autore=Charles C. Lutz, ''et al.''|editore=NASA|data=1975|accesso=10 ottobre 2009|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090531225222/http://www.history.nasa.gov/alsj/tnD8093EMUDevelop.pdf|urlmorto=no}}</ref>.
|url=http://www.lpi.usra.edu/lunar/documents/NASA%20RP-1036.pdf
|titolo=ALSEP Final report
|editore=NASA
|lingua=en
|data=1979
|accesso=10 ottobre 2009
}}</ref>.
* La [[tuta spaziale]] (modello [[Apollo/Skylab A7L|Apollo A7L]]) indossata dagli astronauti aveva un peso di 111&nbsp;kg compreso il sistema di supporto vitale. Essa era stata appositamente progettata per le lunghe escursioni sul suolo lunare (più di sette ore per gli equipaggi di Apollo 15, 16 e 17) durante le quali gli astronauti si muovevano in un ambiente ostile, con temperature estreme, possibili [[Micrometeorite|micrometeoriti]], presenza di polvere lunare, ecc. e nonostante ciò dovevano compiere molti lavori che richiedevano anche una certa flessibilità<ref>{{cita web
|url=http://www.history.nasa.gov/alsj/tnD8093EMUDevelop.pdf
|titolo=Apollo experience report development of the extravehicular mobility unit
|autore=Charles C. Lutz, ''et al.''
|editore=NASA
|data=1975
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|lingua=en
}}</ref>.
 
== Svolgimento di una missione lunare ==
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=== Finestra di lancio e sito di allunaggio ===
 
[[File:Trajectoire-mission-Apollo-it.PNG|left|thumb|Schema dello svolgimento di Apollo 15, una missione lunare tipo.]]
 
Le sei missioni lunari Apollo furono pianificate in modo tale che gli astronauti tentassero l'allunaggio nelle prime fasi del giorno lunare (che ha una durata di 28 giorni terrestri). Avrebbero così beneficiato di una luce ottimale per individuare il campo di atterraggio (tra 10 e 15 [[Grado d'arco|gradi]] di [[Altezza (astronomia)|elevazione]] sopra l'[[orizzonte]], a seconda della missione) e di temperature relativamente moderate. Per rispettare queste condizioni, la finestra di lancio dalla Terra risultava essere ridotta ada un unico giorno al mese per ogni sito di allunaggio<ref>{{citaCita|W.David Woods|pp. 57-58|HOW}}.</ref>.
 
I siti prescelti si trovarono sempre sulla [[Faccia visibile della Luna|faccia rivolta verso la Terra]], in modo che non si verificasse l'interruzione delle comunicazioni con il centro di controllo, ma mai troppo lontani dalla fascia equatoriale della Luna al fine di ridurre il consumo di carburante<ref>{{cita webCita|autore=Paolo Pognant|titolo=Lap. conquista della Luna - Storia delle missioni Apollo|url=http://www.grangeobs.net/apollo.pdf|pagina=11|accesso=13 marzo 2011}}.</ref>.
 
=== Lancio e inserimento in orbita terrestre ===
 
[[File:Apollo 12 launch.jpg|thumb|Lancio di [[Apollo 12]].]]
 
Il razzo decollava dal [[complesso di lancio 39]] del Kennedy Space Center. Il lancio del razzo di 30003&nbsp;000 tonnellate era uno spettacolo particolarmente impressionante: i cinque motori del primo stadio venivano accesi quasi contemporaneamente e consumavano circa 15 tonnellate di carburante al secondo. Dopo che il computer aveva verificato che il motore aveva raggiunto la potenza nominale, il razzo veniva rilasciato dalla rampa di lancio, grazie a dei [[bullone esplosivo|bulloni esplosivi]]. La prima fase di ascesa era molto lenta, si pensi che per lasciare completamente la rampa si impiegavano quasi dieci secondi. La separazione del primo stadio S1-C avveniva dopo 2 minuti e mezzo dal lancio, ada un'altitudine di 56&nbsp;km e ada una velocità di [[Numero di Mach|Mach]] 8 (10.&nbsp;000&nbsp;km/h). Poco dopo venivano accesi i motori del secondo stadio S-II e successivamente veniva espulsa la torre di salvataggio (LES) in quanto non serviva più, poiché il veicolo spaziale si trovava sufficientemente in alto per poter abbandonare il razzo vettore senza il suo utilizzo.
 
Il secondo stadio era a sua volta rilasciato ada una quota di 185&nbsp;km e quando aveva raggiunto una velocità di 24.&nbsp;000&nbsp;km/h. Il terzo stadio, S-IVB, veniva quindi messo in funzione per 10 secondi al fine di raggiungere un'orbita circolare. L'orbita di parcheggio era dunque raggiunta undici minuti e mezzo dopo il decollo<ref>{{citaCita|W.David WoodspWoods|pp. 63-103|HOW}}.</ref>.
 
=== Viaggio verso la Luna ===
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<div class="thumbimage">[[File:CSM docking with LM.jpg|220px]]</div>
<div class="thumbimage">[[File:CSM & S-IVB separation.jpg|220px]]</div>
<div class="thumbcaption">

Il modulo di comando ruota di 180°, si aggancia al LEM e lo estrae dal suo alloggiamento.</div>
</div>
</div>
 
Raggiunta l'orbita bassa, la navicella Apollo (CSM e LEM) compiva un giro e mezzo intorno alla Terra, ancora agganciata al terzo stadio del razzo; quindi, una nuova accensione del motore ([[manovra di inserzione translunare]]) inseriva il complesso in un'[[Trans Lunar Injection|orbita di trasferimento]] verso la Luna. All'accensione corrispondeva un incremento della velocità di 3,&nbsp;040&nbsp;m/s (10.000&nbsp;900&nbsp;km/h). Poco dopo la fine della accensione, il Modulo di Comando e Servizio (CSM) si staccava dal resto del complesso, compiva una rotazione di 180° ede agganciava il modulo lunare (LEM), ancora situato nel suo alloggiamento ricavato nel razzo. Controllato l'allineamento e pressurizzato il LEM, loquest'ultimo siveniva estraeva,estratto ada una velocità di {{M|30|c|mul=cm/s}}, grazie a delle molle pirotecniche situate sulla sua carenatura. Il terzo stadio, ormai vuoto, iniziava una traiettoria differente andando, a seconda della missione, in orbita [[Sole|solare]] o a schiantarsi contro la Luna<ref>{{citaCita|W.David Woods|pp. 103-127|HOW}}.</ref>.
 
Durante il viaggio di 70 ore verso la Luna, potevano essere effettuate delle modifiche alla traiettoria al fine di ottimizzare il consumo finale di [[propellente]]. Sul veicolo era immagazzinata una quantità relativamente elevata di combustibile, superiore a quanto fosse necessario per compiere tali manovre. Soltanto il 5% del quantitativo presente a bordo, infatti, era effettivamente impiegato per le correzioni di rotta. La navetta, inoltre, era posta in lenta rotazione intorno al proprio asse longitudinale, in modo da limitare il riscaldamento, riducendo il periodo di esposizione diretta verso il Sole<ref>{{citaCita|W.David Woods|pp. 139-140|HOW}}.</ref>.
 
In prossimità della Luna, veniva acceso il motore del modulo di servizio per frenare la navetta e metterla in orbita lunare. Nel caso che l'accensione non fosse riuscita, la navetta, dopo aver compiuto un'orbita intorno alla Luna, avrebbe ripreso autonomamente la via della Terra, senza dover utilizzare i motori. La scelta di questa traiettoria di sicurezza contribuì alla salvezza della missione Apollo 13. Poco dopo il motore del modulo di comando-servizio veniva azionato ulteriormente per posizionare il complesso su un'orbita circolare a 110&nbsp;km di altezza<ref>{{cita web |url=httphttps://www.hq.nasa.gov/alsj/a11/a11.html |titolo=Apollo 11 press kit |paginapp=26-33 |lingua=en |editore=NASA |data=1969 |accesso=10 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091016122754/http://www.hq.nasa.gov/alsj/a11/a11.html|urlmorto=no}}</ref>.
 
=== Discesa e atterraggio sulla Luna ===
 
[[File:DiscesaLEM-IT.png|thumb|upright=2|Lo schema rappresenta le ultime fasi della discesa del LEM sulla Luna.]]
 
La discesa verso la Luna avveniva in gran parte grazie al sistema di guida, navigazione e controllo (PGNCS) controllato dal computer di bordo (LGC). Questo dispositivo era in grado sia di determinare posizione e traiettoria della navetta grazie ada un sistema inerziale e ada un sistema [[radar]] (funzione navigazione) e, calcolando il percorso da seguire mediante i suoi programmi pilota, dirigere la spinta e la potenza del motore (funzione guida). Il pilota del modulo lunare, tuttavia, avrebbe potuto agire in qualsiasi momento correggendo la rotta e al limite anche prendere pieno controllo della navetta. Tuttavia solo il sistema di navigazione era in grado di ottimizzare il consumo di propellente, che altrimenti sarebbe finito prima di aver toccato il suolo lunare<ref>{{cita|David A. Mindell|p. 189|DIG}}.</ref>.
 
==== L'abbassamento dell'orbita ====
 
In una prima fase la quota del LEM si riduceva da 110 a 15&nbsp;km dalla superficie lunare, attraverso la trasformazione dell'orbita da circolare ada [[orbita ellittica|ellittica]], con [[perilunio]] di 15&nbsp;km ede [[apolunio]] di 110&nbsp;km. Si aveva così il vantaggio di riuscire a ridurre la distanza dalla superficie lunare attraverso un solo breve impulso del motore, con un basso consumo del propellente. Il limite dei 15&nbsp;km era stato scelto per evitare che la traiettoria finale si avvicinasse troppo al suolo.
 
La fase aveva inizio quando due dei tre astronauti dell'equipaggio prendevano posto nel modulo lunare per scendere sulla Luna. Per prima cosa inizializzavano il sistema di navigazione e, una volta fatto, il modulo lunare e il modulo di comando-servizio si separavano. Quando la distanza tra i due avesse raggiunto alcune centinaia di metri, venivano azionati i motori del controllo di assetto del modulo lunare per orientare nella direzione del moto l'ugello del motore principale, che quando acceso, imprimeva una decelerazione che portava il LEM ada una velocità di circa 25&nbsp;m/s<ref>{{cita|F. V. Bennett|p .2|VBE}}.</ref>.
 
Dalla missione dell'Apollo 14, al fine di preservare ulteriore propellente del modulo lunare, il modulo di comando accompagnò il LEM nella sua orbita ellittica e lo sganciò appena prima dell'inizio della fase di discesa frenata.
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==== La discesa frenata ====
 
Raggiunta la quota di 15&nbsp;km, aveva inizio la fase di discesa frenata, caratterizzata dalla continua azione del motore di discesa del modulo lunare. Essa era ulteriormente decomposta in 3tre fasi: la fase di frenata, la fase di approccio e la fase di atterraggio sulla superficie lunare.
 
===== La fase di frenata =====
 
[[File:EdwinAldrin big.jpg|thumb|left|Buzz Aldrin nel modulo lunare.]]
 
La fase di frenata era il momento in cui si cercava di ridurre la velocità della nave spaziale nella maniera più efficace possibile: si passava infatti da 1.&nbsp;695&nbsp;m/s a 150&nbsp;m/s. Il motore veniva acceso al 10% della potenza per 26 secondi, per favorire l'allineamento della [[sospensione cardanica]] del sistema di propulsione con il [[Centro di massa|centro di gravità]] del modulo lunare; dopodiché veniva spinto alla massima potenza. La traiettoria del modulo lunare, all'inizio della spinta, era quasi parallela al terreno, per poi gradualmente aumentare la velocità verticale di discesa da zero fino ai 45&nbsp;m/s raggiunti al termine della fase<ref>{{cita|F. V. Bennett|pp. 7-9|VBE}}.</ref>.
 
AdA una quota inferiore ai 12–13&nbsp;km dalla superficie lunare, veniva attivato il [[radar]] di terra al fine di ricevere alcune informazioni (altitudine, velocità) che consentivano di verificare che il percorso fosse corretto. Fino a quel momento, infatti, la traiettoria era estrapolata utilizzando soltanto l'accelerazione misurata dal [[Sistema di riferimento inerziale|sistema inerziale]]. Un'eccessiva differenza tra le misure indicate dal radar e il percorso pianificato o il non funzionamento del radar stesso, sarebbero stati motivi per l'annullamento dell'allunaggio<ref>{{cita|David A. Mindell|p. 1|DIG}}.</ref>.
 
===== Fase di avvicinamento =====
 
La fase di avvicinamento iniziava a 7&nbsp;km dal sito preventivato di allunaggio, mentre il modulo lunare si trovava ada un'altitudine di 700 metri dal suolo. Questa fase doveva permettere al pilota di individuare con precisione la zona dove atterrare e di scegliere il percorso più adatto, evitando i terreni più pericolosi (ad esempio cercando di evitare [[Cratere meteoritico|crateri]]). Il punto di partenza di questa fase era designato come "''high gate''", un termine in uso comune in [[aeronautica]].
 
Il modulo lunare veniva, quindi, gradualmente portato in posizione verticale, dando modo al pilota di avere una migliore visione del terreno. Era possibile individuare il punto di atterraggio a seconda del percorso intrapreso, grazie ada una scala graduata (''Landing Point Designator'', LPD) incisa su di un finestrino. Se il pilota avesse ritenuto che il terreno non era favorevole per l'atterraggio o non era corrispondente al punto previsto, avrebbe potuto correggere l'angolo di approccio, agendo sui comandi di assetto con incrementi di 0,5° in verticale o 2° in laterale<ref>{{cita|F. V. Bennett|p. 5|VBE}}.</ref>.
 
===== Atterraggio sul suolo lunare =====
 
[[File:Bean Descends Intrepid - GPN-2000-001317.jpg|thumb|Alan Bean esce dal LEM.]]
 
Quando il modulo lunare era sceso ada un'altitudine di 150 metri, che lo posizionava teoricamente ada una distanza di 700 metri all'esatto punto scelto, iniziava la fase di atterraggio. Se la traiettoria era stata seguita correttamente, la velocità orizzontale e verticale sarebbero state rispettivamente di 55&nbsp;km/h e 18&nbsp;km/h. Era previsto che il pilota potesse pilotare il LEM in manuale oppure che ne lasciasse il controllo al computer di bordo, che disponeva di un programma relativo proprio a quest'ultima fase del volo. In funzione del propellente rimasto, il pilota poteva avere circa 32 secondi aggiuntivi per far eseguire al LEM ulteriori manovre, come cambiare il punto di allunaggio. Durante quest'ultima fase del volo, il modulo lunare poteva [[Volo a punto fisso|volare a punto fisso]] come un [[elicottero]] allo scopo di identificare meglio il sito. A 1,3 metri dal suolo, le sonde sotto le "zampe" di atterraggio del LEM toccavano il terreno e trasmettevano l'informazione al pilota, che doveva portare al minimo il motore per evitare che il LEM potesse rimbalzare o ribaltarsi (l'ugello quasi toccava il terreno)<ref>{{cita|F. V. Bennett|pp. 10-12|VBE}}.</ref>.
 
==== La permanenza sulla Luna ====
 
La permanenza sulla Luna era caratterizzata dallo svolgimento di alcune [[attività extraveicolare|attività extraveicolari]]: una sola per la missione Apollo 11 ma fino a tre per le ultime missioni. Prima di ogni uscita dal modulo lunare, i due astronauti presenti a bordo rifornivano d'acqua e ossigeno il loro [[sistema portatile di [[supporto vitale]] portatile (il ''[[Primary Life Support System]]'') che veniva poi inserito nella loro [[tuta spaziale]]. Dopo aver creato il [[Vuoto (fisica)|vuoto]] all'interno del modulo lunare, veniva aperto il portellone che dava accesso alla scala esterna.
 
Gli attrezzi e gli esperimenti scientifici che venivano utilizzati dagli astronauti durante la loro attività extraveicolare erano stivati nel modulo di discesa del LEM e da qui venivano estratti per essere piazzati attorno alla zona di allunaggio. A partire da Apollo 15, gli astronauti disponevano anche di un [[rover lunare]], un veicolo che permise di allontanarsi fino ada una dozzina di [[Miglio (unità di misura)|miglia]] dal LEM e di trasportare carichi pesanti. Il rover fu anch'esso stivato nella base del modulo lunare di discesa, ripiegato su di un [[pallet]]. Grazie ada un sistema di [[molla|molle]] e [[puleggia|pulegge]] veniva dispiegato e reso pronto all'uso.
 
Prima di lasciare la Luna, i campioni geologici, collocati in contenitori, venivano issati, grazie all'utilizzo di un [[paranco]], sul modulo di salita del LEM. Apparecchiature che non erano più necessarie (sistema portatile di sopravvivenza, telecamere, strumenti geologici, ecc.) venivano abbandonate per alleggerire la navetta durante la fase di risalita<ref>Una dozzina di telecamere [[Hasselblad]] in buone condizioni si trovano (al momento) sparse sulla superficie lunare.</ref><ref>{{cita web |url=httphttps://www.hq.nasa.gov/alsj/a11/a11.html |titolo=Apollo 11 press kit |paginepp=42-48 |editore=NASA |anno=1969 |accesso=10 ottobre 2009 |lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091016122754/http://www.hq.nasa.gov/alsj/a11/a11.html|urlmorto=no }}</ref>.
 
=== L'ascesa e il rendezvous in orbita lunare ===
 
[[File:Rendezvous-LEM-CSM-IT.png|thumb|Schema di come avveniva il rendezvous tra il LEM e il modulo di comando-servizio.]]
[[File:Apollo 10 Lunar Module Rendezvous.jpg|thumb|Rendezvous, in orbita lunare, del LEM e del CSM nella missione [[Apollo 10]].]]
 
Nella fase di ascesa il LEM raggiungeva il modulo di comando che era rimasto ad attenderlo in orbita lunare con a bordo un astronauta. L'obbiettivoobiettivo veniva realizzato in due sottofasi: la prima consisteva nel decollo dal suolo lunare e nell'immissione in orbita lunare bassa; da qui iniziava la seconda che, utilizzando accensioni ripetute del [[motore a razzo]] e il [[Reaction control system|sistema di controllo di assetto]], portava il LEM ad allinearsi e agganciarsi al modulo di comando.
 
Prima del decollo, al fine di determinare la traiettoria migliore, era inserita nel computer di bordo la posizione precisa del LEM sulla superficie lunare. La base del LEM, ovvero il modulo di discesa, rimaneva sulla Luna e fungeva da [[rampa di lancio]] per il modulo superiore che, con a bordo gli astronauti, decollava. La separazione avveniva grazie a delle piccole cariche pirotecniche che tagliavano i quattro punti in cui i due moduli erano collegati, tranciando anche i cavi e i tubi.
 
Dopo essere decollato, il modulo di ascesa compiva prima una traiettoria verticale per poi gradualmente inclinarsi al fine di raggiungere un'orbita ellittica di 15×67&nbsp;km.
 
Dopo l'aggancio tra le due navette, iniziava il trasferimento delle rocce lunari e degli astronauti dal LEM al modulo di comando-servizio. Dopo che ciò era stato concluso, il LEM, veniva sganciato e immesso in una traiettoria che lo avrebbe portato a schiantarsi sulla Luna. La navicella composta da modulo di comando e di servizio, con a bordo i tre astronauti, iniziava quindi il suo viaggio di ritorno verso la Terra. [[Apollo 16]] e [[Apollo 17]] rimasero in orbita lunare un giorno in più al fine di compiere alcuni esperimenti scientifici e di rilasciare un piccolo satellite, anch'esso per esperimenti, di 36&nbsp;kg<ref>{{citaCita|W.David Woods|pp. 283-314|HOW}}.</ref>.
 
=== Ritorno sulla Terra ===
 
Per lasciare l'orbita lunare e immettere il veicolo spaziale su una traiettoria di ritorno verso la Terra, il motore principale del modulo di servizio doveva essere acceso per due minuti e mezzo e fornire un [[Delta-v (astrodinamica)|delta-v]] di circa 1.&nbsp;000&nbsp;m/s. Questa era considerata una delle fasi più critiche, in quanto un malfunzionamento del motore o uno scorretto orientamento della spinta avrebbero condannato gli astronauti a morte certa. L'accensione del motore avveniva quando la navetta si trovava sul lato della Luna opposto alla Terra. Poco dopo essersi immessi nella corretta traiettoria di rientro, veniva eseguita un'[[attività extraveicolare]] per recuperare le pellicole fotografiche dalle fotocamere poste sull'esterno del modulo di servizio<ref>{{citaCita|W.David Woods|pp. 315-346|HOW}}.</ref>.
[[File:Apollo 8 Kapselbergung.jpg|left|thumb|Recupero della navetta di Apollo 8 nelle acque dell'[[Oceano Pacifico]].]]
Il viaggio di ritorno durava circa tre giorni, durante i quali venivano eseguite alcune correzioni di rotta per ottimizzare l'[[angolo]] di ingresso in [[atmosfera terrestre|atmosfera]] e il punto di [[ammaraggio]].
 
[[File:Apollo 8 Kapselbergung.jpg|left|thumb|Recupero della navetta di Apollo 8 nelle acque dell'[[oceano Pacifico]]]]
Il modulo di servizio veniva sganciato ed abbandonato poco prima dell'ingresso in atmosfera, portando con sé il motore principale e la maggior parte delle forniture residue di ossigeno e [[energia elettrica]]. Il rientro avveniva con un angolo ben preciso, fissato a 6,5° con una tolleranza massima di 1°. Se l'angolo di ingresso fosse risultato troppo grande, lo [[scudo termico]], che era progettato per resistere a temperature di 3.000 [[°C]], avrebbe subito un riscaldamento eccessivo e ciò avrebbe condotto al suo cedimento ed alla distruzione del veicolo. Se, viceversa, l'angolo fosse stato troppo basso, la navetta sarebbe rimbalzata sull'atmosfera portandosi in una lunga orbita ellittica che avrebbe condannato l'equipaggio a non poter fare più ritorno a Terra.
 
Il viaggio di ritorno durava circa tre giorni, durante i quali venivano eseguite alcune correzioni di rotta per ottimizzare l'[[angolo]] di ingresso in [[atmosfera terrestre|atmosfera]] e il punto di [[ammaraggio]].
 
Il modulo di servizio veniva sganciato e abbandonato poco prima dell'ingresso in atmosfera, portando con sé il motore principale e la maggior parte delle forniture residue di ossigeno ed [[energia elettrica]]. Il rientro avveniva con un angolo ben preciso, fissato a 6,5° con una tolleranza massima di 1°. Se l'angolo di ingresso fosse risultato troppo grande, lo [[scudo termico]], che era progettato per resistere a temperature di 3&nbsp;000 [[°C]], avrebbe subito un riscaldamento eccessivo e ciò avrebbe condotto al suo cedimento e alla distruzione del veicolo. Se, viceversa, l'angolo fosse stato troppo basso, la navetta sarebbe rimbalzata sull'atmosfera portandosi in una lunga orbita ellittica che avrebbe condannato l'equipaggio a non poter fare più ritorno a Terra.
Entrato in atmosfera, il modulo di comando subiva una decelerazione di 4 [[Accelerazione di gravità|g]], perdendo tutta la sua velocità orizzontale e scendendo con una traiettoria quasi verticale. A 7000 metri di altitudine, la protezione finale conica della navetta veniva espulsa e due piccoli [[paracadute]] venivano dispiegati per stabilizzarla e ridurre la sua velocità da 480 a 280&nbsp;km/h. A 3000 metri, tre piccoli paracadute pilota venivano espulsi lateralmente per permettere di estrarre i tre principali che permettevano di completare dolcemente la discesa. La navetta ammarava nell'[[oceano]] ad una velocità di 35&nbsp;km/h. Subito i paracadute venivano rilasciati e venivano gonfiati tre palloni per impedire che la nave si girasse a portare la punta sotto l'acqua. Nei pressi del punto di ammaraggio stazionavano delle navi da recupero che provviste di elicotteri raggiungevano l'equipaggio e lo trasportavano a bordo. Successivamente veniva recuperato anche il modulo di comando e issato sul ponte di una [[portaerei]]<ref>{{cita|Patrick Maurel|pp. 220-221|PMA}}.</ref><ref>{{cita web |url=http://history.nasa.gov/alsj/a15/a15mrp6.pdf |titolo=Apollo 15 Mission support performance |editore=NASA |pagine=154 |accesso=11 ottobre 2009 |lingua= en}}</ref>.
 
Entrato in atmosfera, il modulo di comando subiva una decelerazione di 4 [[Accelerazione di gravità|g]], perdendo tutta la sua velocità orizzontale e scendendo con una traiettoria quasi verticale. A 7&nbsp;000 metri di altitudine, la protezione finale conica della navetta veniva espulsa e due piccoli [[paracadute]] venivano dispiegati per stabilizzarla e ridurre la sua velocità da 480 a 280&nbsp;km/h. A 3&nbsp;000 metri, tre piccoli paracadute pilota venivano espulsi lateralmente per permettere di estrarre i tre principali che permettevano di completare dolcemente la discesa. La navetta ammarava nell'[[oceano]] a una velocità di 35&nbsp;km/h. Subito i paracadute venivano rilasciati e venivano gonfiati tre palloni per impedire che la nave si girasse a portare la punta sotto l'acqua. Nei pressi del punto di ammaraggio stazionavano delle navi da recupero che provviste di elicotteri raggiungevano l'equipaggio e lo trasportavano a bordo. Successivamente veniva recuperato anche il modulo di comando e issato sul ponte di una [[portaerei]]<ref>{{cita|Patrick Maurel|pp. 220-221|PMA}}.</ref><ref>{{cita web|url=http://history.nasa.gov/alsj/a15/a15mrp6.pdf|titolo=Apollo 15 Mission support performance|editore=NASA|p=154|accesso=11 ottobre 2009|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100313212359/http://history.nasa.gov/alsj/a15/a15mrp6.pdf|urlmorto=no }}</ref>.
{{immagine grande|Manned Lunar Landing Mission Profile.jpg|900px|Schema di procedure riferito a una tipica missione lunare con equipaggio umano}}
 
== Le missioni ==
{{vedi anche|Lista delle missioni Apollo}}
 
Il programma Apollo incluse undici voli con esseri umani a bordo, quelli tra la missione [[Apollo 7]] e l'[[Apollo 17]], tutti lanciati dalla rampa (PAD) 39A del [[John F. Kennedy Space Center]], in [[Florida]], adcon l'eccezione di [[Apollo 10]] che partì dalla rampa 39B.
 
[[File:EdWhiteFirstAmericanSpacewalker.1965.ws.jpg|thumb|[[Edward White]] compie la prima [[attività extraveicolare|EVA]] statunitense. È il 3 giugno [[1965]].]]
=== La preparazione ===
{{Vedi anche|Programma Gemini|Programma Ranger|Programma Surveyor}}
Gli americani iniziarono il loro programma spaziale umano con il [[programma Mercury]]. Il suo obiettivo era però limitato a portare in orbita un uomo e senza aver la possibilità di compiere manovre. Il 12 giugno [[1963]] il programma era stato dichiarato terminato a favore di uno nuovo che sarebbe servito per mettere a punto alcune tecniche necessarie per poter raggiungere l'obbiettivo della discesa sulla Luna: il [[programma Gemini]] che, nonostante fosse stato annunciato dopo il programma Apollo, è considerato come "propedeutico" ada esso. Gemini prevedeva infatti di raggiungere tre obbiettiviobiettivi da realizzarsi in orbita terrestre:
* Mettere a punto i sistemi di manovra, localizzazione e [[rendezvous]] nello spazio;
* Realizzare delle [[attività extraveicolare|attività extraveicolari]];
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Parallelamente allo sviluppo delle tecniche di volo spaziale umano, si procedette allo studio della Luna grazie a programmi di sonde automatiche. Il primo programma in tal senso fu il [[programma Ranger]]. Esso consistette nel lancio, tra il 1961 e il 1965, di nove sonde senza equipaggio, dotate di strumenti per la ricognizione fotografica della superficie lunare ad alta [[risoluzione (grafica)|risoluzione]].
[[File:LUNAR ORBITER PAGE - Limb of Copernicus Impact Crater.jpg|thumb|Fotografia della superficie lunare scattata durante una missione del [[Programma Lunar Orbiter|lunar orbiter]].]]
Successivamente fu intrapreso il [[programma Surveyor]], che consistette nel lancio di sette ''[[lander]]'' lunari allo scopo di dimostrare la fattibilità di un allunaggio morbido. Il primo allunaggio fu realizzato il 2 giugno [[1966]] e fornì delle informazioni essenziali e precise sul suolo lunare.
 
Tra il [[1966]] e il [[1967]] la mappatura della superficie lunare fu completata per il 99% grazie al [[programma Lunar Orbiter]]. Oltre a ciò, il programma permise di ricavare alcuni dati essenziali per una futura missione lunare, come ad esempio lo studio della frequenza ed entità d'impatti di micro meteoriti, e del [[campo gravitazionale]] lunare.
 
=== I primi test ===
 
I primi test realizzati all'interno del programma Apollo vertevano sul collaudo del [[Saturn I]] e in particolare del suo primo stadio. La prima missione in assoluto è stata la [[SA-1 (Apollo)|SA-1]]. Il 7 novembre [[1963]] fu effettuata la prima missione di collaudo del ''[[Launch Escape System]]'' (missione ''[[Pad Abort Test-1|Pad Abort Test]]''), sistema che permetteva di separare, durante il lancio, la navetta contenente l'equipaggio dal resto del razzo se si fosse presentata una situazione di pericolo. Durante la missione [[AS-201]] fu utilizzato per la prima volta il [[Saturn IB]], versione migliorata del Saturn I e capace di portare in orbita terrestre la navetta Apollo.
 
=== La tragedia dell'Apollo 1 ===
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[[File:Apollo1-Crew 01.jpg|thumb|L'equipaggio dell'[[Apollo 1]] davanti al complesso di lancio 34. Da sinistra: [[Gus Grissom]], [[Edward White]] e [[Roger Chaffee]].]]
 
Il programma subì un brusco rallentamento durante i preparativi della missione [[Apollo 1|AS-204]], che sarebbeavrebbe dovutadovuto essere la prima, in orbita terrestre, con equipaggio ada utilizzare un razzo Saturn IB. Il 27 gennaio [[1967]], gli astronauti erano entrati nella navetta posta in cima al razzo, sulla [[rampa di lancio]] 34 del [[Kennedy Space Center|KSC]], al fine di compiere un'esercitazione. Probabilmente a causa di una scintilla originata da un cavo elettrico scoperto, la navetta prese velocemente fuoco, facilitato dall'atmosfera densa di [[ossigeno]]. Per l'equipaggio, composto dal pilota comandante [[Virgil I. Grissom]], dal pilota maggiore [[Edward White]] e dal pilota [[Roger B. Chaffee]], non ci fu scampo. A seguito di questo incidente la NASA e la North American Aviation (responsabile della fabbricazione del modulo di comando) intrapresero una serie di modifiche al progetto.
 
La NASA decise in seguito di rinominare la missione in Apollo 1, in memoria del volo che gli astronauti avrebbero dovuto svolgere e non fecero mai<ref>{{cita|W. David Compton|1967 Death at the Cape|WDC}}.</ref>.
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{{vedi anche|Apollo 4|Apollo 5|Apollo 6}}
 
Dopo i tragici fatti di Apollo 1, la NASA decise di intraprendere alcune missioni prive di equipaggio. Si iniziò il 9 novembre [[1967]] con [[Apollo 4]] (ufficialmente non esistono missioni Apollo 2 e Apollo 3) in cui per la prima volta fu utilizzato il razzo [[Saturn V]]. Successivamente venne la volta di [[Apollo 5]] (razzo Saturn IB) lanciato il 2 gennaio [[1968]] e di [[Apollo 6]] (di nuovo Saturn V) il 4 aprile dello stesso anno, sempre prive di equipaggio. Queste missioni si conclusero con grande successo dimostrando la potenza e l'affidabilità del nuovo vettore Saturn V, il primo in grado di avere una potenza sufficiente per portare la navetta spaziale sulla Luna.
 
=== Voli di preparazione allo sbarco ===
{{vedi anche|Apollo 7|Apollo 8|Apollo 9|Apollo 10}}
 
La prima missione del programma Apollo a portare in orbita terrestre un equipaggio di astronauti fu l'[[Apollo 7]], lanciato l'11 ottobre [[1968]]. Gli astronauti [[Walter Marty Schirra|Walter Schirra]] (comandante), [[Donn Eisele]] e [[Walter Cunningham]] rimasero per più di undici giorni in orbita, dove testarono il modulo di comando e di servizio. Nonostante alcuni problemi, la missione fu considerata un pieno successo. Gli ultimi incoraggianti risultati e la necessità di raggiungere il traguardo della Luna entro la fine del decennio, spinsero la NASA a pianificare il raggiungimento dell'orbita lunare nella missione successiva.
 
[[File:Apollo 8 crew leaves Manned Spacecraft Operations Building during countdown.jpg|thumb|left|L'equipaggio di [[Apollo 8]] poco prima del lancio.]]
 
Il 21 dicembre [[1968]] fu lanciata la missione [[Apollo 8]] che per la prima volta raggiunse l'orbita lunare. Svolta dagli astronauti [[Frank Borman]] (comandante), [[James Lovell]] e [[William Anders]], inizialmente avrebbe dovuto essere soltanto un test del modulo lunare in orbita terrestre. Essendo la realizzazione di quest'ultimo in ritardo, i vertici della NASA decisero di cambiare i piani. Il [[1968]], per gli Stati Uniti d'America, era stato un anno molto difficile: la [[guerra del Vietnam]] e la protesta studentesca<ref>Franco Nencini, ''Luna e Vietnam'', in ''[[Epoca (rivista)|Epoca]]'' n. 1127, 7 maggio 1972, pag 47.</ref>, gli assassinii di [[Martin Luther King]] e [[Robert Kennedy]] avevano minato l'opinione pubblica ede il successo della missione permise alla popolazione americana di concludere l'anno con un'esperienza positiva<ref>{{cita web |url=http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS08/a08.htm |titolo=Apollo 8 (AS-503) Man Around The Moon |autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum |accesso=28 febbraio 2011 |lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110402171914/http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS08/a08.htm|urlmorto=no }}</ref>.
 
Il programma originario di Apollo 8 fu svolto da [[Apollo 9]] (lanciata il 3 marzo 1969) che per la prima volta trasportò il modulo lunare e lo testò in condizioni reali, cioè nell'orbita terrestre. Durante la missione vennero eseguite la manovra rendezvous nonché di aggancio tra modulo di comando e modulo lunare. La missione fu un pieno successo e permise di testare ulteriori sottosistemi necessari per l'allunaggio, come ad esempio la [[tuta spaziale]]. Il modulo lunare ''Spider'' venne poi abbandonato in orbita terrestre, dove rimase fino al [[1981]] quando si disintegrò al rientro nell'atmosfera<ref>{{cita web|url=http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS09/a09.htm|titolo=Apollo 9 (AS-504) Manned Test of Lunar Hardware in Earth Orbit|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum|accesso=28 febbraio 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110402171920/http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS09/a09.htm|urlmorto=no}}</ref>.
|url=http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS09/a09.htm
|titolo=Apollo 9 (AS-504) Manned Test of Lunar Hardware in Earth Orbit
|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum
|accesso=28 febbraio 2011
|lingua=en}}</ref>.
 
La missione successiva, [[Apollo 10]], fu nuovamente una missione che portò l'equipaggio vicino alla Luna. Lanciata il 18 maggio 1969 ebbe lo scopo di ripetere i test di Apollo 9, ma questa volta in orbita lunare. Vennero eseguite manovre di discesa, di risalita, di rendezvous e d'aggancio. Il modulo arrivò fino a 15,6&nbsp;km dalla superficie lunare. Tutte le manovre previste furono correttamente compiute, anche se si rilevarono alcuni problemi giudicati facilmente risolvibili e che non avrebbero precluso l'allunaggio previsto con la missione successiva<ref>{{cita web|url=http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS10/a10.htm|titolo=Apollo 10 (AS-505) Man's Nearest Lunar Approach|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum|accesso=28 febbraio 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110402171926/http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS10/a10.htm|urlmorto=no}}</ref>.
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=== Le missioni lunari ===
{{vedi anche|Apollo 11|Apollo 12|Apollo 13|Apollo 14|Apollo 15|Apollo 16|Apollo 17}}
 
[[File:Buzz salutes the U.S. Flag.jpg|thumb|L'astronauta [[Buzz Aldrin]] saluta la [[Bandiera degli Stati Uniti d'America|bandiera statunitense]] dopo essere scesopiantata sulla Luna durante la missione [[Apollo 11]].]]
 
Il 16 luglio 1969, decollò la missione che passerà alla storia: [[Apollo 11]]. Quattro giorni dopo il lancio, il modulo lunare, con a bordo il comandante [[Neil Armstrong]] e il pilota [[Buzz Aldrin]] ([[Michael Collins (astronauta)|Michael Collins]] rimase per tutto il tempo nel modulo di comando) atterrò sul suolo lunare. Quasi sette ore più tardi, il 21 luglio, Armstrong uscì dal LEM e divenne il primo essere umano a camminare sulla Luna. Toccò il suolo lunare alle ore 2:56 UTC con lo scarpone sinistro. Prima del contatto pronunciò la celebre frase {{Link audio|Frase de Neil Armstrong.ogg|ascolta}}:
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{{Citazione|Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità|Neil Armstrong|That's one small step for [a] man, one giant leap for mankind.|lingua=en}}
 
Oltre che essere la concretizzazione del sogno di [[John F. Kennedy|Kennedy]] di vedere un uomo sulla Luna prima della fine degli [[anni 1960|anni sessanta]], l'Apollo 11 fu un test per tutte le successive missioni lunari. Armstrong scattò le foto che sarebbero servite ai tecnici sulla Terra a verificare le condizioni del modulo lunare dopo l'allunaggio. Successivamente raccolse il primo campione di terreno lunare e lo pose in una busta che mise nell'apposita tasca della sua tuta.
Apollo 11 si concluse senza problemi, con il rientro avvenuto il 24 luglio 1969<ref>{{cita web|url=http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS11/a11.htm|titolo=Apollo 11 (AS-506) Lunar Landing Mission|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum|accesso=28 febbraio 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110402171904/http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS11/a11.htm|urlmorto=no}}</ref>.
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[[Apollo 12]], lanciata il 14 novembre 1969, fu la seconda missione del programma ad allunare. Poco dopo il lancio, il razzo Saturn V, fu colpito per due volte da un [[fulmine]]. Gli strumenti andarono ''off-line'' ma ripresero a funzionare poco dopo e i danni furono limitati al guasto di 9nove sensori di minore importanza e ciò non influenzò la missione in quanto tutto il resto era a posto e funzionava alla perfezione. A differenza di Apollo 11, questa missione allunò con altissima precisione, vicino alla sonda ''[[Surveyor 3]]'' che gli astronauti riuscirono a raggiungere<ref>{{cita web|url=http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS12/a12.htm|titolo=Apollo 12 (AS-507) Beyond Apollo 11|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum|accesso=28 febbraio 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110402171910/http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS12/a12.htm|urlmorto=no}}</ref>.
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|titolo=Apollo 12 (AS-507) Beyond Apollo 11
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[[File:Mission Control Celebrates - GPN-2000-001313.jpg|thumb|left|Il ''Mission Control Center'' di [[Houston]] festeggia dopo l'ammaraggio di [[Apollo 13]].]]
 
La missione [[Apollo 13]] fu funestata da un'esplosione che compromise l'obiettivo dell'allunaggio. Decollata l'11 aprile [[1970]], dopo 55 ore di volo, il comandante [[JamesJim Lovell]] comunicò con il centro di controllo con la frase "''Houston, we've had a problem''" ("Houston, abbiamo avuto un problema"). In seguito a un rimescolamento programmato di uno dei quattro serbatoi dell'[[ossigeno]] presenti nel modulo di servizio, si verificò un'esplosione del medesimo con la conseguente perdita del prezioso gas. Il risultato fu che gli astronauti dovettero rinunciare a scendere sulla Luna ede iniziare un difficile e imprevedibile rientro sulla Terra, utilizzando i sistemi di sopravvivenza che equipaggiavano il modulo lunare. La Luna fu comunque raggiunta per poter utilizzare il suo campo gravitazionale per far invertire la rotta alla navetta (in quanto l'unico motore in grado di farlo, quello del modulo di servizio, era considerato danneggiato). Grazie alla bravura degli astronauti e dei tecnici del centro di controllo, Apollo 13 riuscì, non senza ulteriori problemi, a fare ritorno sulla Terra il 17 aprile. La missione fu considerata un "fallimento di grande successo"<ref name=NASApollo>{{cita web|url=httphttps://www.nasa.gov/mission_pages/apollo/index.html|titolo=Apollo 13 - A Successful Failure|lingua=en|accesso=25 agosto 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100824090810/http://www.nasa.gov/mission_pages/apollo/index.html|urlmorto=no}}</ref> in quanto l'obbiettivo della missione non fu raggiunto, ma la NASA si mise in luce per le capacità dimostrate nell'affrontare una situazione tanto critica<ref>{{cita web|url=http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS13/a13.htm|titolo=Apollo 13 (AS-508) « Houston, we've had a problem »|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum|accesso=28 febbraio 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110402171917/http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS13/a13.htm|urlmorto=no}}</ref>.
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}}</ref>.
 
A seguito della missione di Apollo 13 ci fu una lunga indagine sulle cause dell'incidente che portò a una revisione completa della navicella Apollo.
 
Fu l'[[Apollo 14]] a riprendere il programma di esplorazione lunare. La missione iniziò non troppo bene quando la delicata manovra di aggancio tra modulo di comando e modulo lunare dovette essere ripetuta sei volte. Il resto della missione si svolse senza particolari problemi e fu possibile effettuare l'allunaggio nei pressi del [[cratereCratere meteoriticoFra Mauro|cratere]] di Fra- Mauro]], meta originaria di Apollo 13. Qui l'equipaggio svolse numerosi esperimenti scientifici. Per la prima volta fu portato sulla Luna il ''[[Modular Equipment Transporter]]'' che però si dimostrò un vero e proprio fallimento in quanto non fu quasi possibile muovere il veicolo che sprofondava continuamente nella polvere lunare. Questo compromise la seconda passeggiata lunare che dovette essere interrotta prematuramente<ref>{{cita web|url=http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS14/a14.htm|titolo=Apollo 14 (AS-509) The Third Manned Lunar Landing|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum|accesso=28 febbraio 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110402171923/http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS14/a14.htm|urlmorto=sì}}</ref>.
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|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum
|accesso=28 febbraio 2011
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}}</ref>.
 
[[File:Apollo 15 Lunar Rover and Irwin.jpg|thumb|Il [[rover lunare]] di [[Apollo 15]] con a fianco l'astronauta [[James Irwin]].]]
 
Il 26 luglio [[1971]] fu lanciata la missione [[Apollo 15]] che introdusse un nuovo traguardo nell'esplorazione lunare, grazie ada un modulo lunare più duraturo e all'introduzione di un [[rover lunare]]. Sulla Luna [[David Scott]] e [[James Irwin]] realizzarono ben tre uscite, con la seconda lunga 7 ore e 12 minuti. Questa portò gli astronauti fino al Mount Hadley che si trova a circa 5&nbsp;km di distanza dal punto di allunaggio. Un trapano decisamente migliorato in confronto a quelli delle precedenti missioni, consentì di prelevare dei campioni di roccia da oltre due metri di profondità. Durante la terza attività extraveicolare ci fu una breve commemorazione in onore degli astronauti deceduti e venne lasciata sul suolo lunare una statuetta di metallo denominata ''[[Fallen Astronaut]]''<ref>{{cita web|url=http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS15/a15.htm|titolo=Apollo 16 (AS-510) Exploration of Hadley-Apennine Region|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum|accesso=28 febbraio 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110402171930/http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS15/a15.htm|urlmorto=no}}</ref>.
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|accesso=28 febbraio 2011
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}}</ref>.
 
[[Apollo 16]] fu la prima missione ad atterrare negli altopiani lunari. Durante le tre attività extraveicolari effettuate furono percorsi rispettivamente 4,2 [[Chilometro|km]], 11&nbsp;km e 11,4&nbsp;km con il rover lunare che fu portato a una velocità di punta di 17,7&nbsp;km/h. Vennero raccolti diversi campioni di rocce lunari, di cui uno da 11,3 [[Chilogrammo|kg]], che rappresenta il più pesante campione mai raccolto dagli astronauti dell'Apollo<ref>{{cita web|url=http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS16/a16.htm|titolo=Apollo 16 (AS-511) Landing in the Descartes highlands|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum|accesso=28 febbraio 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110402171933/http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS16/a16.htm|urlmorto=sì}}</ref>.
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|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum
|accesso=28 febbraio 2011
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}}</ref>.
 
[[Apollo 17]], lanciato il 177 dicembre [[1972]], fu la missione con cui si chiuse il programma. Fu caratterizzata dall'inedita presenza di uno scienziato-astronauta: il geologo [[Harrison Schmitt]]<ref>{{cita web|url=http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS17/a17.htm|titolo=Apollo 17 (AS-512) The Last Manned Lunar Landing|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum|accesso=28 febbraio 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110402171936/http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/AS17/a17.htm|urlmorto=sì}}</ref>.
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|autore=Smithsonian Institution: National Air and Space Museum
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}}</ref>.
 
== Conclusione del programma e costi ==
{{vedi anche|Missioni Apollo cancellate}}
 
[[File:Apollo 10 Command Module 1.jpg|left|thumb|Modulo di comando dell'[[Apollo 10]] esposto al museo della scienza di Londra.]]
 
Originariamente erano state pianificate altre 3tre missioni, le Apollo 18, 19 e 20. MaTuttavia, a fronte dei tagli al budget della NASA, e della decisione di non produrre una seconda serie di missili [[Saturn V]], queste missioni vennero cancellate e i loro fondi ridistribuiti per lo sviluppo dello [[Space Shuttle]] e per rendere disponibili i Saturn V al programma [[Skylab]] anziché a quello Apollo.
 
Già nel [[1968]] vennero previste una serie di missioni, denominate in seguito ''Apollo Applications Program'', che avrebbero dovuto utilizzare, per almeno 10dieci voli, il surplus di materiali e componenti prodotti per i voli cancellati<ref>{{cita web|url=http://www.landingapollo.com/documentation/apolloapplicationsprogram.php|titolo=Apollo Application Program Documentation|lingua=en|accesso=5 marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090221115014/http://www.landingapollo.com/documentation/apolloapplicationsprogram.php}}</ref>. Le missioni sarebbero state prevalentemente a carattere scientifico.
 
Nulla di tutto ciò fu effettivamente fatto e dei tre razzi Saturn V rimasti dopo Apollo 17, solo uno venne parzialmente riutilizzato<ref>Il 14 maggio [[1973]], una versione modificato del Saturn V a due stadi (denominata [[Saturn INT-21]]), portò in orbita la prima [[stazione spaziale]] statunitense ''[[Skylab]]''.</ref>, gli altri sono in mostra in [[museo|musei]]<ref>{{cita web|url=http://www.experiencefestival.com/a/Saturn_V_-_Saturn_V_vehicles_and_launches/id/2136924|titolo=Saturn V vehicles and launches|accesso=5 marzo 2011|lingua=en|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070930024044/http://www.experiencefestival.com/a/Saturn_V_-_Saturn_V_vehicles_and_launches/id/2136924|dataarchivio=30 settembre 2007}}</ref>.
 
Il progetto del dell{{'}}''Apollo Telescope Mount'', basato sul LEM e destinato a voli con il modulo di comando-servizio su razzi [[Saturn IB]], fu successivamente utilizzato come componente dello ''[[Skylab]]'', che risultò essere l'unico sviluppo del programma di applicazioni dell'Apollo. Alla conclusione del programma, inoltre, le apparecchiature dell'Apollo non vennero più riutilizzate, a differenza della navicella sovietica ''[[Programma Sojuz|Sojuz]]'', originariamente progettata per entrare in orbita lunare, i cui derivati servono ancora la [[Stazione Spazialespaziale Internazionaleinternazionale]].
 
Tra i principali motivi che portarono alla decisione di chiudere il programma Apollo, ci fu sicuramente il calo di interesse da parte dell'opinione pubblica e l'elevatissimoelevato costo del suo mantenimento. Quando il presidente Kennedy annunciò l'intenzione di intraprendere un programma per scendere sulla Luna venne fatto un preliminare di costo di 7 miliardi di dollari ma si trattava di una stima difficilmente determinabile e [[James E. Webb]], [[amministratore della NASA]], cambiò le previsioni in 20 miliardi<ref name=Butts>{{cita web|autore = Glenn Butts, Kent Linton|titolo = The Joint Confidence Level Paradox: A History of Denial, 2009 NASA Cost Symposium|accesso = 28 aprile 2009|pp = 25-26|url = http://science.ksc.nasa.gov/shuttle/nexgen/Nexgen_Downloads/Butts_NASA's_Joint_Cost-Schedule_Paradox_-_A_History_of_Denial.pdf|lingua = en|editore = NASA|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20111026132859/http://science.ksc.nasa.gov/shuttle/nexgen/Nexgen_Downloads/Butts_NASA%27s_Joint_Cost-Schedule_Paradox_-_A_History_of_Denial.pdf|dataarchivio = 26 ottobre 2011}}</ref>. La stima di Webb destò molto scalpore all'epoca, ma a posteriori risultò la più accurata. Il costo finale del programma Apollo fu annunciato durante un congresso nel 1973 ed è stato calcolato in 25,4 miliardi di dollari<ref>{{cita conferenza|conferenza=Sottocommissione sui Voli Spaziali Umani e Commissione delle Scienze e dell'Astronautica|titolo=Costo definitivo programma Apollo|anno=1973|organizzazione=NASA|pp=Parte 2, p. 1271}}.</ref>. Questo include tutti i costi di ricerca e sviluppo, la costruzione di 15 razzi Saturn V, 16 moduli di comando e servizio, 12 moduli lunari, oltre lo sviluppo dei programmi di supporto e amministrazione<ref name=Butts/>.
{{cita web
|autore = Glenn Butts, Kent Linton
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== Significato del programma Apollo ==
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Il programma Apollo ha stimolato molti settori tecnologici. Il progetto dei [[computer]] di bordo usati negli Apollo fu infatti la forza trainante dietro le prime ricerche sui [[circuito integrato|circuiti integrati]], la [[Pila a combustibile|cella a combustibile]] utilizzata nel programma fu di fatto la prima in assoluto.
 
Uno dei settori industriali che più ha beneficiato delle ricadute tecnologiche del programma spaziale Apollo è stato quello dell'industria del [[metallo]]. Essa ha dovuto, infatti, soddisfare requisiti sempre più stringenti (leggerezza, resistenza alla [[sublimazione]], alle [[Vibrazione|vibrazioni]], al calore) raggiunti con l'adozione di nuove tecniche di [[saldatura]] al fine di ottenere parti senza difetti. L'uso della [[fresatura]] chimica, che in seguito diventerà un processo essenziale per la fabbricazione di [[Componente elettronico|componenti elettronici]], è stato ampiamente utilizzato. Si sono, inoltre, dovutedovuti realizzare nuovi tipi di [[Lega (metallurgia)|leghe]] e [[Materiale composito|materiali compositi]]. Nuovi strumenti di misura sempre più precisi, affidabili e veloci furono installati nelle navette spaziali; inoltre la necessità di monitorare la salute degli astronauti fece sì che si realizzassero nuove strumentazioni biomediche. Infine, la realizzazione stessa del complesso programma permise di affinare le tecniche per lo [[studio di fattibilità]] e di svilupparne di nuove per la gestione dei progetti: [[PERT/CPM|CPM]], [[Work Breakdown Structure|WBS]], gestione [[metriche di progetto]], revisione, [[controllo della qualità]]<ref>{{cita conferenza| autore=Philip Scranton| anno=2008|titolo=Impact of Spaceflight: An Overview|conferenza=Impatto sociale dei voli spaziali|organizzazione=NASA}}.</ref>.
 
Il programma Apollo ha contribuito notevolmente anche allo sviluppo dell'[[informatica]]: i vari gruppi di lavoro, fra i quali la divisione di ingegneria del software del MIT guidata da [[Margaret Hamilton (scienziata)|Margaret Hamilton]], dovettero sviluppare [[linguaggio di programmazione|linguaggi di programmazione]] e [[algoritmo|algoritmi]] dal forte impatto sugli sviluppi successivi dell'informatica. Inoltre, nell'ambito del progetto fu avviato l'uso di [[circuito integrato|circuiti integrati]]: durante lo sviluppo dell'[[Apollo Guidance Computer]] il MIT ne ha utilizzato circa il 60% della disponibilità mondiale<ref>{{cita web|url=https://www.hq.nasa.gov/alsj/apollo-ic.html|titolo=Apollo and the integrated circuit|autore=Phil Parker|lingua=en|accesso=10 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090919091338/http://www.hq.nasa.gov/alsj/apollo-ic.html|urlmorto=no}}</ref>.
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|titolo=Apollo and the integrated circuit
|autore=Phil Parker
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|accesso=10 ottobre 2009
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Il programma è costato agli Stati Uniti d'America miliardi di dollari, ma si stima che le ricadute tecnologiche abbiano prodotto almeno 30.&nbsp;000 oggetti e che per ogni dollaro speso dalla NASA ne siano stati prodotti almeno tre. Inoltre la quasi totalità degli appalti venne vinta da imprese statunitensi e quindi il denaro speso dal governo rimase all'interno dell'economia statunitense. Anche dal punto di vista economico, quindi, il programma fu un successo<ref>{{cita web|url=http://www.mediamente.rai.it/mm_it/001213/index.asp|titolo=MediaMente Ricadute spaziali|accesso=27 febbraio 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722050634/http://www.mediamente.rai.it/mm_it/001213/index.asp|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita|J. Villain|ppp. 75-76|JVI}}.</ref>.
 
=== Impatto sulla società ===
 
[[File:The Earth seen from Apollo 17.jpg|thumb|left|La Terra vista dall'[[Apollo 17]], la famosa ''[[Blue Marble]]''.]]
 
Il programma Apollo è stato motivato, almeno parzialmente, da considerazioni psicopolitiche, in risposta alle percezioni persistenti di inferiorità americana nella corsa allo spazio nei confronti dei [[Unione Sovietica|sovietici]], nel contesto della [[guerra fredda]]. Da questo punto di vista il programma, è stato un brillante successo, in quanto gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] superarono i rivali nei voli spaziali con equipaggio umano già con il [[programma Gemini]].
 
Molti [[astronauta|astronauti]] e [[cosmonauta|cosmonauti]] hanno commentato come il vedere la Terra dallo spazio abbia avuto su di loro un effetto molto profondo. Una delle eredità più importanti del programma Apollo è stata quella di dare della [[Terra]] una visione (ora comune) di [[pianeta]] fragile e piccolo, impresso nelle fotografie fatte dagli astronauti durante le missioni lunari<ref>{{cita web|url=http://yalepress.yale.edu/yupbooks/excerpts/poole_earthrise.pdf|titolo=Earthrise: How Man First Saw the Earth|autore=Robert Poole|data=2008|ISBN=978-0-300-13766-8|accesso=12 ottobre 2009|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090624153518/http://yalepress.yale.edu/yupbooks/excerpts/poole_earthrise.pdf|urlmorto=no}}</ref>. La più famosa di queste fotografie è stata scattata dagli astronauti dell'[[Apollo 17]], la cosiddetta ''[[Blue Marble]]'' (biglia blu).
|url=http://yalepress.yale.edu/yupbooks/excerpts/poole_earthrise.pdf
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}}</ref>. La più famosa di queste fotografie è stata scattata dagli astronauti dell'[[Apollo 17]], la cosiddetta ''[[Blue Marble]]'' (biglia blu).
 
=== Il programma Apollo nei media ===
 
Il 20 luglio 1969, circa 600 milioni di persone, un quinto della popolazione mondiale dell'epoca, assistettero in diretta televisiva ai primi passi sulla Luna di Neil Armstrong e Buzz Aldrin. Mentre quasi tutti i commentatori sono d'accordo sul fatto che questa è stata una [[pietra miliare]] nella storia dell'umanità, da alcuni sono state sollevate obiezioni sulla sua utilità e sul conseguente sperpero di denaro pubblico, in particolare da parte di alcuni rappresentanti della comunità afro-americana come [[Ralph Abernathy]].<ref>[{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2009/luglio/03/Luna_vista_Oriana_Fallaci_Gli_co_8_090703035.shtml ''|titolo=La Luna vista da Oriana Fallaci: “Gli uomini sono angeli e bestie”'', in ''|pubblicazione=Corriere della Sera'', |data=3 luglio 2009]|accesso=29 maggio 2020|dataarchivio=20 maggio 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110520053147/http://archiviostorico.corriere.it/2009/luglio/03/Luna_vista_Oriana_Fallaci_Gli_co_8_090703035.shtml|urlmorto=sì}}</ref>
 
La frase di Neil Armstrong, "È un piccolo passo... ", è diventata immediatamente famosa e ripresa da numerose testate giornalistiche. L'interesse sul programma spaziale svanì però rapidamente dopo Apollo 11, tanto che la missione successiva ebbe un riscontro mediatico notevolmente al di sotto delle aspettative. Diversamente andò per la missione [[Apollo 13]] che, partita anch'essa con poca attenzione da parte del pubblico, successivamente catalizzò l'attenzione dei media a causa dell'incertezza sul destino dell'equipaggio<ref>{{cita conferenza|autore=Andrew Chaikin| anno=2008|titolo=Live from the Moon: The Societal Impact of Apollo|conferenza=Impatto sociale dei voli spaziali|organizzazione=NASA}}.</ref>.
 
Anche il [[cinema]] ha celebrato il programma Apollo. Uno dei [[film]] più di maggior successo è stato ''[[Apollo 13 (film)|Apollo 13]]''<ref>{{cita web| url=http://www.boxofficemojo.com/movies/?id=apollo13.htm |titolo=Apollo 13 (1995) |editore=[[Box Office Mojo]] |accesso=29 marzo 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181113192616/https://www.boxofficemojo.com/movies/?id=apollo13.htm|urlmorto=no }}</ref>, del [[1995]] e diretto da [[Ron Howard]], che ricostruisce le peripezie dell'omonima missione. Nel [[2000]] invece è stato prodotto il film ''[[The Dish (film)|The Dish]]'' che racconta la storia del [[radiotelescopio]] [[australia]]no situato nella cittadina di [[Parkes]] che mandò in [[televisione]] le immagini del primo sbarco dell'Apollo 11. Il film [[First Man - Il primo uomo]], del 2018, diretto da [[Damien Chazelle]] e scritto da [[Josh Singer]], con protagonisti [[Ryan Gosling]] e [[Claire Foy]], è l'[[adattamento cinematografico]] della biografia ufficiale ''First Man: The Life of Neil A. Armstrong'' scritta da James R. Hansen e pubblicata nel 2005, che narra la storia di [[Neil Armstrong]], primo uomo a mettere piede sulla [[Luna]], e gli anni precedenti la missione dell'[[Apollo 11]].
 
Fotografie, video e altro materiale relativo al programma sono disponibili in [[pubblico dominio]] sul [[sito web]] ufficiale della NASA<ref>{{cita web|url=httphttps://www.nasa.gov/mission_pages/apollo/|titolo=Apollo program - NASA Homepage|accesso=10 marzo 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110317190053/http://www.nasa.gov/mission_pages/apollo/|urlmorto=no}}</ref>.
 
== Campioni lunari riportati ==
[[File:Lunar Sample Processing Facility NASA JSC DSCN0202.JPG|thumb|Il ''Lunar Sample ProcessingLaboratory Facility '' presso il [[Lyndon B. Johnson Space Center|JSC]] di [[Houston]].|alt=]]
Il programma Apollo ha riportato a terra 381,7&nbsp;kg di [[campioni lunari]] (pietre e altro materiale dalla Luna), molti di questi sono conservati al ''[[Lunar ReceivingSample Laboratory Facility]]'' di [[Houston]].
 
Grazie alla [[datazione radiometrica]], si è appreso che le rocce raccolte sulla Luna sono molto più vecchie rispetto alle rocce trovate sulla Terra. Si va dall'età di circa 3,2 miliardi di anni per i campioni basaltici prelevati nei [[Mare (esogeologia)|mari lunari]] ai circa 4,6 miliardi per i campioni provenienti dagli altopiani<ref>{{cita pubblicazione|autore=James Papike, Grahm Ryder e Charles Shearer|titolo=Lunar Samples |rivista =Reviews in Mineralogy and Geochemistry|volume = 36|pp=5.1–5.234|anno=1998}}</ref>. Esse rappresentano campioni provenienti da un periodo molto precoce dello sviluppo del [[Sistemasistema solare]] e che sono in gran parte mancanti sulla Terra.
 
Un'interessante roccia raccolta durante la missione Apollo 15 è una [[anortosite]] (chiamata ''[[Genesis Rock]]'') composta quasi esclusivamente da [[calcio (elemento chimico)|calcio]] e si crede che sia rappresentativo della superficie degli altopiani.
 
Quasi tutte le rocce mostrano segni d'impatto. Ad esempio molti campioni sembrano essere stati sbriciolati da micrometeoriti, una cosa mai notata sulla Terra a causa della sua atmosfera spessa. L'analisi della composizione dei campioni lunari ha sostenuto l'ipotesi che la Luna si sia formata in seguito ada un impatto tra la Terra e un corpo astronomico molto grande<ref>
{{cita libro|cognome=Burrows |nome=William E. |titolo=This New Ocean: The Story of the First Space Age |anno=1999 |editore=Modern Library |p=431 |isbn=0-375-75485-7 |oclc=42136309}}</ref>.
 
<gallery>
File:MoonsplitApollo11.jpg|'''Missione:''' [[Apollo 11]]<br />'''Quantità:''' 22&nbsp;kg
File:A12_basalt_fs_lg.png|'''Missione:''' [[Apollo 12]]<br />'''Quantità:''' 34&nbsp;kg
File:A14_basalt_lgA14 basalt sample 14053.png|'''Missione:''' [[Apollo 14]]<br />'''Quantità:''' 43&nbsp;kg
File:Apollo 15 Genesis Rock.jpg|'''Missione:''' [[Apollo 15]]<br />'''Quantità:''' 77&nbsp;kg
File:Lunar Ferroan Anorthosite 60025.jpg|'''Missione:''' [[Apollo 16]]<br />'''Quantità:''' 95&nbsp;kg
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{{vedi anche|Apollo Applications Program}}
 
Dopo il successo del programma Apollo, sia la NASA chesia le grandi imprese appaltatrici, studiarono diverse applicazioni per utilizzare i vari componenti dell'Apollo. Questi studi presero il nome di ''Apollo Applications Program''. Di tutti i piani preventivati, solo due furono effettivamente realizzati: la stazione spaziale [[Skylab]] e l'[[Apollo-Soyuz Test Project]]<ref>{{cita web|url=http://history.nasa.gov/SP-4208/ch1.htm|titolo=LIVING AND WORKING IN SPACE: A HISTORY OF SKYLAB (SP-4208) - What to Do for an Encore: Post-Apollo Plans|autore=W. David Compton and Charles D. Benson|editore=NASA|data=1983|accesso=10 ottobre 2009|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100311142656/http://history.nasa.gov/SP-4208/ch1.htm|urlmorto=no}}</ref>.
|url=http://history.nasa.gov/SP-4208/ch1.htm
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|autore=W. David Compton and Charles D. Benson
|editore=NASA
|data=1983
|accesso=10 ottobre 2009
|lingua = en
}}</ref>.
 
== Teorie del complotto ==
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In seguito alla conclusione del programma Apollo, nacquero alcune teorie (dette anche ''Moon Hoax'' in inglese) la cui tesi è che l'uomo non avrebbe mai raggiunto il suolo lunare e che la NASA avrebbe falsificato le prove degli allunaggi, in una cospirazione organizzata assieme al governo degli Stati Uniti, riuscendo a convincere tutto il mondo scientifico, tecnico e giornalistico, nonché il mondo sovietico, all'epoca diretto rivale nella corsa sulla Luna.
 
[[File:Lroc apollo11 landing site 20091109 zoom.jpg|thumb|left|Immagine del sito di allunaggio di Apollo 11 fotografato dal ''[[Lunar Reconnaissance Orbiter]]''.]]
 
La teoria del complotto, che gode di una certa popolarità negli Stati Uniti a partire dal [[1976]], sostiene che i vari allunaggi presentati all'opinione pubblica mondiale sarebbero stati messi in scena in uno studio televisivo con l'aiuto degli [[effetti speciali]]. Coloro che guardano con incredulità alle missioni lunari dell'Apollo hanno analizzato un'enorme mole di dati scientifici e tecnici, materiale video, audio e fotografico riportato sulla Terra, ma non sono mai riusciti a dimostrare la veridicità delle proprie teorie,<ref>{{cita web |url=http://www.attivissimo.net/antibufala/luna/luna_in_sintesi.htm |titolo=Moon Hoax sul sito antibufala |accesso=27 agosto 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100814103145/http://www.attivissimo.net/antibufala/luna/luna_in_sintesi.htm|urlmorto=no }}</ref> ada ulteriore confutazione delle quali esistono inoltre delle [[prove indipendenti sull'allunaggio dell'Apollo]], oltre al fatto che nessun autorevole scienziato o tecnico abbia mai aderito ada essa.
 
A ulteriore prova a favore del programma, nel [[2008]], la sonda [[SELENE]] della dell'[[JAXA|Agenzia Spazialespaziale Giapponesegiapponese]] ha eseguito delle osservazioni sulla zona di allunaggio di Apollo 15, trovando delle prove della sua presenza.<ref>{{cita news|url=http://www.jaxa.jp/press/2008/05/20080520_kaguya_e.html |titolo=The "halo" area around Apollo 15 landing site observed by Terrain Camera on SELENE(KAGUYA)|data=20 maggio 2008 |accesso=19 novembre 2009|editore=[[Japan Aerospace Exploration Agency]]|lingua=en|pubblicazione=|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091212114843/http://www.jaxa.jp/press/2008/05/20080520_kaguya_e.html|urlmorto=sì}}</ref> Nel [[2009]] la sonda robotica della NASA [[Lunar Reconnaissance Orbiter]], da un'orbita a 50&nbsp;km dalla superficie, ha raccolto immagini dei resti di tutte le missioni lunari Apollo.<ref>{{cita web|url=httphttps://www.nasa.gov/mission_pages/LRO/multimedia/lroimages/apollosites.html|titolo=LRO Sees Apollo Landing Sites |data=17 luglio 2009 |accesso=19 novembre 2009 |editore=[[NASA]]|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190420043352/https://www.nasa.gov/mission_pages/LRO/multimedia/lroimages/apollosites.html|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita web|url=httphttps://www.nasa.gov/mission_pages/apollo/revisited/index.html |titolo=Apollo Landing Sites Revisited |editore=[[NASA]] |accesso= 19 novembre 2009|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091113094613/http://www.nasa.gov/mission_pages/apollo/revisited/index.html|urlmorto=no }}</ref> Nel settembre 2011 la sonda [[Lunar Reconnaissance Orbiter]] è scesa fino ada una distanza di soli 25&nbsp;km dalla superficie, inviando nuove immagini ad alta definizione dei siti degli allunaggi.<ref>{{cita web|url=http://lroc.sese.asu.edu/news/index.php?/archives/2011/09/06.html|titolo=Skimming the Moon |editore=[[NASA]] |accesso= 6 settembre 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121120202624/http://lroc.sese.asu.edu/news/index.php?%2Farchives%2F2011%2F09%2F06.html|urlmorto=sì}} {{cita web|url=http://lroc.sese.asu.edu/news/index.php?/archives/531-A-Stark-Beauty-All-Its-Own.html|titolo=A Stark Beauty All Its Own |editore=[[NASA]] |accesso= 7 marzo 2012|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140209105033/http://lroc.sese.asu.edu/news/index.php?%2Farchives%2F531-A-Stark-Beauty-All-Its-Own.html|urlmorto=sì}}</ref>
{{clear}}
 
== I tentativi di ritorno sulla Luna ==
=== Programma Constellation ===
{{vedi anche|Programma Constellation}}
Il 20 luglio 1989, per il 20º anniversario dello sbarco di Apollo 11, il presidente statunitense [[George H. W. Bush]] ha lanciato un ambizioso programma denominato ''Space Exploration Initiative'' (SEI)<ref>{{cita web|url = http://history.nasa.gov/sei.htm|titolo = The Space Exploration Initiative|autore = Steve Garber|editore = NASA History Division|accesso = 19 ottobre 2009|lingua = en|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20091004012902/http://history.nasa.gov/sei.htm|urlmorto = no}}</ref>, che avrebbe portato all'installazione di una base permanente sulla Luna. Il suo costo stimato, la mancanza di sostegno nell'opinione pubblica e le forti riserve del [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] hanno però fatto fallire il progetto. Nel 2004, suo figlio [[George W. Bush]] ha reso pubblici gli obiettivi a lungo termine per il programma spaziale, nel momento che il [[disastro dello Space Shuttle Columbia|disastro del Columbia]] e il prossimo completamento della [[Stazione spaziale internazionale]] imponevano scelte per il futuro. Il progetto, denominato ''[[Vision for Space Exploration]]'' metteva l'esplorazione umana dello spazio come obiettivo principale e preventivava un ritorno sulla Luna nel 2020 per la preparazione di una successiva missione umana su [[Marte (astronomia)|Marte]].<ref>{{cita web|url=http://history.nasa.gov/Bush%20SEP.htm|titolo=President Bush Announces New Vision for Space Exploration Program|autore=George Bush|data=gennaio 2004|accesso=11 ottobre 2009|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20041018053912/http://history.nasa.gov/Bush%20SEP.htm|urlmorto=no}}</ref>
 
[[File:Altair-Lander.jpg|thumb|Rappresentazione artistica del ''lander'' lunare che avrebbe dovuto riportare gli astronauti sulla Luna nel [[2020]].]]
 
Questa volta il parere del Congresso fu favorevole e tale programma prese il nome di [[programma Constellation|Constellation]]. La mancanza di adeguati finanziamenti e il parere degli esperti tecnici riuniti in una commissione appositamente creata<ref>Il 7 maggio [[2009]] fu istituita una commissione, denominata Commissione Augustine, allo scopo di studiare il futuro del programma spaziale della NASA.</ref>, hanno però portato il presidente [[Barack Obama]], nel febbraio 2010, a cancellare il programma.<ref>{{cita web|url=https://www.nasa.gov/pdf/420994main_2011_Budget_Administrator_Remarks.pdf|titolo=Presentazione del budget della NASA per il 2011 da parte dell'amministratore Charlie Bolden|data=1º febbraio 2010|editore=NASA|accesso=16 aprile 2011|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110416013730/http://www.nasa.gov/pdf/420994main_2011_Budget_Administrator_Remarks.pdf|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.nasa.gov/pdf/420990main_FY_201_%20Budget_Overview_1_Feb_2010.pdf|titolo=Sintesi del budget 2011 per la NASA|data=1º febbraio 2010|editore=NASA|accesso=16 aprile 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100315225154/http://www.nasa.gov/pdf/420990main_FY_201_%20Budget_Overview_1_Feb_2010.pdf|urlmorto=no}}</ref>
Il 20 luglio [[1989]], per il 20º anniversario dello sbarco di Apollo 11, il presidente statunitense [[George H. W. Bush]] ha lanciato un ambizioso programma denominato ''Space Exploration Initiative'' (SEI)<ref>{{cita web
| url = http://history.nasa.gov/sei.htm
| titolo = The Space Exploration Initiative
| autore = Steve Garber
| editore = NASA History Division
| accesso = 19 ottobre 2009
| lingua = en
}}</ref>, che avrebbe portato all'installazione di una base permanente sulla Luna. Il suo costo stimato, la mancanza di sostegno nell'opinione pubblica e le forti riserve del [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] hanno però fatto fallire il progetto. Nel [[2004]], suo figlio [[George W. Bush]] ha reso pubblici gli obiettivi a lungo termine per il programma spaziale, nel momento che il [[disastro dello Space Shuttle Columbia|disastro del Columbia]] e il prossimo completamento della [[Stazione Spaziale Internazionale]] imponevano scelte per il futuro. Il progetto, denominato ''[[Vision for Space Exploration]]'' metteva l'esplorazione umana dello spazio come obiettivo principale e preventivava un ritorno sulla Luna nel [[2020]] per la preparazione di una successiva missione umana su [[Marte (astronomia)|Marte]].<ref>{{cita web
|url=http://history.nasa.gov/Bush%20SEP.htm
|titolo=President Bush Announces New Vision for Space Exploration Program
|autore=George Bush
|data=gennaio 2004
|accesso=11 ottobre 2009
|lingua = en
}}</ref>
 
=== Programma Artemis ===
Questa volta il parere del Congresso fu favorevole e questo programma prese il nome di [[programma Constellation|Constellation]]. La mancanza di adeguati finanziamenti e il parere degli esperti tecnici riuniti in una commissione appositamente creata<ref>Il 7 maggio [[2009]] fu istituita una commissione, denominata Commissione Augustine, allo scopo di studiare il futuro del programma spaziale della NASA.</ref>, hanno però portato il presidente [[Barack Obama]], nel febbraio 2010, a cancellare il programma.<ref>{{cita web
{{vedi anche|Programma Artemis}}
|url=http://www.nasa.gov/pdf/420994main_2011_Budget_Administrator_Remarks.pdf
Il 30 giugno 2017, il presidente [[Donald Trump]] ha firmato un ordine esecutivo per ristabilire il National Space Council, presieduto dal vicepresidente [[Mike Pence]]. La prima richiesta di bilancio dell'amministrazione Trump ha mantenuto i programmi di voli spaziali umani dell'amministrazione Obama: [[Commercial Crew Development|sviluppo dell'equipaggio commerciale]], [[Space Launch System]] e la [[Orion (veicolo spaziale)|capsula dell'equipaggio Orion]] per le missioni nello spazio profondo, riducendo al contempo la ricerca scientifica sulla Terra e chiedendo l'eliminazione dell'ufficio di istruzione della NASA.
|titolo=Presentazione del budget della NASA per il 2011 da parte dell'amministratore Charlie Bolden
 
|data = 1º febbraio 2010
L'11 dicembre 2017, il presidente Trump ha firmato la [[direttiva sulla politica spaziale 1]]. Tale politica prevede che l'amministratore della NASA "conduca un programma di esplorazione innovativo e sostenibile con partner commerciali e internazionali per consentire l'espansione umana attraverso il sistema solare e per riportare sulla Terra nuove conoscenze e opportunità". Lo sforzo intende organizzare in modo più efficace il governo, l'industria privata e gli sforzi internazionali verso il ritorno degli umani sulla Luna e gettando le basi per l'eventuale [[Esplorazione di Marte|esplorazione umana di Marte]].
|editore=NASA
 
|accesso= 16 aprile 2011
Il 26 marzo 2019, il vicepresidente [[Mike Pence]] ha annunciato che l'obiettivo di sbarco sulla Luna della NASA sarebbe stato accelerato di quattro anni con un atterraggio previsto nel 2024. Il 14 maggio 2019, l'[[amministratore della NASA]] [[Jim Bridenstine]] ha annunciato che il nuovo programma sarebbe stato nominato Artemis da [[Artemide]], la sorella gemella di [[Apollo]] e la dea della Luna nella [[mitologia greca]]. Nonostante i nuovi obiettivi immediati, al 2020 le missioni su Marte entro il 2030 sono ancora previste.<ref>{{Cita web|url=https://www.nasa.gov/specials/moontomars/index.html|titolo=NASA: Moon to Mars|sito=NASA|accesso=2 maggio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190805055135/https://www.nasa.gov/specials/moontomars/index.html|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.space.com/nasa-names-moon-landing-program-artemis.html|titolo=NASA Names New Moon Landing Program Artemis After Apollo's Sister|autore=Robert Z. Pearlman 14 May 2019|sito=Space.com|lingua=en|accesso=2 maggio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200329194245/https://www.space.com/nasa-names-moon-landing-program-artemis.html|urlmorto=no}}</ref>
|lingua =en
}}</ref><ref>{{cita web
|url=http://www.nasa.gov/pdf/420990main_FY_201_%20Budget_Overview_1_Feb_2010.pdf
|titolo=Sintesi del budget 2011 per la NASA
|data=1º febbraio 2010
|editore=NASA
|accesso=16 aprile 2011
}}</ref>
 
== Note ==
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=== Fonti NASA ===
 
* {{cita libro|lingua=inglese|cid=CF|autore=G. Brooks, James M. Grimwood, Loyd S. Swensonen|titolo=Chariots for Apollo :Program ASummary History of Manned Lunar Spacecraft|anno=1979Report|url=httphttps://www.hq.nasa.gov/officealsj/pao/History/SPalsj-4205/contentsJSC09423.html|id=JSC-09423|editore=Lyndon B. Johnson Space Center, NASA|città=Houston, Texas|data=aprile 1975}}
* {{cita libro|lingua=ingleseen|cid=WDCCF|autoreautore1=WG. David ComptonBrooks|titoloautore2=WhereJames NoM. ManGrimwood|autore3=Loyd HasS. GoneSwenson|titolo=Chariots Beforefor Apollo : A History of ApolloManned Lunar Exploration MissionsSpacecraft|anno=19891979|url=https://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4205/contents.html|accesso=3 maggio 2019|dataarchivio=9 febbraio 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080209003722/http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-42144205/contents.html|urlmorto=sì}}
* {{cita libro|lingua=ingleseen|cid=SATWDC|autore=Roger EW. BilsteinDavid Compton|titolo=StagesWhere toNo SaturnMan Has Gone Before : A Technological History of the Apollo/Saturn LaunchLunar VehiclesExploration Missions|anno=19961989|url=httphttps://historywww.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-42064214/sp4206contents.htmhtml|accesso=3 maggio 2019|dataarchivio=23 ottobre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191023085209/https://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4214/contents.html|urlmorto=sì}}
* {{cita libro|lingua=ingleseen|cid=ERSAT|autore=Hansen,Roger JamesE. RBilstein|titolo=EnchantedStages Rendezvousto Saturn : JohnA C. Houbolt and theTechnological GenesisHistory of the Lunar-OrbitApollo/Saturn RendezvousLaunch ConceptVehicles|anno=19951996|url=http://history.nasa.gov/monograph4SP-4206/sp4206.pdfhtm}}
* {{cita libro|lingua=ingleseen|cid=RLER|autore=RogerHansen, D.James LauniusR|titolo=ApolloEnchanted Rendezvous : AJohn RetrospectiveC. Houbolt and the Genesis of the Lunar-Orbit Rendezvous AnalysisConcept|anno=19941995|url=http://www.hqhistory.nasa.gov/office/pao/History/Apollomon/covermonograph4.htmlpdf}}
* {{cita libro|lingua=ingleseen|cid=VBERL|autore=F.Roger VD. BennettLaunius|titolo=Apollo lunar: descentA and ascent trajectoriesRetrospective Analysis|anno=19701994|url=httphttps://ntrswww.hq.nasa.gov/office/pao/History/Apollomon/cover.html|accesso=3 maggio 2019|dataarchivio=13 febbraio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170213215937/http:/nasa/casiwww.ntrshq.nasa.gov/19700024568_1970024568office/pao/History/Apollomon/cover.pdfhtml|urlmorto=sì}}
* {{cita libro|lingua=ingleseen|cid=TRKVBE|autore=Richard WF. OrloffV. (NASA)Bennett|titolo=Apollo bylunar thedescent numbersand : Aascent Statistical Referencetrajectories|anno=2000-20041970|url=httphttps://historyntrs.nasa.gov/SP-4029archive/nasa/casi.ntrs.nasa.gov/Apollo_00g_Table_of_Contents19700024568_1970024568.htmpdf}}
* {{cita libro|lingua=ingleseen|cid=TRK|autore=SunnyRichard TsiaoW. Orloff (NASA)|titolo=ReadApollo Youby Loudthe and Clear!numbers : TheA StoryStatistical of NASA's Spaceflight Tracking and Data NetworkReference|anno=20082000-2004|url=http://history.nasa.gov/STDN_082508_508%2010SP-20-2008_part%2024029/Apollo_00g_Table_of_Contents.pdfhtm}}
* {{cita libro|lingua=ingleseen|cid=GRUTRK|autore=SocietàSunny GrummanTsiao|titolo=Read You Loud and Clear! : The Story of NASA's ApolloSpaceflight LunarTracking Moduleand NewsData ReferenceNetwork|anno=19682008|url=http://wwwhistory.csnasa.indiana.edu/sudoc/image_30000061709352/30000061709352gov/STDN_082508_508%2010-20-2008_part%202.pdf/techdata.htm}}
* {{cita libro|lingua=en|cid=GRU|autore=Società Grumman|titolo=NASA Apollo Lunar Module News Reference|anno=1968|url=http://www.cs.indiana.edu/sudoc/image_30000061709352/30000061709352/pdf/techdata.htm|accesso=25 agosto 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100106194632/http://www.cs.indiana.edu/sudoc/image_30000061709352/30000061709352/pdf/techdata.htm|urlmorto=sì}}
* {{cita libro|lingua=inglese|cid=MED|autore=Diversi autori sotto la direzione di R. Johnston, L. Dietlein, e C. Berry|titolo=Biomedical Results of Apollo (SP-368)|anno=1975}}
* {{cita conferenzalibro|lingua=ingleseen|cid=CULMED|conferenzaautore=ConferenzaDiversi NASAautori Rememberingsotto Spacela Age|titolo=Rememberingdirezione Spacedi Age:R. remembranceJohnston, andL. culturalDietlein, representatione ofC. theBerry|titolo=Biomedical spaceResults ageof Apollo (SP-2008-4703368)|anno=20081975}}
* {{cita conferenza|lingua=ingleseen|cid=SOCCUL|conferenza=Conferenza NASA Remembering Space Age|titolo=SocietalRemembering impactSpace Age: remembrance and cultural representation of spaceflightthe space age (SP-20072008-48014703)|anno=2007|url=http://history.nasa.gov/sp4801-part1.pdf2008}}
* {{cita libroconferenza|lingua=ingleseen|cid=CONASOC|autoreconferenza=JamesConferenza E. TomaykoNASA|titolo=ComputersSocietal inimpact Spaceflightof Thespaceflight NASA Experience(SP-2007-4801)|anno=19882007|url=http://www.hqhistory.nasa.gov/office/pao/History/computers/Compspacesp4801-part1.htmlpdf}}
* {{cita libro|lingua=en|cid=CONA|autore=James E. Tomayko|titolo=Computers in Spaceflight The NASA Experience|anno=1988|url=https://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/computers/Compspace.html|accesso=3 maggio 2019|dataarchivio=9 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190709013133/https://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/computers/Compspace.html|urlmorto=sì}}
 
=== Autori vari ===
* {{cita libro|autore=Giovanni F. Bignami|titolo=L'esplorazione dello spazio|città=Bologna|editore=Il Mulino|anno=2006|isbn=88-15-11404-1}}
* {{cita libro|autore=Luigi Pizzimenti,|titolo= [https://luigipizzimenti.blogspot.com/2015/11/progetto-apollo-il-sogno-piu-grande.html Progetto Apollo, "Il sogno più grande dell'uomo", ]|città=Bologna, |editore=Elara, |anno=2009, [http://www.collectionspace.it/progetto-apollo-il-sogno-piu-grande-delluomo/] ISBN |isbn=978-88-6499-017-0.}}
* {{cita libro|autore=Renato Cantore|titolo=La tigre e la luna. Rocco Petrone. Storia di un italiano che non voleva passare alla storia|città=Roma|editore=Rai-Eri|isbn=978-88-397-1481-7}}
* {{cita libro|autore=Walter Cunningham|titolo=I ragazzi della Luna|città=Milano|editore=Mursia|anno=2009|isbn=978-88-425-4256-8}}
* {{cita libro|cid=ADU|autore=Alain Duret|anno=2002|titolo=Conquête spatiale : du rêve au marché|editore=Éditions Gallimard|lingua=fr|isbn=2-07-042344-1}}
* {{cita libro|autore=Thomas J. Kelly|titolo=Moon lander : how we developed the Apollo Lunar Module|url=https://archive.org/details/moonlanderhowwed0000kell|anno=2001|editore=Smithsonian Books 2001|lingua=en|cid=MOL|isbn=156098998X}}
* {{cita libro|autore=Stephen B. Johnson|titolo=The Secret of Apollo: Systems Management in American and European Space Programs|editore=Johns Hopkins Univ|anno=2006|lingua=en|isbn=978-0-8018-8542-6}}
* {{cita libro|autore=Kenneth W. Gatland|titolo=L'esplorazione dello spazio: tecnologia dell'astronautica|città=Novara|editore=Istituto geografico De Agostini|anno=1983}} {{NoISBN|isbn=no}}
* {{cita libro|cid=PAV|autore=David M. Harland|anno=2009|titolo=Paving the way for Apollo 11|url=https://archive.org/details/pavingwayforapol0000harl|editore=Springer|lingua=en|isbn=978-0-387-68131-3}}
* {{cita libro|autore=Antonio Lo Campo|titolo=Storia dell'astronautica|città=Roma|editore=L'Airone|anno=2000|isbn=88-7944-467-0}}
* {{cita libro|cid=PMA|autore=Patrick Maurel|anno=1972|titolo=L'escalade du Cosmos|editore=Bordas|lingua=fr}} {{NoISBN|isbn=no}}
* {{cita libro|autore=Giancarlo Masini|titolo=La grande avventura dello spazio: la conquista della luna|città=Novara|editore=Istituto Geografico De Agostini|anno=1969}} {{NoISBN|isbn=no}}
* {{cita libro|cid=DIG|autore=David A. Mindell|anno=2008|titolo=Digital Apollo Human and Machine in Spaceflight|editore=The MIT Press|lingua=en|isbn=978-0-262-13497-2}}
* {{cita libro|cid=MC|autore=Charles Murray|coautoriautore2=Catherine Bly Cox|anno=1989|titolo=Apollo: The Race to the Moon|url=https://archive.org/details/apolloracetomoon0000murr|città=New York|editore=Simon and Schuster|lingua=en|isbn=0-671-61101-1}}
* {{cita libro|cid=XP|autore=Xavier Pasco|titolo=La politique spatiale des États-Unis 1958-1985 : Technologie, intérêt national et débat public|url=https://archive.org/details/lapolitiquespaci0000xavi|anno=1997|editore=L'Harmattan|lingua=fr|isbn=2-7384-5270-1}}
* {{cita libro|autore=Rocco A. Petrone|wkautore=Rocco Petrone|titolo=Il sistema di lancio delle missioni Apollo in |collana=Scienza & tecnica 70. Annuario della EST. [[Enciclopedia della scienza e della tecnica]]|città=Milano|editore=[[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]]|anno=1970|pp=71-84}} {{NoISBN|isbn=no}}
* {{cita web|autore=Paolo Pognant|titolo=La conquista della Luna - Storia delle missioni Apollo|url=http://www.grangeobs.net/apollo.pdf|accesso=13 marzo 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110723135947/http://www.grangeobs.net/apollo.pdf|urlmorto=no|cid=Pognant}}
* {{cita libro|autore=Andrew Smith|titolo=Polvere di Luna. La storia degli uomini che sfidarono lo spazio|editore=Cairo Publishing|anno=2006|isbn=978-88-6052-032-6}}
* {{cita libro|cid=JVI|autore=Jacques Villain|anno=2007|titolo=À la conquête de l'espace : de Spoutnik à l'homme sur Mars|url=https://archive.org/details/laconqutedelespa0000unse|editore=Vuibert Ciel & Espace|lingua=fr|isbn=978-2-7117-2084-2}}
* {{cita libro|cid=HOW|autore=W. David Woods|anno=2008|titolo=How Apollo flew to the moon|editore=Springer|lingua=en|isbn=978-0-387-71675-6}}
* {{cita libro|autore=Guido Weiller|titolo=Missilistica e astronautica, in |collana=Enciclopedia italiana delle scienze, vol. Meccanica. Mezzi di trasporto, tomo 2|città=Novara|editore=Istituto geografico De Agostini|anno=1970|pp=732-768}} {{NoISBN|isbn=no}}
 
== Voci correlate ==
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* [[Allunaggio]]
* [[Lista degli astronauti che hanno camminato sulla Luna]]
* [[Lista degli oggettiOggetti artificiali sulla Luna]]
* [[Missioni Apollo cancellate]]
* [[NASA]]
Riga 792 ⟶ 621:
* [[Saturn V]]
* [[Teoria del complotto lunare]]
* [[Navicella Spazialespaziale Apollo]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Apollo missions}}
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://spaceflight.nasa.gov/history/apollo/index.html|titolo=Sito web ufficiale del Programma Apollo|lingua=en|accesso=28 febbraio 2007|dataarchivio=1º febbraio 2012|urlarchivio=https://www.webcitation.org/657cbaWpY?url=http://spaceflight.nasa.gov/history/apollo/index.html|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http1=https://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4205/contents.html|2=Chariots for Apollo: A History of Manned Lunar Spacecraft By Courtney G Brooks, James M. Grimwood, Loyd S. Swenson|lingua=en|accesso=3 maggio 2019|dataarchivio=9 febbraio 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080209003722/http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4205/contents.html|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http1=https://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4009/cover.htm|2=NASA SP-4009 The Apollo Spacecraft: A Chronology|lingua=en|accesso=3 maggio 2019|dataarchivio=9 dicembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171209084600/https://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4009/cover.htm|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http://history.nasa.gov/SP-4029/SP-4029.htm|SP-4029 Apollo by the Numbers: A Statistical Reference by Richard W. Orloff|lingua=en}}
* {{cita web|httphttps://www.hq.nasa.gov/alsj/frame.html|The Apollo Lunar Surface Journal|lingua=en}}
* {{cita web|http://www.apolloarchive.com/|Archivio del Progetto Apollo|lingua=en}}
* {{cita web|1=http://science.ksc.nasa.gov/history/apollo/apollo.html|2=Progetto Apollo (Kennedy Space Center)|lingua=en|accesso=29 ottobre 2004|dataarchivio=13 febbraio 2005|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20050213035933/http://science.ksc.nasa.gov/history/apollo/apollo.html|urlmorto=sì}}
* {{cita web|1=http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/apollo.htm|2=Il programma Apollo (National Air and Space Museum)|lingua=en|accesso=29 ottobre 2004|dataarchivio=31 luglio 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080731231101/http://www.nasm.si.edu/collections/imagery/apollo/apollo.htm|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http1=https://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/diagrams/apollo.html|2=Project Apollo Drawings and Technical Diagrams|lingua=en|accesso=3 maggio 2019|dataarchivio=14 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190714111257/https://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/diagrams/apollo.html|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http1=https://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/diagrams/diagrams.htm|2=Technical Diagrams and Drawings|lingua=en|accesso=3 maggio 2019|dataarchivio=14 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190714111347/https://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/diagrams/diagrams.htm|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http://www.astronautix.com/|Enciclopedia Astronautica Astronautix|lingua=en}}
 
* {{cita web|http://www.collectionspace.it/pizzimenti%20writing.htm|Collectionspace Progetto Apollo}}
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