Democrazia: differenze tra le versioni
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La '''democrazia''' ({{lang-grc|δῆμος|démos|popolo|testo2= κράτος|traslitterazione2=krátos|traduzione2=potere|da=si|parentesi=no}}) [[etimologia|etimologicamente]] significa "[[governo]] del [[popolo]]", ovvero [[forma di governo]] e valori sociali in cui la [[sovranità]] è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo, che generalmente è identificato come l'insieme dei [[cittadino|cittadini]] che ricorrono in generale a strumenti di [[consultazione popolare]] (es. votazione, [[delibera]]zioni ecc.).
La '''democrazia''' è un sistema politico che si fonda sul principio della '''sovranità popolare''', ossia il potere appartiene al popolo, che lo esercita attraverso forme di partecipazione diretta o indiretta. In una democrazia, i cittadini hanno la libertà di scegliere i propri rappresentanti e influenzare le decisioni politiche che li riguardano. Tuttavia, il concetto di democrazia è molto ampio e si articola in vari aspetti che vanno oltre la semplice elezione dei leader.
Storicamente il concetto di democrazia non si è cristallizzato in una sola univoca versione<ref>La sua dialettica interna è stata evidenziata da [[Giovanni Sartori]], per il quale "la democrazia è una forma di governo che vive perennemente sotto pressione, potentemente condizionata dal grande divario sempre esistente e che tutti possono constatare, fra gli «ideali democratici» e la democrazia realmente esistente, con le sue umane imperfezioni. Gli studi di Sartori sulla democrazia sono originali perché combinano in una sintesi felice la tradizione classica della scienza politica italiana (la scuola detta elitista che risale a [[Gaetano Mosca]] e a [[Vilfredo Pareto]]), aspetti della teoria realistica della democrazia di [[Schumpeter]], e un’attenzione, dovuta alla sua originaria formazione filosofica, al ruolo delle idee di valore e delle credenze collettive": [[Angelo Panebianco]], ''Sartori, maestro della politica'', [[Corriere della Sera]], 5 aprile 2017.</ref> ovvero in un'unica concreta traduzione, ma ha trovato espressione evolvendosi in diverse manifestazioni, tutte comunque caratterizzate dalla ricerca di una modalità capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare.
Benché all'idea di democrazia si associ in genere una [[forma di Stato]], la democrazia può riguardare qualsiasi [[comunità]] di persone e il modo in cui vengono prese le decisioni al suo interno (per esempio il [[Papa]] viene eletto da una ristretta cerchia e anche lo furono i primi quattro [[Califfo|Califfi]] detti [[Califfato dei Rashidun|califfi ben guidati]], questi esempi di [[monarchia assoluta]] [[elezioni|elettiva]] [[teocrazia|teocratica]], quindi un tipo di [[democrazia illiberale]] [[teocrazia|teocratica]]).
== Definizione ==
Sono state date molte diverse definizioni di democrazia.
Tra gli antichi greci, la cui lingua ha dato origine alla parola, [[Platone]] ne parla approfonditamente nel suo trattato ''[[La Repubblica (Platone)|Πολιτεία (La Repubblica)]]'' (cap. VI), nonché nel suo dialogo ''[[Politico (dialogo)|Πολιτικός (Politico)]]'', dandone per altro un giudizio fortemente negativo: per lui il governo di una nazione dovrebbe essere tenuto dai [[filosofo|filosofi]], i massimi intellettuali dell'epoca, in una sorta di [[tecnocrazia]].<ref>Platone, ''Πολιτεία (La Repubblica)'', cap. VI e ''Πολιτικός (Politico)''. Per entrambi è disponibile il testo greco originale su wikisource, oltre ad alcune traduzioni; attualmente (agosto 2017) su wikisource è disponibile in italiano solo la traduzione del Politico.</ref> Anche [[Aristotele]] esplora approfonditamente il concetto nel suo trattato ''[[Politica (Aristotele)|Τὰ πολιτικὰ (Politica)]]'' e anche lui la giudica una forma di stato non opportuna, che facilmente si trasforma in tirannide (libri III e IV) (diverso è però rispetto a Platone lo stato ideale che propone).<ref>Aristotele, ''Τὰ πολιτικὰ (Politica)''. Il testo greco originale e alcune traduzioni (tra cui una in italiano del Cinquecento) sono disponibili su Wikisource.</ref>
[[Polibio]] nelle sue ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'' (libro VI) distingue tre forme di stato "buone" (monarchia, aristocrazia e democrazia) e tre negative (tirannide, oligarchia e oclocrazia); ideale è per lui la costituzione romana, che combina le tre forme da lui giudicate buone. Più tardi ritorna sull'argomento [[Plutarco]] in un saggio inserito nei cosiddetti ''[[Moralia]]'' e intitolato Περὶ μοναρχίας καὶ δημοκρατίας καὶ ὀλιγαρχίας ("Monarchia, democrazia e oligarchia").
Il termine "oclocrazia", letteralmente "governo della massa", fu introdotto proprio da Polibio per indicare una forma degenerata di democrazia, dove domina non più la volontà del popolo ma gli istinti di una massa variamente istigata da demagoghi o reazioni emotive.
Risalgono al pensiero greco anche alcuni concetti collaterali che hanno grave importanza nelle democrazie moderne, e.g. quello di [[uguaglianza davanti alla legge]] o ''isonomia'', per esempio in [[Clistene]].
A Roma fu coniata la parola [[repubblica]] (''res publica'' = cosa pubblica), che intendeva presentare lo stato romano come proprietà comune di tutti. La situazione storica concreta fu diversa, e comunque subì una notevole evoluzione nel corso dei secoli. Ad ogni modo, a distanza di secoli dalla nascita della repubblica, [[Cicerone]] nel suo ''De re publica'' condivide la definizione attribuita a [[Publio Cornelio Scipione Emiliano]], secondo cui ''res publica'' è ''res populi'', cosa del popolo.<ref>Marco Tullio Cicerone, ''De re publica'', I, 39</ref> Il [[pensiero politico di Cicerone]] dà particolare importanza alla ''concordia ordinum'', la concordia tra i ceti sociali, che rappresenterebbe una sorta di compromesso tra una vera democrazia e un'oligarchia pura.
La parola ''democratia'' comparve per la prima volta in Europa quando nel 1260 fu pubblicata la traduzione in latino del trattato la ''Politica'' di Aristotele, curata dai [[Giacomo da Venezia|monaci domenicani]].<ref>{{cita video | autore = [[James T. Kloppenberg]] | url = https://www.youtube.com/watch?v=fep_vQlTojs | titolo = Toward Democracy: The Struggle for Self-Rule in European and American Thought | data = 10 aprile 2017 | editore = Carnegie Council for Ethics in International Affairs | lingua = en | sito = youtube}}, dal minuto 9:40.</ref>
Il concetto di democrazia fu ampiamente dibattuto durante l'[[Illuminismo]]. Molto significativo, tra gli altri, il contributo di [[Jean-Jacques Rousseau]], per il quale il potere che spetta al popolo sarebbe inalienabile e non rappresentabile: la democrazia o è diretta o non è.<ref>Jean-Jacques Rousseau, ''[[Il contratto sociale]]'', 1762, [https://fr.wikisource.org/wiki/Du_contrat_social/%C3%89dition_1762/Livre_III/Chapitre_15 Libro III cap. 15]. ''La sovranità non può essere rappresentata per la stessa ragione per cui non può essere alienata; essa consiste essenzialmente nella volontà generale e la volontà non si rappresenta affatto: o è la medesima o è un'altra, non ci sono vie di mezzo. I deputati del popolo non sono quindi - né possono essere - i suoi rappresentanti, non sono altro che i suoi commissari; non possono concludere nulla in maniera definitiva. Ogni legge che il Popolo non ha ratificato di persona è nulla; non è affatto una legge. Il popolo inglese pensa d'essere libero; si sbaglia alla grande, lo è solo durante l'elezione dei membri del Parlamento; appena questi sono eletti, è schiavo, non è nulla. Nei brevi momenti della sua libertà, l’uso che ne fa merita appieno che la perda.''</ref>
[[Montesquieu]] nel suo scritto "[[Lo spirito delle leggi]]" ([[1748]])<ref>Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède e di Montesquieu (ma pubblicato anonimo), ''De l'esprit des lois'', Ginevra, 1748. L'edizione postuma e non più anonima del 1772 è disponibile su [https://fr.wikisource.org/wiki/De_l%E2%80%99esprit_des_lois_(%C3%A9d._Nourse) wikisource francese].</ref> enuncia la teoria della separazione dei tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), applicabile in via teorica a tutte le forme di governo, anche non democratiche, e {{Senza fonte|di fatto utilizzata in quasi tutte le democrazie moderne}}.
In tempi più recenti è celebre la definizione che ne diede [[Abramo Lincoln]] nel suo [[Discorso di Gettysburg|discorso a Gettysburg]] ([[1863]]): la democrazia è «il governo del popolo, da parte del popolo, per il popolo». Questa definizione è stata ripresa nell'introduzione alla costituzione francese del 1958 ([[Quinta Repubblica francese|Quinta Repubblica]]).
L'etimologia della parola, in greco, si trova nel sintetico "municipalità" (l'insieme o l'assemblea di persone che hanno diritti politici) e "stato" (potere, autorità, sovranità). Il termine indica "lo stato in cui il potere è nelle mani dell'assemblea dei detentori dei diritti politici". Quindi:
# la democrazia è quella forma di governo dove la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo, generalmente identificato come l'insieme dei cittadini che ricorrono in generale a strumenti di consultazione popolare; la sovranità può anche essere esercitata incrociando i due sistemi. Il popolo che esercita questa sovranità ha diritti politici, perché appunto è "demos".
# la democrazia include coloro che sono eletti e il popolo, quindi tutti e due hanno diritti politici in quanto sono "demos"; i primi in quanto parte del popolo, e il secondo perché include il soggetto della parola democrazia.
# la terminologia "demos" riguarda un popolo che ha diritti politici, oppure questi diritti riguardano solo coloro che tramite un'assemblea esercitino questi diritti.
=== Principi fondamentali della democrazia ===
* '''Libertà individuale''': La democrazia garantisce a ogni individuo diritti fondamentali, come la libertà di pensiero, di espressione, di religione e di movimento. Questi diritti proteggono l'individuo da ingerenze statali e consentono una partecipazione piena e informata alla vita pubblica.
* '''Partecipazione popolare''': I cittadini hanno il diritto di partecipare alla vita politica, che può avvenire in modo diretto (come nei sistemi di democrazia diretta, ad esempio nelle assemblee) o indirettamente, attraverso il voto per eleggere rappresentanti politici. La partecipazione non si limita però al voto: include anche il diritto di protestare, organizzare manifestazioni, far sentire la propria voce nei media e nel dibattito pubblico.
* '''Eguaglianza politica''': In una democrazia, tutti i cittadini sono considerati uguali davanti alla legge. Ogni persona ha lo stesso diritto di voto e la stessa opportunità di partecipare al processo politico, indipendentemente da razza, classe sociale, genere o altre caratteristiche individuali. Questo principio è spesso rafforzato da leggi anti-discriminatorie che mirano a garantire l'uguaglianza sostanziale.
* '''Stato di diritto''': La democrazia si basa su un sistema giuridico che garantisce che tutte le persone, comprese le autorità politiche, siano soggette alla legge. Questo implica che le decisioni politiche e governative siano prese nel rispetto delle leggi, con un sistema giudiziario indipendente che protegge i diritti fondamentali dei cittadini.
* '''Libertà di stampa e di espressione''': Un aspetto cruciale della democrazia è la libertà di stampa, che consente ai media di operare senza censura. Ciò consente ai cittadini di accedere a informazioni accurate, di esprimere liberamente le proprie opinioni e di esercitare un controllo sulle decisioni politiche. La libertà di espressione è un meccanismo di controllo sociale che permette alla società di evolversi in modo partecipativo e critico.
* '''Alternanza politica''': Una democrazia permette e incoraggia il cambiamento pacifico dei governi attraverso elezioni libere e giuste. Il principio dell'alternanza al potere è fondamentale per evitare l'accentramento del potere e il rischio di dittature, garantendo che il governo risponda ai bisogni e alle volontà della popolazione.
== Descrizione ==
=== Forme di democrazia ===
La prima classificazione della democrazia può essere tra democrazia diretta e democrazia indiretta.
* Nella [[democrazia partecipativa]] si raccolgono tutti quegli strumenti utili che forniscono informazioni stimolando la collaborazione tra cittadini e rappresentanti, ma di per sé questa forma di democrazia non contempla strumenti per attribuire [[potere legislativo]] ai cittadini (es. [[e-democracy|democrazia digitale]] tramite [[Web 2.0]]).
* Nella [[democrazia deliberativa]], la volontà del popolo non viene espressa tramite l'elezione di rappresentanti, ma attraverso un processo [[deliberazione|deliberativo]].
* Nella [[democrazia diretta]], il [[sovranità|potere sovrano]] è esercitato direttamente dal [[popolo]], come avveniva nell'[[antica Grecia]], dove i cittadini (esclusi [[schiavi]], donne e cittadini stranieri) si riunivano per discutere attivamente di leggi o posizioni politiche da prendere poi in apposite votazioni a maggioranza.
* Nella [[democrazia rappresentativa]] ovvero indiretta il potere sovrano è esercitato da rappresentanti [[elezione|eletti]] dal popolo (il [[Parlamento]]). È storicamente la forma di democrazia nata con i moderni [[stato di diritto|Stati di Diritto]] a partire dalla [[Rivoluzione francese]] secondo il principio della [[separazione dei poteri]] e quello liberale della [[divisione del lavoro]]. Ad esempio, l'[[Italia]] è una [[Repubblica (forma statuale)|repubblica]] [[parlamento|parlamentare]] (quindi a democrazia indiretta) che usa come unici strumenti di democrazia diretta il [[referendum]], l'[[legge di iniziativa popolare|iniziativa popolare]] e la petizione popolare; i cittadini sono comunque liberi di candidarsi (entrare in [[politica]]) per diventare rappresentanti, qualunque sia il loro stato sociale. Il potere sovrano dunque è esercitato dal popolo nella misura in cui ciascun cittadino avente [[diritto di voto]], elegge in [[elezione|elezioni politiche]] per [[suffragio universale]] i propri rappresentanti di governo in parlamento.
* Nella [[democrazia costituzionale]], la [[rigidità della costituzione|costituzione rigida]] pone dei vincoli alla [[dittatura della maggioranza]].<ref>{{cita web |url=https://www.treccani.it/enciclopedia/democrazia-diritto-costituzionale/ |titolo=Democrazia. Diritto costituzionale |sito=[[Treccani.it]] |accesso=1º marzo 2024}}</ref>
=== Diritti di cittadinanza ===
Per diritti di [[cittadinanza]] s'intende l'insieme dei diritti civili, politici, sociali accanto ai diritti di terza generazione che sono alla base della democrazia moderna. Essi giungono a una consistente affermazione nel [[XX secolo]]. La loro estensione alle classi basse della popolazione dipende infatti dall'evoluzione del concetto di [[Stato]] a quello di [[nazione]] e da quello di sudditi a quello di cittadini.
* [[Diritti civili]]: diritto alla vita, libertà di autodeterminazione, diritto alla sicurezza personale, [[libertà di culto]], [[Libertà di stampa|libera stampa e informazione]], [[libertà di manifestazione del pensiero]], libertà di [[associazione (diritto)|associazione]], [[diritto di sciopero]], diritto di manifestazione pubblica; affermazione progressiva a partire dal [[XVIII secolo]].
* [[Diritti politici]]: diritto di elezione, diritto di [[candidatura]] politica, diritto di [[Partito politico|associazione partitica]]; affermazione nel [[XIX secolo]].
* Diritti economici: diritto di [[proprietà privata]], libertà di fondare [[Capitale (economia)|capitali]] propri, diritto di concludere [[Contratto|contratti]], [[libero mercato]], libertà di fondare [[Impresa|imprese]] economiche personali; affermazione nel [[XVIII secolo]]
* [[Diritti sociali]]: [[solidarietà]] sociale ([[welfare state|stato sociale]]), [[assistenza sanitaria]] universale, [[pari opportunità]] di lavoro (per le differenze religiose, etniche, culturali e/o sessuali), [[diritto di voto]] per gli [[immigrati]], [[Diritto all'istruzione|diritto universale a un'istruzione paritaria]]; affermazione nel XX secolo.
Si distingue tra diritti negativi e diritti positivi, i primi prevedono la libertà dallo Stato, ossia quei diritti che limitano il potere dello stato come i diritti civili, i secondi invece presuppongono la libertà nello o mediante lo Stato, intesa come autonomia positiva dell'individuo o come intervento attivo dello stato, rientrano in questa categoria i diritti politici e i diritti sociali.
=== Cultura democratica ===
Un fattore chiave in una democrazia è la presenza, all'interno di una nazione, di una [[cultura]] democratica: una "democrazia politica" senza cultura democratica diffusa nei cittadini non sarebbe una democrazia. Fra i pensatori politici e i filosofi che hanno sollevato dibattiti su tale questione c'è dentro la tradizione nordamericana [[John Dewey]], nella sua rilettura<ref name="verità">J. Dewey, ''Emerson - The Philosopher of Democracy'', in "International Journal of Ethics", 13, 405-13, July 1903.</ref> di [[Ralph Waldo Emerson]], da lui considerato "il filosofo della democrazia", essenziale per una cultura democratica. Altri pensatori dedicatisi alla questione sono [[Hannah Arendt]] e [[George Kateb]]. In [[Brasile]], ci sono alcuni autori che lavorano con l´idea della correlazione tra la cultura della democrazia e la cultura dei diritti umani, come Paulo Freire, Maria Victoria Benevides, Fábio Konder Comparato e Eduardo C. B. Bittar.
== Evoluzione storica del concetto ==
{{Vedi anche|Storia della democrazia}}
[[File:2006 Italian pollbox.jpg|miniatura|destra|Urna elettorale italiana]]
{{Citazione|Molte forme di governo sono state sperimentate e saranno sperimentate in questo mondo di peccato e di dolore. Nessuno ha la pretesa che la democrazia sia perfetta od onnisciente. Infatti, è stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo ad eccezione di tutte le altre forme che sono state sperimentate di volta in volta.|[[Winston Churchill]]|Many forms of Government have been tried and will be tried in this world of sin and woe. No one pretends that democracy is perfect or all-wise. Indeed, it has been said that democracy is the worst form of government except all those other forms that have been tried from time to time.|lingua=en|lingua2=it}}
La democrazia è una [[forma di Stato]]<ref>Forma di governo in quanto organizzazione dei rapporti tra popolo e sovranità, ossia tra governanti e governati, questo in contrapposizione a [[forma di governo]] nel senso di sistema secondo il quale in uno stato sono organizzati i rapporti tra gli organi supremi". In questo senso si veda Marco Olivetti, ''Enciclopedia del Diritto'', ''[[Il Sole 24 Ore]]'', che distingue le forme di Governo in parlamentare, presidenziale, semipresidenziale, ecc. all'interno dello Stato liberal-democratico. D'altra parte vi è una tradizione che risale ad Aristotele che classifica la democrazia come una forma di governo. A proposito si veda ''Manuale di storia del pensiero politico'', a cura di C. Galli che definisce la democrazia aristotelica (o meglio di politeia) come una "costituzione" o "forma di governo". Invece S. Petrucciani, in ''Modelli di Filosofia Politica'', si riferisce alla democrazia in solo termini di "costituzione". In termini più generali (e meno tecnici) democrazia può essere definita come un "sistema politico" (vedi la voce dedicata "Democrazia", su [[Encarta]]), oppure, sulla scia di Bobbio e del Teorema di Arrow citato nella voce, in maniera più sintetica come un "metodo di scelta collettiva".</ref> che, nella sua accezione [[Storia contemporanea|contemporanea]], si è via via affermata in modo particolarmente significativo negli ultimi due secoli. Nell'arco di più di due millenni, il concetto di democrazia ha tuttavia vissuto una continua evoluzione, subendo importanti modificazioni nel corso della storia. Le prime definizioni di democrazia risalgono all'[[antica Grecia]].
=== Democrazia antica ===
==== Nell'antica Grecia ====
{{vedi anche|Democrazia ateniese}}
{{F|politica|febbraio 2024}}
Un primo riferimento universale lo si ritrova nei cinque regimi governativi platonici, in ordine discendente: [[aristocrazia]], [[timocrazia]], [[monarchia]], democrazia, che può portare alla [[tirannide|tirannia]] in quanto inevitabile conseguenza dei comportamenti [[demagogia|demagogici]] legati all'acquisizione del consenso.
Un altro esempio è il principio aristotelico che distingue fra tre forme pure e tre forme corrotte di governo: monarchia (governo del singolo), aristocrazia (governo dei migliori) e timocrazia (governo dei censi aventi diritto), esse secondo il filosofo rischiavano di degenerare rispettivamente in dispotismo, [[oligarchia]] (governo di un'[[Élite (sociologia)|élite]]) e democrazia (potere del popolo). Quest'ultimo, gestito dalla massa, è stato in termini più moderni definito anche dittatura della maggioranza, "quantitativismo" politico e perciò comunque dispotico e anche [[stato autoritario|autoritario]], ossia [[assolutismo|assolutismo politico]] e [[democrazia illiberale|democratura]].
Nell'[[antica Grecia]] la parola democrazia nacque come espressione dispregiativa utilizzata dagli avversari del sistema di governo di [[Pericle]] ad [[Atene]]. Infatti ''kratos'', più che il concetto di governo (designato da ''archìa'') rappresentava quello di "forza materiale" e, quindi, "democrazia" voleva dire, pressappoco, "dittatura del popolo" o "della maggioranza". I sostenitori del regime ateniese utilizzavano altri termini per indicare come una condizione di parità fosse necessaria al buon funzionamento di un sistema politico: "isonomia" (ovvero eguaglianza delle leggi per tutti i cittadini) e "[[isegoria]]" (eguale diritto di ogni cittadino a prendere parola nell'assemblea). Peraltro, a queste forme di eguaglianza si legavano i principi di ''[[parresia|parresìa]]'' (libertà di parola) ed ''[[Eleutheria (divinità)|eleutherìa]]'' (libertà in genere). La democrazia ateniese si contraddistingue per due peculiari caratteristiche: il [[sorteggio]] nelle cariche pubbliche e l'assemblea legislativa a democrazia diretta composta da tutti i cittadini.
==== Nell'antica Roma ====
{{vedi anche|Repubblica romana|Senato Romano|Diritto Romano}}
{{...|diritto}}
==== Nel mondo arabo-islamico ====
[[Califfato dei Rashidun|Califfi Rāshidūn]] e primi [[califfi]] [[omayyadi]]<ref>[[Amartya Sen]], ''La democrazia degli altri. Perché la libertà non è un'invenzione dell'Ooccidente'', 2004, Mondadori, ISBN 88-04-52995-4</ref>.
==== In India ====
Precursori furono gli imperatori indiani [[Asoka]] e [[Akbar]].
==== In Giappone ====
Il principe reggente [[Umayado]] nel VII secolo.
=== Nel medioevo ===
==== Nel mondo ====
Nei popoli germanici il potere legislativo ed esecutivo veniva esercitato da assemblee comuni dette [[Thing]] (una di queste era il [[gairethinx]] dei [[Longobardi]]). Queste assemblee, menzionate già da [[Giulio Cesare]] e [[Tacito]] (che le chiamavano ''concilium''), ebbero forme diverse a seconda delle epoche e dei singoli popoli e non sono documentate in modo completo; generalmente erano dominate da capi militari o altre personalità, che avevano il diritto di portare con sé i loro sostenitori. Le assemblee si svolgevano periodicamente e duravano diverse settimane.
La prima occasione certa in cui un'assemblea di questo tipo assunse connotati simili a un parlamento democratico fu l'[[Althing]] (Alþingi), istituita in [[Islanda]] nel [[930]] d.C. Tuttora il parlamento islandese si chiama Althing.
{{Chiarire|Un altro esempio è la confederazione delle cinque nazioni dei [[nativi americani]]. Si tratta dell'alleanza [[Haudenosaunee]] che si strinse fra i cinque popoli Irochesi presenti in quello che oggi è conosciuta come la [[Grandi Laghi (America)|regione dei grandi laghi nel Nordamerica]]. I popoli in questione sono i [[Nazione Cayuga|Cayuga]], gli [[Nazione Onondaga|Onondaga]], gli [[Nazione Oneida|Oneida]], i [[Mohawk]] e i [[Nazione Seneca|Seneca]]. Con l'aggiunta alla confederazione della nazione/popolo [[Nazione Tuscarora|Tuscarora]] l'alleanza prenderà il nome "delle sei nazioni". Non fu l'unica nel Nordamerica, conosciute sono anche la lega degli [[Uroni]] e l'unione dei [[Creek (popolo)|Creek]].|Un'alleanza o confederazione non è automaticamente una democrazia.}}
==== In Italia ====
Una forma particolare di parlamento medievale in Italia fu l'[[arengo]]. Nel caso della [[Repubblica di Venezia]] l'arengo, chiamato [[Concio (Venezia)|concio]], ebbe fin dal [[742]] il diritto di eleggere il [[Doge di Venezia|doge]], dando quindi origine a una forma particolare di democrazia rappresentativa (ancorché con i suoi limiti); ne facevano parte tutti gli uomini liberi, anche privi di nobiltà. Anche in un'altra [[repubbliche marinare|repubblica marinara]], [[Amalfi]], si costituì poco dopo ([[IX secolo]]) un arengo con il potere di eleggere il duca (equivalente del doge); diversamente da Venezia ne facevano parte solo alcune categorie di cittadini.
Nel [[Regno di Sicilia]] venne istituito il [[parlamento siciliano]], che viene considerato uno dei più antichi del mondo<ref>{{Cita web |url=https://sites.google.com/site/ilparlamento02/storia-del-parlamento |titolo=Storia del Parlamento - Il Parlamento |accesso=2 febbraio 2023 |dataarchivio=11 dicembre 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151211152025/https://sites.google.com/site/ilparlamento02/storia-del-parlamento |urlmorto=sì }}</ref><ref>Enzo Gancitano, ''Mazara dopo i Musulmani fino alle Signorie - Dal Vescovado all'Inquisizione'', Angelo Mazzotta Editore, 2001, p. 30.</ref> (assieme a quello [[Tynwald|dell'Isola di Man]], [[Althing|islandese]]<ref>{{cita web|url=http://www.hurstwic.org/history/articles/society/text/laws.htm|titolo=Hurstwic: Viking-age Laws and Legal Procedures|accesso=19 ottobre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150512181434/http://www.hurstwic.org/history/articles/society/text/laws.htm|urlmorto=sì}}</ref> e [[Løgting|faroese]]<ref>{{cita web|url=http://www.logting.fo/files/File/2008/faldari_EN_web.pdf|titolo=The Faroese Parliament}}</ref>, che però non avevano poteri deliberativi).
Un tipo diverso di arengo fu istituito nell'anno [[1000]] nella [[San Marino|Repubblica di San Marino]]: ne facevano parte tutti i capifamiglia e aveva tutti i poteri legislativi, esecutivi e giudiziari, costituendo così una specifica forma di democrazia diretta.
Nei secoli successivi si diffusero nei [[comune medievale|comuni medievali]] istituzioni simili agli arenghi, i cosiddetti consigli generali, che di solito avevano il compito specifico di eleggere con cadenza annuale i [[Console (storia medievale)|consoli]] (democrazia rappresentativa con elezioni annuali).
Tutte queste istituzioni in Italia si trasformarono o furono soppresse dopo qualche secolo.
Il primo ad utilizzare il termine democrazia nella lingua italiana fu [[Tommaso Garzoni]].
=== In età moderna e contemporanea ===
Sulla concezione moderna di democrazia hanno avuto grande influenza le idee [[illuminismo|illuministe]] a partire da [[Voltaire]]<ref>Armitage, David, Palmer, R. R., ''The Age of the Democratic Revolution : a Political History of Europe and America, 1760-1800'' [Updated edition with a New Foreword], 0691161283, 978-0-691-16128-0, 9781400850228, 1400850223 Princeton University Press 2014.</ref>, le rivoluzioni dell'[[XIX secolo|Ottocento]], in particolare la [[Rivoluzione francese]] con il suo motto di [[libertà]], [[uguaglianza sociale|uguaglianza]] e [[fratellanza]]. Sia la [[Costituzione americana|carta costituzionale americana]] del [[1787]] che [[Costituzione francese del 1791|quella francese]] del [[1791]] vertevano sul principio della [[separazione dei poteri]] ([[potere legislativo|legislativo]], [[potere esecutivo|esecutivo]], [[potere giudiziario|giudiziario]]). Il [[suffragio universale]], il primato della costituzione e la separazione dei poteri sono le basi della democrazia rappresentativa.
Un'importante caratteristica della democrazia moderna è la separazione tra [[Stato]] e [[chiesa (comunità)|Chiesa]], cioè l'indipendenza da tutte le [[religione|religioni]]. Questo principio è strettamente connesso con quello della [[laicità]] dello Stato.
In seguito si è diffuso il concetto che una democrazia moderna debba avere anche una [[Libertà di stampa|stampa libera]], evidenziando così un ''[[Quarto potere (sociologia)|quarto potere]]''.
Per molti oggi ai poteri esistenti bisogna aggiungere delle ''[[autorità garante|autorità]]'', come quella che garantisce la [[concorrenza (diritto commerciale)|concorrenza]] e quella che si occupa della ''[[riservatezza]]'' dei cittadini e dei loro dati personali.
Secondo l'economista e filosofo [[india]]no [[Amartya Sen]] (premio Nobel per l'economia) la democrazia non è un'invenzione dell'[[Civiltà occidentale|Occidente]]: "Quella che va corretta è la tesi, frutto solo d'ignoranza, dell'eccezionalismo occidentale in materia di [[tolleranza]]". A questo proposito Sen cita l'editto di Erragudi, emanato nel [[III secolo a.C.]] in [[India]], a suo dire un manifesto alla [[tolleranza]].
Per il classico [[Karl Popper]] de ''[[La società aperta e i suoi nemici]]'' ([[1945]]), nonché per [[Gian Enrico Rusconi]] la cui sintesi<ref>[[Gian Enrico Rusconi]], ''Come se Dio non ci fosse. I laici, i cattolici e la democrazia'', Torino, Einaudi, 2000, cap. 7 (''Pilato, Gesù e la democrazia populista'', pp. 107-117). ISBN 88-06-15768-X; ISBN 978-88-06-15768-5.</ref> s'inserisce nel dibattito che va dall'[[Hans Kelsen]] de ''La democrazia''<ref>[[Hans Kelsen]], ''La democrazia'', Bologna, il Mulino, 1955. Nuova ed.: 1998. ISBN 88-15-06655-1; ISBN 978-88-15-06655-8.</ref> al [[Gustavo Zagrebelsky]] de ''Il «Crucifige!» e la democrazia'',<ref>[[Gustavo Zagrebelsky]], ''Il «Crucifige!» e la democrazia'', Torino, Einaudi, 1995. ISBN 88-06-13670-4; ISBN 978-88-06-13670-3. Nuova ed.: 2007. ISBN 88-06-19100-4; ISBN 978-88-06-19100-9.</ref> il concetto di democrazia si sarebbe sviluppato con la [[costituzione|carta costituzionale]], auspicabilmente "[[rigidità della costituzione|rigida]]", come necessità di garantire i [[#Diritti di cittadinanza|diritti civili e politici]] davvero a tutti, tutelando anche [[opposizione (politica)|opposizione]] e [[minoranza]]. In altri termini, con la democrazia costituzionale si sarebbero poste norme e regole alla summenzionata dittatura della maggioranza fornendo a chi ha perso le [[elezione|elezioni]] la possibilità di tornare alle urne per un'eventuale [[alternanza politica]], il che avrebbe determinato il passaggio storico dalla più antica forma di democrazia, autoritaria e "quantitativa", a quella odierna, autorevole e "qualitativa", appunto costituzionale.
{{F|politica|febbraio 2011}}
=== Differenza tra la democrazia degli antichi e democrazia liberale ===
Già [[Benjamin Constant]] nel Settecento aveva mostrato le differenze tra la concezione della democrazia degli antichi e quella dei moderni. Il teorico della [[liberaldemocrazia]] [[Robert Alan Dahl]] parla di tre percorsi storici:
# democrazia delle [[città-stato]];
# democrazia degli [[Stato|Stati-nazione]];
# [[democrazia cosmopolita]].
In tale approccio la differenza tra la democrazia antica e moderna sta nel fatto che nella prima prevale il concetto di eguaglianza, nella seconda prevale l'idea di [[libertà]]. Per tale motivo, mentre la democrazia antica funzionava col sistema della ''partecipazione'' dei cittadini (esclusi gli schiavi, gli stranieri e le donne) tramite i meccanismi del sorteggio e della rotazione, le democrazie liberali si fondano sulla competizione tra candidati e sul meccanismo della ''delega'' tramite elezioni.
La democrazia partecipativa classica era possibile in epoca antica grazie a determinate condizioni: la sovranità limitata a una [[Città-Stato|sola città]], la ''[[polis]]'', la cui popolazione raramente superava i 100.000 abitanti; i diritti politici riconosciuti a una ristretta fetta di popolazione, poiché erano esclusi quasi i tre quarti degli abitanti (donne e schiavi). La [[Grecia]] delle ''poleis'', la [[Repubblica romana|Roma repubblicana]] e in parte i [[Comune medievale|Comuni italiani tra XII e XIV secolo]] sono i luoghi e i periodi storici in cui questo tipo di democrazia poté realizzarsi.
Alcuni pensano che le moderne [[tecnologia|tecnologie elettroniche]] e di [[telecomunicazioni]] potrebbero oggi consentire forme di democrazia diretta in qualche modo analoghe (ad esempio tramite la partecipazione di politici e cittadini al dibattito sulla [[web|rete]], all'utilizzo della [[firma digitale]] per la raccolta delle 50.000 firme per depositare un disegno di legge o le 500.000 per indire un [[referendum]] abrogativo).
In [[età moderna]] [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]] tentò di far rifiorire il concetto di democrazia degli antichi. I [[giacobini]] e poi i [[socialismo|socialisti]] si fecero interpreti di questa idea. Il presupposto della democrazia liberale moderna, cioè il principio della [[rappresentanza]], fu proposto tra i primi da [[John Stuart Mill]] ed è oggi alla base dei regimi democratici.
=== Affermazione delle democrazie europee moderne ===
Gli studi sulla [[modernizzazione]], in particolare quelli di [[Barrington Moore]], si sono focalizzati sulle precondizioni che hanno consentito l'affermarsi in [[Europa]] della democrazia moderna. Secondo questi studi, fondamentale fu l'equilibrio di poteri che si creò tra la [[monarchia assoluta]], tesa a limitare il crescente potere della [[nobiltà]], e la nobiltà stessa che fu sempre abbastanza forte da contrastare il potere tendenzialmente assoluto della corona. Questo equilibrio facilitò l'instaurazione del [[parlamentarismo]] (in primo luogo in [[Inghilterra]]). Inoltre la [[borghesia]] urbana, col suo naturale interesse per la garanzia dei diritti civili e politici - innanzitutto la [[proprietà privata]] - e l'evoluzione mercantile dell'[[aristocrazia]] terriera, favorì la democrazia, portando ad un'alleanza tra aristocrazia possidente e borghesia, insieme ad una tenue liberazione dei contadini dai vincoli [[Feudalesimo|feudali]]. L'assenza di una coalizione aristocratico-borghese contro [[Contadino|contadini]] e [[Operaio|operai]] fu una precondizione necessaria, tuttavia, per evitare lo stritolamento della democratizzazione negli strati più bassi della popolazione. Infine, le [[rivoluzione (politica)|rivoluzioni]] - [[rivoluzione inglese|inglese]], [[rivoluzione americana|americana]], [[rivoluzione francese|francese]] - portarono alla definitiva affermazione della democrazia, estirpando l'élite agraria, distruggendo i [[feudalesimo|vincoli feudali]] e portando operai e contadini nei processi di governo.
==== Elitismo e fascismo ====
{{vedi anche|Elitismo|Democrazia organica}}
Nel [[XX secolo|Novecento]] l'affermazione della democrazia arrivò mentre, sotto il profilo filosofico, ne erano contestati alcuni presupposti teorici dall'[[elitismo]]: [[Gaetano Mosca]] e [[Vilfredo Pareto]], poi [[Robert Michels]] e altri. Sotto il profilo storico, la teoria dell'élite fu ripresa dal [[fascismo]]. Difatti il suo capo [[Benito Mussolini]] riteneva che la moderna democrazia [[Sistema parlamentare|parlamentare]] di origine illuminista non fosse altro che una subdola "dittatura [[Massoneria|massonica]]"<ref>Richard Collier, ''Duce! Duce! Ascesa e caduta di Benito Mussolini'', Mursia, 1971, pag. 129</ref>. Come soluzione il fascismo attuò la dittatura, ma quando anche questa rivelò tutte le sue falle, cercò all'ultimo di presentare un'alternativa pseudodemocratica, la "[[democrazia organica]]", mai effettivamente attuata.
Il pericolo così suscitato portò alla crisi degli [[anni Trenta]]: mentre la sconfitta della Germania e la decomposizione degli imperi sovranazionali aveva fatto supporre ai vincitori della [[prima guerra mondiale]] che "il sistema liberal-democratico potesse affermarsi naturalmente in quelle parti di Europa e di mondo (...), il risultato fu che vent’anni dopo, con l’eccezione della [[Gran Bretagna]] che avrebbe fatto la sua scelta atlantica allo scoppio della nuova guerra, il sistema liberal-parlamentare resisteva nel continente abbastanza problematicamente solo in [[Francia]]: mentre regimi illiberali di opposto colore si preparavano a disputarsi il continente e il mondo, dando per scontata la sconfitta del sistema liberal-capitalistico, considerato un residuo ottocentesco in avanzato stato di dissoluzione interna. Doveva essere l’ultima volta che l’[[Europa]] presumeva di guidare il mondo, perché l’esito del conflitto venne deciso dagli [[Stati Uniti]], nuovi alfieri del sistema liberale e nuovi propugnatori su scala mondiale della sua innegabile superiorità materiale (per la vittoria sul nazi-fascismo e in seconda battuta sul collettivismo comunista) e spirituale, per il rispetto e la valorizzazione della libertà individuale"<ref>Giuliano Parodi, ''Un continente postideologico'', [[Mondoperaio]], 8-9/2016, p. 41.</ref>.
=== Democrazia nel mondo contemporaneo ===
La stragrande maggioranza degli Stati mondiali oggi si definisce "democratica". Fra gli Stati democratici però si possono distinguere differenti gradi di democrazia, e non è sempre semplice riconoscere la democraticità di uno Stato. [[Robert Alan Dahl]] per caratterizzare le specificità dei sistemi democratici del XX secolo propone di utilizzare, per designarli, il termine [[poliarchia]].
Diversi studi sono stati eseguiti da differenti enti per stabilire il grado di democrazia di uno Stato. Fra questi spicca quello eseguito ogni due anni dal settimanale ''[[The Economist]]'' e conosciuto come [[Democracy Index|Indice di Democrazia]], che prende in esame 167 nazioni e stabilisce per ognuna di esse un grado di democrazia, con un punteggio da 0 a 10. Alla fine del 2010, la [[Norvegia]] era risultata essere la nazione più democratica al mondo con un punteggio di 9.80 secondo i parametri stabiliti dal ''The Economist'', mentre la [[Corea del Nord]] chiudeva la classifica con un punteggio di 1.08. L'[[Italia]] risultava essere una "Democrazia imperfetta" con un punteggio di 7.83, al 31º posto della classifica (dopo che nel 2008 era stata considerata una "democrazia completa"). Per i sistemi politici con simili difficoltà il politologo britannico [[Colin Crouch]] ha proposto l'introduzione di una nuova categoria intermedia, definita da lui "[[postdemocrazia]]".
Ad oggi nel XXI secolo, soprattutto in Europa e America settentrionale, centrale, meridionale, la scienza politica (ma non solo essa) accetta la sua cosiddetta ''definizione minima di democrazia'' come criterio che sostiene<ref>{{Cita libro|autore = |titolo = scienza politica|anno = |editore = il mulino|città = }}</ref> quali regimi siano essenzialmente democratici e quali no.
Ecco i componenti della sopraccitata definizione:
* suffragio universale maschile/femminile;
* elezioni libere, competitive, regolari, ricorrenti;
* multipartitismo;
* fonti di informazione plurime ed imparziali;
* garanzia, in primis da parte della classe politica, prima di tutto verso la sua popolazione, di diritti di cittadinanza;
* abbattimento, in primis da parte della classe politica, di più estreme diseguaglianze socio-economiche, prima di tutto interne;
* sufficiente acquisizione teorico/pratica di cultura democratica da parte della classe politica e concittadini/concittadine.
Sono stati di recente anche evidenziati i rischi che il [[populismo]] comporta, in termini di disfunzionalità della democrazia<ref>V. [https://www.economist.com/news/business/21712165-1942-joseph-schumpeter-warned-capitalism-might-not-survive-surge-populism-means-it?zid=295&ah=0bca374e65f2354d553956ea65f756e0 ''Our Schumpeter columnist pens a dark farewell'', Economist, Dec 24th 2016], che, peraltro, affianca alla sua analisi la visione a breve termine con cui gli elettori male informati guardano agli interessi collettivi: "At the same time democracy is becoming more dysfunctional. Plato’s great worry about representative government was that citizens would “live from day to day, indulging the pleasure of the moment”. He was right: most democracies overspend to give citizens what they want in the short run (whether tax cuts or enhanced entitlements) and neglect long-term investments. On top of that, lobbyists and other vested interests have by now made a science of gaming the system to produce private benefits".</ref>.
== Contraddizioni della democrazia ==
Studi recenti di economisti e matematici mostrano come la democrazia non sia qualcosa di compiuto e ben definito, come si tende a credere nel senso comune. In effetti un approccio filosofico tende a considerare la democrazia un concetto intrinsecamente imperfetto.<ref>Gallie W.B.: Essentially contested concepts, in ''[[Società Aristotelica|Proceedings of the Aristotelian Society]]'', Vol.56, 167-198, 1956.</ref>
La prima critica che si fa alla democrazia è il [[paradosso]] insito in sé stessa, ovvero se la maggioranza delle persone desiderasse un governo antidemocratico, la democrazia cesserebbe di esistere. Tuttavia se il governo si opponesse cesserebbe di essere democrazia in quanto andrebbe contro la volontà della [[maggioranza]]. Un esempio di questo tipo è quello di un Paese con una forte maggioranza di una religione nel quale un partito porta i capi religiosi al potere, disconosce la [[laicità]] dello Stato e desidera instaurare una [[teocrazia]]; oppure di un orientamento politico che rifiuta la Costituzione e di indire nuove elezioni democratiche.
Tuttavia la democrazia non garantisce al popolo il potere "soltanto nell'immediato" (per cui potrebbero verificarsi gli eventi appena esemplificati) ma si fonda sul fatto che essa debba sapersi perpetuare, almeno se la intendiamo riferita a un sistema-Paese anziché limitatamente ad una singola scelta elettorale, come invece avviene nel paradosso sopra descritto. La sua perpetuazione è resa automaticamente possibile dalla necessaria presenza in un Paese di quella che abbiamo poc'anzi chiamato "cultura democratica", la quale può esser tale solo se riguarda la maggioranza della popolazione, scongiurando così l'interruzione del governo democratico e il verificarsi della prima condizione espressa dal paradosso. La mancanza di cultura democratica, dunque, dimostrerebbe che una democrazia non è in realtà tale o che rischia di non esserlo più in conseguenza della erosione della cultura che l'ha storicamente espressa<ref>Ne ''La pelle di zigrino'' Gaetano Salvemini riconobbe questa precarietà in alcune democrazie postbelliche, scrivendo: «Stretti tra totalitari di destra e totalitari di sinistra, e assaliti di fronte e alle spalle da fascisti nostalgici, neofascisti, criptofascisti, gesuiti e gesuitanti, noi, tapinelli, ci muoviamo su un terreno che si restringe sotto i nostri piedi ogni giorno un poco di più, come la [[pelle di zigrino]] resa immortale da [[Balzac]]».</ref>.
Ogni Paese democratico dovrebbe inoltre possedere una Costituzione atta anche ad evitare che il proprio popolo o il proprio governo ne possano provocare la fine. È questa infatti la soluzione della cosiddetta ''[[Costituzione rigida]]'', emendabile solo con ampia maggioranza, e con un nucleo di principi fondamentali e libertà civili che non è possibile cambiare legalmente, pena la condizione di sovversivo e di illegalità per chi vi provasse con la forza (è il caso della [[Costituzione della Repubblica italiana]], i cui Principi fondamentali, di libertà civili e politiche e la forma repubblicana dello stato sono definiti quali [[limiti alla revisione costituzionale]]).
In secondo luogo alcuni puntualizzano un fattore [[semantica|semantico]] troppo spesso volutamente frainteso: le parole "democrazia" e "[[libertà]]" non sono sinonimi. Si fa notare che ogni sistema politico può essere democratico o non democratico e che in ogni sistema politico possa esserci libertà oppure non esserci. Ma queste due parole non necessariamente vanno di pari passo, in quanto in un sistema potrebbe esserci democrazia senza libertà o libertà senza democrazia.
Anche in questo secondo caso però, la giusta riflessione sembra esser guidata dal fatto che la libertà non può non riguardare anche l'autodeterminazione politica dei cittadini. In questo caso, sotto una forma di governo non democratica non potrebbe mai esserci piena (e quindi vera) libertà ma solo delle libertà parziali riguardanti altre sfere della vita, diverse da quella politica. La piena libertà dei cittadini la si può dunque raggiungere soltanto sotto una forma di governo democratica. La quale garantisce anche l'associazionismo politico e dunque la formazione di nuovi e diversi partiti politici che un giorno potranno eventualmente raggiungere il potere, mentre in un regime non democratico (per esempio teocratico) - anche qualora la maggioranza dei cittadini liberamente lo sostenesse - si impedirebbe alle minoranze di potersi impegnare attivamente e tentare la conquista di obiettivi politici.
Molti si sono dunque interrogati sulle buone regole della democrazia. [[Alexis de Tocqueville]] propone una pluralità di idee, tramite l'[[associazione (diritto)|associazionismo]] e i [[corpi intermedi]], che garantisca un controllo della maggioranza da parte delle minoranze politiche e le opposizioni, come nel modello di [[democrazia liberale]] degli [[Stati Uniti]], in cui "pesi e contrappesi" bilanciano i vari poteri. Un'ultima riflessione riguarda infine l'adozione di una cosiddetta democrazia protetta<ref>Si tratta del portato postbellico della teoria della democrazia militante, teorizzata da Karl Lowenstein, ''Militant Democracy and Fundamental Rights'', I, 31 AM. POL. SCI. REV. 417 (1937).</ref>, in cui le forze estreme ed anti-sistema vengono escluse dalla vita politica (con veri e propri [[Berufsverbot|divieti]] oppure in via di fatto con la cosiddetta ''[[conventio ad excludendum]]'').
Di seguito alcuni risultati proposti come soluzione ai vari problemi della democrazia.
=== Libertà di opinione e diritti ===
{{vedi anche|Libertà di manifestazione del pensiero}}
Il nobel [[Amartya_Sen#Il_paradosso_di_Sen|Amartya Sen ha sostenuto]]<ref>Amartya Sen, ''Collective choice and social welfare'', Holden-Day, 1970.</ref> che - se valgono sia il principio di [[libertà di opinione]] che quello di unanimità - allora al più un solo individuo su tre può avere dei diritti.
=== Voto ===
{{vedi anche|Teorema dell'impossibilità di Arrow}}
Nel [[1952]] [[Kenneth May]] ha [[Teorema di May|dimostrato matematicamente]]<ref name= Odi>[[Piergiorgio Odifreddi]], [http://www.altrestorie.org/download.php?view.1027 ''La democrazia impossibile''] (pdf), giugno 1993. URL consultato il 3 giugno 2013.</ref><ref>Fioravante Patrone, ''[http://www.fioravante.patrone.name/mat/TdG/DRI/index.htm#May Teorema di May]: enunciato, dimostrazione e commenti''. URL consultato il 3 giugno 2013.</ref> che la [[votazione]] a [[Maggioranza#Maggioranza semplice o relativa|maggioranza semplice]] è il solo procedimento di voto tra due alternative che soddisfi i seguenti requisiti:
# dipendenza dal voto: il risultato è funzione solo dei voti espressi dagli individui;
# [[libertà individuale]]: ogni individuo può scegliere indifferentemente ciascun'alternativa;
# [[monotonicità]]: se un'alternativa vince in una data configurazione, continua a vincere in ogni altra configurazione in cui l'insieme di individui che la supporta contiene quello della configurazione data;
# [[anonimato]]: non ci sono votanti privilegiati.
# [[neutralità]]: non ci sono alternative privilegiate.
Già nel [[1785]] [[Jean-Antoine Caritat de Condorcet|Marie Jean-Antoine Caritat, marchese di Condorcet]], aveva tuttavia mostrato<ref name= Odi /> come nel caso di voto tra almeno tre alternative, nell'ipotesi che ciascun votante esprima un ''ordine individuale lineare'' di preferenza<ref>Per ordine di preferenza ''lineare'' si intende che la relazione di preferenza tra due alternative è ''transitiva'', ovvero tale che date tre alternative A, B e C, se A è preferita a B, e B è preferita a C, allora A preferita a C.</ref> e nell'ipotesi che alla determinazione dell'ordine sociale concorrano gli ordini di preferenza di ciascun individuo, si può incappare in situazioni problematiche. In particolare Condorcet mostrò costruttivamente (mediante un esempio, che è noto appunto come [[paradosso di Condorcet]]) come se in una votazione fra tre o più alternative ciascun individuo determina un ordine lineare di preferenza, e se l'ordine sociale è determinato mediante votazioni a maggioranza (assoluta) tra tutte le possibili coppie di alternative<ref>Ovvero, in presenza delle diverse alternative A, B, C, ..., per decidere quale tra due particolari alternative, per esempio A e B, è socialmente preferita, si vota a maggioranza (assoluta) tra le sole alternative A e B; vi è qui anche un'ipotesi implicita di razionalità del votante: nel votare tra A e B ciascun individuo sceglierà quella delle due che lui preferisce, ossia quella posta più in alto nel suo particolare ordine di preferenza individuale.</ref> sia possibile pervenire ad un ''ordine sociale circolare''.<ref>Per ordine di preferenza ''circolare'' si intende che la relazione di preferenza presenta almeno un ''ciclo'', ossia che esistono tre alternative A, B e C tali che A è preferita a B, B a C, e C ad A. La transitività e l'esistenza di un ciclo si escludono a vicenda.</ref>
Nel [[1949]] [[Kenneth Arrow]], interrogandosi proprio sul problema se sia possibile o meno determinare un sistema di voto che verifichi certi requisiti minimi di democrazia e al contempo permetta di ottenere un ''ordine sociale lineare'' a partire da ordini individuali lineari, pervenne all'importante risultato<ref name= Odi /><ref>{{Cita libro|lingua=En|cognome= |nome= |autore=Kenneth Arrow |titolo=Social Choice and Individual Values (First Edition) |url=http://cowles.econ.yale.edu/P/cm/m12/index.htm |formato=pdf |annodiaccesso=2009 |mesediaccesso=agosto |edizione= 1ª edizione |data= |anno=1951 |editore=John Wiley & Sons, Inc.; Chapman & Hall, Limited |città=New York, London }}</ref>
che se valgono le ipotesi di:
# dipendenza dal voto: il risultato è funzione solo degli ordini di preferenza (lineari) individuali;
# libertà individuale (o universalità): ogni individuo può ordinare come vuole (purché transitivamente) le alternative a sua disposizione;
# monotonicità: se un'alternativa A è socialmente preferita ad un'altra B, A continua ad essere preferita a B in ogni configurazione in cui gli ordini di preferenza individuali siano lasciati invariati o modificati innalzando A o modificati abbassando B;
# indipendenza delle alternative irrilevanti: la preferenza sociale tra due alternative A e B è determinata solo dalle preferenze individuali tra le due alternative A e B;
# [[sovranità popolare]] (o non impositività): non è possibile che un'alternativa risulti socialmente preferita o indifferente rispetto ad un'altra qualunque siano gli ordini di preferenza individuali;
allora richiedere che l'ordine sociale sia lineare implica la condizione di ''dittatorialità'': ossia l'esistenza di un decisore il cui ordine individuale coincida con l'ordine sociale; tale individuo è denominato dittatore proprio perché detta il risultato della votazione considerata.
In seguito le ipotesi 3. e 5. del teorema sono state sostituite<ref>{{Cita libro|lingua=en|cognome= |nome= |autore=Kenneth Arrow |titolo=Social Choice and Individual Values (Second Edition) |url=http://cowles.econ.yale.edu/P/cm/m12-2/index.htm |formato=pdf |annodiaccesso=2009 |mesediaccesso=agosto |edizione= 2ª edizione |data= |anno=1963 |editore=John Wiley & Sons, Inc. |città=New York, London, Sydney }}</ref> con l'ipotesi (più debole) di '''unanimità paretiana''': se un'alternativa A è preferita ad un'alternativa B da ciascun individuo, allora A è socialmente preferita a B; pertanto, stanti la dipendenza dal voto, la libertà individuale, il principio di unanimità ed il principio di indipendenza delle alternative irrilevanti, allora richiedere che l'ordine sociale sia lineare implica la dittatorialità. Al fine di non fare confusione con l'usuale concetto di dittatore, va detto che il dittatore nel senso di Arrow potenzialmente può essere un qualunque votante, e che la sua identità non è determinabile a partire dal teorema.<ref>{{cita pubblicazione |cognome=Mario Tirelli |anno=2009 |mese=aprile |titolo=Il teorema dell'impossibilità di Arrow |url=http://host.uniroma3.it/docenti/tirelli/RM3/Mag/Arrow.pdf |accesso=agosto 2009 |dataarchivio=16 maggio 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110516213031/http://host.uniroma3.it/docenti/tirelli/RM3/Mag/Arrow.pdf |urlmorto=sì }} L'autore sostiene che: "il teorema stabilisce che l'unico ordinamento di preferenza sociale possibile, avente gli assiomi sopra elencati [...] è di tipo dittatoriale; ovvero, non esiste un sistema "democratico" che rispecchi tali proprietà di scelta sociale. Tuttavia il teorema non consente di stabilire l'identità del dittatore. [...] Il teorema stabilisce quindi solo l'esistenza di un dittatore; tutti gli individui sono potenzialmente tali".</ref>
Le conseguenze del teorema di Arrow sono importanti; [[Paul Samuelson]], [[premio Nobel per l'economia]] nel 1970 e consigliere economico di Kennedy ha sostenuto<ref>''[[Scientific American]]'', ottobre 1974, pag. 120.</ref> che "la ricerca della democrazia perfetta da parte delle grandi menti della storia si è rivelata la ricerca di una chimera, di un'autocontraddizione logica" e che "la devastante scoperta di Arrow è per la politica ciò che il [[teorema di Gödel]] è per la matematica".<ref name= Odi />
=== Rappresentanza ===
{{vedi anche|Rappresentanza (filosofia politica)}}
Michel Balinsky e Peyton Young hanno dimostrato<ref>Michel Balinsky e Peyton Young, ''Fair representation'', Yale University Press, 1982.</ref> che non esiste alcun sistema di distribuzione dei seggi in grado di soddisfare i principi di proporzionalità e monotonicità. In altre parole è possibile che un partito, pur aumentando i consensi rispetto ad un altro, perda dei seggi.
Quanto all'esito del procedimento elettorale, la democrazia rappresentativa è spesso criticata per una sua presunta inefficienza: "la complessità e la “velocità” della nostra società, si sostiene, richiede anche nei partiti un’adeguata e corrispondente capacità decisionale, non sopporta lunghe discussioni e defatiganti mediazioni interne; e così come è diffusa un’insofferenza verso le “lungaggini” delle procedure parlamentari, sembra invalsa un’analoga attitudine all’interno dei partiti, molto spesso condita da un appello alla “base”, dal chiaro sapore [[Populismo|populistico]], contro tutto ciò che viene etichettato come “apparato”"<ref>ANTONIO FLORIDIA, ''CONTRO LA DEMOCRAZIA “IMMEDIATA”: DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE NEI PARTITI'', 2009.</ref>. Pur essendo contestato che tra “efficacia” e “democrazia” vi sia un dilemma, o uno scambio<ref>A. Floridia, ''La democrazia deliberativa: teorie, processi e sistemi'', Carocci, 2012.</ref>, è riconosciuto che i recenti cambiamenti, impressi al parlamentarismo in termini di maggiore efficienza, non hanno influenzato notevolmente le percezioni del [[Parlamento]] nel pubblico: questo "è stato maggiormente influenzato dalle percezioni provenienti dal comportamento dei parlamentari, rispetto al giudizio sulla prestazione basata sui risultati" effettivi<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Philip|cognome=Norton|data=2016-09-18|titolo=Speaking for Parliament|rivista=Parliamentary Affairs|pp=gsw031|accesso=2024-08-19|doi=10.1093/pa/gsw031|url=https://academic.oup.com/pa/article-abstract/70/2/191/2669631?redirectedFrom=fulltext|citazione=secondo cui i parlamentari non hanno riconosciuto la fonte dell'insoddisfazione e non hanno messo in campo alcun chiaro meccanismo istituzionale per rispondere ad essa; eppure, "per combattere le percezioni pubbliche negative occorre una risposta proattiva e collettiva da parte dei membri del Parlamento stesso".}}</ref>.
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=[[Alexis de Tocqueville]]|curatore=[[Giorgio Candeloro]]|titolo=[[La democrazia in America]]|ed=8|collana=Biblioteca Universale Rizzoli|anno=2010|editore=Rizzoli|città=Milano|ISBN=9788817118576}}
* {{Cita libro|autore=[[Jean-Jacques Rousseau]]|traduttore=Jole Bertolazzi|altri=introduzione di [[Alberto Burgio]]|titolo=[[Il contratto sociale]]|ed=12|collana=Universale economica|anno=2019|editore=Feltrinelli|città=Milano}}
*{{Cita libro|autore=[[John Rawls]]|curatore=Sebastiano Maffettone|traduttore=Ugo Santini|titolo=Una teoria della giustizia|ed=5|collana=Universale economica|anno=2019|editore=Feltrinelli|città=Milano|ISBN=9788807888045}}
* [[Hans Kelsen]], ''La democrazia'', Bologna, Il Mulino, 1955 (1966)
* [[Norberto Bobbio]], ''Il futuro della democrazia'', Torino, Einaudi, 1995, pp. 220, ISBN 88-06-13839-1
* [[Domenico Musti]], ''Demokratìa. Origini di un'idea'', Laterza, 1995
* [[Kenneth Arrow]], ''Social Choice and Individual Values'', 1951, ISBN 0-300-01364-7. Liberamente scaricabile da [http://cowles.econ.yale.edu/P/cm/cfmmain.htm], sia la versione del 1951 che del 1963.
** Ed. Italiana: "Scelte sociali e valori individuali", Etas, 2003, ISBN 88-453-1222-4
* [[Amartya Sen]], ''La democrazia degli altri - perché la libertà non è un'invenzione dell'occidente'', [[Milano]], Mondadori, 2004
* [[Luciano Canfora]], ''La democrazia. Storia di un'ideologia'', [[Roma]] - [[Bari]], Laterza, 2004, pp. 432 ISBN 88-420-7298-2
* [[Paul Ginsborg]], ''La democrazia che non c'è'' - [[Torino]], G.Einaudi editore, 2006, pp. 152 ISBN 978-88-06-18540-4
* [[Takis Fotopoulos]], ''Per una Democrazia Globale'', Milano 1999.[https://web.archive.org/web/20190118021042/http://www.inclusivedemocracy.org/]
* [[Gustavo Zagrebelsky]], ''Imparare democrazia'', [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 2007
* [[Giovanni Sartori]], ''Democrazia: cosa è'', Milano: Rizzoli, 2007, nuova ed. aggiornata, pp. VII+388, ISBN 88-17-01531-8.
* [[Giovanni Sartori]], ''La democrazia in trenta lezioni'', Mondadori, 2009.
* [[Enzo Sciacca]], ''Interpretazione della democrazia'', Milano, Giuffrè, 1988.
* [[Robert Dahl]], ''Poliarchia: partecipazione e opposizione nei sistemi politici'', Milano: Angeli, 7ª ed., pp. 209, ISBN 88-204-3247-1.
* Eduardo Figueiredo, Alexandre Bahia, Walter Guandalini Jr., Liliana Jubilit, Elias Kallas Filho, Magalhães José, Renato Maia, Gustavo Mônaco and Dierle Nunes, Costitucionalismo e Democracia, 2012 , 978-85-352-5945-2
* Eduardo C. B. Bittar, Democracia, justiça e emancipação social: reflexões jusfilosóficas a partir do pensamento de Jürgen Habermas. São Paulo: Quartier Latin, 2013.
* Aurelian Craiutu, Sheldon Gellar, Elinor Ostrom, Elinor Ostrom, Vincent Ostrom, Barbara Allen, Charles A. Reilly, Gustavo Gordillo de Anda, Krister Andersson, Frederic Fransen, Peter Rutland, James S. Wunsch, Tun Myint, Jianxun Wang, Reiji Matsumoto, ''Conversations with Tocqueville: The Global Democratic Revolution in the Twenty-first Century'', Lexington Books 2009, 0739123017, 9780739123010
'''Sui legami tra tecnologie e democrazia nella società contemporanea:'''
* Maurizio Bolognini, ''Democrazia elettronica. Metodo Delphi e politiche pubbliche'', [[Roma]], Carocci, 2001, ISBN 88-430-2035-8
* [[Daniele Pitteri]], ''Democrazia elettronica'', [[Roma]] - [[Bari]], Laterza, 2007, ISBN 978-88-420-8492-1
* [[Stefano Rodotà]], ''Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione'', [[Roma]] - [[Bari]], Laterza, 2004, pp. 252 ISBN 88-420-7271-0
* Antonio Martone, ''Ecity. Antropologia della tecnica'', Rubbettino, Soveria Mannelli 2018. ISBN 9788849854084
'''Sulle contraddizioni intrinseche della democrazia'''
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* Michel Balinsky e Peyton Young, ''Fair representation'', Yale University Press, 1982.
* [[Luciano Canfora]], ''Critica della retorica democratica'', Laterza, Roma - Bari, 2002.
* Giuliano Franco Commito, ''Sotto il segno del Leviatano. Dietro le quinte della democrazia'', la Bussola, Genzano di Roma (RM), 2025, ISBN 979-12-5474-721-6.
* [[Colin Crouch]], ''Postdemocrazia'', Laterza, Roma-Bari, 2003
* [[Massimo Fini]], ''Sudditi. Manifesto contro la democrazia'', Marsilio Editori, 2004
* [[Domenico Fisichella]], ''Le ragioni del torto: la critica di destra alla democrazia''. Ideazione editrice, Roma, 1997
* Sauro Mattarelli (cura), ''Il senso della repubblica. Frontiere del repubblicanesimo'', FrancoAngeli, Milano 2006.
* [[Yves Mény]] - Yves Surel, ''Populismo e democrazia'', Bologna, IL Mulino, 2000
* [[Piergiorgio Odifreddi]], ''Tre chiodi per una croce'', settembre 2005.
* [[Costanzo Preve]], ''Il popolo al potere. Il problema della democrazia nei suoi aspetti storici e filosofici'', Arianna Editrice, 2006, ISBN 88-87307-57-1
* [[Amartya Sen]], ''Collective choice and social welfare'', Holden-Day, 1970.
* Alain-Gerard Slama, "La regressione democratica", [[Milano]], Spirali, 2006 (Traduzione dal francese di Luciana Brambilla)
* [[Gustavo Zagrebelsky]], ''Il «crucifige!» e la democrazia'', [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 1995
* [[Platone]], ''Contro la democrazia'', a cura di Franco Ferrari, Biblioteca Univ. Rizzoli, 2008.
* [[Ugo Spirito]], ''Critica della democrazia'', Luni Editrice, Milano-Trento, 1999. ISBN 88-7984-176-9
* {{cita libro||cognome = Ferri|nome = Mascia|wkautore = Mascia Ferri|titolo = L'opinione pubblica in democrazia. Ruolo, analisi, prospettive|anno = 2017|editore = Mimesis|città = Milano|isbn = 9788857543840}}
* {{cita libro|autore=[[Hjalmar Schacht]]|titolo=Come muore una democrazia|città=Milano|editore=Edizioni del Borghese|anno=1971|oclc=926826264|url=https://www.worldcat.org/title/come-muore-una-democrazia/oclc/926826264?referer=br&ht=edition|urlarchivio=https://archive.is/20190417200429/https://www.worldcat.org/title/come-muore-una-democrazia/oclc/926826264?referer=br&ht=edition|urlmorto=no|accesso=6 febbraio 2022}}
* Antonio Martone, ''NoCity. Paura e democrazia nell'età globale'', Castelvecchi, Roma 2021. ISBN 9788832904208
== Voci correlate ==
* [[Democrazia ateniese]]
* [[Democrazia diretta]]
* [[Democracy Index]]
* [[Democrazia liberale]]
* [[Democrazia liquida]]
* [[Democrazia rappresentativa]]
* [[Demagogia]]
* [[Dittatura]]
* [[Divisione del lavoro]]
* [[Forma di governo]]
* [[Impero]]
* [[Monarchia]]
* [[Oligarchia]]
* [[Opinione pubblica]]
* [[Populismo]]
* [[Postdemocrazia]]
* [[Rappresentanza (filosofia politica)]]
* [[Rappresentanza politica]]
* [[Repubblica]]
* [[Storia della democrazia]]
* [[Stati per forma di governo]]
* [[Teocrazia]]
* [[Teoria del ferro di cavallo]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|q_preposizione=sulla|commons_preposizione=sulla|wikt=democrazia}}
== Collegamenti esterni ==
{{Collegamenti esterni}}
* {{SEP|democracy|Democracy|Tom Christiano, Sameer Bajaj}}
* Georges Burdeau, [http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Enciclopedia_del_Novecento/VOL02/ENCICLOPEDIA_DEL_NOVECENTO_VOL_02_000064.xml «''Democrazia''»], in ''Enciclopedia del Novecento'', Roma, [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]], 1977, vol. II, ''ad vocem''
* [[Giovanni Sartori]], [http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Enciclopedia_delle_Scienze_Sociali/VOL02/ENCICLOPEDIA_DELLE_SCIENZE_SOCIALI_Vol.2_133.xml «''Democrazia''»], in ''Enciclopedia delle scienze sociali'', Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1992, vol. II, ''ad vocem''
* [[Angelo Panebianco]], [http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Enciclopedia_del_Novecento_-_II_Supplemento/VOL10/ENCICLOPEDIA_DEL_NOVECENTO_VOL_10_000391.xml «''Democrazia''»], in ''Enciclopedia del Novecento'', II supplemento
* [[Luciano Pellicani]], [http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Enciclopedia_del_Novecento_-_III_Supplemento/VOL12/ENCICLOPEDIA_DEL_NOVECENTO_VOL_12_000502.xml «''Democrazia''»], in ''Enciclopedia del Novecento'', III supplemento
* [https://web.archive.org/web/20090211063949/http://wiki-cost.criad.unibo.it/content/advancedsearch/?SearchText=democrazia Interventi sulla democrazia] nell'Assemblea Costituente del 1946-47.
* [[Sergio Romano]] [https://web.archive.org/web/20090210165909/http://www.archiviostorico.info/index.php?option=com_content&task=view&id=2069&Itemid=11%2F sulla democrazia diretta antica e moderna]
* [[Gustavo Zagrebelsky]], [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/03/05/la-democrazia-contro-le-oligarchie.html ''La democrazia contro le oligarchie''], [[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]], 5 marzo 2011.
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