Giovanni Gentile: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua
{{Carica pubblica
| nome
| immagine
| didascalia = Gentile ai tempi del direttorato alla
| carica
| mandatoinizio = 31 ottobre 1922
| mandatofine = 1º luglio 1924
| predecessore = [[Antonino Anile]]
| successore = [[Alessandro Casati]]
| primoministro = [[Benito Mussolini]]
| titolo di studio = [[Laurea]] in [[filosofia]] <!-- laurea in filosofia !-->
| professione = [[Docente universitario]], [[filosofo]]<!-- docente universitario !-->
| firma =
| partito = [[Partito Nazionale Fascista]]
| carica2 = [[Senato del Regno (Italia)|Senatore del Regno d'Italia]]
| sito2 = {{Senatori Regno}}
| mandatoinizio2 = 5 novembre 1922
| mandatofine2 = 5 agosto 1943
| legislatura2 = [[Senatori della XXVI legislatura del Regno d'Italia|XXVI]]
| gruppo parlamentare2 =
| coalizione2 =
| circoscrizione2 =
| collegio2 =
| incarichi2 = * Membro della Commissione per l'esame dei [[Patti Lateranensi]]
* Membro ordinario della Commissione d'accusa dell'Alta Corte di giustizia
* Membro della Commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori
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}}
{{Bio
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|NoteNascita = <ref>L'atto di nascita è disponibile sul [https://antenati.cultura.gov.it/ark:/12657/an_ua16129365/wkE4r8Q Portale Antenati]</ref>
|LuogoMorte = Firenze
|GiornoMeseMorte = 15 aprile
|AnnoMorte = 1944
|AttivitàAltre =
|Epoca = 1900
|Attività = filosofo |
|
|
}}
Fu, insieme a [[Benedetto Croce]], uno dei maggiori esponenti del [[neohegelismo]] filosofico e dell'[[idealismo italiano]], nonché tra i più importanti protagonisti della [[cultura italiana]] nel [[XX secolo]], cofondatore dell'[[Istituto dell'Enciclopedia Italiana]] e, da [[ministro]], artefice, nel 1923, della riforma della pubblica istruzione nota come [[riforma Gentile]].<ref>Vi è chi attribuisce al neoidealismo di Gentile e Croce il motivo che avrebbe posto l'istruzione scientifica in un ruolo subordinato rispetto a quella filosofico letteraria ({{Cita news|url=http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-04-16/cosi-italia-azzoppo-scienza-164249.shtml?uuid=AaJFoZPD|titolo=1911-2011: l'Italia della scienza negata|pubblicazione=Il Sole 24 ORE|accesso=9 giugno 2017}}), altri invece respingono questa interpretazione, ricordando che durante l'egemonia gentiliana nacquero numerosi enti scientifici ({{Cita news|url=http://www.corriere.it/cultura/12_agosto_21/tarquini-croce-gentile-amici-scienza_a2dca5ee-eb72-11e1-86c1-4eb4011ad571.shtml|titolo=Croce e Gentile amici della scienza|pubblicazione=Corriere della Sera|accesso=10 giugno 2017}}).</ref> La sua filosofia è detta [[attualismo (filosofia)|attualismo]].
Di formazione [[Liberalismo|liberale]],<ref>[[Ruggero Puletti]], [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&hl=it&id=-FpdAAAAMAAJ&dq=Giovanni+%22Gentile%22+%22formazione+liberale%22&focus=searchwithinvolume&q=%22Giovanni+Gentile%22+%22formazione+liberale%22 ''La storia occulta: il pendolo di Foucault di Umberto Eco'', pag. 466], P. Lacaita, 2000.</ref> fu inoltre figura di spicco del [[Storia del fascismo italiano|fascismo italiano]], del quale contribuì a orientare l'ideologia.<ref>{{Treccani|gentile-rinascimento-risorgimento-fascismo_(Croce-e-Gentile)/|Gentile: Rinascimento, Risorgimento, fascismo}}</ref> In seguito alla sua adesione alla [[Repubblica Sociale Italiana]], fu [[Uccisione di Giovanni Gentile|ucciso]] durante la [[seconda guerra mondiale]] da alcuni [[resistenza italiana|partigiani]] dei [[Gruppi di Azione Patriottica|GAP]].
== Biografia ==
{{citazione|Era un omone che ispirava grande simpatia; con la pancia incontenibile, i bei capelli brizzolati sopra un faccione rosso acceso, di carnale cordialità. Tutto fuorché un filosofo: così mi apparve, benché fossi pieno di entusiasmo per i suoi ''Discorsi di religione'', freschi di lettura. Bonario, familiare (paternalista), mi fece l'impressione di un vigoroso massaro siciliano, che fonda la sua autorità sull'indiscusso ruolo di patriarca. [...]|[[Geno Pampaloni]], ''Fedele alle amicizie'', 1984<ref>Cit. di Geno Pampaloni tratta da Nicola Abbagnano, ''Ricordi di un filosofo'', a cura di Marcello Staglieno, § III,
=== Gli studi e la carriera accademica ===
Ottavo di dieci figli, Gentile nasce nel 1875 a [[
Dopo la [[laurea]] nel 1897, con massimo dei voti e ottenimento del diritto di pubblicazione della tesi,
Nel 1902 ottiene la libera docenza in [[filosofia teoretica]] e l'anno successivo quella in pedagogia. Ottiene poi la cattedra universitaria all'[[Università di Palermo|Università degli Studi di Palermo]] (1906-1914, storia della filosofia), dove frequenta il circolo "[[Giuseppe Amato Pojero]]" e fonda nel 1907 con [[Giuseppe Lombardo Radice]] la rivista ''Nuovi Doveri''. Nel 1914 all'Università di [[Pisa]] (fino al 1919, filosofia teoretica) e infine alla [[Sapienza - Università di Roma|Sapienza]] di [[Roma]] (già dal 1917 professore ordinario di storia della filosofia, e nel 1926 professore ordinario di filosofia teoretica).
[[File:Giovanni Gentile.png|upright|left|thumb|Giovanni Gentile nel 1910]]
È stato professore ordinario di
Durante gli studi a [[Pisa]] incontra [[Benedetto Croce]] con cui intratterrà un carteggio continuo dal
Sarà inoltre dal 1915 che Gentile divenne membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione, fino al 1919.
=== Il primo dopoguerra e l'adesione al fascismo ===
All'inizio della [[prima guerra mondiale]], tra i dubbi
Nell'immediato dopoguerra partecipa attivamente al dibattito politico e culturale. Nel 1919 è, insieme a [[Luigi Einaudi]] e [[Gioacchino Volpe]], tra i firmatari del manifesto del [[Gruppo Nazionale Liberale]] romano, che, insieme ad altri gruppi nazionalisti e di ex combattenti forma l'[[Alleanza Nazionale per le elezioni politiche]], il cui programma politico prevede la rivendicazione di uno «Stato forte», anche se provvisto di larghe autonomie regionali e comunali, capace di combattere la metastasi burocratica, i [[Protezionismo|protezionismi]], le aperture democratiche alla [[Francesco Saverio Nitti|Nitti]], rivelatosi «inetto a tutelare i supremi interessi della Nazione, incapace di cogliere e tanto meno interpretare i sentimenti più schietti e nobili».<ref>Cit. dal manifesto in [[Eugenio Di Rienzo]], ''Storia d'Italia e identità nazionale. Dalla Grande Guerra alla Repubblica'', Firenze, Le Lettere, 2006, pp. 71-72.</ref>
Nel 1920 fonda il ''[[Giornale critico della filosofia italiana]]''. Sempre nel 1920 diviene consigliere comunale di [[Roma]], mentre l'anno successivo viene nominato anche assessore supplente alla X Ripartizione, A.B.A., ovvero alle Antichità e alle belle Arti, sempre del [[municipio di Roma]].<ref>Cfr. Vito de Luca, ''Un consigliere comunale di nome Giovanni Gentile. Attività amministrativa a Roma e linguaggio politico (1920-1922)'', "Nuova Storia contemporanea", a. XVIII, n. 6, 2014, pagg. 95-120. Dello stesso autore, cfr. "Giovanni Gentile. Al di là di destra e sinistra. Il linguaggio politico del filosofo, dell'assessore e del ministro (1920-19249)", Chieti, Solfanelli, 2017, pp. 464.</ref> Nel 1922 diviene socio dell'[[Accademia dei Lincei]]. Fino al 1922 Gentile non mostra particolare interesse nei confronti del [[fascismo]]. Fu solo allora che prese posizione in merito, dichiarando di vedere in Mussolini un difensore del [[liberalismo]] [[Risorgimento|risorgimentale]] nel quale si riconosceva:
{{citazione|Mi son dovuto persuadere che il [[liberalismo]], com'io l'intendo e come lo intendevano gli uomini della gloriosa [[Destra storica|Destra]] che guidò l'[[Italia]] del [[Risorgimento]], il liberalismo della libertà nella legge e perciò nello Stato forte e nello Stato concepito come una realtà etica, non è oggi rappresentato in Italia dai liberali, che sono più o meno apertamente contro di Lei, ma per l'appunto, da Lei.<ref>{{cita web|url=http://www.lovatti.eu/st/gentile.htm|titolo=Lettera a Mussolini in occasione dell'adesione al partito fascista|data=31 maggio 1923}}</ref>|Da una lettera del 31 maggio [[1923]] rivolta a [[Benito Mussolini]], cit. in G. Gentile, ''La riforma della scuola in Italia'', Firenze, Le Lettere, 1989, pp. 94-95}}
Il 31 ottobre, all'insediamento del regime viene nominato da [[Mussolini]] [[Ministri della pubblica istruzione del Regno d'Italia|ministro della pubblica istruzione]] (1922-1924, per dimissioni volontarie), attuando nel 1923 la [[riforma Gentile]], fortemente innovativa rispetto alla precedente riforma basata sulla [[legge Casati]] di più di sessant'anni prima (1859). Durante il suo ministero si rende responsabile di vari casi di persecuzione politica di insegnanti o funzionari antifascisti, sotto forma sia di licenziamenti o prepensionamenti di tipo discriminatorio<ref>{{Cita|Boatti 2010|p. 21}}.</ref>, sia di ispezioni ministeriali e provvedimenti disciplinari contro persone politicamente non allineate col governo<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 59}}.</ref>. Rancori personali, oltre che motivi politici, sono alla base dell'accanita persecuzione cui Gentile sottopone l'archeologo [[Vittorio Spinazzola (archeologo)|Vittorio Spinazzola]], la cui carriera ne esce distrutta.<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|pp. 59-67}}.</ref>
Il 5 novembre 1922 diviene senatore del Regno<ref>[http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/6c48e5794fc641b0c125711400382de0/042456ea674ec8a74125646f005c1b04?OpenDocument Scheda senatore GENTILE Giovanni.<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Nel 1923 Gentile si iscrive al [[Partito Nazionale Fascista]] (PNF) con l'intento di fornire un programma ideologico e culturale.
Dopo la crisi Matteotti, date le dimissioni da ministro, Gentile viene chiamato a presiedere la ''Commissione dei Quindici'' per il progetto di riforma dello [[Statuto Albertino]] (poi divenuta ''dei Diciotto'' per la riforma dell'ordinamento giuridico dello Stato).
=== L'impegno per una cultura fascista ===
[[File:Manifesto degl'intellettuali del Fascismo.png|thumb|upright=1.7|Incipit del [[Manifesto degli intellettuali fascisti]]]]
Gentile resta fascista e nel
In virtù della sua appartenenza organica al regime, Gentile consegue un forte arricchimento in termini economici e già all'inizio degli anni trenta la sua famiglia si attesta su un tenore di vita parecchio elevato<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|pp. 159-61}}.</ref>. Gentile realizza anche un notevole accumulo di cariche culturali, accademiche e politiche<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 165}}.</ref>, grazie alle quali esercita durante tutto il ventennio fascista un forte influsso sulla cultura italiana, specialmente nel settore amministrativo e scolastico.
[[File:Gentile e Mussolini esaminano i primi volumi della Treccani.jpg|thumb|left|Gentile e Benito Mussolini mentre esaminano i primi volumi dell'[[Enciclopedia Italiana]]]]
È il direttore scientifico dell'[[Enciclopedia Italiana]] dell'[[Istituto Treccani]] dal 1925 al 1938, e vicepresidente di tale istituto dal 1938, dove accolse numerosi "collaboratori non fascisti" come il socialista [[Rodolfo Mondolfo]]<ref name=autogenerato2>{{cita|Paolo Simoncelli|p. 41}}.</ref>. A Gentile si devono in gran parte il livello culturale e l'ampiezza della visione dell'opera: invitò infatti «a collaborare alla nuova impresa {{formatnum:3266}} studiosi, di diverso orientamento»<ref name="Benedetti41"/>, poiché «nell'opera si doveva coinvolgere tutta la migliore cultura nazionale, compresi molti studiosi [[ebrei]] o notoriamente [[antifascisti]], che ebbero spesso da tale lavoro il loro unico sostentamento».<ref name="Benedetti41">Amedeo Benedetti, "L'Enciclopedia Italiana Treccani e la sua biblioteca", ''Biblioteche Oggi'', Milano, n. 8, ottobre 2005, p. 41.</ref> Egli riesce in tal modo a mantenere una relativa autonomia, nella redazione dell'enciclopedia, dalle interferenze del [[regime fascista]].
La collaborazione di antifascisti all'enciclopedia suscita critiche fra le gerarchie, cui Gentile risponde rassicurando Mussolini in una lettera del luglio 1933, in cui scrive fra l'altro che ai non iscritti al Partito Nazionale Fascista «non è dato di inserire di proprio una sola parola nel testo della ''Enciclopedia''», e che «nessun collaboratore, in nessuna materia, ha mano libera; e tutti gli articoli sono soggetti a rigorosa revisione»<ref>Lettera di Giovanni Gentile a Benito Mussolini, 8 luglio 1933, citata in {{Cita|Franzinelli 2021|pp. 153-4}}.</ref>. Tutte le voci dell'enciclopedia che riguardano il fascismo sono sottoposte all'approvazione preventiva di Mussolini<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|pp. 154-5}}.</ref>. La voce sulla dottrina del fascismo, la cui prima parte è in realtà scritta da Gentile, viene firmata dal solo Mussolini<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 155}}.</ref>. Il dittatore, costantemente informato dell'andamento dei lavori, legge in bozza i lemmi di suo interesse e talora suggerisce modifiche<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 158}}.</ref>.
Nel 1928 Gentile diventa regio commissario della Scuola Normale Superiore di Pisa, e nel 1932 direttore. Nel 1930 diventa vicepresidente dell'[[Università Bocconi]]. Nel 1932 diventa Socio Nazionale della [[Accademia dei Lincei|Reale Accademia Nazionale dei Lincei]]. Lo stesso anno inaugura l'[[Istituto Italiano di Studi Germanici]], di cui diviene presidente nel 1934. Nel 1933 inaugura e diviene presidente dell'[[Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente]]. Nel 1934 inaugura a [[Genova]] l'[[Istituto mazziniano]]. Fu direttore della ''[[Nuova Antologia]]'' e accolse "collaboratori non fascisti" come il socialista [[Rodolfo Mondolfo]]<ref name="autogenerato2" />. Nel 1937 diventa regio commissario, nel 1938 presidente del [[Centro nazionale di studi manzoniani]] e nel 1941 è presidente della [[Domus Galilaeana]] a Pisa.
Promosse l'istituzione dell'obbligo del [[Giuramento di fedeltà al fascismo#Il ruolo di Giovanni Gentile|giuramento di fedeltà al fascismo]] da parte dei docenti universitari. Sostenuto pubblicamente già nel 1929 da Gentile che lo definì «una nuova formula di giuramento, in cui gl'insegnanti sarebbero invitati a giurare fedeltà anche al Regime<ref>Giovanni Gentile, ''Fascismo e università'', in "Politica sociale", A. I, n. 4-5, luglio-agosto 1929, pp. 334-5, citato in {{Cita|Franzinelli 2021|p. 113}}.</ref>», nell'ottica di Gentile esso avrebbe dovuto condurre al superamento della divisione, creatasi nel 1925, tra i firmatari del suo [[Manifesto degli intellettuali fascisti]] e coloro che invece avevano aderito al [[Manifesto degli intellettuali antifascisti]], redatto dal suo ex amico e rivale Benedetto Croce. Introdotto nel 1931, questo provvedimento - tipico di un modo d'agire «drasticamente autoritario e repressivo»<ref>{{Cita|De Felice 1974|p. 109}}.</ref> del regime fascista rispetto al mondo della cultura - causò l'allontanamento di alcuni illustri accademici dall'Università italiana e suscitò una diffusa riprovazione nell'opinione pubblica fuori d'Italia.
====Rapporti con la cultura cattolica====
Non mancano comunque i dissensi col regime: in particolare il suo
Nel Degna di nota anche la sua difesa di [[Giordano Bruno]], il filosofo [[eretico]] condannato al [[morte sul rogo|rogo]] dall'[[Inquisizione]] nel ====Rapporti col regime====
Il 21 dicembre 1933, nel corso della giornata inaugurale dell'[[Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente]] prese posizione contro le teorie razziste che si stavano propagando nella [[Germania nazista]]<ref name=autogenerato3>{{cita|Paolo Simoncelli|p. 207}}.</ref>:
{{citazione|[[Impero romano|Roma]] non ebbe mai un'idea che fosse esclusiva e negatrice… Essa accolse sempre e fuse nel suo seno, idee e forze, costumi e popoli. Così poté attuare il suo programma di fare dell'urbe, l'orbe. La prima e la seconda volta, la Roma antica e la Roma cristiana: volgendosi con accogliente simpatia e pronta e conciliatrice intelligenza a ogni nazione a ogni forma di vivere civile, niente ritenendo alieno da sé che fosse umano. Sono i popoli piccoli e di scarse riserve quelli che si chiudono gelosamente in se stessi in un nazionalismo schivo e sterile.|Giovanni Gentile nel discorso inaugurale dell'[[Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente]] il 21 dicembre 1933<ref name=autogenerato3 />}}
Nel 1936 ha luogo una polemica contro il nuovo ministro dell'Educazione Nazionale [[Cesare Maria De Vecchi]], che Gentile accusa di «inquinare la cultura nazionale».<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/de-vecchi-cesare-maria_%28Dizionario-Biografico%29/ «De Vecchi, Cesare Maria», Treccani].</ref>
Gentile, personalmente, non condivise le [[leggi razziali fasciste|leggi razziali]] del 1938, come si evince da un carteggio con [[Benvenuto Donati]] durato per tutto il periodo tra il 1920 ed il 1943. Benché sia stato indicato da taluni<ref>[http://www.experiences.it/primopiano/filosofia/primopiano_n2_filosofia.htm ''La scelta di campo di Gentile''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150924004841/http://www.experiences.it/primopiano/filosofia/primopiano_n2_filosofia.htm |data=24 settembre 2015 }}</ref> come uno dei firmatari del [[Manifesto della razza]], si tratta di una diceria, in quanto Gentile non lo firmò mai, come dimostrato dallo studioso [[Paolo Simoncelli]].<ref>{{cita web|url=http://www.opinione.it/cultura/2013/03/30/bertoncini_cultura-30-03.aspx|autore=Marco Bertoncini|titolo=Giovanni Gentile, la razza e le bufale|pubblicazione=l'Opinione|data=30 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2013/febbraio/19/Gentile_critico_pubblico_antisemitismo_del_co_0_20130219_a7b02436-7a5d-11e2-b3a3-7419af1c9f94.shtml|autore=Paolo Mieli|titolo=Gentile criticò in pubblico l'antisemitismo del regime. Uno sforzo vano}}</ref>
Soprattutto dopo la promulgazione delle leggi razziali in Italia, si susseguirono gli interventi di Gentile a favore di colleghi ebrei come Mondolfo<ref>{{cita|Paolo Simoncelli|p. 43}}.</ref>, [[Gino Arias]]<ref>{{cita|Paolo Simoncelli|p. 40}}.</ref> e [[Arnaldo Momigliano]]<ref>{{cita|Paolo Simoncelli|p. 34}}.</ref>.
In un libro pubblicato nel 2021<ref>{{cita libro|titolo=Il filosofo in camicia nera|autore=Mimmo Franzinelli|editore=Mondadori|anno=2021}}</ref> [[Mimmo Franzinelli]] afferma che l'atteggiamento di Gentile nei confronti delle leggi razziali è oggetto di controversia<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 337}}.</ref>. Alcuni storici hanno sottolineato il suo personale antirazzismo e la solidarietà fattiva da lui dimostrata a livello privato nei confronti di studiosi ebrei<ref>{{cita|Paolo Simoncelli}}.</ref><ref>{{cita|Rosella Faraone}}.</ref>, quali ad esempio [[Paul Oskar Kristeller]] e [[Karl Löwith]]. Da altri si è evidenziato come l'antirazzismo di Gentile non si sia mai tradotto in esplicite prese di posizione pubbliche, e come il filosofo, seppure personalmente dispiaciuto per alcune conseguenze della legislazione antisemita, non abbia però mai pensato di criticare pubblicamente quest'ultima né di separare al riguardo le proprie responsabilità da quelle del regime<ref name="Rota_2016">{{cita|Rota 2016}}.</ref>. Per parte sua, Franzinelli richiama l'attenzione su di una conferenza tenuta a Roma il 3 aprile del 1936 dal ministro nazista e antisemita fanatico [[Hans Frank]]: da presidente dell'[[Istituto fascista di cultura]], Gentile organizza e introduce la conferenza esprimendo, secondo Franzinelli, «piena adesione<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 111}}.</ref>» al nazismo, definito da Gentile in tale occasione «una pratica battaglia della Nazione tedesca anelante [...] alla forza che i popoli attingono dalla più fiera coscienza della propria personalità e morale autonomia»<ref>''Il nuovo indirizzo del diritto germanico illustrato dal ministro Frank'', "Corriere della Sera", 4 aprile 1936, citato in {{Cita|Franzinelli 2021|p. 111}}.</ref>.
Nel 1938 Gentile fu nominato vicepresidente dell'[[Istituto della Enciclopedia italiana]].<ref>[https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/scheda/giovanni-gentile/IT-AFS-034-009429/istituto-della-enciclopedia-italiana-fondata-giovanni-treccani archivio.senato.it].</ref>
In un articolo del gennaio 1942, Gentile tesse le lodi dell'[[Patto tripartito|Asse Roma-Berlino-Tokyo]], scagliandosi contro il «doppio pericolo del comunismo e dell'imperialismo industriale dei falsi democratici senza patria, ebrei o no<ref>Giovanni Gentile, ''Giappone guerriero'', in "Civiltà, rivista trimestrale della Esposizione Universale di Roma", 21 gennaio 1942, poi in ''Politica e cultura'', a cura di H.A. Cavallera, 2° vol., 1991, pp. 182-89; citato in {{Cita|Franzinelli 2021|p. 182}}, nonché in {{cita|Rota 2016}}.</ref>». Secondo lo studioso Giovanni Rota, risulta «difficile interpretare questo articolo come una polemica nei confronti del regime razzista e non è credibile che si volesse, con queste frasi, attaccare l'alleanza con il nazismo proprio mentre la si esaltava<ref name="Rota_2016" />».
=== Il
[[File:Il discorso agli Italiani del 24 giugno 1943 Giovanni Gentile.jpg|thumb|"Il discorso agli Italiani" del 24 giugno 1943]]
Gli ultimi interventi politici sono rappresentati da due conferenze nel
Nella seconda, molto più importante, tenuta il 24 giugno su proposta di [[Carlo Scorza]]<ref>{{cita|Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo|p. 13}}.</ref>, nuovo segretario nazionale del PNF al [[Campidoglio]] a [[Roma]], dal titolo ''Discorso agli Italiani'', esortò all'unità nazionale, in un momento difficile della guerra. Dopo questi interventi si ritirò a [[Troghi]]<ref>{{Cita web|url=http://books.google.it/books?id=KaHCNhRhCuAC&printsec=frontcover&source=gbs_v2_summary_r&cad=0|titolo="Giovanni Gentile" di Gabriele Turi (p. 501)|editore=Google libri}}</ref> (
Gentile considerò questa sua ultima opera il coronamento dei suoi studi speculativi tanto che all'amico [[antifascista]] [[Mario Manlio Rossi]], mostrandogli il manoscritto, scherzando disse: ''"I vostri amici possono uccidermi ora se vogliono. Il mio lavoro nella vita è concluso''"<ref>{{cita|Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo|p. 23}}.</ref>.
La [[Ordine del giorno Grandi|caduta di Mussolini]] il 25 luglio 1943 non preoccupò particolarmente Gentile che intese il tutto come un avvicendamento al governo<ref>{{cita|Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo|p. 24}}.</ref>. Inoltre la nomina nel [[governo Badoglio I|primo governo Badoglio]] di alcuni ministri che precedentemente erano stati suoi collaboratori come [[Domenico Bartolini (politico)|Domenico Bartolini]] e [[Leonardo Severi]] lo confortava<ref name="Francesco Perfetti p. 25">{{cita|Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo|p. 25}}.</ref>. In particolare la vecchia amicizia con il ministro Severi spinse Gentile
Il 4 agosto Severi rispose a Gentile, lanciandogli un duro e inatteso attacco<ref>Luciano Canfora, ''La sentenza. Concetto Marchesi e Giovanni Gentile'', Palermo, Sellerio, 1985, pp. 49-64.</ref>. Travisandone volontariamente i contenuti, evitando però di renderli noti, avvalorò l'idea che Gentile gli si fosse proposto come consigliere, ponendolo quindi in obbligo a respingerne la proposta<ref>{{cita|Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo|p. 26}}.</ref>. Gentile replicò al ministro e rassegnò le dimissioni da direttore della Scuola Normale di Pisa.
=== L'adesione alla Repubblica Sociale Italiana ===
Gentile respinse in un primo tempo la proposta di [[Carlo Alberto Biggini]], che nel frattempo era divenuto ministro, di entrare al Governo, e dopo un incontro avvenuto il 17 novembre 1943 con [[Benito Mussolini]] sul lago di Garda si convinse ad aderire alla [[Repubblica Sociale Italiana]]. Nel novembre 1943 divenne presidente della ''Reale [[Accademia d'Italia]]'', con l'obiettivo di riformare la vecchia [[Accademia dei Lincei]] che fu assorbita dall'Accademia. Così Gentile alla figlia Teresa raccontò l'evento:
{{Citazione|Venne qui tempo fa un amico ministro a cercarmi, ed io dissi francamente i motivi personali e politici per cui desideravo restare in disparte. Ma egli mi assicurò che io potevo benissimo restare in disparte: ma dovevo fare una visita al mio vecchio amico che desiderava vedermi ed era addolorato di certe manifestazioni recenti, ostili alla mia persona. Negare questa visita non era possibile. Feci comodamente il viaggio con Fortunato. Ebbi il giorno 17 un colloquio di quasi due ore, che fu commoventissimo. Dissi tutto il mio pensiero, feci molte osservazioni, di cui comincio a vedere qualche benefico aspetto. Credo di aver fatto molto bene al paese. Non mi chiese nulla, non mi fece offerta. Il colloquio fu a quattr'occhi. La nomina fu poi combinata col ministro amico e portata qui da me da un Direttore generale. Non accettarla sarebbe stata suprema vigliaccheria e demolizione di tutta la mia vita.|Giovanni Gentile in una lettera indirizzata alla figlia Teresa<ref>Vittorio Vettori, ''Giovanni Gentile'', Editrice Italiana, Roma, marzo 1967, pp. 151-152.</ref>}}
Sostenne la chiamata alle armi {{Senza fonte|e la [[coscrizione militare]]}} dei giovani nell'esercito della RSI, auspicando il ripristino dell'unità nazionale sotto la guida ancora una volta di Mussolini.
Intanto il figlio Federico, capitano d'artiglieria del [[Regio Esercito]], dopo l'8 settembre era stato [[Internati Militari Italiani|internato]] dai tedeschi in un campo di prigionia a [[Leopoli]] in condizioni particolarmente severe: era l'unico ufficiale italiano del campo a non ricevere la posta di ritorno. Federico Gentile aveva aderito alla RSI ma non aveva accettato l'arruolamento nell'[[Esercito Nazionale Repubblicano]], preferendo tornare in Italia da civile.<ref>{{cita news|autore= Simonetta Fiori |url= http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/03/12/io-italiano-prigioniero-in-germania.html |titolo= Io, italiano prigioniero in Germania|rivista= La Repubblica|data= 12 marzo 2005}}</ref> Gentile, in un discorso del 19 marzo 1944, elogiò pubblicamente per la prima volta [[Adolf Hitler]], definendolo il "Condottiero della grande [[Germania nazista|Germania]]", e lodando l'alleanza italiana con le [[Potenze dell'Asse]]; dopo aver fatto pressioni anche sul [[Pio XII|Papa]],<ref>Enzo Bruschi ''Gentile. La filosofia al servizio del Duce'' [[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]], 28 maggio 2021, intervista a Mimmo Franzinelli, pag. 119.</ref> pochi giorni dopo il figlio venne trasferito in un campo meno duro e infine gli fu permesso il ritorno a casa.<ref>{{cita news|Antonio Carioti|http://archiviostorico.corriere.it/2005/giugno/09/Quando_Gentile_inchino_Hitler_per_co_9_050609013.shtml|Quando Gentile s'inchinò a Hitler per salvare il figlio|Corriere della Sera|9 giugno 2005}}</ref>
=== Uccisione da parte dei GAP ===
{{vedi anche|Uccisione di Giovanni Gentile}}
[[File:L'ingresso nel Duomo di Firenze della salma del filosofo Giovanni Gentile 18 aprile 1944.jpg|thumb|L'ingresso nella [[basilica di Santa Croce]] a [[Firenze]] della salma del filosofo Giovanni Gentile, 18 aprile 1944]]
Il 30 marzo 1944, per il suo appoggio dichiarato alla leva per la difesa della RSI, ricevette diverse missive contenenti minacce di morte<ref name=autogenerato1>Renzo Baschera, "Chiese la grazia per molti partigiani ma non riuscì a salvarsi", articolo su "Historia", febbraio 1974, N° 194, p. 135.</ref>. In una in particolare era riportato: "Tu come esponente del neofascismo sei responsabile dell'assassinio dei cinque giovani al mattino del 22 marzo 1944". L'accusa era riferita alla [[Martiri del Campo di Marte|fucilazione di cinque giovani]] renitenti alla leva rastrellati dai militi della RSI il 14 marzo dello stesso anno (fucilazione orchestrata dal maggiore [[Mario Carità]], che detestava Gentile, ricambiato; il filosofo aveva infatti minacciato di denunciare le eccessive violenze del [[banda Carità|suo reparto]] allo stesso Mussolini).<ref>Raffaello Uboldi, ''Vigliacchi perché li uccidete?'', Storia Illustrata nº 200, luglio 1974, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, p. 56: "Gentile, sdegnato, ha minacciato di denunciarlo a Mussolini".</ref> Il governo fascista repubblicano gli offrì quindi una scorta armata<ref name=autogenerato1 /> che però Gentile declinò: "''Non sono così importante, ma poi se hanno delle accuse da muovermi sono sempre disponibile''"<ref name=autogenerato1 />.
[[File:Cappella Machiavelli-Salviati, tomba di giovanni gentile.JPG|thumb|left|Lapide nei pressi della tomba di Giovanni Gentile, [[basilica di Santa Croce]]]]
Considerato in [[resistenza italiana|ambito resistenziale]] come uno dei principali teorici e responsabili del regime fascista, "apologo della repressione" e di "un regime ostaggio di un esercito occupante", fu [[uccisione di Giovanni Gentile|ucciso]] il 15 aprile 1944 sulla soglia della sua residenza di [[Firenze]], la [[villa di Montalto]] al [[Salviatino]], da un gruppo [[partigiani|partigiano]] [[Firenze|fiorentino]] aderente ai [[Gruppi di Azione Patriottica|GAP]] di ispirazione comunista.
Il commando gappista, composto da [[Bruno Fanciullacci]], [[Elio Chianesi]]<ref>{{cita web|url=http://www.anpi.it/donne-e-uomini/664/elio-chianesi|titolo=Elio Chianesi|accesso=25 luglio 2010}}</ref>, [[Giuseppe Martini]] "Paolo", [[Antonio Ignesti]] e la staffetta [[Liliana Benvenuti|Liliana Benvenuti Mattei "Angela"]]<ref>La Benvenuti non volle mai raccontare i precisi particolari, dal suo punto di vista: ''«Questa è una cosa che non dirò mai. Perché potrei fare rovesciare tutte le cose. Perché non è come è stato detto. Come è andata l’azione dei Gap io non lo voglio dire. Me l’hanno chiesto in tanti ma non l’ho rivelato mai a nessuno»''. Vedi un intervento della Benvenuti anche in M. C. Carratù (2016).</ref> come appoggio<ref>Paolo Paoletti, ''"Il Delitto Gentile" esecutori e mandanti'', Ed. Le Lettere, 2005, pp. 21-25 par. 1.6 " L'omicidio raccontato da Giuseppe Martini "Paolo" uno dei due esecutori materiali"...Sicuramente (Fanciullacci l'altro esecutore) gli chiese se era il professore e subito dopo gli sparammo insieme dalla stessa parte, non attraverso i due finestrini posteriori..."</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.lindro.it/resistenza-angela-la-ragazza-col-fiore-rosso/ |titolo=''Resistenza: "Angela", la ragazza col fiore rosso'' |accesso=7 settembre 2016 |dataarchivio=15 settembre 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160915091655/http://www.lindro.it/resistenza-angela-la-ragazza-col-fiore-rosso/ |urlmorto=sì }}</ref> e con [[Teresa Mattei]] e [[Bruno Sanguinetti]] nell'organizzazione logistica<ref>{{cita news|autore=Antonio Carioti|titolo=Sanguinetti venne a dirmi che Gentile doveva morire|url=http://archiviostorico.corriere.it/2004/agosto/06/Sanguinetti_venne_dirmi_che_Gentile_co_9_040806079.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131207070527/http://archiviostorico.corriere.it/2004/agosto/06/Sanguinetti_venne_dirmi_che_Gentile_co_9_040806079.shtml|pubblicazione=Corriere della Sera|p=29|data=6 agosto 2004|accesso=12 marzo 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=7 dicembre 2013}}</ref><ref>{{Citazione|Per fare in modo che i gappisti incaricati dell'agguato potessero riconoscerlo, alcuni giorni prima li accompagnai presso l'[[Accademia d'Italia]] della Rsi, che lui dirigeva. Mentre usciva lo indicai ai partigiani, poi lui mi scorse e mi salutò. Provai un terribile imbarazzo.|Teresa Mattei}}</ref>, si appostò alle 13:30 circa nei pressi della villa al [[Salviatino]] e, appena il filosofo giunse in auto, Fanciullacci e Martini gli si avvicinarono tenendo sotto braccio dei libri per nascondere le armi e farsi così credere studenti. Il filosofo abbassò il vetro per prestare ascolto, ma fu subito raggiunto dai colpi della rivoltella di Fanciullacci. Fuggiti i gappisti in bicicletta, l'autista si diresse all'ospedale [[Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi|Careggi]] per trasferirvi il filosofo moribondo, ma Gentile, colpito direttamente al cuore e in pieno petto, in breve spirò.<ref>[[Luciano Canfora]], "Giovanni Gentile nella RSI" in La Repubblica Sociale Italiana 1943-1945, a cura di P. P. Poggio, Annali della Fondazione Luigi Micheletti, Brescia, 1986, pp. 235-243.</ref>
Fu un episodio che divise lo stesso fronte [[antifascismo|antifascista]] e che ancora oggi è al centro di polemiche non sopite, venendo già all'epoca disapprovato dal [[CLN]] toscano con la sola esclusione del Partito Comunista, che rivendicò l'esecuzione.<ref>Antonio Carioti, ''Sanguinetti venne a dirmi che Gentile doveva morire'', sul Corriere della Sera del 6 agosto 2004, p. 29: "L'omicidio di Gentile, anziano e inerme, suscitò una forte impressione e fu disapprovato dal CLN toscano, con l'astensione dei comunisti. Tristano Codignola, esponente del Partito d'Azione, scrisse un articolo per dissociarsi."</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/04/24/e-dopo-70-anni-nuovi-scenari-dietro-lesecuzione-di-gentileFirenze05.html Maria Cristina Carratù, ''E dopo 70 anni nuovi scenari dietro l'esecuzione di Giovanni Gentile'', La Repubblica, 24 aprile 2016].</ref>
Il 18 aprile fu sepolto, per iniziativa del ministro [[Carlo Alberto Biggini]]<ref>Renzo Baschera, "Chiese la grazia per molti partigiani ma non riuscì a salvarsi", articolo su ''Historia'', febbraio 1974, n° 194, p. 136.</ref> e con decreto di approvazione da parte di Mussolini stesso, nella [[basilica di Santa Croce]] a [[Firenze]], il [[Ugo Foscolo|foscoliano]] ''tempio dell'itale glorie''.
Dopo l'attentato le autorità della RSI — dopo aver sospettato all'inizio lo stesso Mario Carità<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/08/12/ecco-le-carte-che-assolvono-archeologo.html ''Ecco le carte che assolvono l'archeologo''].</ref> — promisero mezzo milione di lire in cambio di informazioni sui responsabili, mentre venne disposto l'arresto di cinque docenti, indicati dal capo della provincia [[Raffaele Manganiello]] come i mandanti morali dell'agguato<ref>{{cita|Romano|p. 302}}.</ref>: [[Ranuccio Bianchi Bandinelli]] (che aveva forse approvato l'uccisione), [[Renato Biasutti]], [[Francesco Calasso]], [[Ernesto Codignola]], [[Enrico Greppi (medico)|Enrico Greppi]]; ma gli ultimi due sfuggirono alla cattura<ref>Gabriele Turi, ''Giovanni Gentile'', p. 522.</ref>. Grazie al diretto intervento della famiglia Gentile gli arrestati scamparono alla consueta rappresaglia che i fascisti eseguivano in seguito alle azioni gappiste (meno di due settimane prima, il 3 aprile, a Torino erano stati fucilati cinque prigionieri per l'uccisione del giornalista [[Ather Capelli]]), venendo rimessi in libertà.<ref>Così Gaetano Gentile ricordò nel 1954 il suo intervento presso la prefettura: «Quella sera stessa [del 15 aprile], per desiderio di mia Madre, io mi recai dal capo della Provincia e gli parlai della voce [di rappresaglie] diffusasi in città, esprimendogli la ferma e calda preghiera di mia Madre che quel proposito, se effettivamente esisteva, venisse abbandonato e anzi gli arrestati rilasciati. Dissi anche, naturalmente, come a me sembrasse in fondo superfluo dover esprimere tale preghiera proprio in quella stanza in cui ancora quella mattina la voce di mio Padre si era levata […] a deplorare la tragica inutilità di un metodo, dal quale non poteva seguire che il ripetersi indefinito di una crudele successione di attentati e rappresaglie. Era ovvio poi che, indipendentemente dalla eventuale giustificazione politica o militare di atti simili, nulla del genere poteva aver luogo in occasione della morte di mio Padre, alla quale si doveva da parte del Governo e delle autorità fiorentine questo gesto di rispetto delle sue convinzioni e del suo costante atteggiamento».</ref>
In occasione del decennale della morte, tra il 15 e il 17 aprile 1955, all'interno della basilica fu inaugurato il primo di una serie di convegni di "''studi gentiliani''". Di tanto in tanto si sono levate isolate voci contro la presenza della tomba del "filosofo del fascismo" in Santa Croce, ma senza seguito.<ref>{{Cita web |url=http://www.liberoquotidiano.it/news/regioni/721115/firenze-due-consiglieri-via-tomba-giovanni-gentile-da-santa-croce.html |titolo=Firenze: due consiglieri, via tomba Giovanni Gentile da Santa Croce |accesso=15 novembre 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171116031411/http://www.liberoquotidiano.it/news/regioni/721115/firenze-due-consiglieri-via-tomba-giovanni-gentile-da-santa-croce.html |dataarchivio=16 novembre 2017 |urlmorto=sì }}</ref>
== Pensiero filosofico ==
{{vedi anche|Attualismo (filosofia)}}
La filosofia di Gentile fu da lui denominata [[attualismo (filosofia)|attualismo]] o ''[[idealismo]] attuale'', poiché in esso l'unica vera realtà è l'[[atto puro]] del «[[pensiero]] che pensa», cioè l'[[autocoscienza]], in cui si manifesta lo [[spirito (filosofia)|spirito]] che comprende tutto l'esistente; in altre parole, solo quello che si realizza tramite il pensiero rappresenta la realtà in cui il filosofo si riconosce.<ref>{{Treccani|attualismo|«Attualismo»}}</ref>
È questo per lui il «principio di tutto l'idealismo moderno»,{{citazione|del [[pensiero]] che non presuppone nulla perché [[assoluto]], e crea tutto. Non presuppone neppure il soggetto, come suo antecedente, ma è il [[soggetto (filosofia)|soggetto]], come scoprì [[Cartesio|Descartes]], distruggendo la vecchia distinzione di sostanza e attributo. Non ci sono io, e il mio pensiero, ma [[io (filosofia)|io]] sono il mio pensiero, che non è un essere, e tanto meno qualcosa, ma un processo, ''il'' processo.|G. Gentile, articolo dell'11 dicembre 1913 su ''[[La Voce (periodico)|La Voce]]'' in risposta a B. Croce}}
[[File:Giovanni Gentile.jpg|thumb|Giovanni Gentile nel periodo in cui era ministro]]
Il Pensiero è dunque attività perenne in cui all'origine non c'è distinzione tra [[soggetto (filosofia)|soggetto]] e [[oggetto (filosofia)|oggetto]]. Gentile avversa pertanto ogni [[dualismo]] e [[Naturalismo (filosofia)|naturalismo]] rivendicando l'unità di natura e spirito ([[monismo]]), cioè di [[spirito (filosofia)|spirito]] e [[materia (filosofia)|materia]], all'interno della [[coscienza (filosofia)|coscienza]] pensante, assieme al primato gnoseologico ed ontologico di questa. La coscienza è vista come sintesi di soggetto e oggetto, sintesi di un atto in cui il primo (il soggetto) pone il secondo ([[autoconcetto]]). Non hanno quindi senso orientamenti solo [[spiritualismo|spiritualisti]] o solo [[materialismo|materialisti]], come non ne ha la divisione netta tra spirito e materia del [[platonismo]], in quanto la realtà è [[Uno (filosofia)|Una]]: qui è evidente l'influsso del [[panteismo]] [[rinascimento|rinascimentale]] e dell'[[immanente|immanentismo]], più che dell'[[hegelismo]].<ref name=fusaro>{{cita web|url=http://www.filosofico.net/gentile105.htm|curatore=[[Diego Fusaro]]|titolo=Giovanni Gentile}}</ref>
Di [[Hegel]], a differenza di [[Benedetto Croce]], fautore dello ''[[storicismo]] assoluto'' o ''idealismo storicista'' per cui tutta la realtà è [[storia]] in divenire (e non [[atto (filosofia)|atto]] statico in senso [[Aristotele|aristotelico]]), Gentile non apprezza tanto l'orizzonte storicista quanto l'impianto idealistico basato sulla coscienza, che pone quest'ultima a fondamento del reale. Anche secondo Gentile vi è un errore, in Hegel, nella costruzione della [[dialettica]], ma in modo diverso dal giudizio di Croce: Hegel l'avrebbe infatti formulata come contrapposizione fra una tesi e un'antitesi concepiti come dei «pensati» (tipici del pensiero determinato delle scienze),<ref name=fusaro/> anziché come momenti di un medesimo atto pensante, finendo per giungere a un risultato ritenuto definitivo, situato al culmine dello sviluppo dello Spirito, mentre per Gentile il [[divenire]] non è mai concluso, essendo fuori dal [[tempo]].<ref>Lo stesso Croce avrebbe avuto il torto, secondo Gentile, di porre una «logica del fatto» al posto della logica attuale dello Spirito, basandola sulla [[dialettica dei distinti|distinzione delle forme]] dello Spirito ([[arte]], [[filosofia]], [[economia]] ed [[etica]]), che essendo «distinte» sono astrazioni avulse dalla vita spirituale, di cui compromettono l'[[Uno (filosofia)|unità]] (cfr. [http://www.giutor.com/sdf/cont/Decimo/X.9.html Neo-idealismo e neo-realismo: pensiero pensante e pensiero pensato] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20170920044239/http://www.giutor.com/sdf/cont/Decimo/X.9.html |date=20 settembre 2017 }}).</ref>
L'[[attualismo (filosofia)|attualismo]] di Gentile si esprime dunque in questa riforma della dialettica
Recuperando [[Johann Gottlieb Fichte|Fichte]], il filosofo afferma che lo spirito è fondante in quanto unità di coscienza ed autocoscienza, pensiero in atto; l'atto del pensiero pensante, o «atto puro», è il principio e la forma della realtà diveniente.
Particolare attenzione è dedicata al tema della soggettività dell'[[arte]] e al suo rapporto colla religione e la filosofia, ovvero l'intera vita dello spirito; se da un lato l'arte è il prodotto di un sentimento soggettivo, dall'altro essa è un atto sintetico che coglie tutti i momenti della vita dello spirito, acquistando dunque alcuni caratteri del discorso razionale.<ref name=fusaro/>
Sviluppando fino in fondo l'hegelismo di [[Bertrando Spaventa]], l'[[attualismo (filosofia)|attualismo]] gentiliano, per il quale ogni realtà esiste solo nell'[[atto (filosofia)|atto]] che la pensa, è stato interpretato come un [[idealismo soggettivo]] (una forma di [[soggettivismo]]), sebbene il suo autore tendesse a respingere tale definizione,<ref>Bruno Minozzi, ''Saggio di una teoria dell'essere come presenza pura'', pag. 114, Il Mulino, 1960.</ref> non essendo quell'atto preceduto né dal soggetto né tantomeno dall'oggetto, bensì coincidente con l'[[Idea]] stessa, e a differenza di Fichte, [[Immanenza|immanente]] all'esperienza proprio perché creatore dell'esperienza.<ref>Gentile cioè contestava a Fichte la [[trascendenza]] dell'[[Io (filosofia)|Io assoluto]] rispetto al non-io, e di restare così in un [[dualismo]] che non viene mai superato dall'[[attualismo (filosofia)|attualità]] del pensiero, ma solo da un agire pratico dilatato all'infinito, fermo alla contrapposizione fra teoria e prassi, per la quale Fichte «s'irretisce in un idealismo soggettivo in cui invano l'Io si sforza di uscire da sé» (Giovanni Gentile, ''Discorsi di religione'', pp. 53-55, Firenze, Sansoni, 1935).</ref><br/>Esso si pone così come sintesi e massimo punto di approdo delle tradizioni [[kantismo|kantiana]] ed [[neohegelismo|hegeliana]], che avevano segnato peraltro la [[filosofia italiana|filosofia risorgimentale]] dell'[[filosofia del XIX secolo|Ottocento]].<ref>{{cita pubblicazione|url=https://cab.unime.it/journals/index.php/PI/article/download/1862/1482|titolo=Le prolusioni di Gentile|autore=Francesca Rizzo|rivista=Il Pensiero Italiano. Rivista di Studi Filosofici|vol=1|anno=2017|numero=2|DOI=10.6092/2532-6864/2017.2.1-25}}</ref>
== Pensiero politico ==
{{vedi anche|Manifesto degli intellettuali fascisti|Dottrina del fascismo|La dottrina del fascismo}}
Gentile fu il primo e più importante ideologo del fascismo, assieme a Mussolini stesso. La sua è una filosofia politica fortemente [[attivismo politico|attivista]] e attualista (cioè vuole trasporre l'attualismo nel campo civile e sociale), che coniughi «prassi e pensiero», che sia insieme «azione a cui è immanente una dottrina».<ref name=dot>Giovanni Gentile, Benito Mussolini, ''La dottrina del fascismo''.</ref> Essendo insoddisfatto di fronte alla realtà, in Gentile troviamo il primato del futuro, ma, allo stesso tempo, un recupero della concezione [[romanticismo|romantica]] della [[Ragione]] intesa come [[Spirito (filosofia)|Spirito]] universale che tutto pervade, avversa al materialismo e alla ragione meramente strumentale.<ref>[[Nicola Abbagnano]], ''Ricordi di un filosofo'', a cura di Marcello Staglieno, § III, ''Nella Napoli nobilissima'', pag. 37, Milano, Rizzoli, 1990.</ref> Per Gentile,
Il [[fascismo]] non è la sola qualificazione politica che dà della propria filosofia, Gentile infatti
L'individuo può essere libero ed esplicare la sua moralità esclusivamente nelle forme istituzionali dello
[[File:Giovanni Gentile negli ultimi anni.jpg|thumb|Giovanni Gentile negli ultimi anni]]
Con il [[fascismo]] si può avere vero "liberalismo" in quanto riporta ai valori primigeni del [[Risorgimento]]:<ref name=noce>[[Augusto Del Noce]], ''L'idea del Risorgimento come categoria filosofica in Giovanni Gentile'', in "Giornale Critico della Filosofia Italiana", a. XLVII, Terza serie, vol. XXII, n. 2, aprile-giugno 1968, pp. 163-215.</ref> Gentile dimostra qui un forte approccio storicistico, secondo il quale il fascismo trarrebbe la sua legittimazione dalla storia, sarebbe appunto una fase storica, non un'ideologia politica.<ref name=dot/>
Il Risorgimento non fu solo un'operazione politica, ma un "atto di fede":<ref name=noce /> il campione di suddetto atto di fede fu [[Mazzini]]: anti-[[illuminismo|illuminista]] e [[Romanticismo|romantico]], anti-[[Secondo Impero Francese|francese]], [[spiritualismo|spiritualista]] e nemico dei principi [[materialismo|materialistici]].<ref>[http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=20261 Giovanni Belardelli, ''Il fascismo e Giuseppe Mazzini''].</ref>
Lo Stato [[Giovanni Giolitti|giolittiano]] rappresentò invece, secondo Gentile (concezione che lo divide radicalmente da Croce), un tradimento dei valori risorgimentali: per rompere questo ''status quo'' degenerativo del processo italiano fu necessario il ricorso all'[[Squadrismo|illegalità e alla violenza]] del [[Fasci italiani di combattimento|fascismo movimento]]: una violenza rivoluzionaria, perché portatrice di un nuovo assetto, ma anche statale, perché va a colmare le lacune che vigono nel sistema statale.<ref name=man>Giovanni Gentile, ''Manifesto degli intellettuali fascisti''</ref> Gentile insiste molto sulla novità del fascismo: è un modo nuovo di concepire la nazione, ha una consapevolezza mistica di ciò che sta compiendo.<ref name=man/>
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[[Benito Mussolini]] viene perciò dipinto come un vero eroe idealistico. La missione del fascismo, secondo Gentile, è quella di creare l'[[Uomo nuovo]]: un uomo di fede, spirituale, anti-materialista, volto a grandi imprese.<ref name=man/> Questo nuovo tipo di uomo sarà antitetico al carattere che Giolitti tentò di imprimere alla nazione e che connotava l'Italia come scettica, mediocre e furbastra.<ref name=dot/>
Egli, in quanto ideologo, sostiene che il fascismo si dovesse istituzionalizzare: ciò avverrà nei fatti attraverso l'istituzione del [[Gran Consiglio del Fascismo]].<ref name=dot/> Il [[fascismo]] si deve inoltre far assorbire dall'italianità (e non il contrario): il fine è che nella società non vi siano più contraddizioni, nessuna differenza tra [[cultura italiana]] e [[cultura fascista]].<ref name=man/>
Bisogna arrivare
Il [[corporativismo]] (di cui le estreme realizzazioni saranno la [[democrazia organica]] e la [[socializzazione dell'economia]], progettate nella RSI) permetterà di giungere a uno stato di fatto in cui i problemi economici si risolveranno all'interno della corporazione stessa, senza provocare fratture all'interno della società, ed evitando la [[lotta di classe]], grazie alla [[terza via (fascismo)|terza via fascista]].<ref name=dot/>
Negli ultimi anni di vita Gentile sostenne, opponendosi all'ala estrema e intransigente del fascismo, l'idea di una riconciliazione, la più ampia possibile, di tutti gli italiani, sia fascisti sia antifascisti: pur riconoscendosi nella RSI, invitò pubblicamente il "popolo sano" ad ascoltare "la voce della Patria", esortandolo alla pacificazione e ad evitare una "[[Guerra civile in Italia (1943-1945)|lotta fratricida]]"<ref>Giovanni Gentile, "Ricostruire" in Corriere della Sera, 28 dicembre 1943.</ref>, di cui comunque non vedrà la fine.
Il gentilismo fu, a ogni modo, una delle principali correnti culturali del regime fascista, assieme al [[fascismo di sinistra]] "[[rivoluzione fascista|rivoluzionario]]" e [[Fascismo intransigente|intransigente]] ([[Curzio Malaparte|Malaparte]], [[Mino Maccari|Maccari]], [[Giuseppe Bottai|Bottai]], [[Filippo Tommaso Marinetti|Marinetti]], [[Roberto Farinacci|Farinacci]]), al [[fascismo clericale]], alla [[mistica fascista]] ([[Niccolò Giani|Giani]], [[Arnaldo Mussolini]]) e al [[neoghibellinismo]] [[religione romana|paganeggiante]] ([[Julius Evola]]).
===Critica al marxismo===
Nonostante quella marxiana sia pertanto un'errata filosofia della storia "rovesciata" rispetto all'hegeliana, essa però possiede ugualmente un pregio: è una "filosofia della prassi". Nelle ''[[Tesi su Feuerbach]]'' (che Gentile tradusse per primo in italiano) Marx critica infatti il materialismo volgare: questo concepisce astrattamente l'[[oggetto (filosofia)|oggetto]] come dato e il [[soggetto (filosofia)|soggetto]] come mero ricettore dell'essenza-oggetto, non cogliendone il rapporto dialettico. Marx con il concetto di [[prassi]] credeva di superare sia questo materialismo volgare, sia l'idealismo. Quest'ultimo infatti considerava il pensiero in maniera astratta. La prassi, concepita da Marx come "attività sensibile umana", è però criticata da Gentile, perché in Marx il pensiero è in definitiva una forma derivata dell'attività sensibile: cosa inaccettabile per il filosofo siciliano. Gentile, fondatore dell'[[attualismo (filosofia)|attualismo]], infatti sostiene (influenzato in questo senso dal primo [[Fichte]]), invece, come sia l'atto del [[pensiero]] a ''porre'' l'oggetto, e quindi, in ultima istanza, a crearlo.<ref>Cfr. ''Libertà e liberalismo ("Conferenza tenuta all'Università fascista di Bologna la sera del 9 marzo 1925")'', in ''Scritti Politici'', tratti da ''Politica e Cultura'' a cura di H.A. Cavallera, Firenze, Le Lettere, 1990 (''Opere complete'' XLV).</ref>
== Teorie pedagogiche ==
[[File:Gentile primo piano.jpg|thumb|left|upright=0.7|Primo piano di Giovanni Gentile]]
Gentile riflette a lungo sulla funzione pedagogica e unisce la [[pedagogia]] con la [[filosofia]], avviando una rifondazione in senso idealistico della prima, negandone i nessi con la [[psicologia]] e con l'[[etica]].<ref name="peda">[http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=83&id=525 ''Il pensiero pedagogico di Giovanni Gentile''].</ref>
L'[[educazione]]
Il [[dualismo]] scolaro-maestro deve risolversi in [[uno (filosofia)|unità]] attraverso la comune partecipazione alla vita dello spirito che tramite la cultura muove l'educatore verso l'educando e lo riassorbe nell'universalità dell'atto spirituale. «Il maestro è il sacerdote, l'interprete, il ministro dell'[[divinità|essere divino]], dello ''spirito''».<ref name=peda/>
Il maestro incarna lo spirito stesso, l'allievo deve allora entrare in sintonia nell'ascolto col maestro, proprio per partecipare anche lui dell'attuarsi dello spirito, per farsi libero
Questi concetti ispirano la riforma scolastica del 1923, attuata da Gentile in veste di ministro della [[pubblica istruzione]], anche se solo una parte furono applicati secondo i suoi desideri. Altri principi della filosofia di Gentile presenti nella riforma scolastica sono in particolare la concezione della scuola come membro fondamentale dello [[Stato]] (viene infatti istituito un esame di Stato che sancisce la fine di ogni ciclo scolastico, anche se gli studi sono effettuati in un istituto privato) e il predominio delle discipline del gruppo umanistico-filologico.<ref name=peda/>
=== La riforma della scuola ===
{{vedi anche|Riforma Gentile}}
[[File:Gentile e Leonardo Severi.jpg|upright=1.5|thumb|Giovanni Gentile con [[Leonardo Severi]] al Ministero della pubblica istruzione]]
Gentile fu ministro della pubblica istruzione e nel 1923 mise in atto la sua [[riforma Gentile|riforma scolastica]], elaborata assieme a [[Giuseppe Lombardo Radice]] e definita da Mussolini "la più fascista delle riforme", in sostituzione della vecchia [[legge Casati]].<ref name=rif>{{Cita web |url=http://www.pbmstoria.it/unita/scuola/lariformagentile.php |titolo=''La riforma Gentile'' |accesso=2 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150214025450/http://www.pbmstoria.it/unita/scuola/lariformagentile.php |dataarchivio=14 febbraio 2015 |urlmorto=sì }}</ref>
Essa era fortemente [[meritocrazia|meritocratica]] e [[Classismo|censitaria]]; dal punto di vista strutturale Gentile individua l'organizzazione della scuola secondo un ordinamento gerarchico e centralistico. Una scuola di tipo piramidale, cioè pensata e dedicata «ai migliori» e rigidamente suddivisa a livello secondario in un ramo classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo professionale per il popolo. I gradi più elevati erano riservati agli alunni più meritevoli, o comunque a quelli appartenenti ai ceti più abbienti.<ref>Si veda anche ne {{cita pubblicazione|titolo=Il fascismo al governo della scuola|url=https://books.google.it/books?id=hZsbAQAAMAAJ&sitesec=buy&source=gbs_atb|rivista=Annali|editore=Istituto Giangiacomo Feltrinelli|volume=1958-1974 (di 15 voll.)|città=Milano|anno=1974|oclc=1588868}}:
{{Citazione|[Boffi:] ''Qual è il criterio su cui si è fondata Vostra Eccellenza nella limitazione delle iscrizioni?'' — [Gentile:] Questa limitazione non c'è nella scuola complementare come non ci sarà nella scuola d'arte e nelle scuole professionali; essa è propria delle scuole di cultura e risponde alla necessità di mantenere alto il livello di dette scuole chiudendole ai deboli e agli incapaci; dipende anche dalla riduzione del numero degli scolari nelle singole classi fatta per evidenti ragioni didattiche, quelle stesse che hanno consigliato l'abolizione delle classi aggiunte; ma soprattutto dalla necessità di consigliare agli italiani un diverso indirizzo nella loro attività. <br/>
Noi abbiamo troppi ed inutili, quando non son valenti, professionisti, ed abbiamo invece molto bisogno di industriali, di commercianti, di artieri, di minuti professionisti, che portino nella esplicazione delle loro arti e dei loro mestieri quello spirito fine della Nazione che finora li ha spinti a disertare le scuole industriali, commerciali e professionali per seguire la scuola umanistica.|{{cita libro|titolo= Il fascismo al governo della scuola (novembre '22-aprile '24): discorsi e interviste|autore= R.Sandron|curatore= Ferruccio E. Boffi|data= 1924|p=331}} }}</ref>
La riforma si ispira, fra l'altro, al principio pedagogico gentiliano secondo cui non esiste un metodo nell'insegnamento; ogni argomento è metodo a sé stesso, cioè non è una nozione astratta da memorizzare ma [[atto (filosofia)|atto]] di ricerca attiva e creativa.<ref name=rif/> L'insegnante può adoperare delle indicazioni di metodo per preparare le fasi che precedono l'insegnamento.<ref name=rif/> Le [[scienze naturali]] e la matematica furono messe in secondo piano, poiché secondo Gentile erano materie prive di valore [[universale]], che avevano la loro importanza solo a livello professionale. Questa svalutazione, tuttavia, non avvenne nelle [[Università]],<ref>Giuseppe Spadafora, ''Giovanni Gentile: la pedagogia, la scuola: atti del Convegno di pedagogia e altri studi'', Armando Editore, 1997, p. 261.</ref> in quanto luoghi delle formazioni specialistiche; difatti Giovanni Gentile, a differenza di Croce che sosteneva l'assoluta preponderanza sociale delle materie classiche sulla scienza<ref>[http://www.homolaicus.com/teorici/croce/croce.htm Enrico Galavotti, ''La filosofia italiana e il neoidealismo di Croce e Gentile'', Homolaicus].</ref>, pur criticando gli eccessi del positivismo e considerando anch'egli le materie letterarie come superiori, intrattenne anche rapporti, improntati al dialogo, con [[matematici]] e [[fisici]] italiani (come [[Ettore Majorana]], collaboratore di [[Enrico Fermi]] nel gruppo dei "[[ragazzi di via Panisperna]]", che divenne anche amico del figlio [[Giovanni Gentile (fisico)|Giovanni jr.]], coetaneo del Majorana) e cercò di instaurare un confronto costruttivo con la cultura scientifica.<ref name=rif/><ref>[http://www.duepassinelmistero.com/emajor.htm ''Il mistero di Ettore Majorana''].</ref>
L'obbligo scolastico fu innalzato a 14 anni e fu istituita la [[scuola elementare]] da sei ai dieci anni. L'allievo che terminava la scuola elementare aveva la possibilità di scegliere tra i licei [[liceo classico|classico]] e [[liceo scientifico|scientifico]] oppure gli istituti tecnici. Solo i due licei permettevano l'accesso all'università (il secondo solo alle facoltà scientifiche), in questo modo però veniva mantenuta una profonda divisione tra classi sociali (questo vincolo fu rimosso completamente solo nel 1969).<ref name=rif/>
Per diminuire l'iscrizione al sovraffollato [[Istituto magistrale]], e per mantenere la separazione tra i sessi nei licei dove prevaleva una maggioranza maschile, fece creare un apposito [[liceo femminile]],<ref name=guglielman>Eleonora Guglielman, ''Dalla scuola per signorine alla scuola delle padrone: il Liceo femminile della riforma Gentile e i suoi precedenti storici'', in ''Da un secolo all'altro. Contributi per una "storia dell'insegnamento della storia"'' (a cura di M. Guspini), Roma, Anicia, 2004, pp. 155-195. Una parte del lavoro è stata in precedenza pubblicata, con alcune varianti, sulla rivista "Scuola e Città" con il titolo ''Il liceo femminile 1923-1928'' (a. LI, n. 10, ottobre 2000, pp. 417-431).</ref> favorendo l'accesso delle donne all'insegnamento, ritenuto particolarmente adatto a loro<ref name=guglielman/>, ma escludendole dall'insegnamento delle materie di storia, filosofia ed economia politica nei licei, nonché materie letterarie, diritto ed economia politica nelle scuole e negli istituti tecnici<ref>{{Cita|Manacorda 1997|p. 81|Manacorda 1997}}.</ref><ref>{{cita|D'Amico 2016|p. 342}}.</ref>. Alle donne fu tra l'altro preclusa la carica di preside, riservata ai soli uomini<ref>Regio Decreto 6 maggio 1923, n. 1054, art. 12, comma 2: «I presidi sono scelti dal Ministro tra i professori ordinari provveduti di laurea con almeno un quadriennio di anzianità di
ordinario. Dalla scelta sono escluse le donne». Richiamato in {{Cita|Charnitzky 1996|p. 128}}.</ref>. Tutto ciò andava incontro alla visione patriarcale di Mussolini che intendeva spingere le donne a dedicarsi alla famiglia e ad avere più figli, distogliendole dal lavoro e dallo studio<ref>[http://www.storiaxxisecolo.it/Resistenza/resistenzadonne1.htm Katia Romagnoli (a cura di), ''Donne, la Resistenza "taciuta". L'esclusione delle donne nella società fascista''].</ref>. Anche Gentile nel complesso mostrò posizioni [[maschilismo|maschiliste]] ("il femminismo è morto" dirà nel 1934<ref>G. Gentile, ''La donna nella coscienza moderna'', in ''La donna e il fanciullo. Due conferenze'', Firenze, Sansoni, 1934, pp. 1-28.</ref>), sostenendo che i licei dovessero formare i "futuri capi" guerrieri, mentre le donne avevano una capacità di "comprensione dello Spirito imperfetta"<ref>[[Victoria de Grazia]] ''Le donne nel regime fascista'', pp. 210-211.</ref> e perciò dovevano dedicarsi ad attività non politiche e non scientifiche, "terreno di battaglia dell'uomo", studiando in una «scuola adatta ai bisogni intellettuali e morali delle signorine», in cui erano privilegiate la danza, la musica e il canto. Tuttavia non venne vietata alle donne la frequentazione dell'università.<ref>G. Ricuperati, ''La scuola italiana e il fascismo'', Bologna, Consorzio Provinciale Pubblica Lettura, 1977, p. 11.</ref>
Il varo della riforma fu contrastato da agitazioni studentesche in vari atenei italiani, che furono represse con violenza dagli squadristi e dalle forze dell'ordine<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 34}}.</ref>. Anche il ministro Gentile contribuì a reprimere tali moti studenteschi; del dicembre 1923 è il seguente suo telegramma al prefetto di Genova:
{{Citazione|Al manifestarsi minima agitazione studenti codesta Università, siano vietati comizi e ordinata immediatamente la chiusura.<br>Avvertonsi studenti gravità sanzioni disciplinari cui vanno incontro. Si identifichino promotori agitazione, punendoli subito esemplarmente. Attendo precise informazioni.<ref>Telegramma di Giovanni Gentile al prefetto di Genova, pubblicato dal quotidiano ''La Stampa'', 8 dicembre 1923, e riportato in {{Cita|Franzinelli 2021|p. 34}} Franzinelli commenta scrivendo che si tratta di «direttive più consone al ministro dell'Interno che al titolare dell'Istruzione» (''ibid.'').</ref>}}
Il liceo femminile sarà soppresso già nel
Fra gli scopi dichiarati della riforma vi era anche la riduzione della popolazione scolastica delle scuole medie e superiori:
{{Citazione|L'esclusione di un certo numero di alunni dalla scuola pubblica era stato il proposito ben chiaro della nostra riforma (...) Non si deve trovare posto per tutti (...) La riforma tende proprio a questo: a ridurre la popolazione scolastica<ref>Giovanni Gentile, ''La riforma della scuola in Italia'', Milano 1932, p. 281; citata in: {{Cita|Manacorda 1997|p. 81
La riforma Gentile fu sostituita dalla [[riforma Bottai]] del 1940, che però non entrerà mai completamente a pieno regime a causa della guerra, e sarà definitivamente archiviata nel 1962. Gran parte della suddivisione ideata da Gentile con la riforma del 1924, tuttavia, come la scuola elementare, media e superiore comprendente i licei, è rimasta formalmente in vigore fino a oggi nonostante vari tentativi di modificarla, mentre venne eliminata la cosiddetta "[[Scuola di avviamento professionale|scuola di avviamento]]". Verrà però permesso, dopo [[sessantotto|il 1968]], l'accesso universitario da tutte le scuole superiori.<ref name=rif/>
====L'insegnamento della religione cattolica====
La [[religione]] è insegnata obbligatoriamente a livello primario, introdotta anche per le altre scuole con il Concordato, ma con parere contrario di Gentile. Nella riforma è prevista però la richiesta di esonero, per chi professi altre fedi.<ref>circolare n. 2 del 5 gennaio 1924.</ref>. Gentile riteneva che tutti i cittadini dovessero possedere una concezione religiosa e che la religione da insegnare fosse la religione cattolica in quanto religione dominante in [[Italia]].<ref name=rif/> Nel triennio dell'istruzione classica veniva poi introdotta, in sostituzione, la filosofia, adatta alle classi dominanti e alla futura classe dirigente, ma non
== Gentile e la cultura successiva ==
[[File:Francobollo Giovanni Gentile.jpg|thumb|upright|Emissione filatelica dedicata dalla Repubblica Italiana a Gentile nel cinquantesimo anniversario della morte (1994)]]
Con l'uccisione di Gentile
I suoi seguaci, che nei manuali di filosofia vengono generalmente conteggiati in gran numero, sono stati talora suddivisi in una sinistra e in una destra gentiliana, in analogia agli sviluppi dell'[[hegelismo]]. Il valore e la diffusione della sua eredità culturale, anche presso i suoi critici e oppositori più accesi, costituisce un enigma storiografico tuttora aperto.<ref>{{cita web|url=http://www.accademiapontaniana.it/wp-content/uploads/2017/10/Atti-Accademia-Pontaniana2016.pdf|titolo=Il dibattito sull'idealismo da Guzzo a Pareyson|pp=159-160|altri=§ 6|opera=Atti dell'Accademia Pontaniana|autore=Francesco De Carolis|città=Napoli|editore=Giannini|anno=2017}}</ref>
Secondo il filosofo cattolico [[Augusto Del Noce]], uno dei suoi principali rivalutatori<ref>Augusto del Noce, ''Giovanni Gentile. Per una interpretazione filosofica della storia contemporanea'', Bologna, il Mulino, 1990.</ref>, Gentile è un pensatore della [[secolarizzazione]] e della risoluzione della [[trascendenza]] in [[filosofia della prassi|prassi]] — in ciò accomunato a Marx —, determinante addirittura per lo stesso [[comunismo]] italiano attraverso la ripresa che ne fece [[Antonio Gramsci]]. Da sottolineare che già sulla rivista ''[[L'Ordine Nuovo]]'', [[Piero Gobetti]] nel 1921 scrive che Gentile «ha veramente formato la nostra cultura filosofica».<ref>Giovanni Bedeschi, ''[http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2014-12-14/il-ritorno-maestro-081419.shtml?uuid=ABwS2bQC Il ritorno del maestro]'', sta in [[Il Sole 24 ore]] Domenica, 14 dicembre 2014.</ref>
Tanto Gobetti quanto Gramsci presero le loro distanze da Gentile dopo l'adesione di quest'ultimo al fascismo. Poco dopo l'entrata di Gentile nel primo governo Mussolini, Gobetti scrisse:
{{Citazione|Non da oggi noi pensiamo che Gentile appartenga all'altra Italia. All'ora della distinzione tra serietà e retorica ha voluto essere fedele a se stesso. Non saremo noi a pentircene. Da un pezzo pensiamo che la religione dell'attualismo sia una piccola setta che ha rinnegato tutta la serietà dell'insegnamento crociano. [...] Anche i filosofi hanno le loro responsabilità storiche. Non ci stupiremo che Gentile assuma quelle che può<ref>Piero Gobetti, ''Al nostro posto'' (novembre 1922), in ''Scritti politici'', a cura di Paolo Spriano, Einaudi, Torino 1960, p. 419, citato in {{Cita|Bobbio 2008|pp. 190-1}}.</ref>.}}
Gramsci nei ''[[Quaderni del carcere]]'' accusò più volte di equivocità, astrattismo e sofisticheria il pensiero di Gentile e dei suoi seguaci, considerandolo una involuzione rispetto alla filosofia di Croce:
{{Citazione|L’idealismo attuale fa coincidere verbalmente ideologia e filosofia (ciò che, in ultima analisi, non è altro che uno degli aspetti dell’unità superficiale postulata da esso fra reale e ideale, fra teoria e pratica ecc.) ciò che rappresenta una degradazione della filosofia tradizionale rispetto all’altezza cui l’aveva portata il Croce con la cosiddetta dialettica dei «distinti». Tale degradazione è visibilissima negli sviluppi (o involuzioni) che l’idealismo attuale mostra nei discepoli del Gentile [...]. L’unità di ideologia e filosofia, quando è affermata in questa forma, crea una nuova forma di sociologismo, né storia né filosofia, cioè, ma un insieme di schemi verbali astratti, sorretti da una fraseologia tediosa e pappagallesca<ref>{{Cita|Gramsci 1975|p. 1355}} Una parte di questo passo è citata in {{Cita|Lo Schiavo 1974|pp. 174-5}}.</ref>.}}
Secondo [[Gennaro Sasso]]<ref>Gennaro Sasso, ''Le due Italie di Giovanni Gentile'', Bologna, il Mulino, 1998.</ref>, a dover essere rivalutata non è affatto la disastrosa prassi politica di Gentile, la cui «passionale» adesione al [[fascismo]] «fu filosofica, forse, a parole […] ma nelle cose no». Ciò che merita ancora di essere studiato, sostiene Sasso, è invece «la filosofia dell'atto in atto», e tra essa «e il fascismo non c'è, né ci può essere, alcun nesso». Secondo Martin Beckstein, invece, proprio la filosofia di Gentile rappresenta la «fascistizzazione dell'attualismo» e pertanto una «deformazione dell'idealismo».<ref>Martin Beckstein, ''Giovanni Gentile und die 'Faschistisierung' des Aktualismus. Zur Deformation einer idealistischen Philosophie'', in «Acta Universitatis Reginaehradecensis, Humanistica I», 2008, pp. 119-136.</ref> Al di là della sua appartenenza politica, lo storico [[Leo Valiani]] attribuisce comunque a Gentile un notevole spessore filosofico:
{{citazione|Giovanni Gentile fu fascista e pagò con la vita la sua fedeltà al fascismo. Ma fu anche profondo pensatore. Lo riconobbero, nel primo dopoguerra, persino [[Gramsci]] e [[Palmiro Togliatti|Togliatti]].|[[Leo Valiani]], articolo sul ''[[Corriere della Sera]]'' del 12 settembre 1975}}
In termini molto critici nei confronti soprattutto della filosofia politica di Gentile si espresse [[Norberto Bobbio]], il quale riconobbe di aver avuto un «periodo d'infatuazione gentiliana»<ref>{{Cita|Bobbio 2008|p. 191}}.</ref> negli anni 1927-1931, ma affermò di essersi poi progressivamente distaccato dal pensiero e dall'influenza di Gentile, distacco culminato all'epoca dell'adesione di Gentile alla [[Repubblica di Salò]] nel 1943<ref>{{Cita|Bobbio 2008|p. 192}}.</ref>. Riferendosi al fascismo di Gentile, Bobbio aggiunse:
{{Citazione|E ancora oggi non riesco a capire, come un uomo come Gentile, un "filosofo", e per giunta un filosofo che aveva fatto della filosofia il motore della storia, abbia potuto prestare la propria opera di inventore di idee e di costruttore di dottrine per sostenere e difendere una delle concezioni più deliranti dei rapporti tra gli uomini che abbiano mai insanguinato il mondo (non dimentichiamo per carità di patria che dal 1938 erano entrate in vigore anche in Italia le leggi razziali). Riesco a capirlo soltanto, se abbiamo il coraggio di affermare che quella filosofia di cui molte generazioni si erano imbevute era una cattiva filosofia<ref>{{Cita|Bobbio 2008|pp. 192-3}}.</ref>.}}
Nello stesso scritto Bobbio afferma che la sua è una critica alla filosofia gentiliana e non a Gentile come persona. «Una condanna morale, o peggio moralistica, dell'uomo Gentile non è mai stata nei miei intendimenti. Sotto quest'aspetto, d'altronde, Gentile è sempre stato rispettato anche dai suoi avversari o da coloro che poi lo sarebbero diventati»<ref>{{Cita|Bobbio 2008|p. 189}}.</ref>. Citando un proprio scritto precedente, del 1969, Bobbio scrive che nonostante «la sua adesione al fascismo, la sua interpretazione distorta del liberalismo che lo portò a vedere la piena attuazione dell'idea liberale in uno stato di polizia, Gentile rimase nell'animo e nel costume un liberale all'antica e cercò spesso con la sua opera personale di rimediare, specie nel campo della vita intellettuale, alle malefatte del regime»<ref>Norberto Bobbio, ''Profilo ideologico del Novecento italiano'', in AA.VV., ''Storia della letteratura italiana'', Garzanti, Milano 1969, vol. IX, citato in {{Cita|Bobbio 2008|p. 189}}.</ref>.
Per approfondire gli studi sull'opera del filosofo sono nati negli anni '80 l'Istituto di studi gentiliani di Roma, presieduto da Antonio Fede<ref>[http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1992/03/10/Altro/FILOSOFIA-A-FIRENZE-CONVEGNO-STUDI-GENTILIANI_092900.php Filosofia: A Firenze Convegno Studi Gentiliani<!-- Titolo generato automaticamente -->].</ref> e la "Fondazione Giovanni Gentile", la cui sede, dal 1982, è presso la facoltà di filosofia dell'Università di Roma "[[La Sapienza]]", e presieduta da [[Gennaro Sasso]].<ref>[https://web.uniroma1.it/dip_filosofia/node/5729 Fondazione Gentile | Dipartimento di Filosofia | Sapienza - Università di Roma<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131110213521/http://dfilosofia.uniroma1.it/filosofia/node/5729 |data=10 novembre 2013 }}</ref>
La filosofia gentiliana è stimata dal filosofo laico [[Emanuele Severino]],<ref>[http://www.barbadillo.it/19064-cultura-filosofia-giovanni-gentile-faziosita-900/ ''Liberiamo la filosofia di Giovanni Gentile dalla faziosità del '900''].</ref><ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/17/emanuele-severino-ecco-perche-la-giovane-italia-sta-andando-in-malora/816682/ ''Emanuele Severino: Ecco perché la giovane Italia sta andando in malora''], da ''[[Il Fatto Quotidiano]].''</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2014/gennaio/06/Gentile_profeta_della_civilta_tecnica_co_0_20140106_34d013dc-76a5-11e3-ba86-3e066fac664b.shtml ''È Gentile il profeta della civiltà tecnica''].</ref><ref>''«I nemici di Giovanni Gentile»'', puntata de ''Il tempo e la storia'', documentario Rai.</ref> che ravvisandovi una condivisione del sostrato filosofico [[tecnica|tecno]]-[[scienza|scientifico]] del nostro tempo la considera «uno dei tratti più decisivi della cultura mondiale»,<ref>[[Emanuele Severino]], dalla quarta di copertina de ''[https://books.google.it/books?id=ZnGgDQAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false L'attualismo]'', Milano, Giunti, 2014 ISBN 9788845277535.</ref> mentre per [[Nicola Abbagnano]], «Gentile era certamente un romantico, forse l'ultima più vigorosa figura del [[Romanticismo]] europeo».<ref>[[Nicola Abbagnano]], ''Ricordi di un filosofo'', § III, ''Nella Napoli nobilissima'', p. 33, Milano, Rizzoli, 1990.</ref>
Nel 1994 gli venne dedicato un [[francobollo]] delle [[Poste italiane]], unico tra le personalità di primo piano del [[regime fascista]] ad avere questa celebrazione da parte della Repubblica Italiana.
In un testo pubblicato postumo nel 2010 la giornalista e scrittrice fiorentina [[Oriana Fallaci]] criticò aspramente l'uccisione di Gentile<ref>{{cita news|url= http://www.ilgiornale.it/cultura/la_partigiana_fallaci_fa_pezzi_lantifascismo/benedetto_croce-giovanni_gentile-oriana_fallaci/10-05-2010/articolo-id=444180-page=0-comments=5 |titolo= La partigiana Fallaci fa a pezzi l'antifascismo |rivista= Il Giornale |data= 10 maggio 2010 |autore= Marcello Veneziani}} Per maggiori dettagli vedi alla voce [[Uccisione di Giovanni Gentile]].</ref>.
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=
|nome_onorificenza=
|collegamento_onorificenza=
|motivazione=
|luogo= [[Roma]], 2 giugno 1937
}}
{{Onorificenze
|immagine=Cavaliere di Gran Croce OCI Kingdom BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di gran croce insignito del gran cordone dell'ordine della Corona d'Italia
|collegamento_onorificenza=Ordine della Corona d'Italia
|motivazione=
|luogo=
}}
{{Onorificenze
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== Opere ==
=== Di carattere filosofico o generale ===
* ''L'atto del pensare come atto puro'' (
* ''[[La riforma della dialettica hegeliana]]'', Firenze, Sansoni
* ''La filosofia della guerra'' (
* ''[[Teoria generale dello spirito come atto puro]]'', Firenze, Sansoni
* ''I fondamenti della filosofia del diritto'' (
* ''[[Sistema di logica come teoria del conoscere]]'' (
* ''Guerra e fede'' (
* ''Dopo la vittoria'' (
* ''Discorsi di religione'' (
* ''Il modernismo e i rapporti tra religione e filosofia'' (
* ''Frammenti di storia della filosofia'' (
* ''La filosofia dell'arte'' (
* ''Introduzione alla filosofia'' (
* ''[[Genesi e struttura della società]]'' (postumo
* ''L'attualismo'' a cura di V. Cicero e con introduzione di E. Severino, Bompiani, Milano, 2014<ref>Comprende 4 saggi: ''Teoria generale dello spirito come atto puro, Sistema di logica come teoria del conoscere, La filosofia dell'arte, Genesi e struttura della società.''</ref>
=== Di carattere storiografico ===
* ''Delle commedie di Antonfrancesco Grazzini detto il Lasca'' (
* ''Rosmini e Gioberti'' (
* ''La filosofia di Marx'' (
* ''Dal Genovesi al Galluppi'' (
* ''Bernardino Telesio'' (
* ''Studi vichiani'' (
* ''Le origini della filosofia contemporanea in Italia'' (
* ''Il tramonto della cultura siciliana'' (
* ''Giordano Bruno e il pensiero del Rinascimento'' (
* ''Frammenti di estetica e letteratura'' (
* ''La cultura piemontese'' (
* ''Gino Capponi e la cultura toscana del secolo XIX'' (
* ''Studi sul Rinascimento'' (
* ''I profeti del Risorgimento italiano: Mazzini e Gioberti'' (
* ''Bertrando Spaventa'' (
* ''Vincenzo Cuoco: studi e appunti -'' Venezia'','' La Nuova Italia, 1927
* ''
* ''Economia ed etica'' (1934)
=== Di carattere pedagogico ===
* ''L'insegnamento della filosofia nei licei'' (
* ''Scuola e filosofia,'' Palermo'','' Sandron ed. (
* ''[[Sommario di pedagogia come scienza filosofica]]'', Bari, Laterza, 2 volumi (
* ''I problemi della scolastica e il pensiero italiano'' (
* ''Il problema scolastico del dopoguerra'' (
* ''[[La riforma dell'educazione]]'', Bari, Laterza
* ''Educazione e scuola laica'' (
* ''La nuova scuola media'' (
* ''La riforma della scuola in Italia'' (
=== Sul fascismo ===
* ''Il Fascismo al governo della scuola / Discorsi e interviste ordinati da Ferruccio E. Boffi / (Novembre '22 - Aprile '24)'', Palermo, Remo Sandron Editore, 1924
*''[[Manifesto degli intellettuali fascisti|Manifesto degli intellettuali del fascismo]]'', in "Il Popolo d'Italia", 21 aprile 1925
*''Che cos'è il Fascismo / Discorsi e polemiche'', Firenze, Vallecchi Editore, 1925
*''Fascismo e cultura'', Milano, F.lli Treves Editori, 1928
*''La legge sul Gran Consiglio'', in ''Educazione fascista'' n. 2 e in ''Educazione nazionale'' n. 6, 1928
* ''[[La dottrina del fascismo|Origini e dottrina del Fascismo]]'', Roma, Libreria del Littorio, 1929
*''L'unità di Mussolini'', in "Corriere della Sera", 15 maggio 1934
* ''Discorso agli Italiani'', 1943, in ''Politica e cultura'', vol. II, a cura di H. A. Cavallera, Firenze, Le Lettere, 1991
*''Dal discorso agli italiani alla morte: 24 giugno 1943-15 aprile 1944'', (a cura di Benedetto Gentile) Firenze, [[Sansoni]], 1951
*''La filosofia del Fascismo'', in ''Italia d'oggi'', Roma, Edizioni "Il libro italiano nel mondo", 1941
*''Ricostruire'', in "Corriere della Sera", 28 dicembre 1943
== Note ==
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== Bibliografia ==
=== Monografie principali ===
* [[ Gustavo Bontadini]], ''Gentile e la metafisica'', a cura di P. Bettineschi, Brescia, Morcelliana, 2025.
* [[Armando Carlini]], ''Studi gentiliani'', Vol. VIII di ''Giovanni Gentile, la vita e il pensiero'' a cura della Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi filosofici, Firenze, Sansoni, 1957.
* {{Cita libro|titolo = Introduzione a Gentile|autore = Aldo Lo Schiavo|editore = Laterza|città = Roma-Bari|anno = 1974 |lingua = it|cid = Lo Schiavo 1974}}
* [[
* [[
* [[Augusto del Noce]], ''Giovanni Gentile. Per una interpretazione transpolitica della storia contemporanea'', Bologna, Il Mulino, 1990.
* Hervé A. Cavallera, ''
*
*
*
* Gennaro Sasso, ''Le due Italie di Giovanni Gentile'', Bologna, il Mulino, 1998.
*
*
* [[
* Daniela Coli, ''Giovanni Gentile'', il Mulino, 2004.
* [[Sergio Romano]], ''Giovanni Gentile, un filosofo al potere negli anni del regime'', Milano, Rizzoli, 2004.
* {{cita libro | autore=Francesco Perfetti| titolo=Assassinio di un filosofo. Anatomia di un omicidio politico| anno=2004| editore=Le Lettere | città=Firenze | cid=Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo}}
* [[Gabriele Turi]], ''Giovanni Gentile. Una biografia'', Torino, [[UTET]], 2006.
* Hervé A. Cavallera, ''Ethos, Eros e
* Hervé A. Cavallera, ''
* [[Marcello Mustè]], ''La filosofia dell'idealismo italiano'', Roma, Carocci, 2008.
* [[Alessandra Tarquini]], ''Il Gentile dei fascisti. Gentiliani e antigentiliani nel regime fascista'', Bologna, il Mulino, 2009
* Davide Spanio, ''Gentile'', Roma, Carocci, 2011.
* [[Paolo Bettineschi]], ''Critica della prassi assoluta. Analisi dell'idealismo gentiliano'', Napoli, Orthotes, 2011.
* {{cita libro | autore=[[Paolo Simoncelli]]| titolo="Non credo neanch'io alla razza". Gentile e i colleghi ebrei | anno=2013| editore=Le Lettere | città=Firenze | cid=Paolo Simoncelli}}
* [[Luciano Mecacci]], ''La Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile'', Milano, Adelphi, 2014.
* [[A. James Gregor]], ''Giovanni Gentile: Il filosofo del fascismo'', Pensa, Lecce, 2014.
* Guido Pescosolido, ''Ancora sulla morte di Giovanni Gentile. A proposito di un recente volume'', in ''Nuova Rivista Storica'', 2015, n. 1, pp. 317–348 (sul libro di L. Mecacci, 2014).
* [[Carmelo Vigna]], ''Studi gentiliani'', 2 volumi, Orthotes, Napoli-Salerno 2018.
*Valentina Gaspardo, ''Giovanni Gentile e la sfida liberale'', AM Edizioni, Vigonza (PD) 2018.
*{{cita libro|wkautore=Mimmo Franzinelli|nome=Mimmo|cognome=Franzinelli|titolo=Il filosofo in camicia nera. Giovanni Gentile e gli intellettuali di Mussolini|editore=Mondadori|città=Milano|anno=2021|isbn=978-88-04-73826-8|cid=Franzinelli 2021}}
*{{cita libro|wkautore=|nome=Rosella|cognome=Faraone|titolo=Giovanni Gentile e la "questione ebraica"|editore=Rubbettino|città=Soveria Mannelli|anno=2003|isbn=9788849804461|cid=Rosella Faraone}}
=== Altri studi ===
*
* {{fr}}
* {{fr}}
* {{fr}}
* {{fr}}
* {{fr}}Charles Alunni, ''Archéobibliographie. Eugenio Garin'', Paris, ''Préfaces'', nº 18, pp. 96–11, 1990.
* {{fr}}Charles Alunni, ''Giovanni Gentile'', ''Ernesto Grassi'' & ''Bertrando Spaventa'', Paris, ''Dictionnaire des Auteurs Laffont-Bompiani'', Robert Laffont, p. 1193, pp. 1300–1301 & p. 3034, 1993. * {{fr}}
* {{Cita libro|titolo = Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini|autore = Giorgio Boatti|wkautore = Giorgio Boatti|editore = Einaudi|città = Torino|anno = 2010|lingua = it|annooriginale = 2001|ISBN = 978-88-06-20161-6|cid = Boatti 2010}}
* {{Cita libro|titolo = Dal fascismo alla democrazia. I regimi, le ideologie, le figure e le culture politiche|autore = Norberto Bobbio|wkautore = Norberto Bobbio|curatore = Michelangelo Bovero|editore = Baldini & Castoldi|città = Milano|anno = 2008|lingua = it|annooriginale = 1997|ISBN = 978-886073214-9|cid = Bobbio 2008}}
* [[Antonio Cammarana]], ''Proposizioni sulla filosofia di Giovanni Gentile'', prefazione del Sen. [[Armando Plebe]], Roma, Gruppo parlamentare MSI-DN, Senato della Repubblica, 1975, 157 pagine, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze BN 758951.
* [[Antonio Cammarana]], ''Teorica della reazione dialettica: filosofia del postcomunismo'', Roma, Gruppo parlamentare MSI-DN, Senato della Repubblica, 1976, 109 Pagine, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze BN 775492.
* {{Cita libro|titolo = Fascismo e scuola. La politica scolastica del regime (1922-1943)|autore = Jürgen Charnitzky|altri = traduzione italiana di Laura Sergo Bürge. Revisione di Ina Pizzuto|editore = La Nuova Italia|città = Scandicci|anno = 1996|lingua = it|ISBN = 88-221-0224-X|cid = Charnitzky 1996}}
* {{cita libro|autore=Nicola D'Amico|titolo=Un libro per Eva. Il difficile cammino dell'istruzione della donna in Italia: la storia, le protagoniste|città=Milano|editore=Franco Angeli|anno=2016|isbn=978-88-917-4321-3|cid=D'Amico 2016}}
* {{Cita libro|titolo = Mussolini il duce. I. Gli anni del consenso 1929-1936|autore = Renzo De Felice|wkautore = Renzo De Felice|editore = Einaudi|città = Torino|anno = 1974|lingua = it
|annooriginale = |ISBN = |cid = De Felice 1974}}
* Vito de Luca, ''Un consigliere comunale di nome Giovanni Gentile. Attività amministrativa a Roma e linguaggio politico (1920-1922)'', in "Nuova Storia Contemporanea", a. XVIII, n. 6, dicembre 2014, pagg. 95-120.
*Vito de Luca, "Giovanni Gentile. Al di là di destra e sinistra. Il linguaggio politico del filosofo, dell'assessore e del ministro (1920-1924)", Chieti, Solfanelli, 2017.
* Antonio Fede, ''Giovanni Gentile tra attualità e attualismo'',
* {{Cita libro|titolo=Quaderni del carcere. Edizione critica dell'Istituto Gramsci|autore=Antonio Gramsci|wkautore=Antonio Gramsci|curatore=[[Valentino Gerratana]]|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1975|cid=Gramsci 1975}}
* Alessandro Ialenti, ''La Logica come Teoria del conoscere in Gentile. Un'opera anticipatrice di istanze postmoderne?'', Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia, anno 10 (2008), ISSN 1128-5478.
* {{cita libro|nome=Mario Alighiero|cognome=Manacorda|wkautore=Mario Alighiero Manacorda|titolo=Storia dell'educazione|anno=1997| editore=Newton & Compton|città=Roma|isbn=88-8183-751-X|cid=Manacorda 1997}}
*[[Vittore Marchi]], ''La filosofia morale e giuridica di Giovanni Gentile'', Stabilimento Tipografico F.lli Marchi, Camerino 1923.
* Myra E. Moss, ''Il filosofo fascista di Mussolini. Giovanni Gentile rivisitato'', Armando Editore, 2007.
* Antonio Giovanni Pesce, ''[https://web.archive.org/web/20150404050828/http://www.giuseppepezzino.it/Quaderni%20leif/Quaderni%20Leif%206%20-%202011b.pdf La fenomenologia della coscienza in Giovanni Gentile]'', in ''Quaderni Leif'', 6, gennaio-giugno 2011, pp. 39–54.
* Antonio Giovanni Pesce, ''L'interiorità intersoggettiva dell'attualismo. Il personalismo di Giovanni Gentile'', Roma, Aracne, 2012.
*Antonio Giovanni Pesce, ''La filosofia della nuova Italia. Il progetto etico-politico del giovane Gentile,'' Viagrande, Algra, 2020.
* [[Vincenzo Pirro]], ''
* Vincenzo Pirro,
* Vincenzo Pirro, ''Filosofia e Politica in Giovanni Gentile'', Roma, Aracne, 2017.
* [[Rossana Adele Rossi]], ''La presenza e l'ombra. La pedagogia del giovane Gentile'', Roma, Anicia, 2008.
* Giovanni Rota, ''Intellettuali, dittatura, razzismo di Stato'', Milano, Franco Angeli, 2008.
* Primo Siena, ''Gentile.
* Primo Siena, ''Giovanni Gentile. Un italiano nelle intemperie'', Solfanelli, 2014.
* Giuseppe Tognon - ''Giovanni Gentile,'' in: Fulvio De Giorgi(ed.) - ''Storia della pedagogia''. Morcelliana Editrice, Brescia, 2021.
* [[Michele Tringali]], ''L'attualismo è sempre attuale''. Saggio su Giovanni Gentile nel 130° della nascita, 2005.
* [[Vittorio Vettori]], ''Giovanni Gentile'', Roma, [[Editrice Italiana]], 1967, (2 voll.).
*Marcello Veneziani (a cura di), ''Giovanni Gentile - Pensare l'Italia'', Le Lettere, Firenze, 2013.
*Franco Pastore (a cura di) ''Giovanni Gentile: un filosofo scomodo'', [[2019]].
*Glauco Saffi, ''Giovanni Gentile e la rivista "Leonardo" (1903-1907),'' Edda, Roma 2017.
*Corrado Claverini, ''La tradizione filosofica italiana. Quattro paradigmi interpretativi'', Quodlibet, Firenze 2021.
*{{cita web|lingua=it|autore=Giovanni Rota|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/gli-ebrei-e-le-leggi-razziali-gentile_%28Croce-e-Gentile%29/|titolo=Gentile, gli ebrei e le leggi razziali|data=2016|accesso=22 maggio 2022|cid=Rota 2016}}
== Voci correlate ==
* [[Attualismo (filosofia)]]
* [[
* [[Idealismo italiano]]
* [[Manifesto degli intellettuali fascisti]]
* [[Riforma Gentile]]
* [[Uccisione di Giovanni Gentile]]
* [[Ugo Spirito]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.giovannigentile.it/|Sito su Giovanni Gentile (a cura di Edizioni Le Lettere)}}
* {{cita web | 1 = http://dfilosofia.uniroma1.it/filosofia/node/5729 | 2 = Sito Fondazione Gentile | accesso = 3 aprile 2014 | dataarchivio = 10 novembre 2013 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20131110213521/http://dfilosofia.uniroma1.it/filosofia/node/5729 | urlmorto = sì }}
* {{cita web | 1 = http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/giovanni-gentile/22/default.aspx | 2 = Biografia di Giovanni Gentile | accesso = 23 novembre 2017 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20171201134444/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/giovanni-gentile/22/default.aspx | dataarchivio = 1º dicembre 2017 | urlmorto = sì }}
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