Rom in Italia: differenze tra le versioni
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|nome = Rom italiani
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|didascalia = La [[bandiera rom]]
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|sottogruppi = [[rom (popolo)|rom]] e [[sinti]] ([[Nord Italia]]), romanés ([[Sud Italia]]), [[camminanti]] ([[Sicilia]])
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}}
I popoli romaní ([[rom (popolo)|rom]], [[sinti]], [[camminanti]]) sono una minoranza etnica e linguistica non riconosciuta<ref>{{Cita web|url=https://www.eunews.it/2016/07/29/lunica-minoranza-non-riconosciuta-italia-e-quella-rom-e-sinta/65630|titolo=L’unica minoranza non riconosciuta in Italia è quella rom e sinta|sito=Eunews|data=2016-07-29|lingua=it-IT|accesso=2021-11-30}}</ref> in Italia. Secondo il Consiglio d'Europa<ref>{{Cita web|url=https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52011DC0173&from=EN|titolo=Comunicazione della commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni}}</ref>, la loro presenza varia dalle {{formatnum:110000|12233445567=gyuhyugfyt}} alle {{formatnum:170000}} unità, di cui circa {{formatnum:70000}} con cittadinanza italiana, quindi circa lo 0,25% della popolazione italiana. In realtà l'Italia non dispone di strumenti giuridici per definire in maniera esatta il numero di persone ascrivibili alle comunità rom<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/12/05/rom-una-parola-non-basta-a-definire-22-comunita-diverse/4019438/|titolo=Blog {{!}} Rom, una parola non basta a definire 22 comunità diverse|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2017-12-05|lingua=it-IT|accesso=2021-11-30}}</ref>. I rom autoctoni (discendenti di gruppi presenti in Italia sin dal [[Medioevo]]) sarebbero circa {{formatnum:45000}}, mentre gli altri sarebbero di più recente arrivo da altri paesi europei<ref name="spinelli"/><ref name="Rocca 2008"/>, quali le Repubbliche dell'ex Jugoslavia, la Romania e la Bulgaria<ref>{{Cita web|url=https://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-902a84c4-f426-4e36-ad42-2c637689b047.html|titolo=TG1 - Chi sono i rom in Europa|accesso=2021-11-30}}</ref>. La maggior parte dei rom italiani è stanziale e urbana con forme di nomadismo ormai estinte<ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/cronaca/rom_sinti_italia-5292892/news/2019-04-08/|titolo=Quanti sono e cosa fanno i rom in Italia|sito=Agi|lingua=it|accesso=2021-11-30}}</ref>. Nei cosiddetti "campi nomadi", secondo i rapporti pubblicati nel 2021 da enti di monitoraggio nazionali, vivono in tutto {{formatnum:17800}} persone, tra le quali il 55% è rappresentato da minori<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Associazione 21 luglio|titolo=L'esclusione nel tempo del Covid, Roma 2020 - 2021}}</ref>. Alla luce di tali informazioni, è possibile affermare che in Italia poco più di un rom su dieci vive all'interno dei cosiddetti "campi rom".
==Storia==
[[File:Boccaccinouffizi.jpg|thumb|Boccaccio Boccaccino,
[[File:D213- zingari italiens. - L1-Ch4.png|thumb
[[File:Milano_Corso_di_Porta_Vittoria.jpg|thumb
Si stima che la popolazione romaní arrivò in Europa prevalentemente tra il [[XIV secolo|XIV]] ed il [[XV secolo]].<ref name=piemonte>[http://213.254.4.222/cataloghi/pdfires/640.pdf ''Rom e sinti in Piemonte'', a cura di Sergio Franzese e Manuela Spadaro] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141023131913/http://213.254.4.222/cataloghi/pdfires/640.pdf |data=23 ottobre 2014 }}</ref> Da tener presente un documento del 4 marzo 1283 emesso dalla magistratura veneziana dei Signori di Notte, che tutelava l'ordine pubblico a Venezia, in cui si ordina di allontanare dalla città i "gagiuffi" (termine antico che deriva probabilmente da "egiziano" e significava quindi "zingaro")<ref>M. Cassese, ''La chiesa cattolica del Nord-Est ed il suo rapporto con gli zingari'', in
Si ritiene che i primi rom e sinti siano arrivati in Italia nel [[1392]] come conseguenza della [[battaglia del Kosovo]] fra le [[Impero
La prima cronaca italiana che ci racconta della presenza dei rom è attribuita ad un documento del XV secolo, una cronaca di un anonimo bolognese (la "''Historia miscellanea bononiensis''"), dove si racconta dell'arrivo a [[Bologna]], nel [[1422]], di una comunità nomade:
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Nell'agosto dello stesso anno alcune cronache proverebbero la presenza di una banda di nomadi in altre città italiane. In una sorprendente cronaca di [[frate Girolamo dei Fiocchi]] da [[Forlì]]<ref>Ludovico Muratori, ''Rerum Italicarum Scriptores'', Milano, typ. Societatis palatinae, 1731, tom. XIX, cc. 890</ref> viene riferito che "''Aliqui dicebant, quod erant de India''". Benché in questa cronaca non sia chiaro chi siano gli "aliqui" si tratta del primo documento in cui si fa riferimento alla probabile origine indiana dei rom, anche se l'elenco comprendeva anche la [[Caldea]], la [[Nubia]], l'[[Etiopia]], l'[[Egitto]] ed addirittura il continente scomparso di [[Atlantide]]<ref>Documento riportato nel ''Rerum Italicorum Scriptores'' di Ludovico Antonio Muratori nel 1731</ref>
Sia a Bologna che a Forlì, oltre che per i tratti somatici che ne caratterizzavano l'appartenenza a una diversa etnia, gli ''zingari'' furono notati soprattutto per l'aspetto rude ed "inselvatichito" dalla fame e dalle difficoltà.<ref>Elisa Novi Chavarria,
A partire dal [[1448]], alcune comunità di "zingari" si insediarono nell'Italia
I rom recavano lettere firmate dal santo Padre, sulla cui autenticità permangono forti dubbi, in cui si chiedeva protezione e che per quasi un secolo ricorreranno nelle varie e sporadiche cronache attestanti la presenza dei primi gruppi rom nella penisola.
La cronaca della città di [[Fermo (Italia)|Fermo]] riporta che era stato esibito un documento del Papa "''che permetteva loro di rubare impunemente''".
Di eventuali lettere firmate dal [[Santo Padre]] non è stata trovata traccia negli archivi vaticani, anche se un documento che attesta la presenza dei rom a [[Napoli]] nel [[1435]] lascerebbe aperta l'ipotesi che alcune di queste comunità nomadi siano passate per [[Roma]].
Tra il [[1470]] ed il [[1485]] è riportata notizia che "''conti del Piccolo Egitto''" circolavano nel modenese, provvisti di passaporto del signore di [[Carpi]].
È tuttora in dubbio l'origine dei gruppi di "''Egiziani''" che arrivarono in Italia nel [[XV secolo]], se essi venissero via terra
La possibile origine rom di un pittore abruzzese, [[Antonio Solario]], detto lo "''Zingaro pittore''", lascerebbe supporre che l'arrivo dei rom in [[Italia]] andrebbe datato precedentemente il [[1422]].
Attraverso l'[[Adriatico]] e lo [[Jonio]], spesso uniti a [[Dalmazia|dalmati]] e [[greci]] in fuga dall'avanzata dei turchi nei
[[File:Amedeo Modigliani - Gypsy Woman with Baby (1919).jpg|miniatura|destra|[[Amedeo Modigliani]], ''[[Zingara con bambino]]'' (National Gallery of Art , Washington)]]
Movimenti analoghi si ebbero nello stesso periodo anche verso la [[Sicilia]], dove già nel [[XV secolo]] il nome "zingari" viene registrato negli atti dei notai di [[Palermo]] e nei registri della cancelleria della città di [[Messina]], nella quale i "Cingari", ritenuti provenienti dalla [[Calabria]], erano equiparati ad una [[universitas]] e godevano di autonomia giudiziaria. Secondo alcuni studiosi la successiva migrazione verso le coste sudorientali della Spagna, insieme ad altri profughi greci, sarebbe partita dalla Sicilia, e sarebbe provata, già dalla metà del XV secolo, dalla presenza dei "zinganos" in [[Sardegna]] e [[Corsica]], isole situate lungo la rotta commerciale con
Un altro documento interessante è datato [[1506]] e riferisce del seppellimento ad [[Orvieto]] di tale "''Paolo Indiano, capitano dei cingari''", che aveva prestato servizio nell'esercito veneziano.<ref>L. Piasere,
▲Movimenti analoghi si ebbero nello stesso periodo anche verso la [[Sicilia]], dove già nel [[XV secolo]] il nome "zingari" viene registrato negli atti dei notai di [[Palermo]] e nei registri della cancelleria della città di [[Messina]], nella quale i "Cingari", ritenuti provenienti dalla [[Calabria]], erano equiparati ad una [[universitas]] e godevano di autonomia giudiziaria. Secondo alcuni studiosi la successiva migrazione verso le coste sudorientali della Spagna, insieme ad altri profughi greci, sarebbe partita dalla Sicilia, e sarebbe provata, già dalla metà del XV secolo, dalla presenza dei "zinganos" in [[Sardegna]] e [[Corsica]], isole situate lungo la rotta commerciale con la penisola iberica.<ref>Elisa Novi Chavarria, "''Sulle tracce degli zingari''", pag. 27, Guida, 2007, ISBN 978-88-6042-315-3,</ref>
La prima testimonianza scritta di [[lingua
▲Un altro documento interessante è datato [[1506]] e riferisce del seppellimento ad [[Orvieto]] di tale "''Paolo Indiano, capitano dei cingari''", che aveva prestato servizio nell'esercito veneziano.<ref>L. Piasere, "I rom d'Europa. Una storia moderna, pag. 33, Laterza, 2004</ref>
▲La prima testimonianza scritta di [[lingua romani]] in [[Italia]] è datata al [[1646]] e si trova in una [[commedia]] di [[Florido dei Silvestris]], nella quale è riportata la frase "''tagar de vel cauiglion cadia dise''" (ritrascrivibile in: "''t(h)agar devel, k aviljom kadja disë''"), che significa "Signore Iddio, che sono giunto (in) questa città".<ref>L. Piasere, "I rom d'Europa. Una storia moderna, pag. 24, Laterza, 2004</ref> Questa espressione corrisponderebbe al secondo "strato" della classificazione linguistica fatta da [[Lingua romani|Marcel Courthiade]] e costituirebbe un elemento per sostenere che i Rom siano arrivati in Italia dai [[Balcani]].
Nelle varie cronache che raccontano dell'incontro con queste comunità di "pellegrini", un importante aspetto è legato al [[dono]] della [[divinazione]] o della predizione del futuro, così come il commercio dei cavalli, che i rom accompagnavano alle loro richieste di aiuto.
Le stesse cronache, allo stesso tempo, sono anche le prime a testimoniare dell'insorgere dei pregiudizi nei confronti dei rom, i quali vengono spesso accusati di furti.
Durante il [[fascismo italiano]] i Rom furono severamente discriminati ed internati in [[Campo di concentramento|campi di concentramento]].<ref>P. Trevisan, ''Le ricerche sull'internamento dei sinti e dei rom in Italia durante il regime fascista'', 2014, pp. 189-205.</ref>
==Presenza e sottogruppi==
In [[Italia]], secondo lo [[European Roma Rights Centre]] si stima che ci siano tra i
Si stima che circa la metà di questa popolazione sia composta da minori, bambini e giovani adolescenti e che solo il 3% supera i 60 anni.
Il tasso di natalità è elevato (5/6 figli per i nuclei familiari di nuova formazione); anche il [[tasso di mortalità]] è elevato.<ref name=storiaz />
[[File:Fingerprint-Roma.jpg|thumb
A seguito dell'[[ordinanza]] di [[protezione civile]] del 30 maggio 2008 di procedere all'identificazione di tutti coloro che vivono nei campi nomadi, partendo dalle Regioni [[Campania]], [[Lombardia]] e [[Lazio]], il [[Ministero dell'
Le migrazioni di [[popoli romaní]] dall'Europa orientale che hanno interessato l'Italia nel Novecento sono state principalmente le seguenti: alla fine della [[Seconda guerra mondiale]], dalla [[Romania]] negli anni sessanta, dalla [[Croazia]] di lingua italiana; a cavallo degli anni sessanta e settanta, a seguito del terribile [[Terremoto di Skopje|terremoto]] che devastò la [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]] ([[Skopje]]); già dal 1987, e poi soprattutto con il grande esodo verificatosi a seguito della guerra nella ex [[Jugoslavia]] (1991), principalmente dalla [[Bosnia ed Erzegovina]] e dal [[Kosovo]]; infine alla fine del socialismo reale, quindi dai paesi dell'Europa orientale.<ref>Cooperativa AndoKampo, ''Zingari nelle città'', a cura di Marco Piras, Antonella Gandolfi, Milly Ruggiero, Lucia Masotti in collaborazione con l'Opera Nomadi, sezione di Bologna, Centro Stampa del Comune di Bologna, 1994</ref>
[[File:Rom_abruzzese_in_piedi_sul_cavallo.jpg|thumb
In Italia la [[popoli romaní|popolazione romanì]] si divide tra:{{
* [[Rom (popolo)|Rom]] italiani: circa
** Rom [[harvati]]:
** Rom [[lovari]]:
** Rom [[rudari]]: di origine romena, arrivati in Italia negli anni '60. Musicanti e artisti di strada, lavorano anche il rame e vivono in accampamenti lungo la [[via Tiburtina]], a Roma.<ref name=focus>[http://www.focus.it/cultura/storia/rom-le-11-tribu-italiane Focus]</ref>
** '''[[Rom abruzzesi]]''' e molisani, giunti in Italia al seguito degli ''[[arbëreshë]]'' dall'[[Albania]] dopo la battaglia di [[Kosovo Polje]] nel [[1392]], parlano ''[[Lingua romaní|romanì]]'' mescolato ai dialetti locali e praticano l'allevamento e il commercio di cavalli, oltre che, nel caso delle donne, la [[chiromanzia]] (''romnìa''). Diversi nuclei sono emigrati in vari centri del [[Lazio]] a partire dal [[XX secolo|Novecento]]
** [[Rom napoletani]] (''napulengre''), ben integrati, fino agli [[anni 1970|anni settanta]] si occupavano principalmente della fabbricazione di attrezzi da pesca e di spettacoli ambulanti, vivono soprattutto in provincia a [[Giugliano in Campania]], [[Caivano]], [[Acerra]], [[Afragola]] e [[Casalnuovo di Napoli]] e un grosso concentrato vive da molti anni nella periferia di [[Napoli]] maggiormente a [[Ponticelli (Napoli)|Ponticelli]] e [[Scampia]].
** [[Rom cilentani]]: 800 residenti ad [[Eboli]], con punte di elevata alfabetizzazione
** [[Rom lucani]]: la maggior parte di loro sono allevatori di cavalli, risiedono in diverse zone della [[Basilicata]] soprattutto a [[Francavilla in Sinni]] e [[Melfi]]
** [[Rom pugliesi]], si dedicano in maggioranza all'agricoltura ed all'allevamento di cavalli (alcuni di loro gestiscono macellerie equine)
** [[Rom calabresi]]: uno dei gruppi più poveri, con
** [[Camminanti]] siciliani:
* [[Rom balcanici]] o [[Jugoslavia|jugoslavi]]: circa
** '''[[Khorakhanè]]''' ("lettori del [[Corano]]"): di religione [[Islam|musulmana]] e provenienti da [[Kosovo]] e [[Bosnia ed Erzegovina]], sono il gruppo più numeroso di rom stranieri presente nel [[Provincia di Brescia|Bresciano]]. La migrazione principale è avvenuta dalla seconda metà del [[1991]] fino all'estate del [[1993]], in concomitanza con l'aggravarsi della situazione bellica nella ex [[Jugoslavia]]
** [[Dasikhané]]: di religione [[Chiesa ortodossa|ortodossa]], provenienti da [[Romania]] o [[Bulgaria]].
*
* '''[[Sinti]]''':
==Lingua==
{{
I rom italiani parlano principalmente la lingua italiana. Coloro che sono di origine dell'Europa orientale parlano spesso anche le lingue dei paesi d'origine (romeno, serbocroato).
La lingua rom non è riconosciuta come [[lingua minoritaria|minoranza linguistica]] dalla normativa in tema di [[legislazione italiana a tutela delle minoranze linguistiche|tutela delle minoranze linguistiche]] (L. 482/1999), approntata in applicazione dell'art. 6 della [[Costituzione italiana]].
Nonostante l'esistenza di una legge che tuteli le [[minoranze linguistiche]] (L. 482/1999), in applicazione dell'art. 6 della [[Costituzione italiana]], i rom non sono riconosciuti come [[minoranza linguistica]]. La comunità italiana più antica è il grande gruppo dei rom dell'Italia centro-meridionale, giunti verosimilmente dai Balcani e insediatisi in [[Abruzzo]], [[Molise]], [[Campania]], [[Puglia]], [[Calabria]] fin dal [[XV secolo]].▼
▲
Il [[lingua romaní|romaní]] parlato dai rom italiani, fortemente influenzato dai dialetti regionali, oggi è quasi del tutto dimenticato e sopravvive pressoché esclusivamente nella memoria degli anziani<ref>{{Cita pubblicazione|autore = Francesca Manna|titolo = Paramisà dei rom abruzzesi|rivista = Italia Romanì a cura di S.Pontrandolfo e L.Piasere|volume = volume terzo 2002}}</ref> e nell'uso comune di alcune frasi in [[gergo]].
== Cultura e costumi sociali ==
{{Vedi anche|Rom abruzzesi#Struttura sociale ed attività economiche}}
{{...|antropologia}}
== Condizioni abitative e dibattito sul presunto nomadismo ==
I rom in Italia spesso vengono definiti "[[nomadismo|nomadi]]", benché la maggior parte di loro voglia radicarsi in un territorio, in conseguenza del venire meno, nell'economia contemporanea, del “prestigio sociale” delle attività professionali (giostrai, venditori di cavalli, arrotini, circensi, etc.) connesse alla loro secolare storia nomadica. La definizione, che contiene una “''promessa della temporaneità e della estraneità della comunità dai residenti''” costituisce un nesso inscindibile con la [[discriminazione]] che subiscono gli "zingari". La [[Commissione Europea contro il Razzismo e l'Intolleranza]] (ECRI), nei suoi “rapporti sull'Italia”, ha invitato diverse volte ad abbandonare, nelle “''politiche a riguardo di rom e sinti''”, il “''falso presupposto che i membri di tali gruppi siano nomadi''”, in base ai quali viene attuata “''una politica di segregazione dal resto della società''”, con l'installazione di "campi nomadi", concepiti in base al principio della presenza temporanea dei rom, in molti casi senza accesso ai servizi più basilari, favorendo la deresponsabilizzazione delle amministrazioni locali dal dover fornire servizi scolastici e sociali finalizzati all'integrazione.<ref>Commissione europea contro il Razzismo e l'Intolleranza, Terzo rapporto Sull'Italia, adottato il 16.12.2005, pubblicato a Strasburgo il 16.05.2006 (si veda paragrafo 95)</ref><ref>{{Cita|Rocca|p. 57}}.</ref>▼
▲I rom in Italia spesso vengono definiti "[[nomadismo|nomadi]]", benché la maggior parte di loro voglia radicarsi in un territorio, in conseguenza del venire meno, nell'economia contemporanea, del “prestigio sociale” delle attività professionali (giostrai, venditori di cavalli, arrotini, circensi, etc.) connesse alla loro secolare storia nomadica. La definizione, che contiene una “''promessa della temporaneità e della estraneità della comunità dai residenti''” costituisce un nesso inscindibile con la [[discriminazione]] che subiscono gli "zingari". La [[Commissione Europea contro il Razzismo e l'Intolleranza]] (ECRI), nei suoi “rapporti sull'Italia”, ha invitato diverse volte ad abbandonare, nelle “''politiche a riguardo di rom e sinti''”, il “''falso presupposto che i membri di tali gruppi siano nomadi''”, in base ai quali viene attuata “''una politica di segregazione dal resto della società''”, con l'installazione di "campi nomadi", concepiti in base al principio della presenza temporanea dei rom, in molti casi senza accesso ai servizi più basilari, favorendo la deresponsabilizzazione delle amministrazioni locali dal dover fornire servizi scolastici e sociali finalizzati all'integrazione.<ref>Commissione europea contro il Razzismo e l'Intolleranza, Terzo rapporto Sull'Italia, adottato il 16.12.2005, pubblicato a Strasburgo il 16.05.2006 (si veda paragrafo 95)</ref><ref>{{Cita|Rocca|p. 57}}</ref>
Una analoga obiezione è stata mossa all'Italia anche dalle [[Nazioni Unite]], da Doudou Diène, nel suo rapporto sull'Italia.<ref>ONU, Report of the special rapporteur on conteporary forms of racism, racial discrimination, xenophobia and related intolerance, Addendum. Mission to Italy, Doc. A/HRC/4/19/Add.4 del 15.2.2007, (paragrafo 14)</ref>
La politica segregazionista, è stato osservato, contraddice le stesse intenzioni degli attuatori, che spesso mettono l'accento sulle politiche di pubblica sicurezza e di controllo sociale degli "zingari". L'isolamento e la scarsa visibilità dei campi favorisce “l'occultamento e la dissimulazione degli elementi pericolosi”, aggravando la situazione sia dal punto di vista della incolumità di chi vive nei campi, sia peggiorando il giudizio negativo su chi vive nei campi.<ref>{{Cita|Rocca|p. 68}}.</ref> Il presunto nomadismo è stato utilizzato dal legislatore italiano anche per escludere le comunità parlanti la lingua romaní dai benefici della legge n. 482 del 1999.<ref>{{Cita|Rocca|p. 58}}.</ref>
Contrariamente a quanto ritenuto in passato, quando si pensava che le comunità rom tendessero a preservare l'unità della ''famiglia estesa'' (comprendente fino a 60 persone), cercando allo stesso tempo di non mescolarsi con altri gruppi, tale concetto è superato, la maggior parte dei rom in Italia è infatti stanziale e vive in abitazioni convenzionali<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Carlo Stasolla|anno=2021|titolo=La razza zingara|editore=Tau editrice|città=Roma}}</ref>. Esistono tuttavia ancora esempi di insediamenti monoetnici {{cn|realizzati dalle amministrazioni locali}}. Si tratta principalmente di '''insediamenti formali all'aperto''', denominati "campi rom", '''microaree''' abitate da famiglie allargate, '''centri d'accoglienza''' riservati esclusivamente a persone rom e '''edifici di edilizia residenziale pubblica''' dal forte carattere monoetnico. {{Chiarire|Sono 109 i cosiddetti "campi nomadi" autorizzati, presenti in 62 comuni italiani e abitati da 11.300 persone|manca riferimento temporale}}, le cui unità abitative sono costituite da container, roulotte, tende e baracche. Le condizioni igieniche e di sicurezza abitativa sono talvolta precarie, non sono rari gli incendi e gli incidenti mortali dovuti all'utilizzo di candele (spesso manca l'elettricità). Oltre ai campi formali, esistono diversi campi informali, abitati principalmente da rom dell'est Europa. {{cn|Al loro interno si stima una presenza di circa 6.500 persone}}. In Emilia Romagna sono stati compiuti tentativi di realizzare microaree per famiglie allargate<ref name="ref_A" />. In altri casi si è trattato di realizzare aree residenziali su base etnica per famiglie rom come nel caso del villaggio del "''Guarlone''" a [[Firenze]]. L'esperienza inizialmente sembrava aver dato un esito positivo, poiché, nel 1998, ''a dieci anni di distanza, l'area residenziale ed i suoi abitanti fanno parte integrante del quartiere, <nowiki>[...]</nowiki> e l'attenzione con la quale gli abitanti curano l'area smentisce lo stereotipo del rom secondo il quale "non è abituato a vivere in casa e vive nello sporco"'';<ref>[http://www.michelucci.it/node/39 Una casa per i rom] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160306222555/http://michelucci.it/node/39|data=6 marzo 2016}}</ref>. Successivamente è andato però consolidandosi il pensiero che la realizzazione di spazi abitati monoetnici anche in muratura non può rappresentare la giusta soluzione<ref>{{Cita web|url=https://sociale.regione.emilia-romagna.it/esclusione-sociale-e-poverta/la-legge-regionale-11-2015|titolo=Legge regionale 11/2015. Norme per l'inclusione sociale di rom e sinti}}</ref>. Altri villaggi rom, con esiti di inclusione fallimentari, sono stati costruiti a [[Cosenza]] nel [[2001]] in via degli Stadi, a Gioia Tauro nel 1992 nel quartiere Ciambra, a Pisa nel 1996 nel quartiere di Coltano, ad [[Arghillà]], quartiere periferico di [[Reggio Calabria]].
== I rom della ex
Tra i rom provenienti dalla ex-[[ex Jugoslavia|Iugoslavia]], circa 30-40.000 persone, presenti in molti casi da più decenni in Italia, con una larghissima presenza di “immigrati di terza generazione”, ragazzi cioè nati in Italia da genitori, a loro volta nati in Italia, ad oggi solo una
Al deflagrare delle [[guerre jugoslave]], molti si trovavano già sul territorio italiano, altri invece sono emigrati successivamente per fuggire dalla guerra e dalle persecuzioni etniche, venendosi così a trovare in una condizione di [[apolidia]] di fatto, che nella stragrande maggioranza dei casi le autorità governative italiane non hanno inteso tutelare, violando gli obblighi derivanti dalla [[convenzione di Ginevra]] relativa allo status degli apolidi, obbligando i richiedenti a esibire un certificato di iscrizione anagrafica nel proprio paese, condizione questa impossibile sia per la distruzione dei registri anagrafici in molte città della [[Bosnia ed Erzegovina]] e del [[Kosovo]], sia perché rom nati in Italia.<ref>{{Cita|Rocca|p. 61}}.</ref>
In Italia
Secondo recenti studi il numero attuale dei rom rumeni presenti negli insediamenti italiani si attesta intorno alle 600 unità.<ref name="ref_A" /> L'arrivo dei rom in Italia dalla Romania è stato oggetto di diverse campagne mediatiche che facevano riferimento alla presunta "invasione dei rom dalla Romania", smentite dai dati del [[Ministero dell'Interno]], che hanno dimostrato come in realtà il cosiddetto “nomadismo” dei rom rumeni riguardasse quasi sempre le stesse persone che facevano la spola, in un pendolarismo legato all'attività lavorativa, tra l'Italia e la Romania, dopo l'ingresso di questo paese nell'[[Unione europea]], ritornando spesso nelle stesse città italiane.<ref>{{Cita|Rocca|pp. 64-65}}.</ref>
== La devianza minorile dei rom in Italia ==
La persistenza di pregiudizi [[antiziganismo|antizigani]] costituisce uno degli elementi della concatenazione di [[esclusione sociale]] e piccola [[Devianza (sociologia)|devianza]], da cui sorgono, oltre che comportamenti prevedibilmente speculari allo [[Stigma (sociologia)|stigma sociale]], una serie di leggende in parte infondate come quelle degli “zingari rapitori di bambini”, la cui casistica, nell'intera storia della giurisprudenza italiana, non trova conferma, mentre la statistica di casi di [[Borseggio|borseggi]] e [[Furto|furti]], che vede coinvolti minori “zingari”,
Ciò confermerebbe l'impossibilità o la particolare complicazione degli interventi "rieducativi", dovuti a volte alle condizioni di arrivo del minore, spesso già recidivo all'arrivo in Italia, ma anche per il difficile ambiente di vita nei campi rom.<ref>{{Cita|Rocca|p. 71}}.</ref>▼
▲Ciò confermerebbe l'impossibilità o la particolare complicazione degli interventi "rieducativi", dovuti a volte alle condizioni di arrivo del minore, spesso già recidivo all'arrivo in Italia, ma anche per il difficile ambiente di vita nei campi rom.<ref>{{Cita|Rocca|p. 71}}</ref>
Alcuni studiosi ritengono che il [[giustificazionismo]] culturale della devianza minorile dei rom sia la causa principale della deresponsabilizzazione degli operatori della giustizia minorale e dei [[Stato sociale|servizi sociali]], mentre l'incidenza dei reati, quali furto e borseggio tra i minori rom, andrebbe
Secondo l'antropologo Glauco Sanga e il sociologo Marzio Barbagli (che nel suo libro ''Immigrazione e sicurezza in Italia'' cita a sostegno anche altri antropologi quali: Leonardo Piasere, Dick Zatta e Francesco Remotti) nelle comunità Rom rubare ai gagè (i non zingari) è spiegabile con la teoria dello svantaggio sociale e privazione relativa.<ref>"La teoria che più ci aiuta a dare una risposta agli interrogativi centrali è quella della tensione e della privazione relativa."(pag.194).</ref> Secondo questa teoria l'individuo è un "animale morale", che durante l'infanzia e l'adolescenza interiorizza le norme della società in cui vive. Se, e quando, viola queste norme (uccidere, rubare, etc.) è a causa della frustrazione causata tra lo squilibrio esistente fra la struttura culturale, che definisce le mete verso cui tendere socialmente, e la struttura sociale, costituita dalla distribuzione effettiva delle opportunità reali. Le frustrazioni (sentimenti di ingiustizia, sdegno, risentimento, etc.) determinano il senso di privazione relativa che non nasce dalla condizione obiettiva del soggetto, ma dal gruppo di riferimento che scelgono: dal rapporto tra aspirazione realtà. In base a questa teoria, gli immigrati fanno propria la meta culturale (il successo economico) del paese dove sono emigrati, senza avere però la possibilità di raggiungerla.<ref>Marzio Barbagli - Immigrazione e sicurezza in Italia - 2008 - Il Mulino (pag. 190)</ref><ref>Glauco Sanga, "Currendi libido" in "Comunità girovaghe, comunità zingare" (a cura di L. Piasere) 1995 - Napoli - Liguori Editore pag. 379</ref> La stessa teoria spiegherebbe la minore incidenza dei reati commessi dagli stranieri, nelle [[Italia meridionale|regioni meridionali]], con l'"arte di arrangiarsi" (pag. 195) tipica delle popolazioni meridionali, dove è più facile trovare casa, arrangiarsi con il lavoro, perché il "grado di aspettative è meno elevato", etc. Diversa è invece la condizione degli immigrati di seconda generazione "nati nel paese che ha accolto i loro genitori, essi non possono confrontare la loro situazione con quella dei figli di coloro che non sono immigrati, per il buon motivo che non la conoscono. Il loro gruppo di riferimento è fatto necessariamente dagli immigrati di seconda generazione provenienti da altri paesi o dagli autoctoni. il loro livello di aspirazione è più elevato. Non potendo tornare nel paese dei loro genitori essi desiderano farsi strada in quello in cui sono nati. Hanno cioè fatta propria la meta del successo economico in questa nuova società, ma si accorgono ben presto che per loro è difficile raggiungerla. Così alcuni di loro cercano di arrivarvi per altre vie e si dedicano ad attività illecite." (pag. 196-197) Glauco Sanga e Francesco Remotti, fanno inoltre un'analogia fra gli zingari e le antiche popolazioni di cacciatori-raccoglitori, evidenziando però che l'ambito della raccolta si è oggigiorno ampliato, i prodotti della raccolta non sono più solamente i prodotti della terra o dell'allevamento ma anche i prodotti dell'attività industriale, ed è appunto con questa teoria che Remotti spiega la mancanza di senso di colpa in coloro che si dedicano ai furti quotidiani.<ref>Glauco Sanga, "Currendi libido" in "Comunità girovaghe, comunità zingare" (a cura di L. Piasere) 1995 - Napoli - Liguori Editore pag. 367 - 385</ref><ref>Francesco Remotti, "La struttura sociale", in E. Marcolungo, M. Karpati (a cura di), "Chi sono gli zingari?" - Edizioni Gruppo Abele - 1985- Torino pag. 41</ref> Secondo Leonardo Piasere l'analogia tra gli zingari e le antiche popolazioni di cacciatori-raccoglitori è invece da abbandonare<ref>Il prof. Leonardo Piasere, in una comunicazione pubblicata sulla pagina di discussione di questa voce ha chiarito che in riferimento al citato saggio "L'analogia coi popoli cacciatori-raccoglitori è stata fatta spesso a partire dagli anni sessanta, e forse prima, da molti autori, ma io una ventina d'anni fa la riprendevo parlando di una specifica, piccola, comunità rom, e per dire che era una analogia da abbandonare"</ref>.
==Istituzioni rappresentative e culturali==
Associazione 21 luglio è un’organizzazione non profit che supporta gruppi e individui in condizione di segregazione estrema e di discriminazione tutelandone i diritti e promuovendo il benessere delle bambine e dei bambini.
L'[[Opera Nomadi]] è un'associazione italiana senza fini di lucro, che opera in diverse regioni d'Italia per favorire l'integrazione delle minoranze rom, sinte e camminanti nella società italiana, ottenere il riconoscimento di Rome e Sinti come minoranza etnica e linguistica, contrastare i pregiudizi diffusi in particolare sulla popolazione rom, ed esercitare opera di mediazione culturale fra dette minoranze e la cultura maggioritaria.
==Bibliografia==▼
* Santino Spinelli,"Rom, genti libere. Storia, arte e cultura di un popolo misconosciuto", Editore Dalai,2012▼
* Germano Baldazzi," Japigia gagi, La mela rossa, Ligia (dvd+libro)",2014▼
* Daniela Lucatti, "Romantica gente", Magi Edizioni,2008▼
==Note==
<references/>
▲==Bibliografia==
▲*{{cita libro|autore=Germano Baldazzi
▲*{{cita libro|autore=Daniela Lucatti
*{{cita pubblicazione|autore=Alessandro Giuseppe Spinelli|titolo=Gli zingari nel modenese|pubblicazione=Journal of the Gypsy Lore Society|città=Liverpool|anno=1909|mese=luglio-ottobre|volume=III|numero=1-2|pp=42-57, 88-111|url=https://archive.org/stream/journalofgypsylo03gypsuoft#page/42/mode/2up}}
▲*{{cita libro|autore=Santino Spinelli
* Paola Trevisan, «Le ricerche sull'internamento dei sinti e dei rom in Italia durante il regime fascista», in [[Hannes Obermair]], Sabrina Michielli (a cura di), ''Erinnerungskulturen des 20. Jahrhunderts im Vergleich - Culture della memoria del [[Novecento]] a confronto'' (Quaderni di storia cittadina, 7), Bolzano, Città di Bolzano, 2014, ISBN 978-88-907060-9-7, pp. 189-205.
== Voci correlate ==
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* [[Romanologia]]
* [[Antiziganismo]]
==Altri progetti==
{{interprogetto}}
{{Popoli romaní}}
{{Minoranze in Italia}}
[[Categoria:Gruppi etnici in Italia]]
[[Categoria:Popolazione romaní]]
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