Design italiano: differenze tra le versioni
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[[File:1938 Lancia Astura Pinin Farina pic4.JPG|thumb|[[Lancia Astura]], design [[Battista Farina|Pinin Farina]], 1938.]][[File:Ettore sottsass per memphis srl., libreria carlton, milano 1981.jpg|thumb|[[Ettore Sottsass]] per [[Memphis S.r.l.]], libreria Carlton, Milano 1981.]]
Con l'espressione '''design italiano''' si fa riferimento a tutte le forme di [[
▲Con l'espressione '''design italiano''' si fa riferimento a tutte le forme di [[disegno industriale]] inventate e realizzate in [[Italia]], compresa la progettazione di interni, la progettazione urbana, il [[design della moda]] e la [[progettazione architettonica]].
== Storia ==
In genere, il termine "[[design]]" viene associato all'età della [[Rivoluzione industriale]], che in [[Italia]] arrivò con un certo ritardo rispetto ad altri paesi europei, in un contesto caratterizzato dalla condizione geografica e politica frammentata dell'Italia [[XIX secolo|ottocentesca]], un paese che alle soglie del [[1860]] era agricolo. Dopo l'[[Unità d'Italia]], nonostante il lento consolidamento dell'industria cotoniera e degli [[opificio|opifici]], soprattutto al nord, non si poteva ancora parlare di industrializzazione del paese prima del [[1870]]-[[1880]]. Tuttavia, in questo periodo iniziavano a nascere le fiere di paese e poi di città, le esposizioni, la nascita di scuole specialistiche e di "alfabetizzazione grafica"<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|pp. 20-21}}.</ref>. Per esempio, nell'Esposizione italiana del [[1861]] tenutasi a [[Firenze]], viene sancito un carattere legato ai tessuti e ai prodotti alimentari, mentre quella di [[Milano]] del [[1881]] è incentrata sull'[[industria meccanica]] e le grandi costruzioni navali e ferroviarie; a [[Torino]], nel [[1898]], emergono le applicazioni elettriche e nel [[1902]] viene lanciata l'avanguardia [[liberty]] con le sue espressioni floreali. Nell'[[Expo 1906|Esposizione di Milano]] del [[1906]] la trasformazione industriale italiana è data dalle macchine utensili<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 24}}.</ref>.
Due grandi passi avanti per legare la didattica, la ricerca e le possibilità della produzione industriale: la [[legge Casati]] sull'istruzione pubblica del [[1859]] e la fondazione, nel [[1863]], del [[Politecnico di Milano]]. Nel [[1885]] il panorama didattico italiano della "cultura applicata" era composto da "scuole d'arti e mestieri", "scuole di arte applicata all'industria" e "scuole speciali" che avevano indirizzi più specifici.<br />
In occasione dell'[[Expo 1906|Esposizione Universale di Milano]] del [[1906]], la [[Società Umanitaria]] promuove un concorso per l'arredo della casa operaia, in quanto comincia a vedersi l'[[industria]] come strumento capace di rispondere ai bisogni di una classe operaia che per la prima volta si affaccia sul mercato del consumo<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|pp. 25-26}}.</ref>.
{{senza fonte|L’origine del design italiano risale alla [[Palermo]] di fine ottocento con la fondazione delle [[Cantieri Culturali della Zisa|Offine Ducrot]]. Il mobilificio che ospitò fino a mille operai, e dove furono realizzate opere in legno e metallo in stile liberty disegnate dell'architetto palermitano Ernesto Basile. Alcuni di questi mobili vennero utilizzati come arredi dei saloni delle navi da crociera della Flotta Florio e per gli arredi di Palazzo Montecitorio. Il Basile poi fu sostituito dal suo allievo Giuseppe Spatrisano. Palermo divenne il primo è più importante centro di diffusione dello stile liberty}}.
Nel [[Liberty]] italiano spiccavano alcune eccezionalità progettuali come [[Vittorio Ducrot]], [[Eugenio Quarti]], [[Carlo Bugatti]] ed [[Ernesto Basile]].
[[File:Atto Costitutivo Fiat.jpg|thumb|Atto costitutivo della [[FIAT]] datato [[1899]]]]▼
Nonostante il decollo industriale del [[età giolittiana|periodo giolittiano]] ([[1889]]-[[1915]]), il quadro dell'industria internazionale era talmente consolidato che era impensabile che, come l'Italia, aveva comunque problemi con l'industria delle materie prime<ref name=ventotto>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 28}}</ref>. Dunque, intorno al [[1910]], l'Italia si inventa un asse portante alternativo, ovvero quello auto/aereo. Questa è una delle caratteristiche del design italiano, ovvero la ricerca e sperimentazione nella diversificazione tipologica, andando anche "fuori mercato"<ref name=ventotto/>.▼
▲[[File:Atto Costitutivo Fiat.jpg|thumb|Atto costitutivo della [[FIAT]] datato [[1899]].]]
È in questo periodo che nascono la [[FIAT]] ([[1899]]), la [[Lancia (azienda)|Lancia]] ([[1908]]) e l'A.L.F.A. ([[1910]], che diventerà [[Alfa Romeo]] nel 1918), anche se l'automobile rimane un mezzo sportivo e di lusso, almeno fino al [[1912]], quando viene costruita la ''[[Fiat Zero]]''. In campo aeronautico, la cultura artigianale della costruzione delle [[scocca|scocche]] in legno sviluppata sin dal [[1879]] da [[Enrico Forlanini]], porta, nel [[1909]], al primo corso di aeronautica presso il [[Politecnico di Milano]]<ref name=ventotto/>.▼
▲Nonostante il decollo industriale del [[età giolittiana|periodo giolittiano]] ([[1889]]-[[1915]]), il quadro dell'industria internazionale era talmente consolidato che era impensabile
▲È in questo periodo che nascono la [[FIAT]] ([[1899]]), la [[Lancia (azienda)|Lancia]] ([[1908]]) e l'A.L.F.A. ([[1910]]), che diventerà [[Alfa Romeo]] nel 1918
Per quanto riguarda l'aspetto agonistico, nel [[1916]] [[Gianni Caproni]] costituisce il consorzio Caproni-Fiat-Ansaldo.
Con lo scoppio della [[prima guerra mondiale]], il prodotto industriale italiano, soprattutto nel campo dei trasporti, deve verificare la sua validità e
Nel periodo [[Futurismo|futurista]] [[Giacomo Balla]] e [[Fortunato Depero]], nel [[1915]], redigono la proclamazione della ''Ricostruzione Futurista dell'Universo'', che coglie al suo interno istanze di rinnovamento estese anche al mondo dell'arredo. È proprio di Balla la ''camera di bambini'' progettata e realizzata di suo pugno per la figlia Elica, a cui si accompagna, in seguito, anche un soggiorno
Il colore appare l'elemento dominante nel Bal Tic Tac di [[Roma]] ([[1921]]), mentre nella sala futurista alla Casa d'Arte Bragaglia gli arredi sembrano fuoriusciti dalle tele degli artisti, appunto, futuristi.
Con [[Francesco Cangiullo]] si passa ad una concezione del mobile che abbraccia l'idea di abitare svelto, con tecniche costruttive veloci e semplici<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 44}}.</ref>. La ''Casa futurista Zampini'' di [[Ivo Pannaggi]], costruita tra il [[1925]] e il [[1926]] appaiono sintetizzati gli echi del [[De Stijl]], piuttosto che un nuovo "interno futurista". Gli interni di [[Nicola Diulgheroff]] rivelano, tra il [[1928]] e il [[1936]], l'impiego del tubo di metallo cromato e curvato e influssi [[modernismo (architettura)|modernisti]]<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 46}}.</ref>.
Secondo [[Antonio Gramsci]]: {{Citazione|I futuristi hanno avuto la concezione netta e chiara che l'epoca nostra, l'epoca della grande industria, della grande città operaia, della vita intensa e tumultuosa, doveva avere nuove forme di arte, di filosofia, di costume, di linguaggio.|Antonio Gramsci, ''Marinetti rivoluzionario?'' (1921), in ''Il futurismo italiano'', a cura di I. Gherarducci, Editori Riuniti, Roma, 1975}}
=== 1900 - 1930 ===
Dopo l'entrata in guerra contro l'[[Austria]], il 24 maggio [[1915]], le commesse statali all'industria nazionale crebbero in maniera esponenziale per rifornire l'esercito di [[cannone|cannoni]], [[arma|armi]],
In questo periodo la produzione è in gran parte controllata da pochi gruppi quali [[FIAT]] (con [[Giovanni Agnelli (1866-1945)|Giovanni Agnelli]]), [[Società Adriatica di Elettricità]] (con [[Vittorio Cini]]), [[Pirelli (azienda)|Pirelli]] (con [[Alberto Pirelli (imprenditore 1882
Tra il [[1922]] (anno della [[marcia su Roma]]) e il [[1929]] l'[[Europa]] e gli [[Stati Uniti]] stavano vivendo una situazione economica favorevole. Nel [[1929]] la produzione industriale registrò un incremento del 50% rispetto ai dati del [[1922]]<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 51}}.</ref>.
In questo contesto nascono iniziative per promuovere il disegno del mobile della casa, tra le quali la [[Biennale delle arti decorative]] promossa da [[Guido Marangoni]] del [[1923]] presso la [[Villa Reale (Monza)|Villa Reale]] di [[Monza]].
Nel [[1922]] nacque il movimento artistico ''[[Novecento (movimento artistico)|Novecento]]'', formatosi intorno al salotto di [[Margherita Sarfatti]]. Questo movimento artistico riguardava principalmente la [[pittura]], ma ben presto andò ad influenzare la progettazione d'interni e di pezzi d'arredo. Tra gli esponenti di questa corrente troviamo gli architetti [[Giò Ponti]], [[Giovanni Muzio]], [[Giuseppe De Finetti]], [[Alberto Alpago Novello]], i pittori [[Mario Sironi]], [[Achille Funi]], [[Leonardo Dudreville]], [[Anselmo Bucci]], [[Gian Emilio Malerba]], [[Pietro Marussing]] e [[Ubaldo Oppi]] e lo scrittore [[Massimo Bontempelli]]. Nel breve romanzo di Bontempelli ''522. Racconto di una giornata'' del [[1926]], l'automobile (la [[Fiat 522]]) diventa soggetto letterario e, oltre che simbolo della nuova
Ad uno degli architetti qui sopra citati, [[Giò Ponti]], in collaborazione con [[Emilio Lancia]], si deve il progetto di arredi ''Domus Nova'' ([[1928]]-[[1929|29]]) pensato per il grande magazzino [[La Rinascente]] di [[Milano]], con l'intento
La [[III Biennale di Monza]] del [[1927]] e la IV Triennale, tenutasi anch'essa a [[Monza]] prima del trasferimento a [[Milano]], sanciscono il superamento dello stile rustico, facendo emergere gli architetti del ''Novecento'' quali protagonisti del nuovo arredo
Per la [[V Triennale di Milano]] venne costruito il [[Palazzo dell'Arte]] ad opera di [[Giovanni Muzio]].
=== 1930 - 1945 ===
[[File:Dante Giacosa con la Topolino.jpg|thumb|left|[[Dante Giacosa]] accanto alla ''[[Fiat 500 Topolino]]''.]]
Fino alla fine degli [[anni 1920|anni venti]], la [[FIAT]] riesce a produrre {{formatnum:36000}} unità all'anno, utilizzando come modello di produzione quello americano del [[taylorismo]]. Questo modello di ispirazione si concretizzò con la ''[[Fiat 500 Topolino|Fiat 500 Zero A]]'' ([[1934]]), meglio conosciuta come ''Topolino'', di [[Dante Giacosa]]<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 65}}.</ref>. È invece di due anni prima la ''[[Fiat 508 Balilla]]'', auto di media [[cilindrata]] che contribuì alla diffusione di massa dell'[[automobile]] in [[Italia]].
Già nel [[1926]] la ''[[Lancia Lambda]]'' era caratterizzata da una struttura tubolare leggera e da un alto grado di sperimentazione e qualità del prodotto.
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Restando nel settore meccanico, ebbero significativi sviluppi la [[Olivetti]] nel campo delle [[macchina da scrivere|macchine da scrivere]], la [[Magneti Marelli]] nel campo dei materiali elettrici e le prime [[radio (apparecchio)|radio]], e la [[Necchi]] per le [[macchina da cucire|macchine da cucire]].
In particolare, la [[Olivetti]] venne fondata nel [[1908]] da [[Camillo Olivetti]], e vide un grande sviluppo sotto la direzione del figlio [[Adriano Olivetti]]. Nel [[1922]] l'azienda produceva 2000 macchine da scrivere con 200 operai, ma già nel [[1937]] le maestranze raggiunsero le {{formatnum:1750}} unità, per un totale di 27000 pezzi prodotti in un anno<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 66}}.</ref>.
Nel [[1935]] nacque la ''[[Olivetti Studio 42]]'', opera di [[Ottavio Luzzati]], degli architetti [[Figini e Pollini]] e dell'artista [[Xanti Schawinsky]], che cambiò radicalmente la forma della macchina da scrivere, sviluppandone il corpo in orizzontale e creando un prodotto meno voluminoso da utilizzare a casa come in ufficio. Nel settore della argenteria vide un grande sviluppo la [[Cesa 1882]].
Tra i principali esempi di disegno industriale fu l'[[addizionatrice]] ''Summa'' del pittore [[Marcello Nizzoli]].
FIAT e Olivetti rappresentano dunque due riferimenti fondamentali nella storia del nascente [[design industriale]] italiano. Ma la [[grande depressione]] del [[1929]] produsse sull'economia e sulla società italiane provocò ripercussioni profonde e durature in [[Italia]] che determinarono sostanziali mutamenti a livello economico e politico. Lo Stato diventò proprietario di una notevole parte dell'industria e fondò, nel [[1933]], l'[[Istituto per la Ricostruzione Industriale]] (IRI).
Il [[1936]] fu l'anno della [[Triennale di Milano#VI Triennale: 1936|VI Triennale di Milano]], presso il nuovo già citato [[Palazzo dell'Arte]] presso il [[Parco Sempione (Milano)|Parco Sempione]]. In questa occasione l'estetica [[razionalismo|razionalista]] si estende dall'architettura al campo dell'arredo diventando "stile"<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 72}}.</ref>. L'arredo cominciò anche a diventare un utensile proiettato verso la produzione in serie, tema che verrà affrontato in modo diretto nella [[Triennale di Milano#VII Triennale: 1940|VII Triennale di Milano]].
Nel decennio tra il [[1930]] e il [[1940]] il mobile in tubo cromato curvato venne assunto quale immagine di rinnovamento anche degli ambienti domestici. Tuttavia, la produzione di mobili in metallo rimase circoscritta a pochi esempi d'autore a causa, principalmente, del costo di realizzazione, che era il doppio rispetto ai mobili in legno. Inoltre, nel [[1937]] fu vietato l'impiego del legno, che sviluppò l'impiego delle [[leghe di alluminio]] più facilmente reperibili. Il mobile in tubo di acciaio rimaneva comunque utilizzato per edifici pubblici come scuole e ospedali, a cui si aggiungono il settore degli uffici pubblici e le Case del Fascio, come quella progettata a [[Como]] nel [[1935]]-[[1936|36]] da [[Giuseppe Terragni]] dove si trovano esemplari della storia del design italiano come la ''sedia-scagno'' o la sedia ''Lariana'', ancora oggi in produzione. Pezzi esemplari per l'ambiente abitativo sono quelli di [[Gabriele Mucchi]], come la ''[[chaise-longue]] regolabile'' del [[1934]].
Sempre in questo periodo, l'industria del vetro, autonoma rispetto all'importazione di materie prime, brevettò una vasta serie di prodotti, tra cui il ''Termulux'', il ''Vetroflex'' e i cristalli di sicurezza ''VIS'' e ''Securit''<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 78}}.</ref>, che, in occasione della [[Triennale di Milano#VI Triennale: 1936|VI Triennale di Milano]], vengono impiegati in soluzioni sperimentali per arredi e oggetti.
Questi anni segnano anche uno sviluppo del disegno delle [[radio (apparecchio)|radio]], partendo dall'essenziale mobile radio [[grammofono]] di [[Figini e Pollini]] del [[1933]] all'apparecchio in vetro di [[Franco Albini]] del [[1938]], passando dal ''radioricevitore 547'' a cinque valvole disegnato per [[Phonola]] da [[Luigi Caccia Dominioni]], [[Livio Castiglioni|Livio]] e [[Pier Giacomo Castiglioni]], presentato alla [[Triennale di Milano#VII Triennale: 1940|VII Triennale di Milano]].
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=== 1945 - 1965: il ''Bel Design'' italiano ===
[[File:1947 Vespa 98 100cc.jpg|thumb|''[[Piaggio Vespa#Vespa V98 "farobasso"|Vespa V98 farobasso]]'' di [[Corradino D'Ascanio]].]]
L'[[Italia]], come gli altri paesi europei, uscì dalla guerra trovando la supremazia degli [[Stati Uniti]] sul mercato mondiale; il governo americano riuscì a riunificare il mercato internazionale grazie ai massicci aiuti dati all'[[Europa]] (concretizzati in Italia dal [[Piano Marshall]] del [[1947]]) e il [[dollaro]] divenne la moneta di riferimento e l'America lo stile di vita di riferimento per il mondo occidentale. Nel [[1946]] la [[Triennale di Milano]] organizzò la mostra ''RIMA'' (Riunione italiana per le mostre di arredamento), dove giovani architetti impegnati nella progettazione di singoli arredi o alloggi tipo furono invitati a partecipare: si trattava del [[BBPR]], e degli architetti [[Ignazio Gardella]], [[Carlo De Carli]], [[Vico Magistretti]] e [[Gabriele Mucchi]], che proposero un repertorio di arredi producibili in serie e pensati per case minime con spazi sfruttati in modo razionale.
Il [[1947]] è
La [[Triennale di Milano]] con il BIE - [[Bureau international des Expositions]]<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/gualtiero-galmanini|titolo= Gualtiero Galmanini}}</ref> elegge nel 1947 [[Gualtiero Galmanini]] come massimo esponente del design europeo della sua epoca, conferendogli la [[Medaglia d'oro all'architettura italiana]]. Galmanini esponente del razionalismo italiano, con Albini, diviene uno dei primari designer del Novecento, le sue opere altamente innovative anche nelle metodologie di costruzioni, sono concettualemente caratterizzate dal "rigore geometrico e dall’alternanza tra solidità e trasparenza, in strutture in cui vetro, cemento e metallo concorrono a creare spazi, volumi e giochi di luci e ombre". Spesso condivide progetti per decenni con Piero Portaluppi che raggiunge l'età più matura.
Dal [[1948]] quando, come osserva [[François Burkhardt]] (premio [[Compasso d'oro]] internazionale [[2011]]): {{Citazione|gli intellettuali perdettero la battaglia con le [[elezioni politiche italiane del 1948|elezioni del 1948]], e con esse la possibilità di un cambiamento delle leggi fondiarie e di una riorganizzazione della collettività, gli architetti spostarono la loro attenzione sull'oggetto stesso, che divenne quindi portatore di significato e orientamento<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|pp. 88-89}}</ref>.|[[François Burkhardt]]}}▼
▲Dal [[1948]] quando, come osserva [[François Burkhardt]] (premio [[Compasso d'oro]] internazionale [[2011]]): {{Citazione|gli intellettuali perdettero la battaglia con le [[elezioni politiche
È da quest'anno che il ''made in Italy'' comincia a conoscere il suo successo a livello internazionale.
Viene però brevettata due anni prima, nel [[1946]], la ''[[Piaggio Vespa#Vespa V98 "farobasso"|Vespa V98 farobasso]]'' della [[Piaggio]], dell'ingegnere elicotterista [[Corradino D'Ascanio]], che sancisce l'inizio del successo
==== Design e trasporti ====
[[File:Iso Isetta.jpg|thumb|left|Microvettura ''[[Iso Isetta]]'' di [[Ermenegildo Preti]].]]
Restando nel mondo dei mezzi di trasporto per il corto raggio, vanno necessariamente citati il ''[[Garelli Mosquito]]'', un piccolo [[motore|propulsore]] da applicare alla [[bicicletta]], e la [[microvettura]] a tre ruote ''[[Iso Isetta|Isetta]]'' di [[Ermenegildo Preti]], prodotta dalla [[Iso Rivolta]] nel [[1953]].
Più tardi, nel [[1955]], [[Dante Giacosa]] disegna la ''[[Fiat 600|600]]'' per la [[FIAT]], per poi passare, l'anno dopo, alla ''[[Fiat Nuova 500|Nuova 500]]'', entrambi veicoli che vanno a sostituire la ''[[Fiat 500 "Topolino"|Topolino]]''. Sono questi gli anni della motorizzazione di massa, che vedono incrementare i veicoli circolanti dalle 14 automobili ogni {{formatnum:1000}} abitanti a un'auto ogni 17 abitanti nel [[1962]]<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 92}}.</ref>. Nel [[1956]], sempre per mano di Giacosa, la ''600'' vide una significativa variante, la ''[[Fiat 600 Multipla|600 Multipla]]'', per una nuova abitabilità.
Nel [[1948]] le [[Officine Meccaniche (azienda)|Officine Meccaniche]] chiedono a [[Renzo Zavanella]] di rimettere in sesto un'[[automotrice]] leggera danneggiata durante la guerra. È in questa occasione che nasce
Si arriva quindi ai veicoli per i viaggi aerei. Nel [[1960]] [[Ignazio Gardella]] progetta la prima classe dei nuovi ''DC10'' [[Alitalia]], pensata come accogliente salotto per la classe borghese, con tavolino centrale e poltrone in pelle e [[boiserie]] in legno con quadri e [[litografia|litografie]] alternate alla grafica di servizio. Per quanto riguarda, invece, il trasporto navale, [[Salvatore Fiume]] disegna, nel [[1953]], le prospettive rinascimentali della sala soggiorno del [[transatlantico]] ''[[Andrea Doria (transatlantico)|Andrea Doria]]'' (affondato il 26 luglio [[1956]]), caratterizzato anche dal banco bar di [[Lucio Fontana]]. Invece, [[Vincenzo Monaco]] e [[Amedeo Luccichenti]] lavorano in chiave contemporanea sui grandi spazi della [[Leonardo da Vinci (transatlantico)|Leonardo da Vinci]] ([[1958]]-[[1959|59]]).
==== Design ed elettrodomestici ====
[[File:Olivetti-mc24-marcello-nizzoli.jpg|thumb|''[[Olivetti MC-24]]'' (''Divisumma'') di [[Marcello Nizzoli]].]]
Gli [[anni 1950|anni cinquanta]] segnano anche la crescita del numero degli [[Elettrodomestico|elettrodomestici]] nelle case italiane: le [[lavatrice|lavatrici]] passano da {{formatnum:72000}} unità nel [[1957]] a 262000 nel [[1961]], i [[frigorifero|frigoriferi]] passano dai 18500 del [[1951]] ai 370000 del [[1957]], fino ad arrivare ai 1529000 pezzi negli [[anni 1960|anni sessanta]]<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 94}}.</ref>. Visti questi incrementi di produzione, diventa emblematico il problema della forma anche nei settori tecnologici, e non più solo nell'arredo. Questo è documentato, per esempio, dalla produzione [[Olivetti]] per macchine da scrivere e calcolo, strettamente legata al nome di [[Marcello Nizzoli]], che già dal [[1935]] aveva iniziato una collaborazione con questa azienda. È infatti di Nizzoli la macchina da calcolo elettrica ''[[Olivetti MC-24|Divisumma]]'' ([[1956]]).
Sempre di Nizzoli è la [[macchina per cucire]] ''Mirella'', disegnata per la [[Necchi]] nel [[1957]].
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Nel [[1953]] nascono le lampade da terra ''Imbuto'' e ''Monachella'' disegnate da [[Luigi Caccia Dominioni]], che disegnò nel [[1958]] la poltrona ''Catilina''.
[[File:Bruno Munari 1.jpg|thumb|left|Ritratto fotografico di [[Bruno Munari]].]]
La stagione del design del televisore è inaugurata da [[Pierluigi Spadolini]] con il suo ''Movision'' disegnato nel [[1954]] per [[RadioMarelli]]. Spadolini è poi seguito da [[Franco Albini]] e [[Franca Helg]] che nel modello ''Orion'' a 23 [[pollice (unità di misura)|pollici]] per [[Brionvega]] del [[1961]] progettano uno schermo su basamento metallico in grado di trasformare l'immagine in soluzione sospesa, come un oggetto levitante a forte caratteristica espressiva<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 96}}.</ref>. Sempre per la Brionvega, [[Marco Zanuso]] disegna il modello
Nel [[
È però a partire dal [[1956]] che si assiste a una nascita di nuovi modelli di macchina per il caffè, che enfatizzato il rito del caffè nei bar italiani; tutto questo ad opera dell'azienda [[La Pavoni]] in collaborazione con le riviste ''[[Domus (periodico)|Domus]]'' e ''[[Stile e Industria (rivista)|Stile e Industria]]''. Si vede la nascita del modello ''Diamante'', disegnato da [[Bruno Munari]] ed [[Enzo Mari]] per [[La Pavoni]] ([[1956]]).
Siamo inoltre del decennio della crescita delle esportazioni di prodotti italiani all'estero: tra il [[1951]] e il [[1961]] queste crebbero del 259%<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 98}}.</ref>.
==== Mostre e riconoscimenti ====
[[File:Olivetti Lettera 22 by LjL.jpeg|thumb|Olivetti ''[[Lettera 22]]'' di [[Marcello Nizzoli]].]]
Nel 1955 e 1958 a [[Londra]] vengono inaugurate due esposizioni del design italiano, mentre nel 1959 un'altra mostra viene organizzata a [[Chicago]] dall'[[Illinois Institute of Technology]]. In queste mostre il design italiano viene presentato in tutti i suoi aspetti, dalle moto alle automobili fino addirittura ai tralicci metallici della [[Edison]] per le linee elettriche ad [[alta tensione]]. Ma comunque il punto di riferimento principale per il design italiano rimane la [[Triennale di Milano]], che nel [[1954]] arriva alla sua [[Triennale di Milano#XI Triennale: 1954|X edizione]]. In questo stesso anno viene istituito il [[Premio Compasso d'oro]] promosso dalla [[La Rinascente|Rinascente]], vinto in questa prima edizione da quindici designer, tra cui [[Bruno Munari]] per la sua scimmietta giocattolo ''ZIZI'' per la ditta Pigomma, [[Marcello Nizzoli]] per la macchina da cucire ''BU supernova'' disegnata per la [[Necchi]] e la macchina da scrivere portatile ''[[Lettera 22]]'' della [[Olivetti]].
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[[File:Castiglioni brothers - Lampada Taccia.jpg|thumb|left|Lampada ''Taccia'' di [[Achille Castiglioni]]]]
Gli [[anni 1960|anni sessanta]] sono, tra le altre cose, gli anni che vedono la realizzazione di importanti opere architettoniche nel nord Italia: la [[Torre Velasca]] a [[Milano]] [[Ernesto Nathan Rogers]] e [[Enrico Peressutti]], la [[
Nel [[1960]] viene allestita la mostra ''Nuovi disegni per il mobile italiano'' presso l'Osservatorio delle arti industriali di [[Milano]], durante la quale furono esposti ventuno mobili e dodici lampade di giovani architetti milanesi. Alcuni protagonisti di questa mostra sono [[Aldo Rossi]], [[Vittorio Gregotti]], [[Roberto Gabetti|Gabetti]] e [[Amaro Isola|Isola]], [[Guido Canella]], [[Virgilio Vercelloni]], [[Umberto Riva]], [[Giotto Stoppino]], [[Lodovico Meneghetti]], [[Leonardo Ferrari]], [[Sergio Asti]] e [[Gae Aulenti]].
In questo periodo si trovano numerosi esempio della produzione di [[Achille Castiglioni]]: tra questi, lo sgabello ''Mezzadro'' e il sedile ''Sella'' ([[1957]]), la sedia ''Lierna'' ([[1960]]), la poltrona ''Sanluca'' ([[1960]]), la lampada ''Splugen Brau'' (disegnata nel [[1961]] per l'omonimo ristorante milanese), la lampade ''[[Arco (lampada)|Arco]]'', ''Toio'' e
=== 1965 - 1975 ===
[[File:' Sacco.jpg|miniatura|[[Poltrona Sacco|Sacco]]<nowiki> | </nowiki>[[Piero Gatti, Cesare Paolini, Franco Teodoro]] [1968]. Esposto alla mostra organizzata nel 1972 dal [[Museum of Modern Art|Moma]] ''Italy: The New Domestic Landscape. Achievements and Problems of Italian Design'' e in collezione permanente in 27 musei di arte contemporanea nel mondo. [[Premio Compasso d'oro|Premio Compasso d'Oro]] nel 2020.]]
[[File:" 12 - ITALY - Serie UP di Gaetano Pesce UP 5 e 6 al Triennale Design Museum di Milano 4.jpg|thumb|La [[serie UP]] (qui le poltrone UP5 e UP6) uno dei principali simboli del [[design radicale]] italiano]]
Come già accennato, gli [[anni 1960|anni sessanta]] vedono un pieno sviluppo del design italiano<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 107}}.</ref>. Vengono introdotti nuovi materiali nel settore del ''furniture design'', come il [[poliuretano]] (sintetizzato già nel [[1941]] e utilizzato per le imbottiture), utilizzato da aziende come la [[Gufram]] e il suo celebre [[Pratone]] e le [[plastiche]] (da ricordare il [[Premio Nobel per la chimica]] assegnato al [[Germania|tedesco]] [[Karl Ziegler]] e all'[[italia]]no [[Giulio Natta]] per "le loro scoperte nel campo della chimica e della tecnologia dei [[polimero|polimeri]]"); questi nuovi materiali permettono di passare dalla produzione dell'arredo in bottega ai ritmi seriali della fabbrica.▼
In questo periodo troviamo il vassoio ''[[Enzo Mari#Putrella|Putrella]]'' di [[Enzo Mari]] (disegnato nel [[1958]] per l'azienda milanese [[Danese (azienda)|Danese]]) e il [[Calendario Timor]] (progettato nel [[1967]]), la lampada ''Chimera'', disegnata da [[Ernesto Gismondi]] nel [[1966]] per l'azienda da lui fondata due anni prima [[Artemide (azienda)|Artemide]], la lampada ''[[Lampada Giova#Giova|Giova]]'' disegnata da [[Gae Aulenti]] per [[FontanaArte]] (per la quale dal [[1979]] sarà direttore artistico), la libreria ''Grifo'', di [[Enzo Mari]], disegnata per Gavina e assemblabile all'infinito ([[1966]]); citiamo altre opere di Mari più recenti, quali il tavolo ''Frate'' ([[1973]]), il divano ''Daynight'' ([[1971]]), la sedia ''Box'' ([[1971]]).▼
▲Come già accennato, gli [[anni 1960|anni sessanta]] vedono un pieno sviluppo del design italiano<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 107}}</ref>. Vengono introdotti nuovi materiali nel settore del ''furniture design'', come il [[poliuretano]] (sintetizzato già nel [[1941]] e utilizzato per le imbottiture), utilizzato da aziende come la [[Gufram]] e il suo celebre [[Pratone]] e le [[plastiche]] (da ricordare il [[Premio Nobel per la chimica]] assegnato al [[Germania|tedesco]] [[Karl Ziegler]] e all'[[italia]]no [[Giulio Natta]] per "le loro scoperte nel campo della chimica e della tecnologia dei [[polimero|polimeri]]"); questi nuovi materiali permettono di passare dalla produzione dell'arredo in bottega ai ritmi seriali della fabbrica.
▲In questo periodo troviamo il vassoio ''[[Enzo Mari#Putrella|Putrella]]'' di [[Enzo Mari]] (disegnato nel [[1958]] per l'azienda milanese [[Danese (azienda)|Danese]]), la lampada ''Chimera'', disegnata da [[Ernesto Gismondi]] nel [[1966]] per l'azienda da lui fondata due anni prima [[Artemide (azienda)|Artemide]], la libreria ''Grifo'', di [[Enzo Mari]], disegnata per Gavina e assemblabile all'infinito ([[1966]]); citiamo altre opere di Mari più recenti, quali il tavolo ''Frate'' ([[1973]]), il divano ''Daynight'' ([[1971]]), la sedia ''Box'' ([[1971]]).
Nascono negli anni sessanta anche opere che [[Ettore Sottsass]] disegna per [[Olivetti]], come il [[computer]] ''[[Olivetti Elea|Elea]]'' ([[1964]]), la [[macchina da scrivere]] ''Tecne 3'' e la macchina da scrivere portatile ''Valentine'' ([[1969]]). E il [[1961]] è l'anno della prima edizione del [[Salone Internazionale del Mobile]] di [[Milano]].
Nel [[1965]] [[Achille Castiglioni|Achille]] e [[Pier Giacomo Castiglioni]] progettano il [[sedile Allunaggio]]. Nel [[1958]] [[Afra Scarpa|Afra]] e [[Tobia Scarpa]] iniziano a lavorare nel campo dei [[vetro di Murano|vetri di Murano]]. Nel [[1960]] disegnano il divano con struttura in legno ''Bastiano'' per Gavina e il letto di metallo ''Vanessa''. Nel [[1970]] vincono il [[Premio Compasso d'oro]] per la loro poltrona ''Soriana''. Altri loro progetti sono i divani ''Coronado'' ([[1966]]) ed ''Erasmo'' ([[1973]]) e la lampada da terra ''Papillona'' ([[1975]]).
Nel 1968 [[Piero Gatti]], [[Cesare Paolini]], [[Franco Teodoro]] disegnano [[Poltrona Sacco|Sacco]], esposto nelle collezioni permanenti dei più importanti musei di [[arte contemporanea]] nel mondo. Premiato con il [[Premio Compasso d'oro|Compasso d'Oro]] nel 2020.
Nel [[1971]] [[Cini Boeri]] disegna il divano ''Serpentone'' per [[Arflex]], un divano composto da lamelle stampate in poliuretano accostate l'una all'altra. Il [[1987]] è invece l'anno della poltrona di [[cristallo]] ''Ghost'' (sempre di Boeri) disegnata con [[Tomu Katayanagi]] per Fiam.
Altri designer di grande importanza sono [[Joe Colombo]] e [[Bruno Munari]]. Il primo si era formato presso l'[[Accademia di belle arti di Brera]], aveva vinto due Compassi d'oro ed era un appassionato di musica [[jazz]], mentre il secondo aveva fondato nel [[1948]] (insieme ad [[Atanasio Soldati]], [[Gillo Dorfles]], e [[Gianni Monnet]]) il [[Movimento Arte Concreta]]. Tra le opere di Colombo la microcucina ''Carrellone'' ([[1963]]), il ''Rotoliving'' ([[1969]]), il letto ''Cabriolet'' ([[1969]]), la seduta ''[[Tubo (seduta)|Tubo]]'' (1969) e la ''Total Furnishing Unit'' del [[1971]], che propone il tema della "capsula attrezzata" spostabile che dà vita al concetto di abitare compatto<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 125}}.</ref>. Sono invece di Munari ricordiamo la scimmietta in [[gommapiuma]] ''Zizì'',
[[File:Olivetti Elea 9003.jpg|thumb|left|Olivetti ''[[Olivetti Elea|Elea]]'' di [[Ettore Sottsass]]]]
Nel [[1968]] ha luogo la [[Triennale di Milano#XIV Triennale: 1968|XIV Triennale di Milano]], dove emergono composizioni progettuali di [[Avanguardia (arte)|avanguardia]] definite dal critico d'arte [[Germano Celant]] come ''radical design''<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 126}}.</ref>. In questa avanguardia troviamo come protagonisti Ufo, [[Archizoom Associati]], [[Ugo La Pietra]], [[Franco Raggi]], [[Gaetano Pesce]] e altri. Il ''radical design'' oppone al ''product design'' il "contro-design", come pratica teorica e progettuale in grado di «superare il discorso disciplinare del design, cioè la ricomposizione delle contraddizioni a livello formale, distruggendo proprio a questo livello l'abituale immagine del prodotto, negando l'elargizione di una correttezza formale in grado di appagare nei termini obsoleti del "buon gusto"»<ref>{{cita|De Giorgi, 1990}}.</ref>.
Nel [[1972]] [[Emilio Ambasz]] organizza al [[Museum of Modern Art|MoMA]] di [[New York]] la mostra ''Italy: The New Domestic Landscape. Achievements and Problems of Italian Design'', dove vengono esposti arredi, televisori, radio, giradischi e lampade. In questa occasione nasce la ''[[Kar-a-sutra]]'' di [[Mario Bellini]], che diventa il prototipo di ogni successiva [[monovolume]]. Ma la mostra del MoMA segna la fine
Il [[1973]] è l'anno della [[Triennale di Milano#XV Triennale:1973|XV Triennale di Milano]] che presenta la mostra ''Mostra internazionale dell'industrial design'' curata da [[Ettore Sottsass]] e [[Andrea Branzi]]. Fu in questa occasione che [[Giorgio de Chirico]] compone la scultura ''[[I bagni misteriosi]]'', che si trovava davanti al [[Palazzo dell'Arte]] (dove oggi è stata posizionata una copia, mentre l'originale è stato spostato al [[Museo del Novecento]] di [[Milano]]). È sempre di quest'anno la scultura ''Ettore e Andromaca'' di {{TA|de Chirico}}, che oggi si trova a [[Osaka]].
=== 1975 - 1985 ===
[[File:Olivettiunderwood programma101.jpg|thumb|La [[Olivetti]] [[Programma 101]], considerato il primo personal computer della storia, disegnato da [[Mario Bellini]], insignito dell'[[Industrial Design Award]].]]
Nel [[1976]] viene fondato, grazie ad Adriana e Alessandro Guerriero, lo [[Studio Alchymia]] a cui prendono parte [[Ettore Sottsass]], [[Alessandro Mendini]], [[Lapo Binazzi]], [[Franco Raggi]] e [[Michele De Lucchi]].
Un altro [[gruppo fondamentale]] per la storia del design italiano è stato il [[Memphis Group]], fondato da [[Ettore Sottsass]] ne [[1981]], a cui aderiscono [[Matteo Thun]], [[Michele De Lucchi]], [[Andrea Branzi]], [[Marco Zanini]], [[Aldo Cibic]], [[George Sowden]] e [[Natalie Du Pasquier]], affiancati da architetti come [[Hans Hollein]], [[Arata Isozaki]] e [[Michael Graves]].
In questo periodo va inserito il successo dell'azienda [[Alessi]], fondata nel [[1921]] e che nel [[1980]] vede come presidente [[Alberto Alessi]], il quale, nel [[1983]], chiama come consulente [[Alessandro Mendini]]: nasce la collezione ''Tea & Coffee Piazza'' e viene fondato il marchio ''Officina Alessi'' che oggi come allora produce edizioni speciali e serie limitate di prodotti, ma anche prodotti sperimentali. Vengono disegnati 11 servizi da tè e caffè pensati come piccoli edifici intorno a città-vassoi, rispettivamente da [[Aldo Rossi]], [[Michael Graves]], [[Hans Hollein]], [[Charles Jenks]], [[Richard Meier]], [[Robert Venturi]], [[Stanley Tigerman]], [[
Un altro importante designer che ha lavorato anche per Alessi è il due volte [[Compasso d'oro]] [[Stefano Giovannoni]], il quale disegna oggetti cosiddetti "anfibi", ovvero nei quali cambia il rapporto tra allocazione e forma e, per esempio, un oggetto specifico dell'ambiente cucina diventa decorazione del soggiorno, come nel caso dello schiaccianoci che diventa scoiattolo o dei contenitori per sale e pepe che diventano due cinesini.
=== 1985 - 2010 ===
[[File:Theme and Variations plate by Piero Fornasetti - Montreal Museum of Fine Arts - Montreal, Canada - DSC09059.jpg|thumb|Piatto della serie ''
Dopo la [[Crisi energetica (1979)|crisi petrolifera]], la struttura territoriale dell'industria italiana subisce varie modifiche: il [[triangolo industriale]] non è più l'unico protagonista assoluto dello sviluppo economico, ma [[piccole e medie imprese]] di [[Marche]], [[Toscana]], [[Emilia-Romagna]] e [[Triveneto]] iniziano ad introdurre lavorazioni moderne che vanno a miscelarsi con la tradizione artigianale. In questo periodo aumenta il numero di lavoratori del [[settore terziario]], che per la prima volta va superare quello degli addetti dell'industria (46% contro 40%<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 139}}.</ref>). L'[[inflazione]] scende dal 21,1% del [[1980]] al 4,6% del [[1987]] e si ha un rilancio dell'attività industriale. È in questo contesto che il ''made in Italy'' diventa il protagonista del nuovo sviluppo economico: sui mercati internazionali la moda, il design e gli arredamenti italiani diventano il ''must'' del gusto.
Ma realizzare buoni prodotti non bastava più: diventò necessario spettacolarizzare l'immagine aziendale. È così che nascono cataloghi e pubblicità che spesso tentano di trasformarsi in veri e propri [[periodico|magazine]] sul modello di ''[[Colors (rivista)|Colors]]'' di [[Benetton (azienda)|Benetton]] curata da [[Oliviero Toscani]].
Nel [[1985]] [[Enrico Baleri]] introduce il designer [[parigi]]no [[Philippe Starck]] (il più noto designer di fine millennio) ad aziende come [[Driade (azienda)|Driade]], [[Flos]] e [[Kartell]]. E Driade sarà tra le prime aziende italiane del ''forniture design'', insieme a [[Baleri Italia]], a darsi un carattere internazionale<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 141}}.</ref> grazie ai contributi di designer di tutto il mondo. Sono di Starck la lampada ''Ara'' del [[1988]] disegnata per [[Flos]] e lo spazzolino per [[Fluorcaril]] del [[1989]].
Altri architetti internazionali impegnati in questo periodo nel ''made in Italy'' sono [[Borek Sipek]], [[Jasper Morrison]], [[Toshiyuki Kita]], [[Hannes Wettstein]], [[Hans Hollein]], [[Patricia Urquiola]], i fratelli Campana e le cosiddette "[[archistar]]" [[Zaha Hadid]] e [[Jean Nouvel]] per [[Alessi]] e [[Sawaya & Moroni]], [[Frank Gehry]], [[Michael Graves]] e [[Bob Venturi]] sempre per [[Alessi]], [[Mario Botta]] per [[Artemide (azienda)|Artemide]] e [[Alias (azienda)|Alias]], [[Herzog & de Meuron]] per [[Artemide (azienda)|Artemide]].
Un esempio fra tutti dell'apertura da parte di aziende a designer stranieri è quello della [[Cappellini (azienda)|Cappellini]], per la quale eseguivano disegni [[
Sono degli [[anni 1980|anni ottanta]] la poltroncina ''Doralice'' di [[Paolo Nava]] ([[1980]]), le sedie ''Teatro'' ([[1984]]) e ''Milano'' ([[1988]]) disegnate da [[Aldo Rossi]] insieme a [[Luca Meda]], la sedia ''Tonietta'' di [[Enzo Mari]] ([[Compasso d'oro]] [[1985]]), la lampada ''Costanza'' di [[Paolo Rizzato]] disegnata nel [[1986]] per [[Luceplan]], il tavolo in marmo ''Rilievo'' del 1988 di Aldo Rossi e il servizio di posate ''Nuova Milano'' disegnato da [[Ettore Sottsass]] per [[Alessi]] ([[1987]] - [[1990]]), solo per citare alcuni esempi di design di questo periodo.
Nel [[1983]], per la [[Triennale di Milano#XVII Triennale: 1983 - 1988|XVII Triennale di Milano]] viene organizzata da [[Franco Raggi]] e [[Francesco Trabucco]] la mostra ''Le case della Triennale'', che vuole sottolineare l'apporto del design alla configurazione di spazi domestici. Tra i tanti partecipanti alla mostra, emergono in particolar modo [[Paolo Deganello]] e [[Alberto Magnaghi (architetto)|Alberto Magnaghi]] con la loro ''Casa in comune'', protesa a favorire la socializzazione, e [[Michele De Lucchi]] con la ''Casa per le vacanze'' che vede, in una casa all'interno di un [[Cratere meteoritico|cratere]] di un vulcano spento, il discorso della ''friendly technology''. Mentre [[Denis Santachiara]] propone, nella sua ''Casa onirica'', il rapporto tra nuove tecnologie e spazio domestico.
Nel [[1987]] [[François Burkhardt]] organizza l'esposizione ''Nouvelles tendences: les avant-gardes de la fin du XX siècle'' a [[Parigi]], alla quale partecipano anche molti designer italiani.
Il design contemporaneo è un diverso modo di approcciarsi alla disciplina solitamente inserito nel periodo successivo al nuovo millennio, dunque dopo l'anno 2000. Questa datazione è da ritenersi una convenzione dettata da esigenze di storici e critici.
[[File:GiorgioArmani.jpg|thumb|Lo stilista [[Giorgio Armani]]]]▼
Il design italiano del secondo dopoguerra ha avuto come grande punto di riferimento la metodologia razionale del [[Bauhaus]]. Su di essa i designer hanno espresso due posizioni in contrapposizione tra loro: chi di sostanziale continuazione ([[Achille Castiglioni]], [[Bruno Munari]], [[Enzo Mari]], [[Vico Magistretti]], [[Cini Boeri]]...) e chi di forte critica (gruppi [[Architettura radicale|Radical]], [[Ettore Sottsass]], [[Gae Aulenti]], [[Alessandro Mendini]], [[Gaetano Pesce]]...). Da un punto di vista critico il design contemporaneo nasce in Italia quando il [[Razionalismo italiano|razionalismo]] non è più al centro del dibattito sul progetto. Questo porterà ad uno sviluppo di progetti meno statici o iconici e più flessibili, caratterizzati da forme meno rigide rispetto alle precedenti e capaci di rappresentare una società nuova, più veloce e mutevole.<ref>{{cita|Bovo, 2022|p. 153}}.</ref>
Parlando del design italiano, è impossibile non parlare di [[Milano]] e della [[Brianza]] (storica culla della produzione del ''furnishing design made in Italy''<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 156}}</ref>). In questa zona nascono importanti fondi [[private equity]] come ''Charme'' (fondato da [[Luca Cordero di Montezemolo]], con il quale ha potuto acquisire l'azienda di arredamento [[Poltrona Frau]]) e ''Opera'' del gruppo Bulgari.▼
{{Citazione|I Maestri erano alla ricerca di progetti definitivi, soluzioni permanenti e spesso utilizzavano linguaggi logici-razionali basati sul rapporto tra forma e funzione.<ref>{{cita|Branzi, 2010|p. 69}}.</ref> }}
Parlando di design a Milano, non si può evitare di parlare del campo della [[moda]], che vede per l'appunto [[Milano]] (seguita da [[Roma]] e, in minor misura, [[Firenze]]) come una delle sue [[capitali della moda|capitali]]. E sono proprio alcuni stilisti che hanno scelto il capoluogo lombardo come sede delle loro aziende ad essersi lanciati anche nel settore del design dell'arredo. Per esempio, [[Nino Cerruti]] ha acquisito e gestito un'azienda di primo piano nel ''furniture design made in Italy'' e [[Giorgio Armani]] ha dedicato un'intera collezione di arredi e accessori al settore della casa, mentre sono disegnati dallo stesso stilista anche gli interni del [[Burj Khalifa]], grattacielo costruito tra il [[2008]] e il [[2010]] a [[Dubai]].▼
{{Citazione| La nuova generazione non cerca soluzioni definitive ma dispositivi provvisori, assetti reversibili, modelli elastici. Evita archetipi rigidi, capolavori perfetti, inadatti a un’epoca dove tutto deve cambiare, adattarsi, trasformarsi, rinnovarsi. ([[Andrea Branzi]], 2010)<ref>{{cita|Branzi, 2010|p. 196}}.</ref> }}
Il design contemporaneo è caratterizzato da due elementi: <br/> 1. Elevata moltiplicazione dei linguaggi e dei sistemi espressivi utilizzati. Nel design contemporaneo ogni designer propone una propria personale definizione sulla disciplina non riconoscendosi più nella definizione generalizzata che aveva caratterizzato il [[Novecento]]. Questo fenomeno è particolarmente forte nel contesto italiano da sempre caratterizzato dall'assenza di un unico stile nazionale o scuola di pensiero come è avvenuto invece in altri paesi.<ref>{{cita|Bovo, 2022|p. 155}}.</ref><br/>
2. Il prodotto tangibile, fisico, non è l'unico campo di ricerca. È considerato “design” realizzare un oggetto, ma anche fare un progetto di ricerca, proporre un nuovo sistema produttivo, inventare un nuovo materiale.<ref>{{cita|Bovo, 2022|p. 157}}.</ref>
Il ''“design solido”'' del [[Novecento]] era costituito soprattutto da prodotti fisici: nel contesto contemporaneo viene invece ridefinito con il termine ''“design liquido”'' a sottolineare i nuovi processi di smaterializzazione fisica degli oggetti e una propensione alla maggiore mutevolezza.<ref>{{cita|Bovo, 2022|p. 7}}.</ref> ([[Tommaso Bovo]], 2022)
L'identikit del designer contemporaneo è molto cambiato rispetto ai suoi predecessori. Dopo gli anni Duemila il design è ormai una disciplina condivisa e conosciuta. I designer sono professionisti con un proprio riconoscimento sociale anche da parte del pubblico dei non addetti ai lavori: non ha più bisogno di spiegare cosa fa e in cosa consista la propria professionalità.<ref name="Alessi">{{cita|Alessi, 2014|p. 7}}.</ref>
Negli anni [[Anni 1970|Settanta]] il progettista che si affaccia al design ha in media 35/40 anni e ci arriva generalmente dopo aver frequentato una facoltà di architettura.<ref>{{cita|Alessi, 2014|p. 3}}.</ref> Il designer contemporaneo inizia la professione in media molto prima rispetto ai propri predecessori, all'età di 25 anni, ha una formazione specifica acquisita nelle facoltà di [[disegno industriale]].<ref>{{cita|Alessi, 2014|p. 6}}.</ref> Il designer contemporaneo vede aumentare esponenzialmente la concorrenza derivata da un sempre maggiore afflusso di professionisti: il design diventa una professione non più ristretta a pochi.<ref name="Alessi" /> I designer italiani ed europei hanno storicamente avuto una bassa sensibilità all'aspetto commerciale della disciplina (rispetto ad esempio ai colleghi americani): temi più sentiti sono sempre stati quelli sociali e di riflessione sul [[Sistema di produzione|sistema produttivo]]. C'è da parte del designer contemporaneo una nuova percezione del proprio ruolo, visto come meno influente rispetto alle generazioni passate: oggi il designer vive spesso la proprio professione in modo problematico e dubbioso nella capacità di incidere veramente nella società.<ref>{{cita|Alessi, 2014|p. 10}}.</ref>
[[File:Pollicino.jpg|alt=Giulio Iacchetti, Matteo Ragni, Fernando Contreras Wood, “Pollicino”, tagliere per le briciole di pane, 1999.|miniatura|Giulio Iacchetti, Matteo Ragni, Fernando Contreras Wood, “Pollicino”, tagliere per le briciole di pane, 1999. Esempio di “design semiotico” in cui la funzione pratica è praticamente nulla, lo scopo primario è quello di inviare un messaggio: in questo caso una riflessione sullo spreco alimentare.]]
In Italia alla fine degli anni Novanta e successivamente in Nord Europa (specialmente nei [[Paesi Bassi]]) è emersa una sempre maggiore attenzione progettuale verso le possibilità narrative degli oggetti. Prima dell'aspetto estetico-formale la ricerca si è concentrata sul messaggio che un oggetto può esprimere. Nasce così un ''“design semiotico”'' in cui la funzione centrale diventa il racconto e la narrazione prima che la funzione pratica.<ref>{{cita|Bovo, 2022|p. 156}}.</ref> Un esempio è il progetto “[[Pollicino]]” (1999) di [[Giulio Iacchetti]], [[Matteo Ragni]] e [[Fernando Contreras Wood]]: l'oggetto serve a dividere le briciole di pane avanzate in parti uguali, non assolve a nessuna funzione pratica ma vuole mandare un messaggio sulla disparità di distribuzione del cibo nel mondo e sull'importanza di non sprecare nulla, nemmeno le briciole.<ref>{{cita|Dardi, 2019|p. 247}}.</ref>
Questo approccio narrativo e politico al progetto influenzerà molto il design contemporaneo. Esponenti particolarmente vicini a questa forma progettuale, anche se con poetiche molto differenti tra loro, sono i designer [[Paolo Ulian]], [[Studio JoeVelluto]], [[Emanuele Magini]], [[Studio Formafantasma]], [[Francesca Lanzavecchia]], [[Studio Sovrappensiero]].
Alcuni dei principali esponenti del design contemporaneo italiano sono i designer: [[Paolo Ulian]], [[Giulio Iacchetti]], [[Matteo Ragni]], [[Odoardo Fioravanti]], [[Luca Nichetto]], [[Studio Formafantasma]], [[Francesco Faccin]], [[Francesca Lanzavecchia]], [[Studio Sovrappensiero]], [[Valerio Sommella]], [[Studio Zaven]], [[Guglielmo Poletti]], [[Studio JoeVelluto]], [[Enrico Azzimonti]]
=== Design nel milanese ===
▲[[File:GiorgioArmani.jpg|thumb|Lo stilista [[Giorgio Armani]].]]
▲Parlando del design italiano, è impossibile non parlare di [[Milano]] e della [[Brianza]] (storica culla della produzione del ''furnishing design made in Italy''<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 156}}.</ref>). In questa zona nascono importanti fondi [[private equity]] come ''Charme'' (fondato da [[Luca Cordero di Montezemolo]], con il quale ha potuto acquisire l'azienda di arredamento [[Poltrona Frau]]) e ''Opera'' del gruppo Bulgari.
▲Parlando di design a Milano, non si può evitare di parlare del campo della [[Moda (abbigliamento)|moda]], che vede per l'appunto [[Milano]] (seguita da [[Roma]] e, in minor misura, [[Firenze]]) come una delle sue [[capitali della moda|capitali]]. E sono proprio alcuni stilisti che hanno scelto il capoluogo lombardo come sede delle loro aziende ad essersi lanciati anche nel settore del design dell'arredo. Per esempio, [[Nino Cerruti]] ha acquisito e gestito un'azienda di primo piano nel ''furniture design made in Italy'' e [[Giorgio Armani]] ha dedicato un'intera collezione di arredi e accessori al settore della casa, mentre sono disegnati dallo stesso stilista anche gli interni del [[Burj Khalifa]], grattacielo costruito tra il [[2008]] e il [[2010]] a [[Dubai]].
== Designer italiani ==
{{Vedi categoria|Designer italiani}}
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{cita libro |autore = Tommaso Bovo |titolo = Design liquido |editore = Forma Edizioni |città = Firenze |anno = 2022 |cid = Bovo, 2022}}
* {{cita libro|Matteo|Vercelloni|Breve storia del design italiano|2008|Carocci}}▼
* {{cita libro |autore = Domitilla Dardi; Vanni Pasca |titolo = Manuale di storia del design |editore = SilvanaEditore |città = Milano |anno = 2019 |cid = Dardi, 2019}}
* {{cita libro|Alfonso|Grassi|coautori=Anty Pansera|Atlante del disegno italiano: 1940 - 1980|Milano|Fabbri|1980}}▼
* {{cita libro|autore=Chiara Alessi|titolo=Dopo gli anni Zero: il nuovo design italiano|editore=Laterza|città=Bari-Roma|anno=2014|cid=Alessi, 2014}}
* {{cita libro |autore = [[Andrea Branzi]] |titolo = Ritratti e autoritratti di design |editore = Marsilio |città = Venezia |anno = 2010 |cid = Branzi, 2010}}
▲* {{cita libro|nome=Matteo|cognome=Vercelloni|titolo=Breve storia del design italiano|anno=2008|editore=Carocci|cid=Vercelloni, 2008}}
▲* {{cita libro|nome=Alfonso|cognome=Grassi|
* {{cita libro|Anty|Pansera|Il design del mobile italiano dal 1946 a oggi|Bari|Laterza|1990}}
* {{cita libro|Gian Luigi|Falabrino|Il design parla italiano: vent'anni di Domus academy|Milano|2004|}}
* {{cita libro|autore=[[Andrea Branzi]]|titolo=Introduzione al design italiano: una modernità incompleta|città=Milano|editore=Baldini & Castoldi Dalai|anno=2008|cid=Branzi, 2008}}
* {{cita libro|Anty|Pansera|Storia del disegno industriale italiano|Bari|Laterza|1993}}
* {{cita libro |autore = Manolo De Giorgi |titolo = Italia: il disegno del prodotto fuori mercato |editore = [[Mondadori Electa|Electa]] |città = Milano |anno = 1990 |cid = De Giorgi, 1990}}
== Voci correlate ==
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* [[Design automobilistico]]
* [[Design della moda]]
* [[Design industriale|Disegno industriale]]
* [[Design della comunicazione]]
* [[Premio Compasso d'oro]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.adi-design.org/homepage.html|adi-design.org - Sito ufficiale dell'Associazion per il Disegno Industriale|7 ottobre 2011|lingua=it, en}}
* {{cita web|
* {{cita web|http://www.
* {{cita web|http://
* {{cita web|1=http://fuorisalone.it/info2012/index.html|2=fuorisalone.it - Sito ufficiale del Fuorisalone di Milano|3=7 ottobre 2011|lingua=it, en|dataarchivio=17 luglio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120717161315/http://fuorisalone.it/info2012/index.html|urlmorto=sì}}
* {{cita web | 1 = http://www.opendesignitalia.net/it/ | 2 = OpenDesignItalia.net | 3 = 7 ottobre 2011 | dataarchivio = 7 ottobre 2011 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20111007053511/http://www.opendesignitalia.net/it/ | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.arte.rai.it/articoli/1972-italy-the-new-domestic-landscape-al-moma-di-new-york/14621/default.aspx|1972: Italy, the new domestic landscape, al MOMA di New York, sul portale RAI Arte}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|design|economia|Italia}}
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