Libri delle Cronache: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Annullata la modifica 97181958 di 93.41.113.210 (discussione)
Etichetta: Annulla
PGS 1984 (discussione | contributi)
mNessun oggetto della modifica
 
(43 versioni intermedie di 27 utenti non mostrate)
Riga 1:
{{Libro
{{Avvisounicode}}
|tipo =
{{antico testamento}}
|titolo = Libri delle Cronache
 
|titoloorig = דברי הימים (''divré ha-yamim'')
I due '''libri delle Cronache''' ([[lingua ebraica|ebraico]] דברי הימים ''debarè hayomim'', "cose dei giorni"; [[lingua greca|greco]] A'-B' Παραλειπομένων ''1-2 Paraleipomenōn'', "I e II [libro] delle omissioni"; [[lingua latina|latino]] ''1-2 Paralipomenon'') sono due testi contenuti nella [[Bibbia]] [[religione ebraica|ebraica]] ([[Tanakh]], dove sono contati come un testo unico) e [[cristianesimo|cristiana]].
|titolialt =
|immagine = Codex Sinaiticus Paralipomenon 9,27-10,11.JPG
|didascalia = Libri delle Cronache in una [[facsimile|riproduzione]] ottocentesca del ''[[Codex Sinaiticus]]''
|autore =
|annoorig = Fine [[IV secolo a.C.|IV]] - metà [[III secolo a.C.]]
|forza_cat_anno = no
|annoita =
|genere = [[religione|religioso]]
|sottogenere =
|lingua = he
}}
I due '''libri delle Cronache''' ([[lingua ebraica{{ebraico|ebraico]] דברי הימים|divré ''debarè hayomim'', "ha-yamim|cose dei giorni"}}; [[lingua greca{{lang-el|greco]] A'-B' Παραλειπομένων ''|1-2 Paraleipomenōn'', "|I e II [libro] delle omissioni"}}; [[lingua latina{{latino|latino]] ''1-2 Paralipomenon''}}) sono due testi contenuti nella [[Bibbia]] [[religione ebraica|ebraica]] ([[Tanakh]], dove sono contati come un testo unico) e [[cristianesimo|cristiana]].
 
Sono scritti in [[lingua ebraica|ebraico]] e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la loro redazione definitiva, ad opera di autori ignoti, è collocata attorno al [[330 a.C.|330]]-[[250 a.C.]] in [[Giudea]]. Rappresentano una rielaborazione della [[storia degli Ebrei]] già narrata negli altri testi storici.
Riga 9 ⟶ 21:
 
==Il Cronista==
I due Libri delle Cronache (letteralmente in [[lingua ebraica|ebraico]] ''Parole dei Giorni'') ripropongono molte delle vicende già narrate nei due [[Libri di Samuele]] e nei due [[Libri dei Re]]. Ma non si tratta di una pura e semplice riedizione, come potrebbe apparire a prima vista. Quei libri appartengono infatti alla [[tradizione deuteronomistica]], mentre l'autore di questi due libri, definito il '''Cronista''', appartiene alla cosiddetta ''[[Tradizione Sacerdotalesacerdotale]]'', la stessa del primo capitolo della [[Genesi]]. Tale tradizione sorge a [[Babilonia (città antica)|Babilonia]] durante l'[[esilio babilonese|Esilio]]; a differenza del Deuteronomista, essa ha chiaro alla mente un preciso progetto che non è solo storico, ma anche e soprattutto religioso.
 
Infatti il Cronista non si limita ad esporre fatti, come fa il Deuteronomista nella famosa "Successione al Trono di Davide". Egli seleziona e rielabora i dati allo scopo di esaltare principalmente il Tempio ed il Culto in [[Gerusalemme]], intesa come il cuore stesso della fede e dell'identità di Israele come popolo. Non a caso, sui 19 capitoli dedicati dal Primo Libro al Regno di Davide, ben 10 sono dedicati al trasporto dell'Arca dell'Alleanza in Gerusalemme ed alle disposizioni del re a proposito della costruzione del Tempio, come se a suo figlio [[Re Salomone|Salomone]] non fosse rimasto che mettere in atto le disposizioni paterne. Altri 8 capitoli del Secondo Libro sono poi dedicati all'effettiva costruzione di quella che fu definita l'ottava meraviglia del mondo antico. La storia narrata dal Cronista è dunque in realtà una Storia Sacra, una storia che ruota attorno al Tempio.
 
L'attendibilità storica dei Libri delle Cronache è spesso problematica e, come osservano gli studiosi della Bibbia [[Versioni della Bibbia#Italiano|Edizioni Paoline]], il redattore "esclude tutto ciò che può offuscare la gloria di Davide e di Salomone, sorvola su tutta la storia del Regno del Nord. Quando si tratta dei leviti, ardisce introdurre delle sconvolgenti correzioni e modifiche nelle fonti, idealizza le figure di Davide e Salomone, applica in tutti i casi e in forma molto rigida il principio del contrappasso, crea i discorsi religiosi e polemici dei re, inventa oracoli di profeti, maggiora i numeri, non rifugge dagli anacronismi, sottolinea i diretti interventi di Dio in favore dei Giudei. Il Cronista ci fornisce una storia midrascica, cioè una riflessione immaginativa ed uno sviluppo di dati storici, a partire dalla S. Scrittura nel senso della Tradizione"<ref>La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 493, ISBN 88-215-1068-9.</ref>; inoltre, come evidenziano gli esegeti dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]]<ref>Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, p. 1706, ISBN 88-01-10612-2.</ref>, il testo, al pari degli altri libri biblici, ha anche risentito di errori di trasmissione in quanto "il Cronista ha conosciuto il testo ebraico di Samuele-Re in uno stato più antico di quello che attualmente possediamo, e sia Samuele-Re che Cronache hanno subito l'inevitabile manomissione dei copisti"<ref group="Nota">Precisano ancora tali esegeti sul testo del Cronista: "Sebbene qua e là possano notarsi alcuni ritocchi di valore teologico o letterario, le varianti per lo più sono di carattere accidentale". (Cfr inoltre: Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, p. 1709, ISBN 88-01-10612-2.).</ref>. Notano gli stessi esegeti<ref>Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, p. 1718, ISBN 88-01-10612-2.</ref>, come tra gli esempi di incongruenze storiche vi sia l'episodio in {{passo biblico|1Cro5,26|libro=no}}, relativo alla deportazione<ref group=Nota>"''Il Dio di Israele eccitò lo spirito di Pul re d'Assiria, cioè lo spirito di Tiglat-Pilèzer re d'Assiria, che deportò i Rubeniti, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse; li condusse in Chelàch, presso Cabòr, fiume del Gozan, ove rimangono ancora.''".</ref>, in cui " il Cronista, per il quale gli avvenimenti ricordati sono lontani, confonde le due deportazioni menzionate nel libro dei Re (2Re15,29 e 17,3-6): la prima nel 734 riguardò la Transgiordania, la seconda nel 721 investì la Samaria e il regno d'Israele; inoltre, egli accenna a due re d'Assiria, Pul e Tiglat-Pilezer, ma questi due nomi si riferiscono allo stesso personaggio, mentre la seconda deportazione fu portata a termine da Salmassar e Sargon"; un altro esempio di anacronismo si trova in {{passo biblico|1Cro16,27|libro=no}} dove "il Cronista, che fa cantare il salmo al tempo di Davide, non poteva parlare del tempio che ancora non esisteva"<ref>Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, p. 1737, ISBN 88-01-10612-2.</ref>.
 
== Esilio e dominazione persiana ==
I Libri delle Cronache sarebbero stati redatti da gruppi di israeliti di stirpe sacerdotale [[leviti]]ca nella provincia di [[Jehud]], ex colonia babilonese che assunse il nome di Yehud Medinata a seguito del trasferimento alla regola dei Persiani, in un tempo in cui la comunità ebraica avvertiva particolarmente il contrasto fra l'ordine sociale del periodo del Primo e del Secondo Tempio e quello imposto della dominazione dei Persiani. L'identità e il fattore unificante del popolo ebraico sono rappresentati dall'elemento religioso e non più da quello storico. La maggior parte dei commentatori fissava l'intervallo di datazione fra la fine della [[cattività babilonese]] e l'inizio dell'[[età ellenistica]], scelta come limite superiore per la totale assenza di un qualsiasi influsso della teologia ellenistica e del greco ellenistico.<ref>{{cita pubblicazione | autore = [[w:en:Louis Jonker|Louis Cornelius Jonker]] | doi = 10.4102/ve.v24i2.350 | url = https://verbumetecclesia.org.za/index.php/ve/article/view/350/281 | formato = pdf | titolo = The rhetorics of finding a new identity in a multi-religious and multi-ethnic society: The case of the book of Chronicles | volume = 24 | numero = 2 | anno = 2003 | rivista = Verbum et Ecclesia | issn = 1609-99982 |pp=394-416 |oclc=861749915 | via = [https://archive.is/20200728133520/https://www.researchgate.net/publication/272649873_The_rhetorics_of_finding_a_new_identity_in_a_multi-religious_and_multi-ethnic_society_The_case_of_the_book_of_Chronicles researchgate,net] | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20200728154307/https://verbumetecclesia.org.za/index.php/ve/article/view/350/281 | urlmorto = no | accesso = 28 luglio 2020 }}</ref>
 
Secondo il teologo protestante svizzero [[Thomas Willi]]<ref>{{cita libro | url = https://books.google.it/books?id=SXDIE9usEjEC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false | autore = Willi, Thomas |lccn=n92074249 | titolo = Die Chronik als Auslegung. Untersuchungen zur literarischen Gestaltung der historischen Überlieferung Israels | lingua = de | editore Vandenhoeck & Ruprech | città = [[Gottinga]] | anno = 1972 |oclc=680986}}. Citato in Jonker, ''Verbum et Ecclesia'', 24(2), pp. 400-401.</ref>, durante l'[[esilio babilonese]] gli Ebrei avrebbero continuato a praticare i sacrifici come accadeva al tempo del Primo Tempio di Gerusalemme. Caduto il Regno di Giuda, venne meno la continuità liturgica e istituzionale che non si erano interrotte fra il Primo Tempio e l'esilio: se il Secondo Tempio fu percepito dagli Ebrei ancora come la dimora di [[Yahweh|JHWH]], tuttavia esso non si identificava più con la dimora del re e del suo Dio, ma come la dimora di un Dio universale che non era più visto come un elemento unificante del popolo ebraico. La tendenza universalistica della nuova religiosità ebraica del Secondo Tempio favorì successivamente l'assorbimento delle comunità ebraiche all'interno della cultura religiosa dell'Impero Persiano. Malgrado l'indipendenza proclamata dalla provincia di Jehud, agli Ebrei non fu più possibile continuare a sviluppare le proprie tradizioni descritte nel [[Pentateuco]] e nella storia del [[Deuteronomio]].<ref name="Willi,1995">{{cita libro | autore = Thomas Willi | titolo = Juda - Jehud - Israel. Studien zum Selbstverständnis des Judentums in persischer Zeit | lingua = de | anno = 1995 | città = Tubinga | editore = Mohr (Siebeck) | serie = Forschungen zum Alten Testament (FAT) | numero = 12 |oclc=243818835|pp=35-36 | url = https://books.google.it/books?id=NWpHU5px4pwC&printsec=frontcover&dq=%22Studien+zum+Selbstverst%C3%A4ndnis+des+Judentums+in+persischer+Zeit%22&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjio_jboPDqAhVRqaQKHdrjAjYQ6AEwAHoECAIQAg#v=onepage&q=%22Studien%20zum%20Selbstverst%C3%A4ndnis%20des%20Judentums%20in%20persischer%20Zeit%22&f=false}}.Citato in Jonker, ''Verbum et Ecclesia'', [https://archive.is/20200728153946/https://www.worldcat.org/search?qt=worldcat_org_all&q=%22The+rhetorics+of+finding+a+new+identity+in+a+multi-religious+and+multi-ethnic+society:+%22 24(2)], pp. 398-399.</ref>
 
Si ebbe quindi una fase di ''riappropriazione'' della propria identità storica con i Libri delle Cronache e l'[[esegesi]] dei testi antichi, seguita da una fase di ''integrazione'' con i Persiani, nella nuova consapevolezza di appartenere ad un'umanità universale.<br />
Secondil Willi, i figli di [[Davide]] non si opposero all'instaurazione di un monarca non israelita che era devoto al culto di divinità pagane, bensì riuscirono a integrarsi in un nuovo ordine sociale multireligioso, multietnico e tollerante che lasciò loro il diritto di celebrare la Pasqua Ebraica nelle date e nei modi prescritti dal [[Pentateuco]]: una prova determinante sarebbe la [[Papiri di Elefantina|lettera pasquale]] indirizzata dal re [[Dario II di Persia|Dario II]] alla comunità ebraica di Elefantina, datata all'anno 419 a.C.<ref name="Willi,1995" />
 
==Datazione==
In 1 Cr {{Passo biblico|1Cr|29,7|libro=no}} si dice che i capofamiglia delle Tribù d'[[Israele]] offrirono tra l'altro « diecimila [[darico|darici]] » per la costruzione del [[Tempio di Salomone]]. Ma si tratta di un evidente anacronismo: come dice il nome, queste monete furono fatte coniare dall'imperatore [[persia]]no Dario I ([[522 a.C.|522]]-[[486 a.C.]]), del quale portavano l'effigie. Al tempo di [[Davide]] e di Salomone le monete non erano neppure in uso; evidentemente il Cronista trasporta al tempo dei Re un'abitudine corrente alla sua epoca. Questo è uno dei più validi argomenti usato da chi data i Libri delle Cronache al [[V secolo a.C.]]
 
Il secondo argomento si collega a quanto detto nel paragrafo precedente: il [[Tempio di Gerusalemme]] è centrale nel libro proprio perché viene additato dal Cronista come simbolo di speranza e di fiducia per gli Ebrei ritornati in [[PalestinaCanaan]] dopo l'esilio, e costretti a vivere tra mille difficoltà materiali e morali.
 
Ma ci viene in aiuto anche la più vistosa differenza tra il Cronista e il Deuteronomista, e cioè il fatto che il primo ignora totalmente le vicende del Regno Settentrionale, come se non valesse la pena di spendere parole per degli "eretici" che avevano abbandonato la purezza del culto nel [[Sancta sanctorum|Santo dei Santi]] di Gerusalemme. È probabile che dietro questa scelta ci sia un ben preciso intento polemico: nel IV secolo a.C. i Giudei gerosolimitani erano in forte contrasto con i [[Samaritani]], insediati dagli [[Assiria|Assiri]] nei territori che erano appartenuti al Regno del Nord.
 
==Fonti==
Il Cronista attinge spesso dai Libri di Samuele e dei Re (ciò dimostra che essi sono antecedenti al suo lavoro), talvolta riprendendo alcuni passi quasi alla lettera, ma in 1 Cr {{Passo biblico|1Cr|29,29|libro=no}} sono citate anche le presunte fonti utilizzate dal Cronista per redigere il suo primo libro: gli ''Atti del Veggente Samuele'', gli ''Atti del Profeta Natan'' e gli ''Atti del Veggente Gad''. Bisogna far notare che i [[profeta|Profeti]] d'Israele si dividono in due gruppi, i "profeti scrittori" e i "non scrittori". Dei primi ci sono pervenuti lunghi testi: è il caso di [[Isaia (profeta)|Isaia]], [[Geremia (profeta)|Geremia]] ed [[Ezechiele (profeta)|Ezechiele]]. Dei secondi invece non ci è pervenuto nulla: [[Samuele (profeta)|Samuele]], [[Natan]], [[Elia]] ed [[Eliseo (Bibbia)|Eliseo]] sono tra questi.
 
Naturalmente nulla vieta che anche Samuele e Natan abbiano scritto dei propri libri di visioni, che non ci sono pervenuti, ma bisogna ricordare che Samuele morì prima che Davide salisse al trono, ed è dunque assai improbabile che possa aver scritto degli atti del "re Davide". A quei tempi poi la scrittura era assai meno diffusa di quanto non sarebbe stato all'epoca dei profeti scrittori; considerando anche l'assoluta mancanza di altri riferimenti a questi scritti, è più probabile che si tratti di un espediente letterario del Cronista, che ha voluto dare al proprio scritto un'autorevolezza pari a quella di altri scritti biblici. Allo stesso modo i [[Libro dei Proverbi|Proverbi]] o il [[Qoelet]] sono posti sotto l'egida di re Salomone per accrescerne il valore e la sacralità, un po' come [[Alessandro Manzoni]] sostenne di aver tratto i suoi ''[[Promessi Sposi]]'' dalla famosa pergamena seicentesca.
Riga 40 ⟶ 62:
 
===Le Genealogie===
Come si è detto, a differenza dei Libri di Samuele e dei Re, eminentemente narrativi, i Libri delle Cronache si aprono con 9 capitoli di '''genealogie''' nude e crude. Il primo versetto del Primo Libro comincia addirittura ex abrupto con una lista di tredici nomi: [[Adamo]], [[Set (Bibbia)|Set]], Enos, Kenan, [[Maalaleel]], [[Iared]], [[Enoch (antenato di Noè)|Enoch]], [[Matusalemme]], [[Lamech (padre di Noè)|Lamech]], [[Noè]], Sem, Cam e [[Jafet]]. Sono i nomi dei [[patriarca (ebraismo)|patriarchi]] [[diluvio universale|antidiluviani]] tratti dal capitolo 5 della [[Genesi]], come ad indicare che il Cronista vuole ritornare alle origini più remote della storia, a partire dallo stesso primo uomo (anche il [[Vangelo di Luca]], capitolo 3, riporterà la genealogia di [[Gesù]] fino ad Adamo).
 
In pratica, con nove capitoli di genealogie, tra le quali si rintracciano praticamente tutti i protagonisti del [[Pentateuco]], il Cronista intende riassumere l'intera vicenda storico-religiosa di Israele antecedente all'era monarchica. Un procedimento analogo sarà adottato anche nel [[Nuovo Testamento]] da [[San Matteo apostolo ed evangelista|Matteo]] e [[San Luca Evangelista|Luca]], che presenteranno delle genealogie di [[Gesù]] per ricollegarlo a tutta la Storia della Salvezza a Lui precedente. I due [[evangelista|evangelisti]] hanno tra l'altro attinto copiosamente agli elenchi del Cronista per compilare le loro genealogie.
 
Quello genealogico era un vero e proprio genere letterario, in voga presso vari popoli dell'Oriente Antico, seppure con minore frequenza che nell'[[Antico Testamento]]. Le genealogie servono a far riscoprire l'identità stessa di un popolo come nazione, ma anche a legittimare l'accesso a determinate posizioni sociali. Ad esempio, chi voleva essere sacerdote in Israele doveva poter dimostrare, elenchi genealogici alla mano, di discendere da Levi, figlio di [[Giacobbe]] e fondatore della tribù sacerdotale. Questo aspetto divenne particolarmente importante nell'era postesilica, a cui abbiamo detto risalire il lavoro del Cronista, quando i Giudei tentavano di ritrovare la loro stessa identità culturale e religiosa dopo lo choc di aver vissuto settant'anni nel bel mezzo del sincretismo e del cosmopolitismo [[Babilonia (città antica)|babilonese]].
 
Nelle genealogie e negli elenchi riportati dal Cronista si riscontrano parecchie incongruenze dovute sia al sommarsi di vari strati redazionali che all'uso di differenti fonti in contraddizione<ref group="Nota">Gli esegeti dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]], in merito ad esempio alla lista dei discendenti di Caleb in {{Cita passo biblico|1Cro2,18}}, osservano che "è difficile trovare una spiegazione a queste differenze, dovute forse alla diversità dei documenti, che si ritrovano parzialmente in Es31,2 e Nm32,39-42" (Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, p. 1712, ISBN 88-01-10612-2.).</ref>, oltre che a varianti dovute ai copisti<ref group="Nota">Ad esempio in {{Cita passo biblico|1Cro1,5-23}}, gli esegeti dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]] rilevano che "molti nomi presentano varianti dovute ai copisti" (Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, p. 1709, ISBN 88-01-10612-2.).</ref>. Gli esegeti cristiani notano, ad esempio, come "la lista dei figli di Manasse è data dai vv. 14-19<ref>{{Cita passo biblico|1Cro7,14-19}}.</ref>, che pongono parecchi e difficili problemi. [...] È difficile trovare una spiegazione soddisfacente a tutte queste difficoltà, e ogni tentativo di affrontarle correggendo il testo rimane semplicemente congetturale"<ref>Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, p. 1722, ISBN 88-01-10612-2.</ref> e - in merito agli elenchi di sacerdoti, discendenti di Levi, cantori e residenze dei figli Aronne, presentate in {{passo biblico|1Cro5,27-6,66|libro=no}} - osservano che "questi lunghi elenchi sono per la maggior parte aggiunte composte a partire da dati biblici, da fonti non verificabili e da combinazioni arbitrarie"<ref>Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 773, ISBN 978-88-10-82031-5.</ref>; anche tra i discendenti di Giuda e Beniamino vi sono importanti discrepanze: "le informazioni sulla discendenza di Beniamino nel c. 8, sono di genere diverso e a volte difficile a comprendersi. Esse ripetono altre liste che si trovano in 7,6-12 o in 9,35-44<ref>{{Cita passo biblico|1Cro7,6-12; 9,35-44}}.</ref>, ma con delle varianti"<ref>Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, p. 1723, ISBN 88-01-10612-2.</ref>, mentre "nella sezione di Giuda si notano una sequenza caotica e delle ripetizioni, risultanti dal mantenimento di notizie che riguardano la presenza di tribù non israelitiche, come Ieracmel e perfino Caino, tra i progenitori di Davide. [...] Viene dunque mantenuta non soltanto la genealogia effettiva, ma anche una variante nella quale sono inseriti degli antenati non edificanti, con il risultato che un fratello diventa zio o persino padre"<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, pp. 475-476, ISBN 88-399-0054-3.</ref> e "questo lungo brano è in realtà un coacervo di documenti riguardanti Giuda e Davide, radunati in maniera tale da tradire l'intenzione dell'autore [...] Così troviamo una prima lista di discendenti al c.2, una seconda lista in 4,1-23<ref>{{Cita passo biblico|1Cro4,1-23}}.</ref> e un brano centrale sui discendenti di Davide al c. 3"<ref>Bibbia TOB, Elle Di Ci Leumann, 1997, p. 1711, ISBN 88-01-10612-2.</ref>.
 
===Da Dan a Bersabea===
Quest'espressione è usata in 1 Cr {{Passo biblico|1Cr|21,2|libro=no}} per indicare la totalità del territorio di Israele, secondo un procedimento tipico delle culture semitiche e detto di « inclusione »: indicare le due estremità di una realtà significa indicarla nella sua interezza. Dan (oggi [[Tel Dan]]), in [[ebraico]] "giudizio", si trova all'estremità settentrionale della Terra di Canaan, presso la sorgente del [[Giordano (fiume)|fiume Giordano]], mentre Bersabea (oggi Tell[[Tel esBe'er SabaSheva]]), in ebraico "pozzo del giuramento", si trova all'estremità meridionale della Giudea. È un luogo rinomato nell'[[Antico Testamento]], essendo teatro di vari eventi all'epoca dei patriarchi (vedi Gen {{Passo biblico|Gen|21|libro=no}}). Da notare che anche nell'[[Apocalisse]] Cristo definisce sé stesso « l'Alfa e l'Omega »: un evidente esempio di inclusione, giacché questa espressione viene ad indicare l'intero [[alfabeto greco]], e quindi la totalità del Creato.
 
== Note ==
<references group="Nota"/>
 
=== Riferimenti ===
<references/>
 
== Bibliografia ==
* ''{{cita libro|titolo=La Sacra Bibbia, traduzione dai testi originali'', [[|edizione=edizioni San Paolo]], |città=Roma |anno=1979.}}
* ''{{cita libro|titolo=La Bibbia per la Famiglia, famiglia|volume =4'', a cura di |curatore=[[Gianfranco Ravasi]], |edizione=edizioni San Paolo, Milano|città=Cinisello Balsamo|anno=1995.}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|q_preposizione=dai|commons=Category:Books of Chronicles|commons_preposizione=sui}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Bibbia cristiana}}
{{Bibbia ebraica}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Bibbia|cristianesimo|ebraismo}}
 
[[Categoria:Bibbia ebraica]]