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La '''''<nowiki/>'ndrezzata''''' (che nel [[dialetto]] [[ischia (isola)|ischitano]] vuol dire ''intrecciata'') è un [[Canzone (musica)|canto]] [[rito|rituale]], recitato nel corso di una [[danza]] con spade e bastoni (detti ''mazzarielli'') il giorno di [[pasquetta]], in occasione della festa [[Santo patrono|patronale]] di [[Giovanni Battista|san Giovanni]] presso Buonopane, oppure in altre occasioni speciali; Buonopane è una frazione del comune di [[Barano d'Ischia]], sull'[[Ischia (isola)|isola d'Ischia]].
{{s|argomento=antropologia|data=luglio 2007|firma=[[Utente:Fidio|<font color="red">'''ƒ'''</font><font color="blue">'''idiø'''</font>]] <sup>([[Discussioni_utente:Fidio|<font color="black">'''ué ué'''</font>]])</sup> 16:06, 3 lug 2007 (CEST)}}
La ''''ndrezzata''' è un [[canto]] [[rito|rituale]], recitato nel corso di una [[danza]] con spade e bastoni (detti ''mazzarielli'') il giorno di [[pasquetta]] e in occasione della festa [[patrono|patronale]] di [[san Giovanni]] sull'[[Ischia (isola)|isola d'Ischia]].
 
Non deve'essere confusa con la ''<nowiki/>'ntrezzata'', una danza popolare armata napoletana<ref name="CI">Vincenzo Palmisciano, ''Fonti letterarie sulla spallata e sull'intrezzata, due danze popolari di area campana'', in ''Archivio Storico per le Province Napoletane'', Napoli, Società Napoletana di Storia Patria, 2017, pp. 303-326</ref>
==Il testo==
{{quote|Sul monte San Nicola con piacere
 
==Le origini==
si reca gente da tutto il mondo
Numerosi elementi presenti nel [[testo]] portano a configurare la '''ndrezzata'' come un [[poema epico|poemetto epico]] [[popolo|popolare]] nato nel [[Medioevo]]<ref>Cfr. l'analisi fornita dallo [[storico]] Pietro Monti (pagg.800, 801 e 802 del volume ''Ischia, archeologia e storia'')</ref> che racchiude al suo interno un [[peana]], un'[[elegia]] di tipo guerresco (lo sferrare colpi con spade e "mazzarielli") ed [[amore|amoroso]] (la vicenda dei tre fratelli valenti [[marinaio|marinari]]).
Ma le origini del canto appaiono ben più remote, strettamente connesse al retaggio [[mito|mitico]] della [[cultura]] [[Grecia|greca]] che si era andata diffondendo a [[isola d'Ischia|Ischia]] grazie ai primi [[Colonia (insediamento)|coloni]] dell'[[Eubea]] che avevano fondato [[Pithecusa]].
 
===Il mito===
chi con la chitarra, chi con il mandolino
Racconta [[Euripide]] che [[Zeus]] trovò un giorno [[Demetra]] furibonda e disperata perché [[Ade (divinità)|Ade]], [[dio]] dell'[[Ade (regno)|Averno]], le aveva rapito la figlia [[Persefone]]. Mosso da pietà verso la povera madre, il capo degli dei le inviò le [[Muse (mitologia)|Muse]] e [[Afrodite]] per placarne l'animo, allietandola con [[musica]] e danze.
{{citazione|Fu allora che Cipride la bella delle belle tra gli esseri beati fece la prima volta col suo fiato risuonare la voce sotterranea del bronzo e le tese membrane dei timpani percosse con le dita...|Euripide}}
La cultura della danza si diffuse ben presto in tutta l'isola, trovando terreno fecondo presso la sorgente di Nitrodi a Buonopane, vicino [[Barano d'Ischia|Barano]], zona [[agricoltura|agricola]] sul versante [[sud]]-[[est|orientale]] di Ischia e divenendo un elemento talmente caratterizzante del folklore locale da far scrivere al [[Calabria|calabrese]] [[Giulio Iasolino]] nel Cinquecento:
{{citazione|In questo Casale che dopo Forio è il maggiore degli altri, le persone grandemente del ballare si dilettano: il che ancora è
comune a gli altri luoghi.|Giulio Iasolino, ''Rimedi naturali d'Ischia''}}
Tradizione vuole che la danza fosse praticata dalle [[ninfa (mitologia)|Ninfe]] al ritmo di spade di legno battute dai [[Satiri]] su rudimentali manganelli che accompagnavano la melodia prodotta dalla [[cetra (antichità classica)|cetra]] d'[[oro]] di [[Apollo]].
Apollo, pizzicando la cetra, si innamorò della ninfa [[Coronide (figlia di Flegias)|Coronide]] e dall'unione dei due nacque [[Esculapio]].
Appagato dall'amore con la ninfa, il dio concesse alla sorgente Nitrodi, lì dove si svolgevano le danze, la proprietà di offrire bellezza e guarigione.
 
Ma ben presto Coronide s'innamorò del fauno [[Ischi]] e Apollo, accecato dalla gelosia, la gettò in mare.
vanno a vedere l'alba
Esculapio decise allora di vendicarsi sciogliendo nella fonte un intruglio di erbe esotiche che rendeva litigioso e geloso chiunque si abbeverasse alla sorgente.
 
Prima di far ritorno nel loro mondo, le Ninfe per perpetuare la loro danza vollero infondere in dono agli abitanti del luogo il ritmo della '''ndrezzata''.
Gli abitanti di [[Barano d'Ischia|Barano]] e Buonopane, abbeveratisi alla sorgente contaminata da Esculapio, vissero in continuo litigio fino a quando, nel [[1540]], una fanciulla perse una cintura di [[corallo]] donatale dal fidanzato, un [[pesca (attività)|pescatore]] di Barano.
La cintura fu rinvenuta da un giovane di Buonopane, che si rifiutava di riconsegnarla alla proprietaria. All'ennesima guerra che ne scaturì e che raggiunse il culmine sul ponte di Buonopane, le due fazioni decisero di siglare la pace ai piedi della statua raffigurante la [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]] della Porta. Il [[pasquetta|lunedì dell'angelo]] le due parti riunitesi bruciarono la cintura motivo di discordia davanti alla [[chiesa (architettura)|chiesa]] di San Giovanni e i buonopanesi festeggiarono ballando una '''ndrezzata''.
 
Da allora, per celebrare la fine delle ostilità, la danza viene ballata ogni anno il giorno di pasquetta e durante i festeggiamenti di [[Giovanni Battista|San Giovanni]], il 24 giugno.
Che bellezza, sul monte San Nicola
 
==Il rito==
e quando spunta il sole c'è rimanere senza fiato
Il rito della ''{{'}}ndrezzata'' si articola in tre tempi: ''sfilata'', ''predica'' e ''danza''. Ciascuno dei 18 danzatori tramanda ai propri discendenti i segreti della danza e il privilegio di parteciparvi.
 
Durante la sfilata metà dei danzatori entra in scena con un giubbetto di colore rosso, che rappresenta gli uomini, mentre l'altra metà indossa un corpetto verde che simboleggia le donne. Alla testa del gruppo sfila il caporale, al suono di due ''clarini'' e due ''tammorre'', un tempo [[flauto|flauti]] e fischietti<ref>La presenza di flauti e fischietti sottolinea ancora una volta l'affinità della ''{{'}}ndrezzata'' con la tradizione greca. Nell'elegia, infatti, il [[poeta]] o il dicitore pronunziava il componimento, mentre un flautista fungeva da accompagnamento al recitato, di argomento vario, declamato con lente e pacate tonalità (cfr. ''Storia della Letteratura greca'' di Francesco Sbordone, S. Iodice Ed.): dicitore, flauto ed anche coro sono presenti nella ''{{'}}ndrezzata''.</ref>.
 
Al termine della sfilata i gruppi di danzatori formano due [[cerchio|cerchi]] concentrici, impugnando, proprio come i fauni della leggenda, un ''mazzariello'' nella mano destra e una spada di legno in quella sinistra. Agli ordini del caporale e al ritmo dei suonatori parte la danza, che ricalca le mosse di base della [[scherma]]: saluto, stoccate, parate e schivate. All'interno della danza due sono le figure fondamentali: la formazione della rosa con l'intreccio delle ''mazzarielle'' a mani alzate e l'elevazione<ref>Le due figure si trovano anche nella ''[[Schwerttanz]]'' [[Germania|tedesca]]. Esse sono interpretate come forme primitive di [[vegetazione]] e di crescenza; del resto la lotta tra l'uomo e la donna adombra forse un [[rito]] propiziatorio per la fecondità o la lotta tra Fauni e Ninfe della [[mitologia]] greca.</ref> su di essa del caporale, che in antico [[dialetto]] [[Ischia (isola)|ischitano]] recita la parte narrata (predica): le strofe sono dedicate all'[[amore]], alla paura dei [[saraceni]], alle fughe sul [[Monte Epomeo]], alla difficoltà del lavoro nei campi e alla [[A vattut' e ll'astreche]], cioè alla costruzione del tetto bombato in [[pomice]] e [[calce]] delle abitazioni di Ischia e [[Procida]].
Mi son trovato una fidanzata del monte Epomeo
 
==Il testo==
e le ho chiesto se vuol far l'amore
{{Multimedia | file=Ndrezzata.ogg | descrizione=Le prime battute musicali della 'ndrezzata.}}
{{citazione|Sulla vetta San Nicola con piacere
 
si reca gente da tutto il mondo:
e mi ha risposto bella e vogliosa:
 
chi con la chitarra, chi con il mandolino
-Ma vallo a chiedere a mio padre-
 
vanno a vedere l'alba.
 
Che bellezza, sulsulla montevetta San Nicola
 
e quando spunta il sole c'è da restare senza fiato!
 
Mi son trovato una fidanzata del Monte Epomeo:
 
le ho chiesto se vuol far l'amore,
 
e mi ha risposto bella e appassionata :
 
-Ma vallo a chiedere a mio padre-
 
Che bellezza sulla vetta San Nicola
e quando spunta il sole c'è da rimanere senza fiato
 
e quando spunta il sole c'è da restare senza fiato!
 
(''recitato'') "Io vengo dal monte Cupo
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Io vengo da Tarantiello
 
con una lenzalancia e una piccola sporta.
 
Noi siamo tre fratelli,
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scusate signori miei
 
mio padre mi ha chiamato PulletronePuletrone
 
perchèperché ho sempre tra le mani questo bastone!
 
Una sera mi trovavo a passare vicino al mare
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e vedo un cefalo che si azzuffa con un calamaro.
 
Con la lenzalancia lo catturaiarpionai
 
con il retino lo catturai
con un cuoppo <ref>Nel [[dialetto]] [[Napoli|napoletano]] il termine indica un contenitore a forma di [[cono]] di [[carta]] anti-[[olio|oleosa]] usata per servire la frittura.</ref>lo cucinai
 
e dritto innel panciagozzo lo mandaigettai.
 
Mi trovo a passare per Santa Lucia
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tutti mi dicono:-Oh che cefalo, perdio!-
 
Il gabellotto<ref>Nella [[cultura]] [[MeridioneMezzogiorno (Italia)|meridionale]] del [[latifondo]] con questo termine s'intendeva, nel corso del [[XIX secolo]], l'affittuario delle terre che assumeva la veste sia di intermediario dei grandi proprietari che di [[imprenditore]]. Figure equivalenti erano il ''massaro'' [[Puglia|pugliese]] e il ''[[mercante]] di [[campagna]]'' [[Lazio|laziale]].</ref> rimase stupito:
 
-Ma come, hai pescato un cefalo così grande?-
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Vedo un calabrese
 
in lontanzanzalontananza
 
con quattro [[Grano (moneta)|grani]] in mano
con quattro denari <ref>Le ''rane'' cui si riferisce il testo originale ricordano una [[moneta]]zione napoletana e [[Sicilia|siciliana]] circolante al tempo di [[Ferdinando I di Aragona]] e usata dal [[XIV secolo|XIV]] al [[XIX secolo]].</ref>in mano
 
voleva far provvista:
 
scusate, signori miei,
 
con quattro denarigrani lo posso comprarevendere?
 
Nossignore!
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il cappello non si è bucato
 
...AliceAlici!...AliceAlici!...
 
I tuoi occhi sono due lucciole,<ref>{{Cita web|titolo=La lucciola - 'a curnice(kurnìčč) nell'antico dialetto di Barano|url= http://www.larassegnadischia.it/Letteratura/libripdf/freund.pdf |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211017210256/http://www.larassegnadischia.it/Letteratura/libripdf/freund.pdf}}</ref>
I tuoi occhi sono due cornici,
 
se salgo da te cosa mi dice tua madre?
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Sali... sali... che tanto sei il padrone di casa!
 
Io per farmostrarvi vederedi che sonoessere un valente marinaio,
 
faccio divertire questi signori e me ne vado!" (''fine recitato'')
 
 
Trallera trallera
Riga 125 ⟶ 152:
 
trarialill'arillallà.
 
 
Tu guarda come fila
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allora, cosa ho fatto
 
perché ci lasciassimo.?
 
Cosa te ne fai della lana?
 
ti fa venire la febbre!
Cosa te ne fai della lana
 
ti fa venire la febbre
 
un materasso di stoffa
 
ti fa stare più fresco!.
 
 
Antonino di Napoleone
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quattro cinque sei sette e otto.
 
So che vorresti
 
un letto di viole,
So che corresti
 
un letto di viole
 
ma non è ancora il momento
 
accontentati per adesso...
 
 
E mastro Raffaele
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ci metteva più di un'ora...
 
 
E llà llà llà
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e non dartene pensiero!
 
 
Sfacciata
Riga 192 ⟶ 212:
 
[...]
 
 
Questa povera vecchietta
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guarda come l'hai ridotta
 
e in pubblico così consumata
[...]
 
non può più farsi vedere
[...]
 
Quando vado a dormire la sera
Riga 209 ⟶ 228:
 
mi trova a pensare ancora a te
 
 
Mia moglie che è morta
Riga 218 ⟶ 236:
 
e voleva raddrizzarle...
 
 
Pitidum tidum tindera
 
apitindum e apintindera
 
 
'ndandà 'ndandà 'ndandera
Riga 232 ⟶ 248:
 
aritreja aritré.
 
 
Anita fa' presto
Riga 241 ⟶ 256:
 
e bisogna partire!
 
 
'U treia 'u treia 'u treia
 
 
Mia moglie che è morta
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aveva le gambe storte
 
e voleva raddrizzarleraddrizzarsele...
 
 
Arance acerbe e troppo mature
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e limoni da spremere
 
se la monaca enbtraentra ed esce
 
acquasanta prendi e bacia.
 
 
Figlia mia prega
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sarei già lì a pregare.
 
Figlia mia fa' penitenza
 
e non commettere peccati.
Riga 287 ⟶ 298:
 
[...]
 
 
[...]
Riga 296 ⟶ 306:
 
[...]
 
 
'U ttreja 'u ttreja 'u ttreja...||'Ncoppa Santu Nicola alleramente
 
'a tutto 'ou munno vene tanta gente
 
chi cu chitarra e chi cu mandulinemandulino
 
vanno a vedé lu sole a la matina.
 
'Ncoppa Santu Nicola è 'na bellezza oi né
 
e quanno spont' 'u sole so' cose 'a stravedé.
'Ncoppa Santu Nicola è 'na bellezza ojnè
 
e quanno spont' 'o sole so' cose 'a stravedé.
 
 
M'aggio truvato 'a nenna all'Epomeo
 
e ll'aggio dittospiata si vo' fa' ll'ammore
 
e m'ha risposto bella e appassionataappassiunata
 
ma vallo a dire a lo mio genitore.
 
'Ncoppa Santu Nicola è 'na bellezza oi né
 
e quanno spont' 'u sole so' cose 'a stravedé.
'Ncoppa Santu Nicola è 'na bellezza ojnè
 
e quanno spont' 'o sole so' cose 'a stravedé.
 
 
(''recitato'') "Io vengo da monte Cupo
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uno si chiama Gennaro
 
pesca triglietreglie e calamare
 
'naton auto se chiamachiamma Vicienzo
 
e pesca senza licenza;
Riga 348 ⟶ 353:
scusate signori miei
 
mio patre m'ha miso a nomennomme PulletronePuletrone
 
pecché tengo sempre mmano stu bastone!
 
'Na sera me trovojevo passanno pe' 'stu mare
 
veco 'nu cefalo ca s'appiccecava cu 'nu calamare.
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tutti me diceno: -Uh che cefalo 'ncuscienza mia!-
 
'U gabellottogabbellotto rummanette 'ncantato:
 
-CommoComme, stu cefalo accussì gruosso 'e piscato?-
 
Veco nu calabrese
Riga 376 ⟶ 381:
cu quattro 'rane 'mmano
 
vuleva fa' 'a spesa:
 
scusate signori miei,
Riga 384 ⟶ 389:
Nossignore!
 
Me vene 'a bile p' 'a testa
 
metto 'a mano 'int' 'a sacca,
 
caccio 'ou curtiello
 
e dongo 'na botta a 'stu cappiello.
 
'OU cielo m'ha aiutato.
 
'ou cappiello 'nun s'è sfunnato.
 
...Alice!... Alice!....
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si saglio 'ncoppa mammeta che me dice?
 
Saglie... saglie... ca sì 'ou patrone d' 'a casa!
 
Io pe' ve fà vedé ca songo 'nu valente marenaro,
 
dongo 'ou divertimiento a 'sti signuri e me ne vaco!" (''fine recitato'')
 
 
Trallera trallera
Riga 420 ⟶ 424:
 
trarialill'arillallà.
 
 
Tu vide comme sfila
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'stu vuzzo 'ncoppa all'acqua
 
oinèoi né che t'aggio fatto
 
ca nun ce vulimmo cchiù.?
 
La lana che ne faje?
 
la freva te fa venire!
La lana che ne faje
 
la freva te fa venire
 
'nu matarazzo 'e stoppa
 
cchiù ffrisco te fa sta!.
 
 
'Ntunino 'e Nabbulione
 
s'ha fatto llu ddagone
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s'ha fatto llu ddaghino
 
'Ntunino 'e Giacumino.
 
Uno ddoje e treja
 
quatto cinche seje sette e otto.
 
 
Nun saccio che vurrisse
 
'nu lietto de viole?
 
ma mò n' è tiempo ancora
 
e cuntentatecuntiéntate pe' mò...
 
 
E mastu Raffaele
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ce metteva cchiù de n'ora...
 
 
E llà llà llà
 
sempe chesto saje fa'.
 
Sì mastu Raffaele
 
e nun te ne 'ncaricà!
 
 
Sfacciata petentosa
 
ca ce lo dico a mammitamammeta
 
e cu 'n'ata verniaperna 'e sposa
 
e zencariello e llariulà...
 
'Sta po'ra vicchiarella
 
tu vide comm'è ridotta
'Sta povera vicchierella
 
e sotto all'aria strutta
tu vide comm'è ridutte
 
nun {{Sic|pò}} cchiù cumparé...
e sotto a llaria strutte
 
nun pò cchiù cumparé...
 
Quanno me cocco 'a sera
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sempe penzanno a te.
 
Muglierema che m'è morta
 
Moglierema che m'è morta
 
era nu piezzo 'e femmenona
Riga 512 ⟶ 507:
teneva 'e cosce storte
 
s'è 'e vuleva addirizzà...
 
 
Pitidum tidum tindera
 
apitindum e apintindera
 
 
'ndandà 'ndandà 'ndandera
Riga 528 ⟶ 521:
aritreja aritré.
 
Annita fai de pressa
 
Annita fate presto
 
raccogli la mappata
Riga 536 ⟶ 528:
 
e bisogna di partì!
 
 
'U treia 'u treia 'u treia
 
 
Moglierema che m'è morta
Riga 547 ⟶ 537:
teneva 'e cosce storte
 
s''e vuleva addirizzà.''
 
 
Purtualle lisce e musce
Riga 557 ⟶ 546:
 
acquasanta piglia e vasa.
 
 
Figlia mia fa' orazione
Riga 563 ⟶ 551:
e peccata nun ne fà
 
si avisseavesse nu buono vaglione
 
già facesse orazioneorazïone.
 
Figlia mia fa' penitenza
 
e peccata nun ne fa.
 
Padre mio, so' fiacche 'e sense
 
e penitenze nun pozzo fa'.
 
Si t'assitte 'o scannetiello
 
ce schiammoschïammo 'o libbreciello
 
uva e bà, uva e bà
 
zi' masto mio che t'aggia 'a fa'?
 
 
Si veniva l'anno passato
Riga 591 ⟶ 578:
 
jiuste pe' 'a tené astipata
 
 
'U ttreja 'u ttreja 'u ttreja...|lingua=nap}}
 
==Le originiNote==
<references/>
Numerosi elementi presenti nel [[testo]] portano a configurare la '''ndrezzata'' come un [[poema epico|poemetto epico]] [[popolo|popolare]] nato nel [[Medioevo]], in [[epoca]] non anteriore al [[anni 1500|1500]]<ref>Cfr. l'analisi fornita dallo [[storico]] Pietro Monti (pagg.800, 80I e 802 del volume ''Ischia, archeologia e storia'')</ref> che racchiude al suo interno un [[peana]], un’[[elegia]] di tipo guerresco (lo sferrare colpi con spade e "mazzarielli") ed [[amore|amoroso]] (la vicenda dei tre fratelli valenti [[marinaio|marinari]]).
Ma le origini del canto appaiono ben più remote, strettamente connesse al retaggio [[mito|mitico]] della [[cultura]] [[Grecia|greca]] che si era andata diffondendo a [[isola d'Ischia|Ischia]] grazie ai primi [[colonia|coloni]] dell'[[Eubea]] che avevano fondato [[Pithecusa]].
 
===Il mito=Voci correlate ==
* [[Danza del sole]]
Racconta [[Euripide]] che [[Zeus]] trovò un giorno [[Cerere]] furibonda e disperata perché [[Plutone]], [[dio]] dell'[[Averno]], le aveva rapito la figlia [[Proserpina]]. Mosso da pietà verso la povera madre, il capo degli dei le inviò le [[Musa|Muse]] e [[Afrodite]] per placarne l'animo, allietandola con [[musica]] e danze.
{{quote|Fu allora che Cipride la bella delle belle tra gli esseri beati fece la prima volta col suo fiato risuonare la voce sotterranea del bronzo e le tese membrane dei timpani percosse con le dita...|Euripide}}.
La cultura della danza si diffuse ben presto in tutta l'isola, trovando terreno fecondo presso la sorgente di Nitrodi a Buonopane, vicino [[Barano d'Ischia|Barano]], zona [[agricoltura|agricola]] sul versante [[sud]]-[[oriente|orientale]] di Ischia e divenendo un elemento talmente caratterizzante del folklore locale da far scrivere al [[Calabria|calabrese]] [[Giulio Iasolino]] nel '500:
{{quote|In questo Casale che dopo Forio è il maggiore degli altri, le persone grandemente del ballare si dilettano: il che ancora è
comune a gli altri luoghi.|Giulio Iasolino, ''Rimedi naturali d’Ischia''}}
Tradizione vuole che la danza fosse praticata dalle [[ninfa|Ninfe]] al ritmo di spade di legno battute dai [[fauno|Fauni]] su rudimentali manganelli che accompagnavano la melodia prodotta dalla [[cetra]] d'[[oro]] di [[Apollo]].
Apollo, pizzicando la cetra, si innamorò della ninfa [[Coronide]] e dall'unione dei due nacque [[Esculapio]].
Appagato dall'amore con la ninfa, il dio concesse alla sorgente Nitrodi, lì dove si svolgevano le danze, la proprietà di offrire bellezza e guarigione.
 
==Collegamenti esterni==
Ma ben presto [[Coronide]] s'innamorò del fauno Ischis e Apollo, accecato dalla gelosia, la gettò in mare.
* {{cita web|url=http://www.gruppofolkndrezzata.com|titolo=Gruppo Folk 'Ndrezzata}}
Esculapio decise allora di vendicarsi sciogliendo nella fonte un intruglio di erbe esotiche che rendeva litigioso e geloso chiunque si abbeverasse alla sorgente.
* {{cita web | url = http://www.scuoladelfolklore.com/testata.htm | titolo = Associazione Scuola del Folklore | accesso = 6 settembre 2007 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20080926145948/http://www.scuoladelfolklore.com/testata.htm | urlmorto = sì }}
* {{cita web|url=http://www.larassegnadischia.it/Letteratura/speciali/buonopane.pdf|titolo=La Rassegna d'Ischia: La '''ndrezzata''}}
 
{{Portale|musica}}
Prima di far ritorno nel loro mondo, le Ninfe per perpetuare la loro danza vollero infondere in dono agli abitanti del luogo il ritmo della '''ndrezzata''.
Gli abitanti di [[Barano d'Ischia|Barano]] e Buonopane, abbeveratisi alla sorgente contaminata da Esculapio, vissero in continuo litigio fino a quando, nel [[1540]], una fanciulla perse una cintura donatale dal fidanzato di Barano.
La cintura fu rinvenuta da un giovane di Buonopane e, all'ennesima guerra che ebbe il culmine sul ponte di Buonopane, le due fazioni decisero di siglare la pace. Il [[pasquetta|lunedì dell'angelo]] le due parti riunitesi bruciarono la cintura motivo di discordia davanti alla [[chiesa]] di [[San Giovanni]] e i buonopanesi festeggiarono ballando una '''ndrezzata''.
 
[[Categoria:Danze tradizionali campane]]
<!-- ==Il rito==
[[Categoria:Canzoni popolari italiane]]
Ancora oggi si ricorda la fine delle ostilità ogni Pasquetta e per San Giovanni ogni 24 giugno. Dono delle Ninfe, oppure pace tra due paesi, o festa dei contadini dopo l'inverno, il suggestivo rito della 'Ndrezzata si perpetua con la sua liturgia in tre tempi: sfilata, predica e danza. Ciascuno dei 18 danzatori tramanda in famiglia il privilegio di partecipare e i segreti delle mosse. La metà dei danzatori in giubbetto rosso rappresenta i maschi, l'altra metà in corpetto verde le femmine. Sfilano con in testa il caporale, al suono di due clarini e due tammorre, un tempo flauti e fischietti. Si collocano in due cerchi concentrici, impugnando, proprio come i Fauni leggendari, un mazzariello a destra e una spada di legno a sinistra. Agli ordini del caporale e al ritmo dei suonatori i movimenti principali: saluto, stoccate, parate e schivate, mosse base della scherma. Due le figure fondamentali: la formazione della rosa con l'intreccio delle mazzarielle a mani alzate e l'elevazione su di essa del caporale che in ischitano antico pronuncia la predica. Ritmando vorticosamente con il suo tamburo suggerisce il primo verso di ogni strofa dedicata ad amore, paura dei saraceni, fughe sul Monte Epomeo in cima a Ischia, difficoltà del lavoro nei campi, "a vattuta e l'asteco" cioè la costruzione del tetto bombato in pomice e calce delle case di Ischia e Procida. La festa si onora con gite nei campi. Nei cesti ruoti di pasta al forno, "casatiello" rustico, tortano e pastiera di ricotta e grano. Per bagnare l'ugola il vino dell'Isola d'Ischia. Con uova sode tinte di rosso con radici dette in dialetto "'a rova", i buonopanesi sfogano la bellicosità residua facendo il "tozza tozza", cioè colpendo l'uovo dell'avversario senza rompere il proprio. Le fidanzate un tempo regalavano all'innamorato e alla futura suocera "'a canesta", una cesta ornata di nastri piena di queste uova dipinte e di dolci di casa. Dopo le emozioni guerresche della 'Ndrezzata nei campi non si lavora e l'unico impegno ammesso è quello di "mettere il sedere all'erba".
[[Categoria:Tradizioni dell'isola d'Ischia]]
-->
 
==Note==
<references/>