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[[File:1938 Lancia Astura Pinin Farina pic4.JPG|thumb|[[Lancia Astura]], design [[Battista Farina|Pinin Farina]], 1938.]][[File:Ettore sottsass per memphis srl., libreria carlton, milano 1981.jpg|thumb|[[Ettore Sottsass]] per [[Memphis S.r.l.]], libreria Carlton, Milano 1981.]]
Con l'espressione '''design italiano''' si fa riferimento a tutte le forme di [[disegno industrialedesign]] inventate e realizzate in [[Italia]], compresa la [[Architettura d'interni|progettazione di interni]], la progettazione urbana, il [[design della moda]] e la [[progettazione architettonica]].
[[File:Ettore sottsass per memphis srl., libreria carlton, milano 1981.jpg|thumb|[[Ettore Sottsass]] per [[Memphis S.r.l.]], libreria Carlton, Milano 1981]]
Con l'espressione '''design italiano''' si fa riferimento a tutte le forme di [[disegno industriale]] inventate e realizzate in [[Italia]], compresa la progettazione di interni, la progettazione urbana, il [[design della moda]] e la [[progettazione architettonica]].
 
== Storia ==
In genere, il termine "[[design]]" viene associato all'età della [[Rivoluzione industriale]], che in [[Italia]] arrivò con un certo ritardo rispetto ad altri paesi europei, in un contesto caratterizzato dalla condizione geografica e politica frammentata dell'Italia [[XIX secolo|ottocentesca]], un paese che alle soglie del [[1860]] era agricolo. Dopo l'[[Unità d'Italia]], nonostante il lento consolidamento dell'industria cotoniera e degli [[opificio|opifici]], soprattutto al nord, non si poteva ancora parlare di industrializzazione del paese prima del [[1870]]-[[1880]]. Tuttavia, in questo periodo iniziavano a nascere le fiere di paese e poi di città, le esposizioni, la nascita di scuole specialistiche e di "alfabetizzazione grafica"<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|pp. 20-21}}.</ref>. Per esempio, nell'Esposizione italiana del [[1861]] tenutasi a [[Firenze]], viene sancito un carattere legato ai tessuti e ai prodotti alimentari, mentre quella di [[Milano]] del [[1881]] è incentrata sull'[[industria meccanica]] e le grandi costruzioni navali e ferroviarie; a [[Torino]], nel [[1898]], emergono le applicazioni elettriche e nel [[1902]] viene lanciata l'avanguardia [[liberty]] con le sue espressioni floreali. Nell'[[Expo 1906|Esposizione di Milano]] del [[1906]] la trasformazione industriale italiana è data dalle macchine utensili<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 24}}.</ref>.
 
Due grandi passi avanti per legare la didattica, la ricerca e le possibilità della produzione industriale: la [[legge Casati]] sull'istruzione pubblica del [[1859]] e la fondazione, nel [[1863]], del [[Politecnico di Milano]]. Nel [[1885]] il panorama didattico italiano della "cultura applicata" era composto da "scuole d'arti e mestieri", "scuole di arte applicata all'industria" e "scuole speciali" che avevano indirizzi più specifici.<br />
In occasione dell'[[Expo 1906|Esposizione Universale di Milano]] del [[1906]], la [[Società Umanitaria]] promuove un concorso per l'arredo della casa operaia, in quanto comincia a vedersi l'[[industria]] come strumento capace di rispondere ai bisogni di una classe operaia che per la prima volta si affaccia sul mercato del consumo<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|pp. 25-26}}.</ref>.
 
{{senza fonte|L’origine del design italiano risale alla [[Palermo]] di fine ottocento con la fondazione delle [[Cantieri Culturali della Zisa|Offine Ducrot]]. Il mobilificio che ospitò fino a mille operai, e dove furono realizzate opere in legno e metallo in stile liberty disegnate dell'architetto palermitano Ernesto Basile. Alcuni di questi mobili vennero utilizzati come arredi dei saloni delle navi da crociera della Flotta Florio e per gli arredi di Palazzo Montecitorio. Il Basile poi fu sostituito dal suo allievo Giuseppe Spatrisano. Palermo divenne il primo è più importante centro di diffusione dello stile liberty}}.
Con l'[[Esposizione Internazionale d'Arte Decorativa Moderna|Esposizione di Torino]] del [[1902]] si attuò un atto di allargamento internazionale della cultura del disegno italiana. Il [[Liberty]] italiano, però, aveva vari limiti, anche se spiccavano alcune eccezionalità progettuali come [[Carlo Zeno]], [[Vittorio Ducrot]], [[Eugenio Quarti]], [[Carlo Bugatti]] ed [[Ernesto Basile]].
 
Nel [[Liberty]] italiano spiccavano alcune eccezionalità progettuali come [[Vittorio Ducrot]], [[Eugenio Quarti]], [[Carlo Bugatti]] ed [[Ernesto Basile]].
[[File:Atto Costitutivo Fiat.jpg|thumb|Atto costitutivo della [[FIAT]] datato [[1899]]]]
 
Nonostante il decollo industriale del [[età giolittiana|periodo giolittiano]] ([[1889]]-[[1915]]), il quadro dell'industria internazionale era talmente consolidato che era impensabile che, come l'Italia, aveva comunque problemi con l'industria delle materie prime<ref name=ventotto>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 28}}</ref>. Dunque, intorno al [[1910]], l'Italia si inventa un asse portante alternativo, ovvero quello auto/aereo. Questa è una delle caratteristiche del design italiano, ovvero la ricerca e sperimentazione nella diversificazione tipologica, andando anche "fuori mercato"<ref name=ventotto/>.
[[File:Atto Costitutivo Fiat.jpg|thumb|Atto costitutivo della [[FIAT]] datato [[1899]].]]
È in questo periodo che nascono la [[FIAT]] ([[1899]]), la [[Lancia (azienda)|Lancia]] ([[1908]]) e l'A.L.F.A. ([[1910]], che diventerà [[Alfa Romeo]] nel 1918), anche se l'automobile rimane un mezzo sportivo e di lusso, almeno fino al [[1912]], quando viene costruita la ''[[Fiat Zero]]''. In campo aeronautico, la cultura artigianale della costruzione delle [[scocca|scocche]] in legno sviluppata sin dal [[1879]] da [[Enrico Forlanini]], porta, nel [[1909]], al primo corso di aeronautica presso il [[Politecnico di Milano]]<ref name=ventotto/>.
Nonostante il decollo industriale del [[età giolittiana|periodo giolittiano]] ([[1889]]-[[1915]]), il quadro dell'industria internazionale era talmente consolidato che era impensabile che,immaginare comeun'affermazione ldell'Italia in questo settore, avevastante comunquei problemi condel lpaese nell'industria delle materie prime<ref name=ventotto>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 28}}.</ref>. Dunque, intorno al [[1910]], l'Italia si inventa un asse portante alternativo, ovvero quello auto/aereo. Questa è unaUna delle caratteristiche del design italiano, ovverofu quindi la ricerca e sperimentazione nellain un quadro di diversificazione tipologica, andando anche "fuori mercato" rispetto alle prassi internazionali del settore<ref name=ventotto/>.
È in questo periodo che nascono la [[FIAT]] ([[1899]]), la [[Lancia (azienda)|Lancia]] ([[1908]]) e l'A.L.F.A. ([[1910]]), che diventerà [[Alfa Romeo]] nel 1918), anche se l'automobile rimane un mezzo sportivo e di lusso, almeno fino al [[1912]], quando viene costruita la ''[[Fiat Zero]]''. In campo aeronautico, la cultura artigianale della costruzione delle [[scocca|scocche]] in legno sviluppata sin dal [[1879]] da [[Enrico Forlanini]], porta, nel [[1909]], al primo corso di aeronautica presso il [[Politecnico di Milano]]<ref name=ventotto/>.
Per quanto riguarda l'aspetto agonistico, nel [[1916]] [[Gianni Caproni]] costituisce il consorzio Caproni-Fiat-Ansaldo.
 
Con lo scoppio della [[prima guerra mondiale]], il prodotto industriale italiano, soprattutto nel campo dei trasporti, deve verificare la sua validità e duratasolidità, mapur senza abbandonare la componente artigianale per favorire la produzione industriale.; Inin questo contesto emerge la cultura progettuale del [[Genio civile]].
 
Nel periodo [[Futurismo|futurista]] [[Giacomo Balla]] e [[Fortunato Depero]], nel [[1915]], redigono la proclamazione della ''Ricostruzione Futurista dell'Universo'', che coglie al suo interno istanze di rinnovamento estese anche al mondo dell'arredo. È proprio di Balla la ''camera di bambini'' progettata e realizzata di suo pugno per la figlia Elica, a cui si accompagna, in seguito, anche un soggiorno ; entrambe le stanze sono decorate con la linea della velocità<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 42}}.</ref>.
Il colore appare l'elemento dominante nel Bal Tic Tac di [[Roma]] ([[1921]]), mentre nella sala futurista alla Casa d'Arte Bragaglia gli arredi sembrano fuoriusciti dalle tele degli artisti, appunto, futuristi.
 
Con [[Francesco Cangiullo]] si passa ad una concezione del mobile che abbraccia l'idea di abitare svelto, con tecniche costruttive veloci e semplici<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 44}}.</ref>. La ''Casa futurista Zampini'' di [[Ivo Pannaggi]], costruita tra il [[1925]] e il [[1926]] appaiono sintetizzati gli echi del [[De Stijl]], piuttosto che un nuovo "interno futurista". Gli interni di [[Nicola Diulgheroff]] rivelano, tra il [[1928]] e il [[1936]], l'impiego del tubo di metallo cromato e curvato e influssi [[modernismo (architettura)|modernisti]]<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 46}}.</ref>.
 
Secondo [[Antonio Gramsci]]: {{Citazione|I futuristi hanno avuto la concezione netta e chiara che l'epoca nostra, l'epoca della grande industria, della grande città operaia, della vita intensa e tumultuosa, doveva avere nuove forme di arte, di filosofia, di costume, di linguaggio.|Antonio Gramsci, ''Marinetti rivoluzionario?'' (1921), in ''Il futurismo italiano'', a cura di I. Gherarducci, Editori Riuniti, Roma, 1975}}
 
=== 1900 - 1930 ===
Dopo l'entrata in guerra contro l'[[Austria]], il 24 maggio [[1915]], le commesse statali all'industria nazionale crebbero in maniera esponenziale per rifornire l'esercito di [[cannone|cannoni]], [[arma|armi]], [[mezzi di trasporto]] e vestiario: la produzione di [[automobile|automobili]] crebbe di oltre il 100%, arrivando a {{formatnum:20000}} unità all'anno (nel [[1914]] erano 9500), e raddoppiò anche la produzione di [[energia elettrica]]. Anche l'[[industria siderurgica]] registrò un notevole aumento di richieste. Aumentarono anche gli aumenti di capitale delle aziendaaziende: per esempio, la FIAT aumentò il suo dai 17 milioni del 1914 ai 200 milioni del [[1919]], ciò nonostante il forte [[inflazione|processo inflazionistico]] in atto<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 50}}.</ref>.
In questo periodo la produzione è in gran parte controllata da pochi gruppi quali [[FIAT]] (con [[Giovanni Agnelli (1866-1945)|Giovanni Agnelli]]), [[Società Adriatica di Elettricità]] (con [[Vittorio Cini]]), [[Pirelli (azienda)|Pirelli]] (con [[Alberto Pirelli (imprenditore 1882-1971)|Alberto Pirelli]]) e la [[Falck (azienda)|Falck]] (con [[Giorgio Enrico Falck]]).
 
Tra il [[1922]] (anno della [[marcia su Roma]]) e il [[1929]] l'[[Europa]] e gli [[Stati Uniti]] stavano vivendo una situazione economica favorevole. Nel [[1929]] la produzione industriale registrò un incremento del 50% rispetto ai dati del [[1922]]<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 51}}.</ref>.
In questo contesto nascono iniziative per promuovere il disegno del mobile della casa, tra le quali la [[Biennale delle arti decorative]] promossa da [[Guido Marangoni]] del [[1923]] presso la [[Villa Reale (Monza)|Villa Reale]] di [[Monza]].
 
Nel [[1922]] nacque il movimento artistico ''[[Novecento (movimento artistico)|Novecento]]'', formatosi intorno al salotto di [[Margherita Sarfatti]]. Questo movimento artistico riguardava principalmente la [[pittura]], ma ben presto andò ad influenzare la progettazione d'interni e di pezzi d'arredo. Tra gli esponenti di questa corrente troviamo gli architetti [[Giò Ponti]], [[Giovanni Muzio]], [[Giuseppe De Finetti]], [[Alberto Alpago Novello]], i pittori [[Mario Sironi]], [[Achille Funi]], [[Leonardo Dudreville]], [[Anselmo Bucci]], [[Gian Emilio Malerba]], [[Pietro Marussing]] e [[Ubaldo Oppi]] e lo scrittore [[Massimo Bontempelli]]. Nel breve romanzo di Bontempelli ''522. Racconto di una giornata'' del [[1926]], l'automobile (la [[Fiat 522]]) diventa soggetto letterario e, oltre che simbolo della nuova moderntàmodernità industriale<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 53}}.</ref>.
 
Ad uno degli architetti qui sopra citati, [[Giò Ponti]], in collaborazione con [[Emilio Lancia]], si deve il progetto di arredi ''Domus Nova'' ([[1928]]-[[1929|29]]) pensato per il grande magazzino [[La Rinascente]] di [[Milano]], con l'intento midi rinnovare l'immagine dell'arredo e dei complementi per la casa medio-borghese<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|pp. 52-53}}.</ref>.
 
La [[III Biennale di Monza]] del [[1927]] e la IV Triennale, tenutasi anch'essa a [[Monza]] prima del trasferimento a [[Milano]], sanciscono il superamento dello stile rustico, facendo emergere gli architetti del ''Novecento'' quali protagonisti del nuovo arredo.<ref>{{cita web|url=http://www.designindex.it/italian_design.htm|titolo=designindex.it breve storia del design italiano|accesso=29 novembre 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120604065719/http://www.designindex.it/italian_design.htm|dataarchivio=4 giugno 2012}}</ref>.
Per la [[V Triennale di Milano]] venne costruito il [[Palazzo dell'Arte]] ad opera di [[Giovanni Muzio]].
 
=== 1930 - 1945 ===
[[File:Dante Giacosa con la Topolino.jpg|thumb|left|[[Dante Giacosa]] accanto alla ''[[Fiat 500 Topolino]]''.]]
Fino alla fine degli [[anni 1920|anni venti]], la [[FIAT]] riesce a produrre {{formatnum:36000}} unità all'anno, utilizzando come modello di produzione quello americano del [[taylorismo]]. Questo modello di ispirazione si concretizzò con la ''[[Fiat 500 Topolino|Fiat 500 Zero A]]'' ([[1934]]), meglio conosciuta come ''Topolino'', di [[Dante Giacosa]]<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 65}}.</ref>. È invece di due anni prima la ''[[Fiat 508 Balilla]]'', auto di media [[cilindrata]] che contribuì alla diffusione di massa dell'[[automobile]] in [[Italia]].
 
Già nel [[1926]] la ''[[Lancia Lambda]]'' era caratterizzata da una struttura tubolare leggera e da un alto grado di sperimentazione e qualità del prodotto.
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Restando nel settore meccanico, ebbero significativi sviluppi la [[Olivetti]] nel campo delle [[macchina da scrivere|macchine da scrivere]], la [[Magneti Marelli]] nel campo dei materiali elettrici e le prime [[radio (apparecchio)|radio]], e la [[Necchi]] per le [[macchina da cucire|macchine da cucire]].
 
In particolare, la [[Olivetti]] venne fondata nel [[1908]] da [[Camillo Olivetti]], e vide un grande sviluppo sotto la direzione del figlio [[Adriano Olivetti]]. Nel [[1922]] l'azienda produceva 2000 macchine da scrivere con 200 operai, ma già nel [[1937]] le maestranze raggiunsero le {{formatnum:1750}} unità, per un totale di 27000 pezzi prodotti in un anno<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 66}}.</ref>.
Nel [[1935]] nacque la ''[[Olivetti Studio 42]]'', opera di [[Ottavio Luzzati]], degli architetti [[Figini e Pollini]] e dell'artista [[Xanti Schawinsky]], che cambiò radicalmente la forma della macchina da scrivere, sviluppandone il corpo in orizzontale e creando un prodotto meno voluminoso da utilizzare a casa come in ufficio. Nel settore della argenteria vide un grande sviluppo la [[Cesa 1882]].
 
Tra i principali esempi di disegno industriale fu l'[[addizionatrice]] ''Summa'' del pittore [[Marcello Nizzoli]].
 
FIAT e Olivetti rappresentano dunque due riferimenti fondamentali nella storia del nascente [[design industriale]] italiano. Ma la [[grande depressione]] del [[1929]] produsse sull'economia e sulla società italiane provocò ripercussioni profonde e durature in [[Italia]] che determinarono sostanziali mutamenti a livello economico e politico. Lo Stato diventò proprietario di una notevole parte dell'industria e fondò, nel [[1933]], l'[[Istituto per la Ricostruzione Industriale]] (IRI).
 
Il [[1936]] fu l'anno della [[Triennale di Milano#VI Triennale: 1936|VI Triennale di Milano]], presso il nuovo già citato [[Palazzo dell'Arte]] presso il [[Parco Sempione (Milano)|Parco Sempione]]. In questa occasione l'estetica [[razionalismo|razionalista]] si estende dall'architettura al campo dell'arredo diventando "stile"<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 72}}.</ref>. L'arredo cominciò anche a diventare un utensile proiettato verso la produzione in serie, tema che verrà affrontato in modo diretto nella [[Triennale di Milano#VII Triennale: 1940|VII Triennale di Milano]].
Nel decennio tra il [[1930]] e il [[1940]] il mobile in tubo cromato curvato venne assunto quale immagine di rinnovamento anche degli ambienti domestici. Tuttavia, la produzione di mobili in metallo rimase circoscritta a pochi esempi d'autore a causa, principalmente, del costo di realizzazione, che era il doppio rispetto ai mobili in legno. Inoltre, nel [[1937]] fu vietato l'impiego del legno, che sviluppò l'impiego delle [[leghe di alluminio]] più facilmente reperibili. Il mobile in tubo di acciaio rimaneva comunque utilizzato per edifici pubblici come scuole e ospedali, a cui si aggiungono il settore degli uffici pubblici e le Case del Fascio, come quella progettata a [[Como]] nel [[1935]]-[[1936|36]] da [[Giuseppe Terragni]] dove si trovano esemplari della storia del design italiano come la ''sedia-scagno'' o la sedia ''Lariana'', ancora oggi in produzione. Pezzi esemplari per l'ambiente abitativo sono quelli di [[Gabriele Mucchi]], come la ''[[chaise-longue]] regolabile'' del [[1934]].
 
Sempre in questo periodo, l'industria del vetro, autonoma rispetto all'importazione di materie prime, brevettò una vasta serie di prodotti, tra cui il ''Termulux'', il ''Vetroflex'' e i cristalli di sicurezza ''VIS'' e ''Securit''<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 78}}.</ref>, che, in occasione della [[Triennale di Milano#VI Triennale: 1936|VI Triennale di Milano]], vengono impiegati in soluzioni sperimentali per arredi e oggetti.
 
Questi anni segnano anche uno sviluppo del disegno delle [[radio (apparecchio)|radio]], partendo dall'essenziale mobile radio [[grammofono]] di [[Figini e Pollini]] del [[1933]] all'apparecchio in vetro di [[Franco Albini]] del [[1938]], passando dal ''radioricevitore 547'' a cinque valvole disegnato per [[Phonola]] da [[Luigi Caccia Dominioni]], [[Livio Castiglioni|Livio]] e [[Pier Giacomo Castiglioni]], presentato alla [[Triennale di Milano#VII Triennale: 1940|VII Triennale di Milano]].
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=== 1945 - 1965: il ''Bel Design'' italiano ===
[[File:1947 Vespa 98 100cc.jpg|thumb|''[[Piaggio Vespa#Vespa V98 "farobasso"|Vespa V98 farobasso]]'' di [[Corradino D'Ascanio]].]]
L'[[Italia]], come gli altri paesi europei, uscì dalla guerra trovando la supremazia degli [[Stati Uniti]] sul mercato mondiale; il governo americano riuscì a riunificare il mercato internazionale grazie ai massicci aiuti dati all'[[Europa]] (concretizzati in Italia dal [[Piano Marshall]] del [[1947]]) e il [[dollaro]] divenne la moneta di riferimento e l'America lo stile di vita di riferimento per il mondo occidentale. Nel [[1946]] la [[Triennale di Milano]] organizzò la mostra ''RIMA'' (Riunione italiana per le mostre di arredamento), dove giovani architetti impegnati nella progettazione di singoli arredi o alloggi tipo furono invitati a partecipare: si trattava del [[BBPR]], e degli architetti [[Ignazio Gardella]], [[Carlo De Carli]], [[Vico Magistretti]] e [[Gabriele Mucchi]], che proposero un repertorio di arredi producibili in serie e pensati per case minime con spazi sfruttati in modo razionale.
 
Il [[1947]] è l'annola dellaconsacrazione internazionale del design italiano con la [[VIII Triennale di Milano]], dove la sezione sull'arredamento, diretta da [[Piero Bottoni]], è curata da [[Franco Albini]] (ideatore del celebre [[Tavolino Cicognino]]) e [[Luciano Canella]] insieme ad [[Anna Castelli Ferrieri]], [[Ettore Sottsass]] e altri. Il designer [[GualtieriGualtiero Galmanini]]<ref>[http://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2016/02/04/triennale-story-viii-edizione-1947/ Triennale story: VIII edizione, 1947 - Giornale dell'Architettura] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20170903073121/http://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2016/02/04/triennale-story-viii-edizione-1947/ |date=3 settembre 2017 }} Il Giornale dell'Architettura, Triennale story: VIII edizione, 1947, 4 febbraio 2016.</ref> dopo aver realizzato per vari allestimenti e progetti con [[Piero Portaluppi]], viene scelto eletto come una delle icone dell'architettura italiana del tempo e selezionato per realizzare il progetto lodello '' Scalone d'onore'' della 8ª [[Triennale di Milano]]<ref>{{cita web |url=http://old.triennale.org/it/archivio-fotografico/esposizione/21952-08trn?filter_catphoto=21999&cat=21998&filter_type=image |titolo=Copia1947. archiviataVIII Triennale di Milano Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne e dell'architettura moderna [L'abitazione] |accesso=29 giugno 2017 |urlmorto=sì |urlarchivio=http://archive.wikiwix.com/cache/20170629215528/http://old.triennale.org/it/archivio-fotografico/esposizione/21952-08trn?filter_catphoto=21999&cat=21998&filter_type=image |dataarchivio=29 giugno 2017 }} 1947, che influenzerà molti architetti nelle epoche successive. VIII Triennale di Milano Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne e dell'architettura moderna [L'abitazione], Triennale di Milano.</ref>. conIl [[LuigiDesign Pollastri]]<ref>[http://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2016/02/04/triennale-story-viii-edizione-1947/]italiano diviene Ilda Giornalequesta delldata il massimo riferimento mondiale per l'Architetturaarchitettura e il design, Triennalerendendo story:particolarmente VIIIapprezzate edizione,da 1947,musei 4e febbraiocollezionisti 2016</ref>le realizzazioni degli anni cinquanta.
 
La [[Triennale di Milano]] con il BIE - [[Bureau international des Expositions]]<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/gualtiero-galmanini|titolo= Gualtiero Galmanini}}</ref> elegge nel 1947 [[Gualtiero Galmanini]] come massimo esponente del design europeo della sua epoca, conferendogli la [[Medaglia d'oro all'architettura italiana]]. Galmanini esponente del razionalismo italiano, con Albini, diviene uno dei primari designer del Novecento, le sue opere altamente innovative anche nelle metodologie di costruzioni, sono concettualemente caratterizzate dal "rigore geometrico e dall’alternanza tra solidità e trasparenza, in strutture in cui vetro, cemento e metallo concorrono a creare spazi, volumi e giochi di luci e ombre". Spesso condivide progetti per decenni con Piero Portaluppi che raggiunge l'età più matura.
Dal [[1948]] quando, come osserva [[François Burkhardt]] (premio [[Compasso d'oro]] internazionale [[2011]]): {{Citazione|gli intellettuali perdettero la battaglia con le [[elezioni politiche italiane del 1948|elezioni del 1948]], e con esse la possibilità di un cambiamento delle leggi fondiarie e di una riorganizzazione della collettività, gli architetti spostarono la loro attenzione sull'oggetto stesso, che divenne quindi portatore di significato e orientamento<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|pp. 88-89}}</ref>.|[[François Burkhardt]]}}
 
Dal [[1948]] quando, come osserva [[François Burkhardt]] (premio [[Compasso d'oro]] internazionale [[2011]]): {{Citazione|gli intellettuali perdettero la battaglia con le [[elezioni politiche italianein Italia del 1948|elezioni del 1948]], e con esse la possibilità di un cambiamento delle leggi fondiarie e di una riorganizzazione della collettività, gli architetti spostarono la loro attenzione sull'oggetto stesso, che divenne quindi portatore di significato e orientamento<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|pp. 88-89}}.</ref>.|[[François Burkhardt]]}}
È da quest'anno che il ''made in Italy'' comincia a conoscere il suo successo a livello internazionale.
Viene però brevettata due anni prima, nel [[1946]], la ''[[Piaggio Vespa#Vespa V98 "farobasso"|Vespa V98 farobasso]]'' della [[Piaggio]], dell'ingegnere elicotterista [[Corradino D'Ascanio]], che sancisce l'inizio del successo dedello ''scooter'', un nuovo [[mezzo di trasporto]] per gli spostamenti di breve/media distanza. È invece del [[1947]] la sua eterna rivale, ovvero la ''[[Innocenti Lambretta|Lambretta]]'' della [[Innocenti]], disegnata da [[Cesare Pallavicino]] e [[Pierluigi Torre]].
 
==== Design e trasporti ====
[[File:Iso Isetta.jpg|thumb|left|Microvettura ''[[Iso Isetta]]'' di [[Ermenegildo Preti]].]]
 
Restando nel mondo dei mezzi di trasporto per il corto raggio, vanno necessariamente citati il ''[[Garelli Mosquito]]'', un piccolo [[motore|propulsore]] da applicare alla [[bicicletta]], e la [[microvettura]] a tre ruote ''[[Iso Isetta|Isetta]]'' di [[Ermenegildo Preti]], prodotta dalla [[Iso Rivolta]] nel [[1953]].
 
Più tardi, nel [[1955]], [[Dante Giacosa]] disegna la ''[[Fiat 600|600]]'' per la [[FIAT]], per poi passare, l'anno dopo, alla ''[[Fiat Nuova 500|Nuova 500]]'', entrambi veicoli che vanno a sostituire la ''[[Fiat 500 "Topolino"|Topolino]]''. Sono questi gli anni della motorizzazione di massa, che vedono incrementare i veicoli circolanti dalle 14 automobili ogni {{formatnum:1000}} abitanti a un'auto ogni 17 abitanti nel [[1962]]<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 92}}.</ref>. Nel [[1956]], sempre per mano di Giacosa, la ''600'' vide una significativa variante, la ''[[Fiat 600 Multipla|600 Multipla]]'', per una nuova abitabilità.
 
Nel [[1948]] le [[Officine Meccaniche (azienda)|Officine Meccaniche]] chiedono a [[Renzo Zavanella]] di rimettere in sesto un'[[automotrice]] leggera danneggiata durante la guerra. È in questa occasione che nasce l’l{{'}}''[[Automotrice FS ALn 772#La Belvedere|automotrice Belvedere]]'', sulla cui copertura è presente un'estensione volumetrica che diventa una sorta di belvedere panoramico con visuale a 360° del paesaggio circostante. Rimanendo nel campo del design ferroviario, l’l{{'}}''[[ETR 300]]'', meglio noto come ''Settebello'' (di [[Giulio Minoletti]] e prodotto dalla [[Breda Costruzioni Ferroviarie|Breda]] a partire dal [[1949]]), diventa il modello di punta delle [[Ferrovie dello Stato]].
 
Si arriva quindi ai veicoli per i viaggi aerei. Nel [[1960]] [[Ignazio Gardella]] progetta la prima classe dei nuovi ''DC10'' [[Alitalia]], pensata come accogliente salotto per la classe borghese, con tavolino centrale e poltrone in pelle e [[boiserie]] in legno con quadri e [[litografia|litografie]] alternate alla grafica di servizio. Per quanto riguarda, invece, il trasporto navale, [[Salvatore Fiume]] disegna, nel [[1953]], le prospettive rinascimentali della sala soggiorno del [[transatlantico]] ''[[Andrea Doria (transatlantico)|Andrea Doria]]'' (affondato il 26 luglio [[1956]]), caratterizzato anche dal banco bar di [[Lucio Fontana]]. Invece, [[Vincenzo Monaco]] e [[Amedeo Luccichenti]] lavorano in chiave contemporanea sui grandi spazi della [[Leonardo da Vinci (transatlantico)|Leonardo da Vinci]] ([[1958]]-[[1959|59]]).
 
==== Design ed elettrodomestici ====
[[File:Olivetti-mc24-marcello-nizzoli.jpg|thumb|''[[Olivetti MC-24]]'' (''Divisumma'') di [[Marcello Nizzoli]].]]
 
Gli [[anni 1950|anni cinquanta]] segnano anche la crescita del numero degli [[Elettrodomestico|elettrodomestici]] nelle case italiane: le [[lavatrice|lavatrici]] passano da {{formatnum:72000}} unità nel [[1957]] a 262000 nel [[1961]], i [[frigorifero|frigoriferi]] passano dai 18500 del [[1951]] ai 370000 del [[1957]], fino ad arrivare ai 1529000 pezzi negli [[anni 1960|anni sessanta]]<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 94}}.</ref>. Visti questi incrementi di produzione, diventa emblematico il problema della forma anche nei settori tecnologici, e non più solo nell'arredo. Questo è documentato, per esempio, dalla produzione [[Olivetti]] per macchine da scrivere e calcolo, strettamente legata al nome di [[Marcello Nizzoli]], che già dal [[1935]] aveva iniziato una collaborazione con questa azienda. È infatti di Nizzoli la macchina da calcolo elettrica ''[[Olivetti MC-24|Divisumma]]'' ([[1956]]).
 
Sempre di Nizzoli è la [[macchina per cucire]] ''Mirella'', disegnata per la [[Necchi]] nel [[1957]].
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Nel [[1953]] nascono le lampade da terra ''Imbuto'' e ''Monachella'' disegnate da [[Luigi Caccia Dominioni]], che disegnò nel [[1958]] la poltrona ''Catilina''.
 
[[File:Bruno Munari 1.jpg|thumb|left|Ritratto fotografico di [[Bruno Munari]].]]
La stagione del design del televisore è inaugurata da [[Pierluigi Spadolini]] con il suo ''Movision'' disegnato nel [[1954]] per [[RadioMarelli]]. Spadolini è poi seguito da [[Franco Albini]] e [[Franca Helg]] che nel modello ''Orion'' a 23 [[pollice (unità di misura)|pollici]] per [[Brionvega]] del [[1961]] progettano uno schermo su basamento metallico in grado di trasformare l'immagine in soluzione sospesa, come un oggetto levitante a forte caratteristica espressiva<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 96}}.</ref>. Sempre per la Brionvega, [[Marco Zanuso]] disegna il modello potatileportatile ''Doney'' con plastica trasparente che avvolge la parte tecnologica dell'apparecchio (soluzione che verrà ripresa nel [[1998]] dal [[Regno Unito|britannico]] [[Jonathan Ive]] per l’l{{'}}''[[iMac]]'' della [[Apple]]).
 
Nel [[19601959]] i fratelli Castiglioni disegnano l'iconica [[Lierna (sedia)|Sedia Lierna]] ispirato alla essenzialità snob della esclusivo Borgo di [[Lierna]] sul Lago di Como, nel [[1960]] l'[[aspirapolvere]] ''Spalter'' per l'azienda REM, un oggetto di dimensioni ridotte da portare a tracolla. Addirittura i [[carter (meccanica)|carter]] degli [[scaldabagno]] diventano oggetto di studio per i designer, come per esempio quello che [[Alberto Rosselli (architetto)|Alberto Rosselli]] disegna per l'azienda SIM nel [[1957]]. Ma è nel mondo delle macchine per il caffè che il design della "pelle dell'oggetto" si impone in maniera esplicita, come nella ''Pavoni'' di [[Gio Ponti]] del [[1949]], disegnata per l'[[La Pavoni|omonima azienda]].
 
È però a partire dal [[1956]] che si assiste a una nascita di nuovi modelli di macchina per il caffè, che enfatizzato il rito del caffè nei bar italiani; tutto questo ad opera dell'azienda [[La Pavoni]] in collaborazione con le riviste ''[[Domus (periodico)|Domus]]'' e ''[[Stile e Industria (rivista)|Stile e Industria]]''. Si vede la nascita del modello ''Diamante'', disegnato da [[Bruno Munari]] ed [[Enzo Mari]] per [[La Pavoni]] ([[1956]]).
 
Siamo inoltre del decennio della crescita delle esportazioni di prodotti italiani all'estero: tra il [[1951]] e il [[1961]] queste crebbero del 259%<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 98}}.</ref>.
 
==== Mostre e riconoscimenti ====
[[File:Olivetti Lettera 22 by LjL.jpeg|thumb|Olivetti ''[[Lettera 22]]'' di [[Marcello Nizzoli]].]]
 
Nel 1955 e 1958 a [[Londra]] vengono inaugurate due esposizioni del design italiano, mentre nel 1959 un'altra mostra viene organizzata a [[Chicago]] dall'[[Illinois Institute of Technology]]. In queste mostre il design italiano viene presentato in tutti i suoi aspetti, dalle moto alle automobili fino addirittura ai tralicci metallici della [[Edison]] per le linee elettriche ad [[alta tensione]]. Ma comunque il punto di riferimento principale per il design italiano rimane la [[Triennale di Milano]], che nel [[1954]] arriva alla sua [[Triennale di Milano#XI Triennale: 1954|X edizione]]. In questo stesso anno viene istituito il [[Premio Compasso d'oro]] promosso dalla [[La Rinascente|Rinascente]], vinto in questa prima edizione da quindici designer, tra cui [[Bruno Munari]] per la sua scimmietta giocattolo ''ZIZI'' per la ditta Pigomma, [[Marcello Nizzoli]] per la macchina da cucire ''BU supernova'' disegnata per la [[Necchi]] e la macchina da scrivere portatile ''[[Lettera 22]]'' della [[Olivetti]].
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[[File:Castiglioni brothers - Lampada Taccia.jpg|thumb|left|Lampada ''Taccia'' di [[Achille Castiglioni]]]]
Gli [[anni 1960|anni sessanta]] sono, tra le altre cose, gli anni che vedono la realizzazione di importanti opere architettoniche nel nord Italia: la [[Torre Velasca]] a [[Milano]] [[Ernesto Nathan Rogers]] e [[Enrico Peressutti]], la [[Casacasa alle zattereZattere]] a [[Venezia]] di [[Ignazio Gardella]], il [[Museo del tesoro della cattedrale di San Lorenzo]] a [[Genova]] di [[Franco Albini]], la [[Bottega di Erasmo]] a [[Torino]] di [[Roberto Gabetti]] e [[Amaro Isola]] sono solo alcuni esempi.
 
Nel [[1960]] viene allestita la mostra ''Nuovi disegni per il mobile italiano'' presso l'Osservatorio delle arti industriali di [[Milano]], durante la quale furono esposti ventuno mobili e dodici lampade di giovani architetti milanesi. Alcuni protagonisti di questa mostra sono [[Aldo Rossi]], [[Vittorio Gregotti]], [[Roberto Gabetti|Gabetti]] e [[Amaro Isola|Isola]], [[Guido Canella]], [[Virgilio Vercelloni]], [[Umberto Riva]], [[Giotto Stoppino]], [[Lodovico Meneghetti]], [[Leonardo Ferrari]], [[Sergio Asti]] e [[Gae Aulenti]].
 
In questo periodo si trovano numerosi esempio della produzione di [[Achille Castiglioni]]: tra questi, lo sgabello ''Mezzadro'' e il sedile ''Sella'' ([[1957]]), la sedia ''Lierna'' ([[1960]]), la poltrona ''Sanluca'' ([[1960]]), la lampada ''Splugen Brau'' (disegnata nel [[1961]] per l'omonimo ristorante milanese), la lampade ''[[Arco (lampada)|Arco]]'', ''Toio'' e ''[[Lampada Taccia'']] ([[1962]]), la lampada ''Luminator'' ([[1957]]). Ma di questo periodo sono anche opere di [[Cesare Cassina]], come la sedia ''Carimate'' del [[1959]].
 
=== 1965 - 1975 ===
[[File:' Sacco.jpg|miniatura|[[Poltrona Sacco|Sacco]]<nowiki> | </nowiki>[[Piero Gatti, Cesare Paolini, Franco Teodoro]] [1968]. Esposto alla mostra organizzata nel 1972 dal [[Museum of Modern Art|Moma]] ''Italy: The New Domestic Landscape. Achievements and Problems of Italian Design'' e in collezione permanente in 27 musei di arte contemporanea nel mondo. [[Premio Compasso d'oro|Premio Compasso d'Oro]] nel 2020.]]
[[File:" 12 - ITALY - Serie UP di Gaetano Pesce UP 5 e 6 al Triennale Design Museum di Milano 4.jpg|thumb|La [[serie UP]] (qui le poltrone UP5 e UP6) uno dei principali simboli del [[design radicale]] italiano]]
Come già accennato, gli [[anni 1960|anni sessanta]] vedono un pieno sviluppo del design italiano<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 107}}.</ref>. Vengono introdotti nuovi materiali nel settore del ''furniture design'', come il [[poliuretano]] (sintetizzato già nel [[1941]] e utilizzato per le imbottiture), utilizzato da aziende come la [[Gufram]] e il suo celebre [[Pratone]] e le [[plastiche]] (da ricordare il [[Premio Nobel per la chimica]] assegnato al [[Germania|tedesco]] [[Karl Ziegler]] e all'[[italia]]no [[Giulio Natta]] per "le loro scoperte nel campo della chimica e della tecnologia dei [[polimero|polimeri]]"); questi nuovi materiali permettono di passare dalla produzione dell'arredo in bottega ai ritmi seriali della fabbrica.
 
In questo periodo troviamo il vassoio ''[[Enzo Mari#Putrella|Putrella]]'' di [[Enzo Mari]] (disegnato nel [[1958]] per l'azienda milanese [[Danese (azienda)|Danese]]) e il [[Calendario Timor]] (progettato nel [[1967]]), la lampada ''Chimera'', disegnata da [[Ernesto Gismondi]] nel [[1966]] per l'azienda da lui fondata due anni prima [[Artemide (azienda)|Artemide]], la lampada ''[[Lampada Giova#Giova|Giova]]'' disegnata da [[Gae Aulenti]] per [[FontanaArte]] (per la quale dal [[1979]] sarà direttore artistico), la libreria ''Grifo'', di [[Enzo Mari]], disegnata per Gavina e assemblabile all'infinito ([[1966]]); citiamo altre opere di Mari più recenti, quali il tavolo ''Frate'' ([[1973]]), il divano ''Daynight'' ([[1971]]), la sedia ''Box'' ([[1971]]).
Come già accennato, gli [[anni 1960|anni sessanta]] vedono un pieno sviluppo del design italiano<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 107}}</ref>. Vengono introdotti nuovi materiali nel settore del ''furniture design'', come il [[poliuretano]] (sintetizzato già nel [[1941]] e utilizzato per le imbottiture), utilizzato da aziende come la [[Gufram]] e il suo celebre [[Pratone]] e le [[plastiche]] (da ricordare il [[Premio Nobel per la chimica]] assegnato al [[Germania|tedesco]] [[Karl Ziegler]] e all'[[italia]]no [[Giulio Natta]] per "le loro scoperte nel campo della chimica e della tecnologia dei [[polimero|polimeri]]"); questi nuovi materiali permettono di passare dalla produzione dell'arredo in bottega ai ritmi seriali della fabbrica.
 
In questo periodo troviamo il vassoio ''[[Enzo Mari#Putrella|Putrella]]'' di [[Enzo Mari]] (disegnato nel [[1958]] per l'azienda milanese [[Danese (azienda)|Danese]]), la lampada ''Chimera'', disegnata da [[Ernesto Gismondi]] nel [[1966]] per l'azienda da lui fondata due anni prima [[Artemide (azienda)|Artemide]], la libreria ''Grifo'', di [[Enzo Mari]], disegnata per Gavina e assemblabile all'infinito ([[1966]]); citiamo altre opere di Mari più recenti, quali il tavolo ''Frate'' ([[1973]]), il divano ''Daynight'' ([[1971]]), la sedia ''Box'' ([[1971]]).
 
Nascono negli anni sessanta anche opere che [[Ettore Sottsass]] disegna per [[Olivetti]], come il [[computer]] ''[[Olivetti Elea|Elea]]'' ([[1964]]), la [[macchina da scrivere]] ''Tecne 3'' e la macchina da scrivere portatile ''Valentine'' ([[1969]]). E il [[1961]] è l'anno della prima edizione del [[Salone Internazionale del Mobile]] di [[Milano]].
 
Nel [[1965]] [[Achille Castiglioni|Achille]] e [[Pier Giacomo Castiglioni]] progettano il [[sedile Allunaggio]]. Nel [[1958]] [[Afra Scarpa|Afra]] e [[Tobia Scarpa]] iniziano a lavorare nel campo dei [[vetro di Murano|vetri di Murano]]. Nel [[1960]] disegnano il divano con struttura in legno ''Bastiano'' per Gavina e il letto di metallo ''Vanessa''. Nel [[1970]] vincono il [[Premio Compasso d'oro]] per la loro poltrona ''Soriana''. Altri loro progetti sono i divani ''Coronado'' ([[1966]]) ed ''Erasmo'' ([[1973]]) e la lampada da terra ''Papillona'' ([[1975]]).
 
Nel 1968 [[Piero Gatti]], [[Cesare Paolini]], [[Franco Teodoro]] disegnano [[Poltrona Sacco|Sacco]], esposto nelle collezioni permanenti dei più importanti musei di [[arte contemporanea]] nel mondo. Premiato con il [[Premio Compasso d'oro|Compasso d'Oro]] nel 2020.
 
Nel [[1971]] [[Cini Boeri]] disegna il divano ''Serpentone'' per [[Arflex]], un divano composto da lamelle stampate in poliuretano accostate l'una all'altra. Il [[1987]] è invece l'anno della poltrona di [[cristallo]] ''Ghost'' (sempre di Boeri) disegnata con [[Tomu Katayanagi]] per Fiam.
 
Altri designer di grande importanza sono [[Joe Colombo]] e [[Bruno Munari]]. Il primo si era formato presso l'[[Accademia di belle arti di Brera]], aveva vinto due Compassi d'oro ed era un appassionato di musica [[jazz]], mentre il secondo aveva fondato nel [[1948]] (insieme ad [[Atanasio Soldati]], [[Gillo Dorfles]], e [[Gianni Monnet]]) il [[Movimento Arte Concreta]]. Tra le opere di Colombo la microcucina ''Carrellone'' ([[1963]]), il ''Rotoliving'' ([[1969]]), il letto ''Cabriolet'' ([[1969]]), la seduta ''[[Tubo (seduta)|Tubo]]'' (1969) e la ''Total Furnishing Unit'' del [[1971]], che propone il tema della "capsula attrezzata" spostabile che dà vita al concetto di abitare compatto<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 125}}.</ref>. Sono invece di Munari ricordiamo la scimmietta in [[gommapiuma]] ''Zizì'', chche gli fece vincere il [[Premio Compasso d'oro]] nel [[1954]], la lampada ''Cubica'', il posacenere ''Cubo'' del [[1958]] e l'Abitacolo del [[1971]].
 
[[File:Olivetti Elea 9003.jpg|thumb|left|Olivetti ''[[Olivetti Elea|Elea]]'' di [[Ettore Sottsass]]]]
Nel [[1968]] ha luogo la [[Triennale di Milano#XIV Triennale: 1968|XIV Triennale di Milano]], dove emergono composizioni progettuali di [[Avanguardia (arte)|avanguardia]] definite dal critico d'arte [[Germano Celant]] come ''radical design''<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 126}}.</ref>. In questa avanguardia troviamo come protagonisti Ufo, [[Archizoom Associati]], [[Ugo La Pietra]], [[Franco Raggi]], [[Gaetano Pesce]] e altri. Il ''radical design'' oppone al ''product design'' il "contro-design", come pratica teorica e progettuale in grado di «superare il discorso disciplinare del design, cioè la ricomposizione delle contraddizioni a livello formale, distruggendo proprio a questo livello l'abituale immagine del prodotto, negando l'elargizione di una correttezza formale in grado di appagare nei termini obsoleti del "buon gusto"»<ref>{{cita|De Giorgi, 1990}}.</ref>.
 
Nel [[1972]] [[Emilio Ambasz]] organizza al [[Museum of Modern Art|MoMA]] di [[New York]] la mostra ''Italy: The New Domestic Landscape. Achievements and Problems of Italian Design'', dove vengono esposti arredi, televisori, radio, giradischi e lampade. In questa occasione nasce la ''[[Kar-a-sutra]]'' di [[Mario Bellini]], che diventa il prototipo di ogni successiva [[monovolume]]. Ma la mostra del MoMA segna la fine della del design italiano policentrico, che andrà invece ad affermare il suo primato nell'arredo andando ad identificarsi, negli anni successivi, con il ''forniture italian design''<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|pp. 130-131}}.</ref>.
 
Il [[1973]] è l'anno della [[Triennale di Milano#XV Triennale:1973|XV Triennale di Milano]] che presenta la mostra ''Mostra internazionale dell'industrial design'' curata da [[Ettore Sottsass]] e [[Andrea Branzi]]. Fu in questa occasione che [[Giorgio de Chirico]] compone la scultura ''[[I bagni misteriosi]]'', che si trovava davanti al [[Palazzo dell'Arte]] (dove oggi è stata posizionata una copia, mentre l'originale è stato spostato al [[Museo del Novecento]] di [[Milano]]). È sempre di quest'anno la scultura ''Ettore e Andromaca'' di {{TA|de Chirico}}, che oggi si trova a [[Osaka]].
 
=== 1975 - 1985 ===
[[File:Olivettiunderwood programma101.jpg|thumb|La [[Olivetti]] [[Programma 101]], considerato il primo personal computer della storia, disegnato da [[Mario Bellini]], insignito dell'[[Industrial Design Award]].]]
 
Nel [[1976]] viene fondato, grazie ad Adriana e Alessandro Guerriero, lo [[Studio Alchymia]] a cui prendono parte [[Ettore Sottsass]], [[Alessandro Mendini]], [[Lapo Binazzi]], [[Franco Raggi]] e [[Michele De Lucchi]].
 
Un altro [[gruppo fondamentale]] per la storia del design italiano è stato il [[Memphis Group]], fondato da [[Ettore Sottsass]] ne [[1981]], a cui aderiscono [[Matteo Thun]], [[Michele De Lucchi]], [[Andrea Branzi]], [[Marco Zanini]], [[Aldo Cibic]], [[George Sowden]] e [[Natalie Du Pasquier]], affiancati da architetti come [[Hans Hollein]], [[Arata Isozaki]] e [[Michael Graves]].
 
In questo periodo va inserito il successo dell'azienda [[Alessi]], fondata nel [[1921]] e che nel [[1980]] vede come presidente [[Alberto Alessi]], il quale, nel [[1983]], chiama come consulente [[Alessandro Mendini]]: nasce la collezione ''Tea & Coffee Piazza'' e viene fondato il marchio ''Officina Alessi'' che oggi come allora produce edizioni speciali e serie limitate di prodotti, ma anche prodotti sperimentali. Vengono disegnati 11 servizi da tè e caffè pensati come piccoli edifici intorno a città-vassoi, rispettivamente da [[Aldo Rossi]], [[Michael Graves]], [[Hans Hollein]], [[Charles Jenks]], [[Richard Meier]], [[Robert Venturi]], [[Stanley Tigerman]], [[OscarÓscar Tusquets]], [[Kazumasa Yamashita]], [[Alessandro Mendini]] e [[Paolo Portoghesi]]. Ed è grazie a loro che [[Alessi]] diventa sinonimo di design [[postmodernismo|post-moderno]]<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 134}}.</ref>.
 
Un altro importante designer che ha lavorato anche per Alessi è il due volte [[Compasso d'oro]] [[Stefano Giovannoni]], il quale disegna oggetti cosiddetti "anfibi", ovvero nei quali cambia il rapporto tra allocazione e forma e, per esempio, un oggetto specifico dell'ambiente cucina diventa decorazione del soggiorno, come nel caso dello schiaccianoci che diventa scoiattolo o dei contenitori per sale e pepe che diventano due cinesini.
 
=== 1985 - 2010 ===
[[File:Theme and Variations plate by Piero Fornasetti - Montreal Museum of Fine Arts - Montreal, Canada - DSC09059.jpg|thumb|Piatto della serie ''temiTemi e variazioni'', di [[Piero Fornasetti]], MontrealMontréal Museum of Fine Arts.]]
Dopo la [[Crisi energetica (1979)|crisi petrolifera]], la struttura territoriale dell'industria italiana subisce varie modifiche: il [[triangolo industriale]] non è più l'unico protagonista assoluto dello sviluppo economico, ma [[piccole e medie imprese]] di [[Marche]], [[Toscana]], [[Emilia-Romagna]] e [[Triveneto]] iniziano ad introdurre lavorazioni moderne che vanno a miscelarsi con la tradizione artigianale. In questo periodo aumenta il numero di lavoratori del [[settore terziario]], che per la prima volta va superare quello degli addetti dell'industria (46% contro 40%<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 139}}.</ref>). L'[[inflazione]] scende dal 21,1% del [[1980]] al 4,6% del [[1987]] e si ha un rilancio dell'attività industriale. È in questo contesto che il ''made in Italy'' diventa il protagonista del nuovo sviluppo economico: sui mercati internazionali la moda, il design e gli arredamenti italiani diventano il ''must'' del gusto.
 
Ma realizzare buoni prodotti non bastava più: diventò necessario spettacolarizzare l'immagine aziendale. È così che nascono cataloghi e pubblicità che spesso tentano di trasformarsi in veri e propri [[periodico|magazine]] sul modello di ''[[Colors (rivista)|Colors]]'' di [[Benetton (azienda)|Benetton]] curata da [[Oliviero Toscani]].
 
Nel [[1985]] [[Enrico Baleri]] introduce il designer [[parigi]]no [[Philippe Starck]] (il più noto designer di fine millennio) ad aziende come [[Driade (azienda)|Driade]], [[Flos]] e [[Kartell]]. E Driade sarà tra le prime aziende italiane del ''forniture design'', insieme a [[Baleri Italia]], a darsi un carattere internazionale<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 141}}.</ref> grazie ai contributi di designer di tutto il mondo. Sono di Starck la lampada ''Ara'' del [[1988]] disegnata per [[Flos]] e lo spazzolino per [[Fluorcaril]] del [[1989]].
 
Altri architetti internazionali impegnati in questo periodo nel ''made in Italy'' sono [[Borek Sipek]], [[Jasper Morrison]], [[Toshiyuki Kita]], [[Hannes Wettstein]], [[Hans Hollein]], [[Patricia Urquiola]], i fratelli Campana e le cosiddette "[[archistar]]" [[Zaha Hadid]] e [[Jean Nouvel]] per [[Alessi]] e [[Sawaya & Moroni]], [[Frank Gehry]], [[Michael Graves]] e [[Bob Venturi]] sempre per [[Alessi]], [[Mario Botta]] per [[Artemide (azienda)|Artemide]] e [[Alias (azienda)|Alias]], [[Herzog & de Meuron]] per [[Artemide (azienda)|Artemide]].
 
Un esempio fra tutti dell'apertura da parte di aziende a designer stranieri è quello della [[Cappellini (azienda)|Cappellini]], per la quale eseguivano disegni [[ShiroShirō Kuramata]], [[Jasper Morrison]], [[Marc Newson]] e [[Tom Dixon]]. Così come [[Driade (azienda)|Driade]] che, sotto la regia di [[Enrico Astori]], vedeva tra i suoi desiger [[Borek Sipek]], [[Toyo Ito]], [[Ron Arad (designer)|Ron Arad]] e [[Philippe Starck]].
 
Sono degli [[anni 1980|anni ottanta]] la poltroncina ''Doralice'' di [[Paolo Nava]] ([[1980]]), le sedie ''Teatro'' ([[1984]]) e ''Milano'' ([[1988]]) disegnate da [[Aldo Rossi]] insieme a [[Luca Meda]], la sedia ''Tonietta'' di [[Enzo Mari]] ([[Compasso d'oro]] [[1985]]), la lampada ''Costanza'' di [[Paolo Rizzato]] disegnata nel [[1986]] per [[Luceplan]], il tavolo in marmo ''Rilievo'' del 1988 di Aldo Rossi e il servizio di posate ''Nuova Milano'' disegnato da [[Ettore Sottsass]] per [[Alessi]] ([[1987]] - [[1990]]), solo per citare alcuni esempi di design di questo periodo.
 
Nel [[1983]], per la [[Triennale di Milano#XVII Triennale: 1983 - 1988|XVII Triennale di Milano]] viene organizzata da [[Franco Raggi]] e [[Francesco Trabucco]] la mostra ''Le case della Triennale'', che vuole sottolineare l'apporto del design alla configurazione di spazi domestici. Tra i tanti partecipanti alla mostra, emergono in particolar modo [[Paolo Deganello]] e [[Alberto Magnaghi (architetto)|Alberto Magnaghi]] con la loro ''Casa in comune'', protesa a favorire la socializzazione, e [[Michele De Lucchi]] con la ''Casa per le vacanze'' che vede, in una casa all'interno di un [[Cratere meteoritico|cratere]] di un vulcano spento, il discorso della ''friendly technology''. Mentre [[Denis Santachiara]] propone, nella sua ''Casa onirica'', il rapporto tra nuove tecnologie e spazio domestico.
 
Nel [[1987]] [[François Burkhardt]] organizza l'esposizione ''Nouvelles tendences: les avant-gardes de la fin du XX siècle'' a [[Parigi]], alla quale partecipano anche molti designer italiani.
 
==== Design nelcontemporaneo milanese ====
Il design contemporaneo è un diverso modo di approcciarsi alla disciplina solitamente inserito nel periodo successivo al nuovo millennio, dunque dopo l'anno 2000. Questa datazione è da ritenersi una convenzione dettata da esigenze di storici e critici.
[[File:GiorgioArmani.jpg|thumb|Lo stilista [[Giorgio Armani]]]]
 
Il design italiano del secondo dopoguerra ha avuto come grande punto di riferimento la metodologia razionale del [[Bauhaus]]. Su di essa i designer hanno espresso due posizioni in contrapposizione tra loro: chi di sostanziale continuazione ([[Achille Castiglioni]], [[Bruno Munari]], [[Enzo Mari]], [[Vico Magistretti]], [[Cini Boeri]]...) e chi di forte critica (gruppi [[Architettura radicale|Radical]], [[Ettore Sottsass]], [[Gae Aulenti]], [[Alessandro Mendini]], [[Gaetano Pesce]]...). Da un punto di vista critico il design contemporaneo nasce in Italia quando il [[Razionalismo italiano|razionalismo]] non è più al centro del dibattito sul progetto. Questo porterà ad uno sviluppo di progetti meno statici o iconici e più flessibili, caratterizzati da forme meno rigide rispetto alle precedenti e capaci di rappresentare una società nuova, più veloce e mutevole.<ref>{{cita|Bovo, 2022|p. 153}}.</ref>
Parlando del design italiano, è impossibile non parlare di [[Milano]] e della [[Brianza]] (storica culla della produzione del ''furnishing design made in Italy''<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 156}}</ref>). In questa zona nascono importanti fondi [[private equity]] come ''Charme'' (fondato da [[Luca Cordero di Montezemolo]], con il quale ha potuto acquisire l'azienda di arredamento [[Poltrona Frau]]) e ''Opera'' del gruppo Bulgari.
 
{{Citazione|I Maestri erano alla ricerca di progetti definitivi, soluzioni permanenti e spesso utilizzavano linguaggi logici-razionali basati sul rapporto tra forma e funzione.<ref>{{cita|Branzi, 2010|p. 69}}.</ref> }}
Parlando di design a Milano, non si può evitare di parlare del campo della [[moda]], che vede per l'appunto [[Milano]] (seguita da [[Roma]] e, in minor misura, [[Firenze]]) come una delle sue [[capitali della moda|capitali]]. E sono proprio alcuni stilisti che hanno scelto il capoluogo lombardo come sede delle loro aziende ad essersi lanciati anche nel settore del design dell'arredo. Per esempio, [[Nino Cerruti]] ha acquisito e gestito un'azienda di primo piano nel ''furniture design made in Italy'' e [[Giorgio Armani]] ha dedicato un'intera collezione di arredi e accessori al settore della casa, mentre sono disegnati dallo stesso stilista anche gli interni del [[Burj Khalifa]], grattacielo costruito tra il [[2008]] e il [[2010]] a [[Dubai]].
{{Citazione| La nuova generazione non cerca soluzioni definitive ma dispositivi provvisori, assetti reversibili, modelli elastici. Evita archetipi rigidi, capolavori perfetti, inadatti a un’epoca dove tutto deve cambiare, adattarsi, trasformarsi, rinnovarsi. ([[Andrea Branzi]], 2010)<ref>{{cita|Branzi, 2010|p. 196}}.</ref> }}
 
Il design contemporaneo è caratterizzato da due elementi: <br/> 1. Elevata moltiplicazione dei linguaggi e dei sistemi espressivi utilizzati. Nel design contemporaneo ogni designer propone una propria personale definizione sulla disciplina non riconoscendosi più nella definizione generalizzata che aveva caratterizzato il [[Novecento]]. Questo fenomeno è particolarmente forte nel contesto italiano da sempre caratterizzato dall'assenza di un unico stile nazionale o scuola di pensiero come è avvenuto invece in altri paesi.<ref>{{cita|Bovo, 2022|p. 155}}.</ref><br/>
2. Il prodotto tangibile, fisico, non è l'unico campo di ricerca. È considerato “design” realizzare un oggetto, ma anche fare un progetto di ricerca, proporre un nuovo sistema produttivo, inventare un nuovo materiale.<ref>{{cita|Bovo, 2022|p. 157}}.</ref>
 
Il ''“design solido”'' del [[Novecento]] era costituito soprattutto da prodotti fisici: nel contesto contemporaneo viene invece ridefinito con il termine ''“design liquido”'' a sottolineare i nuovi processi di smaterializzazione fisica degli oggetti e una propensione alla maggiore mutevolezza.<ref>{{cita|Bovo, 2022|p. 7}}.</ref> ([[Tommaso Bovo]], 2022)
 
L'identikit del designer contemporaneo è molto cambiato rispetto ai suoi predecessori. Dopo gli anni Duemila il design è ormai una disciplina condivisa e conosciuta. I designer sono professionisti con un proprio riconoscimento sociale anche da parte del pubblico dei non addetti ai lavori: non ha più bisogno di spiegare cosa fa e in cosa consista la propria professionalità.<ref name="Alessi">{{cita|Alessi, 2014|p. 7}}.</ref>
 
Negli anni [[Anni 1970|Settanta]] il progettista che si affaccia al design ha in media 35/40 anni e ci arriva generalmente dopo aver frequentato una facoltà di architettura.<ref>{{cita|Alessi, 2014|p. 3}}.</ref> Il designer contemporaneo inizia la professione in media molto prima rispetto ai propri predecessori, all'età di 25 anni, ha una formazione specifica acquisita nelle facoltà di [[disegno industriale]].<ref>{{cita|Alessi, 2014|p. 6}}.</ref> Il designer contemporaneo vede aumentare esponenzialmente la concorrenza derivata da un sempre maggiore afflusso di professionisti: il design diventa una professione non più ristretta a pochi.<ref name="Alessi" /> I designer italiani ed europei hanno storicamente avuto una bassa sensibilità all'aspetto commerciale della disciplina (rispetto ad esempio ai colleghi americani): temi più sentiti sono sempre stati quelli sociali e di riflessione sul [[Sistema di produzione|sistema produttivo]]. C'è da parte del designer contemporaneo una nuova percezione del proprio ruolo, visto come meno influente rispetto alle generazioni passate: oggi il designer vive spesso la proprio professione in modo problematico e dubbioso nella capacità di incidere veramente nella società.<ref>{{cita|Alessi, 2014|p. 10}}.</ref>
[[File:Pollicino.jpg|alt=Giulio Iacchetti, Matteo Ragni, Fernando Contreras Wood, “Pollicino”, tagliere per le briciole di pane, 1999.|miniatura|Giulio Iacchetti, Matteo Ragni, Fernando Contreras Wood, “Pollicino”, tagliere per le briciole di pane, 1999. Esempio di “design semiotico” in cui la funzione pratica è praticamente nulla, lo scopo primario è quello di inviare un messaggio: in questo caso una riflessione sullo spreco alimentare.]]
In Italia alla fine degli anni Novanta e successivamente in Nord Europa (specialmente nei [[Paesi Bassi]]) è emersa una sempre maggiore attenzione progettuale verso le possibilità narrative degli oggetti. Prima dell'aspetto estetico-formale la ricerca si è concentrata sul messaggio che un oggetto può esprimere. Nasce così un ''“design semiotico”'' in cui la funzione centrale diventa il racconto e la narrazione prima che la funzione pratica.<ref>{{cita|Bovo, 2022|p. 156}}.</ref> Un esempio è il progetto “[[Pollicino]]” (1999) di [[Giulio Iacchetti]], [[Matteo Ragni]] e [[Fernando Contreras Wood]]: l'oggetto serve a dividere le briciole di pane avanzate in parti uguali, non assolve a nessuna funzione pratica ma vuole mandare un messaggio sulla disparità di distribuzione del cibo nel mondo e sull'importanza di non sprecare nulla, nemmeno le briciole.<ref>{{cita|Dardi, 2019|p. 247}}.</ref>
Questo approccio narrativo e politico al progetto influenzerà molto il design contemporaneo. Esponenti particolarmente vicini a questa forma progettuale, anche se con poetiche molto differenti tra loro, sono i designer [[Paolo Ulian]], [[Studio JoeVelluto]], [[Emanuele Magini]], [[Studio Formafantasma]], [[Francesca Lanzavecchia]], [[Studio Sovrappensiero]].
 
Alcuni dei principali esponenti del design contemporaneo italiano sono i designer: [[Paolo Ulian]], [[Giulio Iacchetti]], [[Matteo Ragni]], [[Odoardo Fioravanti]], [[Luca Nichetto]], [[Studio Formafantasma]], [[Francesco Faccin]], [[Francesca Lanzavecchia]], [[Studio Sovrappensiero]], [[Valerio Sommella]], [[Studio Zaven]], [[Guglielmo Poletti]], [[Studio JoeVelluto]], [[Enrico Azzimonti]]
 
=== Design nel milanese ===
[[File:GiorgioArmani.jpg|thumb|Lo stilista [[Giorgio Armani]].]]
 
Parlando del design italiano, è impossibile non parlare di [[Milano]] e della [[Brianza]] (storica culla della produzione del ''furnishing design made in Italy''<ref>{{cita|Vercelloni, 2008|p. 156}}.</ref>). In questa zona nascono importanti fondi [[private equity]] come ''Charme'' (fondato da [[Luca Cordero di Montezemolo]], con il quale ha potuto acquisire l'azienda di arredamento [[Poltrona Frau]]) e ''Opera'' del gruppo Bulgari.
 
Parlando di design a Milano, non si può evitare di parlare del campo della [[Moda (abbigliamento)|moda]], che vede per l'appunto [[Milano]] (seguita da [[Roma]] e, in minor misura, [[Firenze]]) come una delle sue [[capitali della moda|capitali]]. E sono proprio alcuni stilisti che hanno scelto il capoluogo lombardo come sede delle loro aziende ad essersi lanciati anche nel settore del design dell'arredo. Per esempio, [[Nino Cerruti]] ha acquisito e gestito un'azienda di primo piano nel ''furniture design made in Italy'' e [[Giorgio Armani]] ha dedicato un'intera collezione di arredi e accessori al settore della casa, mentre sono disegnati dallo stesso stilista anche gli interni del [[Burj Khalifa]], grattacielo costruito tra il [[2008]] e il [[2010]] a [[Dubai]].
 
== Designer italiani ==
{{Vedi categoria|Designer italiani}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro |autore = Tommaso Bovo |titolo = Design liquido |editore = Forma Edizioni |città = Firenze |anno = 2022 |cid = Bovo, 2022}}
* {{cita libro|Matteo|Vercelloni|Breve storia del design italiano|2008|Carocci}}
* {{cita libro |autore = Domitilla Dardi; Vanni Pasca |titolo = Manuale di storia del design |editore = SilvanaEditore |città = Milano |anno = 2019 |cid = Dardi, 2019}}
* {{cita libro|Alfonso|Grassi|coautori=Anty Pansera|Atlante del disegno italiano: 1940 - 1980|Milano|Fabbri|1980}}
* {{cita libro|autore=Chiara Alessi|titolo=Dopo gli anni Zero: il nuovo design italiano|editore=Laterza|città=Bari-Roma|anno=2014|cid=Alessi, 2014}}
* {{cita libro |autore = [[Andrea Branzi]] |titolo = Ritratti e autoritratti di design |editore = Marsilio |città = Venezia |anno = 2010 |cid = Branzi, 2010}}
* {{cita libro|nome=Matteo|cognome=Vercelloni|titolo=Breve storia del design italiano|anno=2008|editore=Carocci|cid=Vercelloni, 2008}}
* {{cita libro|nome=Alfonso|cognome=Grassi|coautorinome2=Anty|cognome2= Pansera|titolo=Atlante del disegno italiano: 1940 - 1980|città=Milano|editore=Fabbri|anno=1980}}
* {{cita libro|Anty|Pansera|Il design del mobile italiano dal 1946 a oggi|Bari|Laterza|1990}}
* {{cita libro|Gian Luigi|Falabrino|Il design parla italiano: vent'anni di Domus academy|Milano|2004|}}
* {{cita libro|autore=[[Andrea Branzi]]|titolo=Introduzione al design italiano: una modernità incompleta|città=Milano|editore=Baldini & Castoldi Dalai|anno=2008|cid=Branzi, 2008}}
* {{cita libro|Anty|Pansera|Storia del disegno industriale italiano|Bari|Laterza|1993}}
* {{cita libro |autore = Manolo De Giorgi |titolo = Italia: il disegno del prodotto fuori mercato |editore = [[Mondadori Electa|Electa]] |città = Milano |anno = 1990 |cid = De Giorgi, 1990}}
 
== Voci correlate ==
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* [[Design automobilistico]]
* [[Design della moda]]
* [[Design industriale|Disegno industriale]]
* [[Design della comunicazione]]
* [[Premio Compasso d'oro]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.adi-design.org/homepage.html|adi-design.org - Sito ufficiale dell'Associazion per il Disegno Industriale|7 ottobre 2011|lingua=it, en}}
* {{cita web|httphttps://wwwaiap.triennale.orgit/|triennaleaiap.orgit - Sito ufficiale delladell'Associazione Triennaleitaliana design della dicomunicazione Milanovisiva|720 ottobreaprile 20112020|lingua=it, en}}
* {{cita web|http://www.arapacistriennale.itorg/|arapacistriennale.itorg - Sito ufficiale deldella MuseoTriennale dell'Aradi Pacis a RomaMilano|7 ottobre 2011|lingua=it es, en fr}}
* {{cita web|http://fuorisalonewww.arapacis.it/info2012/index.html|fuorisalonearapacis.it - Sito ufficiale del FuorisaloneMuseo didell'Ara MilanoPacis a Roma|7 ottobre 2011|lingua=it, es, en, fr}}
* {{cita web|1=http://fuorisalone.it/info2012/index.html|2=fuorisalone.it - Sito ufficiale del Fuorisalone di Milano|3=7 ottobre 2011|lingua=it, en|dataarchivio=17 luglio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120717161315/http://fuorisalone.it/info2012/index.html|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http://www.opendesignitalia.net/it/|OpenDesignItalia.net|7 ottobre 2011}}
* {{cita web | 1 = http://www.opendesignitalia.net/it/ | 2 = OpenDesignItalia.net | 3 = 7 ottobre 2011 | dataarchivio = 7 ottobre 2011 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20111007053511/http://www.opendesignitalia.net/it/ | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.arte.rai.it/articoli/1972-italy-the-new-domestic-landscape-al-moma-di-new-york/14621/default.aspx|1972: Italy, the new domestic landscape, al MOMA di New York, sul portale RAI Arte}}
 
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{{Portale|design|economia|Italia}}