Primavera araba: differenze tra le versioni

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{{Infobox conflitto
|Tipo = RivoluzioneCrisi
|Nome del conflitto = Primavera araba
|Parte_di =
| Immagine = Arab Spring map.svg
|Didascalia = {{legend|#00112b|Allontanamento o morte del capo di stato}} {{legend|#004a80|Conflitti armati e cambiamento nel governo}} {{legend|#00bff3|Cambiamento del primo ministro}} {{legend|#d64400|Proteste maggiori}} {{legend|#eac27c|Proteste minori}}{{legend|#797979|Proteste collegate}} {{legend|#801000|Guerra civile}} {{legend|#B9B9B9|Assenza di proteste}}
|Data = dal17 dicembre [[2010]] - febbraiodicembre [[20112012]]
|Luogo = {{bandiera|Lega Araba}} [[Mondo arabo]], [[Africa Occidentale]]
|Casus = [[Corruzione]], [[povertà]], [[fame]], assenza di [[libertà individuali]], violazione di [[diritti umani]], [[disoccupazione]], aumento del prezzo dei generi alimentari, malcontento popolare, desiderio di rinnovamento del regime politico, interferenze straniere
|Mutamenti_territoriali =
|Esito =
|Schieramento1 = Forze governative di:<br />{{EGY}}<br />{{SYR 1980-2024}}<br />[[File:Flag{{LBY of Libya (1977).svg|20px|border]] [[Jamahiriya araba libica|Libia]]-2011}}<br />{{TUN}}<br />{{YEM}}<br />{{MAR}}<br />{{IRQ}}<br />{{OMN}}<br />{{SAU}}<br />{{DZA}}<br />{{JOR}}<br />{{LBN}}<br />{{SDN}}<br />{{DJI}}<br />{{BHR}}<br />{{KWT}}
|Schieramento2 = {{Bandiera|LBY}} [[Consiglio nazionale di transizione|Ribelli libici]]<br />[[File:Flag of Syria 2011, observed.svg{{bandiera|20px|border]]SYR}} [[Consiglio nazionale siriano|Ribelli siriani]]<br />Ribelli degli altri Paesi nominati<br />'''Supporto da:'''<br />[[File:Flag of NATO.svg|20px|border]] [[NATO]]
|Comandante1 =
|Comandante2 =
|Effettivi1 = {{formatnum:2000000}} soldati<br />{{formatnum:35000}} mercenari<br />{{formatnum:3000}} carri armati<br />{{formatnum:5000}} cannoni<br />1.000{{formatnum:1000}} aerei
|Effettivi2 = {{formatnum:20000000}} dimostranti<br />{{formatnum:1200}} carri armati<br />{{formatnum:2400}} cannoni<br />{{formatnum:1300}} aerei<br />500 aerei NATO (solo in Libia)
|Perdite3 = {{formatnum:140000}} morti in totale
|note =
}}
[[File:Arab worldWorld Green.PNGsvg|thumb|destra|400x400pxupright=1.8|Mappa del [[mondo arabo]].]]
Con '''Primaveraprimavera araba''' (in [[lingua araba|arabo]] الربيع العربي ''al-Rabīʿ al-ʿArabī'') si intende un termine di origine [[giornalismo|giornalistica]], utilizzato per lo più dai [[mass media|media]] occidentali, per indicare una serie di proteste ed agitazioni cominciate tra la fine del [[2010]] e l'inizio del [[2011]].<ref>[http://temi.repubblica.it/micromega-online/2011-lanno-della-primavera-araba/?printpage=undefined micromega - micromega-online » 2011, l'anno della Primavera araba - Versione stampabile<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Il primo uso specifico dell'espressione ''Arab Spring'' (Primavera araba), per denotare appositamente questi eventi, viene attribuito al [[politologia|politologo]] Marc Lynch in un articolo della rivista americana [[Foreign Policy]] del 6 gennaio 2011. Il riferimento è sia alla "[[primavera dei popoli]]" del [[1848]], sia alla [[primavera di Praga]] del [[1968]], nella quale lo studente [[Jan Palach]] si diede fuoco. I paesi maggiormente coinvolti dalle sommosse furono l'[[Egitto]], la [[Siria]], la [[Libia]], la [[Tunisia]], lo [[Yemen]], l'[[Algeria]], l'[[Iraq]], il [[Bahrein]], la [[Giordania]] e il [[Gibuti]], mentre ci sono stati moti minori in [[Mauritania]], in [[Arabia Saudita]], in [[Oman]], in [[Sudan]], in [[Somalia]], in [[Marocco]] e in [[Kuwait]].<ref>{{Cita news|autore = Francesca Paci|url = http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/oridente/grubrica.asp?ID_blog=258&ID_articolo=230&ID_sezione=573&sezione=|titolo = L'onda non si ferma: dallo Yemen alla Giordania, dal Marocco alla Siria|pubblicazione = La Stampa|giorno = 01|mese = 02|anno = 2011|accesso = 20 febbraio 2011|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120119001040/http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/oridente/grubrica.asp?ID_blog=258&ID_articolo=230&ID_sezione=573&sezione=|urlmorto = sì}}</ref><ref>
{{Cita news|url = http://www.asca.it/news-RIVOLTE_M_O__E_NORDAFRICA__DALLA_CADUTA_DI_BEN_ALI_ALL_IRAN_%28SERVIZIO%29-990506-ORA-.html|titolo = RIVOLTE M.O. E NORDAFRICA: DALLA CADUTA DI BEN ALI ALL'IRAN (SERVIZIO)|pubblicazione = ASCA|giorno = 15|mese = 02|anno = 2011|accesso = 20 febbraio 2011|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110217042035/http://www.asca.it/news-RIVOLTE_M_O__E_NORDAFRICA__DALLA_CADUTA_DI_BEN_ALI_ALL_IRAN_(SERVIZIO)-990506-ORA-.html}}
 
</ref><ref name="mapproterai">{{Cita news|url = http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=15025217-01-2011-1231257.php|titolo = La mappa della protesta|pubblicazione = RaiNews24|giorno = 19|mese = 02|anno = 2011|accesso = 21 febbraio 2011|urlmorto = sì}}</ref> Le vicende sono tuttora in corso nelle regioni del [[Medio Oriente]], del [[Vicino Oriente]] e del [[Nord-Africa|Nord Africa]].<ref>[http://www.tracce.it/?id=376&id_n=21310&pagina=1 La "primavera araba" fra autoritarismo e islamismo - SAMIR KHALIL SAMIR<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.presseurop.eu/it/content/topic/509151-l-europa-e-la-primavera-araba |titolo=L'Europa e la primavera araba {{!}} Presseurop (italiano)<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=22 ottobre 2011 |dataarchivio=27 ottobre 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111027185432/http://www.presseurop.eu/it/content/topic/509151-l-europa-e-la-primavera-araba |urlmorto=sì }}</ref>
I paesi maggiormente coinvolti dalle sommosse sono la [[Siria]], la [[Libia]], l'[[Egitto]], la [[Tunisia]], lo [[Yemen]], l'[[Algeria]], l'[[Iraq]], il [[Bahrein]], la [[Giordania]] e il [[Gibuti]], mentre ci sono stati moti minori in [[Mauritania]], in [[Arabia Saudita]], in [[Oman]], in [[Sudan]], in [[Somalia]], in [[Marocco]] e in [[Kuwait]].<ref>{{Cita news
|autore =Francesca Paci
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|titolo= RIVOLTE M.O. E NORDAFRICA: DALLA CADUTA DI BEN ALI ALL'IRAN (SERVIZIO)
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</ref> Le vicende sono tuttora in corso nelle regioni del [[Medio Oriente]], del [[vicino Oriente]] e del [[Nord-Africa|Nord Africa]].<ref>[http://www.tracce.it/?id=376&id_n=21310&pagina=1 La "primavera araba" fra autoritarismo e islamismo - SAMIR KHALIL SAMIR<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.presseurop.eu/it/content/topic/509151-l-europa-e-la-primavera-araba L'Europa e la primavera araba | Presseurop (italiano)<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
== Storia ==
La rivolta iniziò il 17 dicembre [[2010]], in seguito alla protesta estrema del tunisino [[Mohamed Bouazizi]], il quale si diede fuoco in seguito a maltrattamenti subiti da parte della polizia, il cui gesto innescò l'intero moto di rivolta tramutatosi nella cosiddetta [[Rivoluzione dei Gelsomini]].<ref>{{Cita news|lingua = en |autore = Yasmine Ryan |url =http://english.aljazeera.net/indepth/features/2011/01/201111684242518839.html |titolo =The tragic life of a street vendor |pubblicazione = Al Jazeera |giorno = 20 |mese = 01 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011}}</ref><ref>{{Cita news |lingua = en |autore = KAREEM FAHIM |url =https://www.nytimes.com/2011/01/22/world/africa/22sidi.html?pagewanted=1 |titolo =https://www.nytimes.com/2011/01/22/world/africa/22sidi.html?pagewanted=1 |pubblicazione =New York Times |giorno = 21 |mese = 01 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011}}</ref> Per le stesse ragioni, un effetto domino si propagò ad altri Paesi del mondo arabo e della regione del Nord Africa. In molti casi i giorni più accesi, o quelli dai quali prese avvio la rivolta, sono stati chiamati giorni della rabbia o con nomi simili.<ref>{{Cita news |url = http://it.euronews.net/2011/02/18/gheddafi-con-i-sostenitori-contro-la-giornata-della-collera/ |titolo = Gheddafi con i sostenitori contro la "Giornata della collera" |pubblicazione = Euronews |giorno = 18 |mese = 02 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011 |dataarchivio = 21 febbraio 2011 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110221114105/http://it.euronews.net/2011/02/18/gheddafi-con-i-sostenitori-contro-la-giornata-della-collera/ |urlmorto = sì }}</ref><ref>{{Cita news |url = http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=36442&sez=HOME_NELMONDO&npl=&desc_sez= |titolo = Giornata della rabbia in Bahrein: scontri e feriti |pubblicazione = Il Messaggero |giorno = 14 |mese = 02 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011 |urlmorto = sì |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110219185257/http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=36442&sez=HOME_NELMONDO&npl=&desc_sez= }}</ref>
La rivolta cominciò il 17 dicembre [[2010]], in seguito alla protesta estrema del tunisino [[Mohamed Bouazizi]], che si diede fuoco in seguito a maltrattamenti subiti da parte della polizia, il cui gesto innescò l'intero moto di rivolta tramutatosi nella cosiddetta [[Rivoluzione dei Gelsomini]].<ref>{{Cita news
|lingua = en |autore = Yasmine Ryan |url =http://english.aljazeera.net/indepth/features/2011/01/201111684242518839.html |titolo =The tragic life of a street vendor |pubblicazione = Al Jazeera |giorno = 20 |mese = 01 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011}}</ref><ref>{{Cita news |lingua = en |autore = KAREEM FAHIM |url =http://www.nytimes.com/2011/01/22/world/africa/22sidi.html?pagewanted=1&_r=1&src=twrhp |titolo =http://www.nytimes.com/2011/01/22/world/africa/22sidi.html?pagewanted=1&_r=1&src=twrhp |pubblicazione =New York Times |giorno = 21 |mese = 01 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011}}</ref> Per le stesse ragioni, un effetto domino si propagò ad altri Paesi del mondo arabo e della regione del Nord Africa. In molti casi i giorni più accesi, o quelli dai quali prese avvio la rivolta, sono stati chiamati giorni della rabbia o con nomi simili.<ref>{{Cita news|url =http://it.euronews.net/2011/02/18/gheddafi-con-i-sostenitori-contro-la-giornata-della-collera/ |titolo =Gheddafi con i sostenitori contro la "Giornata della collera" |pubblicazione = Euronews |giorno = 18 |mese = 02 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011}}</ref><ref>{{Cita news |url =http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=36442&sez=HOME_NELMONDO&npl=&desc_sez= |titolo =Giornata della rabbia in Bahrein: scontri e feriti |pubblicazione = Il Messaggero |giorno = 14 |mese = 02 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011}}</ref>
 
Nel [[2011]], quattro capi di Stato furono costretti alle [[dimissioni]], alla fuga e in alcuni casi portati alla morte: in Tunisia [[Zine El-Abidine Ben Ali]] (14 gennaio 2011), in Egitto [[Hosni Mubarak]] (11 febbraio 2011), in Libia [[Mu'ammar Gheddafi|MuhammarMuʿammar Gheddafi]] che, dopo una lunga fuga da [[Tripoli]] a [[Sirte]], sotto i bombardamenti anglo-francesi, fu catturato e ucciso dai ribelli, con l'aiuto determinante di Stati Uniti e Francia, il 20 ottobre 2011,<ref>{{Cita news |url =http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Mubarak-si-dimette-Cairo-in-festa-Poteri-passano-in-mano-ai-militari_311667840003.html |titolo =Mubarak si dimette, Cairo in festa Poteri passano in mano ai militari |pubblicazione = Adnkronos/Aki |giorno = 11 |mese = 02 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011}}</ref><ref>{{Cita news |url =http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-01-15/vince-rivolta-fuga-081237.shtml?uuid=AaZe3yzC |titolo =In Tunisia vince la rivolta. Ben Ali fugge in Arabia Saudita, poteri al premier Ghannushi |pubblicazione = [[Il Sole 24 OREOre]] |giorno = 15 |mese = 01 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011}}</ref> e in Yemen [[Ali Abdullah Saleh]] (27 febbraio 2012).<ref>{{Cita web|url=http://www.repubblica.it/esteri/2016/08/18/news/terre_spezzate-146064379/|titolo=Terre spezzate: viaggio nel caos del mondo arabo|data=16 agosto 2016|accesso=18 agosto 2016}}</ref>
 
I sommovimenti in Tunisia portarono il presidente [[Zine El-Abidine Ben Ali|Ben Ali]], dopo venticinque anni, alla fuga in [[Arabia Saudita]]. In Egitto, le imponenti proteste iniziate il 25 gennaio 2011, dopo diciotto giorni di continue dimostrazioni, accompagnate da vari episodi di violenza, costrinsero alle dimissioni (complici anche le pressioni esercitate da [[Stati Uniti|Washington]]) il presidente Mubarak dopo trent'anni di potere.<ref name="parisihavintobama">{{Cita news |autore = [[Vittorio Emanuele Parsi]] |url = http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=8401&ID_sezione=&sezione= |titolo = Alla fine ha vinto Obama |pubblicazione = La Stampa |giorno = 12 |mese = 02 |anno = 2011 |accesso = 12 febbraio 2011 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110216074442/http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=8401&ID_sezione=&sezione= |urlmorto = sì }}</ref> Nello stesso periodo, il re di Giordania [[Abd Allah II di Giordania|ʿAbd Allāh]] attuò un rimpasto ministeriale e nominò un nuovo [[primo ministro]], con l'incarico di preparare un piano di "vere riforme politiche".<ref>{{Cita news |url =http://www.asianews.it/notizie-it/Re-Abdullah-di-Giordania-cambia-governo,-e-ordina-vere-riforme-politiche-20662.html |titolo =Re Abdullah di Giordania cambia governo, e ordina vere riforme politiche |pubblicazione = ASIANews |giorno = 02 |mese = 02 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011}}</ref>
 
Sia l'instabilità portata dalle proteste nella regione mediorientale e nordafricana, sia le loro profonde implicazioni [[Geopolitica|geopolitiche]], attirarono grande attenzione e preoccupazione in tutto il mondo.<ref>{{Cita news|autore =Mattia Toaldo|url =http://temi.repubblica.it/limes/il-dittatore-se-ne-andato-e-ora/20173|titolo= Il dittatore se n’è andato. E ora? |pubblicazione = Limes|giorno = 11|mese = 02|anno = 2011|accesso = 12 febbraio 2011}}</ref>
 
== I fattori scatenanti ==
Le proteste hanno colpito non solo [[paesi arabi]], ma anche alcuni Stati non arabi, come nel caso della [[Repubblica Islamica dell'Iran]], che ha in un certo senso anticipato la primavera araba con le proteste post-elettorali del 2009-2010; i due casi hanno in comune l'uso di tecniche di resistenza civile, come scioperi, manifestazioni, marce e cortei e talvolta anche atti estremi come suicidi, divenuti noti tra i media come [[auto-immolazioniautoimmolazioni]], e l'[[autolesionismo]]. Anche l'utilizzo di social network come [[Facebook]] e [[Twitter]] per organizzare, comunicare e divulgare determinati eventi è stato molto diffuso, a dispetto dei tentativi di repressione statale. La Primavera araba ha avuto lo scopo di portare o riportare le tradizioni del mondo arabo al potere.<ref>{{Cita news |lingua = en |autore = Lawrence Pintak |url = http://articles.cnn.com/2011-01-29/opinion/pintak.arab.media_1_arab-media-egyptians-arabic?_s=PM:OPINION |titolo = Arab media revolution spreading change |pubblicazione = CNN |giorno = 29 |mese = 01 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011 |urlmorto = sì |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110218091830/http://articles.cnn.com/2011-01-29/opinion/pintak.arab.media_1_arab-media-egyptians-arabic?_s=PM:OPINION }}</ref><ref>{{Cita news |url = http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Algeria-tre-disoccupati-si-danno-fuoco-seguendo-esempio-tunisini_311550540081.html |titolo =Algeria: tre disoccupati si danno fuoco seguendo esempio tunisini |pubblicazione = Adnkronos/Aki |giorno = 16 title=Proteste_nel_Nordafrica_e_Medio_Oriente_del_2010-2011&action=edit&section=1 |mese = 01 |anno = 2011 |pagina p= 03 |accesso = 20 febbraio 2011}}</ref><ref>{{Cita news|autore =Marco Hamam|url =http://temi.repubblica.it/limes/egitto-in-rivolta-il-risveglio-del-gigante/19380|titolo= Egitto in rivolta: il risveglio del gigante |pubblicazione = Limes|giorno = 29|mese = 01|anno = 2011|accesso = 20 febbraio 2011}}</ref> I social network tuttavia non sarebbero stati il vero motore della rivolta, secondo alcuni osservatori, per i quali "il network della moschea, o del bazar, conta assai più di Facebook, [[Google]] o delle email".<ref>{{Cita news|autore =|url =http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=56491109|titolo= "LE RIVOLTE NON SI FERMERANNO MA I DITTATORI SARANNO SPIETATI" |pubblicazione = Governo Italiano RassegnaStampa|giorno = 21|mese = 02|anno = 2011|accesso = 21 febbraio 2011}}</ref><ref>{{Cita news|autore = Redazione|url = http://www.geopolitica-rivista.org/9812/%C2%ABmacche-twitter-i-ribelli-sono-islamisti%C2%BB-d-scalea-a-il-secolo-ditalia/|titolo = «Macché Twitter, i ribelli sono islamisti» – D. Scalea a “Il Secolo d’Italia”|pubblicazione = geopolitica-rivista.org|giorno = 15|mese = 06|anno = 2011|accesso = 28 giugno 2012|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20140222213344/http://www.geopolitica-rivista.org/9812/%C2%ABmacche-twitter-i-ribelli-sono-islamisti%C2%BB-d-scalea-a-il-secolo-ditalia/}}</ref> Alcuni di questi moti, in particolare in Tunisia ed Egitto, hanno portato a un cambiamento di governo, e sono stati identificati come [[rivoluzione (politica)|rivoluzioni]].<ref>{{Cita news |autore = Roberto Santoro |url = http://www.loccidentale.it/node/102409 |titolo = Il vecchio Egitto del golpe militare e il nuovo della rivoluzione liberale |pubblicazione = L'Occidentale |giorno = 14 |mese = 02 |anno = 2011 |accesso = 16 febbraio 2011 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110519211118/http://www.loccidentale.it/node/102409 |urlmorto = sì }}</ref><ref>{{Cita news |lingua = en |url =http://latimesblogs.latimes.com/babylonbeyond/2011/01/arab-world-how-tunisia-revolution-changed-politics-of-egypt-and-region-.html |titolo =ARAB WORLD: How Tunisia's revolution transforms politics of Egypt and region |pubblicazione = Los Angeles Times |giorno = 29 |mese = 01 |anno = 2011 |accesso = 20 febbraio 2011}}</ref>
 
I fattori che hanno portato alle proteste iniziali sono numerosi e comprendono la [[corruzione]], l'assenza di [[libertà individuali]], la violazione dei [[diritti umani]] e la mancanza di interesse per le condizioni di vita, molto dure, che in molti casi rasentano la [[povertà]] estrema.<ref>[[Andrey Korotayev|Korotayev]] A., Zinkina J. [http://cliodynamics.ru/index.php?option=com_content&task=view&id=276&Itemid=70 Egyptian Revolution: A Demographic Structural Analysis. ''Entelequia. Revista Interdisciplinar'' 13 (2011): 139–65.]</ref> Delle rivolte hanno poi cercato di approfittarne movimenti estremisti e terroristici di matrice islamica, come i [[Fratelli Musulmani]] che con trucchi, intimidazioni e corruzioni, sono riusciti anche a prendere il potere in alcuni statiStati, riportando in vigore assurde leggi (spesso di matrice tradizionale o religiosa) ancora più opprimenti e antiquate di quelle in vigore prima della rivolta. Anche la crescita del prezzo dei generi alimentari e la [[fame]] sono da considerarsi tra le principali ragioni del malcontento; questi fattori hanno colpito larghe fasce della popolazione nei Paesi più poveri nei quali si sono svolte le proteste, portando quasi a una crisi paragonabile a quella osservata nella [[crisi alimentare]] mondiale nel [[2007]]-[[2008]].<ref>{{Cita news |url = http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-01-07/rivolta-couscous-algeria-violenti-183942.shtml#continue |titolo = Rivolta del couscous in Algeria. Violenti scontri nella capitale per i rincari sui generi alimentari |pubblicazione = ilsole24ore |giorno = 07 |mese = 01 |anno = 2011 |accesso = 4 marzo 2011}}</ref><ref>{{cita web |autore=Carlo Giorgi|url=http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-02-01/poverta-corruzione-clima-insostenibile-063738.shtml?uuid=AaRdhl4C |titolo=«Povertà e corruzione: il clima era insostenibile» |accesso=12 febbraio 2011 |editore=Il sole240re |data=1º febbraio 2011 }}</ref><ref>{{cita web |autore=Mark John |url=httphttps://af.reuters.com/article/egyptNews/idAFLDE71B0A820110212 |titolo=INTERVIEW-Arab protests show hunger threat to world-economist |accesso=20 febbraio 2011 |lingua=en |editore=Reuters |data=12 febbraio 2011 |dataarchivio=16 febbraio 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110216022347/http://af.reuters.com/article/egyptNews/idAFLDE71B0A820110212 |urlmorto=sì }}</ref> Tra le cause dell'aumento dei costi, secondo Abdolreza Abbassian, capo economista alla [[FAO]], vi fu la "siccità in [[Russia]] e [[Kazakistan]], accompagnata dalle inondazioni in [[Europa]], [[Canada]] e [[Australia]], associate a incertezza sulla produzione in [[Argentina]]", a causa della quale i governi dei Paesi del [[Maghreb]], costretti ad [[importazione|importare]] i generi commestibili, decisero per l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di largo consumo.<ref name="scoppprotalger">{{Cita news |autore =Vittorio Da Rold |url = http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-01-06/scoppiano-algeria-proteste-couscous-225722.shtml#continue |titolo = Scoppiano in Algeria le proteste del couscous |pubblicazione = [[Il Sole 24 OREOre]] |giorno = 07 |mese = 01 |anno = 2011 |accesso = 4 marzo 2011}}</ref> Altri analisti hanno messo in risalto il ruolo della [[speculazione finanziaria]] nel determinare la crescita del prezzo dei generi alimentari in tutto il mondo.<ref>Pietro Longo, Daniele Scalea, ''Capire le rivolte arabe'', IsAG/Avatar, 2011, pp. 41-45</ref> Prezzi più alti si registrarono anche in [[Asia]] e in particolare in [[India]], dove vi furono rialzi nell'ordine del 18%, e in [[Cina]], con aumento dell'11,7% in un anno.<ref name="scoppprotalger" />
 
== Stati coinvolti ==
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{{Vedi anche|Sommosse popolari in Tunisia del 2010-2011}}
[[File:Zine El Abidine Ben Ali.jpg|thumb|left|[[Zine El-Abidine Ben Ali]], ex presidente della [[Tunisia]]|class=mw-halign-upright]]
[[File:Caravane de la libération 4.jpg|thumb|right|La ''Carovana della Liberazione'' a [[Tunisi]]]]
 
Le proteste nelnello Paesestato unitario iniziarono dopo il gesto disperato di un fruttivendolo, [[Mohamed Bouazizi]], che il 17 dicembre 2010 si diede fuoco per protestare contro il sequestro da parte della polizia della propria merce.<ref name="rivoltunissky">{{Cita news|autore = |url = http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/02/10/tunisia_ebook_anticipazioni_libri.html|titolo = La sommossa tunisina in un instant ebook|pubblicazione = Skytg24|giorno = 12|mese = 02|anno = 2011|accesso = 20 febbraio 2011|dataarchivio = 15 febbraio 2011|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110215135800/http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/02/10/tunisia_ebook_anticipazioni_libri.html|urlmorto = sì}}</ref> Il 27 dicembre il movimento di protesta si diffuse anche a [[Tunisi]], dove giovani laureati disoccupati manifestarono per le strade della città e vennero colpiti duramente dalla polizia.<ref name=rivoltunissky />
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}}</ref> Il 27 dicembre il movimento di protesta si diffuse anche a [[Tunisi]], dove giovani laureati disoccupati manifestarono per le strade della città e vennero colpiti duramente dalla polizia.<ref name=rivoltunissky />
 
Nonostante un rimpasto di governo il 29 dicembre, le rivolte nel paese non si placarono.<ref name=rivoltunissky /> Il 13 gennaio il presidente tunisino [[Zine El-Abidine Ben Ali|Ben Ali]], in un intervento trasmesso dalla televisione nazionale, si impegnò a lasciare il potere nel [[2014]] e promise che avrebbe garantito la libertà di stampa. Il suo discorso però non calmò gli animi e le manifestazioni continuarono.<ref name=rivoltunissky /> Meno di un'ora dopo, venne decretato lo stato d'emergenza e imposto il coprifuoco in tutto il Paese.<ref name=rivoltunissky /> Poco dopo, il primo ministro [[Mohamed Ghannouchi|Mohamed Ghannushi]] dichiarò di aver assunto la carica di presidente ''[[ad interim]]'' fino alle elezioni anticipate.<ref>{{Cita news|autore =|url =http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/01/14/visualizza_new.html_1640305490.html|titolo=Tunisia: Ben Ali, destituito governo|pubblicazione =ANSA|giorno = 14|mese = 01|anno = 2011|accesso=20 febbraio 2011}}</ref> In serata venne dato l'annuncio che Ben Ali, dopo ventiquattro anni al potere, aveva lasciato il Paese.<ref>{{Cita news|autore =|url =http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/01/14/visualizza_new.html_1640296869.html|titolo=Tunisia: Ben Ali lascia il Paese|pubblicazione =ANSA|giorno = 14|mese = 01|anno = 2011|accesso=20 febbraio 2011}}</ref>
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A fine febbraio alcune decine di migliaia di manifestanti si radunarono nel centro di Tunisi per chiedere le dimissioni del governo provvisorio, insediatosi dopo la cacciata di Ben Ali.<ref>{{Cita news|autore =|url =http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Tunisia-decine-di-migliaia-in-piazza-chiedono-dimissioni-governo_311726500081.html|titolo=Tunisia: decine di migliaia in piazza, chiedono dimissioni governo|pubblicazione =Adnkronos/Aki|giorno = 25|mese = 02|anno = 2011|accesso=26 febbraio 2011}}</ref>
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=== Egitto ===
{{Vedi anche|Rivoluzione egiziana del 2011|Tamarod|Golpe egiziano del 2013}}
 
[[File:NDP HQ on fire.jpg|thumb|left|Il quartier generale del Partito Nazionale Democratico di [[Mubarak]] messo a fuoco il 28 gennaio]]
Il 25 gennaio 2011, in seguito ai diversi casi di protesta estrema, in cui diverse persone si erano date fuoco, violenti scontri si svilupparono al centro del [[Cairo]], con feriti ed arresti, durante le manifestazioni della giornata della collera, convocata da opposizione e società civile contro la carenza di lavoro e le misure repressive.<ref>{{Cita news|autore =|url =http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/01/25/visualizza_new.html_1616318125.html|titolo= Egitto, scontri al centro del Cairo|pubblicazione = ANSA|giorno = 25|mese = 01|anno = 2011|accesso=20 febbraio 2011}}</ref> Il fulcro delle manifestazioni è [[piazza Tahrir]], che si trova al centro della metropoli e rappresenta un punto nevralgico della capitale egiziana, ospitando importanti edifici amministrativi, hotel di lusso, l'università americana (AUC) e il [[Museo egizio (Il Cairo)|Museo delle antichità egizie]]. {{Senza fonte|I manifestanti contrari al regime di Mubarak invocano la liberazione dei detenuti politici, la liberalizzazione dei media, e sostengono la rivolta contro la corruzione e i privilegi dell'oligarchia.}}
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}}</ref> Il fulcro delle manifestazioni è Piazza Tahrir, che si trova al centro della metropoli e rappresenta un punto nevralgico della capitale egiziana, ospitando importanti edifici amministrativi, hotel di lusso, l'università americana AUC e il Museo delle antichità egizie. {{Citazione necessaria|I manifestanti contrari al regime di Mubarak invocano la liberazione dei detenuti politici, la liberalizzazione dei media, e sostengono la rivolta contro la corruzione e i privilegi dell'oligarchia.}}
 
Il 29 gennaio il presidente [[Hosni Mubarak]] licenziò il governo e nominò come suo vice l'ex capo dell'intelligence, [[Omar Suleiman|ʿOmar Sulaymān]]. Tuttavia gli scontri e le manifestazioni continuarono nelle città egiziane.<ref>{{Cita news|autore =Redazione|url =http://www.ilgiornale.it/egitto/le_tappe_rivolta/egitto-mubarak-fratelli_musulmani-islam-integralismo-rivolta-guerra_civile-dimissioni-esercito-manifestazioni/11-02-2011/articolo-id=505348-page=0-comments=1|titolo= Le tappe della rivolta|pubblicazione = ilGiornale|giorno = 11|mese = 02|anno = 2011|accesso=20 febbraio 2011}}</ref> Il 5 febbraio intanto si dimise l'esecutivo del [[Partito Nazionale Democratico (Egitto)|Partito nazionale democratico]] di Mubarak, mentre il [[Raʾīs|rais]] alcuni giorni dopo delegò tutti i suoi poteri a Sulaymān.<ref>{{Cita news|autore =Redazione|url =http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/11/egitto-le-tappe-della-protesta/91492/|titolo= Egitto, le tappe della protesta|pubblicazione = IlFattoQuotidiano|giorno = 11|mese = 02|anno = 2011|accesso=20 febbraio 2011}}</ref> L'11 febbraio il vice presidente annunciò le dimissioni di Mubarak mentre oltre un milione di persone continuavano a manifestare nel Paese.<ref>{{Cita news|autore =Redazione online|url =http://www.corriere.it/esteri/11_febbraio_11/egitto-timori-colpo-stato-consiglio-supremo-forze-armate-ahmadinejad_cea8292a-35be-11e0-9a90-00144f486ba6.shtml|titolo= Mubarak si è dimesso, la piazza in festa|pubblicazione = Corriere della Sera|giorno = 11|mese = 02|anno = 2011|accesso=11 febbraio 2011}}</ref> L'Egitto fu lasciato nelle mani di una giunta militare, presieduta dal feldmaresciallo [[Mohamed Hussein Tantawi]], in attesa che venisse emendata la costituzione e che fosse predisposta la convocazione di nuove elezioni.<ref>{{Cita news|autore =|url =http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/02/13/visualizza_new.html_1588611343.html|titolo= Egitto: militari, gestione per sei mesi|pubblicazione = ANSA|giorno = 13|mese = 02|anno = 2011|accesso=16 febbraio 2011}}</ref><ref>{{Cita news|autore =Niccolò Locatelli|url =http://temi.repubblica.it/limes/egitto-anno-zero/20218|titolo= Egitto anno zero|pubblicazione = Limes|giorno = 14|mese = 02|anno = 2011|accesso=16 febbraio 2011}}</ref> Le [[Elezioni presidenziali in Egitto del 2012|elezioni presidenziali del 2012]] furono vinte da [[Mohamed Morsi]], sostenuto dal movimento [[islamista]] dei [[Fratelli Musulmani]], il quale, a sua volta, venne rovesciato dal [[Colpo di Stato in Egitto del 2013|colpo di Stato del generale]] [[Abdel Fattah al-Sisi|al-Sisi]] l'anno successivo.
|mese = 02|anno = 2011|accesso=20 febbraio 2011}}</ref> Il 5 febbraio intanto si dimise l'esecutivo del [[Partito Nazionale Democratico (Egitto)|Partito nazionale democratico]] di Mubarak, mentre il [[ra'is|rais]] alcuni giorni dopo delegò tutti i suoi poteri a Sulaymān.<ref>{{Cita news|autore =Redazione
|url =http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/11/egitto-le-tappe-della-protesta/91492/|titolo= Egitto, le tappe della protesta|pubblicazione = IlFattoQuotidiano|giorno = 11|mese = 02|anno = 2011|accesso=20 febbraio 2011}}</ref> L'11 febbraio il vice presidente annunciò le dimissioni di Mubarak mentre oltre un milione di persone continuavano a manifestare nel Paese.<ref>{{Cita news|autore =Redazione online
|url =http://www.corriere.it/esteri/11_febbraio_11/egitto-timori-colpo-stato-consiglio-supremo-forze-armate-ahmadinejad_cea8292a-35be-11e0-9a90-00144f486ba6.shtml|titolo= Mubarak si è dimesso, la piazza in festa|pubblicazione = Corriere della Sera|giorno = 11|mese = 02|anno = 2011
|accesso=11 febbraio 2011}}</ref> L'Egitto fu lasciato nelle mani di una giunta militare, presieduta dal feldmaresciallo [[Mohamed Hussein Tantawi]], in attesa che venisse emendata la costituzione e che fosse predisposta la convocazione di nuove elezioni presidenziali.<ref>{{Cita news
|autore =|url =http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/02/13/visualizza_new.html_1588611343.html|titolo= Egitto: militari, gestione per sei mesi|pubblicazione = ANSA|giorno = 13|mese = 02|anno = 2011|accesso=16 febbraio 2011}}</ref><ref>{{Cita news|autore =Niccolò Locatelli
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=== Libia ===
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[[File:Muammar al-Gaddafi at the AU summit.jpg|thumb|left|Il dittatore libico [[Muammar Gheddafi|Mu'ammar Gheddafi]], ucciso dal [[Consiglio nazionale di transizione|CNT]] il 20 ottobre [[2011]].|class=mw-halign-upright]]
[[File:Flag of Libya.svg|thumb|La vecchia bandiera del [[Regno Unito di Libia|regno libico]] usata durante le manifestazioni dalle forze di opposizione]]
Il 16 febbraioagosto 2011 si verificarono nella città di [[Bengasi]] scontri fra manifestanti, irritati per l'arresto di un [[attivismo politico|attivista]] dei diritti umani, e la polizia, inviata da sostenitori del governo. In tutto il Paese nel frattempo si tennero manifestazioni a sostegno del leader [[Mu'ammarMuʿammar Gheddafi]].<ref>{{Cita news|autore =|url = http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/02/16/visualizza_new.html_1587571449.html|titolo = Libia, scontri a Bengasi|pubblicazione = ANSA|giorno = 16|mese = 02|anno = 2011|accesso=18 febbraio 2011}}
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|titolo = Libia, scontri a Bengasi
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}}
</ref>
 
Il 17 febbraio si registrarono numerosi morti in accesi conflitti a Bengasi, città simbolo della rivolta libica che intendeva cacciare Gheddafi, al potere da oltre quarant'anni. Testimoni vicini ai ribelli riferirono inoltre che sarebbero avvenute vere e proprie esecuzioni da parte delle forze di polizia.<ref>{{Cita news|autore =|url = http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/02/17/visualizza_new.html_1586679700.html|titolo =Libia: al Jazira, 6 morti in scontri|pubblicazione = ANSA|giorno = 17|mese = 02|anno = 2011|accesso=18 febbraio 2011}}</ref> Nella data del 17 febbraio, proclamata la giornata della collera, milizie giunte da Tripoli a [[Beida]], nell'est della Libia, attaccarono i manifestanti, causando morti e numerosi feriti.<ref>{{Cita news|autore =|url = http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/02/17/visualizza_new.html_1586643372.html|titolo =Libia: ong, 15 morti a Beida|pubblicazione = ANSA|giorno = 17|mese = 02|anno = 2011|accesso=18 febbraio 2011}}</ref>
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Molti dei decessi registrati in Libia risultarono concentrati nella sola città di Bengasi, località tradizionalmente poco fedele al leader libico e più influenzata dalla cultura [[Islamismo|islamista]].<ref name="caraccolnellab">{{Cita news|autore = Lucio Caracciolo|url = http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=56434412|titolo =IL COLONNELLO NEL LABIRINTO|pubblicazione = Governo Italiano Rassegna stampa|giorno = 19|mese = 02|anno = 2011|accesso=19 febbraio 2011}}</ref> Il 20 febbraio il numero delle vittime si avvicinava ai 300 morti.<ref name="300morlib">{{Cita news|autore =|url = http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/E-strage-in-Libia-quasi-300-morti_311706475631.html|titolo =È strage in Libia: quasi 300 morti|pubblicazione = Adnkronos/Aki/Ign|giorno = 20|mese = 02|anno = 2011|accesso=20 febbraio 2011}}</ref> Il sito informativo libico Libya al-Youm denunciò che ''i militari inviati dal regime libico per reprimere i manifestanti di Bengasi stanno usando in queste ore armi pesanti contro le persone riunite davanti al tribunale cittadino'', come [[RPG (lanciarazzi)|razzi Rpg]] e armi anticarro.<ref name=300morlib />
|autore = Lucio Caracciolo
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}}</ref> Il sito informativo libico Libya al-Youm denunciò che ''i militari inviati dal regime libico per reprimere i manifestanti di Bengasi stanno usando in queste ore armi pesanti contro le persone riunite davanti al tribunale cittadino'', come [[RPG (lanciarazzi)|razzi Rpg]] e armi anti-carro.<ref name=300morlib />
 
Il 21 febbraio la rivolta si allargò anche alla capitale [[Tripoli]], dove i contestatori diedero fuoco a edifici pubblici.<ref>{{Cita news|autore =|url = http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Libia-in-fiamme-sede-del-governo-a-Tripoli-A-Bengasi-polizia-si-unisce-ai-manifestanti_311708881935.html|titolo =Libia, in fiamme sede del governo a Tripoli A Bengasi polizia si unisce ai manifestanti|pubblicazione = Adnkronos/Aki/Ign|giorno = 21|mese = 02|anno = 2011|accesso=21 febbraio 2011}}</ref> Nella stessa giornata a Tripoli si fece ricorso a [[raid]] dell'aviazione sui manifestanti per soffocare la protesta.<ref>{{Cita news|autore = |url = http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/02/21/libia_scontri_morti_voci_fuga_muammar_gheddafi_guerra_civile.html|titolo = Bombardamenti sulla folla a Tripoli|pubblicazione = Skytg24|giorno = 21|mese = 02|anno = 2011|accesso = 21 febbraio 2011|dataarchivio = 24 febbraio 2011|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110224224139/http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/02/21/libia_scontri_morti_voci_fuga_muammar_gheddafi_guerra_civile.html|urlmorto = sì}}</ref> Il 21 febbraio cominciarono le defezioni dei politici libici: la delegazione libica all'[[Onu|ONU]] prese nettamente le distanze dal leader Muʿammar Gheddafi. Il vice-ambasciatore libico, Ibrahim Dabbashi, a capo della squadra diplomatica libica, accusò il Colonnello di essere colpevole di ''genocidio'' e di aver praticato ''crimini contro l'umanità''<ref>{{Cita news|autore =|url =http://www.blitzquotidiano.it/politica-mondiale/caos-libia-onu-gheddafi-genocida-758751/|titolo =Caos Libia, la delegazione Onu volta le spalle a Gheddafi: “Genocida”|pubblicazione = Blitzquotidiano|giorno = 21|mese = 02|anno = 2011|accesso=23 febbraio 2011}}</ref>. Il 20 ottobre 2011 Gheddafi venne catturato e ucciso vicino a Sirte. Il suo cadavere fu poi sepolto nel deserto vicino a [[Misurata]].
Il 21 febbraio la rivolta si allargò anche alla capitale [[Tripoli]], dove i contestatori diedero fuoco a edifici pubblici.<ref>{{Cita news
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|url = http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Libia-in-fiamme-sede-del-governo-a-Tripoli-A-Bengasi-polizia-si-unisce-ai-manifestanti_311708881935.html
|titolo =Libia, in fiamme sede del governo a Tripoli A Bengasi polizia si unisce ai manifestanti
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}}</ref> Nella stessa giornata a Tripoli si fece ricorso a [[raid]] dell'aviazione sui manifestanti per soffocare la protesta.<ref>{{Cita news
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|url = http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/02/21/libia_scontri_morti_voci_fuga_muammar_gheddafi_guerra_civile.html
|titolo =Bombardamenti sulla folla a Tripoli
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}}</ref> Il 21 febbraio cominciarono i tradimenti politici: la delegazione libica all'[[Onu]] prese nettamente le distanze dal leader Muʿammar Gheddafi. Il vice-ambasciatore libico, Ibrahim Dabbashi, a capo della squadra diplomatica libica, accusò il Colonnello di essere colpevole di ''genocidio'' e di aver praticato ''crimini contro l'umanità''<ref>{{Cita news
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|titolo =Caos Libia, la delegazione Onu volta le spalle a Gheddafi: “Genocida”
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}}</ref>. Il 20 ottobre 2011 Gheddafi venne catturato e ucciso vicino Sirte. Il suo cadavere fu poi sepolto nel deserto vicino a [[Misurata]].
 
=== Siria ===
{{Vedi anche|Guerra civile siriana}}
[[File:Syria.BasharAlAssad.jpg|thumb|left|Il presidente siriano [[Bashar al-Assad]]]]
[[File:Flag of Syria 2011, observed.svg|260x260pxupright=1.2|thumb|La vecchia bandiera della [[Siria]] usata durante le manifestazioni dalle forze di opposizione]]
Il 26 gennaio Ali Akleh ad [[Amman]] si diede fuoco, in segno di protesta contro il governo [[siria]]no. A fine gennaio su Facebook vennero invocate manifestazioni in tutto il Paese dopo la preghiera settimanale islamica contro ''la monocrazia, la corruzione e la tirannia'', nella ''prima giornata della collera del popolo siriano e della ribellione civile in tutte le città siriane''<ref>{{Cita news
|autore =
|url =http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/02/01/siria_proteste_facebook_internet_appello_manifestare_contro_tirannia.html
|titolo= L'onda non si ferma: dallo Yemen alla Giordania, dal Marocco alla Siria
|pubblicazione = Skytg24
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|mese = 02
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|accesso = 21 febbraio 2011
}}</ref>.
 
In un'intervista rilasciata al quotidiano statunitense [[Wall Street Journal]], Bashar al-Assad, Presidente siriano, si disse convinto del fatto che fossero necessarie riforme e che si stesse costruendo una ''nuova era'' in [[Vicino Oriente]].<ref>{{Cita news
|lingua = en
|autore =JAY SOLOMON, BILL SPINDLE
|url =http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704832704576114340735033236.html
|titolo= Syria Strongman: Time for 'Reform'
|pubblicazione = [[Wall Street Journal]]
|giorno = 31
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|accesso = 21 febbraio 2011
}}</ref>
 
La mobilitazione indetta però per il 4 e 5 febbraio, in contemporanea con la giornata della partenza proclamata in [[Egitto]], non ottenne il risultato sperato, e le adesioni risultarono scarse da parte della popolazione, complice anche il cattivo tempo. Il giorno prima si era rivelato un insuccesso il [[sit-in]] indetto davanti alla sede del Parlamento ''in segno di solidarietà con studenti, lavoratori e pensionati privi di reddito''<ref>{{Cita news
|autore =
|url = http://www.agi.it/estero/notizie/201102042219-est-rt10260-siria_fallisce_la_giornata_della_rabbia_indetta_on_line
|titolo = SIRIA: FALLISCE LA "GIORNATA DELLA RABBIA" INDETTA ON-LINE
|pubblicazione = AGI News
|giorno = 04
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|accesso = 21 febbraio 2011
|urlmorto = sì
|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110215063311/http://www.agi.it/estero/notizie/201102042219-est-rt10260-siria_fallisce_la_giornata_della_rabbia_indetta_on_line
|dataarchivio = 15 febbraio 2011
}}</ref>.
 
Il 10 febbraio [[Damasco]] aprì definitivamente ai [[social network]], e dopo cinque anni fece cadere il divieto che ne prevedeva l'oscuramento<ref name=siapresocinet>{{Cita news
|autore =
|url =http://www.newnotizie.it/2011/02/10/siria-si-a-facebook-e-youtube-dopo-divieto-di-5-anni/
|titolo= Siria, sì a Facebook e Youtube dopo divieto di 5 anni
|pubblicazione = Newsnotizie
|giorno = 10
|mese = 02
|anno = 2011
|accesso = 21 febbraio 2011
}}</ref>. La decisione di eliminare le limitazioni, secondo quanto riferì il quotidiano filo-governativo ''al-Waṭan'' (La patria), dimostrò ''la fiducia del governo nell'uso della Rete''. Secondo l'opposizione, la libera accessibilità ai social network sarebbe stato un tentativo delle autorità siriane di contrastare attività sediziose contro il regime.<ref name=siapresocinet />
 
Il 17 febbraio Tal al-Mallouhi, giovane [[blog]]ger siriana, venne condannata a cinque anni di carcere dall'Alta Corte per la Sicurezza dello Stato, con l'accusa di aver lavorato per conto della [[Central Intelligence Agency|CIA]].<ref>{{Cita news
|autore =
|url = http://www.tmnews.it/web/sezioni/news/PN_20110217_00212.shtml
|titolo = Siria/ Blogger condannata a 5 anni, "lavorava per la Cia"
|pubblicazione = TMNews
|giorno = 17
|mese = 02
|anno = 2011
|accesso = 21 febbraio 2011
|urlmorto = sì
|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20131216190202/http://www.tmnews.it/web/sezioni/news/PN_20110217_00212.shtml
|dataarchivio = 16 dicembre 2013
}}</ref>
 
{{citazione necessaria|Le sommosse popolari in [[Siria]] del [[2011]]-[[2012]] furono un moto di contestazione, simile a quelli che si svolsero nel resto del mondo arabo nello stesso periodo, e che interessò numerose città della Siria dal mese di febbraio del 2011. Le proteste, che assunsero connotati violenti sfociando in sanguinosi scontri tra polizia e manifestanti, avevano l'obiettivo di spingere il presidente siriano [[Bashar al-Assad]] ad attuare le riforme necessarie a dare un'impronta democratica allo stato.
In virtù di una legge del [[1963]] che impediva le manifestazioni di piazza (formalmente revocata solo dopo diverse settimane di scontri), il regime procedette a sopprimere, anche ricorrendo alla violenza, le dimostrazioni messe in atto dalla popolazione, provocando un numero finora imprecisato di vittime tra i manifestanti e le forze di polizia. In seguito, dalla sostanzialmente pacifica ribellione popolare, anche a causa della risposta dura e violenta del regime, la [[Siria]] precipitò in una [[guerra civile]].}}
 
Tuttavia nel 2014, con l'affermarsi dell'[[ISIS]] e la cosiddetta 'balcanizzazione del territorio siriano', [[Bashar al-Assad|Assad]] assunse un ruolo nella [[guerra]] contro il [[Califfato]], dalla quale l'immagine ottenne una riabilitazione<ref>{{Cita news|autore = Barbara Ciolli|url =http://www.lettera43.it/it/articoli/politica/2015/02/14/siria-la-guerra-allisis-riabilita-bashar-al-assad/139027/|titolo= Siria, la guerra all'Isis riabilita Bashar al Assad |pubblicazione = Lettera 43 |giorno = 14 |mese = 02 |anno = 2015 |accesso = 23 Maggio 2017 }}</ref>.
 
=== Iraq ===
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*John L. Esposito, Tamara Sonn, John O. Voll. ''Islam and Democracy after the Arab Spring'' [1 ed.], 0195147987, 9780195147988, Oxford University Press, 2016.
* GAUSE III, F. G. (2011), Why Middle East Studies Missed the Arab Spring: The Myth of Authoritarian Stability, in Foreign Affairs, July/August
* GOLDSTONE, J. A. (2011), Understanding the Revolutions of 2011. Weakness and ReilienceResilience in Middle Eastern Autocracies, in Foreign Affairs, 1 may.
* LONGO, P. & SCALEA, D. (2011), Capire le rivolte arabe. Alle origini del fenomeno rivoluzionario, Avatar-IsAG, Dublin-Roma.
* LY MAMADOU, RENZI DARIO (2014), Dall'Egitto alla Siria. Il principio di una rivoluzione umana e i suoi antefatti, Prospettiva edizioni, Pontassieve (Fi).
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==Voci correlate==
* [[Inverno arabo]]
* [[Prima guerra civile in Libia]]
* [[Guerra civile siriana]]
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== Collegamenti esterni ==
* {{Cita pubblicazione|cognome=Hamzawy |nome=Amr |cognome2=Ottaway |nome2=Marina |anno=2011 |mese=gennaio |titolo=Protest Movements and Political Change in the Arab World |serie=Carnegie Endowment for International Peace: Policy Outlook |url=http://carnegieendowment.org/files/OttawayHamzawy_Outlook_Jan11_ProtestMovements.pdf |lingua=en }}
* {{en}} [httphttps://mondediplo.com/2011/02/ Schwerpunkt The Arab wall begins to fall], [[Le Monde diplomatique]] 2/2011
* {{en}} Nada Bakri: [httphttps://www.nytimes.com/2011/02/03/world/middleeast/03arab.html?ref=africa Street Battle Over the Arab Future], [[New York Times|Nytimes.com]], 2 febbraio 2011.
* {{en}} [[Slavoj Žižek]]: [http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2011/feb/01/egypt-tunisia-revolt Why fear the Arab revolutionary spirit?], [[The Guardian|guardian.co.uk]], 1º febbraio 2011.
* [http://www.nelmerito.com/index.php?option=com_content&task=view&id=1319&Itemid=142, Andrea Villa, Mare nostrum in movimento?, nelMerito.com 04/03/2011] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160306135740/http://nelmerito.com/index.php?id=1319&itemid=142,&option=com_content&task=view |date=6 marzo 2016 }}.
* {{Thesaurus BNCF}}
 
{{Primavera araba}}