Inanna: differenze tra le versioni

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{{F|mitologia|dicembre 2024}}[[File:Seal of Inanna, 2350-2150 BCE.jpg|thumb|upright=1.4|Impressione di un sigillo a cilindro accadico con Inanna che poggia il piede su un leone mentre [[Ninšubur]] le sta di fronte in segno di obbedienza, c. 2334- 2154 a.C.]]
[[File:Kudurru Melishipak Louvre Sb23 Ishtar-star.jpg|thumb|upright=1.4|Dettaglio di un ''[[kudurru]]'' del re babilonese [[Meli-Šipak]] (1186–11711186-1171 a.C.), conservato al Museo del Louvre di Parigi. La stella a otto punte, che indica il pianeta Venere, è il simbolo della dea mesopotamica Inanna/Ištar.]]
 
'''Inanna''' (anche '''Inana'''; cuneiforme sumerico: [[File:Cuneiform sumer dingir.jpg|100x23px]][[File:Cuneiform sumer inana.jpg|100x23px]], <sup>[[Dingir|d]]</sup>IN.AN.NA, forse con il significato di "Signora del Cielo"<ref>Da Nin.ana, Jeremy Black e Anthony Green, p. 108</ref>, anche <sup>[[Dingir|d]]</sup>MÚŠ<ref>Il segno MÚŠ che rappresenta il suo nome deriva da un arcaico pittogramma che indica lo stelo arrotolato di una canna. Leick</ref> con il significato di "Splendente"; in dialetto emesal: ''gašan.an.na'') è la dea [[sumera]] della fecondità, della [[bellezza]] e dell'[[amore]], inteso come relazione erotica (con l'epiteto di ''nu.gig'', inteso come "ierodula") piuttosto che coniugale <ref>Leick. Da tener presente che per Black e Green «Inana is not a goddess of marriage, nor is she a mother goddess»</ref>; successivamente assimilata alla dea accadica, quindi babilonese e assira, '''[[Ištar]]''' (anche Eštar). Inanna/Ištar è la più importante divinità femminile mesopotamica<ref>«The goddess Inana or Istar was the most important female deity of ancient Mesopotamia at all periods.» (Black e Green, p.108).</ref>. Inanna era anche dea della [[guerra]], della [[giustizia]], dell'[[agricoltura]] e regolava i cicli della [[natura]]. La sua natura dualistica (dea delle piogge gentili ed assassine) la rende una delle figure più interessanti della mitologia arcaica. Inanna incarnava la massima rappresentazione divina.
La poetessa e sacerdotessa [[Enḫeduanna|Enheduanna]], i cui poemi risalenti al XXIV sec. a.C. rappresentano i primi esempi di poesia mai ritrovati, elevò Inanna a dea principale dell'intero pantheon sumero nella sua opera "L'esaltazione di Inanna".
 
==Origini==
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== Genealogia ==
La principale tradizione sumerica (città di Uruk) la vuole figlia del dio del Cielo, ''An'' (in questo contesto assume il titolo di ''nu.gig.an.na'' ("ierodula di An"). Un'altra tradizione (città di Isin) la vuole invece figlia del dio della Luna, ''[[Sin (divinità)|Nanna]]'' e sorella gemella del dio del [[Sole]], ''[[Utu (divinità)|Utu]]''.<ref>Leick 88</ref>.
 
== Particolarità==
Bellissime sono le poesie d'amore scritte da Inanna e rivolte al proprio amore e promesso sposo [[Tammuz (divinità babilonese)|Dumuzi]]. Ella dona agli abitanti di Uruk, la città di cui è protettrice, i [[Me (mitologia)|Me]] sottratti a Enki con un inganno (lo fece ubriacare dopo averlo sedotto con la sua bellezza), in modo che gli uomini possano vivere in prosperità e benessere. Dopo la perdita del suo innamorato divenne una seduttrice di uomini e di dei: nella saga di Gilgamesh, questi rifiuta le sue profferte di sesso, rinfacciandole che nessun uomo è rimasto vivo fino all'indomani mattina, dopo avere giaciuto con lei nella notte.
 
==La discesa di Inanna aglinegli inferiInferi==
{{Vedi anche|Discesa di Inanna negli Inferi}}
Il testo più lungo e complesso su Inanna giunto fino a noi è il poema ''La discesa di Inanna'', conosciuto per la maggior parte da tavolette rinvenute negli scavi archeologici eseguiti tra il [[1889]] e il [[1900]] sulle rovine della città di [[Nippur]], nel sud della [[Mesopotamia]] (attuale [[Iraq]]).
 
Il testo narra che Inanna scese nel Kur, l'Oltretomba, per portare alla sorella mostruosa [[Ereshkigal]] condoglianze per l'uccisione del "Toro del Cielo". Inanna attraversò sette cancelli dando in pedaggio i suoi vestiti e giunse nuda nel Kur. Ereshkigal imprigionò Inanna nel Kur e perciò Ninshuba avvertì [[Enki]] e gli altri Dei. [[Dumuzi|Dumuzid]] (oppure Dumuzi, o Damu) per amore si sacrificò al posto di Inanna e la Dea rinacque. Però la tristezza di [[Geshtinanna]], sorella di Dumuzid, commosse Ereshkigal che gli permise di tornare sulla terra durante l'estate e la primavera.
Il mito narra come Inanna scenda nell'oltretomba (ma il testo superstite non fornisce la ragione del viaggio). Prende con sé sette Me (personificati come accessori e capi di vestiario della dea), parte con la fida ancella [[Ninshubur]] e bussa alle porte della [[Kur|"Terra"]] (termine con cui comunemente viene identificato l'oltretomba). Le viene chiesto da parte di [[Neti (mitologia)|Neti]], il custode, il motivo di un tale viaggio. Inanna spiega che è venuta per rendere omaggio a sua sorella [[Ereshkigal]], signora dell'oltretomba, e a portarle le sue condoglianze per la morte di Gugalanna, suo marito, il "toro del cielo" (ucciso da [[Gilgameš]] nell'epopea legata all'eroe). Viene fatta entrare sola e passa attraverso sette porte, ove le vengono sottratti progressivamente i Me. Infine, nuda, viene introdotta davanti a Ereshkigal e agli [[Anunnaki]] (i giudici degli inferi in questa versione del mito), che la condannano e la mettono a morte. Ninshubur va a chiedere aiuto per la padrona e la sua supplica trova ascolto presso Enki. Il dio modella con lo "sporco" tratto da sotto le sue unghie due creature "né femmina né maschio" (che non potendo generare, non sono soggette al potere della morte): [[Kurgarra e Galatur]]. Costoro volano nell'oltretomba e circuiscono Ereshkigal con le loro lusinghe fino a che ella non promette loro come premio qualunque cosa vogliano. I due chiedono il cadavere di Inanna e, avutolo, fanno risorgere la dea aspergendola del cibo e dell'acqua della vita.
 
Inanna però non può tornare dagli inferi senza fornire qualcuno che la sostituisca. I Galla (demoni del destino) le propongono diversi sostituti: Ninshubur, i suoi due figli Shara e Lulal, ma la dea rifiuta di condannare a morte queste persone rimastele fedeli anche nel periodo della sua morte. Per ultimo, la conducono dal suo sposo [[Dumuzi]]. Dumuzi viene sorpreso mentre siede soddisfatto sul suo trono, sfoggiando ricche vesti, senza portare il lutto per Inanna. Presa dall'ira, Inanna lo consegna ai Galla. Dumuzi riesce a fuggire per opera del dio [[Šamaš|Utu]], ma viene ripreso dopo un lungo inseguimento e condotto agli inferi. La sorella di Dumuzi, [[Geshtinanna]], va alla sua ricerca e le sue lacrime impietosiscono Inanna, che decide di accompagnarla. La dea e la mortale vagano a lungo, finché una "mosca sacra" (sorta di ''deus ex machina'') dice loro dove si trova Dumuzi: in Arali, luogo di confine tra il mondo degli uomini e gli inferi, dove viene raggiunto infine da Inanna e Geshtinanna. Tuttavia, per la legge dell'oltretomba, Dumuzi e Geshtinanna devono risiedere a turno per metà dell'anno nel regno di Ereshkigal.
 
Il mito è generalmente interpretato come una raffigurazione del ciclo della vegetazione. Dumuzi (divinità della fertilità), giace per sei mesi con Inanna (che rappresenta la potenza della generazione) e per sei mesi con la sorella "oscura" di lei, Ereshkigal (il letargo invernale, rappresentato simbolicamente dalla morte). Il dualismo Dumuzi-Geshtinanna viene messo in relazione con l'alternarsi stagionale dei frutti della terra (le messi per Dumuzi e la vite per Geshtinanna).
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==Voci correlate==
* [[Divinità dell'amore]]
* [[Nergal]]
* [[EreshkigalEreškigal]]
* [[Kurnugea]]
* [[mitologiaMitologia sumera]]
* [[Oltretomba]]
* [[Annunitum]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Cita web|url = https://oracc.museum.upenn.edu/amgg/listofdeities/inanaitar/|titolo =Inana/Ištar (goddess)|sito =Ancient Mesopotamian Gods and Goddesses}}
 
{{Mitologia sumera}}
{{Epopea di Gilgamesh}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|mitologia}}
 
[[Categoria:Divinità mesopotamiche]]
[[Categoria:Divinità dell'amore]]