Compromesso storico: differenze tra le versioni
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[[File:Enrico Berlinguer
Il '''compromesso storico''' è stato il tentativo, sviluppatosi negli [[anni 1970|anni settanta]], del [[Partito Comunista Italiano]] di trovare un accordo politico con la [[Democrazia Cristiana]] per raggiungere posizioni di governo. Questa politica non portò mai il Partito Comunista a partecipare al governo in una [[grande coalizione]] ai sensi del cosiddetto [[consociativismo]].
Nel 1973, [[Enrico Berlinguer]], segretario del PCI dall'anno prima, propose il "compromesso storico" sulla rivista ''[[Rinascita (rivista)|Rinascita]]'', riflettendo sul [[Colpo di Stato in Cile del 1973|colpo di Stato in Cile]]''.''
A tale ipotesi corrispondeva, inoltre, l'abbandono definitivo della strategia di una "alternativa di Sinistra", che prevedeva l'alleanza tra il PCI e il PSI, e che veniva concretamente attuata a livello locale<ref>{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cultura/2010/11/17/news/pci-psi-c-eravamo-tanto-odiati-1.36992743|titolo=PCI-PSI, c’eravamo tanto odiati|sito=La Stampa|data=2010-11-17|accesso=2024-12-21}}</ref>.
==Motivazioni==
La proposta
Il "compromesso storico" venne
# ''[[Rinascita (rivista)|Rinascita]]'' n° 38 del 28 settembre 1973: ''"[https://web.archive.org/web/20190805083153/http://astratto.info/imperialismo-e-coesistenza-alla-luce-dei-fatti-cileni.html Imperialismo e coesistenza alla luce dei fatti cileni - Necessaria una riflessione attenta sul quadro mondiale]"'';
# ''[[Rinascita (rivista)|Rinascita]]'' n° 39 del 5 ottobre 1973: ''"[https://web.archive.org/web/20190805083153/http://astratto.info/imperialismo-e-coesistenza-alla-luce-dei-fatti-cileni.html#VIA_DEMOCRATICA_E_VIOLENZA_REAZIONARIA Via democratica e violenza reazionaria - Riflessione sull'Italia dopo i fatti del Cile]"'';
# ''[[Rinascita (rivista)|Rinascita]]'' n° 40 del 12 ottobre 1973: ''"[https://web.archive.org/web/20190805083153/http://astratto.info/imperialismo-e-coesistenza-alla-luce-dei-fatti-cileni.html#ALLEANZE_SOCIALI_E_SCHIERAMENTI_POLITICI Alleanze sociali e schieramenti politici - Riflessioni sull'Italia dopo i fatti del Cile]"''.
Allende era stato eletto nel 1970 vincendo di misura, e il suo governo dovette subire per tre anni violenti attacchi dalle opposizioni, prima di essere rovesciato dal sanguinoso colpo di stato. Berlinguer scriveva quindi che in Italia "sarebbe del tutto illusorio pensare che, anche se i partiti e le forze di sinistra riuscissero a raggiungere il 51 per cento dei voti e della rappresentanza parlamentare [...], questo fatto garantirebbe la sopravvivenza e l’opera di un governo che fosse l’espressione di tale 51 per cento", da qui la necessità di una maggioranza che comprendesse PCI e DC, i cui voti alle [[Elezioni politiche in Italia del 1972|elezioni del 1972]] sommavano a circa il 65 per cento.
Per quanto concerne gli obiettivi, sebbene vi fosse una condivisione della diagnosi sulla debolezza e sulla crisi della democrazia partitica, le finalità del PCI si differenziavano nettamente da quelle proposte da Aldo Moro. Per il leader della Democrazia Cristiana, la "terza fase" non si limitava esclusivamente all’intesa tra il suo partito e quello comunista, ma implicava il coinvolgimento di tutte le forze politiche della Repubblica. Pertanto, per Moro, la "terza fase" riguardava l'intero sistema politico. Nella visione del democristiano, questa fase rappresentava una soluzione transitoria, finalizzata a un’eventuale democrazia dell’alternanza; tuttavia, era soprattutto una necessità, derivante da una concezione della democrazia come fragile e peculiare, che necessitava di essere tutelata tramite l’accordo e la cooperazione tra i principali partiti, in quanto rappresentanti delle masse popolari. Non avendo ottenuto la collaborazione sperata da tutte le forze politiche, oltre alla DC e al PCI, la "terza fase" si configurò piuttosto come una fase di stallo, causata dal collasso degli equilibri politici preesistenti e dalla mancanza di alternative chiare e predefinite. Gli obiettivi di Enrico Berlinguer coincisero con quelli di Moro esclusivamente riguardo alla necessità di una democrazia inclusiva di tutti i partiti. Il leader della DC si rese altresì conto che l'unica strada percorribile per tutti era quella di un adeguamento ai rapidi e tumultuosi cambiamenti sociali in corso<ref>{{Cita libro|autore=G. M. Ceci|titolo=Moro e il Pci|anno=2014|editore=Carocci Editore}}</ref>.
La politica del compromesso storico fu vista negativamente dal [[Partito Socialista Italiano]] e da diversi suoi esponenti, in particolare [[Bettino Craxi]] e [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]], che vedevano in questo disegno un chiaro tentativo di marginalizzare il PSI e di allontanare definitivamente l'idea di un'[[Riccardo Lombardi (politico)|alternativa di sinistra]] che portasse il PCI al governo, tuttavia con la guida dei socialisti.▼
== Accoglienza e sviluppi ==
La scelta di Berlinguer, fondamentalmente legata alla politica di [[eurocomunismo]],
▲La
Il compromesso trovò una sponda nell'area di sinistra della DC che aveva come riferimento il presidente del partito [[Aldo Moro]] e il segretario [[Benigno Zaccagnini]], ma non ebbe mai l'avallo dall'ala destra della DC, rappresentata da [[Giulio Andreotti]]. Lo stesso Andreotti in un'intervista dichiarò: "secondo me, il compromesso storico è il frutto di una profonda confusione ideologica, culturale, programmatica, storica. E, all'atto pratico, risulterebbe la somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo comunista."<ref>[[Oriana Fallaci]], intervista a Giulio Andreotti nel dicembre 1973, contenuto in [[Intervista con la storia]], Rizzoli [[1974]]. ISBN 8817153788▼
Un compromesso minimo si raggiunse mediante l'appoggio esterno assicurato dal PCI al [[Governo Andreotti III|governo monocolore di Solidarietà Nazionale]], costituito da [[Giulio Andreotti]] nel [[1976]].▼
▲
L'incontro comunque problematico fra PCI e DC spingerà l'estrema sinistra a boicottare il PCI e porterà i [[terrorismo|terroristi]] delle [[Brigate Rosse]] a rapire (e in seguito a uccidere) Aldo Moro proprio nel giorno del primo dibattito sulla fiducia al nuovo [[governo Andreotti IV]] (16 marzo [[1978]]).▼
▲Un compromesso minimo si raggiunse tuttavia proprio mediante l'appoggio esterno assicurato dal PCI al [[Governo Andreotti III|governo monocolore DC di Solidarietà Nazionale]],
In realtà quello che si realizza dopo le elezioni del 1976 è diverso sia dall’idea di compromesso storico di Enrico Berlinguer, e sia in qualche misura anche da ciò che Aldo Moro appunto definiva ''terza fase''<ref>{{Cita libro|autore=P. Scoppola|titolo=La repubblica dei partiti|pagine=391}}</ref>.
Nel 1978 questo governo si dimise per consentire un ingresso più organico del PCI nella maggioranza, pur senza avere ministri nel [[governo Andreotti IV]].
Con quella che [[Emanuele Macaluso|Macaluso]] definisce la ''seconda [[svolta di Salerno]]''<ref>[http://www.nonluoghi.org/edizioni/modules.php?name=News&file=article&sid=18 nonluoghi] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070809193452/http://www.nonluoghi.org/edizioni/modules.php?name=News&file=article&sid=18 |data=9 agosto 2007 }}</ref>, il 28 novembre 1980, Berlinguer annunciò dopo otto anni di voler abbandonare la linea del compromesso storico per abbracciare quella dell'«alternativa democratica». Ciò significa che l'obiettivo diventava quello di ricercare governi di solidarietà nazionale che escludessero la DC.▼
▲L'incontro comunque problematico fra PCI e DC
Dopo circa un anno, il PCI tolse il sostegno al governo Andreotti in opposizione allo [[Sistema monetario europeo|SME]], essendo insoddisfatto dalla mancanza di influenza sulla linea del governo, e passò nuovamente all'opposizione. Senza l'appoggio di Moro al compromesso storico, la Democrazia Cristiana mise fine definitivamente alla linea della "terza fase" durante il XIV Congresso del febbraio 1980, quando l'alleanza tra dorotei, fanfaniani, Proposta e Forze nuove ottenne il 57,7% dei voti e approvò il cosiddetto «[[Politica del preambolo|preambolo]]» al documento finale, che escludeva qualsiasi alleanza con il PCI. L'opposizione, composta dall'area Zaccagnini e dagli andreottiani, ricevette il 42,3%. Per la sinistra sociale della DC, rappresentata da Forlani e Piccoli, questa decisione segnò la fine della "solidarietà nazionale", che rischiava di ridurre il partito dei cattolici a una posizione subalterna rispetto all’"egemonia gramsciana" e alla forza organizzativa e elettorale del PCI<ref>{{Cita web|url=http://www.puntodivista.info/old/index.php/Oggi-la-storia/Che-cosa-fu-il-preambolo.html|titolo=Che cosa fu il preambolo|sito=Punto di Vista|accesso=2024-12-21}}</ref>.
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L’idea del «compromesso storico», mai realmente attuato, morì quindi insieme a uno dei suoi ideatori il 9 maggio 1978. La situazione all’indomani della morte di Moro vedeva PCI e PSI su due fronti ideologicamente opposti, già delineatasi durante i giorni del sequestro. Bettino Craxi, nuovo leader del PSI dal 1976, nutriva una certa concorrenzialità nei confronti dei comunisti. Ugo La Malfa, segretario del Partito Repubblicano e unico possibile sostenitore del PCI, uscirà presto di scena condannando nuovamente all’isolamento il PCI, che tornerà all’opposizione nel 1979. La «solidarietà nazionale» di conseguenza collassò. La DC, l’odiato partito di governo, «l’amico dei padroni, il servo degli americani, il simbolo del potere politico corrotto, clientelare e mafioso che il sacrificio di Moro non pagò il riscatto di tutte le sue colpe», ne uscì distrutta<ref>{{Cita libro|autore=S. Colarizi|titolo=Storia dei partiti nell’Italia repubblicana|p=484}}</ref>.
==Note==
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== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
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*{{Collegamenti esterni}}
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{{Partito Comunista Italiano}}
▲{{Democrazia Cristiana}}{{Controllo di autorità}}
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