Ernst Jünger: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Ernst
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|GiornoMeseMorte = 17 febbraio
|AnnoMorte = 1998
|Attività = scrittore
|Attività2 = militare
|Attività3 = filosofo
|Epoca = 1900
|Nazionalità = tedesco
|FineIncipit = è stato uno [[scrittore]] [[Germania|tedesco]], [[militare]] decorato durante la [[prima guerra mondiale]], le cui esperienze, riversate nelle memorie ''[[Nelle tempeste d'acciaio]]'', ne plasmarono la personalità e le successive opere letterarie, che gli meritarono un'immediata e duratura fama
|Immagine = Ernst Jünger vers 1920 (cropped).jpg
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}}
[[File:Bundesarchiv_B_145_Bild-F073370-0006,_Bad_Godesberg,_Ernst_Jünger_(cropped).jpg|miniatura| Ernst Jünger il 15 settembre 1986 a Bad Godesberg[[File:Autogramm_Ernst_Jünger.jpg|centro|senza_cornice|128x128px]]]]
Figlio ribelle di un imprenditore e chimico, abbracciò giovanissimo il movimento ''[[Wandervogel]]''; ancora minorenne, fuggì da casa per tentare di arruolarsi nella [[Legione straniera francese]], un atto illegale, ma fu riportato a casa. Volontario allo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914, Jünger rimase ferito in battaglia molte volte; dopo avere riportato gravi ferite in un'offensiva nel 1918, venne insignito della superiore decorazione [[Pour le Mérite]], un evento raro per il suo rango.
Nel caotico dopoguerra, seguito alla sconfitta della Germania, assunse posizioni [[Nazionalismo tedesco|nazionaliste]] ed [[Elitismo|elitarie]], attribuibili alla cosiddetta [[rivoluzione conservatrice]]. Scrisse un'intensa pubblicistica giornalistica contro i valori [[Liberalismo|liberali]], borghesi, la [[democrazia]] e la [[repubblica di Weimar]], ma respinse le ''avances'' di [[Adolf Hitler|Hitler]] e dei [[Nazionalsocialismo|nazionalsocialisti]], allora in ascesa verso il potere, per unirsi invece al partito di [[Ernst Niekisch]]. Al contrario di altri scrittori tedeschi, fuggiti dopo l'instaurazione della [[Germania nazista|dittatura]], egli rimase in Germania, ma rifiutò l'ideologia [[razzista]] ed [[antisemita]] del nazismo, rifiuto evidente nel suo romanzo ''[[Sulle scogliere di marmo]]'' (1939). Durante la [[seconda guerra mondiale]], richiamato alle armi col titolo di ''[[Hauptmann]]'', visse prevalentemente nella [[Amministrazione militare tedesca della Francia|Parigi occupata]], tenendo regolarmente dei diari di memorie, riuniti sotto il titolo di ''Irradiazioni'' (''Strahlungen''), pubblicati in due volumi di tre parti ciascuno,<ref>Dei sei volumi di diari, pubblicati in Germania, il primo è relativo alla prima guerra mondiale, il secondo e il terzo coprono il periodo della seconda guerra mondiale e dell'occupazione alleata. Di questi due, il primo comprende: ''Giardini e strade'', ''Il primo diario parigino'', ''Appunti del Caucaso'' e copre il periodo che va dall'aprile del 1939 fino al febbraio del 1943. Il secondo comprende: ''Il secondo diario parigino'', ''Le pagine di Kirchhorst'', ''La capanna nella vigna'', e copre il periodo che va dal febbraio del 1943 al dicembre del 1948.</ref> un capolavoro letterario di stile, oggi tradotto nelle principali lingue, dove emerge un personaggio di ''[[dandy]]'' raffinato. La sua posizione contro il [[totalitarismo]] nazista lo portò a scrivere il saggio ''La pace'' e a frequentare esponenti della [[resistenza tedesca]]. Indirettamente implicato - poiché ne era a conoscenza tramite alcuni amici ufficiali - con l'[[attentato a Hitler del 20 luglio 1944]], gli fu risparmiata la condanna: venne congedato dall'esercito e ritornò in Germania da civile. Alla fine del 1944, il figlio, di idee antinaziste, venne ucciso dai partigiani in Italia, dov'era stato mandato per punizione. Nel secondo dopoguerra, la [[Pensiero di Ernst Jünger|sua opera e il suo pensiero]], passati al vaglio del processo di [[denazificazione]] operato dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], vennero considerati un "brodo di coltura" dei temi [[Revanscismo|revanscisti]] e nazionalisti poi ripresi e diffusi dai nazisti, e gli fu impedita per un periodo la pubblicazione di scritti, diventando un autore controverso. La sua lunga vita, da allora molto ritirata, e conclusa a 102 anni, gli permise di produrre altri romanzi, racconti, saggi, e nuove memorie, conoscendo altro successo di pubblico e facendone un autore molto prestigioso e complesso della letteratura tedesca, dalle idee eterodosse e contraddittorie (sua è la proposta dell'[[Anarca]], un [[anarchico]] di tipo "aristocratico"), durante oltre 70 anni d'attività. Nel secondo dopoguerra il suo [[bellicismo]] e [[militarismo]] giovanili si trasformarono in una forma di [[pacifismo]] già maturato negli ultimi anni del secondo conflitto, mantenendo sempre la sua critica di fondo ai veri poteri. Ricevette importanti premi e riconoscimenti, tra cui il [[premio Goethe]] nel 1982.
== Biografia ==
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==== Infanzia e periodo scolastico ====
Nel 1895 nacque a Heidelberg Ernst Jünger, primo dei sette figli del chimico [[Ernst Georg Jünger]] (1868-1943) e della successiva moglie Karoline Lampl (Monaco, 1873-1950 a Leisnig/Sassonia). Fu [[battezzato]] [[Protestantesimo|protestante]]. Due dei suoi fratelli morirono in tenera età<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, 2007, ISBN 3-88680-852-1, p. 34.</ref>. Il fratello minore [[Friedrich Georg Jünger]] divenne anch'egli scrittore. Ernst Jünger trascorse la sua infanzia ad [[Hannover]], a [[Schwarzenberg/Erzgeb.|Schwarzenberg/Erzgeb]] e infine a [[Rehburg]] dal 1907. Poiché suo padre era un farmacista ed era coinvolto nell'estrazione di [[cloruro di potassio]], la famiglia Jünger era ricca<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, 2007, ISBN 3-88680-852-1, p. 6.</ref>.
Ernst Jünger iniziò la scuola presso il [[Goethegymnasium (Hannover)|Goethegymnasium]] di Hannover nella Pasqua del 1901. L'iscrizione di Jünger segnò l'inizio di un periodo di sofferenza durato 13 anni, caratterizzato da più di 10 cambi di scuola fino all'esame di maturità nel 1914. Secondo il biografo di Jünger, [[Helmuth Kiesel]], l'"odissea scolastica" non è dovuta tanto ai tre traslochi della famiglia quanto al suo scarso rendimento<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, 2007, ISBN 3-88680-852-1, p. 35.</ref>. Dal 1905 al 1907 trascorse un periodo in collegio ad Hannover e [[Braunschweig]]. Dal 1907 tornò a vivere con la famiglia a Rehburg. Insieme ai suoi fratelli, frequenta la [[Scharnhorst-Realschule]] di Wunstorf. In questo periodo scopre la sua passione per l'[[entomologia]] e per i [[Romanzo di avventura|romanzi d'avventura]].
Nel 1911 i fratelli Ernst e Friedrich Georg entrarono a far parte del [[Wandervogel]] Club di Wunstorf. Qui trovò il materiale per le sue prime poesie, che furono pubblicate in una rivista del Wandervogel. Queste poesie gli valsero il riconoscimento degli insegnanti e dei compagni di scuola e da quel momento in poi godette della fama di "poeta e [[dandy]]"<ref name="Schwilk 9">Heimo Schwilk: ''Ernst Jünger – Leben und Werk in Bildern und Texten'' (Ernst Jünger - Vita e opera in immagini e testi). Klett-Cotta, 2010, p. 9.</ref>.
[[File:Bundesarchiv_Bild_102-00720,_Marokko,_Fremdenlegionäre.jpg|miniatura|Marocco, legionari stranieri]]
Poiché i "diari di viaggio africani" allora in voga lo affascinavano in classe - nel frattempo frequentava il ginnasio ad [[Hameln]] - non tornò a scuola dopo le vacanze, ma si arruolò nella [[Legione straniera francese|Legione Straniera]] a [[Verdun]] nel novembre 1913 e si impegnò per un periodo di servizio di cinque anni, raggiungendo così la terra dei suoi desideri<ref name="Schwilk 9"/>. Fu poi inviato al campo di addestramento di [[Sidi bel Abbès]], in [[Algeria]], e appartenne alla 26ª Compagnia di istruzione. Da lì, fuggì in [[Marocco]] con un compagno, ma fu rapidamente arrestato e riportato nella legione. Sei settimane più tardi, dopo un intervento, sollecitato dal padre, del [[Ministero federale degli affari esteri (Germania)|Ministero degli Esteri]], fu rilasciato a causa della sua età. Come punizione, suo padre lo mandò in un collegio ad Hannover. Questo episodio della sua vita è trattato nel libro ''[[Ludi africani]]'', pubblicato nel 1936.
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[[File:Ernst_Jünger_WW1.jpg|miniatura|Jünger come soldato in convalescenza nel 1918]]
Il 1º agosto 1914, poco dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, Ernst Jünger si arruolò come volontario di guerra nel [[Elenco dei reggimenti di fanteria del Nuovo Esercito Prussiano|reggimento di fucilieri "General-Feldmarschall Prinz Albrecht von Preußen" (Hannoversches) n. 73]] di Hannover. Dopo aver conseguito il ''[[Notabitur]]'', completò l'addestramento militare e a dicembre arrivò con un trasporto sostitutivo sul [[Prima battaglia della Champagne|fronte dello Champagne]] in [[Francia]]. Jünger fu ferito per la prima volta nell'aprile 1915<ref>{{cita testo|url=http://des.genealogy.net/search/show/1411746|titolo=Kriegsfreiwilliger (volontario), Füsilier-Regiment 73, 9. Kompagnie; Preußische Verlustliste Nr. 228 vom 20. Mai 1915, S. 6451 / Deutsche Verlustliste: leicht verwundet (lista delle perdite tedesche: leggermente ferito)}}</ref>. Su consiglio del padre, intraprese la carriera di [[Ufficiale (forze armate)|ufficiale]] (''[[Fahnenjunker]]'') mentre era in licenza. Tornato in Francia, divenne ''[[Leutnant]]'' e ''[[Zugführer]]'' il 27 novembre 1915 e si fece un nome con azioni spettacolari durante le pattuglie e nelle [[truppe d'assalto]]. Nel dicembre 1915, però, annotò nel [[diario]], che portava sempre con sé, che uccidere in guerra era "un assassinio" e che la guerra aveva "risvegliato in lui la nostalgia dei benefici della pace".<ref name="Schöning 44">Matthias Schöning: ''Ernst Jünger-Handbuch: Leben – Werk – Wirkung.'' Springer, 2014, p. 44.</ref>
Nel corso del terzo anno di guerra, il 1916, il reggimento di Jünger fu schierato in tutti i punti caldi del [[Fronte occidentale (1914-1918)|fronte occidentale]]. Durante la [[seconda battaglia della Somme]], Jünger fu ferito alla vigilia dell'offensiva britannica nella posizione di riposo di [[Combles]]<ref>{{cita testo|url=http://des.genealogy.net/search/show/4759829|titolo=Leutnant, Füsilier-Regiment 73, 2. Kompagnie; Preußische Verlustliste Nr. 650 vom 4. Oktober 1916, S. 15280 / Deutsche Verlustliste: leicht verwundet}}</ref> e fu mandato in ospedale. In seguito, il suo intero [[plotone]] venne annientato a [[Guillemont]]. Nel novembre 1916 Jünger fu ferito per la terza volta in una [[missione di ricognizione]]<ref>{{cita testo|url=http://des.genealogy.net/search/show/5326807|titolo=Leutnant; Preußische Verlustliste Nr. 718 vom 23. Dezember 1916, S. 16940 / Deutsche Verlustliste: leicht verwundet}}</ref> e poco dopo ricevette la [[Croce di Ferro|Croce di ferro di prima classe]]. Nella primavera del 1917 fu nominato ''[[Kompaniechef]]'' della 7º compagnia. Alla vista dei prati verdi nel maggio 1917, Jünger, un uomo "un tempo così desideroso di guerra", si chiedeva:
{{Citazione|Quando finirà questa guerra di merda?|3=Wann hat dieser Scheißkrieg ein Ende?|lingua=DE|lingua2=IT|<ref name="Schöning 44" />}}
Per caso, salvò la vita a suo fratello [[Friedrich Georg Jünger]], che era rimasto gravemente ferito ai margini di un bosco sul campo di battaglia di [[Langemark]] il 29 luglio 1917. Questo evento fece sì che il legame tra di loro si rinsaldasse.<ref>{{Cita libro|titolo=I prossimi titani. Conversazioni con Ernst Jünger|autore=[[Antonio Gnoli]], [[Franco Volpi (filosofo italiano)|Franco Volpi]]|editore=Adelphi|città=Milano|anno=1997|p=55|isbn=88-459-1325-2}}</ref> Seguirono altri riconoscimenti, tra cui la Croce di Cavaliere dell'[[Ordine di Hohenzollern]] il 4 dicembre 1917. Nel marzo 1918, Ernst Jünger sopravvisse a un bombardamento di cui fu vittima quasi tutta la sua compagnia. Assistette alla fine della guerra in un ospedale militare di Hannover dopo essere stato ferito vicino a [[Cambrai]] nell'agosto 1918. Il 22 settembre 1918 ricevette l'[[Pour le Mérite|Ordine Pour le Mérite]], la più alta onorificenza militare della [[Regno di Prussia|Corona di Prussia]].
[[File:Bundesarchiv_Bild_146-1974-132-26A,_Stoßtrupp.jpg|miniatura|Truppe d'assalto tedesche nella prima guerra mondiale]]Nelle pause della sua routine quotidiana al fronte, verso la fine della guerra, leggeva soprattutto opere di [[Nietzsche]], [[Schopenhauer]], [[Ariosto]] e [[Alfred Kubin|Kubin]]. Si faceva anche inviare da casa riviste di [[entomologia]]. I suoi 15 [[Diario di guerra|diari di guerra]] sono stati consegnati al [[Deutschen Literaturarchiv Marbach]] prima della morte di Jünger. Sono stati pubblicati nel 2010, curati e annotati da [[Helmuth Kiesel]]. Secondo [[Benjamin Ziemann]],<ref>Ernst Jünger: ''Kriegstagebücher 1914–1918.'' Herausgegeben und kommentiert von Helmuth Kiesel (E. J.: ''Diari di guerra 1914-1918''. A cura e commento di Helmut Kiesel), Klett-Cotta-Verlag, 2010, ISBN 978-3-608-93843-2.</ref> in essi Ernst Jünger non appare né come una macchina da combattimento [[Protofascismo|proto-fascista]] né come la mente di un amalgama di uomo e tecnologia bellica, ma come un "[[Cronaca (genere letterario)|cronista]] molto preciso" della pratica della violenza nella prima guerra mondiale.<ref>Benjamin Ziemann: ''Gewalt im Ersten Weltkrieg. Töten – Überleben – Verweigern (La violenza nella prima guerra mondiale. Uccidere - Sopravvivere- Rifiutare)'', Klartext Verlag, Essen 2013, p. 121 e sgg.</ref> Jünger utilizzò gli appunti come materia prima per il suo primo libro (''[[Nelle tempeste d'acciaio]]'', 1920). Nel 2013, il suo biografo Helmuth Kiesel ha raccolto per la prima volta tutte le versioni di questo libro in un'[[Tiratura|edizione]] storico-critica.
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[[File:Hannover_Georgstraße_mit_Theater_(um_1895).jpg|miniatura| Il [[Kröpcke|Café Kröpcke]] di Hannover]]
==== Prime pubblicazioni ====
Dopo la prima guerra mondiale, Jünger prestò inizialmente servizio come tenente nel [[16. Infanterie-Regiment (Reichswehr)|16º reggimento di fanteria]] della [[Reichswehr]] ad Hannover. Durante il periodo di servizio, fu coinvolto, tra l'altro, nella stesura del [[regolamento di servizio]] per la fanteria da combattimento (Heeresdienstvorschrift 130) presso il [[Reichswehrministerium|Ministero della Reichswehr]] a [[Berlino]]<ref>[[Hermann Weiß (storico)|Hermann Weiß]] (Hrsg.): ''[[Biographisches Lexikon zum Dritten Reich]].'' Fischer Verlag, Frankfurt 1998, ISBN 3-10-091052-4, p. 245.</ref>.
Ad Hannover, secondo Helmuth Kiesel, entrò in contatto con il circolo dell'editore [[Paul Steegemann]], che comprendeva [[Dadaismo|dadaisti]] come [[Walter Serner]] e [[Kurt Schwitters]]. Jünger rimase profondamente colpito dall'opera di Serner, ''[[Letzte Lockerung|Letzte Lockerung. manifest dada]]'' (1920)<ref>Helmuth Kiesel: ''Gab es einen „rechten“ Avantgardismus?'' (Ci fu un'avanguardia "di destra"?). In: Ariane Hellinger, Barbara Waldkirch, Elisabeth Buchner, Helge Batt (Hrsg.): ''Die Politik in der Kunst und die Kunst in der Politik'' (La politica nell'arte e l'arte nella politica), Wiesbaden 2013, p. 114.</ref>. Lesse le ''[[Considerazioni di un impolitico]]'' (1918) di [[Thomas Mann]], e successivamente anche ''[[La montagna incantata]]'' (1924). Lesse anche ''[[Il tramonto dell'Occidente]]'' (1918/22) di [[Oswald Spengler]]. Era particolarmente entusiasta del poeta francese [[Arthur Rimbaud]]. Con [[Charles Baudelaire|Baudelaire]] e Rimbaud, Jünger non solo scoprì la [[poetica]] della modernità, sottolinea Helmuth Kiesel, ma anche l’autocoscienza dei [[senzatetto]] e l'[[Alienazione|autoalienazione]].<ref>Helmuth Kiesel: ''Gab es einen rechten Avantgardismus? Eine Anmerkung zu Klaus von Beymes Zeitalter der Avantgarden.'' In: Ariane Hellinger, Barbara Waldkirch, Elisabeth Buchner, Helge Batt: ''Die Politik in der Kunst und die Kunst in der Politik.'' Springer, 2013, p. 113.</ref>
Ben presto si distinse come strenuo oppositore della repubblica, ma rimase in gran parte fuori dalle dispute politiche e rielaborò i suoi appunti di guerra, che confluirono nelle opere ''[[Nelle tempeste d'acciaio]]'' (1920), ''[[La battaglia come esperienza interiore]]'' (1922), ''[[Il tenente Sturm]]'' (1923), ''[[Boschetto 125]]'' (1925) e ''[[Fuoco e sangue. Breve episodio di una grande battaglia|Fuoco e sangue]]'' (1925). Nel frattempo, scrisse alcuni saggi più brevi sul ''[[Militär-Wochenblatt]]'' che trattavano questioni di [[guerra]] moderna. ''Nelle tempeste d'acciaio'' non fu inizialmente letto come un'opera letteraria ma, secondo Kiesel, apparve come "una sorta di libro di saggistica" in una casa editrice di [[militaria]]<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, p. 185.</ref>.
Dopo aver lasciato la [[Reichswehr]] il 31 agosto 1923, si iscrisse all'[[Università di Lipsia]] come [[Studiosus|stud. rer. nat.]] (studente di scienze naturali). Studiò [[zoologia]] con il filosofo e biologo [[Hans Driesch]], il principale esponente del [[Vitalismo|neovitalismo]], e [[filosofia]] con [[Felix Krüger]] e il suo assistente [[Hugo Fischer (filosofo)|Ernst Hugo Fischer]]<ref name="Schloßberger">Matthias Schloßberger: ''Ernst Jünger und die ‚Konservative Revolution‘. Überlegungen aus Anlaß der Edition seiner politischen Schriften'' (E. J. e la "rivoluzione conservatrice". Riflessioni in occasione della pubblicazione dei suoi scritti politici). Rezension über: ‚Jünger, Ernst: Politische Publizistik 1919 bis 1933. Hrsg., kommentiert und mit einem Nachwort von Sven Olaf Berggötz. Stuttgart: Klett-Cotta 2001‘.'' In: IASL online [http://www.iaslonline.lmu.de/index.php?vorgang_id=2382#top23 (18. September 2002).]</ref>.
Nel 1923 si unì per un breve periodo ai [[Freikorps Roßbach|Freikorps]] di [[Gerhard Roßbach]] e fu attivo soprattutto come collegamento itinerante con altre parti del movimento nazionale. Durante un lungo soggiorno a [[Monaco di Baviera|Monaco]], la città natale della madre, Jünger simpatizzò con il gruppo di ex soldati di prima linea intorno a [[Erich Ludendorff]] e [[Adolf Hitler]] che organizzarono il [[Putsch di Monaco]]<ref>Norbert Staub: ''Wagnis ohne Welt. Ernst Jüngers Schrift ''Das abenteuerliche Herz'' und ihr Kontext'' (Rischio senza mondo. Lo scritto jüngeriano "Il cuore avventuroso" e il suo contesto). Würzburg, Königshausen & Neumann, 2000, p. 247, Anm. 36.</ref>. Successivamente descrisse un discorso di Hitler da lui udito come un "cataclisma" ("Elementarereignis"). Poche settimane prima del fallito putsch, pubblicò il suo primo articolo di carattere politico intitolato ''Revolution und Idea'' sul ''[[Völkischer Beobachter]],'' il giornale del partito [[Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori|nazionalsocialista]], in cui lanciò un appello per una "vera rivoluzione" la cui bandiera e forma di espressione sarebbero state, rispettivamente, la [[svastica]] e la [[dittatura]].<ref>[[Ulrich Fröschle]]: ''Oszillationen zwischen Literatur und Politik. Ernst Jünger und das „Wort vom politischen Dichter“'' (Oscillazioni tra letteratura e politica. E. J. e la "parola del poeta politico". In: Lutz Hagestedt (Hrsg.): ''Ernst Jünger. Politik – Mythos – Kunst.'' De Gruyter, Berlin 2004, p. 123 sgg.</ref> In un sobborgo di Monaco, visitò Ludendorff, la cui figura elogiò sul ''[[Deutsches Tageblatt]]'' nell'aprile 1924<ref>Ernst Jünger-Friedrich Hielscher: ''Briefe 1927–1985.'' Herausgegeben, kommentiert und mit einem Nachwort von Ina Schmidt und Stefan Breuer, Klett-Cotta, p. 479.</ref>.
Il 3 agosto 1925 Jünger sposò [[Gretha Jünger|Gretha von Jeinsen]]. Il loro figlio Ernst (solitamente chiamato "Ernstel" negli scritti di Jünger) nacque a Lipsia il 1º maggio 1926. Il 26 maggio interruppe gli studi senza laurearsi e si dedicò completamente alla scrittura.
La vivace attività giornalistica di Jünger per organi esclusivamente nazionalisti-[[völkisch]] e nazional-rivoluzionari, iniziata negli anni '20 e protrattasi fino al 1933, lo rese un portavoce e teorico della destra politica ampiamente rispettato<ref>Thomas Amos: ''Ernst Jünger.'' Rowohlt, 2011, p. 50.</ref>. La prima pubblicazione per la quale Jünger lavorò regolarmente, dal 6 giugno 1925 al marzo 1926, fu il supplemento speciale del giornale degli ''[[Stahlhelm, Bund der Frontsoldaten|Stahlhelm]]'' intitolato ''Die Standarte. Beiträge zur geistigen Vertiefung des Frontgedankens'' (Lo stendardo. Contributi all'approfondimento spirituale del pensiero del fronte), di cui fu coeditore. Qui poté rendere pubbliche le conclusioni politiche che aveva tratto dall'esperienza della Grande Guerra. Come portavoce dei giovani radicali, tuttavia, secondo Heimo Schwilk, entrò in conflitto con la direzione degli ''Stahlhelm'' e con la linea politica improntata alla legalità stabilita da [[Franz Seldte]]<ref name="S. 101">[[Heimo Schwilk]]: ''Nachwort.'' In: Ders. (Hrsg.): ''Ernst Jünger. Leben und Werk in Bildern und Texten.'' Stuttgart 2010, p. 101.</ref>. Tra il settembre 1925 e il marzo 1926 pubblicò 19 saggi. Con una tiratura di circa 170.000 copie, le sue idee raggiunsero un pubblico relativamente ampio<ref name="Berggötz 78f">Sven Olaf Berggötz: ''Politische Publizistik 1923–1930.'' In: Matthias Schöning (Hrsg.): ''Ernst Jünger-Handbuch. Leben – Werk – Wirkung.'' Metzler, Stuttgart 2014, pp. 78–86.</ref>.
Dopo che la direzione federale degli Stahlhelm prese le distanze da Jünger e dai nazionalisti radicali, Jünger, insieme a [[Helmut Franke (editore)|Helmut Franke]], [[Franz Schauwecker]] e [[Wilhelm Kleinau]], pubblicò da solo la ''Standarte'' a partire dall'aprile 1926 con il sottotitolo programmatico ''Wochenschrift des neuen Nationalismus'' (Settimanale del nuovo nazionalismo). Di conseguenza, la sua tiratura scese improvvisamente a poche migliaia di copie<ref name="Berggötz 78f"/>. Dopo soli cinque mesi di pubblicazione, la neonata ''Standarte'' dovette fermare le rotative nell'agosto 1926, per ordine di [[Otto Hörsing]], l{{'}}''[[Oberpräsident]]en'' di Magdeburgo, perché l'articolo ''Nationalistische Märtyrer'' aveva legittimato gli omicidi di [[Walther Rathenau]] e [[Matthias Erzberger]]. Di conseguenza, lo Stahlhelm licenziò anche il direttore della rivista Helmut Franke. Dopo i disaccordi con l'associazione federale dello Stahlhelm, Jünger lasciò l'associazione e dal novembre 1926, finanziato da [[Hermann Ehrhardt]], pubblicò la rivista ''[[Arminius (rivista)|Arminius]]'' di Monaco, avente come sottotitolo ''Kampfschrift für deutsche Nationalisten'' ([[Pamphlet]] per nazionalisti tedeschi).
Fino al settembre 1927, Jünger vi pubblicò 27 articoli, nei quali criticò anche il partito nazionalsocialista in quanto era da lui considerato non abbastanza radicale<ref name="Berggötz 78f" />. Nonostante queste critiche, nel gennaio 1927 il quotidiano nazionalsocialista ''Völkischer Beobachter'' riportò dettagliatamente un discorso di Jünger. Nella primavera del 1927, la ''Berliner Deutsche Zeitung'' e la ''Leipziger Neuesten Nachrichten'' pubblicarono una ristampa dei suoi articoli, facendolo conoscere a un pubblico più vasto. Nel 1927 le pubblicazioni di Jünger gli valsero la fama di uno degli esponenti di spicco della destra radicale<ref name="Berggötz 78f" />. Dopo una lite con il suo coeditore Helmut Franke, Jünger si dimise dal ruolo di redattore dell{{'}}''Arminius'' nel maggio 1927 e dall'ottobre 1927 assunse la direzione della rivista ''Vormarsch. Blätter der nationalistischen Jugend'' (Avanzata. Pagine della gioventù nazionalista), anch'essa finanziata da Hermann Ehrhardt. Rimase direttore fino al marzo 1928 e vi pubblicò un totale di dodici articoli. Parallelamente alle pubblicazioni sulle riviste di Ehrhardt, Jünger scrisse dall'aprile 1927 per la rivista ''[[Widerstand. Zeitschrift für nationalrevolutionäre Politik]]'' (Resistenza. Rivista per una politica nazional-rivoluzionaria) di [[Ernst Niekisch]], dove apparvero in totale 18 suoi articoli fino al 1933<ref name="Berggötz 78f" />.
[[File:Oberbaumbrücke,_Berlin_1900.png|miniatura| Berlino, vista dell'[[Oberbaumbrücke]] e del porto di Osthafen]]
Nel luglio 1927, Jünger si trasferì con la famiglia da Lipsia a Berlino per cogliere la vita moderna nella sua "''Traumstärke''"<ref name="S. 76">Heimo Schwilk: ''Nachwort.'' In: Ders. (Hrsg.): ''Ernst Jünger. Leben und Werk in Bildern und Texten.'' Stuttgart 2010, S. 76.</ref>. Inizialmente visse in [[Nollendorfstraße]] 29/3 nel quartiere di [[Schöneberg (Berlino)|Schöneberg]], vicino [[Motzstraße]], dove il [[Juniklub]] teneva le sue riunioni nella cosiddetta [[Collegio politico|Schutzbundhaus]]. Dopo un anno, Jünger si trasferì in [[Stralauer Allee]] (36, primo piano), un quartiere popolare non lontano dall'[[Osthafen (Berlino)|Osthafen]]<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, S. 287.</ref>. A Berlino si intensificò lo scambio con conservatori rivoluzionari come [[Ludwig Alwens]], [[Franz Schauwecker]], [[Friedrich Hielscher]], [[Albrecht Erich Günther]], [[Bruno von Salomon|Bruno]] ed [[Ernst von Salomon]] nonché [[Ernst Niekisch]]. Conobbe anche scrittori di sinistra come [[Bertolt Brecht]], [[Ernst Toller]] ed [[Erich Mühsam]]. Intrattenne rapporti con [[Arnolt Bronnen]], i pittori [[A. Paul Weber]] e [[Rudolf Schlichter]], e gli editori Ernst [[Rowohlt Verlag|Rowohlt]] e [[Benno Ziegler (editore)|Benno Ziegler]] e incontrò leader del partito nazista come [[Otto Strasser]] e [[Joseph Goebbels]]. Approfondì la sua amicizia con il filosofo Ernst Hugo Fischer, che già conosceva da Lipsia, e strinse nuove amicizie con [[Valeriu Marcu]], [[Alfred Kubin]] e [[Carl Schmitt]]. Durante il periodo trascorso a Berlino, abbracciò lo stile di vita [[Bohème|bohémien]]. Secondo Jan Robert Weber, il segreto del suo incipiente successo risiedeva nel fatto che egli coltivava contemporaneamente due campi: il giornalismo e la saggistica, la politica e la letteratura<ref>Jan Robert Weber: ''Ästhetik der Entschleunigung: Ernst Jüngers Reisetagebücher (1934–1960)'' (Estetica della decelerazione: i diari di viaggio di Ernst Jünger), Berlino 2011, p. 52 sgg.</ref>.
==== Impegno antidemocratico ====
[[File:Ernst Juenger inSG.jpg|miniatura|Ernst Jünger in tenuta militare, con indosso (dall'alto in basso) il [[Pour le Mérite]], l'[[Ordine di Hohenzollern]] con nastro di spade (variante in tempo di pace), la [[Croce di Ferro]] e il [[Distintivo per feriti]].]]
Nel suo giornalismo nazional-rivoluzionario, Jünger chiese la [[Militarismo|militarizzazione]] di tutti i settori della vita partendo dall'assolutizzazione delle sue esperienze di guerra. Si oppose radicalmente alla [[repubblica di Weimar]], auspicandone la distruzione violenta e l'instaurazione di una dittatura nazionale. Rifiutava gli ideali dell'[[Umanesimo (filosofia)|umanesimo]], del [[pacifismo]] (quest'ultima posizione fu radicalmente rivista negli ultimi anni del secondo conflitto mondiale a partire dal saggio ''La pace''<ref>Philippe Barthelet, Ernst Jünger, L'AGE D'HOMME, 2000, pp. 230 e 236.</ref>) e in generale tutte le idee borghesi di ordine e [[civiltà]]: propagandava invece un'immagine dell'umanità che non temeva il dolore e il sacrificio e che rispettava la disciplina e la gerarchia più del postulato dell'uguaglianza. Secondo Kiesel, alla base di tutto ciò c'era un "antidemocratismo e antiumanesimo inculcato in tenera età e rafforzato dalla lettura di [[Nietzsche]]", ma anche il sospetto che, se gli umanisti avessero avuto ragione, i quattro anni di guerra sarebbero stati da considerare inutili<ref name="Kiesel 229">Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, p. 229.</ref>. Nella prima edizione del 1925 di ''Boschetto 125'', si trova la seguente frase:
{{Citazione|Odio la democrazia come la peste.|3=Ich hasse die Demokratie wie die Pest.|lingua=DE|lingua2=IT|<ref name="Kiesel 229" />}}
Questa dichiarazione è seguita da minacce contro il "branco di letterati affaristi" che sostengono l'[[illuminismo]], la democrazia e il [[pacifismo]]. Contro di loro, Jünger afferma che "le punizioni corporali devono essere reintrodotte immediatamente". Sebbene abbia fatto rimuovere queste frasi dal libro nel 1933 per le edizioni successive<ref name="Kiesel 229"/>, secondo lo storico [[Peter Longerich]], si tratta di una "dichiarazione che è tipica per lui anche in termini di [[dizione]]"<ref name="Peter Longerich 1988">Peter Longerich: ''Jünger, Ernst, Schriftsteller.'' In: Wolfgang Benz, Hermann Graml (Hrsg.): ''Biographisches Lexikon zur Weimarer Republik.'' C.H. Beck, München 1988, p. 164 sgg. (le citazioni a p. 165).</ref>. La visione del mondo che Jünger raccomanda alla sua generazione di soldati al fronte, sottolinea Matthias Schloßberger, affonda le sue radici nel [[romanticismo]] e nella ''[[Filosofia della vita|Lebensphilosophie]]'' di Nietzsche<ref name="Schloßberger"/>. Secondo Steffen Martus, Jünger ha formulato una regola [[Nazionalismo tedesco|nazionalistica]] per il dopoguerra:
{{Citazione|Non possiamo essere abbastanza nazionali, anzi nazionalisti. Una rivoluzione che prende questo come vessillo dovrebbe sempre trovarci tra le sue file, perché non è lo Stato a essere il nostro assoluto. Il popolo e la patria ci sono dati per nascita, li riconosciamo come i migliori, lo Stato è per noi solo il mezzo più potente per realizzarli.|3=Wir können gar nicht national, ja nationalistisch genug sein. Eine Revolution, die das auf ihre Fahnen schreibt, soll uns stets in ihren Reihen finden, denn nicht der Staat ist unser Unbedingtes. Volk und Vaterland sind uns durch Geburt gegeben, wir erkennen sie als die besten an, der Staat ist für uns nur das mächtigste Mittel ihrer Verwirklichung.|lingua=DE|lingua2=IT|<ref>Steffen Martus: ''Ernst Jünger.'' J. B. Metzler, Stuttgart/Weimar 2001, p. 34.</ref>}}
Il programma nazionalista doveva basarsi su quattro pilastri: il futuro Stato doveva essere nazionale, sociale, difensivo e autorevole. In questo contesto, la [[forma dello Stato]] era "irrilevante se solo la sua costituzione è nettamente nazionale"<ref name="Schloßberger"/>.
Insieme a suo fratello [[Friedrich Georg Jünger|Friedrich Georg]], con [[Gerhard Roßbach]] e [[Arnolt Bronnen]] e altri collaboratori, Jünger si trovò il 17 ottobre 1930 nella [[Philharmonie Berlin|Beethovensaal]] per disturbare la lettura di ''[[Un appello alla ragione]]'' di [[Thomas Mann]], in cui quest'ultimo metteva in guardia sui pericoli del nascente nazionalsocialismo. [[Joseph Goebbels]] sostenne l'azione inviando venti uomini delle [[Sturmabteilung|SA]] vestiti in [[smoking]]<ref>Frank Dietrich Wagner: ''Appell an die Vernunft. Thomas Manns Deutsche Ansprache und Arnolt Bronnens nationale Attacke im Krisenjahr 1930'' (Appello alla ragione: il discorso ai tedeschi di T. Mann e l'attacco nazionale di A. Bronnen nell'anno critico 1930). In: ''Thomas Mann Jahrbuch.'' 13/2000, p. 53.</ref>.
==== Rapporto con il partito nazionalsocialista ====
Secondo lo storico Daniel Morat, non è certo una coincidenza che Jünger abbia pubblicato il suo primo articolo politico sul ''Völkischer Beobachter'' nel 1923. Il movimento [[Nazionalsocialismo|nazionalsocialista]] fu da lui salutato come uno dei più radicali e antiborghesi. Secondo Jünger, in questo movimento c'era "più fuoco e sangue di quanto la cosiddetta rivoluzione fosse stata in grado di raccogliere in tutti quegli anni". In Hitler vide una "figura che, come quella di [[Mussolini]], prefigurava senza dubbio un tipo di leader completamente nuovo"<ref>Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit'' (Dall'azione alla calma). Wallstein, Göttingen 2007, p. 74 sgg.</ref>. Secondo Kai Köhler, questo è indice di un atteggiamento di superiorità: "Dal punto di vista di chi guardava al futuro, Hitler non era il Führer, ma solo la prefigurazione di un tipo futuro di cui l'osservatore ritiene di riconoscere al meglio le caratteristiche"<ref>Kai Köhler: ''Nach der Niederlage. Der deutsche Faschismus, Ernst Jünger und der „Gordische Knoten“'' (Dopo la sconfitta. Il fascismo tedesco, Ernst Jünger e il "nodo gordiano"). In: Lutz Hagestedt (Hrsg.): ''Ernst Jünger. Politik – Mythos – Kunst.'' De Gruyter, Berlin 2004, p. 205.</ref>. Nello ''Stahlhelm-Jahrbuch'' del 1926, Jünger spiegava che nel suo pensiero era costretto a dare, oltre al nazionalismo, al militarismo e all'imperialismo insiti nei tedeschi, "al [[socialismo]] un posto importante nel campo del nostro pensiero, e che moltissime persone la pensassero così è dimostrato dalla fondazione del [[NSDAP|Partito Nazionalsocialista]], sorto da una profonda esigenza". Tuttavia, secondo Bruno W. Reimann, le dichiarazioni di Jünger sul socialismo sono di solito solo plateali, banali e prive di sostanza, compresa questa "piatta formulazione"<ref>Bruno W. Reimann: ''„...die Feder durch das Schwert ersetzen...“ (sostituire la penna con la spada): Ernst Jüngers politische Publizistik 1923–1933.'' BdWi-Verlag, 2001, citazione di Jünger a p. 193, classificazione a p. 199.</ref>. In questo ''Jahrbuch'' (annuario), secondo Reimann, Jünger si definisce un partigiano della violenza fascista e razzista e si descrive come un "entusiasta sostenitore" del putsch hitleriano.
{{Citazione|Ebbene, come sostenitori abbiamo vissuto l'improvvisa ascesa di questo partito, eravamo entusiasticamente presenti nei giorni di novembre [mese del Putsch di Monaco n.d.r.], e pensavamo che il fallimento fosse un inspiegabile errore della storia. [...] Oggi, che abbiamo già preso un po' di distanza dagli eventi, vediamo che il lavoro svolto in questo partito non è stato vano.|3=Nun, wir haben als Anhänger den plötzlichen Aufstieg dieser Partei erlebt, wir waren in den Novembertagen begeistert dabei, und wir haben den Fehlschlag für einen unerklärlichen Irrtum der Geschichte gehalten. […] Heute, wo wir schon wieder einen kleinen Abstand von den Ereignissen gewonnen haben, sehen wir, daß die Arbeit, die in dieser Partei geleistet wurde, nicht vergebens war.|lingua=DE|lingua2=IT|<ref>Bruno W. Reimann: ''„...die Feder durch das Schwert ersetzen...“ (sostituire la penna con la spada): Ernst Jüngers politische Publizistik 1923–1933.'' BdWi-Verlag, 2001, citazione di Jünger a p. 193, classificazione a p. 43.</ref>}}
[[File:Hitler_Jünger_Brief.jpg|miniatura|Lettera di Adolf Hitler a Ernst Jünger, 27 maggio 1926]]
Il 29 gennaio 1926 inviò a Hitler il suo libro [[Fuoco e sangue. Breve episodio di una grande battaglia|''Fuoco e sangue'']] con la dedica "Al leader nazionale Adolf Hitler", e il dittatore lo ringraziò personalmente<ref>Othmar Plöckinger: ''Geschichte eines Buches.'' Oldenbourg, München 2006, ISBN 3-486-57956-8, S. 160.</ref>. Hitler annunciò anche una visita a Lipsia, ma la annullò all'ultimo momento<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, 2007, ISBN 3-88680-852-1, S. 250 f.</ref>. Comunque, Jünger non si iscrisse al partito nazista.
Nel marzo 1926, Jünger invoca una "integrazione attiva nel gioco del potere politico" e chiede l'unificazione delle "associazioni dei soldati del fronte nazionale", delle "forze dei radicali, dei ''[[völkisch]]'' e dei gruppi nazional-sociali", nonché del "nucleo di sangue dei soldati del fronte della classe operaia"<ref name="Morat 61f">Daniel Morat, ''Von der Tat zur Gelassenheit''. Wallstein, Göttingen 2007, p. 60 sgg.</ref>. Il 20 maggio 1926 tornò sul fallito putsch hitleriano, che descrisse come una "rivolta ancora poco chiara a Monaco"<ref>Bruno W. Reimann, Renate Hassel: ''Ein Ernst Jünger-Brevier. Jüngers politische Publizistik 1920 bis 1933.'' BdWi-Verlag, 1995, p. 31.</ref>, in cui però il nazionalismo era ancora nel pieno del processo di superamento interiore delle "forme di un vecchio Stato", e, nonostante le prime crepe nel rapporto con ''Stahlhelm'', si pronunciò a favore di un "rafforzamento della nostra influenza nei sindacati di combattimento" e di una loro "rivoluzionamento". Nell'appello "Unitevi!" del 3 giugno 1926, infine, chiedeva, senza risultato<ref name="Morat 61f" />, che i "singoli movimenti" si unissero nel "fronte finale nazionalista", perché "la forma del nostro movimento sarà anche la forma del futuro Stato", e includeva esplicitamente il partito nazionalsocialista, con il cui aiuto si sarebbe dovuta conquistare la classe operaia<ref>Andreas Geyer. ''Friedrich Georg Jünger: Werk und Leben'', Karolinger 2007, p. 47.</ref>:
{{Citazione|Il nazionalsocialismo, grazie alla sua diversa classe dirigente, possiede questa capacità e non sarà possibile ottenere un successo decisivo finché entrambe le parti non si saranno strette la mano, eliminando ogni meschinità.|3=Der Nationalsozialismus besitzt auf Grund seiner andersgearteten Führerschicht diese Fähigkeit, und es wird kein entscheidender Erfolg erzielt werden, ehe man sich nicht unter Ausschaltung alles Kleinlichen von beiden Seiten her die Hand gegeben hat.|lingua=DE|lingua2=IT|<ref>Bruno W. Reimann, Renate Hassel: ''Ein Ernst Jünger-Brevier. Jüngers politische Publizistik 1920 bis 1933.'' BdWi-Verlag, 1995, p. 178.</ref>}}
{{Citazione|Ma oggi non c'è forza combattente che venga chiamata in causa per il nazionalismo più delle ''[[Wehrverband|Bünde]]'' e dei nazionalsocialisti.|3=Es gibt aber heute keine Kampftruppe, die für den Nationalismus in Frage kommt, als die [[Wehrverband|Bünde]] und die Nationalsozialisten.|lingua=DE|lingua2=IT|<ref>Bruno W. Reimann, Renate Hassel: ''Ein Ernst Jünger-Brevier. Jüngers politische Publizistik 1920 bis 1933.'' BdWi-Verlag, 1995, p. 204.</ref>}}
Secondo lo storico Morat, la [[Propaganda|propagazione]] del "[[socialismo nazionale]]" da parte di Jünger era molto simile a quella del partito nazionalsocialista. La differenza decisiva tra il "nuovo nazionalismo" e il nazionalsocialismo non era a livello di contenuti, ma consisteva nella forma di organizzazione come circoli [[Esoterismo|esoterici]] da un lato e come [[partito di massa]] dall'altro<ref>Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit.'' Wallstein, Göttingen 2007, p. 75.</ref>. Nel suo saggio ''Nationalismus und Nationalsozialismus'', pubblicato su ''Arminius'' nel 1927, Jünger pone particolare enfasi sul significato dell'"attività prevalentemente letteraria" dei pionieri del ''Nuovo Nazionalismo'' nel "periodo intermedio". Secondo Bruno W. Reimann, Jünger intendeva il periodo tra le battaglie, in cui si doveva riflettere sui valori della lotta<ref>Bruno W. Reimann, ''„...die Feder durch das Schwert ersetzen...“: Ernst Jüngers politische Publizistik 1923–1933'', BdWi-Verlag 2001, p. 205, le citazioni di Jünger a p. 198.</ref>. Mentre il nazionalsocialismo "come organizzazione politica dipende dall'acquisizione di mezzi effettivi di potere" per "realizzare un'idea", il compito del nazionalismo era quello di "coglierla il più profondamente e puramente possibile". Chi lo fa può pesare più di "cento seggi in [[parlamento]]". Secondo Heimo Schwilk, questa distribuzione dei ruoli dimostra che Jünger intende i nuovi nazionalisti come un'élite intellettuale che indica la strada ai militanti del partito di Hitler<ref>Heimo Schwilk: ''Ernst Jünger: ein Jahrhundertleben: die Biografie.'' Piper 2007, p. 303 sgg.</ref>.
Si dice che Hitler abbia offerto a Jünger un seggio nel [[Reichstag (Repubblica di Weimar)|Reichstag]] nel 1927. [[Karl Otto Paetel]], che era un membro dei [[Bündische Jugend|''Bündische'']] e dei rivoluzionari nazionali intorno al 1930, riferì nel 1949 che Jünger aveva rifiutato perché riteneva "più meritorio scrivere un solo verso che rappresentare 60.000 imbecilli"<ref>Karl Otto Paetel: ''Ernst Jünger. Weg und Wirkung. Eine Einführung.'' Stuttgart 1949, p. 89.</ref>. Helmuth Kiesel fa notare però che né l'offerta né il rifiuto sono documentati<ref name="Kiesel343">Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, p. 343.</ref>.
Hitler si avvicinò a Jünger per l'ultima volta nel luglio 1929, quando gli fece recapitare da [[Rudolf Hess]] un invito ufficiale a suo nome per essere l'ospite d'onore al [[Raduno di Norimberga|congresso del partito nazionalsocialista a Norimberga]], che si tenne dal 1° al 4 agosto 1929. Jünger accettò l'invito, ma non si presentò. I motivi di tale scelta sono tuttora sconosciuti<ref name="Berggötz 858">Sven-Olaf Berggötz: ''Ernst Jünger und die Politik.'' In: Ernst Jünger: ''Politische Publizistik 1919–1933.'' Hrsg., commentato e con una postfazione di Sven-Olaf Berggötz, Stuttgart 2001, p. 858.</ref>.
Quando nel 1929 Hitler si rivoltò contro la terroristica [[Landvolkbewegung (Schleswig-Holstein)|Landvolkbewegung]], nella quale Jünger aveva visto il precursore del movimento rivoluzionario nazionale da lui auspicato, ci fu una rottura aperta<ref name="Peter Longerich 1988"/>. Hans Sarkowicz e Alf Mentzer ritengono che Jünger abbia respinto la decisione di Hitler di non salire al potere in modo rivoluzionario, ma con un percorso legale attraverso le istituzioni, come una concessione all'odiata [[partitocrazia]]<ref>Hans Sarkowicz, Alf Mentzer: ''Literatur in Nazi-Deutschland. Ein biografisches Lexikon.'' Nuova edizione ampliata, Europa Verlag, Hamburg 2002, p. 236.</ref>. Helmuth Kiesel ha anche ragione nel dire che il partito nazionalsocialista non era abbastanza radicale per Jünger, in quanto per i suoi occhi faceva ormai parte del sistema borghese<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, p. 295 sgg.</ref>. [[Harro Segeberg]] descrive il breve coinvolgimento di Jünger come un "primo flirt" con il nazionalsocialismo dell'epoca<ref>Harro Segeberg: ''Revolutionärer Nationalismus. Ernst Jünger während der Weimarer Republik'' (Nazionalismo rivoluzionario. Ernst Jünger durante la Repubblica di Weimar). In: Helmut Scheuer (Hrsg.): ''Dichter und ihre Nation'' (I poeti e la loro nazione), 1. Auflage, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main 1993, p. 327–342, qui p. 329.</ref>. Secondo [[Wojciech Kunicki]], l'unica direzione nazional-rivoluzionaria sostenuta da Jünger alla fine degli anni '20 era quella "nazional-bolscevica nella sua manifestazione anarchica" attorno a [[Bruno von Salomon]] e alla sua "Landvolkbewegung". Continua Kunicki: "Il programma di Jünger per la fase di transizione verso la dittatura era quello di un'[[anarchia]] aperta e di un'escalation senza compromessi di conflitti e antagonismi"<ref>[[Wojciech Kunicki]], ''Projektionen des Geschichtlichen. Ernst Jüngers Arbeiten an den Fassungen von „In Stahlgewittern“'' (Proiezioni storiche. Il lavoro di Ernst Jünger sulle versioni di “In Stahlgewittern”). Lang, Frankfurt am Main 1993, p. 112.</ref>. Così Jünger scriveva a Salomon il 10 settembre 1929:
{{Citazione|È molto importante che ci siano focolari in cui il fuoco dell'anarchia sia alimentato. Un'anarchia latente e anonima è più preziosa, date le circostanze, dei focolai aperti che possono essere spenti più rapidamente. È molto positivo che nel luogo in cui vi trovate stiano già diventando visibili i contrasti che separano il nazionalismo nel nostro senso dall'estrema destra.|3=Es ist sehr wichtig, daß wir Herde besitzen, in denen das Feuer der Anarchie sich erhält. Eine latente und anonyme Anarchie ist unter den gegebenen Verhältnissen wertvoller als die offenen Ausbrüche, die schneller gelöscht werden können. Es ist sehr gut, daß an der Stelle, an der Sie sich befinden, die Gegensätze bereits sichtbar werden, die den Nationalismus in unserem Sinne von der extremen Rechten trennen.|lingua=DE|lingua2=IT|<ref name=":0">Steffen Martus, Ernst Jünger, Metzler 2001, p. 59 sgg.</ref>}}
Grazie ai suoi rapporti amichevoli con Ernst Niekisch e ai suoi contributi regolari alla rivista ''Widerstand'' di Niekisch, Jünger si avvicinò al [[nazionalbolscevismo]]. Il rifiuto dell'Occidente e la richiesta di un'alleanza con l'[[Unione Sovietica]], l'anticapitalismo e il [[Prussianesimo e socialismo|socialismo prussiano]] influenzarono la sua concezione del grande saggio ''[[L'operaio (Ernst Jünger)|L'operaio]]'' tra il 1930 e il 1932. Niekisch vide quindi in Jünger uno dei più importanti rappresentanti del nazional-bolscevismo, mentre Jünger resistette cautamente a questa appropriazione<ref>Daniel Morat: ''Ernst Niekisch''. In: Matthias Schöning (Hrsg.): ''Ernst Jünger-Handbuch. Leben – Werk – Wirkung.'' Metzler, Stuttgart 2014, p. 389.</ref>. Per Jan Robert Weber, fu l'implicazione nazional-bolscevica dell{{'}}''Operaio'' a rendere impossibile per Jünger professare il suo sostegno a Hitler nel 1933. Poiché era considerato uno dei capi del nazional-bolscevismo politicamente fallito, non doveva tradire i compagni e anche il proprio lavoro a favore di una carriera nello Stato nazista. Tuttavia, Jünger non si unì alla resistenza politica dei nazional-bolscevisti intorno a Niekisch contro il nazionalsocialismo, ma si ritirò nella posizione di figura solitaria<ref>Jan Robert Weber: ''Der Arbeiter und seine nationalbolschewistische Implikation'' (L'operaio e le sue implicazioni nazional-bolscevistiche). In: Andrea Benedetti, Lutz Hagestedt (Hrsg.): ''Totalität als Faszination. Systematisierung des Heterogenen im Werk Ernst Jüngers''. De Gruyter, Berlin 2018, pp. 435–464, qui p. 459.</ref>.
Nel 1929, in risposta a un articolo di Jünger sul ''[[Das Tage-Buch]]'' della sinistra liberale, in cui Jünger aveva dichiarato che l'[[antisemitismo]] non era "una questione di natura essenziale" per il "nuovo nazionalismo" e che il nazionalsocialismo aveva dimostrato di far parte dell'ordine borghese accettando un percorso improntato alla legalità, l{{'}}''[[Der Angriff|Angriff]]'', il cui direttore era Joseph Goebbels, rispose: "Non discutiamo con i [[Tradimento (reato)|rinnegati]] che ci deridono su sporchi giornali dei traditori ebrei. Il signor Jünger, tuttavia, è finito per noi"<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, p. 269.</ref>. Nel 1930 il drammaturgo [[Espressionismo|espressionista]] Arnolt Bronnen tentò di riconciliare Jünger con Goebbels<ref name="S. 76"/>. Nei suoi diari, Goebbels annotò: "gli facemmo ponti d'oro, che lui rifiutò sempre di attraversare".<ref>Thomas R. Nevin, ''Ernst Jünger and Germany: Into the Abyss, 1914-1945'', p. 162.</ref>
Steffen Maltus ha riassunto quattro punti che Jünger trovava difettosi nel movimento nazionalsocialista: la collaborazione col sistema parlamentare, il ruolo preminente delle "masse", la mancanza di basi "spirituali" e il [[Determinismo biologico|concetto biologistico]] di "razza"<ref name=":0" />.
==== Pubblicista politico ====
All'inizio degli anni '30, Jünger si sforzò di ampliare il suo programma ideologico in termini di [[filosofia della storia]]<ref>Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit.'' Wallstein, Göttingen 2007, p. 80.</ref>. Pubblicò diverse antologie nazional-rivoluzionarie. Intorno a lui si formò una cerchia di pubblicisti nazionalisti di ali molto diverse, dai nazionalsocialisti a [[Nazionalbolscevismo|nazionalbolscevichi]] come Ernst Niekisch. Secondo [[Heimo Schwilk]], furono lo slancio contagioso e il fervente [[idealismo]] a rendere i suoi articoli e i suoi appelli così seducenti per i giovani, soprattutto negli anni prosperi della repubblica di Weimar, che persino i suoi avversari politici non poterono negargli il riconoscimento, ad esempio quando [[Klaus Mann]] parlò di "una certa purezza sbagliata" per la quale valeva la pena lottare<ref>Heimo Schwilk: ''Nachwort.'' In: Ders. (Hrsg.): ''Ernst Jünger. Leben und Werk in Bildern und Texten.'' Stuttgart 2010, p. 75.</ref>.
Negli ambienti non appartenenti allo spettro nazionalista, il saggio di Jünger ''"Nationalismus“ und Nationalismus'' nel ''[[Das Tage-Buch]]'' appartenente alla sfera liberale di sinistra attirò l'attenzione su di lui nel 1929. [[Leopold Schwarzschild]] gli rispose con ''Heroismus aus Langeweile'' (Eroismo per noia) e criticò il fatto che il giovane nazionalismo non fosse costruttivo<ref>Walter Delabar: ''Die intellektuelle Wahrnehmung bis 1945'' (La percezione intellettuale fino al 1945). In: Matthias Schöning (Hrsg.): ''Ernst Jünger-Handbuch. Leben – Werk – Wirkung''. Metzler, Stuttgart 2014, p.397.</ref>. Nel 1930 apparve il trattato ''[[La mobilitazione totale]],'' uno dei tentativi di Jünger di sperimentare un nuovo approccio alla realtà dopo il fallimento politico del nuovo nazionalismo<ref>Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit.'' Wallstein, Göttingen 2007, p. 82.</ref>. [[Walter Benjamin]] colse l'occasione del volume ''Krieg und Krieger'' (Guerra e guerrieri), in cui era apparso questo saggio, per accusare Jünger e i suoi coautori di avere un orizzonte determinato dalla guerra. Secondo Benjamin, non sapevano nulla della pace: "Sotto la maschera prima del volontario nella guerra mondiale, poi del mercenario nel dopoguerra", c'era l'"affidabile guerriero di classe fascista"<ref>Walter Delabar: ''Die intellektuelle Wahrnehmung bis 1945'' In: Matthias Schöning (Hrsg.): ''Ernst Jünger-Handbuch. Leben – Werk – Wirkung''. Metzler, Stuttgart 2014, p.398.</ref>. Klaus Mann ha considerato Jünger come un modello nel contesto dell'idea paneuropea. L'Europa unita era l'unico modo per evitare una nuova guerra. A ciò si contrapponeva "la simpatia dei giovani per il terrore" e Jünger attira "con il suo odio mortale e pateticamente sanguinario contro la civiltà"<ref>Walter Delabar: ''Die intellektuelle Wahrnehmung bis 1945'' In: Matthias Schöning (Hrsg.): ''Ernst Jünger-Handbuch. Leben – Werk – Wirkung''. Metzler, Stuttgart 2014, p. 399.</ref>.
Jünger prese le distanze dall'anti-[[Modernismo (letteratura)|modernismo]] dei circoli di destra e dal [[Razzismo scientifico|razzismo biologista]] del [[movimento völkisch]]. Egli comunque su ''L'operaio'' utilizzò metafore biologiche e darwiniste parlando di "una nuova razza" che sarebbe nata attraverso la "riproduzione" e la "selezione"<ref>Marianne Wünsch: ''Ernst Jüngers „Der Arbeiter“. Grundpositionen und Probleme''. In: Lutz Hagestedt (Hrsg.): ''Ernst Jünger. Politik - Mythos - Kunst''. de Gruyter, Berlin 2004. p. 459–476, qui p. 469.</ref>. Tuttavia, Jünger intendeva con ciò "una razza molto omogenea" come caratteristica centrale del futuro Stato nazionalista: la "razza delle trincee", cioè i soldati di prima linea della prima guerra mondiale<ref>Sven Olaf Berggötz: ''Politische Publizistik 1923—1930''. In: Matthias Schöning (Hrsg.): ''Ernst Jünger-Handbuch. Leben – Werk – Wirkung''. Metzler, Stuttgart 2014, pp. 78–86, qui p. 83.</ref>. Per Jünger, il "sangue" rappresentava un potere opposto all'"intelletto", così che l'"affinità di sangue" ("Blutmäßigkeit") di un atteggiamento o di un movimento non era per lui una questione di ascendenza, ma di fede e di sacrificio<ref name="M1">Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit: konservatives Denken bei Martin Heidegger, Ernst Jünger und Friedrich Georg Jünger, 1920-1960''. Wallstein, Göttingen 2007, pp. 64–66.</ref>.
{{Citazione|Perciò respingiamo gli sforzi che cercano di sostenere intellettualmente i concetti di razza e di sangue. Voler dimostrare il valore del sangue attraverso il cervello, attraverso le moderne scienze naturali, significa lasciare che il servo generi per il padrone. Non vogliamo sentir parlare di reazioni chimiche, di iniezioni di sangue, di [[Frenologia|forma del cranio]] e di profili [[Razza ariana|ariani]]. Tutto ciò deve degenerare in sciocchezze e cavillosità, e apre all'intelletto le porte d'ingresso nel regno dei valori che può solo distruggere, ma mai comprendere.|Ernst Jünger, ''Das Blut'' (Il sangue). In ''Standarte'', 29 aprile 1926<ref>Ernst Jünger: ''Politische Publizistik. 1919 bis 1933''. Hrsg.: Sven Olaf Berggötz. Klett-Cotta, Stuttgart 2001, p. 193 sgg.</ref>.|Daher lehnen wir jene Bestrebungen ab, die die Begriffe Rasse und Blut verstandesmäßig zu stützen suchen. Den Wert des Blutes durch das Gehirn, durch Mittel der modernen Naturwissenschaften beweisen wollen, das heißt den Knecht für den Herrn zeugen zu lassen. Wir wollen nichts hören von chemischen Reaktionen, von Bluteinspritzungen, von Schädelformen und arischen Profilen. Das alles muß ausarten in Unfug und Haarspaltereien und öffnet dem Intellekt die Einfallspforten in das Reich der Werte, die er nur zerstören, aber niemals begreifen kann.|lingua=DE|lingua2=IT}}
Il "sangue" era un concetto centrale dell'antiintellettualismo di destra di Jünger e la "comunità del sangue" era una alternativa, una "controprogettazione", alla "comunità dello spirito" dell'intelletto<ref name="M1"/>.
Anche se Jünger non sostenne l'[[antisemitismo]] razziale-biologico, nei suoi testi nazionalisti si possono comunque trovare [[Stereotipi sugli ebrei|stereotipi antisemiti]]: gli ebrei sono sempre posti nel campo nemico assieme al liberalismo, al pacifismo e all'internazionalismo. Per Jünger, essi non possono avere alcun ruolo nella Germania, e la "questione ebraica" si sarebbe risolta nel momento in cui la Germania fosse riuscita ad esprimere la propria purezza<ref>Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit: konservatives Denken bei Martin Heidegger, Ernst Jünger und Friedrich Georg Jünger, 1920-1960''. Wallstein, Göttingen 2007, p. 65 sgg.</ref>. Ad esempio, nel suo saggio ''Nationalismus und Judenfrage'' (1930) scrive:
{{Citazione|Ma l'ebreo non è il padre, è il figlio del liberalismo, così come non può svolgere un ruolo creativo in tutto ciò che riguarda la vita tedesca, né nel bene né nel male. Perché potesse diventare pericoloso, infettivo, distruttivo, era necessaria una condizione che lo rendesse possibile nella sua nuova forma, quella dell'ebreo civilizzato. Questa condizione è stata creata dal liberalismo, la grande dichiarazione di indipendenza dello spirito, e non può essere portata a termine da nessun altro evento se non il completo fallimento del liberalismo. [...] Nella stessa misura in cui la volontà tedesca acquista nitidezza e forma, la minima illusione di poter essere tedesco in Germania diventerà sempre più incomprensibile per l'ebreo, che si troverà di fronte alla sua ultima alternativa: o essere ebreo in Germania o non esserlo.|Ernst Jünger, ''Über Nationalismus und Judenfrage.'' In: ''Süddeutsche Monatshefte'' 27, 1930<ref>Ernst Jünger: ''Politische Publizistik. 1919 bis 1933''. Hrsg: Sven Olaf Berggötz. Klett-Cotta, Stuttgart 2001, pp. 590, 592.</ref>.|Der Jude aber ist nicht der Vater, er ist der Sohn des Liberalismus, wie er überhaupt in nichts, was das deutsche Leben anbetrifft, weder im Guten noch im Bösen, eine schöpferische Rolle spielen kann. Um gefährlich, ansteckend, zerstörend werden zu können, war für ihn zunächst ein Zustand nötig, der ihn in seiner neuen Gestalt, in der Gestalt des Zivilisationsjuden überhaupt möglich machte. Dieser Zustand wurde durch den Liberalismus, die die große Unabhängigkeitserklärung des Geistes geschaffen, und er wird auch durch kein anderes Ereignis als durch den völligen Bankerott des Liberalismus wieder zu beenden sein. […] Im gleichen Maße, in dem der deutsche Wille an Schärfe und Gestalt gewinnt, wird für den Juden auch der leiseste Wahn, in Deutschland Deutscher sein zu können, unvollziehbarer werden, und er wird sich vor seiner letzten Alternative sehen, die lautet: in Deutschland entweder Jude zu sein oder nicht zu sein.|lingua=DE|lingua2=IT}}
Queste affermazioni vanno viste nel contesto del suo radicale "antiliberalismo e antidemocratismo" (Harro Segeberg) e erano quindi principalmente dirette contro l'[[Assimilazione culturale|assimilazione]] degli [[Storia degli ebrei in Germania|ebrei tedeschi]], che egli liquidò come "ebrei civilizzati"<ref>Matthias Schöning (Hrsg.): ''Ernst Jünger-Handbuch. Leben – Werk – Wirkung''. Metzler, Stuttgart 2014, p. 14.</ref>; Jünger, come suo fratello Friedrich Georg e altri rivoluzionari nazionalisti dell'epoca, tendeva a favorire l'[[ebraismo ortodosso]], poi sempre più il [[sionismo]] moderno<ref>Ulrich Fröschle, ''Friedrich Georg Jünger und der "radikale Geist": eine Fallstudie zum literarischen Radikalismus der Zwischenkriegszeit'' (F. G. Jünger e lo 'spirito radicale': uno studio sul radicalismo letterario del periodo tra le due guerre), Thelem 2008, p.461</ref>.
Dal gennaio 1930 all'ottobre 1931, Jünger, insieme a [[Werner Lass]], assunse temporaneamente la direzione della rivista ''[[Die Kommenden (giornale, 1926)|Die Kommenden. Überbündische Wochenschrift der deutschen Jugend]]'' (Quelli che verranno. Settimanale nazionale sovrafederale per la gioventù tedesca), dove furono pubblicati altri 10 articoli, ma costituiti solo da ristampe e una prestampa<ref name="Berggötz 78f"/>.
Nel 1931 Jünger si trasferì a Dortmunder Straße, vicino a [[Palazzo Bellevue|Bellevue]] a Berlino, e nel 1932 a Berlin-[[Steglitz]]. Nella primavera del 1932, il padre di Jünger, [[Friedrich Georg Jünger|Georg Jünger]], aderì al partito nazionalsocialista. Secondo l'ipotesi di Helmuth Kiesel, Georg Jünger "non seguì - o non solo - le sue convinzioni politiche in questo caso, ma cedette alla pressione esercitata a quel tempo su coloro che la pensavano come lui, che era enorme"<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, p. 344.</ref> Nel novembre 1932, al culmine della crisi politica e sociale della repubblica di Weimar, uscì l'ampio saggio di Jünger, ''L'operaio'', in cui egli sosteneva la necessità di uno Stato gerarchico, autoritario, dittatoriale, forse [[Stato totalitario|totalitario]]. Secondo Kiesel, Jünger credeva di poter porre rimedio alle difficoltà e alle ingiustizie dell'epoca con mezzi [[Tecnocrazia|tecnocratici]], attraverso l'organizzazione e l'uso di macchine<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, p. 397 sgg.</ref>.
=== Atteggiamento durante il periodo nazionalsocialista ===
==== Ritiro dalla politica ====
Il 12 aprile 1933, l'appartamento di Jünger fu perquisito da due poliziotti a causa dei suoi contatti con [[Erich Mühsam]]. L'operazione fu interrotta, come ricordò in seguito Jünger, quando si imbatterono in lettere di [[Rudolf Hess|Hess]] e Hitler<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, S. 409 f.; Steffen Martus: ''Ernst Jünger''. J. B. Metzler, Stuttgart/Weimar 2001, S. 61.</ref>. Jünger distrusse allora i suoi diari dal 1919, le sue poesie, la maggior parte della sua corrispondenza e i suoi appunti sugli eventi politici. Nel novembre 1933 si trasferì con la famiglia a [[Goslar]], dove nel 1934 nacque il suo secondo figlio Alexander<ref name="Martus99">Steffen Martus: ''Ernst Jünger''. J. B. Metzler, Stuttgart/Weimar 2001, S. 99.</ref>, il quale il 22 aprile 1993 si tolse la vita a Berlino dopo essere rimasto semi paralizzato in seguito a un grave [[ictus]].<ref>{{Cita web|titolo=Übergang und päpstlicher Segen - Ernst Jüngers Werkausgabe in den Supplementbänden 19 und 20|titolotradotto=La grande transizione e la benedizione papale - Edizione delle opere di Ernst Jünger nei volumi supplementari 19 e 20|url= https://literaturkritik.de/id/4460|sito=literaturkritik.de|accesso=25 marzo 2024|lingua=de}}</ref><ref>Antonio Gnoli, Franco Volpi, ''cit.'', pp. 28 e 139.</ref>
Sempre nel novembre 1933, Jünger rifiutò l'ammissione all'[[Accademia delle arti di Prussia|Accademia tedesca di poesia]] di Berlino, appena occupata da membri del partito, per la quale era stato designato da [[Hans Grimm]], annullò la sua adesione al [[Società di radiodiffusione della Germania centrale|Reichssender di Lipsia]] e nel giugno 1934 vietò la ristampa non autorizzata dei suoi scritti sul ''Völkischer Beobachter''. Jünger dichiarò al presidente della Dichterakademie, [[Werner Beumelburg]], la sua disponibilità "a collaborare positivamente con il nuovo Stato"<ref>Steffen Martus: ''Ernst Jünger''. J. B. Metzler, Stuttgart/Weimar 2001, p. 62; Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit: Konservatives Denken bei Martin Heidegger und Friedrich Georg Jünger 1920–1960''. Wallstein, Göttingen 2007, p. 205.</ref>. Per Daniel Morat, questa lettera aveva soprattutto un'importanza tattica. Allo stesso modo, egli considera il testo di Jünger sul ''Nachrichtenblatt für die Ritter des Ordens "Pour le Merite"'' (Notiziario per i Cavalieri dell'Ordine ''Pour le Merite'') del settembre 1933, che sosteneva lo Stato nazista, un "servizio a parole"<ref>Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit: Konservatives Denken bei Martin Heidegger und Friedrich Georg Jünger 1920–1960''. Wallstein, Göttingen 2007, p. 205.</ref>.
Secondo Steffen Martus, non ci sono dubbi sulla distanza di Jünger dal regime nazista, nonostante la sua vicinanza al nazionalsocialismo prima del 1933<ref name="Martus99"/>. Ciò non danneggiò la carriera di Jünger. Negli anni '30 era un autore famoso e di successo. Le sue opere furono recensite favorevolmente e furono pubblicate edizioni selezionate dei suoi scritti sulla guerra mondiale. Le sue nuove opere apparvero in diverse edizioni, come ad esempio ''[[Sulle scogliere di marmo]]'', in sei edizioni dal 1939 al 1942. Dal 1942, dopo un intervento di Goebbels, non poté più pubblicare ufficialmente per mancanza di carta<ref>Steffen Martus: ''Ernst Jünger''. J. B. Metzler, Stuttgart/Weimar 2001, S. 61.</ref>. Michael Ansel sostiene che la popolarità di Jünger gli permise di prendere provocatoriamente le distanze, come fece con il rifiuto della nomina all'accademia, soprattutto perché non aveva preso pubblicamente posizione contro i nuovi governanti. A differenza di [[Gottfried Benn]], ad esempio, Jünger aveva tratto vantaggio dal suo capitale politico come visionario di una Germania fortemente nazionalista e dall'interpretazione de ''L'operaio'' come documento programmatico fascistoide. Tuttavia, poiché Jünger non si lasciò appropriare nel ruolo di rappresentante politico-culturale del nazionalsocialismo, gli oppositori di Jünger all'interno del regime nazista finirono per avere la meglio, ma non lo ostracizzarono ufficialmente, bensì bloccarono le sue pubblicazioni, usando la scusa della scarsità di carta<ref>Michael Ansel: ''Der verfemte und der unbehelligte Solitär. Gottfried Benns und Ernst Jüngers literarische Karrieren vor und nach 1933'' (Il solitario ostracizzato e indisturbato. Le carriere letterarie di Gottfried Benn ed Ernst Jünger prima e dopo il 1933). In: Lutz Hagestedt (Hrsg.): ''Ernst Jünger. Politik – Mythos – Kunst''. Walter de Gruyter, Berlin 2004, pp. 1–23, qui pp. 2 e 16.</ref>.
Dopo la guerra, [[Ernst Niekisch]] affermò che Jünger aveva messo a disposizione il suo appartamento a Goslar per le riunioni cospirative del circolo della resistenza intorno a Niekisch nel 1936 e da ultimo all'inizio di febbraio del 1937<ref name="M384">Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit: Konservatives Denken bei Martin Heidegger und Friedrich Georg Jünger 1920–1960''. Wallstein, Göttingen 2007, p. 384.</ref>. Tuttavia, Jünger in quel periodo, dal 18 ottobre 1936, era partito per un viaggio in [[Sud America]], dal quale non era tornato a Goslar. Dopo il suo ritorno, il 15 dicembre 1936, si trasferì subito dopo a [[Überlingen]], sul [[lago di Costanza]], nella casa che la moglie Gretha aveva nel frattempo affittato<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, p. 444.</ref>. Dopo l'arresto di Niekisch nel marzo 1937, i fratelli Jünger furono interrogati dalla [[Gestapo]] e bruciarono la loro corrispondenza con Niekisch. Senza molto successo, cercarono di fornire a Niekisch e alla moglie un possibile sostegno<ref name="M384" />.
Durante il periodo trascorso a Überlingen, Jünger intraprese tre o quattro viaggi rilevanti. Visitò [[Alfred Kubin]] a [[Castello di Zwickledt|Zwickledt]], trascorse sei settimane a [[Rodi]] e incontrò [[Joseph Breitbach]] a Parigi. Grazie alla mediazione di Breitbach, Jünger incontrò [[Julien Green]], [[André Gide]] e [[Jean Schlumberger]]. In questo periodo anche [[Gerhard Nebel]] e [[Stefan Andres]] entrano a far parte della cerchia di conoscenze di Jünger<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, p. 448 sgg.</ref>. Dal 1939 Jünger visse a [[Kirchhorst]], vicino ad Hannover. Nello stesso anno viene pubblicato il suo racconto ''[[Sulle scogliere di marmo]]'', spesso interpretato come una velata critica alla tirannia di Hitler. Per tutta la vita, tuttavia, Jünger stesso si oppose all'interpretazione di ''Sulle scogliere di marmo'' come libro inneggiante alla resistenza contro il nazionalsocialismo. Kiesel legge l'opera come una rispettabile testimonianza di dissociazione, che tuttavia opponeva un "netto rifiuto" all'idea di un attentato. Inoltre, interpreta il trasferimento a Kirchhorst come una strategia intelligente per essere "nel territorio di reclutamento della sua vecchia unità in caso di [[mobilitazione]]"<ref>Reinhard Mehring in: ''Historische Literatur.'' Volume 5, 2007, Quaderno 4, p. 234. {{cita testo|url=http://edoc.hu-berlin.de/histlit/2007-4/PDF/NEG_2007-4.pdf|lingua=de|titolo=PDF.}}</ref>.
==== Ufficiale di occupazione a Parigi ====
[[File:Hôtel_Raphaël,_Paris_1.jpg|miniatura|L'Hôtel Raphael di Parigi, dove Jünger visse a partire dal giugno 1941]]
Poco prima dell'inizio della [[seconda guerra mondiale]], Jünger fu arruolato nella [[Wehrmacht]] e promosso ''[[Hauptmann]]'' nell'agosto 1939. Dal novembre 1939 alla fine di aprile 1940 prestò servizio come comandante di compagnia presso la [[linea Sigfrido]] vicino a [[Greffern]] e [[Iffezheim]] di fronte alla [[linea Maginot]]. Durante questo periodo venne insignito della [[Croce di Ferro]] di seconda classe per aver salvato un ferito. Nell'estate di quell'anno, Jünger entrò a far parte dello staff del [[Amministrazione militare tedesca della Francia|Comandante militare di Francia]] (MBF) sotto [[Otto von Stülpnagel]], in seguito capo dello Stato Maggiore del [[Gruppo d'armate B]], contro l'opposizione di [[Wilhelm Keitel]], dove le sue responsabilità includevano la [[censura]] delle lettere nella Divisione [[Terzo ufficiale di stato maggiore|Ic]] per la [[Divisione intelligence nemica|ricognizione e la difesa dal nemico]]. All'epoca, lo Stato Maggiore risiedeva presso l'Hôtel Majestic di Parigi, in [[Avenue Kléber]], a pochi passi dall'[[Arco di Trionfo (Parigi)|Arco di Trionfo]]. Jünger vi tenne il suo ufficio fino all'estate del 1944 e visse nel vicino hotel di lusso "Raphael".<ref>Heimo Schwilk, ''Ernst Jünger – Leben und Werk in Bildern und Texten''. Klett-Cotta 2010, p. 168.</ref><ref>Sebbene la maggior parte delle fonti dicano il contrario, Jünger, nelle sue conversazioni con Antonio Gnoli e Franco Volpi, ha più volte sostenuto che egli, durante l'occupazione tedesca di Parigi, abitasse al Hotel Majestic e lavorasse all'Hotel Raphael. Antonio Gnoli, Franco Volpi, ''cit.'', pp. 65, 81, 130.</ref> I ''Pariser Tagebücher'' offrono uno sguardo tedesco coevo della seconda guerra mondiale e furono inclusi nel libro ''Strahlungen'' (''[[Irradiazioni (Ernst Jünger)|Irradiazioni]]''), nel 1949, dopo che il diario della [[campagna di Francia]] era già stato pubblicato nel 1942 con il titolo ''Gärten und Straßen'' (''[[Giardini e strade]]'')<ref>Detlev Schöttker: ''Tiefe Blicke, Ernst Jüngers Chronistik'' (Sguardi profondi, cronaca di Ernst Jünger). In: Andrea Benedetti, Lutz Hagestedt: ''Totalität als Faszination: Systematisierung des Heterogenen im Werk Ernst Jüngers'' (Totalità come fascino: sistematizzazione dell'eterogeneo nell'opera di Ernst Jünger), Walter De Gruyter 2018, p. 341.</ref>.
In seguito a uno studio molto dettagliato di [[Rainer Gruenter]], Helmuth Kiesel afferma che Jünger si comportava spesso come un [[dandy]] durante il suo soggiorno a Parigi. Si può certamente riscontrare un'affinità di Jünger con questa tipologia sociale, continua Kiesel, ma ridurlo a questo sarebbe trascurare il fatto che "nel ventre del [[Leviatano]]" assorbiva e raccoglieva esperienze nella consapevolezza di essere "circondato da sofferenti"<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, 2007, p. 456.</ref>. Le descrizioni dettagliate delle sue letture e del suo girovagare per le [[Libreria antiquaria|librerie antiquarie]] di Parigi, dei suoi tè con le signore e delle sue serate nei [[Salotto letterario|salotti]] della [[Collaborazionismo in Francia|cultura collaborazionista]] sono state spesso criticate dopo la guerra<ref>Cfr. Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit.'' Wallstein, Göttingen 2007, p. 259 sgg.</ref>. Egli si trattava molto bene, con [[champagne]] e [[Ostrea edulis|ostriche]]. Era nelle immediate vicinanze del potere, come sottolinea [[Jörg Magenau]], ma si comportava come se non ne facesse parte. La sua permanenza a Parigi comprende anche una relazione con la "[[Mischling|mezza ebrea]]" Sophie Ravoux, un episodio il cui significato è difficile da ricostruire, secondo Kiesel, perché alcune parti della corrispondenza sono ancora inaccessibili<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger: Die Biographie.'' Siedler Verlag, 2007, pp. 458 e 459.</ref>.
Jünger fu anche coinvolto nelle divergenze tra il partito e la Wehrmacht sulla cosiddetta questione degli ostaggi. Si trattava di stabilire se fosse auspicabile giustiziare gli ostaggi dopo gli attacchi della [[Resistenza francese|Resistenza]]. Secondo Magenau, lungi da qualsiasi morale, la questione riguardava un litigio sul numero di fucilazioni e non una disputa di principio<ref name="Magenau">Jörg Magenau: ''Brüder unterm Sternenzelt: Friedrich Georg und Ernst Jünger. Eine Biographie.'' Klett-Cotta, Stuttgart 2012, p. 190.</ref>. Il 29 maggio 1941, Jünger assistette all'esecuzione di un [[Diserzione|disertore]] tedesco, un soldato denunciato dalle donne francesi che lo avevano protetto, in quanto le aveva picchiate. Daniel Morat ha confrontato questo passaggio delle ''Irradiazioni'' con i diari originali di Jünger e ha giudicato che nella pubblicazione egli ha ampiamente omesso la propria funzione di ufficiale incaricato di questa fucilazione, definendo sé stesso come un osservatore spinto unicamente da una "curiosità superiore"<ref>Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit.'' Wallstein, Göttingen 2007, p. 266.</ref>. Il biografo di Jünger, Kiesel, ha difeso Jünger dalle accuse di [[estetismo]] e [[amoralità]], perché Jünger aveva sofferto in particolare per le esecuzioni degli ostaggi come [[rappresaglia]] per attentati della [[resistenza francese]] contro i tedeschi, secondo il cosiddetto "ordine di espiazione" dell'[[Oberkommando der Wehrmacht]].<ref>Reinhard Mehring in: ''Historische Literatur.'' Volume 5, 2007, Quaderno 4, p. 234.</ref>. Il patrimonio letterario personale di Jünger contiene lettere di addio tradotte di ostaggi condannati a morte in occasione delle rappresaglie di [[Nantes]], avvenute dopo la morte di Karl Hotz nell'ottobre 1941<ref>Sven Olaf Berggötz: ''Ernst Jünger und die Geiseln. Die Denkschrift von Ernst Jünger über die Geiselerschießungen in Frankreich 1941/42'' (Ernst Jünger e gli ostaggi. Il memoriale di E. J. e la fucilazione degli ostaggi in Francia 1941/42). In: ''Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte.'' 51 (2003), p. 406. {{cita testo|url=http://www.ifz-muenchen.de/heftarchiv/2003_3_5_berggoetz.pdf|titolo=PDF.}}</ref> (48 ostaggi tra cui i partigiani [[Guy Môquet]], [[Charles Michels]] e [[Jean-Pierre Timbaud]]).
Durante il suo soggiorno a Parigi, aveva incontrato diversi scrittori francesi come [[Jean Cocteau]], [[Henry de Montherlant]], [[Jean Paulhan]] e [[Louis-Ferdinand Céline]], che lo incuriosivano.
{{quote|Di sera, da Armance, che è inferma: si è ferita a un piede a casa di Céline. Mi ha raccontato che questo autore, nonostante le sue grandi rendite, è sempre a corto di denaro, poiché lo distribuisce completamente alle [[prostitute]], che, con tutte le loro malattie, ricorrono alle sue cure [...] Vi era lo scultore [[Arno Breker|Breker]] con sua moglie, che è greca; inoltre la signora Abetz e le simpatiche figure di [[Abel Bonnard]] e [[Pierre Drieu La Rochelle|Drieu La Rochelle]], contro il quale nel 1915 ho scambiato colpi di fucile. [...] Céline, con le unghie sporche: entro ora in una fase nella quale la vista dei nichilisti mi diviene fisicamente insopportabile.<ref name=junger1988/>}} Laddove Jünger usa il nome vero di Céline, gli aspetti più negativi vengono attenuati, mentre utilizza il nome ''Merline'', per illustrare appieno la propria avversione per l'antisemitismo di Céline: nel 1994, in una lettera a Helmut Krausser, pubblicata dallo ''[[Der Spiegel|Spiegel]]'',<ref name="Krausse">''Ernst Jünger enttarnt den Antisemiten Céline'' (E. J. smaschera l'antisemita Céline), ''Der Spiegel'', 23/1994, 5 giugno 1994, p. 178.</ref> Jünger confermò direttamente che il personaggio sgradevole "Merline" di ''Irradiazioni'', il suo diario parigino del periodo bellico, era ricalcato sullo stesso Céline, ma ne cambiò il nome per non offenderlo.
Per esempio, nel pomeriggio del 7 dicembre 1941, presso l'[[Istituto tedesco]], incontrò Céline, che lo stupì con discorsi selvaggiamente [[Antisemitismo|antisemiti]]. Jünger espresse il suo disgusto per "gente del genere" nel suo diario.
{{quote|Fra gli altri c’era Merline, grande, ossuto, forte, un po’ goffo, vivace nella discussione, anzi nel monologo. È caratteristico quel suo sguardo da maniaco introvertito, che riluce come dal fondo di una caverna. Non guarda né più a sinistra né a destra: si ha l’impressione che cammini incontro a una meta sconosciuta. "Io ho la morte sempre al mio fianco", e indica una sedia come se ci fosse seduto sopra un cagnolino. È sorpreso, urtato di sentire che noi soldati non fuciliamo, non impicchiamo e non sterminiamo gli ebrei; sorpreso che qualcuno, avendo una baionetta a disposizione, non ne faccia un uso illimitato. "Se i bolscevichi fossero a Parigi vi darebbero un esempio, vi mostrerebbero come si pettina la popolazione, quartiere per quartiere, casa per casa. E avessi io la baionetta, saprei cosa farne".<ref name=junger1988>{{Cita libro|titolo=Strahlungen I (Gärten und Straßen – Das erste Pariser Tagebuch – Kaukasische Aufzeichnungen|url=https://archive.org/details/strahlungeni0000erns|titolotradotto=Irradiazioni I (Giardini e strade - Il primo diario di Parigi - Documenti caucasici|autore=Ernst Jünger|editore=Dt. Taschenbuch-Verlag|anno=1988|città=Monaco di Baviera|p=[https://archive.org/details/strahlungeni0000erns/page/279 279]|isbn=9783423109840|lingua=de}}</ref>}}
Inoltre, rivela che nella traduzione in francese del 1951, la redattrice e scrittrice [[Banine]], che detestava Céline, volle utilizzare il nome vero al posto dello pseudonimo, con la conseguenza di una causa di diffamazione contro Jünger. Per trarre d'impaccio Banine, che era anche una sua amica, Jünger disse, quando fu interrogato, che si era trattato di un semplice refuso.<ref>Antonio Gnoli. Franco Volpi, ''cit.'', pp. 93-94.</ref><ref name="Krausse"/>
Per comprendere l'avversione di Jünger nei confronti degli antisemiti è significativo ciò che Jünger scrive il 7 giugno del 1942, e che verrà pubblicato successivamente sempre in ''Irradiazioni'':
{{citazione |In Rue Royale ho incontrato per la prima volta nella mia vita la [[Stella di David#Uso presso i nazisti|stella gialla]], portata da tre ragazzine che passavano a braccetto. Questi distintivi sono stati rilasciati ieri... Ho visto la stella più spesso nel pomeriggio. Considero questa una data cruciale, anche nella mia storia personale. Uno spettacolo del genere non è privo di ripercussioni - perciò mi sono subito vergognato di indossare in quel momento l'uniforme.}}
Un'altra testimonianza, seppur indiretta, è quella del medico francese ebreo Germain Sée, il quale riferì che, mentre indossava la stella gialla, ricevette un [[saluto militare]] da un ufficiale tedesco in Avenue Kléber nel giugno 1942. Jünger lo confermò dopo la guerra e scrisse a Sée di aver "sempre salutato la stella"<ref>Philippe Barthelet: ''Le dernier chevalier'' (L'ultimo cavaliere). In: Stesso autore (a cura di): ''Ernst Jünger.'' Lausanne 2000, p. 18.</ref>. Tuttavia, secondo il critico letterario e scrittore tedesco Helmut Böttiger, Jünger sarebbe stato così sprezzante nei confronti degli aspetti più turpi dei nazisti solo come un mezzo per la propria autoesaltazione ("Selbstüberhöhung"), poiché nel suo diario non si troverebbe una sola parola sulla reale situazione a Parigi e sulla brutale persecuzione degli ebrei e degli oppositori politici.<ref name="Bötti#">{{Cita web|titolo=Ganz hart am Nichts|titolotradotto=Molto duro con nulla|autore=Helmut Böttiger|url=https://www.deutschlandfunk.de/strahlungen-100.html|sito=[[Deutschlandfunk]].de|data=18 dicembre 2022|accesso=2 aprile 2022|lingua=de}}</ref>
Nel 1942 iniziò la stesura del [[Trattato (letteratura)|trattato]] ''Der Friede'' (La pace), che voleva essere un appello alla gioventù europea e conteneva richieste di espiazione dei crimini e di superamento dello [[Stato nazionale]]<ref>Heimo Schwilk, ''Ernst Jünger – Leben und Werk in Bildern und Texten''. Klett-Cotta 2010, p.136.</ref>. All'epoca, Jünger era membro dello staff del comandante militare in Francia, il [[generale]] di [[fanteria]] e poi combattente della resistenza [[Carl-Heinrich von Stülpnagel]] (cugino del comandante di occupazione Otto von Stülpnagel). Stülpnagel inviò Jünger nel [[Catena del Caucaso|Caucaso]] il 21 novembre 1942. Lì Jünger continuò la sua opera diaristica con il titolo ''Kaukasische Aufzeichnungen'' (Note caucasiche), che fu anche incluso nelle ''Irradiazioni''. Nel [[Caucaso]] fu testimone di azioni omicide commesse dagli ''[[Einsatzgruppen]]''. Jünger scrisse: "Un disgusto mi coglie da allora per le uniformi, le spalline, le medaglie, il vino, le armi, il cui splendore ho tanto amato"; tuttavia, secondo Morat, egli applicò una generalizzazione storico-filosofica ai crimini, e i suoi [[Schemi di conoscenza|schemi interpretativi]] gli permisero di far passare lo sguardo disgustato come una visione superiore del contesto storico-filosofico<ref>Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit.'' Wallstein, Göttingen 2007, p. 268.</ref>. Il Caucaso divenne così il disastro del programma percettivo che aveva sviluppato, tra l'altro, ne ''L'operaio''<ref>Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit.'' Wallstein, Göttingen 2007, p. 265.</ref>. Rientrò a Parigi il 9 gennaio 1943<ref>Hannes Heer: ''Das Schweigen des Hauptmanns Jünger. Ernst Jüngers Reise an den Kaukasus'' (Il silenzio del capitano Jünger. Il viaggio di E. J. nel Caucaso). In: Moritz Bassler, Ewout van der Knaap, ''Die (k)alte Sachlichkeit: Herkunft und Wirkungen eines Konzepts'' (La vecchia (fredda) oggettività: origine e conseguenze di un concetto), Königshausen & Neumann, 2004, p.114.</ref>.
==== Contatti con la resistenza della Wehrmacht ====
Secondo Daniel Morat, Jünger aveva contatti diretti con gli ambienti della [[Resistenza tedesca|resistenza all'interno della Wehrmacht]] a Parigi ed era anche parzialmente coinvolto nelle loro considerazioni tattiche<ref>Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit.'' Wallstein, 2007, p. 270.</ref>. Dopo il fallimento dell'[[operazione Valchiria]], in cui [[Claus Schenk von Stauffenberg]] aveva tentato di uccidere Hitler ponendo una bomba alla [[Tana del Lupo]], Jünger annotò nel suo ''Zweiten Pariser Tagebuch'' (Secondo diario parigino), senza alcun commento, un'affermazione fatta in una conversazione con lui da [[Max Hattingen]], un capitano dello Stato Maggiore di Parigi, che riassunse gli eventi con le parole: "Aveva il serpente gigante nel sacco e l'ha fatto uscire di nuovo". Hattingen si riferiva al fatto che Carl-Heinrich von Stülpnagel era riuscito prima a far arrestare a Parigi i più importanti funzionari e capi delle [[SS]], dell'[[Sicherheitsdienst|SD]] e della [[Gestapo]], per poi rimetterli in libertà dopo che il fallimento dell'attentato era certo<ref>Heimo Schwilk: ''Ernst Jünger: ein Jahrhundertleben: die Biografie.'' Piper 2007, p. 417.</ref>. Anche il nome di Jünger sarebbe stato nell'elenco di quelli da processare e condannare a morte ma lo stesso Hitler avrebbe detto ai gerarchi "Jünger non si tocca", depennando il nome dalla lista.<ref>Luigi Iannone, ''Jünger e Schmitt. Dialogo sulla modernità''. Introduzione di Marcello Staglieno. Armando Editore, 2009.</ref>
==== Ritorno a casa e destino del figlio ====
Dopo l'[[operazione Overlord]] e la [[liberazione di Parigi]] da parte degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], Jünger lasciò la capitale francese con le truppe tedesche in ritirata e tornò in Germania, dove fu congedato dalla Wehrmacht come capitano nel settembre 1944 all'età di 49 anni a causa dei suoi contatti con la resistenza in quanto "indegno del servizio militare"<ref>Matthias Schöning: ''Ernst Jünger-Handbuch: Leben – Werk – Wirkung,'' Springer, 2014, p. 303.</ref>. Si ritirò a [[Kirchhorst]], in Bassa Sassonia, dove verso la fine della guerra, in qualità di comandante del [[Volkssturm]], ordinò di non opporre resistenza all'avanzata delle truppe alleate.
Il figlio di Jünger, Ernst, detto Ernstel, fu arrestato nel 1944 all'età di 17 anni insieme al suo migliore amico [[Wolf Jobst Siedler]] nel collegio [[Hermann Lietz-Schule Spiekeroog]], dove andavano a scuola. Gli alunni erano anche [[HJ-Marinehelfer|ausiliari della marina]]. Un compagno di scuola li aveva [[Denunciare|denunciati]] a un ufficio superiore, riferendo che durante il loro servizio per la Marina avevano fatto "continuamente commenti critici nei confronti del regime e [[Disfattismo|disfattisti]]". Ernstel aveva persino detto, tra le altre cose, che "Hitler deve essere 'impiccato'". Si trattava di reati gravi nell'era nazionalsocialista e c'era il rischio di un procedimento penale davanti al [[Tribunale del Popolo]], dove tali affermazioni erano solitamente punite con la [[pena di morte]]. Grazie all'intercessione di Jünger presso i superiori militari dei due ragazzi, si [[Giurisdizione militare (nazionalsocialismo)|svolse una corte marziale]] in cui entrambi furono condannati al carcere e [[Libertà vigilata|rilasciati con la condizionale]] sei mesi dopo<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, 2007, ISBN 3-88680-852-1, p. 527 sgg.</ref>. Ernst si arruolò volontario nei ''[[Panzergrenadier]]'' delle [[Waffen-SS]] per evitare l'arresto da parte della Gestapo. Il 29 novembre 1944 fu ucciso in Italia, vicino a [[Carrara]].<ref>Antonio Gnoli, Franco Volpi, ''cit.'', p. 130.</ref> Ernst Jünger e sua moglie nutrirono a lungo seri dubbi sul fatto che il figlio, in realtà, non fosse stato "[[Omicidio mirato|eliminato]]" di proposito<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, 2007, ISBN 3-88680-852-1, p. 529.</ref>.
=== Periodo del dopoguerra ===
==== Divieto di pubblicazione ====
[[File:Maison_ernst_jünger_wilflingen.jpg|miniatura|La casa di Jünger a Wilflingen]]
[[File:Juengerschreibtisch-1.jpg|miniatura|La scrivania di Ernst Jünger a Wilflingen]]
Dopo la guerra, Jünger si rifiutò di compilare il modulo degli Alleati per la cosiddetta [[denazificazione]] e gli fu quindi vietato di pubblicare nella [[zona di occupazione britannica]] fino al 1949, quando nacque la [[Germania Ovest]].<ref>Bernd Mattheus, ''Cioran: Portrait eines radikalen Skeptikers'' ([[Emil Cioran|Cioran]]: ritratto di uno scettico radicale), Matthes & Seitz 2007, p. 217.</ref>. Suo fratello Friedrich Georg Jünger commentò: "Ernst accettò il fatto di essere considerato "incriminato" e che gli fosse impedito di pubblicare in quanto "pioniere" del nazionalsocialismo, e volle persuadere anche sé stesso di considerare la cosa come una "distinzione". Secondo il fratello, egli attendeva con impazienza la pubblicazione di ''La pace'' in Germania, la cui edizione a stampa circolò ad [[Amsterdam]] a partire dal 1946<ref>Jörg Magenau: ''Brüder unterm Sternenzelt: Friedrich Georg und Ernst Jünger. Eine Biographie.'' Klett-Cotta, Stuttgart 2012, p. 191.</ref>. Dopo una festa di compleanno per il fratello a Überlingen, si recò a [[Friburgo in Brisgovia|Friburgo]] con [[Vittorio Klostermann]], dove incontrò per la prima volta [[Martin Heidegger]]. Secondo Daniel Morat, questo incontro sembra essere stato così duraturo che Jünger si trasferì a [[Ravensburg]], nella [[zona di occupazione francese]], nel dicembre 1948<ref>Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit.'' Wallenstein 2007, p. 330 sgg.</ref>. Nell'estate del 1950 si trasferì a [[Wilflingen (Langenenslingen)|Wilflingen]] su invito personale di Friedrich [[Stauffenberg|von Stauffenberg]]<ref>Vgl. Christophe E. Fricker (Hrsg.): ''Ernst Jünger, André Müller. Gespräche über Schmerz, Tod und Verzweiflung'' (E. J., André Müller. Dialoghi sul dolore, la morte e la disperazione), Böhlau, Köln 2015, p. 78.</ref>. Lì Jünger abitò dapprima nel castello e, dalla primavera del 1951 fino alla sua morte, nella casa del guardaboschi, costruita nel 1727 da [[Johann Franz Schenk von Stauffenberg|Johann Franz Schenk Freiherr von Stauffenberg]], [[principe-vescovo]] di [[Costanza (Germania)|Costanza]] e [[Augusta (Germania)|Augusta]], appartenente in precedenza all'ex capo guardaboschi degli [[Stauffenberg|Schenken von Stauffenberg]].
Jünger conobbe il giornalista [[Armin Mohler]] quando questi pubblicò un articolo di elogio sulla [[Die Weltwoche|''Weltwoche'']] nel 1946. Da ciò nacque un contatto personale che portò Jünger a proporgli di diventare segretario, incarico che Mohler mentenne dal 1949 al 1953<ref>Armin Pfahl-Traughber, ''Konservative Revolution und Neue Rechte: Rechtsextremistische Intellektuelle gegen den demokratischen Verfassungsstaat'' (La rivoluzione conservatrice e la nuova destra: gli intellettuali dell'estrema destra contro lo stato costituzional-democratico), Leske + Budrich 1998, p. 165.</ref>. Nel 1949 Jünger incontrò [[Albert Hofmann]], che per primo sintetizzò l'[[LSD]], e insieme sperimentarono la [[psichedelia]], esperienza da cui scaturì un lungo carteggio tra i due<ref>[https://kaliyuga.wordpress.com/2024/03/17/albert-hofmann-ernst-junger-lsd-carteggio-recensione// recensione al ''Carteggio'' Jünger-Hofmann, dalla "Lettura" del ''Corriere della Sera'' del 5 novembre 2017]</ref> e in seguito una novella direttamente ispirata alle sue esperienze con l'LSD (''[[Visita a Godenholm]]'')<ref>Heimo Schwilk, ''Ernst Jünger – Leben und Werk in Bildern und Texten.'' Klett-Cotta 2010, p. 224.</ref>.
{{citazione|Per me fu un'esperienza importante, che ho cercato di descrivere in ''Avvicinamenti''. In verità, mi ero interessato a questo fenomeno e avevo scritto sugli effetti delle sostanze allucinogene già prima di conoscere Hofmann. Se ne trovano tracce nel ''Cuore avventuroso''… ero interessato a conoscere il rapporto tra il nuovo allucinogeno e la creatività artistica… fu un'esperienza armonica, piena di colori, accompagnata dalla musica trasfigurata e amplificata di un brano di [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]] che ascoltavamo.<ref>Antonio Gnoli, Franco Volpi, ''cit.'', pp. 98-100.</ref>}}
==== Ultime opere ====
Dopo l'abolizione del divieto di pubblicazione nel 1949, ''Irradiazioni'' fu pubblicato e divenne il bestseller dell'anno in Germania. In poche settimane furono vendute 20.000 copie del diario<ref name="Helmut Peitsch 1949">Helmut Peitsch: ''Deutschlands Gedächtnis an seine dunkelste Zeit. Zur Funktion der Autobiographik in den Westzonen Deutschlands und den Westsektoren von Berlin 1945 bis 1949'' (La memoria della Germania del suo periodo più buio. Sulla funzione dell'autobiografia nelle zone occidentali della Germania e nei settori occidentali di Berlino dal 1945 fino al 1949), Berlino 1990, p. 234.</ref>. La seconda opera pubblicata nell'autunno del 1949 fu il romanzo [[Heliopolis (romanzo)|''Heliopolis'']], a cui Jünger aveva lavorato dal gennaio 1947 al marzo 1949. Kiesel lodò ''Heliopolis'', e lo definì un "romanzo inattuale" ("unzeitgemäßigen Roman"), in [[Considerazioni inattuali|senso nietzschiano]], e "magnifico"<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, p. 506.</ref>. Secondo Reinhard Mehrling, Kiesel non apprezzò, come ad esempio [[Peter Koslowski]], l'opera tarda di Jünger come una grande filosofia della storia rispetto ai suoi primi lavori<ref>Reinhard Mehring: ''Kiesel, Helmuth: Ernst Jünger. Die Biograhie.'' Recensione in: ''Historische Literatur.''Volume 5, 2007,Quaderno 4, p. 236.</ref>.
Nel 1951 Jünger scrisse il saggio ''[[Trattato del Ribelle]]'', una sorta di inno alla [[Resistenza (politica)|resistenza]] contro il [[totalitarismo]] e il conformismo<ref>Peter D. Krause: ''Angepasste Welt: Studien, Reden, Essays über rhetorische Kultur und romantische Politik'' (Mondo adatto: studi, discorsi, saggi sulla cultura retorica e la politica romantica), Quartus-Verlag, 2009, p. 160.</ref>. Secondo un libro di lettura russo per studenti tedeschi, la continuazione e la conclusione di questo tema si trovano nel romanzo ''[[Eumeswil]]'', pubblicato nel 1977<ref>Christine Ardos, Mykola Kudin: ''Aus den Werken der gegenwärtigen deutschsprachigen Schriftsteller. Ein Lesebuch für Deutschstudierende'' (Dalle opere degli scrittori contemporanei di lingua tedesca. Un libro di lettura per studenti tedeschi), Nova-Verlag 2012, p. 113.</ref>. Secondo [[Bernd A. Laska]], in esso Jünger sviluppa la figura del ''Waldgänger'' in quella dell{{'}}''[[anarca]]'', facendo riferimento soprattutto a [[Max Stirner]] e al suo libro ''[[L'Unico e la sua proprietà]]'', pubblicato nel 1844<ref>Bernd A. Laska: ''„Katechon“ und „Anarch“. Carl Schmitts und Ernst Jüngers Reaktionen auf Max Stirner.'' LSR, Nürnberg 1997, ISBN 3-922058-63-9. ({{cita testo|titolo=Inhalt, Leseprobe, Register|url=http://www.lsr-projekt.de/msstudien.html#ss3}}).</ref>. Dal 1959 al 1971, Jünger è stato direttore, insieme a [[Mircea Eliade]], della rivista culturale ''[[Antaios (rivista)|Antaios]]'', pubblicata da [[Ernst Klett Verlag]]<ref>Ulrich van Loyen: ''Antaios. Zeitschrift für eine freie Welt''. in: M. Schöning (Hrsg.): ''Ernst Jünger Handbuch.'' Metzler, Stuttgart 2004, pp. 223–225.</ref>.
[[File:Ernst_Klett_und_Ernst_Juenger.jpg|miniatura| Ernst Jünger nel 1984 con l'editore [[Ernst Klett (editore, 1911)|Ernst Klett]]]]
Dopo la morte della prima moglie Gretha (1960), Jünger sposò [[Liselotte Lohrer]] (1917–2010)<ref>{{cita testo|url=http://www.focus.de/kultur/buecher/literatur-liselotte-juenger-gestorben_aid_548178.html|titolo=Nachruf im Focus. Liselotte Jünger gestorben |titolotradotto=Necrologio su Focus. Morta Liselotte Jünger|accesso=7 aprile 2023|dataarchivio=28 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210228042535/https://www.focus.de/kultur/buecher/literatur-liselotte-juenger-gestorben_aid_548178.html|lingua=de|urlmorto=sì}}; Geburtsjahr nach {{cita testo|url=http://www.focus.de/kultur/medien/ernst-juenger-gegen-die-zeit_aid_158652.html|titolo=Gegen die Zeit|titolotradotto=Contro il tempo|lingua=de}} In: ''focus.de.'' 25. März 1996, abgerufen am 25. Januar 2013.</ref>, [[Dottorato (PhD)|dottoranda]] in [[germanistica]], che, tra l'altro, istituì e gestì l'Archivio Cotta nella [[Deutsches Literaturarchiv Marbach]]. Nei suoi scritti, Jünger è solito riferirsi a lei con il nomignolo di "piccolo toro". Si occupò anche dell'edizione delle opere del marito presso Klett-Cotta. Il fratello di Jünger, Friedrich Georg, morì il 20 luglio 1977.
==== Cerimonia di consegna del Premio Goethe ====
Il 17 maggio 1982, il consiglio di amministrazione del [[Premio Goethe]] di Francoforte decise di premiare Ernst Jünger. A proporlo è stato il fiduciario [[Rudolf Hirsch (scrittore)|Rudolf Hirsch]], uno scrittore ebreo emigrato dalla Germania nel 1933<ref>{{de}} Lutz Hagestedt, ''Ambivalenz des Ruhmes: Ernst Jüngers Autorschaft im Zeichen des Goethepreises'' (Ambivalenza della fama: la paternità letteraria di Ernst Jünger all'insegna del Premio Goethe). In: Lutz Hagestedt (Hrsg.): ''Ernst Jünger: Politik – Mythos – Kunst.'' p. 168 e sgg., p. 171.</ref>.
Il deputato della [[Unione Cristiano-Democratica di Germania|CDU]] [[Horst Geipel]] è stato uno dei primi a criticare la decisione sul [[Frankfurter Allgemeine Zeitung|FAZ]]. Egli sostenne che Jünger non aveva diritto a tale onorificenza perché il suo libro sulle droghe aveva dato la parola a "eroinomani" ("Fixern") e "spinellatori" ("Haschern"). Anche l'opposizione nel parlamento della città di Francoforte, composta dall'[[SPD]] e dai [[Alleanza 90/I Verdi|Verdi]], protestarono contro questa decisione. I Verdi dichiararono: "Per noi è relativamente indifferente se Ernst Jünger sia uno scrittore buono o cattivo. È stato indiscutibilmente un precursore ideologico del fascismo e un portatore del nazionalsocialismo dalla testa ai piedi. Un glorificatore della guerra e un nemico dichiarato della democrazia. Era ed è una persona assolutamente immorale". Anche la SPD si oppose al premio e dichiarò che Jünger era "virtualmente prefascista" e non si adattava alla "tradizione umanistica" del Premio Goethe<ref>{{de}} Niels Penke, ''Jünger und die Folgen.'' Springer Verlag, 2018, p. 118.</ref>.
Per la cerimonia di premiazione del 28 agosto 1982 nella [[Paulskirche]] di Francoforte, il luogo simbolo della democrazia tedesca, ci fu un massiccio dispiegamento della polizia. Nella Paulskirche stessa, quasi tutti gli esponenti politici di punta erano assenti. Jünger dovette attraversare una fila di oppositori in protesta. Su striscioni e volantini, gli vennero rivolte frasi tratte dalle prime opere di Jünger, come "Odio la democrazia come la peste"<ref>{{de}} Lutz Hagestedt, ''Ambivalenz des Ruhmes: Ernst Jüngers Autorschaft im Zeichen des Goethepreises.'' In: Lutz Hagestedt (Hrsg.): ''Ernst Jünger: Politik – Mythos – Kunst.'' pp. 167–179, qui p. 171.</ref>. Nel suo discorso alla cerimonia di premiazione, Jünger espresse la sua incomprensione per le critiche<ref>{{cita web|url=https://www.deutschlandfunkkultur.de/umstrittene-ehrung.932.de.html?dram:article_id=129814|autore=Christian Berndt|titolo=Umstrittene Ehrung<!--Onorificenza contestata-->|editore=[[Deutschlandfunk]]|data=28 agosto 2007|lingua=de|accesso=6 settembre 2020}}</ref>.
==== Gli ultimi anni e la morte ====
Ernst Jünger viaggiò e scrisse fino a poco prima della sua morte. Alcuni dei suoi viaggi tra il 1929 e il 1964 sono stati registrati negli [[Diari di viaggio di Ernst Jünger|undici diari di viaggio di Jünger]]. Il racconto giallo ''[[Un incontro pericoloso]]'' fu pubblicato nel 1985. Nel 1986 si recò a [[Kuala Lumpur]] per vedere la [[cometa di Halley]] per la seconda volta nella sua vita. Ne riferisce nel diario ''Due volte la cometa'', che fa anche parte della sua opera magna diaristica ''Siebzig verweht''<ref>Verweht", va inteso, qui, nel senso di "vergangen" o "vorbei", cioè: passati, andati.</ref>. Come indica il titolo dell'opera, Jünger iniziò questo diario della vecchiaia dopo il suo 70º compleanno (1965) e lo continuò fino alla primavera del 1996.
[[File:Friedhof_(Wilflingen)_2.jpg|miniatura|La tomba di Jünger a Wilflingen]]
Il 20 luglio 1993, l'allora [[presidente francese]] [[François Mitterrand]] e l'allora [[Cancelliere federale della Germania|cancelliere tedesco]] [[Helmut Kohl]] visitarono Jünger nella casa forestale di Stauffenberg a Wilflingen.<ref>Antonio Gnoli, Franco Volpi, ''cit.'', p. 139.</ref> Il 26 settembre 1996, Jünger si convertì alla fede [[cattolica romana]]. La sua conversione divenne nota solo dopo la sua morte, avvenuta all'[[Sana Kliniken Landkreis Biberach|ospedale]] di [[Riedlingen]] nel 1998, all'età di 102 anni<ref>Helmuth Kiesel: ''Eintritt in ein kosmisches Ordnungswissen. Zwei Jahre vor seinem Tod: Ernst Jüngers Konversion zum Katholizismus'' (Ingresso nella dottrina dell'ordine universale). In: ''[[Frankfurter Allgemeine Zeitung|FAZ]]'', 29 Marzo 1999, p. 55.</ref>. Ai funerali di Jünger parteciparono 2.000 persone, tra cui [[Erwin Teufel]], primo ministro del Baden-Württemberg, un rappresentante del governo tedesco a Bonn e cinque [[Generale|generali]] della [[Bundeswehr]].
In memoria di Ernst Jünger, lo scultore di [[Aquisgrana]] [[Wolf Ritz]] realizzò un busto che inizialmente fu collocato a Wilflingen, ma che da allora è stato acquisito dal ''Deutschen Literaturarchiv Marbach''<ref>Foto sulla Homepage di Wolf Ritz: {{cita testo|url=https://www.wolf-ritz.de/skulpturen-und-b%C3%BCsten?pgid=kn4k5xnf-79993e0d-b19b-4b80-bb57-d32f4d0398cf|titolo=''Wolf Ritz: Porträtbüste Ernst Jünger.''}}</ref>.
=== Ordini e onorificenze ===
[[File:Plaque_histoire_maison_jünger_wilflingen.jpg|miniatura|Targa commemorativa a Wilflingen]]
* 1916 [[Croce di Ferro|Croce di ferro]] (1914), II e I classe
* 1917 [[Ordine di Hohenzollern]], croce di cavaliere con spade
* 1918 [[Distintivo per feriti]] (1918) in oro
* 1918 [[Pour le Mérite]] (classe militare)
* 1939 [[Croce di Ferro]] di II classe
* 1956 [[Premio letterario della città di Brema]] (per ''Terra sarda''); premio culturale della città di [[Goslar]]
* 1959 [[Ordine al merito di Germania|Gran Croce Federale dell'Ordine al Merito]] della Repubblica Federale di Germania
* 1960 Cittadino onorario del comune di [[Wilflingen (Langenenslingen)|Wilflingen]]
* 1960 Premio onorario del [[Circolo culturale dell'economia tedesca|Kulturkreis der deutschen Wirtschaft im BDI e. V.]]<ref>''{{cita testo|url=https://www.kulturkreis.eu/uploads/000/003/288/literaturpreistrger_bis_2019.pdf|titolo=1953–1989 Förderpreise, Ehrengaben.}}'' In: ''Kulturkreis der deutschen Wirtschaft im BDI e.V. – Gremium Literatur'', (PDF; 121 kB), aufgerufen am 29. November 2019.</ref>
* 1965 Cittadino onorario della città di [[Rehburg]]; [[Premio Immermann]] della città di Düsseldorf
* 1970 Medaglia d'oro [[Premio Freiherr-vom-Stein|Freiherr vom Stein]] della Fondazione Alfred Toepfer FVS
* 1973 Premio letterario dell'Accademia di Amriswil (organizzatore: Dino Larese; ''Laudationes'': [[Alfred Andersch]], [[François Bondy]], [[Friedrich Georg Jünger]])
* 1974 [[Schiller-Gedächtnispreis|Premio Schiller]] dello Stato del Baden-Württemberg
* 1977 Aigle d'Or della città di [[Nizza]]; [[Ordine al merito di Germania|Gran Croce Federale al Merito con stella]]
* 1979 Médaille de la Paix della città di [[Verdun]]
* 1980 [[Ordine al merito dello Stato di Baden-Württemberg|Medaglia al merito dello Stato del Baden-Württemberg]]
* 1981 Prix Europa-Littérature della Fondation Internationale pour le Rayonnement des Arts et des Lettres; [[Premio mondiale Cino Del Duca|Premio mondiale Cino del Duca]] (Parigi); Medaglia d'oro della [[Società Humboldt]]
* 1982 [[Premio Goethe|Premio Goethe della città di Francoforte]]
* 1983 Cittadino onorario della città di [[Montpellier]]; Premio Circeo dell'Associazione Amicizia Italo-Germanica (Associazione per l'Amicizia italo-tedesca)
* 1985 [[Ordine al merito di Germania|Gran Croce al Merito con Stella e Nastro]]
* 1986 Premio Mediterraneo; [[Ordine di Massimiliano per le scienze e le arti|Ordine Massimiliano per la Scienza e l'Arte]]
* 1987 Premio di Tevere (assegnato da [[Francesco Cossiga]] a Roma)
* 1989 [[Dottorato honoris causa]] dell'[[Università dei Paesi Baschi]] a [[Bilbao]]
* 1990 [[Premio d'arte dell'Alta Svevia]]
* 1991 Cavaliere dell'Ordine di [[Alessandro Magno]] (premiato da [[Roger Peyrefitte]] a Parigi)
* 1993 Gran Premio della Giuria alla [[Biennale di Venezia]]
* 1993 [[Premio Robert Schuman (Fondazione Alfred Toepfer)]]
* 1995 Dottorato honoris causa dalla Facoltà di Filosofia dell'[[Università Complutense di Madrid]]
* 1995 membro onorario della DGaaE ([[Deutsche Gesellschaft für allgemeine und angewandte Entomologie]])
In occasione del 90º compleanno di Ernst Jünger, nel 1985, lo Stato del Baden-Württemberg ha istituito, con il consenso dello scrittore, il [[Ernst-Jünger-Preis für Entomologie|Premio Ernst Jünger per l'Entomologia]]. Dal 1986, questo premio viene assegnato ogni tre anni a scienziati che si sono distinti per un lavoro eccezionale nel campo dell'[[entomologia]]. Ernst Jünger è stato l'ultima persona vivente a ricevere la [[Pour le Mérite]] nella classe militare{{Da chiarire|2=a ricevere uno stipendio onorario?}} e quindi anche l'ultimo destinatario di una decorazione onoraria ai sensi del §11 della [[legge sui titoli, gli ordini e le decorazioni]] del 1957.
== Ricezione ==
Diversi autori, come il biografo di Jünger Helmuth Kiesel o il politologo Sven-Olaf Berggötz, descrivono Ernst Jünger come lo "scrittore tedesco più controverso del XX secolo"<ref>Sven-Olaf Berggötz: ''Ernst Jünger und die Politik.'' In: Ernst Jünger: ''Politische Publizistik 1919–1933.'' Hrsg., commentato e con una postfazione di Sven-Olaf Berggötz, Stuttgart 2001, p. 834.</ref>. I contemporanei lo accusavano già durante l'epoca nazionalsocialista di essere stato un precursore intellettuale del nazionalsocialismo. Ciò è continuato nel dopoguerra fino a quando, dalla fine degli anni Settanta, grazie al lavoro di Karl Heinz Bohrer, i suoi scritti sono stati considerati anche per la loro qualità estetica.
=== Rapporto con il nazionalsocialismo ===
Secondo Armin Kerker, Ernst Jünger era considerato da molti suoi contemporanei degli anni '20 e '30 un "radicalizzato", o uno scrittore nazionalsocialista o comunque uno scrittore "in sintonia con il nazionalsocialismo"<ref name="Kerker">Armin Kerker: ''Ernst Jünger – Klaus Mann. Gemeinsamkeit und Gegensatz in Literatur und Politik. Zur Typologie des literarischen Intellektuellen'' (Ernst Jünger- Klaus Mann. Comunanza e contrapposizione in letteratura e in politica. Sulla tipologia dell'intellettuale letterato), Bouvier 1974, p. 92 sgg.</ref>. Nel 1932, ad esempio, [[Ernst Günther Gründel]] lo annoverava tra gli "ortodossi della NSDAP" e lo considerava, insieme a Niekisch, [[Franz Schauwecker]], [[Albrecht Erich Günther]] e [[Gregor Strasser]], un "nazionalcomunista"<ref>Armin Kerker: ''Ernst Jünger – Klaus Mann. Gemeinsamkeit und Gegensatz in Literatur und Politik. Zur Typologie des literarischen Intellektuellen.'' Bouvier 1974, p. 25.</ref>. Dopo la guerra, nel 1958, Ernst Niekisch lo accusò di aver deviato verso l'"interiorità" quando si trattava di appartenere al "fronte bolscevico o fascista". Arnolt Bronnen, secondo Kerker, che era dalla parte dei fascisti in questa questione, e si opponeva all'opposizione del circolo di Jünger al [[Regime (politica)|regime]], affermò che il "[[catechismo]]" di questo circolo conteneva già "in una forma tratta da Nietzsche e [[Stefan George|George]], l'intera [[ideologia]] del nazionalsocialismo da Hitler a Goebbels e [[Alfred Rosenberg|Rosenberg]]"<ref name="Kerker" />. Dopo la guerra, Bronnen ammise che la sua ammirazione per Jünger era stata la ragione per cui si era avvicinato al movimento nazionalsocialista<ref>Matthias Heilmann: ''Leopold Jessner – Intendant der Republik. Der Weg eines deutsch-jüdischen Regisseurs aus Ostpreußen'' (Leopold Jessner - Intendente della repubblica. Il percorso di un regista ebreo-tedesco della [[Prussia orientale]]), Walter de Gruyter 2005, p. 318 sgg.</ref>.
In un dibattito del dopoguerra negli studi tedeschi su ''L'operaio'' di Jünger, si disse che il libro aveva "una forte affinità con il fascismo e il nazionalsocialismo". Gli slogan erano costituiti da espressioni come "concetto fascista di modernità" (Uwe-K. Ketelsen), o "costituzione del nazionalsocialismo" ([[Fritz J. Raddatz]]). Il biografo di Jünger, Helmuth Kiesel, non ha negato il concetto totalitario presente nell{{'}}''Operaio'', da cui i nazionalsocialisti poterono attingere idee e riflessioni. Lo stesso Jünger ammise, nelle sue osservazioni retrospettive su Hitler, che questi, "presumibilmente per interposta persona", riprese alcune formulazioni" de ''L'operaio'' e della ''Mobilitazione totale'' nello "scrigno dei suoi slogan". Allo stesso tempo, però, Jünger fece anche notare che una recensione ostile era apparsa sul giornale nazionalsocialista ''Völkischer Beobachter''<ref name="Kiesel 357f">Helmuth Kiesel, Ernst Jünger: ''Die Biographie.'' Siedler Verlag 2007, p. 357 sgg.</ref>. Per Kiesel, questa recensione di [[Thilo von Trotha (funzionario nazista)|Thilo von Trotha]] sul ''Völkischer Beobachter'' del 22 ottobre 1932, rappresentava un "brusco rifiuto" dovuto a "differenze ideologiche". Non adottò l'opinione espressa anni prima da Rolf-R. Henrich, secondo cui ''L'operaio'' era un libro scandaloso per i nazionalsocialisti solo perché Jünger vi aveva negato "la questione fondamentale di tutta l'esistenza [...], il problema del [[Blut und Boden|sangue e del suolo]]". Ernst Jünger, minacciava von Trotha in questa recensione, si stava quindi avvicinando con la sua opera letteraria alla "zona degli spari alla nuca"<ref>Rolf-R. Henrich: ''Das beste Recht wird sinnlos ohne den Gerechten: Zum 100. Geburtstag Ernst Jüngers'' (Il miglior diritto diventa insensato senza il giusto: per i cento anni di Ernst Jünger). In: Hermann Weber (Hrsg.): ''Recht, Staat und Politik im Bild der Dichtung'' (Diritto, Stato e politica nell'immagine della poesia), Berlino 2003, p. 147 sgg.</ref>. A proposito di questo episodio, Kiesel affermò, come ulteriore differenza ideologica rispetto a von Trotha, che Jünger non aveva un concetto biologico di razza<ref name="Kiesel 357f" />.
Già durante la dittatura nazionalsocialista, [[Golo Mann]] nel 1934, [[Siegfried Marck]] e [[Hermann Rauschning]] nel 1938 e [[Karl Löwith]] nel 1941, considerarono Jünger un precursore della catastrofe tedesca<ref name="Schloßberger"/>. Nel ''[[Enciclopedia Brockhaus|Volksbrockhaus]]'' del 1941 si legge: "Jünger, Ernst, scrittore politico e poeta, nato nel 1895, nelle sue opere, in particolare nei suoi libri di guerra ('[[Nelle tempeste d'acciaio]]'), oppose l'idea nazionalista ed eroica allo spirito borghese"<ref>''Der Volks-Brockhaus.'' Deutsches Sach- und Sprachwörterbuch für Schule und Haus […]. Nona edizione migliorata, A–Z. Brockhaus, Lipsia 1941, p. 327.</ref>.
L'accoglienza di Jünger dopo la seconda guerra mondiale venne contraddistinta dal fatto che per molti era considerato un precursore intellettuale del nazifascismo e quindi disconosciuto<ref>[[Volker C. Dörr]]: ''Mythomimesis. Mythische Geschichtsbilder in der westdeutschen (Erzähl-) Literatur der frühen Nachkriegszeit (1945–1952)'' (Mitomimesi. Figure storico-mitiche nella letteratura narrativa all'inizio del secondo dopoguerra 1945-1952), Berlino 2004, p. 399.</ref>. Dopo la guerra, molti dei libri di Jünger furono banditi dall'"Agenzia federale per la protezione dei bambini e dei giovani nei media", mettendo a rischio la sua carriera di scrittore. Non potendo scrivere in prima persona, la sua strategia per aggirare la censura alleata fu quella di ricorrere a forme indirette di autodifesa, anche per difendersi dall'opinione della maggioranza del mondo letterario che lo riteneva un "precursore del fascismo". A tal fine, inizialmente utilizzò i mezzi della corrispondenza per organizzare un "contro-pubblico clandestino" per proprio conto, in una "forma non pubblica di networking"<ref>Jan Robert Weber: ''Ästhetik der Entschleunigung: Ernst Jüngers Reisetagebücher (1934–1960).'' Matthes & Seitz Berlin Verlag, 2011, p. 264.</ref>. A ciò si aggiungevano viaggi mirati e una "strategia di elusione tecnico-pubblicitaria" nei Paesi stranieri, che realizzava con l'aiuto dei suoi resoconti di viaggio. Secondo Jan Robert Weber, questi viaggi e le edizioni di diari di viaggio del dopoguerra divennero una parte importante della strategia di gestione della crisi di Jünger negli anni dal 1945 al 1949<ref>Jan Robert Weber: ''Ästhetik der Entschleunigung: Ernst Jüngers Reisetagebücher (1934–1960).'' Matthes & Seitz Berlin Verlag, 2011, p. 268.</ref>.
I dibattiti sull'importanza di Jünger furono condotti pubblicamente, per esempio in un programma radiofonico "Am Runden Tisch" (Alla tavola rotonda) della [[Nordwestdeutscher Rundfunk]] nel settembre 1946, in cui i partecipanti alla discussione [[Axel Eggebrecht]], [[Walther von Hollander]], [[Herbert Blank]] e [[Peter von Zahn]] mostrarono di essere d'accordo su due punti: che Jünger non era fondamentalmente un oppositore della guerra, anzi, che l'aveva invece affermata e promossa, e che lo scrittore non doveva essere bandito. Per il resto, le valutazioni erano molto diverse. Eggebrecht sostenne che Jünger fosse un precursore del nazionalsocialismo, e fino a un certo punto poteva anche esserne consapevole, per un "piacere estetico nelle forze violente della distruzione". Vedeva nello scrittore un "prenazista inconsapevole", non si poteva parlare di "trasformazione interiore". Hollander, Blank e Zahn, invece, non consideravano Jünger un sostenitore della politica nazionalsocialista; Hollander e Blank lo definirono addirittura un "oppositore del nazionalsocialismo"<ref>Christof Schneider: ''Nationalsozialismus als Thema im Programm des Nordwestdeutschen Rundfunks (1945–1948).'' Potsdam 1999, p. 140.</ref>. Questa trasmissione non fu l'unica. Nel 1948, ad esempio, il programma notturno della WDR parlò degli scritti pacifisti di Jünger, con contributi di [[Frank Thiess]], [[Manfred Michler]] e [[Gottfried Stein]]. Per Stein, Jünger "si è sempre opposto all'hitlerismo con parole e comportamenti", e Jünger era l'unico autore di libri di guerra che voleva "scandagliare e servire" il senso della guerra. Anche per Michler Jünger era un oppositore di Hitler. Dopo il [[Attentato a Hitler del 20 luglio 1944|fallito attentato a Hitler]], Jünger, secondo Michler, "sfuggì miracolosamente all'arresto, ma fu esonerato dal servizio militare". Tuttavia, secondo Thiess, Jünger aveva "impregnato la guerra di un senso ben preciso"<ref>Christof Schneider: ''Nationalsozialismus als Thema im Programm des Nordwestdeutschen Rundfunks (1945–1948).'' Potsdam 1999, p. 141.</ref>. In un altro dibattito, [[Heinz-Joachim Heydorn]] assunse una "posizione di mediazione": anche lui vedeva in Jünger un precursore del nazionalsocialismo - sebbene essenzialmente inconsapevole - e anche lui non credeva nella sua svolta interiore, in quanto rifiutava il suo trattato ''La pace'', ma si aspettava comunque da Jünger "un lavoro importante per il futuro”<ref>Ernst Jünger, Gerhard Nebel: ''Briefe 1938–1974.'' A cura di, commentato e con una postfazione di Ulrich Fröschle und Michael Neumann, Stuttgart 2003, p. 587.</ref>.
In uno studio sull'autobiografia nelle ex tre zone occidentali, Helmut Peitsch ha rilevato che nel 1946 quasi tutte le riviste [[Politica culturale|politico-culturali]] pubblicarono articoli sul caso Jünger. Peitsch distingueva grossolanamente due tendenze: da un lato, riviste come "Esilio liberale e combattenti della resistenza comunista", che criticavano Jünger come precursore del fascismo, e dall'altro, tutte le altre riviste che contenevano una "speranza" rivolta a Jünger, che Peitsch non approfondisce<ref>Helmut Peitsch: ''Deutschlands Gedächtnis an seine dunkelste Zeit. Zur Funktion der Autobiographik in den Westzonen Deutschlands und den Westsektoren von Berlin 1945 bis 1949.'' Berlin 1990, p. 234 sgg.</ref>. Alle accuse di essere complice dei crimini del "Terzo Reich", Jünger rispose nella sua pubblicazione ''"Irradiazioni"'' del 1949 con l'affermazione: "Dopo il [[terremoto]], si accusano i [[Sismografo|sismografi]]. Tuttavia, non si può lasciare che i [[Barometro|barometri]] paghino per i [[Ciclone tropicale|tifoni]], se non si vuole essere annoverati tra i primitivi"<ref>Bruno Jahn: ''Die deutschsprachige Presse.'' De Gruyter Saur, 2011, p. 509.</ref>.
Anche nella [[zona di occupazione sovietica]] ci fu un dibattito sulla rilevanza di Jünger, e qui le voci benevole erano la minoranza. Nel maggio 1946, ad esempio, dopo le accuse polemiche di [[Wolfgang Harich]], [[Karl Korn (pubblicista, 1908)|Karl Korn]] si impegnò con veemenza a favore di Jünger "con vivaci scuse" durante una discussione pubblica (moderata da Niekisch). Jünger poteva essere visto come una "figura di transizione" esemplare, i cui "appelli autentici" per la "salvezza perduta" potevano essere riconosciuti con un auto-rinnovamento morale della Germania al di là delle linee di confine Est/Ovest<ref name="Payk">Marcus M. Payk: ''Der Geist der Demokratie.'' München 2008, p. 197.</ref>. Per [[Marcus M. Payk]], l'[[apologia]] di Korn era una "eminente cassa di risonanza intellettuale" che seguiva le autodichiarazioni dei circoli intellettuali di destra del [[Storia della Germania dal 1945|dopoguerra]], le quali difficilmente potevano ammettere un coinvolgimento nel [[discredito]] della democrazia di Weimar. Secondo Payk, Korn appoggiò prontamente le dottrine di giustificazione di Jünger perché si identificava con esse<ref name="Payk" />.
Secondo Martin Konitzer, nella sua biografia di Jünger, i problemi morali - e non estetici - dei diari di guerra di Jünger sono stati descritti nel modo più appropriato da [[Hannah Arendt]] nel resoconto scritto per incarico della "Commission on European Jewish Cultural Reconstruction" (Commissione sulla ricostruzione culturale ebraica europea)<ref>Antonio Gnoli, Franco Volpi, ''cit.'', p. 27.</ref>:
{{Citazione|I diari di guerra di Ernst Jünger dimostrano probabilmente nel modo migliore e più onesto le enormi difficoltà che l'individuo deve affrontare per mantenere intatti se stesso e i suoi valori di verità e moralità in un mondo in cui la verità e la moralità hanno perso ogni espressione visibile. Nonostante l'innegabile influenza dei primi scritti di Jünger su alcuni membri dell'intellighenzia nazista, egli fu un attivo oppositore del nazismo dal primo all'ultimo giorno del regime, dimostrando che la nozione un po' antiquata di onore, un tempo comune nei corpi militari prussiani, era abbastanza sufficiente per la resistenza individuale. Tuttavia, anche questa indiscutibile integrità ha un suono vuoto; è come se la morale avesse smesso di funzionare e fosse diventata un guscio vuoto in cui la persona che deve vivere, funzionare e sopravvivere tutto il giorno, può ritirarsi solo di notte e in solitudine.|3=Ernst Jüngers Kriegstagebücher zeigen wahrscheinlich am besten und ehrlichsten die ungeheuren Schwierigkeiten, denen das Individuum ausgesetzt ist, wenn es sich und seine Werte von Wahrheit und Moralität in einer Welt intakt halten will, in der Wahrheit und Moralität jeglichen sichtbaren Ausdruck verloren haben. Trotz des unleugbaren Einflusses von Jüngers frühen Schriften auf gewisse Mitglieder der Nazi-Intelligenz war er vom ersten bis zum letzten Tag des Regimes ein aktiver Nazigegner und bewies damit, dass der etwas altmodische Begriff von Ehre, wie er einst im preußischen Militärkorps geläufig war, für individuellen Widerstand völlig ausreichend war. Gleichwohl hat selbst diese unzweifelhafte Integrität einen hohlen Klang; es ist, als ob Moralität zu funktionieren aufgehört hat und zu einer hohlen Schale geworden ist, in die sich die Person, die den ganzen Tag lang leben, funktionieren und überleben muss, nur bei Nacht und Einsamkeit zurückziehen kann.|lingua=DE|lingua2=IT|<ref>Martin Konitzer: ''Ermst Jünger.'' Campus Verlag, 1993, p. 104 sgg.</ref><ref>Hannah Arendt: ''Besuch in Deutschland'' (Ritorno in Germania), Rotbuch, Berlino, 1993, p. 47; trad. it., Donzelli Roma, 1996.</ref>}}
Nel 1974 [[Karl Prümm]] si è chiesto quale significato potesse avere Jünger nel primo dopoguerra per un pubblico di lettori che non si esprimeva sulla stampa, e per questo ha citato [[Hans-Peter Schwarz (storico)|Hans-Peter Schwarz]], che lo ha riassunto nelle seguenti parole chiave: "La volontà di ordine politico-metafisico dei conservatori e il bisogno di tranquillità dei colti". Un'altra parola chiave, secondo Prümm, è stata formulata da [[Wilhelm Grenzmann]] come "superamento del [[nichilismo]]". Soprattutto, secondo Grenzmann, Jünger poteva essere considerato "un araldo anche dei nostri errori, anzi, della nostra rovina"<ref name="Kaempfer">Wolfgang Kaempfer: ''Ernst Jünger: Sammlung Metzler.'' Springer-Verlag, 2017, p. 49.</ref>. A questo proposito, Prümm ha commentato:
{{Citazione|Il percorso di Jünger verso l'impegno antidemocratico-autoritario, fino all'immediata vicinanza del fascismo, è stato ampiamente condiviso dai suoi lettori borghesi. L'identificazione forzata con la sua "resistenza" e la sua "trasformazione" dopo il 1945 consente l'assoluzione collettiva, risparmia il confronto razionale e autocritico con il nazionalsocialismo.|3=Den Weg Jüngers zum antidemokratisch-autoritären Engagement bis in die unmittelbare Nähe des Faschismus teilten seine bürgerlichen Leserschichten weitgehend. Ihre nach 1945 forcierte Identifikation mit seinem ‚Widerstand‘ und seiner ‚Wandlung‘ ermöglicht den kollektiven Freispruch, erspart die rationale Bewältigung, die selbstkritische Auseinandersetzung mit dem Nationalsozialismus.|lingua=DE|lingua2=IT|<ref name="Kaempfer" />}}
Secondo [[Helmut Peitsch]], Jünger incarnava ciò che era programmato come funzione letteraria: "il tedesco passava dalla [[Disastro|catastrofe]] alla [[Metodo catartico|catarsi]]". La sua "[[autorappresentazione]]" corrispondeva "in modo ottimale" a queste condizioni di effetto insite nelle relazioni letterarie<ref name="Helmut Peitsch 1949"/>.
Per Hans-Peter Schwarz, Jünger, dall'inizio della sua attività giornalistica nel 1925 fino agli anni '30, "non solo profetizzò la dittatura bellica, nazionale e socialista, ma la postulò"<ref>Hans-Peter Schwarz: ''Der konservative Anarchist. Politik und Zeitkritik bei Ernst Jünger.'' Rombach, Freiburg 1962, p. 74.</ref>.
Riferendosi a un'opera del 1962 del critico di Jünger Helmut Kaiser, Wolfgang Brekle ha affermato che Jünger era stato un promotore del nazionalsocialismo nella misura in cui, attraverso i suoi scritti ''La mobilitazione totale'' (1931), ''L'operaio'' (1932) e altri, la marcia verso la dittatura era stata "giustificata da lui come la direzione [[metafisica]] del suo tempo". Con le sue pubblicazioni aveva "attaccato la realtà e le idee della democrazia borghese e del socialismo" e aveva "diffuso idee di [[militarismo]] e [[revanscismo]]" attraverso i libri di guerra<ref>Wolfgang Brekle: ''Das Unbehagen Ernst Jüngers an der Nazi-Herrschaft'' (Il disagio di Ernst Jünger per il dominio nazista). In: ''Weimarer Beiträge.'' 3, 1994, p. 336.</ref>. I giudizi di Thomas Mann, secondo cui Jünger era un "pioniere spirituale e un gelido libertino della barbarie" o "un pioniere e gelido epicureo della barbarie", furono espressi in una corrispondenza privata del 1945, parte della quale divenne nota con la pubblicazione delle sue lettere nel 1963. Il verdetto di Mann, in quanto "parola autorevolmente autenticata, divenne un [[topos]] nella storia della controversia degli anni '60, '70 e '80". Secondo [[Lothar Bluhm]], dal punto di vista della [[critica delle fonti]], la validità di questo giudizio - e quindi il riferimento ad esso - era problematica, poiché la valutazione apodittica di Mann non si basava sulla propria lettura di Jünger, ma su dicerie e conoscenze di seconda mano di familiari e amici<ref>Lothar Bluhm: ''Entwicklungen und Stationen im Streit um Jünger'' (Sviluppi e tappe nella polemica su Jünger). In: Matthias Schöning, Ingo Stöckmann (Hrsg.): ''Ernst Jünger und die Bundesrepublik: Ästhetik – Politik – Zeitgeschichte.'' Berlin/Boston 2012, pp. 205–220, qui p. 207 sgg.</ref>.
Negli anni '70 è emersa un'interpretazione principalmente [[estetica]] di Jünger, che collocava il libro ''[[Il cuore avventuroso]]'', pubblicato nel 1928, nel contesto delle [[Avanguardia (arte)|avanguardie]] europee, in particolare del [[Surrealismo]]<ref>Matthias Schöning, ''Ernst Jünger-Handbuch: Leben – Werk – Wirkung'', Springer 2014, p. 96.</ref>. In questo caso, la "letterarizzazione" dell'autore è stata interpretata come un allontanamento dalla politica. Nell'anno e mezzo in cui Jünger scrisse questo libro, il nazionalsocialismo non fu affatto menzionato nei suoi articoli giornalistici.<ref name="Berggötz 858"/>.
L'assegnazione del Premio Goethe nel 1982 è stata l'occasione immediata per una feroce polemica e per un'impennata delle ricerche su Jünger<ref>[[Wonseok Chung]]: ''Ernst Jünger und Goethe. Eine Untersuchung zu ihrer ästhetischen und literarischen Verwandtschaft'' (E. J. e Goethe. Un'indagine sulla loro affinità estetica e letteraria), Frankfurt a. M. tra gli altri, 2008, p. 3.</ref>. Secondo [[Robert S. Wistrich|Robert Wistrich]], il "nazionalismo per metà [[Romanticismo|romantico]] e per metà [[Tecnocrazia|tecnocratico]]" di Jünger lo faceva apparire come "un [[protagonista]] e un precursore intellettuale del nazionalsocialismo"<ref name="Reimann 42">Bruno W. Reimann, Renate Hassel: ''Ein Ernst Jünger-Brevier. Jüngers politische Publizistik 1920 bis 1933.'' BdWi-Verlag 1995, p. 42 sgg.</ref>. [[Rolf Hochhuth]] ha difeso Jünger in modo apologetico, affermando che il modo di agire di una persona non può essere isolato "dall'epoca che ha determinato la sua visione, il suo pensiero e il suo agire". Inoltre, Jünger aveva criticato il parlamentarismo in alcuni momenti della repubblica di Weimar, il che, secondo Hochhuth, era "moralmente giustificato, anzi necessario"<ref name="Reimann/Hassel">Bruno W. Reimann, Renate Hassel: ''Ein Ernst Jünger-Brevier. Jüngers politische Publizistik 1920 bis 1933.'' BdWi-Verlag, 1995, p. 49.</ref>. La coppia di autori Reimann/Hassel ha commentato questa affermazione nel modo seguente: "O Hochhuth scrive in modo del tutto disinformato e ignorante, nel senso che non vuole prendere atto di tali testi, oppure si colloca, se considera tali agitazioni di destra 'moralmente giustificate' e 'necessarie', nello stesso ambiente di coloro che li difendono"<ref name="Reimann/Hassel" />. Peter Longerich descrive gli scritti ''La mobilitazione totale'' e ''L'operaio'' come "importanti testimonianze del pre-fascismo"<ref name="Peter Longerich 1988"/>.
Karlheinz Hasselbach ha descritto i precedenti dibattiti su Jünger nel 1995. Non solo il primo Jünger fu etichettato come [[Proto-fascismo|proto-fascista]] e la sua [[opera omnia]] fu liquidata come "modernismo fascista" (Russell Berman), ma anche Thomas Mann fu dichiarato un [[Criptofascismo|cripto-fascista]] nell'anno del [[giubileo del 1975]], a causa della sua "alta borghesia". Tra queste, la valutazione negativa di Jünger da parte della ''[[New German Critique]]'' nel 1993. Al contrario, nello stesso anno [[Martin Konitzer]] sosteneva che Jünger era "in grado di integrare in modo esemplare le contraddizioni tedesche di questo secolo" ed elencava dei brani de ''L'operaio'' che, a suo avviso, dimostravano "quanto il testo sia effettivamente suscettibile di una lettura fascista"<ref>Karlheinz Hasselbach: ''Das weite Feld jenseits von rechts und links. Zum konservativ- revolutionären Geist von Ernst Jüngers Der Arbeiter'' (Il vasto campo al di là di destra e sinistra. Sullo spirito conservator-rivoluzionario dell{{'}}'Operaio' di E. J.). In: ''Literaturwissenschaftliches Jahrbuch.'' 36 (1995), p. 232.</ref>. [[Rudolf Augstein]] ammise nel 1993, che Jünger, come [[Carl Schmitt]], era stato "senza dubbio" un "precursore della dittatura". "Ma crediamo di sapere che tutti i pionieri intellettualmente illustri messi insieme non sarebbero stati sufficienti a spianare la strada a Hitler o a bloccarla"<ref>[[Rudolf Augstein]]: ''{{cita testo|url=http://www.spiegel.de/spiegel/print/d-9290566.html|titolo=Machiavelli im Sauerland.}}'' In: ''Der Spiegel.'' Nr. 45, 8. November 1993, p. 75.</ref>.
Nel loro acclamato ''Jünger-Brevier'', la coppia di autori Bruno W. Reimann e Renate Hassel ha scritto, a proposito dei "pionieri", che anche se nessun singolo attore o autore è stato responsabile in senso vero e proprio, "tutti coloro che hanno recitato pedissequamente, come fosse un rosario", la propaganda nazionale e radicale di destra, hanno contribuito a ciò, anche se in misura diversa. La natura della sua scrittura, come il suo esser capace di descrizioni dense e "atmosferiche", avrebbe sollevato Jünger molto al di sopra della massa degli scrittori nazionali fanfaroni. La sua ideologia di un "nuovo nazionalismo", presentata con veemenza, non era né complicata né ricca di variazioni, ma proprio per questo era così efficace<ref name="Reimann 42"/>.
Nel 1995 il dibattito si riaccese sulle pagine dei giornali tedeschi. L'occasione era il centesimo compleanno di Jünger, celebrato dagli jüngeriani con pubblicazioni commemorative<ref name="S. 75">Claudia Gerhards: ''Apokalypse und Moderne. Alfred Kubins „Die andere Seite“ und Ernst Jüngers Frühwerk.'' Königshausen & Neumann, Würzburg 1999, p. 75.</ref>. Claudia Gerhards ha riassunto varie voci in merito, come quella di [[Elke Schmitter]], che riteneva di riconoscere nel "[[tirannosauro]] Jünger" l'immagine di un "fascista" "[[Camaleonte|camaleontico]]". Le sue prime opere erano "in ottima armonia con il peggio del loro tempo: cariche e confuse, mormoranti e cupe". [[Christian Graf von Krockow]] scrisse: "non meritava la nostra acquiescenza", perché dopo tutto "apparteneva agli ''[[Schreibtischtäter]]n'' (Criminali da scrivania) del disastro". [[Ralph Giordano]] avrebbe voluto ascoltare la "Parola su [[Auschwitz]]" di Jünger; Jürgen Busche ha scritto che dai primi lavori di Jünger si insinuano solo "mormorii intorno al mistero, semplici assurdità o al massimo [[metafisica]]"<ref name="S. 75" />.
[[Jörg Sader]] ha criticato come inadeguate le interpretazioni testuali che pongono la biografia di Jünger al centro dell'attenzione in modo esplicativo o che si lasciano determinare dall'effetto o dalla [[ricezione]] della sua opera. Come esempio, ha citato l'atteggiamento di coloro che respingono l'accusa di "precursori ideologici" facendo riferimento alla valutazione contraddittoria o sprezzante della critica al nazismo<ref>Jörg Sader: ''Im Bauche des Leviathan. Tagebuch und Maskerade. Anmerkungen zu Ernst Jüngers „Strahlungen“ (1939–1948)'' (Nel ventre del Leviatano. Diario e farsa. Note su 'Irradiazioni' di E. J.), Würzburg 1996, p. 16.</ref>.
Lo storico statunitense Elliot Neaman ha ritenuto che l'appellativo di "pioniere del nazionalsocialismo" debba essere considerato "impreciso e superficiale" alla luce della "complicata storia della ricezione" di Jünger<ref>Elliot Y. Neaman: ''A Dubious Past. Ernst Jùnger and the Politics of Literature after Nazism.'' University of California Press, Berkeley / Los Angeles / London 1999, p. 270.</ref>. La ''[[Enzyklopädie des Nationalsozialismus]]'' lo definisce "pioniere del nazionalsocialismo"<ref>''Jünger, Ernst.'' In: Wolfgang Benz, Hermann Graml, [[Hermann Weiß]] (Hrsg.): ''Enzyklopädie des Nationalsozialismus.'' Quinta edizione ampliata e aggiornata, Klett-Cotta, Stuttgart 2007 (1997), p. 932.</ref>. Anche nell'anglosassone ''World Fascism. A Historical Encyclopedia'', Jünger viene descritto come uno scrittore la cui retorica elitaria, antidemocratica e nazionalista ha contribuito a creare un ambiente favorevole all'ascesa del nazionalsocialismo<ref>Cyprian P. Blamires (A cura di): ''World Fascism. A Historical Encyclopedia.'' Volume 1, Santa Barbara 2006, ISBN 1-57607-940-6, p. 274, 358 sgg.</ref>. Daniel Morat si è concentrato sul tema centrale delle controversie che circondano Jünger: la questione della sua trasformazione. Mentre i difensori di Jünger in genere non contestano che Jünger sia stato un militante nazionalista e un pioniere del nazionalsocialismo, ma sottolineano la sua posizione di opposizione durante il Terzo Reich, i critici considerano questa trasformazione poco plausibile e superficiale<ref>Daniel Morat: ''Von der Tat zur Gelassenheit.'' Wallstein, Göttingen 2007, p. 291.</ref>.
Lo storico [[Hans-Ulrich Wehler]] ha sottolineato che la presunzione elitaria di Jünger e il suo scetticismo nei confronti della personalità di Hitler gli impedirono una "unione politica [Anschluss] pubblica", nonostante la sua simpatia per il nazionalsocialismo: "Una figura come Jünger non aveva nemmeno bisogno di appartenere alla NSDAP per agire come uno dei becchini intellettuali della repubblica, celebrato da una vasta comunità di lettori"<ref>Hans-Ulrich Wehler: ''Deutsche Gesellschaftsgeschichte.'' Volume 4, C.H. Beck, München 2003, p. 487.</ref>. Per il germanista olandese Jan Ipema, l'apprezzamento di Jünger per Hitler e il suo movimento era dovuto alla riuscita lotta di Hitler contro le disposizioni del [[trattato di Versailles]] e non tanto al nazionalsocialismo come "dottrina"<ref>Jan Ipema: ''Ernst Jünger in den Niederlanden.'' In: [[Leopold Decloedt|Leopold R. G. Decloedt]]: ''Der oft steinige Weg zum Erfolg: Literatur aus Deutschland im niederländischen Sprachraum 1900–2000'' (Il sentiero spesso roccioso verso il successo: la letteratura tedesca nell'area linguistica olandese), Rodopi, Amsterdam 2004, p. 99.</ref>.
Helmuth Kiesel sostiene che lo stesso Jünger aveva esplicitamente ammesso di essere incline al fascismo ("che, tuttavia, doveva essere distinto dal nazionalsocialismo"). Alla luce della sua attività giornalistica nazionalista e antirepubblicana, non si potrebbe non essere d'accordo di annoverare Jünger tra i "becchini" della repubblica di Weimar e i "pionieri" del Terzo Reich. D'altra parte, non si dovrebbe sopravvalutare la sua importanza per la caduta della repubblica di Weimar e l'ascesa del nazionalsocialismo<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger. Die Biographie.'' Siedler, München 2007, p. 303 sgg. e p. 308.</ref>. Le stesse considerazioni sono state fatte da [[Lutz Unterseher]], che ha affermato: "In effetti, Jünger può essere considerato uno dei pionieri intellettuali del nazionalsocialismo, anche se in senso molto ampio"<ref>[[Lutz Unterseher]]: ''Der Erste Weltkrieg. Trauma des 20. Jahrhunderts.'' Wiesbaden 2014, p. 101.</ref>.
=== Critica letteraria ===
{{Vedi anche|Pensiero di Ernst Jünger|Anarca}}
Jünger ha affascinato i suoi lettori e i suoi colleghi scrittori anche in vita, ma li ha anche polarizzati. Uno dei lettori di ''In Stahlgewittern'', [[André Gide]], scrisse nel suo diario il 1º dicembre 1942: "indiscutibilmente il più bel libro di guerra che abbia letto"<ref name="Encke">Julia Encke: ''{{cita testo|url=https://www.faz.net/aktuell/feuilleton/buecher/rezensionen/belletristik/ernst-juenger-in-der-pleiade-die-feder-und-das-schwert-1666045.html|titolo=Die Feder und das Schwert.}}'' In: ''Frankfurter Allgemeine Zeitung'' 1. August 2008, Feuilleton.</ref>. [[Bertolt Brecht]], invece, negò a Jünger qualsiasi rango letterario poco dopo la seconda guerra mondiale: "Poiché egli stesso non è più giovane, lo definirei uno scrittore della giovinezza, ma forse non si dovrebbe chiamarlo affatto scrittore, bensì dire: è stato visto scrivere"<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jüngers Marmor-Klippen.'' In: ''Internationales Archiv für Sozialgeschichte der deutschen Literatur (IASL).'' Volume 14, Quaderno 1 (1989), p. 126.</ref>. Secondo Kiesel, [[Alfred Döblin]] annoverava Jünger, insieme a lui e a Brecht, tra la corrente intellettuale rivoluzionaria antiborghese e antiliberale della letteratura tedesca<ref>Helmuth Kiesel: ''Ernst Jünger 1895-1995: Festakt aus Anlass des 100. Geburtstages.'' C.F. Müller 1995, p. 22.</ref>. Anche se [[Thomas Mann]] non attaccò il rango letterario di Jünger, in lettere private del 1945 lo giudicò "un pioniere e un gelido fruitore della barbarie" che purtroppo scriveva "un tedesco troppo buono per la Germania di Hitler"<ref>Matthias Schöning, Ingo Stöckmann, ''Ernst Jünger und die Bundesrepublik.'' Walter de Gruyter 2012, S. 207.</ref>. [[Alfred Andersch]], ammiratore di Jünger, lo definì senza mezzi termini "l'ultimo della grande stirpe di Thomas Mann, [[Franz Kafka]], [[Gottfried Benn]] e Bertolt Brecht"<ref>Volker Hage, Rainer Moritz, Hubert Winkels: ''Deutsche Literatur 1998.'' Reclam, 1999, p. 62.</ref>. Autori come [[Heiner Müller]], [[Rolf Hochhuth]] o [[Bruce Chatwin]]<ref>{{cita testo|url=https://grubitz.wordpress.com/2014/12/16/eine-ziemlich-fleckige-kopie-bruce-chatwin-besucht-ernst-junger-um-mehr-uber-henry-de-montherlant-zu-erfahren/|titolo=Eine ziemlich fleckige Kopie. Bruce Chatwin besucht Ernst Jünger, um mehr über Henry de Montherlant zu erfahren|postscript=nessuno}}, auf grubitz.wordpress.com</ref> hanno cercato un legame con il vecchio Jünger. Chatwin parla della sua visita a Wilflingen in ''[[Che ci faccio qui?]]'' e di come definì Jünger un "esteta in guerra", ottenendo la sua approvazione, perché "coglie bene l'atmosfera che si respira nei miei diari parigini… ci rifugiavamo nella vita culturale, artistica, letteraria della città".<ref>Antonio Gnoli, Franco Volpi, ''cit.'', pp. 79-80.</ref>
A livello internazionale, gli scritti di Jünger sono ampiamente diffusi; la loro ricezione, a differenza della situazione in Germania, è meno incentrata sul giornalismo politico di Jünger. Anche i suoi primi scritti sono stati tradotti in numerose lingue. All'inizio, gli scritti di Jünger sono stati criticati per la loro glorificazione della [[violenza]] e per l'idealizzazione della [[mascolinità]] nella forma del "guerriero". In seguito, l'opera di Jünger è stata [[Accoglienza (arte)|accolta]] soprattutto in una prospettiva [[estetica]], ignorando le "esplosive" implicazioni politiche. Mentre nella [[Germania nazista|Germania nazionalsocialista]] ''Sulle scogliere di marmo'' veniva letto anche come una critica facilmente decifrabile al [[Epoca nazionalsocialista|regime nazista]], i testi di Jünger del dopoguerra erano visti come meno [[Rilevanza|rilevanti]] dal punto di vista politico.
A questo proposito, lo studio ''Ästhetik des Schreckens'' (Estetica del terrore) di [[Karl Heinz Bohrer]] del 1978, che mostra l'intreccio dei testi di Jünger con le [[Avanguardia (arte)|avanguardie]] europee e statunitensi, ha rappresentato una pietra miliare nella ricezione accademica. Sulla scia di questa apertura della ricerca, Jünger - insieme a [[Walter Benjamin]], [[Siegfried Kracauer]] e altri - si è imposto all'attenzione come un classico della moderna [[teoria dei media]]. Nel corso della formazione della teoria [[Post-strutturalismo|post-strutturalista]] in Francia, [[Paul Virilio|Virilio]] e [[Jean Baudrillard|Baudrillard]], ad esempio, ne hanno seguito l'esempio. Nel mondo di lingua tedesca, invece, la sua valutazione estetica come cultore dello stile letterario passa solitamente in secondo piano rispetto alla sua valutazione politica.
Secondo Claudia Gerhards, le ricerche su Jünger - stimolate anche dall'analisi formale-estetica di Bohrer - sono diventate più produttive dal punto di vista degli [[Scienza del testo|studi letterari]] solo dopo il 1978, perché si sono concentrate maggiormente sulle dimensioni letterarie dell'opera di Jünger. In precedenza, questa era stata dominata dalla letteratura politica secondaria con una predominanza di questioni ideologico-critiche, ma anche vetero-conservatrici-apologetiche. L'immagine di Jünger come autore "[[Prefascismo|prefascista]]" è sempre servita come schema di valutazione. Gerhards ne conclude che le prime ricerche su Jünger volevano evitare il rischio di riabilitare indirettamente un autore ostracizzato come "precursore del fascismo" attribuendogli qualità letterarie<ref name="S. 75"/>.
[[File:Goldschmidt_georges-arthur_literaturhaus-koeln_060307.jpg|miniatura| [[Georges Arthur Goldschmidt|George Arthur Goldschmidt]]]]
I diari di guerra di Jünger sono stati pubblicati da [[Gallimard]] in Francia nel 2008 nella prestigiosa collana "[[Bibliothèque de la Pléiade]]". Lo scrittore [[Georges-Arthur Goldschmidt]] ha visto in questa pubblicazione un'estetizzazione dell'autore politicamente controverso e ha reagito, secondo Julia Encke sul Frankfurter Allgemeine Zeitung, con "polemiche furiose"<ref name="Encke"/>: "Il fatto che, sosteneva Goldschmidt nella ''[[Frankfurter Rundschau]]'', 'questo mistificatore un po' fascistoide e montato' venisse ora collocato tra i begli spiriti del paradiso letterario francese, era proprio il peggio del peggio, e la pubblicazione un chiaro segno che nella 'Pléiade' l'emigrazione e la resistenza tedesche venivano messe in secondo piano. Si tratta, anche se inconsapevolmente, di "una vera e propria riabilitazione dell'[[Amministrazione militare tedesca della Francia|occupazione tedesca della Francia]]", di un "elogio della [[Collaborazionismo in Francia|collaborazione]]""<ref name="Encke" /><ref>[[Georges-Arthur Goldschmidt]]: ''{{cita testo|titolo=Alte Liebe. Ernst Jünger kommt nach Paris zurück.|url=https://www.fr.de/kultur/ernst-juenger-kommt-nach-paris-zurueck-11560999.html}}'' In: ''Frankfurter Rundschau.'' 26. Juni 2008.</ref>. Anche la [[critica letteraria]] di lingua tedesca è [[Ambivalenza|ambivalente]] nella sua valutazione. Jünger ebbe ammiratori come l'amico [[Friedrich Sieburg]]<ref>Heinz Ludwig Arnold: ''Krieger, Waldgänger, Anarch: Versuch über Ernst Jünger.'' Wallstein Verlag, 1990, p. 7.</ref> e numerosi critici come Gottfried Benn e Thomas Mann<ref>[[Fritz J. Raddatz]]: {{cita testo|titolo=''Kälte und Kitsch. Vom erotischen Vergnügen an Gewalt und Tod: die Herrenreiterprosa eines deutschen Dichters.''|url=http://www.zeit.de/1982/35/kaelte-und-kitsch}} In: ''[[Die Zeit]].'' 27. August 1982, Nr. 35.</ref>. [[Marcel Reich-Ranicki]] ha dichiarato nel 2011 su ''Die Welt'': "Non vedo un romanzo significativo di Jünger. Credo che il suo impatto sia dovuto principalmente alla sua personalità, non alla sua prosa. Thomas Mann lo ha caratterizzato in modo insuperabile nel 1945 [...] l'opera di Jünger mi è estranea"<ref>[[Uwe Wittstock]]: ''{{cita testo|titolo=„Wer will, soll’s besser machen.“|url=https://www.welt.de/print-welt/article267368/Wer-will-soll-s-besser-machen.html}}'' Gespräch mit Marcel Reich-Ranicki über den zweiten Teil seines Literatur-Kanons ''Die Erzählungen.'' In: ''Die Welt'' vom 21. Oktober 2003.</ref>. D'altra parte, altri critici come [[Denis Scheck]] hanno giudicato Jünger in modo più positivo<ref>.{{cita web|lingua=de|url=https://www.daserste.de/information/wissen-kultur/druckfrisch/sendung/29092013-denis-scheck-empfiehlt-ernst-juenger-100.html|titolo=Denis Scheck empfiehlt ... Ernst Jünger|titolotradotto=D. Scheck consiglia… Ernst Jünger|data=7 ottobre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131016002144/https://www.daserste.de/information/wissen-kultur/druckfrisch/sendung/29092013-denis-scheck-empfiehlt-ernst-juenger-100.html|accesso=7 aprile 2023|dataarchivio=16 ottobre 2013|urlmorto=sì}}</ref> Secondo il critico letterario tedesco Helmut Böttiger, Jünger può essere considerato "uno dei pionieri più influenti del nazionalsocialismo" e, in quanto tale, una "figura sintomatica" della storia tedesca del Novecento. Da questo punto di vista, specialmente i suoi diari costituiscono una fonte di informazione preziosa per gli storici. Tuttavia, il suo "narcisismo autoreferenziale" non ne fanno "né un modello né un grande scrittore".<ref name="Bötti#"/>
Poco discussa è la sua scelta di argomenti spesso non convenzionali (''[[Heliopolis (romanzo)|Heliopolis]]'' presenta [[Storia dell'astronautica|viaggi nello spazio]] e un tipo di [[telefono cellulare]] (il fonoforo), ''Le api di vetro'' descrive [[robot]] azionati utilizzando la [[nanotecnologia]]). A ciò si aggiungono i suoi contributi scientifici all'[[entomologia]]. Nel corso della sua vita, Jünger si è occupato anche del tema delle [[Droga|droghe]], anche attraverso le sue esperienze personali con [[oppio]], [[mescalina]], [[cocaina]] e [[LSD]], tra le altre, che descrive intensamente nel suo libro ''Avvicinamenti. Droghe ed ebbrezza'' descrive ''la droga e l'intossicazione'', pubblicato nel 1970, di cui parla ripetutamente anche nei suoi quaderni e nei suoi diari. Jünger elaborò le esperienze di droga in forma letteraria, ad esempio in ''Irradiazioni'' (1949), ''Heliopolis'' (1949) e ''Visita a Godenholm'' (1952). Jünger assumeva le droghe per lo più in incontri sociali e utilizzava dosaggi che evitavano un'intossicazione troppo forte. Nel 2013 il [[Museo di letteratura moderna]] ha dedicato una mostra completa alla lunga corrispondenza di Jünger con [[Albert Hofmann]], colui che sintetizzò l'LSD<ref name="LSD_2013">Ausstellung: ''{{cita testo|titolo=LSD. Der Briefwechsel zwischen Albert Hofmann und Ernst Jünger.|url=http://www.dla-marbach.de/museen/wechselausstellungen/archiv-wechselausstellungen/detail-wechselausstellungen/news/16-juli-bis-20-oktober-2013/|accesso=7 aprile 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210315113911/https://www.dla-marbach.de/museen/wechselausstellungen/archiv-wechselausstellungen/detail-wechselausstellungen/news/16-juli-bis-20-oktober-2013/|dataarchivio=15 marzo 2021|urlmorto=sì}}'' In: ''[[Literaturmuseum der Moderne]].'' 16. Juli bis 20. Oktober 2013, abgerufen am 29. November 2019.</ref>.
La ''Ernst und Friedrich Georg Jünger Gesellschaft'' mette in comune le ricerche e organizza ogni anno, nel fine settimana prima di Pasqua, un simposio sul lavoro dei fratelli Jünger<ref>''{{cita testo|url=http://juenger-gesellschaft.com/|titolo=Ernst und Friedrich Georg Jünger Gesellschaft e. V.}}'' Abgerufen am 17. Januar 2017.</ref>.
== Archivio e biblioteca ==
Parte dell'archivio di Ernst Jünger si trova nella ''[[Deutsches Literaturarchiv Marbach|Deutsches Literaturarchiv]]'' di [[Marbach am Neckar]]<ref>{{de}} ''{{cita testo|titolo=Ernst Jünger|url=http://www.dla-marbach.de/index.php?id=450&ADISDB=BF&WEB=JA&ADISOI=41313|editore=[[Deutsches Literaturarchiv]]|accesso=29 novembre 2019}}</ref>. Numerosi fogli presentano danni causati da nastri autoadesivi<ref>{{de}} ''Staatsanzeiger.'' 14 novembre 2008, p. 6.</ref>.
La catalogazione della vasta biblioteca privata di Ernst Jünger è stata completata nel luglio 2018. Si tratta di oltre 10.000 volumi che si trovano nella ''[[Jünger-Haus Wilflingen]]'' e di 4.600 volumi conservati nella ''Deutschen Literaturarchiv Marbach''. Inoltre, sono state indicizzate più di 60 scatole di materiali a stampa insieme a supporti di immagini e suoni in possesso di Jünger<ref>Pressemitteilung: ''{{cita testo|url=https://www.dla-marbach.de/presse/presse-details/news/pm-47-2018/|titolo=Bibliothek von Ernst Jünger erschlossen}}.'' In: ''Deutsches Literaturarchiv Marbach.'' 26. Juli 2018, abgerufen am 7. August 2018.</ref>.
Nel 2010 l'archivio ha presentato la mostra ''Ernst Jünger. Am Abgrund'' con numerosi reperti dei periodi della sua vita<ref name="D.Haas_6.11.2010">Daniel Haas: ''{{cita testo|url=https://www.faz.net/aktuell/feuilleton/buecher/autoren/ausstellung-ernst-juenger-in-zeichenschauern-11068899.html?printPagedArticle=true#pageIndex_2|titolo=Ausstellung: Ernst Jünger. In Zeichenschauern.}}'' In: ''[[Frankfurter Allgemeine Zeitung]].'' 6. November 2010, Nr. 259, S. 33, mit {{cita testo|url=https://www.faz.net/aktuell/feuilleton/buecher/autoren/ausstellung-ernst-juenger-in-zeichenschauern-11068899/in-reih-und-gleid-juengers-11072335.html|titolo=Bildergalerie}}</ref>. Singoli reperti provenienti dall'archivio di Jünger fanno parte dell'esposizione permanente del [[Museo di letteratura moderna]] di Marbach, come ad esempio il suo diario di guerra, poi diventato ''Nelle tempeste d'acciaio'', e la sua agenda.
== Altro ==
Nel 1998 la [[Deutsche Post]] ha dedicato un [[francobollo speciale]] con il suo ritratto a Ernst Jünger in occasione della sua morte<ref>Briefmarke: ''{{cita testo|url=https://www.amazon.de/Prophila-BR-Deutschland-kompl-Ausg-Briefmarken-Sammler/dp/B002W7GP26|titolo=1998 Tod von Ernst Jünger.}}'' In: ''Prophila Collection.'' Abgerufen am 29. November 2019.</ref>.
Una specie di ''[[Hieracium]]'' recentemente scoperta nell'Europa meridionale ha ricevuto il [[nome botanico]] di ''Hieracium juengeri'' nel 2016 in onore di Ernst Jünger<ref>Günter Gottschlich: ''Neue Taxa der Gattung Hieracium L. (Compositae) aus den Apuanischen Alpen (Alpi Apuane, Toskana, Italien).'' In: ''Stapfia.'' Band 105, Linz 2016, S. 64-91 ({{cita testo|url=https://www.zobodat.at/pdf/STAPFIA_105_0064-0091.pdf|titolo=zobodat.at [PDF}}]).</ref>.
== Mostre ==
* ''[[LSD]]. Der Briefwechsel zwischen [[Albert Hofmann]] und Ernst Jünger.'' [[Museo di letteratura moderna|Literaturmuseum der Moderne]], Marbach, 16 luglio 2013 - 20 ottobre 2013<ref name="LSD_2013" />.
* ''Ernst Jünger. Arbeiter am Abgrund.'' [[Deutsches Literaturarchiv Marbach|Deutsches Literaturarchiv]], Marbach, 7 novembre 2010 - 27 marzo 2011<ref name="D.Haas_6.11.2010" />.
== Opere ==
[[File:Ernst_Jünger-Der_Kampf_als_inneres_Erlebnis,1922.jpg|miniatura|''[[La battaglia come esperienza interiore]]'', 1922]]
[[File:Jünger,_Ernst_(Hg.)_Krieg_und_Krieger,1930.jpg|miniatura|''Krieg und Krieger'', 1930]]
[[File:Jünger,_Ernst_-Auf_den_Marmorklippen,1939.jpg|miniatura|''Sulle scogliere di marmo'', 1939]]
=== Memorie e diari ===
* ''Kriegstagebuch 1914–1918'', Hrsg. Helmuth Kiesel, Stoccarda 2010, ISBN 978-3-608-93843-2.
** {{Cita libro|titolo=Diario di guerra 1914-1918|edizione=Collana Le guerre n.75|anno=2017|editore=LEG|città=Gorizia|isbn=978-88-610-2146-4|trad=F. Sassi}}
* ''In Stahlgewittern. Aus dem Tagebuch eines Stoßtruppführers'', Leipzig 1920 im Selbstverlag; 46. Auflage, Klett-Cotta, Stoccarda 2008, ISBN 978-3-608-95208-7.
** ''[[Nelle tempeste d'acciaio]]'', trad. Giorgio Zampaglione, Introduzione di [[Giorgio Zampa]], Parma, Guanda, 1990.
** ''Tempeste d'acciaio'', trad. Gisela Jaager-Grassi, Studio Tesi, 1990.
* ''Das Wäldchen 125. Eine Chronik aus den Grabenkämpfen'', Mittler-Verlag, Berlin 1925.
** ''Boschetto 125. Una cronaca delle battaglie in trincea nel 1918'', trad. Alessandra Iadicicco, a cura di Quirino Principe, Parma, Guanda, 1999.
* ''Feuer und Blut. Ein kleiner Ausschnitt aus einer großen Schlacht'', 1925.
** ''[[Fuoco e sangue. Breve episodio di una grande battaglia]]'', trad. Alessandra Iadicicco, Collezione Narratori della Fenice, Milano, Guanda, 2016, ISBN 978-88-235-0845-3.
* ''Gärten und Straßen'', 1942.
** ''Giardini e strade'', trad. e Prefazione di F. Federici, Bompiani, Milano, 1943.
** ''Giardini e strade. Diario 1939-1940. In marcia verso Parigi'', trad. Alessandra Iadicicco, Collezione Biblioteca della Fenice, Milano, Guanda, 2008, ISBN 978-88-824-6494-3.
* ''Myrdun. Briefe aus Norwegen'', 1943.
* ''Atlantische Fahrt. Kriegsgefangenenhilfe des Weltbundes der Christlichen Vereine Junger Männer in England'', Zaunkönig Bücher 1947. Neuauflage: Atlantische Fahrt. Rio, Residenz des Weltgeistes. Klett-Cotta, Stoccarda 2013, ISBN 978-3-608-93952-1.
** {{Cita libro|altri=a cura di D. Schöttker|titolo=Traversata atlantica|edizione=Collezione Biblioteca della Fenice|anno=2017|editore=Guanda|città=Milano|isbn=978-88-235-1481-2|trad=Alessandra Iadicicco}}
* ''Ein Inselfrühling. Ein Tagebuch aus Rhodos'', 1948.
* ''Strahlungen'', 1949.
** ''Diario 1941-1945'', trad. [[Henry Furst]], Collezione [[I Centolibri]] vol. VII, Milano, Longanesi, I ed. dicembre 1957; Prefazione di Ferruccio Masini, Collezione Biblioteca, Longanesi, 1983; col titolo ''Irradiazioni. Diario 1941-1945'', Collana Biblioteca della Fenice, Guanda, Parma, 1993-1995.
* ''Am Sarazenenturm'', 1955.
** ''Terra sarda'', trad. [[Quirino Principe]], Nuoro, Il Maestrale 1999, ISBN 978-88-861-0931-4.
* ''Die Hütte im Weinberg. Jahre der Okkupation'', Klett-Cotta, 1958, 1979.
** {{Cita libro|titolo=La capanna nella vigna. Gli anni dell'occupazione, 1945-1948|edizione=Collezione Biblioteca della Fenice|anno=2009|editore=Guanda|città=Milano|isbn=978-88-824-6493-6|trad=Alessandra Iadicicco}}
* ''Siebzig verweht I'', 1980.
* ''Siebzig verweht II'', 1981.
* ''Siebzig verweht III'', 1993.
* ''Siebzig verweht IV'', 1995.
* ''Siebzig verweht V'', 1997.
=== Romanzi ===
* ''Auf den Marmorklippen'', 1939.
** ''Sulle scogliere di marmo'', trad. Alessandro Pellegrini, Collana Medusa n.139, Milano, Mondadori, 1942-1945; Collana Biblioteca n.18, Milano, Rusconi, 1975; Parma, Guanda, 1988.
* ''Heliopolis. Rückblick auf eine Stadt'', 1949.
** ''[[Heliopolis (romanzo)|Heliopolis]]'', trad. M. Guarducci, a cura di Quirino Principe, Milano, Rusconi, 1972; Collezione Biblioteca della Fenice, Milano, Guanda, 2006, ISBN 978-88-824-6362-5.
* ''Gläserne Bienen'', 1957.
** ''Le api di vetro'', trad. [[Henry Furst]], Collezione La Fronda, Milano, Longanesi 1960; Collana Prosa contemporanea, Milano, Guanda, 1993, ISBN 978-88-774-6692-1; con uno scritto di [[Giorgio Cusatelli]], Collana Narratori della Fenice, Guanda, 2020, ISBN 978-88-235-2607-5.
* ''Die Zwille'', 1973.
** ''La fionda'', trad. Alessandra Iadicicco, Collana Il battello ebbro, Milano, Settecolori, 2021, ISBN 978-88-969-8639-4.
* ''Eumeswil'', 1977.
** ''[[Eumeswil]]'', trad. Maria Teresa Mandalari, Milano, Rusconi, 1981; Parma, Guanda, 2001.
* ''Eine gefährliche Begegnung'', 1985.
** ''[[Un incontro pericoloso]]'', trad. Anna Bianco, Collezione Biblioteca n.167, Milano, Adelphi, 1986, ISBN 978-88-459-0652-7.
=== Racconti ===
* ''Sturm'', 1923.
** {{Cita libro|titolo=Il tenente Sturm|edizione=Collezione Quaderni della Fenice|anno=2000|editore=Guanda|città=Milano|isbn=978-88-774-6968-7|trad=Alessandra Iadicicco}}
* ''Afrikanische Spiele'', 1936.
** {{Cita libro|titolo=Ludi africani|anno=1953|editore=Nuvoletti|città=Milano|trad=Attilio Borelli}}
** {{Cita libro|titolo=Ludi africani|anno=1970|editore=Sugar|città=Milano|trad=Ingrid Harbeck}} - Milano, Longanesi, 1974; Milano, Guanda, 1995.
* ''Die Eberjagd'', 1952.
** ''Caccia al cinghiale'', in ''Visita a Godenholm'', trad. di Ada Vigliani, Milano, Adelphi. 2008.
* ''Besuch auf Godenholm'', 1952.
** {{Cita libro|titolo=Visita a Godenholm|edizione=Collana Piccola Biblioteca n.568|anno=2008|editore=Adelphi|città=Milano|isbn=978-88-459-2255-8|trad=Ada Vigliani}}
* ''Aladins Problem'', 1983.
** {{Cita libro|titolo=Il problema di Aladino|edizione=Collana Piccola Biblioteca n.185|anno=1985|editore=Adelphi|città=Milano|isbn=978-88-459-0631-2|trad=Bruna R. Bianchi}}
* ''Drei Schulwege'', 1991
** ''Tre strade per la scuola. Vendetta tardiva'', trad. Alessandra Iadicicco, Collezione Prosa contemporanea, Milano, Guanda, 2007, ISBN 978-88-824-6953-5.
=== Saggi ===
* ''Der Kampf als inneres Erlebnis'', 1922
** ''[[La battaglia come esperienza interiore]]'', Collana La mala parte, Piano B, 2014, ISBN 978-88-966-6583-1.
* ''Das abenteuerliche Herz. Aufzeichnungen bei Tag und Nacht'', 1929; poi ''Das abenteuerliche Herz. Figuren und Capriccios'', 1938
** ''Il cuore avventuroso. Figurazioni e capricci'', a cura di Quirino Principe, Milano, Longanesi 1986; Parma, Guanda, 1995, ISBN 978-88-774-6828-4.
* ''Die totale Mobilmachung'', 1930
** ''La mobilitazione totale'', in id., ''Scritti politici e di guerra, 1919-1933'', Libreria Editrice Goriziana, 2005
* ''Der Arbeiter. Herrschaft und Gestalt'', 1932
** ''L'Operaio. Dominio e forma'', trad. [[Quirino Principe]], Milano, Longanesi, 1984; Milano, Guanda, 1991.
* ''Blätter und Steine'', 1934
** {{Cita libro|titolo=Foglie e pietre|edizione=Collezione Biblioteca|anno=1997|editore=Adelphi|città=Milano|isbn=978-88-459-1321-1|trad=Flavio Cuniberto}}
* ''Der Friede. Ein Wort an die Jugend Europas und an die Jugend der Welt'', 1945. [la prima versione dello scritto fu composta nel 1941]
** ''La pace'', trad. Adriana Apa, con uno scritto di [[Saverio Vertone]] (''"L'immagine dell'avamposto"''), Collezione Testi e Documenti della Fenice, Milano, Guanda, 1993, ISBN 978-88-774-6520-7.
** {{Cita libro|altri=Prefazione di Maurizio Guerri|titolo=La pace. Una parola ai giovani d'Europa e ai giovani del mondo|anno=2022|editore=Mimesis|città=Milano-Udine|isbn=978-88-575-8902-2}}
* ''Sprache und Körperbau'', 1947.
* ''Am Kieselstrand'', 1951.
* ''Über die Linie'', 1951
** ''Oltre la linea'', con [[Martin Heidegger]], a cura di [[Franco Volpi (filosofo)|Franco Volpi]], Collana Piccola Biblioteca, Milano, Adelphi, 1989; Nuova ed., Adelphi, 1998.
* ''Der Waldgang'', 1952
** ''[[Trattato del Ribelle]]'', trad. F. Bovoli, Collezione Piccola Biblioteca, Milano, Adelphi, 1990, ISBN 978-88-459-0758-6.
* ''Das Sanduhrbuch'', 1954
** ''Il libro dell'orologio a polvere'', trad. Alvise La Rocca e Agnese Grieco, Collezione Biblioteca, Milano, Adelphi, 1994, ISBN 978-88-459-1099-9.
* ''Rivarol'', 1956.
** {{Cita libro|titolo=Rivarol. Massime di un conservatore|edizione=Collezione Quaderni della Fenice|anno=1992-2004|editore=Guanda|città=Parma|isbn=|trad=B. Lotti e M. Monaldi}}
* {{Cita libro|titolo=San Pietro (1957)|anno=2015|editore=Fausto Lupetti Editore|isbn=978-88-687-4075-7}}
* ''An der Zeitmauer'', 1959
** {{Cita libro|titolo=Al muro del tempo|edizione=Collezione Biblioteca n.386|anno=2000|editore=Adelphi|città=Milano|isbn=978-88-459-1508-6|trad=Alvise La Rocca e Agnese Grieco}}
* ''Der Weltstaat. Organismus und Organisation'', 1960
** ''Lo stato mondiale. Organismo e organizzazione'', Parma, Guanda, 1998
* {{Cita libro|altri=Introduzione e trad. a cura di Luca Siniscalco, postfazione di Marino Freschi|titolo=Quadrofogli (Vier Blätter, 1960)<ref>pubblicato sulla rivista ''Antaios''</ref>|anno=2021|editore=De Piante|città=|isbn=979-12-803-6207-0}}
* ''Typus, Name, Gestalt'', 1963
** {{Cita libro|titolo=Tipo Nome Forma|anno=2002|editore=Herrenhaus|isbn=978-88-877-6102-3|trad=Alessandra Iadicicco}}
* ''Dezember. Bois de Noel'', 1964
* ''Grenzgänge. Essays. Reden. Träume'', 1966
* ''Subtile Jagden'', 1967
** {{Cita libro|titolo=Cacce sottili|edizione=Collezione Biblioteca della Fenice|anno=1997|editore=Guanda|città=Parma|isbn=978-88-774-6877-2|trad=Alessandro Iadicicco}} - II ed., Guanda, 2022, ISBN 978-88-235-3068-3.
* ''Sgraffiti'', 1969
* ''Ad hoc'', 1970
* ''Annäherungen. Drogen und Rausch'', 1970
** ''Avvicinamenti. Droghe ed ebbrezza'', trad. C. Sandrin e U. Ugazio, Milano, Multhipla 1982; Biblioteca della Fenice, Milano, Guanda, 2006, ISBN 978-88-824-6351-9.
* ''Träume. Nocturnes'', 1970.
* ''Zahlen und Götter. Philemon und Baucis. Zwei Essays'', 1974.
** ''Philemon un Baucis. Der Tod in der mythischen und in der technischen Welt'', 1979
** {{Cita libro|titolo=Filemone e Bauci. La morte nel mondo mitico e nel mondo tecnico|edizione=Collana Piccola Biblioteca|anno=2018|editore=Guanda|città=Parma|isbn=978-88-824-6961-0|trad=Alessandra Iadicicco}}
* ''Maxima–Minima, Adnoten zum „Arbeiter“'', 1983.
** {{Cita libro|altri=a cura di Quirino Principe|titolo=Maxima-Minima. Autore di L'operaio|edizione=Collana Piccola Biblioteca|annooriginale=Quaderni della Fenice, Guanda, 1998|anno=2012|editore=Guanda|città=Parma|isbn=978-88-608-8757-3|trad=Alessandra Iadicicco}}
* ''Autor und Autorschaft'', 1984.
* ''Zwei Mal Halley'', 1987
** ''Due volte la cometa'', trad. Quirino Principe, Parma, Guanda, 1989, ISBN 978-88-774-6385-2.
* ''Die Schere'', 1990
** ''La forbice'', trad. Alessandra Iadicicco, Postfazione di [[Quirino Principe]], Biblioteca della Fenice, Parma, Guanda, 1996, ISBN 978-88-774-6519-1; 2022, ISBN 978-88-235-2608-2.
* ''Serpentara. Mit Holzschnitten von Alfred Pohl'', Passau, 1991.
* ''Prognosen'', 1993.
* ''Il contemplatore solitario'' (collezione di diversi scritti jüngeriani), trad. Quirino Principe, a cura di Henri Plard, Collezione Biblioteca della Fenice, Parma, Guanda, 1995, ISBN 978-88-774-6368-5.
* ''Weiße Nächte'', 1997.
* ''Politische Publizistik 1919-1933'', 3 voll., 2000
** ''Scritti politici e di guerra 1919-1933'', 3 voll., trad. Alessandra Iadicicco, Collezione Le Guerre, Gorizia, Libreria Editrice Goriziana, 2003-2005, ISBN 978-88-869-2885-4.
* {{Cita libro|titolo=L'albero. Quattro prose|anno=2003|editore=Herrenhaus|isbn=978-88-877-6113-9|trad=Alessandra Iadicicco}} [saggi composti tra il 1959 e il 1966]
* ''Zur Geiselfrage. Schilderung der Fälle und ihre Auswirkungen'', Hrsg. von Sven Olaf Berggötz, Klett-Cotta, 2011.
** {{Cita libro|altri=a cura di Sven Olaf Berggöttz|titolo=Sulla questione degli ostaggi. Parigi, 1941-1942|edizione=Collana Piccola Biblioteca|anno=2012|editore=Guanda|città=Parma|isbn=978-88-608-8924-9|trad=Alessandra Iadicicco}}
* {{Cita libro|autore=[[Friedrich Georg Jünger]]|autore2=E. Jünger|altri=a cura e con un saggio di Maurizio Guerri|titolo=Guerra e guerrieri. Discorso di Verdun|anno=2012|editore=Mimesis|città=Milano-Udine|isbn=978-88-575-0977-8}}
* {{Cita libro|autore=E. Jünger|autore2=Edmund Schultz|altri=a cura di Maurizio Guerri|titolo=Il mondo mutato. Un sillabario per immagini del nostro mondo|anno=2007-2018|editore=Mimesis|città=Milano-Udine|isbn=978-88-575-4381-9}}
* {{Cita libro|altri=a cura di Mario Bosincu|titolo=Autunno in Sardegna|edizione=Collana Vitanova|anno=2020|editore=Le Lettere|città=Firenze|isbn=978-88-936-6143-0}} [contiene 3 scritti: San Pietro, Serpentara, Autunno in Sardegna]
* {{Cita libro|altri=a cura di Michele Cometa|titolo=Mantrana. Un gioco|edizione=Collana Minima/Volti|anno=2020|editore=Mimesis|città=Milano-Udine|isbn=978-88-575-6967-3}}
* ''La Grande Madre. Meditazioni mediterranee'', a cura di Mario Bosincu, Collana Vitanova, Firenze, Le Lettere, 2021, ISBN 978-88-936-6228-4.
=== Epistolari ===
* ''Der gordische Knoten'', con [[Carl Schmitt]], 1953.
** {{Cita libro|altri=a cura di Carlo Galli|titolo=Il Nodo di Gordio. Dialogo su Oriente e Occidente nella storia del mondo|edizione=Collana Intersezioni|anno=1987|editore=Il Mulino|città=Bologna|isbn=978-88-150-1421-4|trad=Giuseppina Panzieri}} - Il Mulino, 2004, 978-88-150-9742-2.
** {{Cita libro||altri=a cura di Giovanni Gurisatti|titolo=Il nodo di Gordio|edizione=Collana Piccola Biblioteca n.787|anno=2023|editore=Adelphi|città=Milano|isbn=978-88-459-3735-4}}
* {{Cita libro|autore=[[Martin Heidegger]]-E. Jünger|altri=a cura di C. Badocco|titolo=Il silenzio è l'arma più forte. Lettere 1949-1975|edizione=|anno=2013|editore=Quodlibet|città=Macerata|isbn=978-88-746-2380-8}}
* {{Cita libro|autore=E. Jünger|autore2=[[Albert Hofmann]]|titolo=LSD. Carteggio 1947-1997|edizione=Collana Scienza n.3|anno=2017|editore=Giacometti & Antonello|isbn=978-88-988-2007-8|trad=S. Piangatello}}
* {{Cita libro|altri=Con una selezione di lettere di risposta dei genitori e di Friedrich Georg Jünger, a cura di H. Schwilk, trad. di F. Sassi|titolo=Lettere dal fronte alla famiglia 1915-1918|edizione=Collana Le guerre n.82|anno=2017|editore=LEG|città=Gorizia|isbn=978-88-610-2411-3}}
=== Interviste ===
*
* {{Cita libro|autore=[[Banine]]|altri=Illustrazioni di R. Schlichter, a cura di A. Crespi|titolo=Incontri con Ernst Jünger (Rencontres avec Ernst Jünger, 1951)|anno=2022|editore=De Piante|isbn=979-12-803-6220-9|trad=É. Ronin}}
* {{Cita libro|autore=[[Julien Hervier]]|titolo=Conversazioni con Ernst Jünger (Entretiens avec Ernst Jünger, 1986)|edizione=Collezione Testi e documenti della Fenice|anno=1987|editore=Guanda|città=Parma|isbn=978-88-774-6261-9|trad=A. Marchi}}
* {{Cita libro|autore=[[Antonio Gnoli]]|autore2=Franco Volpi|titolo=I prossimi titani. Conversazioni con Ernst Jünger|edizione=Collana Piccola Biblioteca n.397|anno=1997|editore=Adelphi|città=Milano|isbn=978-88-459-1325-9}} [intervista del 1995]
== Film ==
* ''In den Gräben der Geschichte – Der Schriftsteller Ernst Jünger.'' Documentario, Germania, 2019, 52:45 min., scritto e diretto da Falko Korth, prodotto da KR.Film, [[Rundfunk Berlin-Brandenburg|rbb]], [[Arte (rete televisiva)|arte]], prima trasmissione: 27 novembre 2019 su arte, {{cita testo|url=https://programm.ard.de/TV/arte/in-den-gr-ben-der-geschichte/eid_287242316319297|titolo=sinossi}} di ARD (recensione<ref>Filmbesprechung von dpa: ''{{cita testo|url=https://www.abendblatt.de/kultur-live/tv-und-medien/article227758047/In-den-Graeben-der-Geschichte.html|titolo=In den Gräben der Geschichte.}}'' In: ''[[Hamburger Abendblatt]].'' 27. November 2019.</ref>); con i biografi [[Helmuth Kiesel]] e [[Heimo Schwilk]], lo storico [[Volker Weiß]], la critica letteraria [[Iris Radisch]] e il pittore [[Neo Rauch]].
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Delio Cantimori]], ''Tre saggi su Jünger, Moeller van den Bruck, Schmitt'', 1985, Settimo Sigillo
* [[Julius Evola]], ''L'«Operaio» nel pensiero di Ernst Jünger'', Mediterranee, Roma 1960.
* Marcel Decombis, ''Ernst Jünger: l'"Ideale nuovo" e la "Mobilitazione totale"'', 1981, Tridente
* [[Heimo Schwilk]], ''Ernst Jünger. Leben und Werk in Bildern und Texten'',
* {{Cita libro|autore=Wolfgang Kaempfer|titolo=Ernst Jünger|annooriginale=
* [[Paul Noack]], ''Ernst Jünger: Eine Biographie'', Berlin 1998.
* [[Günther Figal]]-[[H. Schwilk]] (a cura di), ''Magie der Heiterkeit: Ernst Jünger zum Hundertsten'',
* [[Marcello Staglieno (giornalista)|Marcello Staglieno]], ''
* {{Cita libro|autore=Heimo Schwilk|titolo=Il sogno dell'Anarca. Incontri con Ernst Jünger|edizione=La biblioteca di Vineta|anno=1999|editore=Herrenhaus|città=Seregno|isbn=978-88-877-6108-5|trad=C. Beretta e Andrea Sandri}}
* Luisa Bonesio (a cura di), ''Ernst Jünger e il pensiero del nichilismo'', Milano 2002.
* [[Stefano Gorgone]], ''Cristallografie dell'invisibile. Dolore, eros e temporalità in Ernst Jünger'', Milano 2005.
* [[Corrado Badocco]], ''Ernst Jünger'', in Centro studi filosofici di Gallarate (a cura di), Enciclopedia filosofica, Milano, Bompiani, 2006, vol. 6, pp. 576–581 (con ampia bibliografia).
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* [[Luigi Iannone]], ''Jünger e Schmitt. Dialogo sulla modernità'', a cura di Marcello Staglieno, Armando editore, Roma, 2009.
* [[Ernst Nolte]], ''La rivoluzione conservatrice'', (a cura di Luigi Iannone), Rubbettino, 2009.
* Luca Siniscalco, "Ernst Jünger: Un'ontologia delle forme mitiche", in ''Octagon. La ricerca della totalità'', a cura di [[Hans Thomas Hakl]], Gaggenau, Scientia Nova, 2017, vol. 3, pp. 193–211.
* Piero Buscioni, ''Ernst Jünger'', Associazione Eumeswil (Firenze), febbraio 2019
* {{Cita libro|titolo=I prossimi titani. Conversazioni con Ernst Jünger|autore=[[Antonio Gnoli]], [[Franco Volpi (filosofo italiano)|Franco Volpi]]|editore=Adelphi|città=Milano|anno=1997|isbn=88-459-1325-2}}
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|q|commons}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{DNB-Portal|118558587}}
* {{cita web|url=http://eumeswil.cc/|titolo=Associazione Eumeswil - Studio dell'opera di Ernst Jünger}}
* {{cita web|url=http://www.ernst-juenger.org/|titolo=Blog su Ernst Jünger e l'Anarca (da Eumeswil)|lingua=en}}
{{Premio Goethe}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|filosofia|
[[Categoria:Centenari tedeschi]]
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