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[[File:Hegel portrait by Schlesinger 1831.jpg|upright=0.7|thumb|Georg Wilhelm Friedrich Hegel]]
'''Eticità''' (dal [[lingua tedesca|tedesco]] ''Sittlichkeit)'' è un termine filosofico usato dal filosofo tedesco [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]], che lo riferisce a quell'insieme di [[istituzione|istituzioni]] sociali (famiglia, società civile, Stato), in cui l'astratta [[libertà individuale]] acquista valore reale oggettivandosi concretamente e realizzandosi nella universale comunità umana. <ref>Ove non diversamente indicato le informazioni contenute nella voce hanno come fonte il ''Dizionario di filosofia'' Treccani alla voce corrispondente</ref> Dopo gli stadi del diritto astratto (tesi) e della moralità ([[antitesi]]) lo spirito oggettivo si realizza nell'eticità (sintesi), in cui la libertà si concretizza oggettivandosi in forme sempre più ampie (la famiglia, la società civile) sino a giungere alla universalità dello Stato.
 
==L'ipocondria==
Hegel in un accenno autobiografico espone il momento in cui nella vita dell'individuo compare l'eticità come consapevolezza del dover passare dalle astrattezze della giovinezza alla responsabile maturità dell'età adulta:
{{Citazione|Io conosco per esperienza personale questa voce dell'animo anzi della ragione, quando essa penetra con interesse e con le sue disposizioni nel caos dei fenomeni...Ho sofferto per un paio d'anni di questa ipocondria fino all'esaurimento delle forze. Certo ogni uomo ha conosciuto una tale svolta nella vita...<ref>G.W.F. Hegel, ''Lettere'', Laterza 1972 p.105</ref>}}
«''Lo sviluppo compiuto dell'individualità soggettiva, che recalcitrava al suo risolversi nell'universalità e obiettività, deve combattere ancora un aggrapparsi a se stesso e indugiare in una vuota soggettività''.» Un atteggiamento [[ipocondria]]co, come lo chiama lo stesso Hegel «''che arriva per lo più intorno al ventisettesimo anno di età - o tra questa età e il trentaseiesimo anno''...» e che appare poco appariscente ma al quale «''un individuo non può sottrarvisi facilmente; e se questo momento sopravviene più tardi, appare con sintomi più gravi; ma poiché esso è insieme essenzialmente di natura spirituale...quella disposizione d'animo può distribuirsi e trascinarsi lungo l'intera superficialità di una vita che non si è concentrata in quell'istante.''» <ref>G.F.W. Hegel, ''Filosofia dello spirito soggettivo'', framm.</ref> «''Nelle nature deboli...in questo stato morboso l'uomo non vuole rinunciare alla propria soggettività, non riesce a superare l'avversione nei confronti della realtà effettiva.''» <ref>G.F.W. Hegel, ''Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio'', Vol.III, tr. it. UTET, Torino 2000 p.147</ref>
 
È questo il momento in cui il mondo privato soggettivo individuale e il mondo reale oggettivo della universalità appaiono nel loro contrasto, che dovrà essere risolto in una superiore unità. Questo tempo segnerà la speculazione hegeliana nel passaggio da [[Francoforte]] a [[Jena]], quando il filosofo uscirà dal suo io per immergersi nella certezza della vita quotidiana e la semplice descrizione dell'esperienza e della vita diventerà la riflessione sulla vita.
 
==La critica hegeliana alla morale kantiana==
Nel suo periodo giovanile Hegel aveva creduto alla validità dell'[[etica]] antica che era nata quando il mondo greco aveva abbandonato la credenza che fossero gli dei gli autori delle leggi, sacre e immutabili, che li governavano e avevano scoperto invece, come la diversità delle norme tra Stato e Stato dimostrava, che quelle non erano state formulate dagli dei ma dagli uomini e da loro manipolate per loro vantaggio.
 
[[Friedrich Hölderlin]] e [[Friedrich Schiller]] <ref>F.Schiller, ''Lettere sull’educazione estetica'' (1795), sesta lettera</ref>, sono ora i modelli di riferimento per Hegel che polemizza nei confronti della [[Critica della ragion pratica|filosofia morale]] e la filosofia del diritto di [[Kant]] concepite astrattamente nel loro rapporto tra l'individuo e lo Stato. L'etica kantiana è criticata da Hegel per il [[Rigorismorigorismo]] ed il [[Formalismoformalismo (filosofia)|formalismo]]: è rigorista, in quanto genera la lotta dell'uomo con se stesso; infatti il principio kantiano del dovere per il dovere è un'astrazione che si scontra con le naturali tendenze, gli impulsi della sensibilità, le inclinazioni, le passioni umane. L'etica kantiana è inoltre formalista, perché è una creazione intellettualistica, che apparentemente la fa sembrare come un superamento delle etiche eteronome ebraica e cristiana, che asserviscono l'uomo alla divinità, mentre quella kantiana vorrebbe apparire come liberatrice dell'individuo che obbedisce solo a se stesso. L'etica kantiana si presenta quindi come autonoma, in quanto si fonda sull'[[Imperativo categorico]], cioè un principio oggettivo, dato come un "factum" della ragione, cioè un'evidenza razionale. L'etica autonoma kantiana però genera l'opposizione tra un uomo che razionalmente comanda a se stesso e la sua naturalità, che lo spinge in direzione contraria a disobbedire, creando al suo interno una scissione, che lo trasforma in un essere «anfibio» diviso tra due mondi.
La morale kantiana è soggettivistica e individualista e trova riscontro, secondo Hegel, nello Stato moderno dove la libertà è prerogativa dell'individuo considerato in maniera atomistica. Se in Kant, il cittadino è considerato sempre come persona morale e giuridica indipendentemente dal suo rapporto con la società e lo Stato, in Hegel l'individuo ha significato solo nel rapporto con la famiglia, la società civile e lo Stato, considerato come [[Stato etico]].
 
In Hegel, il rimedio all'atomismo degli illuministi (francesi, inglesi e di Kant) è il ritorno alla «bella comunità» antica, quella della [[polis]] greca, dove il cittadino, pur conservando la sua soggettività, era in armonia con gli altri, poiché non era soggetto alla costrizione delle leggi, ma obbediva spontaneamente a norme di vita instauratesi, grazie alla tradizione, come consuetudini . Nello stesso tempo il cittadino antico poteva vivere a pieno la sua sensibilità senza timore di eccedere partecipando a quelle feste popolari, come quelle dei [[culti dionisiaci]], che la religione santificava. Queste concezioni hegeliane saranno divulgate nuovamente nel '900 nella celebre conferenza "Hegel e i Greci" in "Segnavia" da [[Martin Heidegger]], attraverso un nuovo taglio ermeneutico.
 
In [[Italia]] l'eticità hegeliana fu molto apprezzata da [[Giovanni Gentile]], uno dei massimi rappresentanti del [[Neoidealismoneoidealismo]]. Soprattutto la concezione hegeliana dello Stato fu ripresa e reinterpretata da Gentile nei "''Fondamenti di filosofia del diritto"'' (1916), inaffermando cuile loorigini Stato, come Stato etico, diventa un vero[[borghesia|borghesi]] e proprio [[totalitarismo|Stato totalitarioliberali]]. <ref>
«È interessante notare come questa concezione gentiliana non venga dichiarata dal suo autore incompatibile con il [[liberalismo]], ma al contrario a esso complementare. In una importante e significativa polemica con [[Enrico Corradini]], capofila di un più moderno e aggressivo totalitarismo "antiliberale", Gentile sottolinea le origini liberal-borghesi della concezione dello Stato etico» (Carmine Donzelli, introduzione a [[Antonio Gramsci]], ''Il moderno principe: il partito e la lotta per l'egemonia. Quaderno 13'', Donzelli Editore, 2012, p. 24, nota 1)</ref> dello Stato etico che si configurerà storicamente come [[stato totalitario]]<ref>''Stato carabiniere'' come scriveva Gramsci ([https://quadernidelcarcere.wordpress.com/2015/06/13/lo-stato-veilleur-de-nuit/ A.Gramsci, Quaderno 26 (XII), § (6)].</ref>
 
==La corporazione==
Nello Stato moderno il superamento dell'antagonismo tra lo stesso Stato e gli individui, secondo Hegel, che è condizionato storicamente dalla arretratezza politica ed economica della [[Prussia]], avviene con l'istituto della [[corporazione]]. Nei suoi ''[[Lineamenti di una filosofia del diritto]]'' (1820), lo Stato preso a modello è infatti la Prussia rimasta estranea alle conquiste della Francia nell'89nel 1789 e che è ormai cristallizzata nella forma di uno Stato diviso in [[ceto sociale|ceti]] (Stände) ossia di uno Stato corporativo. Le corporazioni composte dal ceto industriale (artigiani, imprenditori e commercianti) superano la frantumazione della [[società civile]], finalizzata a soddisfare i bisogni dei singoli, mediando tra gli individui e lo Stato.
 
In questo modo il singolo trova assistenza economica e protezione nell'ambito del ceto a cui appartiene e acquisisce vantaggio politico, partecipando al potere legislativo e eleggendo nella camera bassa deputati rappresentanti del suo ceto, ma non semplici esecutori della volontà collettiva di ceto. La caratteristica di "libertà di mandato" dei deputati non vincolati a un [[mandato imperativo]] conferisce un aspetto di modernità alla concezione politica di Hegel, che rimane però sostanzialmente conservatrice.
 
==Note==
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==Bibliografia==
* G.W.F. Hegel, ''EticitàScritti assoluta e diritto positivoberlinesi. LeIn maniereappendice: diframmento trattaresulla scientificamentefilosofia ildello dirittoSpirito naturalesoggettivo'', a cura di Marcello Del Vecchio, FrancoAngeli editore, 20032001.
* G.W.F. Hegel, ''Eticità assoluta e diritto positivo. Le maniere di trattare scientificamente il diritto naturale''', a cura di Marcello Del Vecchio, FrancoAngeli editore, 2003.
*F. Schiller, ''Lettere sull'educazione estetica dell'uomo. Callia o della bellezza'', a cura di Antimo Negri, Armando editore, 2005.
 
== Collegamenti esterni ==
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