Compromesso storico: differenze tra le versioni

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[[File:Enrico Berlinguer +e Aldo Moro (Roma, 1977).jpg|thumb|upright=1.6|[[Roma]], 28 giugno [[1977]]. Una stretta di mano tra il segretario comunista [[Enrico Berlinguer]] e il presidente democristiano [[Aldo Moro]], i principali fautori dell'opera di riavvicinamento tra le rispettive (ede opposte) forze politiche, il [[Partito Comunista Italiano]] e la [[Democrazia Cristiana]].]]
Il '''compromesso storico''' è stato il tentativo, sviluppatosi negli [[anni 1970|anni settanta]], del [[Partito Comunista Italiano]] di trovare un accordo politico con la [[Democrazia Cristiana]] per raggiungere posizioni di governo. Questa politica non portò mai il Partito Comunista a partecipare al governo in una [[grande coalizione]] ai sensi del cosiddetto [[consociativismo]].
 
Nel 1973, [[Enrico Berlinguer]], segretario del PCI dall'anno prima, propose il "compromesso storico" sulla rivista ''[[Rinascita (rivista)|Rinascita]]'', riflettendo sul [[Colpo di Stato in Cile del 1973|colpo di Stato in Cile]]''.''
'''Compromesso storico''' è il nome con cui si indica in Italia la tendenza al riavvicinamento tra [[Democrazia Cristiana]] e [[Partito Comunista Italiano]] osservata negli [[anni 1970|anni settanta]]. Questo possibile sviluppo politico fu chiamato anche con il nome di '''terza fase''' in ambito democristiano, mentre i comunisti preferivano la definizione '''alternativa democratica'''.
 
Questa politica in ogni caso non portò mai il Partito Comunista a partecipare al governo in una [[grande coalizione]] ai sensi del cosiddetto [[consociativismo]].
A tale ipotesi corrispondeva, inoltre, l'abbandono definitivo della strategia di una "alternativa di Sinistra", che prevedeva l'alleanza tra il PCI e il PSI, e che veniva concretamente attuata a livello locale<ref>{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cultura/2010/11/17/news/pci-psi-c-eravamo-tanto-odiati-1.36992743|titolo=PCI-PSI, c’eravamo tanto odiati|sito=La Stampa|data=2010-11-17|accesso=2024-12-21}}</ref>.
 
==Motivazioni==
La proposta dal neo-segretario del [[Partito Comunista Italiano]]di [[Enrico Berlinguer]] alla [[Democrazia Cristiana]] per una proficua collaborazione di governo (aperta anche alle altre forze democratiche) doveva interrompere così la cosiddetta ''[[conventio ad excludendum]]'' del secondo partito italiano dal governo, cioè l'esclusione del PCI dalle maggioranze di governo nazionale a causa della sua vicinanza con l'[[Unione Sovietica]], in tal modo inoltre il PCI avrebbe sostituito il PSI nelle posizioni di governo, relegando quest'altro partito della sinistra italiana in una posizione minoritaria, rispetto a un'alleanza DC-PCI.
 
InCon taltale modo,collaborazione siaffermava volevadi anchevoler mettere al riparo la [[democrazia]] [[italia]]na da pericoli di involuzione [[autoritarismo|autoritaria]] e dalla [[strategia della tensione]] che insanguinava il paese dal [[1969]]. Berlinguer si vedevaal peraltrocontempo sempreaffermava piùnei decisosuoi ainterventi sottolinearepubblici l'indipendenza dei comunisti italiani dall'[[Unione Sovietica]] e il desiderio di rendere quindi il suo partito una forza della società occidentale.
 
Il "compromesso storico" venne lanciatoproposto da [[Enrico Berlinguer]] con quattroil saggio ''"Riflessioni sull'Italia dopo i fatti del Cile"'' pubblicato in tre articoli susulla rivista ''[[Rinascita (rivista)|Rinascita]]'' a commento del [[Golpe_cileno_del_1973Colpo di Stato in Cile del 1973|''golpe'' cileno del 1973]], che aveva portato le forze reazionarie interne, in collaborazione con gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], a rovesciare il governo del socialista [[Salvador Allende]] (11 settembre [[1973]]).:
# ''[[Rinascita (rivista)|Rinascita]]'' n° 38 del 28 settembre 1973: ''"[https://web.archive.org/web/20190805083153/http://astratto.info/imperialismo-e-coesistenza-alla-luce-dei-fatti-cileni.html Imperialismo e coesistenza alla luce dei fatti cileni - Necessaria una riflessione attenta sul quadro mondiale]"'';
# ''[[Rinascita (rivista)|Rinascita]]'' n° 39 del 5 ottobre 1973: ''"[https://web.archive.org/web/20190805083153/http://astratto.info/imperialismo-e-coesistenza-alla-luce-dei-fatti-cileni.html#VIA_DEMOCRATICA_E_VIOLENZA_REAZIONARIA Via democratica e violenza reazionaria - Riflessione sull'Italia dopo i fatti del Cile]"'';
# ''[[Rinascita (rivista)|Rinascita]]'' n° 40 del 12 ottobre 1973: ''"[https://web.archive.org/web/20190805083153/http://astratto.info/imperialismo-e-coesistenza-alla-luce-dei-fatti-cileni.html#ALLEANZE_SOCIALI_E_SCHIERAMENTI_POLITICI Alleanze sociali e schieramenti politici - Riflessioni sull'Italia dopo i fatti del Cile]"''.
Allende era stato eletto nel 1970 vincendo di misura, e il suo governo dovette subire per tre anni violenti attacchi dalle opposizioni, prima di essere rovesciato dal sanguinoso colpo di stato. Berlinguer scriveva quindi che in Italia "sarebbe del tutto illusorio pensare che, anche se i partiti e le forze di sinistra riuscissero a raggiungere il 51 per cento dei voti e della rappresentanza parlamentare [...], questo fatto garantirebbe la sopravvivenza e l’opera di un governo che fosse l’espressione di tale 51 per cento", da qui la necessità di una maggioranza che comprendesse PCI e DC, i cui voti alle [[Elezioni politiche in Italia del 1972|elezioni del 1972]] sommavano a circa il 65 per cento.
 
Per quanto concerne gli obiettivi, sebbene vi fosse una condivisione della diagnosi sulla debolezza e sulla crisi della democrazia partitica, le finalità del PCI si differenziavano nettamente da quelle proposte da Aldo Moro. Per il leader della Democrazia Cristiana, la "terza fase" non si limitava esclusivamente all’intesa tra il suo partito e quello comunista, ma implicava il coinvolgimento di tutte le forze politiche della Repubblica. Pertanto, per Moro, la "terza fase" riguardava l'intero sistema politico. Nella visione del democristiano, questa fase rappresentava una soluzione transitoria, finalizzata a un’eventuale democrazia dell’alternanza; tuttavia, era soprattutto una necessità, derivante da una concezione della democrazia come fragile e peculiare, che necessitava di essere tutelata tramite l’accordo e la cooperazione tra i principali partiti, in quanto rappresentanti delle masse popolari. Non avendo ottenuto la collaborazione sperata da tutte le forze politiche, oltre alla DC e al PCI, la "terza fase" si configurò piuttosto come una fase di stallo, causata dal collasso degli equilibri politici preesistenti e dalla mancanza di alternative chiare e predefinite. Gli obiettivi di Enrico Berlinguer coincisero con quelli di Moro esclusivamente riguardo alla necessità di una democrazia inclusiva di tutti i partiti. Il leader della DC si rese altresì conto che l'unica strada percorribile per tutti era quella di un adeguamento ai rapidi e tumultuosi cambiamenti sociali in corso<ref>{{Cita libro|autore=G. M. Ceci|titolo=Moro e il Pci|anno=2014|editore=Carocci Editore}}</ref>.
La politica del compromesso storico fu vista negativamente dal [[Partito Socialista Italiano]] e da diversi suoi esponenti, in particolare [[Bettino Craxi]] e [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]], che vedevano in questo disegno un chiaro tentativo di marginalizzare il PSI e di allontanare definitivamente l'idea di un'[[Riccardo Lombardi (politico)|alternativa di sinistra]] che portasse il PCI al governo, tuttavia con la guida dei socialisti.
 
== Accoglienza e sviluppi ==
==Sviluppi del compromesso storico==
La scelta di Berlinguer, fondamentalmente legata alla politica di [[eurocomunismo]], era un esempio di [[Realpolitik|politica reale]] che non riscontrò i favori dell'area di sinistra del suo partito poiché prevedeva un distacco dall'URSS, condizione preordinata e necessaria per superare l'esclusione.<ref>A. Brancati, ''Civiltà nei secoli'', Vol. 3</ref>
 
La politicaproposta del compromesso storico fu vista negativamente dal [[Partito Socialista Italiano]] e in particolare da diversi suoi esponenti, in particolarecome [[Bettino Craxi]] e [[Riccardo Lombardi (politico)|Riccardo Lombardi]], che vedevano in questo disegno un chiaro tentativo di marginalizzare il PSI e di allontanare definitivamente l'idea di un'[[RiccardoPartito LombardiSocialista (politico)Italiano#Alternativa di sinistra|alternativa di sinistra]] di governo, che portasseincludesse anche il PCI al governo, tuttavia ma con la guida dei socialisti.
Il compromesso trovò una sponda nell'area di sinistra della DC che aveva come riferimento il presidente del partito [[Aldo Moro]] e il segretario [[Benigno Zaccagnini]], ma non ebbe mai l'avallo dall'ala destra della DC, rappresentata da [[Giulio Andreotti]]. Lo stesso Andreotti in un'intervista dichiarò: "secondo me, il compromesso storico è il frutto di una profonda confusione ideologica, culturale, programmatica, storica. E, all'atto pratico, risulterebbe la somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo comunista."<ref>[[Oriana Fallaci]], intervista a Giulio Andreotti nel dicembre 1973, contenuto in [[Intervista con la storia]], Rizzoli [[1974]]. ISBN 8817153788
</ref>
Un compromesso minimo si raggiunse mediante l'appoggio esterno assicurato dal PCI al [[Governo Andreotti III|governo monocolore di Solidarietà Nazionale]], costituito da [[Giulio Andreotti]] nel [[1976]].
 
IlL'appoggio al compromesso trovò invece una sponda nell'area di sinistra della DC che aveva come riferimentoriferimenti il presidente del partito [[Aldo Moro]] e il segretario [[Benigno Zaccagnini]], ma non ebbe mai l'avallo dall'ala destra della DC, rappresentata da [[Giulio Andreotti]]. Lo stesso Andreotti in un'intervista dichiarò: "secondo me, il compromesso storico è il frutto di una profonda confusione ideologica, culturale, programmatica, storica. E, all'atto pratico, risulterebbe la somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo comunista."<ref>[[Oriana Fallaci]], intervista a Giulio Andreotti nel dicembre 1973, contenuto in [[Intervista con la storia]], Rizzoli [[1974]]. ISBN 8817153788</ref>
==Fine della politica di compromesso storico==
L'incontro comunque problematico fra PCI e DC spingerà l'estrema sinistra a boicottare il PCI e porterà i [[terrorismo|terroristi]] delle [[Brigate Rosse]] a rapire (e in seguito a uccidere) Aldo Moro proprio nel giorno del primo dibattito sulla fiducia al nuovo [[governo Andreotti IV]] (16 marzo [[1978]]).
 
Un compromesso minimo si raggiunse tuttavia proprio mediante l'appoggio esterno assicurato dal PCI al [[Governo Andreotti III|governo monocolore DC di Solidarietà Nazionale]], costituitoguidato da [[Giulio Andreotti]] nel [[1976]]. Questa stagione politica caratterizzata dal coinvolgimento del partito comunista nella maggioranza di governo venne detta della "solidarietà nazionale" o dei "Governi della non sfiducia".
Caduto quest'ultimo governo per il ritiro del PCI, e senza il prezioso aiuto di Moro, la DC archiviò definitivamente la linea della terza fase col XIV congresso del febbraio [[1980]], quando prevarrà con il 57,7% l'alleanza tra dorotei, fanfaniani, Proposta e Forze nuove che approvò il cosiddetto «preambolo» al documento finale che escludeva alleanze con il PCI. L'opposizione, composta dall'area Zaccagnini e dagli andreottiani, ottenne il 42,3%.
 
In realtà quello che si realizza dopo le elezioni del 1976 è diverso sia dall’idea di compromesso storico di Enrico Berlinguer, e sia in qualche misura anche da ciò che Aldo Moro appunto definiva ''terza fase''<ref>{{Cita libro|autore=P. Scoppola|titolo=La repubblica dei partiti|pagine=391}}</ref>.
Berlinguer e il PCI tenteranno ancora di riproporre il compromesso storico alla nuova DC di [[Flaminio Piccoli]], ma vanamente. Del resto, la resistenza interna al partito Comunista sarebbe rimasta notevole.
 
Nel 1978 questo governo si dimise per consentire un ingresso più organico del PCI nella maggioranza, pur senza avere ministri nel [[governo Andreotti IV]].
Con quella che [[Emanuele Macaluso|Macaluso]] definisce la ''seconda [[svolta di Salerno]]''<ref>[http://www.nonluoghi.org/edizioni/modules.php?name=News&file=article&sid=18 nonluoghi] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070809193452/http://www.nonluoghi.org/edizioni/modules.php?name=News&file=article&sid=18 |data=9 agosto 2007 }}</ref>, il 28 novembre 1980, Berlinguer annunciò dopo otto anni di voler abbandonare la linea del compromesso storico per abbracciare quella dell'«alternativa democratica». Ciò significa che l'obiettivo diventava quello di ricercare governi di solidarietà nazionale che escludessero la DC.
 
L'incontro comunque problematico fra PCI e DC spingeràspinse l'estrema sinistra a boicottare il PCI e porteràportò i [[terrorismo|terroristi]]militanti delle [[Brigate Rosse]] a rapire (e in seguito a uccidere) [[Aldo Moro]] proprio nel giorno del primo dibattito sulla fiducia al nuovo [[governo Andreotti, IV]]il (16 marzo [[1978]]).
 
Dopo circa un anno, il PCI tolse il sostegno al governo Andreotti in opposizione allo [[Sistema monetario europeo|SME]], essendo insoddisfatto dalla mancanza di influenza sulla linea del governo, e passò nuovamente all'opposizione. Senza l'appoggio di Moro al compromesso storico, la Democrazia Cristiana mise fine definitivamente alla linea della "terza fase" durante il XIV Congresso del febbraio 1980, quando l'alleanza tra dorotei, fanfaniani, Proposta e Forze nuove ottenne il 57,7% dei voti e approvò il cosiddetto «[[Politica del preambolo|preambolo]]» al documento finale, che escludeva qualsiasi alleanza con il PCI. L'opposizione, composta dall'area Zaccagnini e dagli andreottiani, ricevette il 42,3%. Per la sinistra sociale della DC, rappresentata da Forlani e Piccoli, questa decisione segnò la fine della "solidarietà nazionale", che rischiava di ridurre il partito dei cattolici a una posizione subalterna rispetto all’"egemonia gramsciana" e alla forza organizzativa e elettorale del PCI<ref>{{Cita web|url=http://www.puntodivista.info/old/index.php/Oggi-la-storia/Che-cosa-fu-il-preambolo.html|titolo=Che cosa fu il preambolo|sito=Punto di Vista|accesso=2024-12-21}}</ref>.
 
ConDopo il [[Politica del preambolo|Preambolo]], ebbe inizio quella che [[Emanuele Macaluso|Macaluso]] definisce la ''seconda [[svolta di Salerno]]''<ref>[http://www.nonluoghi.org/edizioni/modules.php?name=News&file=article&sid=18 nonluoghi] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070809193452/http://www.nonluoghi.org/edizioni/modules.php?name=News&file=article&sid=18 |data=9 agosto 2007 }}</ref>, il 28 novembre 1980, Berlinguer annunciò dopo otto anni di voler abbandonare la linea del compromesso storico per abbracciare quella dell'«alternativa democratica»., Ciòper significa checui l'obiettivo diventava quellola ricerca di ricercare governi di solidarietà nazionale che escludessero la DC. In realtà Berlinguer e il PCI non abbandonarono mai realmente la strategia di alleanza con la DC riproponendola ciclicamente per tutto il decennio, impedendo nei fatti lo sviluppo di qualsiasi strategia alternativa, in particolare quella dell'[[Partito Socialista Italiano#Alternativa di sinistra|alternativa di sinistra]], a causa delle diffidenze generate da questa ambivalenza.<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.lastampa.it/cultura/2010/11/17/news/pci-psi-c-eravamo-tanto-odiati-1.36992743/|titolo=Pci-Psi c'eravamo tanto odiati|sito=La Stampa|data=2010-11-17|accesso=2024-12-22}}</ref>
 
L’idea del «compromesso storico», mai realmente attuato, morì quindi insieme a uno dei suoi ideatori il 9 maggio 1978. La situazione all’indomani della morte di Moro vedeva PCI e PSI su due fronti ideologicamente opposti, già delineatasi durante i giorni del sequestro. Bettino Craxi, nuovo leader del PSI dal 1976, nutriva una certa concorrenzialità nei confronti dei comunisti. Ugo La Malfa, segretario del Partito Repubblicano e unico possibile sostenitore del PCI, uscirà presto di scena condannando nuovamente all’isolamento il PCI, che tornerà all’opposizione nel 1979. La «solidarietà nazionale» di conseguenza collassò. La DC, l’odiato partito di governo, «l’amico dei padroni, il servo degli americani, il simbolo del potere politico corrotto, clientelare e mafioso che il sacrificio di Moro non pagò il riscatto di tutte le sue colpe», ne uscì distrutta<ref>{{Cita libro|autore=S. Colarizi|titolo=Storia dei partiti nell’Italia repubblicana|p=484}}</ref>.
 
==Note==
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== Bibliografia ==
* Domenico Settembrini, ''Marxismo e compromesso storico'', Vallecchi ed., 1978.
* [[Laboratorio politico]] (rivista), ''Il compromesso storico'', n. 2-3, 1982, Einaudi.
 
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
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*{{Collegamenti esterni}}
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