Stilicone: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ho aggiunto a "Costantino" il numero III che distingue il costantino USURPATORE, per evitare confusioni!!!
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
 
(121 versioni intermedie di 71 utenti non mostrate)
Riga 1:
{{Magistrato romano
{{Infobox militare
|caricatitolo = [[ConsoliConsole tardo(storia imperiali romaniromana)|Console]] dell'[[Impero romano d'Occidente]]
|nome= Stilicone
|Immaginenome completo= ''Flavius Stilicho.gif''
|altrititoli =''[[Patricius]]''
|immagine= Mainz0497-Stilicone.jpg
|legenda = Stilicone, come raffigurato su una valva dell'[[Dittico di Stilicone|omonimo dittico]] ([[395]])
|data di morte = [[22 agosto|22]] o [[23 agosto]] [[408]]<ref name=22-23_agosto>Zosimo, [https://ia802205.us.archive.org/BookReader/BookReaderImages.php?zip=/7/items/historianovaedid00zosiuoft/historianovaedid00zosiuoft_jp2.zip&file=historianovaedid00zosiuoft_jp2/historianovaedid00zosiuoft_0321.jp2&scale=4&rotate=0 V,34], sostiene che Stilicone fu giustiziato «dieci giorni prima delle calende di settembre» (πρό δέκα καλάνδῶν Σεπτήμβριῶν ἡμέρα), che corrisponde al 23 agosto (cfr. Zosimo, ''Storia Nuova'', a cura di Fabrizio Conca, BUR, p. 577). Secondo la [http://www.dmgh.de/de/fs1/object/display/bsb00000798_00312.html?sortIndex=010%3A010%3A0009%3A010%3A00%3A00&sort=score&order=desc&start=10&context=Eleutherius&subSeriesTitle_str=&hl=false&fulltext=Eleutherius&rows=10 continuazione di Copenaghen della Cronaca di Prospero Tirone] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20180304172841/http://www.dmgh.de/de/fs1/object/display/bsb00000798_00312.html?sortIndex=010%3A010%3A0009%3A010%3A00%3A00&sort=score&order=desc&start=10&context=Eleutherius&subSeriesTitle_str=&hl=false&fulltext=Eleutherius&rows=10 |data=4 marzo 2018 }}, invece, Stilicone fu ucciso a Ravenna «l'undicesimo giorno prima delle calende di settembre» (''XI k. Sept.''), corrispondente al 22 agosto. A causa di questa discordanza di fonti, alcuni autori riportano il 23 agosto come data della decapitazione di Stilicone, altri il giorno prima.</ref>
|data di nascita= [[359]] circa
|consolato =[[400]]<br />[[405]]
|consorte =[[Serena (principessa romana)|Serena]]
|luogo di morte = [[Ravenna]]
}}
{{Infobox militare
|Nome = Flavius Stilicho
[[File:|Immagine = 09811 - Milano - Sant'Ambrogio - Sarcofago di Stilicone - Foto Giovanni Dall'Orto 25-Apr-2007.jpg|thumb|Il Sarcofago di Stilicone, [[basilica di Sant'Ambrogio]] (Milano)]]
|Immagine = Stilico diptych.jpg
|Didascalia = [[DitticoSarcofago di Stilicone]] (nella [[395basilica di Sant'Ambrogio]])
|Soprannome =
|Data_di_nascita = verso il [[359]] circa
|Nato_a =
|Data_di_morte = [[22 agosto|22]] o [[23 agosto]] [[408]]<ref name=22-23_agosto>Zosimo, [https://ia802205.us.archive.org/BookReader/BookReaderImages.php?zip=/7/items/historianovaedid00zosiuoft/historianovaedid00zosiuoft_jp2.zip&file=historianovaedid00zosiuoft_jp2/historianovaedid00zosiuoft_0321.jp2&scale=4&rotate=0 V,34], sostiene che Stilicone fu giustiziato «dieci giorni prima delle calende di settembre» (πρό δέκα καλάνδῶν Σεπτήμβριῶν ἡμέρα), che corrisponde al 23 agosto (cfr. Zosimo, ''Storia Nuova'', a cura di Fabrizio Conca, BUR, p. 577). Secondo la [http://www.dmgh.de/de/fs1/object/display/bsb00000798_00312.html?sortIndex=010%3A010%3A0009%3A010%3A00%3A00&sort=score&order=desc&start=10&context=Eleutherius&subSeriesTitle_str=&hl=false&fulltext=Eleutherius&rows=10 continuazione di CopenhagenCopenaghen della Cronaca di Prospero Tirone] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20180304172841/http://www.dmgh.de/de/fs1/object/display/bsb00000798_00312.html?sortIndex=010%3A010%3A0009%3A010%3A00%3A00&sort=score&order=desc&start=10&context=Eleutherius&subSeriesTitle_str=&hl=false&fulltext=Eleutherius&rows=10 |data=4 marzo 2018 }}, invece, Stilicone fu ucciso a Ravenna «l'undicesimo giorno prima delle calende di settembre» (''XI k. Sept.''), corrispondente al 22 agosto. A causa di questa discordanza di fonti, alcuni autori riportano il 23 agosto come data della decapitazione di Stilicone, altri il giorno prima.</ref>
|Morto_a = [[Ravenna]]
|Cause_della_morte = decapitazione
|Luogo_di_sepoltura =
|Etnia = [[Vandali|vandalovandalica]]
|Religione = [[Arianesimo]]
|Nazione_servita = [[Impero romano d'Occidente]]
|Forza_armata = [[Esercito romano]]
|Arma =
|Corpo =
Riga 20 ⟶ 33:
|Reparto =
|Anni_di_servizio =
|Grado = ''[[Magister militum|Magister utriusque militiae]]''
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = [[Guerra gotica (402-403)|Guerra gotica]]
|Campagne =
|Battaglie = [[Battaglia del Frigido]],<br />[[Battaglia di Pollenzo]],<br />[[Battaglia di Verona (403)|Battaglia di Verona]],<br />[[Battaglia di Fiesole (405)|Battaglia di Fiesole]]
|Comandante_di = [[Esercito romano]]
|Decorazioni =
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro = [[Console (storia romana)|Consul]] ([[400]] e [[405]])
|Altro_campo = Consolato
|Altro =
|Note =
Riga 40 ⟶ 53:
|Nome = Flavio
|Cognome = Stilicone
|PreData = [[Lingua latina|latino]]: ''Flavius Stilicho'', [[Lingua greca|greco]]: ''ΣτιλίχωναςΦλάβιος Στιλίχων''
|Sesso = M
|LuogoNascita =
Riga 46 ⟶ 59:
|AnnoNascita = [[359]] circa
|LuogoMorte = Ravenna
|GiornoMeseMorte = 22 o 23 agosto
|AnnoMorte = 408
|Epoca = 300
|NoteMorte=<ref name=22-23_agosto/>
|Epoca2 = 400
|NoteMorte = <ref name=22-23_agosto/>
|Attività = militare
|Nazionalità = romano
|FineIncipit = di origine [[Vandali|vandala]] da parte di padre, fu un [[Patrizio (storia romana)|patrizio]] e, [[Console (storia romana)|console]] dell'[[Impero romano d'Occidente]] e ''[[magister militum]]'' dell'[[esercito romano]] di origine [[vandali|vandala]]
|Immagine = Flavius Stilicho.gif
|Didascalia = Stilicone, riproduzione del [[Dittico di Stilicone]]
}}
''De facto'' esercitò la reggenza della parte occidentale dell'impero romano dalla morte di [[Teodosio I]], sotto l'impero del giovane figlio [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]], senza riuscire a imporre la sua autorità anche all'[[Impero bizantino|Impero romano d'Oriente]].
 
''De facto'' esercitò la reggenza della parte occidentale dell'impero romano dalla morte di [[Teodosio I]], sotto l'impero del giovane figlio di Teodosio I, [[Onorio (imperatore)|Onorio]], senza riuscire a imporre la sua autorità anche all'[[Impero bizantino|Impero romano d'Oriente]].

Condusse numerose campagne militari contro i [[Barbaro|Barbari]] e combatté contro l'usurpatore [[Gildone (ribelle)|Gildone]] in [[Africa (provincia romana)|Africa]]. Respinse i [[Visigoti]] di [[Alarico I|Alarico]] e sconfisse gli [[Ostrogoti]] di [[Radagaiso]]. Tuttavia, per proteggere l'[[Italia (diocesi)|Italia]] lasciò le frontiere del [[Reno]] sguarnite, tanto da non riuscire ad arrestare l'invasione delle armate [[Vandali|vandale]] e [[Alani|alane]]. Infine, non riuscì a far fallirereprimere l'usurpazione di [[Costantino III (usurpatore)|Costantino III]] in [[Gallia (diocesi)|Gallia]] e in [[Britannia (provincia romana)|Britannia]].
 
Durante la sua reggenza, Stilicone condusse una politica in continuità con quella di [[Teodosio I]]: integrazione dei [[Barbari]] nell'[[esercito romano|esercito]] e nella società e, nel campo religioso, promozione del [[cristianesimo]] [[Simbolo niceno-costantinopolitano|niceno]] e opposizione al [[paganesimo]] e alle [[eresia|eresie]] [[Arianesimo|ariane]] e [[Donatismo|donatiste]], attirandosi così l'ostilità delle élite romane.
 
== Biografia ==
=== Origini e inizio della carrieravita ===
Stilicone nacque nell'odierna [[Germania]] da padre [[vandali|vandalo]]<ref name=":2">{{Cita libro|nome=Hughes,|cognome=Ian.|titolo=Stilicho : the Vandal who saved Rome|url=http://worldcat.org/oclc/758987962|accesso=16 aprile 2021|data=2010|editore=Pen & Sword Military|oclc=758987962|ISBN=978-1-84415-969-7}}</ref><ref>Orosio, VII,38.</ref>, [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|ausiliario romano]] ufficiale di cavalleria sotto l'Imperatore [[Valente (imperatore romano)|Valente]],<ref>Claudiano, ''De cons. Stil.'', 35 9.</ref> e da [[madre]] [[cittadinanza romana|cittadina romana]]<ref>JeromeGirolamo, epistola 123.</ref>.
Tuttavia si considerò sempre un romano, sebbene, come molti [[germani]], fosseEra originariamente di confessione [[religione|religiosa]] [[arianesimo|ariana]], considerata eretica dal resto del [[Cristianesimo]].
Parlava correttamente il [[Lingua latina|latino]], lingua ufficiale dell'[[Impero romano di Occidente]] e di [[Impero romano d'Oriente|Oriente]], il [[lingua greca|greco]], principale lingua d'uso dell'[[Impero Romano d'Oriente]], e ilalmeno un idioma del gruppo [[Lingua proto-germanica|germanico]].
 
Entrò presto nell'[[esercito romano]] dove fece carriera al tempo di [[Teodosio I]], che regnò sulla [[Impero Romano d'Oriente|parte orientale dell'impero]] e che, dopo la [[battaglia del Frigido]] ([[394]]), cui Stilicone partecipò in qualità di capo della cavalleria dopo la morte prima dei combattimenti del predecessore Recimero<ref name=":12">{{Cita libro|autore=[[Karl Ferdinand Werner]]|traduttore=Stefania Pico e Sabrina Santamato|titolo=Nascita della nobiltà. Lo sviluppo delle élite politiche in Europa|collana=Biblioteca di cultura storica|anno=2000|editore=Giulio Einaudi editore|città=Torino|p=181|ISBN=88-06-15288-2}}</ref>, fu l'ultimo [[imperatore]] a reggere un impero ancora unificato. Nel [[384]], Teodosio lo inviò presso lo [[Scià]] [[persia]]no [[Sasanidi|sasanide]] [[Sapore III]] in quanto [[Tribuno militare|tribuno]] della [[guardia pretoriana]]imperiale in una missione diplomatica per negoziare la pace e la spartizione dell'[[Armenia]]<ref>Claudiano, ''de cons. Stil.'', I,51-68.</ref>. La missione ebbe successo e, tornato a Costantinopoli, fu promosso al rango di ''[[magister equitum]]'' e ''[[comes domesticorum]]''.
 
Nel [[384]] sposò [[Serena (principessa romana)|Serena]], nipote dell'Imperatore [[Teodosio I|Teodosio]]. Dalla loro unione nasceranno [[Eucherio (figlio di Stilicone)|Eucherio]] e due figlie: [[Maria (moglie di Onorio)|Maria]] e [[Termanzia]] che andarono in spose, in momenti successivi, all'imperatore Onorio<ref>Maria sposò Onorio nel 395 (Zosimo, V,4) mentre Termanzia lo sposò dopo la morte della sorella nel 408 anche se divorziò dopo l'assassinio del padre (Zosimo, V,28, 35 e 37)</ref>. Serena era una bella e giovane donna ambiziosa che godeva di grande considerazione presso lo zio: si adopererà sempre per supportare la carriera del marito.
Riga 73 ⟶ 87:
Nel [[388]] seguì Teodosio nella guerra contro l'[[Usurpatori dell'Impero romano|usurpatore]] [[Magno Massimo]] che tentava di prendere il controllo dell'Occidente sotto [[Valentiniano II|Valentiniano]], cognato di Teodosio.
 
Divenuto ''[[magister peditum|magister peditum praesentalis]]'' e ''[[magister militum|magister utriusque militiae]]'' ristabilì l'esercito che poi, sotto la guida di Teodosio, il 5 settembre [[394]] vincerà la [[Battagliabattaglia del Frigido]] contro le truppe dell'usurpatore [[Flavio Eugenio]] e del suo generale [[Arbogaste]], responsabili della morte di [[Valentiniano II]]. In questa battaglia Stilicone ebbe anche un ruolo di comando<ref>Zosimo, IV,57.</ref>, avendo alle sue dipendenze il [[Visigoti|visigoto]] [[Alarico I|Alarico]] che in seguito sarebbe divenuto suo nemico, alla guida di un consistente numero di [[socii e foederati|foederati]] [[goti]]<ref>Zosimo, V,5; Giordane, ''Getica'', 145.</ref>. Stilicone si distinse particolarmente al Frigido, tanto da guadagnarsi in seguito il controllo assoluto dell'esercito e diventare, insieme con il [[prefetto del pretorio]] [[Flavio Rufino]], il personaggio principale dell'Impero. Per questo [[Teodosio I]] poco prima di morire il 17 gennaio [[395]] vide in lui l'uomo a cui poter affidare la reggenza dell'[[Impero]]<ref>Zosimo, V,4; Claudiano, ''Ruf.'', II, 4-6.</ref> a nome di almeno uno dei due figli ancora giovani, l'undicenne [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]].
 
=== Guerra contro Alarico e contrasti con l'Oriente ===
[[File:Dittico di stilicone, monza tesoro della cattedrale.jpg|thumb|[[Dittico di Stilicone]] (400 circa, [[Monza]], [[Museo Serpero|Tesoro del Duomo]]), raffigurante Stilicone, la moglie [[Serena (principessa romana)|Serena]] e il figlio [[Eucherio (figlio di Stilicone)|Eucherio]].]]
[[Onorio (imperatore romano)|Onorio]] salì così sul trono d'Occidente, mentre al fratello [[Arcadio]] andò la parte orientale. Stilicone divenne ''de facto'' il comandante in capo delle truppe dell'[[esercito]] d'Occidente nonché reggente di Onorio. Stilicone rivendicò in realtà che le ultime volontà di Teodosio fossero che Stilicone fosse il reggente di entrambi i suoi figli, l'undicenne Onorio e il diciottenne [[Arcadio]], a cui lasciò rispettivamente l'[[Impero romano d'Occidente|Occidente]] e l'[[Impero bizantino|Oriente]], al fine di mantenere la coesione delle due parti dell'Impero. Tuttavia, il prefetto del pretorio d'Oriente Rufino, che di fatto era il reggente di Arcadio (associato al trono dal padre fin dal 383) mentre Teodosio era in Italia, rifiutò di cedere a Stilicone il potere detenuto fino a quel momento, accusando il generalissimo d'Occidente di menzogna. Il conflitto tra Stilicone e Rufino per la reggenza di Arcadio ingenerò un forte deterioramento dei rapporti tra le due ''partes'' dell'Impero. I due fratelli, infatti, invece di dirigere l'Impero in maniera collegiale, si disputarono il controllo delle terre confinanti, specialmente dell'[[Prefettura del pretorio dell'Illirico|IllyricumIllirico]].
 
Nel [[395]] i Visigoti di [[Alarico I|Alarico]] della [[Mesia]], ''foederati'' di Roma, ruppero l'alleanza con Roma e saccheggiarono la [[Tracia]]. La ragione era che Alarico era infuriato per non aver ottenuto un ruolo di comando nell'esercito romano,<ref>Zosimo, V,5.</ref> anche se vi furono sospetti di collusione con il prefetto del pretorio d'Oriente [[Flavio Rufino|Rufino]], che avrebbe spinto Alarico a rivoltarsi<ref>Claudiano, ''In Rufinum'', I, 308sgg.; Zosimo, V,5.</ref>.
Stilicone mise insieme un [[esercito romano|esercito]] e marciò contro di loro, ma Arcadio, spinto dal [[prefetto del pretorio]] [[Flavio Rufino]], nemico di Stilicone, ordinò alle truppe orientali, che formavano una parte dell'armata di Stilicone, di far ritorno a [[Costantinopoli]] per proteggere la capitale<ref>Claudiano, ''In Ruf.'', II,101 sgg.</ref>. In Oriente infatti si aveva ancora timore che in realtà Stilicone mirasse a conquistare il dominio anche di Costantinopoli prendendo il posto di Rufino come reggente di Arcadio. Lo stesso Alarico, a capo di un popolo che non era più stato sconfitto dai Romani dopo la disastrosa [[Battaglia di Adrianopoli (378)|Adrianopoli]] del 378, si trovò a giocare abilmente in mezzo alle rivalità esistenti tra le due parti dell'Impero. Stilicone obbedì e rimandò indietro le truppe che di fatto non avevano fatto ritorno in Oriente dopo la battaglia del Frigido, indebolendo così il suo esercito. Intanto, giunte a Costantinopoli, le truppe, al comando del [[Goti|goto]] [[Gainas]], uccisero Rufino: i sospetti che fossero state sobillate dallo stesso Stilicone furono alti.<ref>Claudiano, ''in Ruf'', II, 202 sgg.; Zosimo, V,7; Giovanni Antiocheno, frammento 190; Filostorgio, XI,3.</ref>
 
Stilicone mise insieme un [[esercito romano|esercito]] e marciò contro di loro, ma Arcadio, spinto dal [[prefetto del pretorio]] [[Flavio Rufino]], nemico di Stilicone, ordinò alle truppe orientali, che formavano una parte dell'armata di Stilicone, di far ritorno a [[Costantinopoli]] per proteggere la capitale<ref>Claudiano, ''In Ruf.'', II,101 sgg.</ref>. In Oriente infatti si aveva ancora timore che in realtà Stilicone mirasse a conquistare il dominio anche di Costantinopoli prendendo il posto di Rufino come reggente di Arcadio. Lo stesso Alarico, a capo di un popolo che non era più stato sconfitto dai Romani dopo la disastrosa [[Battaglia di Adrianopoli (378)|Adrianopoli]] del 378, si trovò a giocare abilmente in mezzo alle rivalità esistenti tra le due parti dell'Impero. Stilicone obbedì e rimandò indietro le truppe che di fatto non avevano fatto ritorno in Oriente dopo la battaglia del Frigido, indebolendo così il suo esercito. Intanto, giunte a Costantinopoli, le truppe, al comando del [[Goti|goto]] [[Gainas]], uccisero Rufino: i sospetti che fossero state sobillate dallo stesso Stilicone furono alti.<ref>Claudiano, ''in Ruf'', II, 202 sgg.; Zosimo, V,7; Giovanni Antiocheno, frammento 190; Filostorgio, XI,3.</ref>
Nel frattempo, all'inizio del 396, Stilicone tornò a Milano,<ref>Paolino, ''V. Amb.'' 34</ref> da cui partì per visitare la frontiera del [[Reno]]<ref>Claudiano, ''de Cons. Stil.'', I,189-231.</ref>. Stilicone ne approfittò per reclutare dalle tribù al di là del Reno numerosi ausiliari germanici, con cui nel [[397]] affrontò Alarico nel [[Macedonia (provincia romana)|Peloponneso]], che il re visigoto aveva invaso, riuscendo ad accerchiarlo su un colle; tuttavia, Alarico riuscì in qualche modo a sfuggirgli, e a devastare l'Epiro. Il modo in cui Alarico riuscì a sfuggire all'accerchiamento romano non è chiaro: secondo Claudiano la colpa sarebbe di Arcadio che, questa volta consigliato da [[Eutropio (console 399)|Eutropio]], avrebbe ordinato a Stilicone di ritirarsi, e il comandante romano obbedì; secondo invece Zosimo, la colpa sarebbe stata di Stilicone stesso, reo di non essere riuscito a mantenere la disciplina nel suo esercito, che si sarebbe sparpagliato nelle campagne predando quel poco che gli stessi Goti non avevano ancora saccheggiato invece di dare il colpo decisivo ai Visigoti di Alarico.<ref>Claudiano, ''de IV cons. Hon'' 459 sgg.; Claudiano, ''De bello Get.'', 513-517; Zosimo, V,7.</ref> Probabilmente a causa di questa intromissione di Stilicone negli affari orientali, Eutropio fece dichiarare dal [[senato bizantino|senato di Costantinopoli]] Stilicone ''[[hostis publicus]]'' dell'Impero d'Oriente<ref>Zosimo, V,11.</ref>. Nel frattempo Alarico, giunto a un accordo con Arcadio, ottenne nuove terre di insediamento in Macedonia e venne nominato ''magister militum per Illyricum'', e ciò gli permise di riequipaggiare il suo esercito di nuove armi romane<ref>Claudiano, ''In Eutrop.'', II, 214-218.</ref>.
 
In quello stesso anno il ''[[comes Africae]]'' [[Gildone (ribelle)|Gildone]] alleandosi con [[Arcadio]], trasferì la propria obbedienza all'Impero d'Oriente, rivoltandosi e interrompendo il rifornimento del grano dall'Africa a Roma<ref>Orosio, VII,36.</ref>. Stilicone reagì immediatamente requisendo il grano della [[Gallia]] e dell'[[Hispania]] e inviando [[Mascezel]], fratello di Gildone stesso, contro il ribelle; la rivolta venne immediatamente sedata e l'Africa ritornò a rifornire Roma e l'Italia di grano, anche se Mascezel perì in circostanze sospette, forse assassinato per ordine dello stesso Stilicone<ref>Claudiano, ''De bello Gildonico''; Zosimo, V,11; Orosio, VII,36.</ref> che si assunse tutto il merito della vittoria.
 
Lo stesso anno concede in moglie all'imperatore [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]] la figlia [[Maria (moglie di Onorio)|Maria]] e nel [[400]] ottiene la carica di [[Console (storia romana)|console]].
 
=== Le invasioni barbariche di Alarico e di Radagaiso ===
{{vedi anche|Guerra gotica (402-403)|Radagaiso}}
Nel novembre del [[401]] [[Alarico I|Alarico]] invase l'Italia, varcando le Alpi Giulie<ref>Claudiano, ''De Bello Get.'', 151-153.</ref>, devastò le province di Venezia, Liguria ed Etruria<ref>Rutilio Namaziano, I,39-42.</ref>, espugnando [[Aquileia]] e diverse altre città senza incontrare alcuna seria resistenza<ref>Claudiano, ''De Bello Getico'', 213-217.</ref>; Alarico giunse persino ad [[Assedio di Milano (402)|assediare]] [[Mediolanum]], capitale dell'Impero romano d'Occidente<ref>Claudiano, ''De Bello Getico'', 561.</ref>, e, a un certo punto, si diffuse il timore che il re goto sarebbe riuscito ad avanzare fino a Roma<ref>Claudiano, ''De Bello Getico'', 61, 79-82, 533, 547.</ref>. Stilicone, inizialmente, non poté reagire, in quanto dovette respingere un'incursione di [[Vandali]] in [[Rezia (provincia romana)|Rezia]] prima di marciare contro Alarico. Una volta vinti gli invasori della Rezia in battaglia, ne approfittò per rinforzare la sua armata spingendo una parte dei Barbari vinti ad arruolarsi come ausiliari nel suo esercito. Mandò inoltre ordini alle legioni poste alla difesa della frontiera del Reno e della Britannia di raggiungerlo in Italia per affrontare i Visigoti di Alarico. Tornato in Italia, Stilicone riuscì ad attraversare l'Adda, nonostante i ponti fossero caduti in mano nemica, e a costringere Alarico a levare l'assedio della capitale. Alarico fu costretto a ripiegare verso le [[Alpi Marittime]] ma fu affrontato da Stilicone nella [[Battagliabattaglia di Pollenzo]], che ebbe luogo il 6 aprile [[402]] durante le celebrazioni pasquali e fu vinta dai Romani: Stilicone, in seguito alla vittoria di misura in questa battaglia, recuperò il bottino dei Goti ma soprattutto fece prigionieri la moglie e i figli di Alarico<ref>Claudiano, ''De Bello Getico'', 84-87, 604sgg. e 623-625.</ref><ref>Giordane, ''Getica'', 154-155, e Cassiodoro, ''Chronicon'', anno 402, storici favorevoli ai Goti, sostengono che avrebbero vinto i Goti; tuttavia testimonianze più contemporanee (Claudiano, Prudenzio e Prospero) confermano la vittoria romana.</ref>. Alarico, tuttavia, pur avendo subito delle perdite, costituiva ancora una seria minaccia, avendo ancora la cavalleria intatta<ref>Claudiano, ''De Bello Getico'', 88-89; ''De VI cons. Hon.'' 129 (per le perdite) e 284-286 e 291sgg. (per la cavalleria).</ref>. Stilicone riuscì tuttavia a convincerlo a ritirarsi dalla Penisola e a fare ritorno nell'Illirico promettendogli in cambio la liberazione dei suoi famigliari catturati in seguito alla battaglia di Pollenzo. Durante la ritirata dei Goti, tuttavia, Alarico violò almeno in parte i patti, costringendo Stilicone ad affrontarlo di nuovo presso [[battaglia di Verona (403)|Verona]] nel [[403]],<ref>Claudiano, ''De VI cons. On.'', 178-179 e 201-218.</ref> battaglia che si concluse con una un'ulteriore sconfitta dei Goti. Pertanto i Goti furono costretti ad abbandonare l'Italia varcando di nuovo le Alpi Giulie<ref>Orosio, VII,3.</ref> e a fare ritorno in IllyriaIlliria.
 
La dinamica di tali battaglie resta tuttavia sconosciuta: nessuna si rivelò decisiva, e Alarico poté sempre sfuggire a un disastro definitivo. Più di uno storico ritiene che in realtà Stilicone, a corto di soldati, cercasse un accomodamento e forse addirittura un'alleanza con il potente esercito visigoto<ref>{{cita|Halsall|p. 202}}: «[Stilicone] è stato spesso criticato dagli storici innamorati dell'Impero romano per non aver finito Alarico. La sua decisione di permettere ad Alarico di ritirarsi in Pannonia ha più senso se ipotizziamo che l'esercito di Alarico fosse entrato al servizio di Stilicone, e la vittoria di Stilicone fosse meno totale di quanto ci vorrebbe far credere Claudiano... Narrando gli eventi del 405, Zosimo narra di un accordo tra Stilicone e Alarico; Alarico era chiaramente al servizio dell'Impero d'Occidente a questo punto.»</ref>. Sembra infatti che Stilicone intendesse usare Alarico come alleato contro l'Impero romano d'Oriente per spingere Arcadio a cedere all'Impero d'Occidente l'Illirico orientale.<ref>Zosimo, V,26.</ref> [[Sozomeno]], in effetti, attesta che nel 405 i Visigoti di Alarico erano insediati nella «regione dei Barbari ai confini di Dalmazia e Pannonia» e che Alarico era stato nominato generale romano per volontà di Stilicone, che lo istigò a invadere l'Epiro.<ref name=SozIX4>Sozomeno, IX,4.</ref> Secondo diversi studiosi moderni, la «regione dei Barbari ai confini di Dalmazia e Pannonia» andrebbe identificata con quei distretti a cavallo tra Dalmazia e Pannonia, cioè con territorio romano-occidentale; essi sostengono dunque che, già in seguito alla battaglia di Verona del 403, Stilicone avesse acconsentito di concedere ai Visigoti terre di insediamento in Dalmazia e Pannonia, in cambio della loro alleanza contro l'Impero d'Oriente al fine di sottrargli i territori contesi dell'Illirico Orientale; secondo i suddetti studiosi la carica militare romana che Stilicone avrebbe concesso ad Alarico sarebbe stata quella di ''[[Comes Illyrici]]''.<ref>{{cita|Burns|p. 193.}}.</ref> Altri studiosi invece non concordano, identificando la «regione dei Barbari ai confini di Dalmazia e Pannonia» con province romano-orientali confinanti appunto con Dalmazia e Pannonia, ovvero ''[[Praevalitana]]'' e ''Moesia I''.<ref name=Cesa98-99>{{Cita|Cesa|pp. 98-99.}}.</ref> Dunque Stilicone, dopo Verona, avrebbe concesso ad Alarico un mero salvacondotto, e i Visigoti avrebbero fatto ritorno in territorio romano-orientale, come sembrerebbe peraltro suggerire una lettera datata 404 in cui il mittente Onorio, rivolgendosi al destinatario e fratello Arcadio, si lamentava per non essere stato informato delle devastazioni compiute nell'Illirico Orientale da non meglio specificati Barbari, da identificare presumibilmente con i Visigoti di Alarico.<ref name=Cesa98-99/> I suddetti studiosi datano l'alleanza militare tra Stilicone e Alarico contro l'Impero d'Oriente al 405.<ref name=Cesa98-99/>
 
Per celebrare la vittoria l'imperatore e il suo generale entrarono trionfalmente a [[Roma]]. Stilicone e [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]] sfilarono davanti al popolo romano sullo stesso carro ed è in questa occasione che si tennero gli ultimi combattimenti di [[Gladiatore|gladiatori]] a [[Roma]], prima che [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]] decida di vietarli definitivamente.
Nel [[405]] Stilicone venne di nuovo onorato con la carica di [[Console (storia romana)|console ordinario]].
 
Alla fine dell'anno [[405]], un [[Ostrogoti|ostrogoto]] di nome [[Radagaiso]] oltrepassò le Alpi al comando di un imponente esercito costituito soprattutto da [[Ostrogoti]] (anche se alcune fonti, come Zosimo, sostengono che l'esercito di Radagaiso fosse multietnico) ed entrò in Italia. Incominciò a scorrazzare per la [[pianura padana]] attorno a [[Ravenna]], divenuta la nuova capitale dell'Impero, seminando terrore e infine varcò gli [[Appennini]] giungendo in [[Etruria]] con l'obiettivo di puntare su [[Roma]]. Stilicone decretò una serie di misure d'urgenza per poter affrontare i barbari, permettendo persino agli schiavi (normalmente esentati dal servizio militare) di arruolarsi promettendo loro in cambio la libertà oltre a un premio in denaro di due solidi.<ref>Codice Teodosiano, VII,13.16-17 (leggi emanate a Ravenna nell'aprile 406).</ref> Nel frattempo gli invasori assediarono [[Florentia]], ma dovettero ritirarsi con l'arrivo dell'esercito di Stilicone da [[Pavia]] rafforzato dalle truppe dei [[Visigoti]] di [[Saro (generale)|Saro]] e degli [[Unni]] di [[Uldino]].<ref>Orosio, VII,37; Giordane, ''Romana'', 321.</ref> La [[Battaglia di Fiesole (405)|battaglia decisiva]] ebbe luogo a [[Fiesole]] nel 406, nella quale l'armata romana riuscì ad avere la meglio sul nemico.<ref>Zosimo, V,26; Orosio, VII,37.</ref> Costretti dalla fame, molti dei barbari di [[Radagaiso]] si arresero, mentre gli altri vennero sterminati. Il capo ostrogoto venne catturato e ucciso il 23 agosto [[406]].<ref>''Consularia Italica'', s.a. 405.</ref> Stilicone approfittò della vittoria per rinforzare il suo esercito costringendo 12.000{{formatnum:12000}} dei soldati di Radagaiso a reclutarsi nell'esercito romano, mentre il resto dei barbari superstiti vennero venduti in schiavitù.<ref>Olimpiodoro, frammento 9 (Muller); Orosio, VII,37.</ref> Secondo Orosio, per l'eccessiva abbondanza di goti venduti come schiavi, il prezzo per ogni schiavo diminuì drammaticamente.<ref>Orosio, VII,37.</ref> Stilicone venne di nuovo celebrato come salvatore di [[Roma]] e un [[Arco di Arcadio, Onorio e Teodosio|arco di trionfo]] venne inaugurato a Roma per commemorare la vittoria «che aveva annientato per l'eternità la nazione getica»; inoltre i Romani, grati al generale «per il suo amore eccezionale verso il popolo romano», innalzarono sulla tribuna dei [[Rostri]] una statua raffigurante Stilicone.<ref>{{CIL|06|1196}} (per l'arco di trionfo).</ref>
 
Nel [[405]] ordinò la distruzione dei [[libri sibillini]], le cui [[profezia|profezie]] cominciavano a essere utilizzate per attaccare il suo governo. Nella fine del 406, inviò Alarico in Epiro, stringendo con lui un'alleanza contro l'Impero d'Oriente: l'intenzione di Stilicone era farsi consegnare da Arcadio l'Illirico orientale.<ref>Zosimo, V,27.</ref>
Riga 117 ⟶ 131:
Questo è quanto scrisse Claudiano nel 402-403, ben prima dell'[[attraversamento del Reno]] del 406. Si può dire quindi che le affermazioni di Claudiano riguardanti i timori delle nazioni germaniche di attraversare un fiume indifeso furono contraddette dagli avvenimenti successivi. Nella notte del 31 dicembre [[406]], gruppi di [[Vandali]], [[Alani]], [[Suebi]] e [[Burgundi]], essendo le frontiere sguarnite dalle truppe impegnate in Italia, attraversarono il [[Reno]] gelato e sorpresero la guarnigione romana di [[Mogontiacum]]. In seguito si espansero in tutta la [[Gallia (diocesi)|Gallia]], saccheggiandola e devastandola. L'invasione, secondo la tradizione storica, causò immani massacri. L'avvenimento resta di portata storica epocale, in quanto questi popoli non sarebbero mai più usciti dall'Impero e vi avrebbero fondato, insieme con gli stessi Visigoti, i primi [[Regni romano-barbarici]].
 
[[File:Constantineiii.jpg|left|thumb|upright=1.2|L'usurpatore [[Costantino III (usurpatore)|ConstantinoCostantino]].]]
 
Nel frattempo, già negli ultimi mesi del 406, la [[Britannia (diocesi)|Britannia]], rimasta indifesa contro le incursioni di [[Pitti (popolo)|Pitti]], [[Scoti]] e [[Sassoni]], si rivoltò al governo centrale, sotto la guida dell'usurpatore [[Marco (usurpatore)|Marco]].<ref name=Oli12>Olimpiodoro, Frammento 12 (Muller).</ref> Ucciso Marco dai suoi stessi soldati dopo pochi mesi di regno, usurpò la porpora [[Graziano (usurpatore)|Graziano]], che tuttavia in breve tempo fece la stessa fine del suo predecessore.<ref name=Oli12/> Le truppe britanniche elessero quindi imperatore [[Costantino III (usurpatore)|Costantino]], il quale nel 407 decise di sbarcare con la sua armata in Gallia con il pretesto di difenderla dagli invasori del Reno che la stavano devastando.<ref name=Oli12/> Sbarcato a [[Boulogne-sur-Mer|Boulogne]], riuscì in breve tempo a impadronirsi della [[Gallia (diocesi)|Gallia]], [[Britannia (provincia romana)|Britannia]] e in seguito anche dell'[[Hispania]], privando [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]] di metà del suo impero. L'Imperatore legittimo restò in possesso delle sole diocesi dell'[[Italia (diocesi)|Italia]], dell'[[Africa (diocesi)|Africa]] e della [[Pannonia (diocesi)|Pannonia]].<ref name=Oli12/>
 
Stilicone non fu energico com'era stato con [[Radagaiso]], e la Gallia restò abbandonata a barbari e usurpatori. Nel frattempo Stilicone da Ravenna stava ultimando i preparativi per raggiungere [[Alarico I|Alarico]] in [[Epiro]] per condurre una guerra civile contro l'Impero romano d'Oriente quando due notizie lo trattennero dal partire: si era sparsa la voce infondata della presunta morte di Alarico e inoltre Onorio da Roma gli aveva inviato lettere che lo informarono dell'usurpazione di [[Costantino III (usurpatore)|Constantino]] in Gallia.<ref>Zosimo, V,27; Sozomeno, VIII,25 e IX,4.</ref> Stilicone, annullata dunque ufficialmente la spedizione illirica, inviò nel [[407]] un'armata sotto il comando del generale romano di origini [[Goti|gote]] [[Saro (generale)|Saro]] in [[Gallia (diocesi)|Gallia]] per porre fine all'usurpazione di [[Costantino III (usurpatore)|Constantino]].<ref name=ZosVI2>Zosimo, VI,2.</ref> Dopo alcuni iniziali successi in cui sconfisse i generali di Costantino, [[Giustiniano (generale di Costantino III)|Giustiniano]] e [[Nebiogaste]], giungendo ad assediare [[Valence (Drôme)|Valentia Julia]], dove era asserragliato Costantino stesso, le sorti cambiarono.<ref name=ZosVI2/> L'usurpatore sembrava sul punto di capitolare, ma durante il settimo giorno di assedio intervennero in suo soccorso le truppe di [[Edobico]] e [[Geronzio]], che costrinsero Saro a levare l'assedio e a ritirarsi in tutta fretta; durante la frettolosa ritirata, Saro fu costretto peraltro a cedere tutto il bottino accumulato ai [[Bagaudi]] che controllavano i passi montani per ottenere da loro il permesso di passare le Alpi e rientrare indenni in Italia.<ref name=ZosVI2/>
 
=== Conflitti con Costantinopoli e problema Alarico ===
Forte dei suoi successi, Stilicone intravide per la prima volta la possibilità di una guerra con l'[[Impero bizantino|Impero romano d'Oriente]]. Dopo che i rapporti tra le due ''partes'' erano decisamente migliorati nel periodo dal 401 al 403, a partire dal 404 le due ''partes'' cominciarono di nuovo a litigare, questa volta per la deposizione del [[patriarca di Costantinopoli]] [[Giovanni Crisostomo]], non approvata dall'Occidente romano, oltre che per il possesso della [[Prefettura del pretorio dell'Illirico]].<ref>{{cita|Cesa|pp. 100-102.}}.</ref> Onorio inviò alla corte del fratello Arcadio dei messi per protestare per la deposizione di Giovanni Crisostomo, ma costoro, al loro arrivo, furono addirittura imprigionati per ordine di Arcadio, cosa che Onorio non prese bene. Nel 404 e nel 405 Stilicone non riconobbe il console romano-orientale di quei anni (anche se quello del 405 fu riconosciuto tardivamente a metà anno) e, intorno a quel periodo, ordinò la chiusura dei porti d'Italia alle navi provenienti dall'Oriente.<ref>{{cita|Cesa|p. 100.}}.</ref> Nel frattempo si avvicinò ad [[Alarico I|Alarico]] e strinse un'alleanza militare con lui, suggellata da uno scambio di ostaggi. Alarico venne nominato generale romano, presumibilmente ''magister militum per Illyricum'' o in alternativa ''Comes Illyrici''.<ref name=SozIX4/> In posizione di forza Stilicone esigette alla fine dell'autunno [[406]] l'annessione dell'Illirico orientale, che era sotto l'autorità nominale di [[Costantinopoli]], alla ''pars occidentis'', tornando così allo stato preesistente alle disposizioni di [[Graziano]] del [[379]].<ref>{{cita|Cesa|p. 102.}}.</ref>
 
Ma la prospettiva di una guerra e la rottura della ''concordia fratrum'' non fu bene accolta dalle élitesélite romane e una un'opposizione sorda ai progetti di Stilicone cominciò a farsi sentire, incoraggiata dal partito nazionalista anti-barbarico.
 
Malgrado ciò nel [[407]] [[Alarico I|Alarico]] prese possesso a nome di [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]] dell'[[Epiro]].<ref>Zosimo (V,26) sostiene che l'invasione di Alarico dell'Epiro sarebbe avvenuta nel 405, e che Stilicone non poté all'epoca raggiungerlo perché impegnato a fronteggiare l'invasione dell'Italia di Radagaiso, ma studiosi come la Cesa dubitano dell'attendibilità di Zosimo in questo frangente e collocano l'invasione dell'Epiro agli inizi del 407. Il passo di Zosimo in questione, infatti, contiene diverse imprecisioni (come Radagaiso sconfitto oltre Danubio), e inoltre nel 406 i rapporti tra le due ''partes'' tornarono relativamente sereni, come attesta il fatto che il trionfo su Radagaiso fu celebrato in nome di entrambi gli imperatori e che Teodosio II e Onorio furono designati come consoli per il 407, cosa difficilmente conciliabile con una presenza di Alarico in Epiro già nel 406 (cfr. {{cita|Cesa|p. 101}}).</ref> Stilicone gli aveva inviato nel frattempo il prefetto del pretorio dell'Illirico [[Giovio (prefetto)|Giovio]], affinché approvvigionasse l'armata visigota. Stilicone era pronto a partire per l'Oriente, ma venne fermato dalla notizia dell'usurpazione di [[Costantino III (usurpatore)|Costantino]] in Gallia e dalla falsa notizia della morte di [[Alarico I|Alarico]].<ref>La notizia venne diffusa da Serena, moglie di Stilicone, dubbiosa sul successo della spedizione o da Costantinopoli per tentare di fermare la guerra.</ref> Onorio, sotto pressioni di Serena (che mirava alla concordia tra le due ''partes'') e dando la priorità alla guerra contro l'usurpatore Costantino III, decise di annullare ufficialmente la spedizione, avvertendo della decisione Alarico mediante lettere.<ref name=ZosV29/> Stilicone tornò a Roma per consultarsi con l'Imperatore e con il senato romano sulle prossime mosse da adottare.
 
Nel 408 [[Alarico I|Alarico]] reagì occupando il [[Norico (provincia romana)|Norico]] e premendo sulle frontiere dell'Italia; da tale posizione di forza, mediante messi spediti a Ravenna presso Stilicone, esigette il versamento di 4.000{{formatnum:4000}} libbre d'oro non solo quale ricompensa "per i servizi resi" all'Impero d'Occidente in Epiro, ma anche come rimborso spese per il viaggio dall'Epiro al Norico, e minacciando di invadere l'Italia nel caso questa richiesta non fosse stata soddisfatta.<ref name="ZosV29">Zosimo, V,29.</ref> Stilicone portò la richiesta davanti al [[Senato romano|Senato]] sollecitando il versamento della somma richiesta quale ricompensa per aver servito gli interessi dell'Imperatore d'Occidente.<ref name=ZosV29/> Malgrado la viva opposizione, il Senato accordò il sussidio al fine di assicurare la pace in Italia e conservare l'alleanza con il re dei [[Visigoti]].<ref name=ZosV29/> Solo il ''[[praefectus urbi]]'' [[Lampadio (praefectus urbi)|Lampadio]] ebbe il coraggio di opporsi apertamente affermando che « questo non è affatto un trattato di pace, ma un patto di schiavitù», per poi rifugiarsi in chiesa timoroso della possibile vendetta di Stilicone.<ref name="ZosV29" /> In effetti questa vittoria politica sembrò più una disfatta morale, danneggiando ulteriormente la reputazione del reggente.
 
=== Ticinum e la fine di Stilicone ===
A questo punto [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]] decise di recarsi a [[Storia di Pavia#Ticinum|Ticinum]] per visitare l'esercito che si stava preparando per una seconda spedizione in Gallia contro [[Costantino III (usurpatore)|Costantino]].<ref name=ZosV30>Zosimo, V,30.</ref> Stilicone, spalleggiato dal suo fidato avvocato e consigliere Giustiniano e forse presagendo la rivolta dell'esercito a Pavia che di fatto avrebbe cagionato la sua rovina, cercò di dissuadere l'imperatore, ma oramai non aveva più l'autorità sufficiente per opporsi: Onorio, oramai maggiorenne, manifestava insofferenza nei confronti del tutore sempre troppo presente e ancora troppo influente nella vita politica e nell'esercito.<ref name=ZosV30/> Inoltre, dopo l'affare [[Alarico I|Alarico]], cominciava a nutrire dubbi sulla lealtà del suo generale. Stilicone, volendo impedire quel viaggio perché temeva che le truppe di Pavia, a lui avverse, avrebbero potuto approfittarne per tramare ai suoi danni, per esempio portando dalla loro parte Onorio, avrebbe persino spinto [[Saro (generale)|Saro]] a generare una rivolta dei soldati a [[Ravenna]] per intimidire Onorio, ma ciò non diede i risultati sperati e Onorio raggiunse comunque [[Bologna]].<ref name=ZosV30/> Qui Onorio scrisse a Stilicone ordinandogli di punire in maniera esemplare i soldati ribelli.<ref name=ZosV30/> Quando però il generalissimo annunciò l'intenzione di punirli con la [[decimazione]], i soldati, con un pianto dirotto, ottennero che il generale scrivesse all'Imperatore, chiedendo di non punirli; in questo modo ottennero il perdono da Onorio, scampando pertanto alla punizione.<ref name=ZosV30/>
 
A Bologna Onorio apprese della morte del fratello [[Arcadio]] avvenuta a [[Costantinopoli]] il primo maggio [[408]].<ref name=ZosV31>Zosimo, V,31.</ref> Incontrato Stilicone nella città felsinea, ebbe con lui una discussione accesa: Onorio intendeva infatti andare a [[Costantinopoli]] per prendere tutela del giovane nipote [[Teodosio II|Teodosio]], ma Stilicone lo convinse che, con Alarico e Costantino in agguato e con i rapporti conflittuali con l'Oriente, la presenza dell'Imperatore in Italia in questi frangenti così delicati era necessaria e che sarebbe andato lui stesso a Costantinopoli, senza illudersi del successo della missione.<ref name=ZosV31/> Stilicone convinse inoltre Onorio a scrivere ad Alarico per informarlo della sua nuova missione al servizio dei Romani in Gallia.<ref name=ZosV31/> Stilicone intendeva infatti tenere impegnati i ''foederati'' Visigoti di Alarico in Gallia facendoli combattere insieme alle legioni romane contro l'usurpatore Costantino III.<ref name=ZosV31/>
 
Convinto Onorio, Stilicone si preparò per partire per Costantinopoli, ma, narra [[Zosimo (storico)|Zosimo]], tardò a eseguire ciò che aveva promesso.<ref name=ZosV32>Zosimo, V,32.</ref> Era il canto del cigno per Stilicone: la debolezza dell'impero, pur imputabile a una catena di eventi scatenati dalla sconfitta di [[Battaglia di Adrianopoli (378)|Adrianopoli]] e dall'inutile carneficina del [[Battaglia del Frigido|Frigido]], era palese. Per di più la sua origine barbara e il suo credo ariano gli procurarono odio tra i cortigiani imperiali, specialmente [[Olimpio (magister officiorum)|Olimpio]], che complottarono contro di lui, influenzando l'imperatore con diverse voci: che aveva pianificato l'assassinio di [[Flavio Rufino|Rufino]], che stava brigando con [[Alarico I|Alarico]],<ref>Orosio, VII,38; Filostorgio, XII,2; Namaziano, II,41-60; Girolamo, Epistola 123.</ref> che aveva istigato gli [[attraversamento del Reno|invasori del Reno]] a invadere la [[Gallia]] nel [[406]]<ref>Giordane, ''Getica'', 115; Orosio, VII,38.</ref> e soprattutto che intendeva recarsi a Costantinopoli con l'intenzione di deporre [[Teodosio II|Teodosio]] e porre sul trono imperiale il figlio [[Eucherio (figlio di Stilicone)|Eucherio]].<ref>Sozomeno, IX,4; Orosio, VII,38; Filostorgio, XI,3 e XII,1; Giordane, ''Romana'', 322.</ref>
 
Il 9 agosto dunque, l'imperatore giunse a Ticinum accompagnato da [[Olimpio (magister officiorum)|Olimpio]] che non si lasciò sfuggire l'occasione di cominciare la sua opera di segreta sobillazione dei militari sfruttando il loro sentimento nazionalista romano anti-germanico e quindi anti-stiliconiano.<ref name=ZosV32/> Infatti il 13 agosto, mentre l'imperatore arringava le truppe, a un gesto stabilito, sguainate le spade, i soldati incominciarono un massacro spaventoso.<ref name=ZosV32/> Sotto il furore della soldatesca, caddero vittime numerosissime persone, militari germanici legati a Stilicone, ma anche innocenti civili.<ref name=ZosV32/> Tra questi vi erano il '' [[Prefettura del pretorio delle Gallie|præfectus prætorio Galliarum]]'' [[Limenio]], [[Prefettura del pretorio d'Italia|quello d'Italia]] [[Macrobio Longiniano]], il ''[[magister militum per Gallias]]'' [[Cariobaude]], il ''[[magister officiorum]]'' Nemorio, il ''[[comes sacrarum largitionum]]'' Patroino, il ''[[comes domesticorum]]'' Salvio e il ''[[quaestor sacri palatii]]'' Salvio, il ''magister equitum'' [[Vincenzio]].<ref name=ZosV32/> Terminata la strage nel campo, gli ammutinati si riversarono nella città che devastarono, casa per casa, in cerca di fuggiaschi e saccheggiarono compiendo indicibili violenze anche sull'ignara popolazione.<ref name=ZosV32/> Inutili furono i tentativi di [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]] di fermare la strage.<ref name=ZosV32/>
 
Intanto la notizia dell'ammutinamento giunse a Bologna, dove era rimasto Stilicone.<ref name=ZosV33>Zosimo, V,33.</ref> Il generale radunò i ''foederati'' barbari che militavano nel suo esercito per decidere le misure da adottare: inizialmente fu deciso che essi avrebbero represso la rivolta con severità solo nel caso in cui Onorio fosse stato ucciso dai ribelli; in caso contrario, avrebbero castigato i soli principali responsabili della sommossa, nonostante l'uccisione di molti magistrati.<ref name=ZosV33/> Quando arrivò la notizia che i ribelli non avevano recato alcun danno a Onorio, Stilicone, avendo intuito che l'Imperatore gli era diventato ostile, decise di non intervenire per punire l'esercito, conscio che ciò avrebbe dato inizio a una sanguinosa guerra civile ma consapevole anche che questo voleva dire sottoscrivere la propria fine; il generalissimo intendeva invece recarsi a Ravenna, determinato a parlare direttamente con l'Imperatore per tentare di difendersi dalle accuse di tradimento.<ref name=ZosV33/> Quando Stilicone comunicò ai propri soldati ''foederati'' sempre più perplessi e sdegnati la sua partenza per [[Ravenna]], questi uno dopo l'altro lo abbandonarono, anzi [[Saro (generale)|Saro]], non rassegnandosi alla passività, sfogò la sua amarezza uccidendo tutti gli [[Unni]] della guardia personale di Stilicone e penetrando nella sua tenda con intenzioni evidentemente ostili; Stilicone riuscì comunque a fuggire.<ref name=ZosV33/> Il generale, constatato di non potersi fidare nemmeno dei soldati barbari che lo servivano, decise, nel corso del viaggio verso Ravenna, di avvertire le città dove dimoravano le mogli e i figli dei federati barbari di non aprire le porte a loro nel caso essi si fossero presentati di fronte a queste città chiedendo di entrare.<ref name=ZosV33/>
 
A Ravenna giunse l'ordine imperiale di arrestare e giustiziare Stilicone.<ref name=ZosV34>Zosimo, V,34.</ref> StiliconeIl generalissimo cercò diriparo rifugiarsi di nottenottetempo in una chiesa, mainvocando il giorno[[diritto successivodi asilo]], ma i soldati di Onorio entraronovi nellafecero suddettairruzione chiesail giorno successivo e giurarono di frontedavanti al vescovo ravennate che Stilicone avrebbe avuta salva la vita, venendo condannato solo al carcere, portando a prova di ciò una lettera dell'Imperatoreimperiale che essi mostrarono al generale; tale promessa non fu però mantenuta.<ref name=ZosV34/> All'uscitaNon dellaappena Chiesail generale uscì dalla chiesa sotto la custodia dei soldati, infatti, fuarrivò lettaper alettera, Stiliconedalla unastessa secondapersona letterache inaveva cuiportato venivala ordinataprima, la suasentenza di morte per crimini contro lo esecuzionestato.<ref name=ZosV34/> [[Eracliano (usurpatore)|Eracliano]], comandante della guarnigione, prese in carico Stilicone ed eseguì egli stesso la sentenza decapitando il ''[[magister militum]]''.<ref name=ZosV34/> Stilicone avrebbe facilmente potuto evitare l'arresto e sollevare le truppe a lui fedeli che lo accompagnavano e che aspettavano solo un cenno per intervenire, ma non lo fece per timore delle conseguenze di questa azione avrebbe avuto sul destino del traballante [[Impero romano d'Occidente|impero occidentale]].<ref name=ZosV34/> Questa fu la fine di Flavio Stilicone il 22 o il 23 agosto [[408]].<ref name=22-23_agosto/> Il figlio [[Eucherio (figlio di Stilicone)|Eucherio]] riuscì a fuggire e a raggiungere la madre a Roma, ma fu assassinato poco dopo<ref>Zosimo, V,37.</ref>. La figlia [[Termanzia]], moglie di Onorio, verrà ripudiata e allontanata dalla corte. In tutta [[Italia]] scoppiò un'ondata di violenza contro le famiglie dei barbari ''[[Socii e foederati|foederati]]'', che andarono allora a ingrossare le file dell'esercito di [[Alarico I|Alarico]]<ref>Zosimo, V,35.</ref>. Questi attraversò le [[Alpi Giulie]], devastò la penisola e pose l'[[assedio]] a Roma, che [[Sacco di Roma (410)|cadde e fu saccheggiata]] due anni dopo, nel [[410]]. Dopo otto secoli un esercito straniero entrava di nuovo a Roma.
 
Nella navata centrale della [[Basilica di Sant'Ambrogio]] a [[Milano]], si può vedere un sarcofago paleocristiano in marmo chiamato Sarcofago di Stilicone. Risulta tuttavia inverosimile, per il luogo e il modo in cui fu ucciso, che il generale sia stato sepolto a Milano; il nome della tomba si deve probabilmente a tradizione popolare.
Riga 157 ⟶ 171:
E ancora:
 
{{Citazione|38. Nel frattempo il ''Comes'' Stilicone, appartenente alla stirpe avida, imbelle, e propensa al tradimento, dei Vandali, non accontentandosi di governare di fatto facendo le veci dell’Imperatore nominale, provò con ogni espediente possibile di collocare sul trono il figlio Eucherio. Secondo una diceria comune, quest’ultimo progettava di perseguitare i Cristiani fin da quando era un fanciullo e un cittadino privato. Quindi, quando Alarico e l'intera nazione dei Goti implorò umilmente la pace a termini molto favorevoli e in cambio di qualche luogo dove insediarsi, Stilicone li sostenne con un'alleanza segreta, ma in nome dello stato negò loro l'opportunità di fare guerra o pace, usandoli [...] per intimidire lo stato. Inoltre, altre nazioni irresistibili nel numero e nella potenza che ora stanno opprimendo le province della Gallia e della Spagna (ovvero gli Alani, gli Svevi e i Vandali, insieme ai Burgundi che furono guidati dallo stesso movimento), furono sobillati da Stilicone a prendere le armi per loro iniziativa [...] una volta che il loro timore di Roma era stato rimosso. [...] Stilicone [...] sperava che avrebbe potuto approfittare di questa situazione di pericolo per sottrarre la dignità imperiale al genero [Onorio] e attribuirla a suo figlio, e che sarebbe risultato agevole reprimere le nazioni barbariche allo stesso modo in cui le aveva sobillate. Quando tutti questi crimini furono apertamente rivelati all'Imperatore Onorio e all'esercito romano, i soldati giustamente si ammutinarono e uccisero Stilicone [...]. Fu ucciso anche Eucherio, che, per guadagnarsi il favore dei Pagani, aveva minacciato di celebrare l'inizio del regno con la restaurazione dei templi e con la demolizione delle chiese. Pertanto le chiese di Cristo e l'Imperatore devoto furono liberati e vendicati con poche perdite e con la punizione di solo poche persone.|Orosio, ''Storia contro i Pagani'', VII,38.}}
 
==== Zosimo ====
Riga 163 ⟶ 177:
[[Zosimo (storico)|Zosimo]], a seconda della fonte da cui dipende, è contraddittorio sul giudizio dell'operato di Stilicone. Laddove la sua fonte è favorevole a Stilicone, anche Zosimo esprime giudizi lusinghieri su di lui; laddove la sua fonte è ostile, il giudizio espresso da Zosimo diventa anch'esso ostile. Fin quando riassume l'opera di [[Eunapio]] (fino al venticinquesimo capitolo del V libro), Zosimo è ostile nei confronti di Stilicone, perché non fa altro che riprendere e riassumere il giudizio ostile di Eunapio senza aggiungervi nulla di nuovo:
 
{{Citazione|L’impero era stato affidato ad Arcadio ede a Onorio, pervenutima alla supremoloro comando,autorità parevanosembrava esseresolo imperatorinominale; soltantoin nominalmenterealtà, essendotutto diil fattopotere l’Imperoin d’OrienteOriente nelledipendeva mani dida Rufino, ein quelloOccidente d’Occidentedalla abbandonato all'arbitriovolontà di Stilicone. TutteTutti lei controversieprocessi similmenteerano venivanodecisi dadalla loro conautorità grandee licenzase definite,ne riuscendoneandava vittoriosovincitore chi mediantecomperava danarocon comperavail denaro il giudiziovoto, ovveroo coluichi chealtrimenti riuscivasi aguadagnava conciliarsicon ill’amicizia buonil volerefavore del giudice. DiTutti questoquei modobeni essiche sifacevano rendevanocomunemente possessoriritenere deifortunati benii diproprietari colorofinivano chenelle glimani uominidi comunicostoro: reputanoalcuni fortunati. Altri parimente,li allettandoliallettavano con doni, ed evitavano lein calunnie,questo edmodo vidi eranoessere pur di quellicalunniati, ialtri qualioffrivano dale lorproprie postacose cedevanoper ilottenere propriouna all'uopocarica dio ottenereprocurare magistrature,qualche oaltra dirovina promuovere sinistri allealla città. MoltiplicatasiNelle neicittà popoli,abbondavano senzamisfatti eccezione,di ogni manierasorta die scellerataggini,la le ricchezze,ricchezza da dovunqueogni provenissero,parte affluivanoveniva in abbondanzaconvogliata nelle abitazionicase di Rufino e Stilicone,; mentrela glipovertà imperatoriinvece noninvadeva sidovunque dedicavanole perdimore nientedi agliquelli affariun [ditempo stato],ricchi. maGli ratificavanoimperatori qualunquenon ordinamentosapevano deinulla lorodi governatoritutto comequesto, sema fossesottoscrivevano unasemplicemente leggequanto nonRufino e Stilicone scrittaordinavano.|Zosimo, ''Storia Nuova'', V,1.}}
 
Quando però Zosimo comincia a riassumere l'opera di [[Olimpiodoro di Tebe|Olimpiodoro]] (a partire dal ventiseiesimo capitolo del V libro), che difatti era favorevole a Stilicone, anche il suo giudizio su Stilicone diventa lusinghiero:
 
{{Citazione|QuandoProprio poimentre siil dovettefiglio condurreEucherio ilfuggendo prigionieroritornava a Roma, [Stilicone] era condotto a subiremorte. laI capitalebarbari condannache erano con lui, igli barbarischiavi [...]e avevanosoprattutto stabilitogli conamici pronto(il impetoloro dinumero liberarlo,non eera avrebberoesiguo) tentatosi diimpegnarono farloper sesottrarlo luiall’uccisione; ma Stilicone, minacciandoli e intimorendolispaventandoli, nonli avessefece desistere dal loro vietatotentativo: dipoi farlo;in dopodichéqualche presentòmodo alsottopose egli boiastesso il collo, uomoalla perspada. modestia superiore aTra tutti coloro, sortisi alloradirebbe, alche sommofurono al potere. Ein quel tempo, nonostantefu fosseil unitopiù inmoderato. matrimonioInfatti, allabenché nipoteavesse delsposato maggiorla nipote di Teodosio il vecchio, gli fossero stati affidati allai sua cura gli imperiregni di entrambi i figli di lui [Teodosio], e avesse detenutotenuto per anni ventitré ilanni comandola supremocarica delledi miliziecomandante, i soldati non fulo maividero vistomai assegnare, mediantecariche per denaro, magistrature, o trarrericavare guadagno dalladall’approvvigionamento militaredestinato annonaall’esercito. PadreAveva inoltreun d’unicounico figlio, glie prefisselo comefece limitearrivare d’ognisino elevazionealla di grado la caricadignità di tribuno dei notai (nome della magistratura)notarile, senza andareprocurargli innessun cerca di altraincarico più eminente onoranzaelevato.|Zosimo, ''Storia Nuova'', V,34.}}
 
=== Autori moderni ===
[[File:09811 - Milano - Sant'Ambrogio - Sarcofago di Stilicone - Foto Giovanni Dall'Orto 25-Apr-2007.jpg|thumb|Il Sarcofago di Stilicone, [[basilica di Sant'Ambrogio]] (Milano)]]
 
Stilicone, essendo passato dalle fonti come vandalo, inaugurò la serie dei "magister militum" di origine barbarica o semi-barbarica (serie che sarebbe proseguita con [[Bonifacio (comes)|Bonifacio]], [[Flavio Ezio]] e [[Ricimero]]), che si trovavano nella scomoda posizione di mediare tra "barbari" che in un certo senso li consideravano "traditori" (e che spesso però ambivano alla loro stessa posizione, come nel caso di Alarico, che a più riprese chiese espressamente un comando ufficiale nell'Impero) e degli imperatori che li guardavano con sospetto, spesso accusandoli di connivenza col nemico dopo i primi rovesci.
 
Le fonti che abbiamo sulla sua origine barbarica sono successive alla sua morte e gli unici a citarla sono i suoi oppositori: Orosio e Gerolamo, entrambi epigoni di Olimpio, sua nemesi, ed entrambi impegnati a screditarlo in una sorta di "damnatio memoriae". Olimpiodoro, che elogiava Stilicone, attribuiva la sua caduta ai "disumani complotti" di Olimpio. Lo storico Ian Hughes<ref name=":2" /> individua l'origine dell'equivoco in tre fattori: la divisione politica tra Occidente e oriente, la sua rivendicazione di parens principum in entrambe le parti dell'impero e il suo comportamento davanti ad Alarico.
 
È una figura controversa: sebbene considerato fedele alla causa dell'Impero d'Occidente, vista anche la sua morte quasi da "martire", non riuscì a evitare (o forse addirittura fomentò) una rivalità con l'Impero d'Oriente i cui effetti furono disastrosi per la corte di Ravenna, che non era in grado di difendersi da sola, anche perché il suo esercito era stato decimato dalle guerre civili (da ultimo la sanguinosa battaglia del Frigido). In effetti ciò che colpisce durante l'invasione del 406, l'abbandono della Britannia e le incursioni di Alarico, è la pressoché totale assenza di un esercito romano.
Riga 178 ⟶ 193:
Il giudizio finale sul suo operato ha diviso generazioni di storici, si passa dall'accusa di tradimento al dipinto apologetico.
 
Si pensa che Stilicone, in quel drammatico biennio 406-408, si fosse accordato con Alarico per dirigerlo a combattere gli invasori della Gallia.<ref>{{cita|Heather|pp. 271-272.}}.</ref> Lo stesso Teodosio aveva utilizzato Alarico come ''foederatus'' e quindi come alleato nella battaglia del Frigido. Anche gli attriti con l'Oriente sarebbero stati legati quindi alla ''realpolitik'', all'esigenza di ottenere uomini, un comando unitario, e forse le reclute della gente guerriera dell'Illirico (quella regione che aveva fornito grandi imperatori-soldati nel drammatico III secolo).<ref name="Hea272-273">{{cita|Heather|pp. 272-273.}}.</ref> È possibile anche che Stilicone intendesse ottenere da Costantinopoli l'Illirico orientale, dove erano stanziati dal 378 i Goti, per legalizzare il controllo dei Goti sulle terre in questione in cambio del loro sostegno contro gli invasori del Reno.<ref name="Hea272-273" /> La rivalità tra le due parti dell'impero tuttavia fu deleteria per l'Occidente, che non ottenne aiuti immediati contro le invasioni barbariche del 406 e la ribellione di Alarico negli anni seguenti (solo nel 409, dopo la caduta di Stilicone, Teodosio II inviò 4.000{{formatnum:4000}} uomini in Italia per sostenere Onorio contro Alarico e Attalo).<ref>{{cita|Heather|p. 280.}}.</ref>
 
Gli storici moderni si sono aripetutamente lungo interrogatichiesti se l'invasione dell'Illirico fosse un piano da lungo tempo meditato, o piuttosto il risultato di eventi specifici, se non della disperazione. Autori più datati come [[John Bagnell Bury]] ritengono che Stilicone rivendicavarivendicasse l'annessione dell'Illirico Orientale alla ''pars occidentis'' fin dal 395, mentre autori come Hughes<ref name=":0">{{Cita libro|titolo="Stilicho - The Vandal Who Saved Rome"|anno=2010|url=https://archive.org/details/stilichovandalwh0000hugh|editore=Pen & Sword Books Ltd|p=[https://archive.org/details/stilichovandalwh0000hugh/page/218 218]}}</ref>, Mazzarino e Cesa, basandosi sui panegirici di Claudiano (opere di propaganda del regime stiliconiano che in alcuni passi sembrano riconoscere come legittimo il governo di Arcadio sull'Illirico Orientale), concludono che solo dopo la sconfitta di Radagaiso nel 405-406 Stilicone concepìconcepisse questa strategia come l'unica via di uscita, mentre prima si era illuso di poter mantenere unità d'intenti tra le due parti dell'impero. I potenti senatori romani si opponevano al reclutamento massiccio di barbari nell'esercito, non ritenendoli affidabili, ma allo stesso tempo non volevano fornire i contadini che coltivavano le loro terre, né pagare le tasse che avrebbero consentito all'impero di reclutare altrove i soldati. Per difendere l'Italia Stilicone aveva sguarnito la Britannia e la frontiera del Reno, lasciata forse ai soli federati Franchi, chiaro sintomo di una coperta troppo corta. Sentendosi indifese, o volendo cogliere l'opportunità data dalladal suamomento di debolezza e di crisi, alcune zone dell'impero se ne stavano allontanando, e tra queste la Britannia. Non è infatti del tutto certo chi abbia abbandonato chi, se Roma la Britannia o la Britannia Roma<ref>{{Cita libro|titolo="The end of Roman Britain"|anno=1996|url=https://archive.org/details/endofromanbritai0000jone|editore=Cornell University Press|p=}}</ref>. Altre zone della Gallia erano infestate dai Bagaudi e si sarebbero presto staccate (come l'Armorica). L'effetto negativo era doppio, servivano soldati per controllare queste zone ribelli, ma il loro allontanamento privava allo stesso tempo la ''pars occidentis'' di fonti di reclutamento e introiti fiscali.
 
Anche un'altra parte della storiografia moderna (vedi ad esempio Frediani, ''Gli ultimi condottieri di Roma'') dipinge i suoi tentativi di "accomodamento" con Alarico come ''realpolitik'': l'impero era a corto di uomini per poter fronteggiare contemporaneamente l'invasione della Gallia, le velleità di Alarico (che essenzialmente mirava ad avere un ruolo simile a quello di Stilicone) e gli usurpatori che provenivano dalla Britannia allo sbando. Tutte le manovre di Stilicone, incluso il sospetto di complotto contro Rufino, sarebbero quindi state rivolte al bene dell'impero. In questa visione si sente l'influenza delle apologie di Claudiano, che demonizza Rufino e dipinge un'immagine quasi cavalleresca ed "eroica" di Stilicone. Lui (e lo stesso discorso si ripeterà con Flavio Ezio) fu l'ultimo vero "condottiero romano" capace di fermare la marea barbarica e il corso della storia, che dovevastavano per forza condannareaffondando il declinante impero occidentale. Più freddamente (e forse cinicamente) si potrebbe anche sostenere che, se dopo Stilicone ed Ezio non ci fu più possibilità di fermare i barbari, fu anche a causa di alcuni loro errori, in buona fede o per interesse personale. In poche parole, si potrebbe dire che Stilicone ed Ezio furono gli "ultimi romani" proprio perché con i loro errori non lasciarono più un impero da difendere. In effetti se il ragionamento di Stilicone era laLa "realpolitik", questadi stessa "realpolitik"Stilicone potrebbe essere andata nella direzione sbagliata, avendo scambiatoscambiandoo la tattica con la strategia: considerate la carenza di uomini e le gravi divisioni sociali della parte occidentale<ref name=":1">{{Cita libro|titolo="Il Declino dell'Impero Romano"|editore=Arnoldo Mondadori Editore|p=}}</ref>, soltanto l'unità con la più ricca e meno divisa ''pars orientis'' avrebbe potuto salvare l'occidente, mae questa unità fu temporaneamente spezzata dalle azioni di Stilicone., Tuttavianel momento in cui più sarebbe servita. Ian Hughes <ref name=":0" /> ribadisce che questa rottura fu solo momentanea, le due parti si riavvicinarono alla sua morte, e quella definitiva avvenne solo più in là nel tempo (ma ci fu di nuovo un riavvicinamento al tempo di Antemio, dato che nel 468 i due imperi collaboranocollaborarono ad un disperato assalto al regno vandalo). Ma fu nel critico biennio 406-408, che portò al crollo della frontiera del Reno e alla perdita della Britannia, che questa unità venne a mancare.
 
Anche le qualità militari di Stilicone sono state oggetto di discussione. Ian Hughes <ref name=":0" /> afferma chiaramente che se Stilicone avesse avuteavuto le qualitàcapacità di un Cesare o di un Traiano il corso della storia avrebbe potuto essere diverso., Mama Ianallo Hughesstesso tempo dubita che il suo esercito avesse le abilità per sterminare i Visigoti in una battaglia campale, e il rischio di vedere annientato l'ultimo esercito occidentale era troppo grande.
 
Stilicone probabilmente non ebbe il polso per gestire la gravissima crisi del 408, con i barbari a spasso tra Gallia e Spagna, e la morte di Arcadio che apriva un vuoto di potere in Oriente, dato che Teodosio II era ancora un bambino. La tradizione vuole che Stilicone convincesse Onorio a non andare a Costantinopoli per far valere i suoi diritti sul trono orientale, e che proprio su questo aspetto i cortigiani facessero leva per aizzarglielo contro. Giusta o sbagliata che fosse la decisione di invadere l'Illirico, fu presa troppo lentamente o troppo tardi e comunque nel peggior momento possibile, quando usurpatori e barbari occupavano le province occidentali. Fu così facilissimo per i cortigiani screditarlo agli occhi di Onorio, facendo notare che, con Vandali, Alani e Svevi dentro le frontiere, Alarico con minacciose pretese, un usurpatore a pochi passi, il difensore dell'occidenteOccidente non trovava di meglio che pianificare un attacco agli stessi romaniRomani (seppur d'Oriente). I progetti furono complicati dalla morte di Arcadio, creando un'impassei''mpasse'' che probabilmente spiega le esitazioni di Stilicone. Era infatti una contraddizione che Onorio e Stilicone volessero andare a CostantinpoliCostantinopoli per rivendicare la tutela dell'infante Teodosio II, dopo aver di fatto complottato con Alarico contro la stessa ''pars orientis''. Anche per Francesco Lamendola l'invasione dell'Illirico era totalmente errata nella logica e nella tempistica<ref>{{Cita web|url=http://www.icsm.it/articoli/ri/stilicone.html|titolo=IT.CULTURA.STORIA.MILITARE ON-LINE: Articoli: Ricerche: Storia Antica: Stilicone e la crisi dell'Occidente (398-408 D. C.)|sito=www.icsm.it|accesso=4 gennaio 2018-01-04}}</ref>.
Stilicone probabilmente non ebbe il polso per gestire la gravissima crisi del 408, con i barbari a spasso tra Gallia e Spagna, e la morte di Arcadio che apriva un vuoto di potere in Oriente, dato che Teodosio II era ancora un bambino.
La tradizione vuole che Stilicone convincesse Onorio a non andare a Costantinopoli per far valere i suoi diritti sul trono orientale, e che proprio su questo aspetto i cortigiani facessero leva per aizzarglielo contro. Giusta o sbagliata che fosse la decisione di invadere l'Illirico, fu presa troppo lentamente o troppo tardi e comunque nel peggior momento possibile, quando usurpatori e barbari occupavano le province occidentali. Fu così facilissimo per i cortigiani screditarlo agli occhi di Onorio, facendo notare che, con Vandali, Alani e Svevi dentro le frontiere, Alarico con minacciose pretese, un usurpatore a pochi passi, il difensore dell'occidente non trovava di meglio che pianificare un attacco agli stessi romani (seppur d'Oriente). I progetti furono complicati dalla morte di Arcadio, creando un'impasse che probabilmente spiega le esitazioni di Stilicone. Era infatti una contraddizione che Onorio e Stilicone volessero andare a Costantinpoli per rivendicare la tutela dell'infante Teodosio II, dopo aver di fatto complottato con Alarico contro la stessa ''pars orientis''. Anche per Francesco Lamendola l'invasione dell'Illirico era totalmente errata nella logica e nella tempistica<ref>{{Cita web|url=http://www.icsm.it/articoli/ri/stilicone.html|titolo=IT.CULTURA.STORIA.MILITARE ON-LINE: Articoli: Ricerche: Storia Antica: Stilicone e la crisi dell'Occidente (398-408 D. C.)|sito=www.icsm.it|accesso=2018-01-04}}</ref>.
 
La morte di Stilicone fu seguita da un massacro dei familiari dei mercenari barbari, durante una poco lungimirante rivolta antibarbarica (i mercenari andarono così ada ingrossare le file dell'esercito di Alarico).
 
Probabilmente Stilicone non fu un grande generale, se per grande generale intendiamo un condottiero di battaglie campali, e quasi certamente non fu un grande politico, capace di bilanciare tra loro i cortigiani delle paludi ravennati, gli ultimi soldati romani ancorati alle leggende di ScipioScipione e di Cesare, i barbari in ascesa, e gli ostinatamente tradizionalisti ma immensamente egoisti senatori romani che, non volendo sostenere lo stato, a parole erano romani, ma nei fatti simili a feudatari.
 
Difficile a dirsi se fosse possibile per un solo uomo rovesciare una situazione che era forse strutturalmente compromessa<ref name=":1" />, e, anche se forse Stilicone creò delle falle alle frontiere, non portò l'esercito a nessun disastro campale, né perse in modo definitivo alcuna provincia. Lasciò ai suoi successori i mezzi per dimostrare che solo la sua pochezza come politico e generale avevano fallito.
 
Tanti altri uomini gli successero, con diverse personalità e strategie e origini etniche: possiamo menzionare Costanzo III, Ezio Flavio, Maggioriano, Antemio, Marcellino, il controverso Ricimero, e nessuno riuscì a generare una vera inversione di tendenza, solo saltuari periodi di tregua armata.
 
Quale che sia il giudizio sul suo operato (che deve probabilmente trovare un equilibrio tra i panegirici di Claudiano e la damnatio seguita alla sua uccisione), è certo che i suoi successori, almeno fino all'arrivo di [[Costanzo III]] ed Ezio, non seppero fare molto meglio di lui. Vandali, Alani e Svevi si contesero Spagna e Gallia, seguiti da [[Burgundi]] e Franchi; Alarico scorrazzò indisturbato per l'Italia e cercò per ben tre volte con Onorio quello stesso accomodamento che Stilicone sembrava disposto a concedergli.
Di fronte agli ostinati rifiuti di Onorio che, protetto dalle paludi di Ravenna, non gli inviava però contro nessun esercito, Alarico mise a sacco Roma nel 410 e scorrazzòsi trasferì nel meridione;Mezzogiorno: dopo la sua morte, il fratello [[Ataulfo]], grande ammiratore della cultura romana, decise di fondare un proprio regno in Gallia, a [[Tolosa]].
 
E per finire non dimentichiamo che Giustiniano riuscì a riconquistare una buona parte dell'Occidente, perdendone pezzi (ad esempio l'Italia) in pochi anni e sguarnendo l'impero di risorse che forse sarebbero state meglio impiegate contro Persiani e Arabi.
 
Forse allora possiamo dire che sì, le cause strutturali rendevano la coperta troppo corta e Stilicone, compiendo umani errori e spinto forse da altrettante umane ambizioni ede indecisioni, fece quel che poteva per remare contro fiumi e mari che poteva tentare di guadareguardare ma non fermare.
 
Forse allora possiamo dire che sì, le cause strutturali rendevano la coperta troppo corta e Stilicone, compiendo umani errori e spinto forse da altrettante umane ambizioni ed indecisioni, fece quel che poteva per remare contro fiumi e mari che poteva tentare di guadare ma non fermare.
== Note ==
<references/>
Riga 215 ⟶ 229:
* Claudiano, ''[http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Claudian/E/Roman/Texts/Claudian/In_Rufinum/1*.html In Rufinum]''
* Claudiano, ''[http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Claudian/E/Roman/Texts/Claudian/De_Bello_Gothico*.html De Bello Getico]''
* [[Zosimo (storico)|Zosimo]] ''[[Historia Nova]]'', [http://www.tertullian.org%2Ffathers%2Fzosimus05_book5.htm Libro V] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20181004040352/http://www.tertullian.org/fathers/zosimus05_book5.htm |data=4 ottobre 2018 }}
* [[Paolo Orosio]], ''[[Historiae adversus paganos]]'', [http://sites.google.com%2Fsite%2Fdemontortoise2000%2Forosius_book7 Libro VII] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20161227170316/https://sites.google.com/site/demontortoise2000/orosius_book7 |data=27 dicembre 2016 }}
* [[Claudio Rutilio Namaziano]], ''De Reditu''
* Filostorgio, [http://www.tertullian.org/fathers/philostorgius.htm ''Storia Ecclesiastica'' - Epitome di Fozio]
Riga 229 ⟶ 243:
* {{cita libro| nome=Peter | cognome=Heather | titolo=La caduta dell'Impero romano: una nuova storia | editore=Garzanti | città=Milano | data=2006 | ISBN=ISBN 978-88-11-68090-1 | cid=Heather}}
* {{cita libro | cognome=Halsall | nome=Guy | titolo=Barbarian Migrations and the Roman West, 376–568 | editore=Cambridge Universitary Press |città=New York | anno=2007 | ISBN=978-0-521-43491-1 | cid=Halsall}}
* {{cita libro | cognome=Burns | nome=Thomas Samuel| titolo=Barbarians within the gates of Rome, a study of Roman military policy and the barbarians, ca. 375-425 a.D. | url=https://archive.org/details/barbarianswithin0000burn | editore=Indiana University Press |città= | anno=1994 | ISBN=0-253-31288-4 | cid=Burns }}
* {{cita libro | cognome=Cesa | nome=Maria | titolo=Impero tardoantico e barbari: la crisi militare da Adrianopoli al 418 | editore=New Press |città=Como | anno=1994 | ISBN=9788898238156 | cid=Cesa}}
 
== Voci correlate ==
* [[Consoli tardo imperiali romani]]
* [[Dittico di Stilicone]]
* [[Gens Flavia]]
* [[Ultimus Romanorum]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Stilicho}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Box successione
|tipologia = magistrato romano
|immagine = Consul et lictores.png
|carica = [[Consoli tardo imperiali romani|Console]] dell'[[Impero romano]]
|carica = [[Consoli tardo imperiali romani|<span style="color:#FFA257;">Consoli romani</span>]]
|periodo = [[400]]
|coreggenteperiodo = [[400]]<br />con [[Aureliano (console 400)|Aureliano]]
|precedente = [[Eutropio (console 399)|Eutropio]], [[Flavio Mallio Teodoro]]
|successivoprecedente = [[Fravitta|Flavio399]]<br Fravitta/>[[Eutropio (console 399)|Eutropio]],<br />[[Flavio VincenzioMallio Teodoro]]
|successivo = [[401]]<br />[[Fravitta|Flavio Fravitta]],<br />[[Flavio Vincenzio]]
|coreggente = [[Aureliano (console 400)|Aureliano]]
|periodo2 = [[405]]<br />con [[Flavio Antemio]]
|precedente2 = [[404]]<br />[[Flavio Onorio]] VI,<br />[[Aristeneto]]
|successivo2 = [[406]]<br />[[Arcadio]] VI,<br />[[Flavio Anicio Petronio Probo]]
|coreggente2 = [[Flavio Antemio]]
}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|antica Roma|biografie}}
Riga 259 ⟶ 277:
[[Categoria:Patricii]]
[[Categoria:Persone giustiziate per decapitazione]]
[[Categoria:Stilicone| ]]