5 Astraea: differenze tra le versioni

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'''Astrea''' ([[Designazione provvisoria degli asteroidi#Le convenzioni precedenti|formalmente]] '''5 Astraea''' ovvero '''5 Astræa''' nella prima letteratura scientifica; dal [[lingua greca|greco]] Ἀστραῖα, ''Astraia'') è un grande [[asteroide]] della [[fascia principale]], con un diametro medio superiore ai 100&nbsp;km.<ref name=Massiero/> Fu il quinto [[asteroide]] a essere scoperto, l'8 dicembre [[1845]] da [[Karl Ludwig Hencke]] dalla sua città natale di Driesen, in [[Prussia]].<ref name=Scoperta/><ref>{{cita web|url=http://dawn.jpl.nasa.gov/DawnCommunity/flashbacks/fb_09.asp|titolo=Astronomical Sport with Bigger and Better Telescopes|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150626121236/http://dawn.jpl.nasa.gov/DawnCommunity/flashbacks/fb_09.asp|dataarchivio=26 giugno 2015|urlmorto=si}}</ref> Fu così nominato in onore della [[Mitologia greca|dea greca]] della [[Giustizia]], [[Astrea (divinità)|Astrea]],<ref name=denominazione/> su indicazione di [[Johann Franz Encke|Johann Encke]].<ref name=Hind/>
 
Astrea si compone di [[silicato|silicati]] di [[ferro]] e [[magnesio]], come gli altri [[asteroide di tipo S|asteroidi di tipo S]] - classe a cui spettroscopicamente appartiene.<ref name=Hanus_p14/> Percorre un'[[orbita]] inclinata di circa 5° rispetto al piano dell'[[eclittica]], mediamente [[eccentricità orbitale|eccentrica]], che completa in 4 anni e 47 giorni,<ref name=DatiOrbitali/> nella porzione intermedia della fascia degli asteroidi. È il prototipo della [[famiglia Astrea]].<ref>{{Cita|A. Milani ''et al.''|pp. 22-23|Milani_2014}}, 2014.</ref>
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== Osservazione ==
All'[[Opposizione (astronomia)|opposizione]], Astrea raggiunge mediamente una magnitudine pari a 9,8<ref name=Mohd>{{cita web |lingua=en |cognome=Odeh |nome=Moh'd |url=http://jas.org.jo/index.php/en/subjects/articles/97-the-brightest-asteroids |titolo=The Brightest Asteroids |editore=Jordanian Astronomical Society |accesso=8 agosto 2015}}</ref> e in condizioni particolarmente favorevoli può raggiungere la nona grandezza.<ref name=eff>Calcolato utilizzando il [http://ssd.jpl.nasa.gov/horizons.cgi?find_body=1&body_group=sb&sstr=5 JPL Horizons].</ref><ref>{{cita web |lingua=en |titolo=Effemeridi per (5) Astraea per il periodo dal 7 dicembre 2016 al 7 dicembre 2026 |sito=AstDyS-2, Asteroids - Dynamic Site |editore=Dipartimento di Matematica, Università di Pisa |url=http://hamilton.dm.unipi.it/astdys/index.php?pc=1.1.3.1&n=5&oc=500&y0=2015&m0=8&d0=8&h0=16&mi0=38&y1=2025&m1=9&d1=7&h1=17&mi1=38&ti=1.0&tiu=days |accesso=8 dicembre 2016}}</ref> L'asteroide quindi non è mai visibile ad [[occhio nudo]] ed è osservabile con un [[telescopio]] di 50&nbsp;mm di diametro o superiore.<ref>Un tale strumento permette un guadagno di 4 magnitudini e mezzo all'osservatore, calcolato utilizzando la formula fornita da {{cita libro |lingua=inglese |titolo=Asteroids and Dwarf Planets and How to Observe Them|autore-capitolo=Dymock, Roger |editore=Springer |anno=2010 |pp= 88-89 |url_capitolo=http://books.google.it/books?id=vQcAnwt_87sC&pg=PA88&dq=#v=onepage&q&f=false |capitolo=Limiting Magnitude |accesso=8 agosto 2015|isbn=1-4419-6438-X}}</ref>
 
== Storia delle osservazioni ==
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[[File:Karl Ludwig Hencke.png|thumb|left|[[Karl Ludwig Hencke]] scoprì Astrea l'8 dicembre [[1845]].]]
 
Alla fine del [[XVIII secolo|Settecento]], nell'ambito della comunità astronomica tedesca era avvertita l'importanza di verificare la correttezza della [[legge di Titius-Bode]], magari individuando il pianeta da essa previsto tra le orbite di [[Marte (astronomia)|Marte]] e [[Giove (astronomia)|Giove]]. Per raggiungere tale obiettivo, nel 1787 [[Franz Xaver von Zach|von Zach]] aveva iniziato a redigere un [[catalogo stellare|catalogo]] delle stelle presenti in una fascia centrata sull'[[eclittica]], ritenendo ciò necessario per individuare eventuali oggetti in movimento. Nove anni dopo, nel 1796, il tema fu oggetto di una conferenza convocata dalladallo stesso von Zach a [[Gotha]], nel corso della quale [[Jérôme Lalande|Lalande]] gli suggerì di coinvolgere altri astronomi in una ricerca sistematica e ben pianificata. Il primo nucleo di questo gruppo di astronomi fu costituito da sei scienziati tedeschi che si riunirono presso l'[[osservatorio di Lilienthal]], vicino a [[Brema]], nel settembre del 1800: von Zach (indicato come segretario), [[Karl Ludwig Harding|Karl Harding]], [[Johann Hieronymus Schröter|Johann Schröter]] (indicato come presidente), [[Heinrich Wilhelm Olbers|Heinrich Olbers]], Freiherr von Ende e Johann Gildemeister. Si diedero il nome di "Polizia Celeste" (''Himmelpolizei'').<ref>{{cita |D. A. Weintraub|pp. 95-97|Weintraub}}, 2014.</ref><ref>{{cita|G. North |p. 102|North}}, 2012.</ref>
 
von Zach intendeva chiedere a [[Giuseppe Piazzi]] (e ad altri 17 astronomi europei) di partecipare alle attività di ricerca, ma prima che ciò avvenisse, il 1º gennaio [[1801]], l'astronomo palermitano individuò il primo asteroide, [[Cerere (astronomia)|Cerere]], nel corso di osservazioni di verifica del catalogo redatto da [[Nicolas-Louis de Lacaille|Lacaille]] che stava conducendo dall'[[osservatorio di Palermo]].<ref>{{cita libro |autore=G. Piazzi |wkautore=Giuseppe Piazzi |titolo=[[s:Della scoperta del nuovo pianeta Cerere Ferdinandea|Della scoperta del nuovo pianeta Cerere Ferdinandea]]url=https://archive.org/details/DellaScopertaDelNuovoPianetaCerereFerdinandea |editore=Stamperia reale |città=Palermo |anno=1802 |ISBN={{NoISBN}}no |DOI=10.3931/e-rara-2902}}</ref> Un secondo asteroide, [[2 Pallas|Pallade]], fu scoperto il 28 marzo [[1802]] da Olbers che stava osservando Cerere da Brema.<ref name = Schmadel>{{Cita libro |lingua=inglese |titolo=Dictionary of minor planet names, Volume 1 |autore=Schmadel, Lutz D. |coautori=International Astronomical Union |edizione=5 |editore=Springer |anno=2003 |p=15 |url=http://books.google.it/books?id=VoJ5nUyIzCsC&pg=PA15#v=onepage&q&f=false |accesso=9 settembre 2011|isbn=3-540-00238-3}}</ref><ref name=serendipity>{{Cita web |lingua=en |url=http://dawn.jpl.nasa.gov/DawnCommunity/flashbacks/fb_06.asp |titolo=Astronomical Serendipity |editore=JPL, NASA |sito=Dawn Mission |accesso=9 settembre 2011 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120206235537/http://dawn.jpl.nasa.gov/DawnCommunity/flashbacks/fb_06.asp |dataarchivio=6 febbraio 2012 }}</ref> La ricerca che avrebbe dovuto confermare la legge di Titius-Bode aveva condotto in meno di due anni alla scoperta di due pianeti lì dove avrebbe dovuto essercene al più uno. Fu Olbers stesso, sorpreso dall'accaduto, ad avanzare l'ipotesi che i due oggetti fossero i frammenti di un unico [[pianeta]] preesistente, distrutto da un [[impatto astronomico]] o da un cataclisma interno.<ref>{{citazione|Could it be that Ceres and Pallas are just a pair of fragments, or portions of a once greater planet which at one time occupied its proper place between Mars and Jupiter, and was in size more analogous to other planets, and perhaps millions of years ago, either through the impact of a comet, or from an internal explosion, burst into pieces?|Olbers in una lettera a Herschel citato da {{cita libro |lingua=en |titolo=In Search of Planet Vulcan: The Ghost in Newton’s Clockwork Universe |autore=Richard P. Baum |coautori=William Sheehan |editore=Springer |anno=2013 |isbn=978-1-4899-6100-6}}}}</ref>
 
Assumendo corretta questa congettura, risultava plausibile che esistessero altri frammenti, le cui orbite avrebbero presentato delle similitudini rispetto a quelle di Cerere e Pallade; in particolare, i [[Asse nodale|nodi]] sarebbero venuti a trovarsi in due zone circoscritte della [[sfera celeste]], approssimativamente entro le [[costellazione|costellazioni]] della [[Vergine (costellazione)|Vergine]] e della [[Balena (costellazione)|Balena]].<ref>{{Cita|Elias Loomis|pp. 61-62|Loomis}}, 1851.</ref> Nel 1804, Harding individuò [[3 Juno|Giunone]] nei [[Pesci (costellazione)|Pesci]], mentre, nel 1807, Olbers trovò [[4 Vesta|Vesta]] nella Vergine. Le loro caratteristiche orbitali sembravano confermare la congettura iniziale e Olbers continuò ad osservare le stesse zone fino al 1816, senza trovare altro. Interruppe quindi le sue ricerche convinto che non ci fossero altri oggetti che potessero essere trovati.<ref>{{Cita|Elias Loomis|p. 62|Loomis}}, 1851.</ref> Con la morte di Schröter nello stesso anno, anche gli altri astronomi del gruppo cessarono le loro attività di ricerca.<ref>{{cita libro |lingua=en |titolo=Celestial Shadows: Eclipses, Transits, and Occultations |autore=John Westfall |coautori=William Sheehan |editore=Springer |anno=2014 |isbn=978-1-4939-1535-4 |p=549}}</ref> Ad aggravare la situazione, poi, c'erano state le [[Guerre napoleoniche]], che avevano portato difficoltà agli astronomi tedeschi, anche con il danneggiamento di alcuni osservatori.<ref>{{cita pubblicazione |lingua=en |volume=29 |numero=12 |anno=1993 |titolo=Sky Watchers |autore=P. Moore |rivista=Bulletin of the Institute of Mathematics and its Applications |p=2}}</ref>
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Nel [[1821]] [[Karl Ludwig Hencke]], impiegato presso l'ufficio postale di [[Drezdenko|Driesen]], in [[Prussia]], allestì un osservatorio astronomico privato presso la propria abitazione, acquistando un telescopio da [[Joseph von Fraunhofer]]. Dopo il suo ritiro dall'ufficio postale nel 1837 per motivi di salute, si dedicò pienamente all'attività astronomica, stabilendo contatti con [[Johann Franz Encke]].<ref name=Hamel>{{Cita|Jürgen Hamel|p. 481|Hamel}}, 2007.</ref> Ricevette così delle copie delle ''Berliner Akademische Sternkarten'', mappe del cielo realizzate presso l'[[osservatorio di Berlino]] contenenti tutte le stelle fino alla 9 [[magnitudine apparente|magnitudine]] entro 15° dall'[[equatore celeste|equatore]].<ref name=Hind120>{{Cita|John Russell Hind|p. 120|Hind}}, 1852.</ref> Per quindici anni, Hencke percorse i cieli, seguendo il moto degli asteroidi noti e integrando le mappe in suo possesso, con l'obiettivo di scoprire un nuovo pianeta.<ref name=Scoperta/>
 
Nella notte dell'8 dicembre 1845, Hencke stava eseguendo osservazioni di Vesta in una zona del cielo a lui ben nota nella [[Toro (costellazione)|costellazione del Toro]], quando individuò un oggetto dall'aspetto stellare della nona magnitudine che non era presente nelle carte in suo possesso.<ref name=Scoperta>{{cita|K. L. Hencke|27-35|Scoperta}}, 1846.</ref> Poiché le cattive condizioni meteorologiche gli avrebbero impedito di proseguire le osservazioni nei giorni seguenti, il 10 dicembre scrisse una nota a Johann Encke affinché l'osservatorio di Berlino potesse confermare la scoperta. Una conferma ottenuta il 14 dicembre condusse Encke a divulgare la notizia a [[Heinrich Christian Schumacher|Heinrich Schumacher]] il 15 dicembre. «Il nuovo pianeta fu osservato da [[Distretto di Altona|Altona]] ed Amburgo il 17 dicembre; da [[Osservatorio di Greenwich|Londra]] e Cambridge il 24; da [[Osservatorio di Pulkovo|Pulkovo]] il 26; da Bonn, il 2 gennaio; e successivamente da quasi tutti gli osservatori d'Europa».<ref name=Scoperta2>{{Cita|Benjamin Silliman, J. D. Dana|p. 445|Scoperta2}}, 1846.</ref> La scoperta di Astrea, seguita da quella di [[6 Hebe|Ebe]] quasi un anno e mezzo dopo, invogliò numerosi altri astronomi a riprendere la ricerca degli asteroidi; ciò determinò un rapido incremento nel nuemeronumero degli oggetti scoperti.<ref>{{cita libro |lingua=en |titolo=School Atlas of Astronomy |autore=A. Keith Johnston |coautore=Robert Grant |editore=William Blackwood and sons |anno=1869 |pp=28-39 |url=https://books.google.it/books?id=mzMAAAAAQAAJ&dq= |accesso=21 ottobre 2015}}</ref>
 
Karl Hencke invitò Johann Encke ad assegnare un nome all'asteroide,<ref name=Hind>{{cita|J. R. Hind|pp. 120-121|Hind}}, 1852.</ref> che fu così battezzato in onore della [[Mitologia greca|dea greca]] della [[Giustizia]], [[Astrea (divinità)|Astrea]], già identificata dai [[Antichi Greci|Greci]] nella [[Vergine (costellazione)|costellazione della Vergine]].<ref name=denominazione>{{cita libro |titolo=Mitologia. Le Garzantine |autore=Pierre Grimal |curatore=Carlo Cordié |editore=Garzanti |città=Milano |anno=2006 |isbn=978-88-11-50482-5 |p=76}}</ref> Come per gli altri asteroidi scoperti precedentemente, ad Astrea fu assegnato un simbolo astronomico, [[File:5 Astraea Symbolsymbol.svg|15px|Antico simbolo di Astraea]], che rappresentava una [[bilancia]].<ref name=Storia/> Tuttavia, nel 1851 (quando il numero di asteroidi scoperti raggiunse le 15 unità) Johann Encke propose l'adozione di un differente sistema di identificazione, suggerendo di utilizzare un numero corrispondente all'ordine di scoperta racchiuso in un circoletto, che fu rapidamente adottato nelle riviste scientifiche. Al crescere del numero degli asteroidi scoperti, si ricorse poi al numero tra parentesi tonde seguito dal nome, secondo l'uso odierno della [[Designazione provvisoria degli asteroidi#Le convenzioni precedenti|designazione asteroidale]].<ref name=Storia>{{Cita web |lingua=en |titolo=When did asteroids become minor planets? |autore=Hilton, J.L. |data=16 novembre 2007 |editore= U.S. Naval Observatory |url=http://aa.usno.navy.mil/faq/docs/minorplanets.php |accesso=7 settembre 2016 |dataarchivio=21 settembre 2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070921162818/http://aa.usno.navy.mil/faq/docs/minorplanets.php |urlmorto=sì }}</ref>
 
=== Osservazioni successive ===
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{{citazione|Astrea non sarà osservabile senza un telescopio abbastanza buono; e, per quanto possa essere potente lo strumento utilizzato, è necessario avere una conoscenza piuttosto esatta della sua posizione rispetto alle stelle vicine, per non osservare l'oggetto sbagliato. All'[[opposizione (astronomia)|opposizione]] del 1847 non è stata più luminosa di una stella della decima magnitudine, e nessuna [[carta celeste]] finora pubblicata include stelle così fievoli.|{{Cita|John Russell Hind|p. 121|Hind}}, 1852|Astræa will not be seen without a tolerably good telescope; and, however powerful may be the instrumental means employed, it is necessary to have a pretty exact knowledge of her position in respect to the neighboring stars, to guard against observing a wrong object. At the opposition in 1847 she was not brighter than a star of the tenth magnitude, and no charts of the heavens hitherto published contain stars of so faint a class.|lingua=en}}
 
Nel 1847, due mesi dopo l'opposizione, Astrea raggiunse la dodicesima magnitudine, risultando osservabile solo attraverso i telescopi più potenti.<ref>{{Cita|John Russell Hind|p. 121|Hind}}, 1852.</ref> [[Karl Christian Bruhns]] propose nel 1856 una prima stima del diametro di Astrea (valutato in circa 98&nbsp;km) e di altri 39 asteroidi, desumendo le loro dimensioni dalla luminosità ed assumendo quale loro [[albedo]] una media di quelle dei pianeti esterni e delle loro lune maggiori.<ref>{{cita|C. Bruhns||Bruhns}}, 1856.</ref> Come conseguenza di quest'ipotesi, i valori ottenuti risultarono tutti sottodimensionati.<ref name=Hilton>{{cita libro |lingua=en |autore-capitolo=James L. Hilton |capitolo=Asteroid Masses and Densities |titolo=Asteroids III |curatore=William Frederick Bottke |editore=University of Arizona Press |anno=2002 |isbn=978-0-8165-2281-1 |pp=103-112 |url=http://www.lpi.usra.edu/books/AsteroidsIII/pdf/3008.pdf |formato=PDF |accesso=9 agosto 2015 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080819191809/http://www.lpi.usra.edu/books/AsteroidsIII/pdf/3008.pdf |dataarchivio=19 agosto 2008 }}</ref> Seguendo una procedura sostanzialmente analoga e utilizzando come termine di paragone le misure del diametro di [[Cerere (astronomia)|Cerere]] e [[2 Pallas|Pallade]] ottenute da [[William Herschel]] e [[Johann von Lamont]], [[Edward James Stone]] fornì nel 1867 valori alternativi per il diametro di 71 asteroidi (stimando quello di Astrea in 57 miglia, pari a circa 105&nbsp;km) da dati osservativi di [[Norman Robert Pogson]].<ref>{{cita pubblicazione |titolo=Approximate relative Dimensions of Seventy-one of the Asteroids (Extract of a letter from Prof. Madler) |autore=E. J. Stone |rivista=Monthly Notices of the Royal Astronomical Society |volume=27 |pp=302-303 |anno=1867}}</ref> Ad ogni modo, poiché tali stime si basarono su assunzioni errate, esse, così come altri valori indicati prima della seconda metà del [[XX secolo|Novecento]], sono risultate nel loro complesso di scarsa accuratezza,<ref name=Hilton/> sebbene nel caso specifico di Astrea si discostino meno dal valore reale rispetto a quanto accada nel caso di altri asteroidi.
 
Nel 1917, l'astronomo giapponese [[Kiyotsugu Hirayama]] si dedicò allo studio del moto degli asteroidi e, confrontandoli attraverso tre parametri orbitali ([[moto medio]], [[inclinazione orbitale|inclinazione]] ed [[eccentricità orbitale|eccentricità]]), individuò cinque raggruppamenti, successivamente indicati come [[Famiglia di asteroidi|famiglie di asteroidi]] o famiglie Hirayama.<ref name=Yoshihide>{{cita libro |lingua=inglese |autore-capitolo=Yoshihide, K. |capitolo=Kiyotsugu Hirayama and His Families of Asteroids (invited) |titolo=Proceedings of the International Conference (November 29-December 3, 1993. Sagamihara, Japan) |editore=Astronomical Society of the Pacific |anno=1993 |url=http://adsabs.harvard.edu/full/1994ASPC...63....1K |accesso=11 settembre 2011}}</ref> Dirk Brouwer assegnò alcuni asteroidi alla [[famiglia Astrea]] (indicata come Gruppo 23 nel suo lavoro), dal nome dell'oggetto più grande del gruppo, nel 1951.<ref>{{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=Secular variations of the orbital elements of minor planets |autore=Dirk Brouwer |rivista=Astronomical Journal |volume=56 |numero=1189 |pp=9-32 |anno=1951 |doi=10.1086/106480}}</ref> Nel 1978, A. Carusi ed E. Massaro rianalizzarono in modo statistico i parametri orbitali di migliaia di asteroidi, individuando altri 34 membri della famiglia.<ref name=CarusiMassaro>{{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=Statistics and mapping of asteroid concentrations in the proper elements space |autore=A. Carusi |coautori=E. Massaro |rivista=Astronomy and Astrophysics Suppl. |volume=34 |pp=81-90 |anno=1978 |url=http://cdsads.u-strasbg.fr/abs/1978A%26AS...34...81C |accesso=12 agosto 2015}}</ref>
 
Nel 1921, [[Eugenio Padova]] fornì una prima stima del [[periodo di rotazione]] di Astrea in 7,27 ore;<ref>{{cita pubblicazione |autore=Eugenio Padova |titolo=Osservazioni fotometriche dei pianeti (5) Astrea, (44) Nysa e (8) Flora |rivista=Memorie della Società Astronomia Italiana |volume=2 |pp=82-92 |url=http://adsabs.harvard.edu/abs/1921MmSAI...2...82P}}</ref> valore, tuttavia, ben lontano da quello effettivo. Una misura alquanto precisa del periodo di rotazione fu eseguita da Y. C. Chang e C. S. Chang,<ref>{{cita pubblicazione |autore1=Y.C. Chang |autore2=C.S. Chang |anno=1962 |rivista=Acta Astronomica Sinica |volume=10 |p=101}}</ref> che ottennero un valore di 16,806 ore.<ref>{{Cita|B.D. Warner ''et al.''||LCDB}}, 2009.</ref> Osservazioni successive hanno migliorato di poco questo valore. Tra queste, sono risultate molto accurate quelle eseguite da A. Erikson e P. Magnusson nel 1993,<ref>{{cita pubblicazione |titolo=Pole determinations of asteroids |autore1=A. Erikson |autore2=P. Magnusson |rivista=Icarus |volume=103 |numero=1 |pp=62-66 |anno=1993 |doi=10.1006/icar.1993.1058 |lingua=en}}</ref> confermate da G. De Angelis nel 1995.<ref>{{cita pubblicazione |autore=G. De Angelis |titolo=Asteroid spin, pole and shape determinations |url=https://archive.org/details/sim_planetary-and-space-science_1995-05_43_5/page/649 |rivista=Planetary and Space Science |volume=43 |numero=5 |pp=649-682 |anno=1995 |doi=10.1016/0032-0633(94)00151-G |lingua=en}}</ref>
 
Nel 1971, [[David Allen (astronomo)|David Allen]] suggerì che le dimensioni dei maggiori asteroidi potessero essere dedotte dalla misura delle loro emissioni nell'[[radiazione infrarossa|infrarosso]].<ref>{{Cita|D. A. Allen||Allen71}}, 1971.</ref> La tecnica fu adottata inizialmente sugli asteroidi più massicci, con osservazioni da Terra, e, successivamente al lancio del satellite [[IRAS]] nel 1983, in modo sistematico a tutti gli asteroidi noti, nell'ambito dell'IRAS Minor Planet Survey. Per Astrea, [[Edward F. Tedesco]] e colleghi dedussero un diametro medio di {{tutto attaccato|119,07 ± 6,5 km}}.<ref name=IRAS>{{cita|E.F. Tedesco ''et al.''|p. 1061|IRAS}}, 2002.</ref> L'osservazione degli asteroidi della fascia principale nell'infrarosso è stata ripetuta negli [[Anni 2010|anni duemiladieci]] con il [[Wide-field Infrared Survey Explorer]] lanciato nel 2009 dalla [[NASA]] e con [[Telescopio spaziale AKARI|AKARI]] della [[JAXA]], ottenendo valori leggermente minori per le dimensioni di Astrea. Nel 2005, Astrea è stata osservata con il [[Telescopi Keck|telescopio Keck II]], che monta [[Ottica adattiva|ottiche adattive]]; ciò ha permesso di ottenere un'idea di massima della sua forma,<ref name=Hanus2013>{{Cita|J. Hanuš ''et al.''||Hanus_2013}}, 2013.</ref> così come l'osservazione di alcune [[occultazione|occultazioni stellari]] da parte dell'asteroide.<ref>
{| class="wikitable"
! Stella !! Data di [[occultazione (astronomia)|occultazione]]
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Astrea [[rotazione|ruota]] in direzione [[Moto progrado|prograda]] in 16,80061 ore, con il polo Nord puntato in direzione delle [[Sistema di coordinate eclittiche|coordinate eclittiche]] (β, λ) = (40°, 126°).<ref name=Durech_2011/>
 
Come detto, sono stati individuati diversi asteroidi che presentano parametri orbitali prossimi a quelli di Astrea, ovvero [[semiasse maggiore]] compreso tra {{TA|2,552 e 2,610 UA}}, inclinazione compresa tra {{TA|3,095 e 5,451°}} ed eccentricità tra {{TA|0,146 e 0,236}}, che sono stati raggrupatiraggruppati nella [[famiglia Astrea]], dal nome del primo oggetto scoperto. La famiglia è di [[Famiglia collisionale|natura collisionale]] e raccoglie più di duemila membri, tutti dal diametro inferiore agli 8&nbsp;km, salvo Astrea stessa.<ref>Gli oggetti di diametro superiore ad {{M|8 |ul=km}} devono essere considerati come spuri.<br />{{Cita|A. Milani ''et al.''|pp. 22-23|Milani_2014}}, 2014.</ref>
 
== Formazione ==
La [[fascia principale]] degli asteroidi si compone di [[planetesimi|oggetti]] sopravvissuti, relativamente intatti, al processo di [[nebulosa solare|formazione del sistema solare]],<ref>{{cita pubblicazione |lingua=inglese |titolo=Compositional structure of the asteroid belt |autore=Gradie, J. |coautori=Tedesco, E. |rivista=Science |volume=216 |numero=25 |anno=1982 |pp=1405-1407 |doi=10.1126/science.216.4553.1405 |url=httphttps://www.sciencemag.org/content/216/4553/1405.full.pdf |accesso=3 ottobre 2011}}</ref> a differenza della maggior parte dei protopianeti del [[Sistema solare interno|sistema interno]] che o si fusero tra loro per andare a costituire i [[pianeta terrestre|pianeti terrestri]], oppure furono espulsi dal sistema da Giove.<ref name="Petit2001">{{cita pubblicazione |lingua=inglese |cognome=Petit |nome=J.-M. |coautori=[[Alessandro Morbidelli (astronomo)|Morbidelli, A.]] |titolo=The Primordial Excitation and Clearing of the Asteroid Belt |rivista=Icarus |volume=153 |numero=2 |pp=338–347338-347 |anno=2001 |doi=10.1006/icar.2001.6702 |url=httphttps://www.gps.caltech.edu/classes/ge133/reading/asteroids.pdf |formato=PDF |accesso=9 settembre 2011 |dataarchivio=21 febbraio 2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070221085835/http://www.gps.caltech.edu/classes/ge133/reading/asteroids.pdf |urlmorto=sì }}</ref> Astrea si sarebbe formato quindi 4,57&nbsp;miliardi di anni fa nella porzione esterna della fascia.
 
== Caratteristiche fisiche ==
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[[File:Moon and Asteroids 1 to 10.svg|thumb|Dimensioni dei primi dieci asteroidi scoperti nella [[fascia principale]] confrontati con la [[Luna]] della Terra. Astrea è contraddistinto dal numero 5 al centro dell'immagine.]]
 
La [[massa (fisica)|massa]] di Astrea non è ancora stata determinata.<ref name=Baer_PDS>{{cita web |autore1=J. Baer |autore2=S. Chesley |autore3=D. Britt |titolo=Asteroid Masses V3.0. EAR-A-COMPIL-5-ASTMASS-V3.0 |sito=NASA Planetary Data System |anno=2012 |editore=NASA |url=http://sbn.psi.edu/pds/resource/astmass.html |accesso=6 dicembre 2016 |lingua=en}}</ref> Nel 2001, l'astronomo polacco G. Michalak ne ha assunto il valore pari a {{tutto attaccato|1,5 × 10<sup>-12</sup> [[Massa solare|M<sub>⊙</sub>]]}}, pari a {{tutto attaccato|2,9 × 10<sup>18</sup> kg}}, per stimare l'effetto perturbativo dovuto ad Astrea nel suo studio volto alla determinazione della massa di altri otto asteroidi.<ref>{{Cita|G. Michalak||Michalak}}, 2001.</ref> Stime eseguite da W. M. Folkner e colleghi del [[Jet Propulsion Laboratory]] nel 2009<ref name=Folkner>{{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=The Planetary and Lunar Ephemeris DE 421 |autore1=W.M. Folkner |autore2=J.G. Williams |autore3=D.H. Boggs |rivista=The Interplanetary Network Progress Report |volume=42-178 |pp=1-34 |anno=2009 |url=http://adsabs.harvard.edu/abs/2009IPNPR.178C...1F |abstract=sì}}</ref> hanno suggerito un valore pari a {{tutto attaccato|2,38 ± 0,238 × 10<sup>18</sup> kg}}.<ref name=Carry12>{{Cita|B. Carry||Carry2012}}, 2012.</ref> Infine, William Zielenbach nel 2011 ha indicato come migliore stima della massa dell'asteroide il valore di {{tutto attaccato|4,327 ± 1,136 × 10<sup>-12</sup> M<sub>⊙</sub>}}, pari a {{tutto attaccato|8,604 ± 2,258 × 10<sup>18</sup> kg}},<ref name=Zielenbach>{{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=Mass Determination Studies of 104 Large Asteroids |autore=William Zielenbach |rivista=The Astronomical Journal |volume=142 |numero=4 |ppp=120-128 |anno=2011 |doi=10.1088/0004-6256/142/4/120}}</ref> sebbene con una [[significatività]] del dato piuttosto incerta, pari a 4,09.
 
Il diametro medio di Astrea è stato stimato nel 2002 in {{tutto attaccato|119,07 ± 6,5 km}} tramite osservazioni nell'[[radiazione infrarossa|infrarosso]] nell'ambito dell'IRAS Minor Planet Survey.<ref name=IRAS/> Osservazioni ripetute con [[Wide-field Infrared Survey Explorer|WISE]] hanno condotto nel 2011 a rivedere leggermente al ribasso le dimensioni di Astrea, stimate in {{tutto attaccato|106,699 ± 3,140 km}}.<ref name=Massiero>{{Cita|J.R. Masiero ''et al.''||Massiero2011}}, 2011; {{Cita|J.R. Masiero ''et al.''|p. 4|Massiero2011}}, 2012.</ref> Infine, osservazioni eseguite con il [[telescopio spaziale AKARI]] hanno fornito {{tutto attaccato|110,8 ± 1,4 km}}.<ref name=Hanus_p14>{{Cita|J. Hanuš ''et al.''|p. 14|Hanus_2013}}, 2013.</ref> Un valore simile, {{tutto attaccato|110 ± 14 km}}, è stato ottenuto da osservazioni nel visibile condotte con i [[telescopi Keck]];<ref name=Hanus_p14/> mentre i dati raccolti nell'occultazione stellare del 2008 suggeriscono il valore di {{tutto attaccato|115 ± 6 km}}.<ref>{{Cita|J. Ďurech ''et al.''||Durech_2009}}, 2009.</ref> Questi valori indicano che Astrea è l'oggetto più piccolo tra i [[Lista di asteroidi (1-1000)|primi dieci asteroidi scoperti]], seguito da [[8 Flora|Flora]].
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== Bibliografia ==
=== Libri ===
* {{cita libro |lingua=en |autore-capitolo=John Russell Hind |anno=1852 |titolo=The Solar System: Descriptive Treatise Upon the Sun, Moon, and Planets, Including an Account of All the Recent Discoveries |editore=G. P. Putnam |città=New York |pp=120-121 |capitolo=Astræa |url=https://archive.org/details/solarsystemdescr00hind |accesso=8 agosto 2015 |cid=Hind}}
* {{cita libro |lingua=la |autore=C. Bruhns |anno=1856 |titolo=De Planetis Minoribus inter Martem et Jovem circa Solem versantibus |editore=Tesi di dottorato, Osservatorio di Berlino |url=httphttps://catalog.hathitrust.org/Record/008423269 |accesso=9 agosto 2015 |cid=Bruhns}}
* {{cita libro |lingua=en |titolo=Biographical Encyclopedia of Astronomers |url=https://archive.org/details/biographicalency00hock_878 |curatore=Thomas Hockey, Katherine Bracher, Marvin Bolt, Virginia Trimble, Richard Jarrell, JoAnn Palmeri, Jordan D. Marché, F. Jamil Ragep |autore-capitolo=Jürgen Hamel |editore=Springer Science & Business Media |anno=2007 |isbn=978-0-387-30400-7 |capitolo=Hencke, Karl Ludwig |p=[https://archive.org/details/biographicalency00hock_878/page/n518 481] |cid=Hamel}}
* {{cita libro |lingua=en |autore=Gerald North |titolo=Astronomy in Depth |editore=Springer Science & Business Media |anno=2012 |isbn=978-0-85729-426-5 |cid=North}}
* {{cita libro |lingua=en |titolo=Is Pluto a Planet?: A Historical Journey through the Solar System |autore=David A. Weintraub |editore=Princeton University Press |anno=2014 |isbn=978-1-4008-5297-0 |cid=Weintraub}}
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* {{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=Announcement of his discovery of Astræa |autore=Karl Ludwig Hencke |rivista=Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, |volume=7 |numero=3 |pp=27-35 |anno=1846 |url=http://adsabs.harvard.edu/abs/1846MNRAS...7...27H |accesso=6 ottobre 2015 |cid=Scoperta}}
* {{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=The new planet Astræa |rivista=The American Journal of Science and Arts |anno=1846 |volume=51 |numero=3 |pp=443-445 |curatore=Benjamin Silliman, James D. Dana |url=https://books.google.it/books?id=hhtFAQAAMAAJ&pg=PA443&dq=%22#v=onepage&q&f=false |accesso=21 ottobre 2015 |cid=Scoperta2}}
* {{cita libro |lingua=en |titolo=The recent progress of astronomy: especially in the United States |autore-capitolo=Elias Loomis |editore=Harper |anno=1851 |capitolo=The Discovery of Several Asteroids |pp=60-71 |url_capitolo=https://books.google.it/books?id=QlFYAAAAYAAJ&pg=PA60&dq=#v=onepage&q&f=false |accesso=21 ottobre 2015 |cid=Loomis}}
* {{cita libro |lingua=en |autore-capitolo=D. A. Allen |anno=1971 |capitolo=The method of determining infrared diameters |titolo=Physical Studies of Minor Planets |curatore=T. Gehrels |editore=NASA |pp=41–4441-44 |id=NASA SP–267 |città=Washington, DC |url=http://adsabs.harvard.edu/abs/1971NASSP.267...41A |accesso=11 agosto 2015 |cid=Allen71}}
* {{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=Determination of asteroid masses. II. (6) Hebe, (10) Hygiea, (15) Eunomia, (52) Europa, (88) Thisbe, (444) Gyptis, (511) Davida and (704) Interamnia |autore=G. Michalak |rivista=Astronomy and Astrophysics |volume=374 |pp=703-711 |anno=2001 |doi=10.1051/0004-6361:20010731 |cid=Michalak}}
* {{cita pubblicazione |lingua=inglese |titolo=The Supplemental IRAS Minor Planet Survey |anno=2002 |autore=Tedesco, E.F. |coautori=Noah, P.V.; Noah, M.; Price, S.D. |rivista=The Astronomical Journal |volume=123 |numero=2 |pp=1056-1085 |doi=10.1086/338320 |url=http://iopscience.iop.org/1538-3881/123/2/1056/pdf/1538-3881_123_2_1056.pdf |accesso=30 settembre 2011 |cid=IRAS}}
* {{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=Asteroid models from combined sparse and dense photometric data |autore1=Josef Ďurech |etal=s |rivista=Astronomy and Astrophysics |volume=493 |numero=1 |anno=2009 |pp=291-297 |doi=10.1051/0004-6361:200810393 |cid=Durech_2009}}
* {{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=Astrometric Masses of 26 Asteroids and Observations on Asteroid Porosity |autore=J. Baer |coautori=S. R. Chesley, R. D. Matson |rivista=The Astronomical Journal |volume=141 |numero=5 |anno=2011 |doi=10.1088/0004-6256/141/5/143 |cid=Baer2011}}
* {{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=Combining asteroid models derived by lightcurve inversion with asteroidal occultation silhouettes |autore1=Josef Ďurech |etal=s |rivista=Icarus |volume=214 |numero=2 |pp=652-670 |anno=2011 |doi=10.1016/j.icarus.2011.03.016 |url=http://astro.troja.mff.cuni.cz/projects/asteroids3D/download/durech_et_al_2011_occ_paper.pdf |accesso=9 settembre 2016 |cid=Durech_2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160303214312/http://astro.troja.mff.cuni.cz/projects/asteroids3D/download/durech_et_al_2011_occ_paper.pdf |dataarchivio=3 marzo 2016 |urlmorto=sì }}
* {{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=Main Belt Asteroids with WISE/NEOWISE. I. Preliminary Albedos and Diameters |autore=Joseph R. Masiero |etal=s |rivista=The Astrophysical Journal |volume=741 |numero=2 |anno=2011 |doi=10.1088/0004-637X/741/2/68 |cid=Massiero2011}}
* {{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=Preliminary Analysis of WISE/NEOWISE 3-Band Cryogenic and Post-cryogenic Observations of Main Belt Asteroids |autore=Joseph R. Masiero |etal=s |rivista=The Astrophysical Journal Letters |volume=759 |numero=1 |p=L8 |anno=2012 |doi=10.1088/2041-8205/759/1/L8 |cid=Massiero2012}}
* {{cita pubblicazione |lingua=en |autore1=B.D. Warner |autore2=A.W. Harris |autore3=P. Pravec |anno=2009 |rivista=Icarus |volume=202 |pp=134-146 |titolo=The asteroid lightcurve database |doi=10.1016/j.icarus.2009.02.003 |url=http://www.MinorPlanet.info/lightcurvedatabase.html |cid=LCDB |accesso=27 dicembre 2017 |dataarchivio=16 dicembre 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171216050541/http://www.minorplanet.info/lightcurvedatabase.html |urlmorto=sì }} Aggiornato il 7 dicembre 2015.
* {{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=Density of asteroids |autore=B. Carry |rivista=Planetary and Space Science |volume=73 |numero=1 |anno=2012 |pp=98–11898-118 |doi=10.1016/j.pss.2012.03.009 |cid=Carry2012}} Accessibile anche su [httphttps://arxiv.org/abs/1203.4336 arXiv]
* {{cita pubblicazione |lingua=en |titolo=Sizes of main-belt asteroids by combining shape models and Keck adaptive optics observations |autore1=J. Hanuš |autore2=F. Marchis |autore3=J. Ďurech |rivista=Icarus |volume=226 |numero=1 |pp=1045-1057 |anno=2013 |doi=10.1016/j.icarus.2013.07.023 |url=http://adsabs.harvard.edu/abs/2013Icar..226.1045H |accesso=9 settembre 2016 |cid=Hanus_2013}}
*{{cita pubblicazione |lingua=en |autore1=A. Milani |wkautore1=Andrea Milani Comparetti |autore2=A. Cellino |autore3=Z. Knežević |autore4=B. Novaković |autore5=F. Spoto |autore6=P. Paolicchi |titolo=Asteroid families classification: exploiting very large data sets |rivista=Icarus |volume=239 |pp=46-73 |anno=2014 |doi=10.1016/j.icarus.2014.05.039 |url=httphttps://arxiv.org/abs/1312.7702v2 |accesso=10 settembre 2016 |cid=Milani_2014}}
 
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