Albert Caraco: differenze tra le versioni

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{{Citazione|La morte ci mieterà maturi, noi maturiamo per lei, e i nostri discendenti, che saranno ridotti a non più di un pugno di uomini sulla superficie dell'ecumene in cenere, non smetteranno di maledirci, finendo di bruciare tutto ciò che adoriamo.|Albert Caraco, ''Breviario del caos''<ref name=breviario/>}}
[[Immagine:caraco albert.gif|right|227x227px]]{{Bio
{{Bio
| Nome = Albert
| CognomeNome = CaracoAlbert
| SessoCognome = MCaraco
|Sesso = M
| LuogoNascita = Istanbul
|LuogoNascita = Costantinopoli
| GiornoMeseNascita = 8 luglio
|GiornoMeseNascita = 8 luglio
| AnnoNascita = 1919
|AnnoNascita = 1919
| LuogoMorte = Parigi
|LuogoMorte = Parigi
|GiornoMeseMorte = 7 settembre
| AnnoMorte = 1971
| Epoca = 1900
| Attività = filosofo
| Attività2 = scrittore
| Nazionalità = franceseuruguaiano
|PostNazionalità=-[[Francia|francese]], di origine [[Ebrei|ebraico]]-[[Impero ottomano|turca]] e [[Spagna|spagnola]] ([[sefardita]]-[[Levante (regione storica)#I levantini|levantina]]), con cittadinanza [[Honduras|honduregna]]
|Immagine= Albert Caraco.jpeg
|Didascalia= Albert Caraco nel 1941
}}
 
Nelle sue opere espresse un forte [[nichilismo]] e [[pessimismo]], sotto la forma di una prosa elegante, aulica e raffinata.
== Biografia ==
{{Citazione|Il mio odio per questo mondo è ciò che trovo in me più degno di stima.|Albert Caraco, ''Post mortem''<ref>Albert Caraco, ''Post-Mortem'', Adelphi, p. 12</ref>}}
Nato da una ricca famiglia ebraica, passò l'infanzia tra [[Vienna]], [[Praga]] e [[Berlino]], conseguentemente agli spostamenti lavorativi che il padre José, procuratore di banca, dovette effettuare. La famiglia abbandonò la [[Germania]] negli [[anni 1930|anni trenta]] e si stabilì in [[Francia]], per un certo periodo, nella città di [[Parigi]], dove Albert frequenta l<nowiki>'</nowiki>''École des Hautes Études Commerciales''. Parla già [[lingua spagnola|spagnolo]] e [[lingua tedesca|tedesco]].
Alberto Caraco<ref name=acte>Acte de décès 1379, «Alberto Caraco», redatto 11 settembre 1971, municipio del [[XVI arrondissement di Parigi]]", [https://archives.paris.fr/arkotheque/visionneuse/visionneuse.php?arko=YTo2OntzOjQ6ImRhdGUiO3M6MTA6IjIwMjQtMDQtMjUiO3M6MTA6InR5cGVfZm9uZHMiO3M6MTE6ImFya29fc2VyaWVsIjtzOjQ6InJlZjEiO2k6NDtzOjQ6InJlZjIiO2k6Mjc0NTYwO3M6MTY6InZpc2lvbm5ldXNlX2h0bWwiO2I6MTtzOjIxOiJ2aXNpb25uZXVzZV9odG1sX21vZGUiO3M6NDoicHJvZCI7fQ==#uielem_move=0%2C0&uielem_rotate=F&uielem_islocked=0&uielem_zoom=42 visibile qui], pag. 14 di 31</ref>, successivamente detto ''Albert'' con grafia francesizzata, figlio di José Caraco ed Elisa Melly Schwarz, nacque a [[Istanbul]] l'8 luglio 1919 (benché l'anagrafe francese riporti la data del 10 luglio<ref name=acte/>), allora [[Costantinopoli]] capitale dell'[[Impero ottomano]], da una ricca famiglia [[Ebrei|ebraica]] [[sefardita]] di [[lingua francese]], [[Levante (regione storica)#I levantini|franco-levantini]] installati in [[Turchia]] da quattro secoli, e trascorse un'infanzia [[Cosmopolitismo|cosmopolita]] tra [[Vienna]], [[Praga]] e [[Berlino]], conseguentemente agli spostamenti lavorativi del padre, procuratore di banca. La famiglia abbandona la [[Germania]] negli [[anni 1930|anni trenta]] e si stabilisce in [[Francia]], a [[Parigi]]. Caraco frequenta il modesto Licèe Janson-de-Sailly. Desidera studiare [[medicina]] ma i genitori lo spingono verso l{{'}}''École des Hautes Études Commerciales'', dove si laurea in [[economia]] nel [[1939]]. Parla già [[lingua spagnola|spagnolo]] e [[lingua tedesca|tedesco]], e imparerà poi altre lingue, anche se la prediletta resterà la lingua madre, il [[Lingua francese|francese]], in cui scriverà d'ora in poi.
 
Prima della [[seconda guerra mondiale]] la famiglia, [[apolide]], acquista la cittadinanza dell'[[Honduras]] e si trasferisce in [[Sud America]]:, sfuggendo alle persecuzioni [[Antisemitismo|antisemite]]; si stabiliscono in [[Argentina]] e poi passando per il [[Brasile]], in [[Uruguay]]. In questo periodo i Caraco si converteconvertono per opportunità sociale dall'[[ebraismo]] al [[cattolicesimo]], ma Albert si converte sinceramente e scrive poesie religiose, per poi abbandonare in seguito la fede. Caraco manterrà sempre la cittadinanza uruguaiana (non avendo chiesto la [[naturalizzazione]], egli non aveva il [[Cittadinanza francese|passaporto francese]]). Nel 1941 pubblica due tragedie, ''Ines de Castro'' e ''I Martiri di Cordoba'', edite a [[Rio de Janeiro]], ed in seguito decide di dedicarsi principalmente alla saggistica e alla prosa filosofica.
 
Riceve vari premi e onorificenze per le sue opere premi e onorificenze. La famiglia si stabilisce nuovamenteritorna a Parigi dopo il [[1946]], edtrovando èun'Europa devastata, e nel 1949 che il giovane Albert, che in questo periodo matura la propria visione del mondo negativa, viene premiato con il premio [[Edgar Poe]] per l'opera "''Le livre des combats de l'âme"''.<ref>Cfr. F.Franco Volpi, ''Il nichilismo, Laterza'', Roma.-Bari, Laterza, 2004, p. 130.</ref> Questo, tuttavia, sarà l'unico riconoscimento ufficiale che egli riceverà in Francia.
 
Misconosciuto dalla critica e dagli editori del tempo, i numerosi libri da lui pubblicati in vita non ebbero alcuna eco, forse per la violenza delle sue provocazioni, rivolteindirizzate contro le tradizionali convinzioni politiche e religiose. Le opere di Caraco vennero pubblicate principalmente in Svizzera per le edizioni "A la Baconnière" di [[Neuchâtel]], e successivamente all'incontro con Vladimir Dimitrijevic, presso le edizioni "L'Age d'Homme" di [[Losanna]], successivamente all'incontro con [[Vladimir Dimitrijevic]]. Molte uscirono solo postume.
 
Visse in completa [[solitudine]], perfezionando la sua formazione culturale, che si riflette nel taglio classico della sua prosa vibrante e lucida. [[Malinconia|Malinconico]], [[Misantropia|misantropo]] e [[Introversione|introverso]], la morte della madre nel [[1963]] peggiorò il suo "[[male di vivere]]", spingendolo però alla scrittura di ''Post mortem''. Con lei, frivola e mondana, [[Misoginia|misogina]] verso le altre donne, possessiva e gelosa nei confronti del figlio che voleva "galantuomo" e a cui instillò la propria [[antisessualità]], ebbe sempre un morboso rapporto di amore-odio. Su di lei scrisse anche ''Madame mère est mort'' ("La signora madre è morta"), poi confluito in ''Post mortem'' e su di lei modellerà la sua visione della [[#La figura femminile|figura femminile]].
Ebbe un'infanzia assai difficile, per via dei continui spostamenti e dunque dell'assenza di un'identità nazionale e religiosa, benché profondamente legato ai suoi genitori. Visse in completa solitudine, facendosi una cultura completa, che si riflette nel taglio classico della sua prosa vibrante e lucida.
===Suicidio===
Morì suicida nel settembre del [[1971]], il giorno dopo la morte del padre, tagliandosi la gola dopo aver assunto dei barbiturici. Tale decisione è premeditata e non frutto di una momentanea disperazione; più volte nei suoi diari Caraco esprime la volontà di uccidersi,<ref>"Scrivo davanti al mio tavolo e ho qui vicino a me l'armadio in cui si ammassano i numerosi manoscritti, mi domando appena cosa diventeranno e il signor padre dorme, come per imparare a morire, nella stanza a fianco, è l'ultimo legame che mi tiene attaccato a questo mondo e se un bel mattino non si svegliasse più, lo seguirei di buona grazia" (A. Caraco, ''Ma confession'', L'Age d'Homme, Lausanne, 1075, p. 16).</ref> e tuttavia questo gesto sarà compiuto, "per cortesia", dopo la morte dei suoi genitori.<ref>V. Dimitijevic, Nota, in A. Caraco, Post mortem, Adelphi, Milano, 2009, p. 128.</ref>
{{Citazione|La mia filosofia è quella buona, anche se comporta delle asperità spaventose, e io rifiuto di ammorbidirmi, ho fatto di me un asceta e le dilettazioni morose e i soavi abbandoni li chiamo fornicazioni al vento.|''Post mortem'', Adelphi, 1984, p. 35}}
Caraco morì [[suicida]] a 52 anni, ingerendo [[barbiturici]] e al contempo [[Impiccamento|impiccandosi]] (alcune fonti, come [[Franco Volpi (filosofo)|Franco Volpi]], riportano [[overdose]] [[Intossicazione da barbiturici|da barbiturici]] colpendosi poi alla gola con un'arma da taglio<ref name=marullo/>), presumibilmente il 7 settembre del [[1971]], il giorno dopo la morte del padre, nell'appartamento parigino al n. 34 di rue Jean-Giraudoux (oggi non più esistente e sostituito da un palazzo moderno).<ref name=acte/><ref>Franco Volpi, ''Il nichilismo'', Bari, Laterza, 2004, p. 133</ref><ref>[https://www.pangea.news/albert-caraco-ritratto/ ''“Il mondo che abitiamo è duro, freddo, cupo, ingiusto e metodico, i suoi governanti sono o imbecilli patetici o veri scellerati”. Albert Caraco, l’esegeta del caos''], su ''pangea.news''</ref> Tale decisione era premeditata e non frutto di una momentanea disperazione; più volte nei suoi diari Caraco aveva espresso la volontà di uccidersi («il signor padre dorme, come per imparare a morire, nella stanza a fianco, è l'ultimo legame che mi tiene attaccato a questo mondo e se un bel mattino non si svegliasse più, lo seguirei di buona grazia»)<ref>"Scrivo davanti al mio tavolo e ho qui vicino a me l'armadio in cui si ammassano i numerosi manoscritti, mi domando appena cosa diventeranno e il signor padre dorme, come per imparare a morire, nella stanza a fianco, è l'ultimo legame che mi tiene attaccato a questo mondo e se un bel mattino non si svegliasse più, lo seguirei di buona grazia [...] Attendo la morte con impazienza ed arrivo ad augurarmi il decesso di mio padre, poiché non oso uccidermi prima che lui se ne vada. Il suo corpo ancora non sarà freddo quando io non sarò più al mondo" (Albert Caraco, ''Ma confession'', Lausanne, L'Age d'Homme, 1975, p. 16 e segg.).</ref>, e tuttavia questo gesto sarà compiuto dopo la morte dei genitori, "per [[cortesia]]".<ref>V. Dimitrijevic, Nota, in Albert Caraco, ''Post mortem'', Milano, Adelphi, 2009, p. 128.</ref><ref>"Attendo la morte con impazienza e arrivo ad augurarmi il decesso di mio padre, poiché non oso uccidermi prima che se ne vada. Il suo corpo non sarà ancora freddo quando io non sarò più al mondo"</ref><ref name=auto/> I corpi furono rinvenuti l'11 settembre.<ref name=acte/>
{{Citazione|La vita è un supporto, non una [[Finalità|ragione]], la vita è [[Necessità|necessaria]], ma non è [[Ragion sufficiente|sufficiente]]: questa è la lezione che ci viene dai morti.|da ''Post mortem'', p. 99}}
 
==Tematiche==
{{citazione|Noi, che non ci contentiamo di parole, acconsentiamo a scomparire.. e siamo lieti di acconsentire, non abbiamo scelto di nascere e ci riteniamo fortunati a non sopravvivere in nessun luogo a questa vita, che ci fu imposta più che donata, vita piena di affanni e dolori, dalle gioie discutibili o mediocri.|''Breviario del caos'', Adelphi, p.9}}
===Nichilismo, gnosticismo e ateismo===
Rappresentante di un "[[Nichilismo]] oscuro" imperniato sulla caducità, tragicità e caoticità in cui vive l'uomo moderno, Caraco descrive in toni 'profetici' un mondo in piena decadenza, ove gli uomini per sopravvivere distruggono il loro pianeta e si sterminano a vicenda. È la morte il tema principale, da cui dipartono tutte le sue tesi. Tra le influenze che caratterizzano il pensiero di Caraco va annoverato certamente lo [[gnosticismo]], che infonde nell'autore una visione del mondo come decadenza, perdizione e caduta. Importante per l'autore è anche la lettura della manualistica seicentesca, come ad esempio il più volte citato [[Baltasar Gracián]],<ref>Cfr. A. Caraco, ''Le semainier de l'agonie'', L'Age d'Homme, Lausanne, 1985, pp.250-251.</ref> dal quale Caraco prende in prestito l'attitudine prudente e cortese, la necessità di vivere appartato e di dissimulare. Per un certo verso, Caraco si può anche definire un [[dandy]], vista la sua volontà di distinguersi e di creare, attraverso la ricercatezza linguistica, l'uso di arcaismi e la volontà di non "mischiarsi" al resto degli uomini, una propria dimensione indipendente e autosufficiente. Numerose sono anche le influenze stoiche che si trovano nella filosofia di Caraco, a partire dall'ideale del saggio come entità indipendente e come esempio di virtù ascetica e casta (l'idea di castità e continenza viene infatti ribadita a più riprese da Caraco, convinto che il mondo sia già eccessivamente popolato, e che dunque procreare sia dannoso e inutile).<ref>"L'illusione
Rappresentante di un "[[nichilismo]] oscuro" [[Nichilismo#Nichilismo esistenziale|di tipo esistenziale]], [[Pessimismo|pessimista]] e [[Antinatalismo|antinatalista]], imperniato sulla [[Vanitas|caducità]], la [[Pantragismo|tragicità]], la [[Assurdo|caoticità]] in cui vive l'[[Modernità|uomo moderno]], Caraco descrive in toni "[[Profezia|profetici]]" un mondo in piena [[Crisi organica|decadenza]], ove gli uomini per sopravvivere [[Degrado ambientale|distruggono]] il loro [[Terra|pianeta]] e si sterminano a vicenda, fino a un futuro senza [[speranza]]. In lui sono presenti accenti anti-[[Urbanizzazione|urbani]], [[Ambientalismo|ambientali]], simili all'[[ecologia profonda]].<ref name=breviario/><ref name=breviario2/>
rinasce a ogni generazione e gli amplessi la perpetuano, da secoli e millenni
{{Citazione|Io sono uno dei profeti del nostro tempo e il silenzio mi avvolge, hanno intuito che avevo qualcosa da dire, qualcosa che non volevano sapere, si sono difesi secondo i procedimenti oggi in voga, cercano di seppellirmi vivo e non riusciranno che a rendere più fanatici, un giorno, i miei sostenitori.|da ''Breviario del Caos''}}
il solo rimedio è la continenza" (A. Caraco, Post mortem, cit., p. 85).</ref> Caraco può essere paragonato a [[Louis-Ferdinand Céline]] o ad [[Emil Cioran]], per la violenza compressa che scaturisce nell'eleganza provocatoria dei suoi scritti, di cui solamente quattro hanno avuto una traduzione italiana: ''Post-Mortem'' e ''Breviario del Caos'' pubblicati dalla casa editrice Adelphi, ''Supplemento alla psychopathia sexualis'' pubblicato da ES e ''L'uomo di mondo'' pubblicato da Guida.
Eppure proprio la decadenza diventa una mistica della salvezza:
{{quote|Sarà l'[[immoralità]] a salvare il mondo, saranno il rilassamento e la mollezza, sarà il rifiuto dei sacrifici di qualsiasi genere e l'abbandono delle virtù militanti, saranno il disprezzo per tutto ciò che giudichiamo rispettabile e il consenso alla frivolezza, sarà l'effeminamento a liberarci dall'incubo verso cui la virilità ci indirizza e da cui essa non uscirà mai, perché l'uomo è sposo della morte e la morte informa le sue azioni.|ibidem}}
 
Le religioni sono "cancri" che contribuiscono alla distruzione, assieme al [[consumismo]] e al [[capitalismo]] sfrenato:
{{quote|Gli scienziati possono pur darci l’allarme, la loro voce è quasi sempre soffocata, gli interessi della morale e del commercio hanno stretto un’alleanza indefettibile, il denaro e la spiritualità non tollerano che il movimento si arresti, i bottegai vogliono consumatori, i preti vogliono famiglie, la guerra li spaventa meno dello spopolamento: è nei bottegai e nei preti che l’ordine per la morte trova i suoi sostegni più solidi. L’umanità dovrà ricordarsi di questa cospirazione, e quando la sventura sarà divenuta pane quotidiano dovrà punire coloro che, per il solo fatto di esistere, la consegnano al caos [...] con cento milioni di esseri umani la Terra diventerebbe il paradiso; con i miliardi che la divorano e la insozzano sarà l’inferno da un polo all’altro, la prigione della specie...}}
 
È la [[Morte (filosofia)|morte]] il tema principale<ref name=breviario>"È per la morte che noi viviamo, è per la morte che amiamo ed è per lei che procreiamo e sgobbiamo, le nostre fatiche e i nostri giorni si susseguono ormai all'ombra della morte, la disciplina che osserviamo, i valori che salvaguardiamo e i progetti che facciamo portano tutti a un solo esito: la morte. La morte ci mieterà maturi, noi maturiamo per lei, e i nostri discendenti, che saranno ridotti a non più di un pugno di uomini sulla superficie dell'ecumene in cenere, non smetteranno di maledirci, finendo di bruciare tutto ciò che adoriamo. Noi adoriamo la morte sotto mentite spoglie e non sappiamo che è lei, le nostre guerre sono sacrifìci in lode alla morte, per la quale ci immoliamo, la nostra morale è una scuola di morte, e le virtù che pregiamo sono sempre soltanto virtù di morte. Di qui non si esce, non possiamo mutare l'ordine del mondo, siamo condannati a portare ciò che ci schiaccia, sostenendo ciò che ci disgrega, non ci resta che perire o uccidere, prima di morire noi stessi - fosse pure per ultimi -, una terza via, lo dico apertamente, è impossibile" (Breviario del caos)</ref>, da cui dipartono tutte le sue tesi.
 
Tra le influenze che caratterizzano il pensiero di Caraco va annoverato certamente lo [[gnosticismo moderno]] e un [[misoteismo]] alla [[Lovecraft]] (benché Caraco come Lovecraft si definisca [[ateo]]<ref name=marullo>Stefano Marullo, ''Nichilismo ed ateismo in Albert Caraco'', in ''[[Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti#Rivista Nessun Dogma|L'Ateo]]'', rivista dell'[[Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti]], n. 84, maggio 2012, p. 27</ref> o [[Agnosticismo|agnostico]] [[Ignosticismo|indifferente]], mancando in lui la prospettiva [[Spiritualismo|spiritualista]] e [[Trascendenza|trascendente]]<ref name=breviario3>"Ognuno di noi muore solo e muore interamente: sono due verità che i più rifiutano, giacché i più durante tutta la loro vita sonnecchiano e quando stanno per morire temono di svegliarsi." (Breviario del caos)</ref>, e anti-monoteista), che infonde nell'autore una visione del [[Mondo (filosofia)|mondo]] come degradazione, perdizione e [[caduta dell'uomo]], creazione negativa o caos [[Casualità|casuale]] dominato da [[volontà]] di vivere irrazionale.
{{Citazione|Più invecchio e più la [[Gnosi]] parla alla mia ragione, il mondo non è governato dalla [[Divina Provvidenza|Provvidenza]], è intrinsecamente cattivo, profondamente assurdo, e la Creazione è il sogno di un'[[Pensiero di Schopenhauer#La volontà come origine del male|intelligenza cieca]] o un gioco di un [[Demiurgo#Il Demiurgo nello gnosticismo|principio senza morale]].|da ''Ma confession''}}
{{quote|Se c'è un Dio, il caos e la morte figureranno nel novero dei Suoi attributi, se non c'è, non cambia nulla, poiché il caos e la morte basteranno a se stessi fino alla consumazione dei secoli.|da ''Breviario del caos''}}
{{quote|Non abbiamo mai avuto nessun Padre in Cielo, siamo orfani [...] nessuno ci redimerà se non ci salveremo da soli [...]. Il cielo è vuoto, e voi sarete orfani, per vivere e morire da uomini liberi.<ref name=marullo/>}}
La sua unica prospettiva [[Escatologia|escatologica]] è il [[nulla]]<ref name=breviario3/>, l'uomo viene dal nulla e ad esso deve tornare: {{quote|Il ritorno all'origine è il primo dovere, altrimenti l’uomo è finito. [...] la società non è nulla, essa è forma che ha per contenuto la massa di perdizione, è la mischia dei sonnambuli spermatici, qualcosa di infinitamente spregevole che il filosofo non prenderà affatto in considerazione. [...] Rotoleremo tutti insieme nelle tenebre da cui non si ritorna, e il pozzo buio ci accoglierà, noi e i nostri dèi assurdi, noi e i nostri valori criminali, noi e le nostre speranze ridicole [...] Il mondo che abitiamo è l'Inferno temperato dal nulla. [...] La [[Natura (filosofia)|natura]] del mondo è l'assoluta indifferenza, e dovere del filosofo è quanto meno essere simile alla natura del mondo...|''Breviario del caos''<ref>{{quote|Il ritorno all'origine è il primo dovere, altrimenti l’uomo è finito. Perciò i rari pensatori degni di questo nome si occupano di ontologia e di etimologia per ristabilire una metafisica, mentre le menti piccine, preoccupate di stare al passo con la moda, si immergono nella contemplazione del sociale, questo dettaglio subalterno. Giacché la società non è nulla, essa è forma che ha per contenuto la massa di perdizione, è la mischia dei sonnambuli spermatici, qualcosa di infinitamente spregevole che il filosofo non prenderà affatto in considerazione. [...] Rotoleremo tutti insieme nelle tenebre da cui non si ritorna, e il pozzo buio ci accoglierà, noi e i nostri dèi assurdi, noi e i nostri valori criminali, noi e le nostre speranze ridicole [...] Il mondo che abitiamo è l'Inferno temperato dal nulla. [...] La [[Natura (filosofia)|natura]] del mondo è l'assoluta indifferenza, e dovere del filosofo è quanto meno essere simile alla natura del mondo, continuando a essere l'uomo che non potrà smettere di essere: la coerenza, la misura e l'obiettività hanno questo prezzo. Tutti i problemi sarebbero risolti con l'obiettività, la misura e la coerenza, ma poiché la maggior parte degli uomini ne è incapace, tutti i problemi restano insolubili, la catastrofe sarà sempre l'unica scuola in cui gli indegni riceveranno l'insegnamento che la stupidità e la follia meritano loro.|''Breviario del caos''}}</ref>}}
Caraco indica inoltre l'[[Aponia|assenza di dolore]] e di [[Apatia (filosofia)|distacco emotivo]] come obiettivi.
{{quote|Il dolore è ovunque e il primo dovere consiste nell'evitarlo, esso è la moneta dell'amore, amore e dolore procedono di pari passo, meno amiamo e meno siamo minacciati.|''Post mortem''}}
 
===La figura femminile===
{{quote|Voglio che il [[Femminilità|principio femminile]] presieda alla fondazione della città futura. [...] In verità l'uomo non ha cuore, da sempre la sua carità non è che un esercizio, per non essere violento egli deve farsi violenza, e l'ordine che instaura si fonda sul delitto. I popoli antichi, quelli di prima della Storia, erano più semplici e più miti di quelli a cui dobbiamo i nostri imperativi e le nostre tradizioni, essi erano [[Matriarcato|governati da donne]] e noi li giudichiamo immorali.<ref name=caraco1/>}}
Benché lontanissimo dalle [[teologie femministe]], Caraco scrive, rimpiangendo il [[paganesimo]] e, sotto l'influenza di [[James Frazer|Frazer]], [[Robert Graves|Graves]] e [[Johann Jakob Bachofen|Bachofen]], la [[religione matriarcale]]; immaginare un mondo futuro, in cui però non crede, popolato da donne in pace mentre l'umanità attuale si sarà tutta estinta o autodistrutta. Caraco caldeggia il ritorno della [[prostituzione sacra]], [[promiscuità]] rituale, [[ierogamia]], [[saturnali]] e adorazione dei simboli.<ref name=caraco1>{{Citazione|Voglio che il [[Femminilità|principio femminile]] presieda alla fondazione della città futura [...] Non sappiamo quali dèi adoreranno i secoli futuri, noi crediamo nell'avvento di un ordine in cui il principio femminile prenderà il posto che riserviamo in Cielo al Padre, divenuto per noi Padre del caos e della morte. Noi caldeggiamo la promozione di [[Maria (madre di Gesù)|Maria]]: Maria, che nei Quattro [[Vangeli]] non era nulla, [[Assunzione di Maria|sale]] definitivamente in Cielo, del quale prende possesso dopo duemila anni, è [[Magna Mater]] risuscitata! e [[Gesù]] non è più che la sua appendice, ma le manca sempre una metà di se stessa. I secoli a venire ripristineranno l'integrità della [[Dea]], giacché non basta che ella sia [[Verginità di Maria|Vergine e Madre]], bisogna anche che sia [[Prostituta]] e che assorba la figura della [[Maria Maddalena|Maddalena]], con la quale si ha il compimento dell'integrità. Allora e soltanto allora potremo celebrare il matrimonio del Cielo con la Terra, allora e soltanto allora rinunceremo all'idea di sacrificio, allora e soltanto allora la pace sarà perpetua e il principio femminile padrone assoluto del mondo, come prima della Storia, allora e soltanto allora il movimento si arresterà affinché l'immobilità regni, allora e soltanto allora il centro sarà riconquistato e lo spazio verrà organizzato a partire da quel centro.|''Breviario del caos''}}
{{quote|In verità l'uomo non ha cuore, da sempre la sua carità non è che un esercizio, per non essere violento egli deve farsi violenza, e l'ordine che instaura si fonda sul delitto. I popoli antichi, quelli di prima della Storia, erano più semplici e più miti di quelli a cui dobbiamo i nostri imperativi e le nostre tradizioni, essi erano [[Matriarcato|governati da donne]] e noi li giudichiamo immorali...|ibidem}}</ref>
{{Citazione|Un mondo che fosse rimasto pagano non avrebbe violentato la natura, i Paganesimi la consideravano divina, di norma adoravano alberi e sorgenti: anziché sul tempo, posto dalle religioni cosiddette rivelate al centro dei loro dogmi, i Paganesimi ruotavano sullo spazio e, salvo eccezioni, preferivano la misura alla trascendenza e l’armonia a ogni altra cosa.}}
 
La figura femminile, verso cui riflette la propria [[misoginia]] e odio per la riproduzione ma anche le proprie speranze, riflette il rapporto con la sua stessa madre, è ambivalente come l'archetipo [[jung]]hiano della [[Grande Madre]], è salvezza e ''apocalisse'', come si nota nell'opera seguente (seppur pubblicata prima) ''Post mortem'': è la «''"madre divoratrice"'' e la ''"Mater Gloriosa"''. Caraco la celebra come un sacerdote, conscio di essere stato mutilato sessualmente dalla dea. Ma quella mutilazione aveva segnato anche la sua iniziazione.»<ref>Introduzione a ''Post mortem'', edizione Adelphi</ref>
 
{{quote|La Signora Madre è morta, l’avevo dimenticata da qualche tempo, la sua fine me la restituisce alla memoria, magari solo per poche ore, meditiamoci sopra prima che ricada nel dimenticatoio. Mi chiedo se le voglio bene e sono costretto a rispondere: No, le rimprovero di avermi castrato, poca cosa davvero, ma insomma… mi ha trasmesso la sua complessione ed è più grave, perché soffriva di [[alcalosi]] e [[Allergia|allergie]], io ne soffro ancora più di lei e i miei malanni non si contano, e poi mi ha messo al mondo e io professo l'odio per il mondo. [...] L'amabile donna meritava di morire con dolcezza e non di disfarsi in mezzo a medici impotenti e glaciali...|''Madame mère est mort'', poi in ''Post mortem''}}
 
Caraco tuttavia fu molto provato dalla malattia e dalla morte della madre che ringrazia per averlo protetto dal mondo e dalle altre donne.<ref>{{quote|Tanto aveva sofferto di essere orfana, tanto aveva pianto sua madre, che volle in qualche modo vendicarsi della sorte e mettere al mondo un figlio solo per coccolarlo con trasporto smodato. Mi ha fatto venire a nausea ogni genere di tenerezze a forza di soffocarmi di abbracci e prima di arrivare alla mezza età non volevo più esser baciato da nessuno, sono pieno da scoppiare di manifestazioni affettuose, sono saturo di smancerie, ed è una forza di cui la ringrazio, non andrò a mendicare carezze come fanno tanti uomini malamati che si lasciano allettare da un’ombra di sorriso. [...] Madre, io vi saluto! Assistetemi con i vostri consigli e ricordatemi i vostri esempi! Vi siete configurata in un simbolo e io vi offro il mio scritto in sacrificio di lode! Da ammalata vi avevo perduta, da morta vi ritrovo, distruggo in me il ricordo del vostro decadimento e ripristino quello del vostro operato. Non mi importa di sapere che l’universo è vuoto, non mi importa di sentire che la necessità governa e che le leggi del mondo sono impersonali, non c’è mai stata altra verità e io dichiaro che mi basta, non ho che disprezzo per i deboli che credono di poterli rivedere, i loro morti.|Post mortem}}</ref>
 
Nelle ultime pagine del ''Breviario'' afferma che ''«noi usciremo dalla nostra Storia soltanto dopo averla esaurita e non la esauriremo se non mediante la nostra immolazione, tutto il mondo dovrà diventare un cimitero perché prevalga il cambiamento di sensibilità...»''
{{quote|La guerra è l'elemento dell'uomo e l'uomo vi si prepara, la guerra è la sua ragione d'essere, e se la pace perpetua ci fosse restituita, come prima della Storia, ai tempi in cui la donna era padrona e insieme sacerdotessa, il potere temporale e il potere spirituale gli sfuggirebbero di mano, e come cinquanta secoli or sono egli rientrerebbe nel nulla, quel nulla da cui la morte lo fa uscire, la morte, l'ordine morale, la guerra e la necessità delle virtù militanti, l'apparato della barbarie legale e l'instaurazione della disumanità sistematica. L'uomo ha bisogno di legittimare la sua preminenza organizzando la sventura, solo a questo prezzo si tende indispensabile, ma questo prezzo, per quanto tempo ancora potremo pagarlo?|''Breviario del caos''}}
Eppure la donna di Caraco resta idealizzata e irreale, la femminilità reale non è compresa filosoficamente (si intravede qui l'influenza di [[Otto Weininger|Weininger]] e Schopenhauer): {{quote|La donna in quanto tale è incostante e non vale l'uomo, le sue qualità profonde sono impersonali, le sue più alte virtù sono archetipiche, l'opera delle [[Femminismo|femministe]] la fa progredire solo per quanto riguarda i diritti manifesti e, pur non osteggiandola, la riteniamo insufficiente, al massimo può fare della donna un uomo subalterno, appena l’aborto di una virilità per definizione dubbia.|Post mortem}}
Al contempo la sfera maschile non sfugge al severo giudizio di Caraco, anzi la maggioranza viene ritenuta spiritualmente inferiore.<ref>{{quote|Il mondo della donna non è il mondo dello [[Spirito (filosofia)|Spirito]], ma da questo la maggior parte degli uomini resta lontana, e attribuir loro lo Spirito perché non sono donne mi sembra una presunzione che non si regge, come regola generale gli uomini si collocano in basso quanto le donne, se non più giù. Io mi sento lontano dagli uomini e dalle donne, la loro unione mi sembra piuttosto ridicola e preferisco la solitudine al matrimonio e il nulla alla paternità, le donne sono per noi più un peso che un sollievo, malgrado l’opposta illusione, ma per rompere il loro incantesimo bisogna ridursi alla continenza.|Breviario del caos}}</ref>
Ma nemmeno il principio femminile salverà il mondo: Caraco conclude il suo ''Breviario'' senza dare alcuna speranza all'umanità.
{{quote|Il mondo che abitiamo è duro, freddo, cupo, ingiusto e metodico, i suoi governanti sono o imbecilli patetici o veri scellerati, nessuno è più all'altezza dei tempi, siamo tutti quanti superati, piccoli e grandi, la legittimità appare inconcepibile e il potere non è tale che di fatto, è un ripiego a cui ci si rassegna. Se si sterminassero da un polo all'altro tutte le classi dominanti, nulla cambierebbe, l'ordine instaurato cinquanta secoli or sono non ne sarebbe minimamente scosso, il cammino verso la morte non si arresterebbe più un solo giorno e i ribelli trionfanti non avrebbero altra scelta che essere i legatari delle tradizioni sorpassate e degli imperativi assurdi.
La farsa è finita, comincia la tragedia, il mondo diventerà sempre più duro, più freddo, più cupo e più ingiusto, e, nonostante - il caos dilagante, sempre più metodico: anzi, è proprio l'unione della mentalità sistematica con il disordine a sembrarmi il suo carattere meno eccepibile, mai si vedranno più disciplina e più assurdità, più calcolo e più paradosso, insomma più problemi risolti, ma risolti inutilmente.|Breviario del caos}}
 
===Pessimismo, elitismo, misantropia e altri temi filosofici===
Importante per l'autore è anche la lettura della [[Letteratura barocca|manualistica seicentesca]], come ad esempio il più volte citato [[Baltasar Gracián]],<ref>Cfr. Albert Caraco, ''Le semainier de l'agonie'', Lausanne, L'Age d'Homme, 1985, pp. 250-251.</ref> dal quale Caraco prende in prestito l'attitudine prudente e cortese<ref name=auto>La cortesia è l’arte di avere riguardo per gli altri senza diventare per questo spregevoli, giacché non si dovrà adularli e neppure divertirli troppo, così come sarà importante non censurarli e nemmeno tediarli, ecco i quattro scogli in cui ci si incaglia e da cui l’uomo civile si tiene lontano</ref>, la necessità di vivere appartato e di dissimulare.
 
Per un certo verso, Caraco si può anche definire un [[dandy]], vista la sua volontà di distinguersi e di creare - attraverso la ricercatezza linguistica, l'uso di arcaismi, avversione per la massa<ref name=breviario2>"Le città che abitiamo sono scuole di morte, perché sono disumane. Ognuna di esse è diventata il ricettacolo del frastuono e del tanfo, poiché ognuna è diventata un caos di edifici, dove ci ammassiamo a milioni, smarrendo le nostre ragioni di vita. Sventurati senza scampo, sentiamo di esserci cacciati, volenti o nolenti, nel labirinto dell'assurdo, da cui non usciremo che morti, giacché il nostro destino è di continuare a moltiplicarci, unicamente per morire innumerevoli. A ogni giro di ruota le città che abitiamo avanzano impercettibilmente una incontro all'altra, aspirando a confondersi: è una corsa al caos assoluto, nel frastuono e nel tanfo. A ogni giro di ruota il prezzo dei terreni sale, e nel labirinto che divora lo spazio libero la rendita degli investimenti erige, giorno per giorno, centinaia di muri. È necessario che il denaro frutti e le città che noi abitiamo avanzino, quindi è giusto che a ogni generazione le case raddoppino di altezza, dovesse pure venire a mancare l'acqua un giorno su due. I costruttori aspirano solo a sottrarsi al destino che ci preparano andando a vivere in campagna [...] Noi aspettiamo che la scienza faccia miracoli e presto ne esigeremo l'impossibile, ma essa è superata dalle nostre necessità e mai più sarà in grado di soddisfarle, siamo in molti miliardi di troppo a chiedere il Paradiso in Terra, ed è l'Inferno quello che rendiamo inevitabile, con l'aiuto della nostra scienza, sotto il bastone dei nostri pastori imbecilli" (Breviario del caos).</ref>, [[nostalgia]] di epoche passate e la volontà di non "mischiarsi" al resto degli uomini - una propria dimensione indipendente e [[Autarchia (filosofia)|autosufficiente]].
 
Numerose sono anche le influenze [[Cinismo|ciniche]] e [[Stoicismo|stoiche]] che si trovano nella filosofia di Caraco, a partire dall'ideale del saggio come entità indipendente e come esempio di virtù [[Ascesi|ascetica]] e casta<ref>Riguardo alla sessualità, si considerava un «monaco civile» (Agonie, 16), ammirava il celibato dei preti (Confession, 200): «il desiderio non ha nulla di onorevole, il piacere non ha nulla di sublime» (Agonie, 248); «Sono un puritano e disprezzo la dissolutezza» (Incertitude, 142). «Niente gatto, niente cane, niente amante, niente donna»; «La compagnia delle femmine, lo confesso, mi annoia; quasi tutte mi sembrano brutte e stupide» (Confessione, 164); «Ho mai avuto un gusto per i ragazzi? Non ne so niente, e non sono tutto curioso di queste scoperte» (Confessione, 50). «Ho avuto pochissimi rapporti di esperienza con le donne, di solito povere [[Prostituzione|donne di strada]]» (Agonia, 89); «quelle rare creature che ho pagato per sopraffare non mi hanno scaldato il sangue» (Confessione, 50). Il desiderio sessuale gli era insopportabile: «L'ultima goccia di miseria: la tentazione carnale!» confidò nel maggio 1963, «mi strangolerò dalla rabbia!» (Agonia, 191). Quando queste crisi accadono, «ho bisogno di liberarmi» (Confessione, 26 e 56), cercando «un'autoerosione spudorata e breve» (Agonia, 238), seguendo l'esempio dei «filosofi misantropi che preferivano le proprie mani alle gambe delle signore» (Agonie, 67). «Odio il mio fallo più di ogni altra cosa, e mille volte di più... L'ho bruciato, l'ho tagliato, l'ho affettato» (Agonie, 135). Tra le sue rare aspirazioni positive si noterà l'espressione discreta ma ricorrente del suo amore per la campagna e il giardino. «Vorrei vivere in campagna e avere una casa in mezzo a un giardino e passare le mie serate a lavorare la terra» (Ma confession, 27); «</ref> (l'idea di [[castità]] e continenza, in particolare l'[[antinatalismo]], viene infatti ribadita a più riprese da Caraco, convinto che il mondo sia già [[Sovrappopolazione|eccessivamente popolato]], e che dunque procreare sia dannoso e inutile). {{Citazione|I nostri destini sonnecchiano negli occhi delle vergini più innocenti, nell'ombra delle giovani più incantevoli la schiavitù avanza in armi, l'illusione rinasce a ogni generazione e gli amplessi la perpetuano, da secoli e millenni il solo rimedio è la continenza.|A. Caraco, ''Post mortem'', cit., p. 85}}
{{quote|Beati i morti. E tre volte miseri coloro che, in preda alla follia, generano! Beati i [[Castità|casti]]! Beati gli [[Sterilità|sterili]]! Beati anche coloro che preferiscono la [[lussuria]] alla [[fecondità]]! Oggi gli [[Onanismo|Onanisti]] e i [[Sodomia|Sodomiti]] sono meno colpevoli dei padri e delle madri di famiglia, perché i primi distruggeranno se stessi e i secondi distruggeranno il mondo, a forza di moltiplicare le bocche inutili. [...] Un mondo popolato da Onanisti e da Sodomiti sarebbe meno miserabile del nostro, questa è la verità.|Breviario del caos}}
{{quote|Per quanto odi l'[[orgasmo]] sessuale, godo dello stato di contemplazione e trasporto, di calma ed estasi, di certezza e vertigine, dove mi ritrovo altro diventando me stesso, a volte per tre ore. Che cosa c'è accanto a questa felicità, l'epilessia di una carne scossa per tre minuti?|''Ma confession'', p. 27}}
 
Caraco è collegabile allo stoicismo anche per l'idea del suicidio come atto naturale se razionalmente motivato, ad esempio dal fatto di aver esaurito il proprio compito o per non compromettere la propria integrità.<ref>Si veda [[Seneca]]: "Bene autem mori est effugere male vivendi periculum. [...] Eadem illa ratio monet, ut, si licet, moriaris quemadmodum placet." («Morire bene significa sfuggire al pericolo di vivere male. (...) La ragione stessa ci esorta a morire in un modo, se è possibile, che ci piace.») in ''Lettere a Lucilio'', libro VIII, 70, 6 e 28)</ref>
 
Caraco può essere paragonato a diversi autori simili<ref>{{cita web |url=http://www.goodreads.com/book/show/1818603.Breviario_del_caos | titolo=Breviario del caos | accesso=29 maggio 2014}}</ref>: su tutti [[Louis-Ferdinand Céline]] (seppur su versanti politici diversi visto l'[[antisemitismo]] di quest'ultimo) ed [[Emil Cioran]], per la "violenza compressa" che scaturisce nell'eleganza provocatoria dei suoi scritti. Cioran invece non stimava molto Caraco come filosofo, si disse "esasperato" dalle sue lodi e dediche; al contrario del franco-uruguaiano che lo ammirava, anche probabilmente per quella che giudicava mancanza di ironia e, secondo lui, di [[Scetticismo filosofico|scetticismo]] sulle proprie posizioni, proclamate come verità nonostante si dichiarasse egli stesso scettico, e giudicandone le opere ben scritte ma vuote<ref>«Caraco per anni mi ha inviato i suoi libri con dediche lunghe e solenni nelle quali diceva che lui e io eravamo i “grandi incompresi” del nostro tempo. In questo modo ha finito coll’esasperarmi, e un giorno li ho gettati nella spazzatura. Ho letto recentemente ''Madame mère est morte'': è notevole, ma gli altri libri erano splendidamente scritti e vuoti» (E. Cioran, ''Mon cher ami. Lettere a [[Mario Andrea Rigoni]]'', edizioni Il Notes Magico, 2007, pp. 76-77); "Un autore che scrive in Svizzera libri improbabili, di cui nessuno parla, mi manda l'ultimo in ordine di tempo e nella dedica mi scrive che siamo entrambi "misconosciuti"... Il che, forse, è vero; ma lui è ricco, e non ha bisogno di essere riconosciuto, non deve scrivere prefazioni per vivere, può limitarsi ai suoi vaneggiamenti." (E. Cioran, ''Quaderni 1957-1972'', Adelphi)</ref>; può essere accostato anche ad [[Arthur Schopenhauer]], [[Nicolás Gómez Dávila]], [[Thomas Bernhard]], [[Philipp Mainländer|Mainländer]], [[Giacomo Leopardi|Leopardi]], [[Guido Ceronetti]] (ammiratore esplicito di Caraco), [[Drieu La Rochelle]], [[Nietzsche]] (per il tono profetico e contestatorio dei valori comuni), [[Baudelaire]], [[Paul Celan|Celan]]<ref name=marullo/>, [[Albert Camus|Camus]]<ref name=marullo/> (nella prima fase del suo pensiero) e ad altri scrittori e filosofi [[Pessimismo|pessimisti]] oppure collegati alla [[rivoluzione conservatrice]] quali [[Oswald Spengler|Spengler]] (si veda il suo testo ''[[Il tramonto dell'occidente]]'') e [[Heidegger]] riguardo alla tematica [[Esistenzialismo|esistenzialista]] dell{{'}}''[[Martin Heidegger#Essere per la morte|essere-per-la-morte]]''.
Come alcuni di questi - Céline in particolare - Caraco mostra dei tratti politici [[Reazione (politica)|reazionari]], [[Controrivoluzione|controrivoluzionari]], fortemente [[Misantropia|misantropici]], [[Elitismo|elitisti]] e [[Conservatorismo|conservatori]]; Caraco si definisce anche a [[Legittimismo|favore della monarchia]] nonché "[[razzista]] e [[Colonialismo|colonialista]]"<ref>"Sono razzista e sono colonialista." (''Ma confession'', p. 141)<br>"Non nascondo che professo il pessimismo e ammetto di essere un partigiano della reazione" (Journal de 1969, p. 104)<br>"La conservazione di una bella poltrona per me conta più che l'esistenza di parecchi bipedi dalla voce articolata" (Agonie, p. 237)<br>«Prima ristabiliamo la [[Ancien Regime|monarchia]], meglio è» (Agonie, p. 37)<br>«Ecco le specie di aborti che formano l'umanità comune, sembra che siano nostri fratelli»<br>"Qual è di gran lunga l'idea più falsa? L'[[Egualitarismo|uguaglianza]]" (Agonie, pp. 233, 279)<br>"La [[pena di morte]], io l'approvo", Agonia, p. 59)<br>"Parigi è già piena di [[arabi]] e di [[Negro|negri]], un altro poco e saremmo come in Brasile" (1969)</ref>, e sostenitore dell'[[eugenetica]].
{{quote|La mia buona coscienza è un abisso e soprattutto essendo ebreo mi sembra che la maggior parte delle nazioni meritino di essere sterminate, almeno un buon terzo e perché no? Noi abbiamo fornito il [[Olocausto|nostro contingente]], altri devono pagare e ne sarei felice, in fede, se l'universo fosse pieno di forni ardenti, di [[campi di concentramento]] fatiscenti, di popoli deportati e morenti, e me ne frego di piacere agli altri.|Journal, 1969, p. 118}}
Anticipa anche le idee che saranno espresse da [[Pascal Bruckner]]:
{{quote|Gli Africani e gli Asiatici hanno scoperto il [[Nazionalismo]], e non sono estranei al [[Razzismo contro i bianchi|Razzismo]], quella gente segue le nostre orme, e se aspettiamo che si disingannino, diventeremo loro servi o loro vittime, le nostre donne saranno le loro prostitute e i nostri beni il loro bottino. Non ci perdoneranno di averli umiliati senza poi sterminarli, non ci perdoneranno di averli costretti ad abdicare nella speranza di vincerci, ci vinceranno, se avremo ragione troppo presto, essi si giovano tanto dei nostri spirituali, all’ombra dell'ecumenismo, quanto dei nostri intellettuali, sotto il manto dell’obiettività: siamo perduti, se cadiamo nella trappola. Parliamo di fraternità e dimentichiamo che di fronte a noi abbiamo dei mendicanti e dei vendicatori, brutti, malsani, viziosi, crudeli e dispotici, più cattivi dei peggiori di noi e più bugiardi dei nostri sofisti più incalliti.|Post mortem}}
 
Ambiguo il suo rapporto con la [[Francia]]: fu grande ammiratore della [[storia francese]] passata, quanto ai limiti della [[francofobia]] nei confronti della Francia contemporanea (nata dalla [[rivoluzione francese]], pur essendo benevolo verso [[Napoleone]]), specialmente dopo il [[Rivoluzione di luglio|1830]].<ref>"Io sono un erede delle immortali tradizioni di Francia" (Agonie, 86)<br>"L'epoca in cui i francesi diedero il loro meglio, tra [[Luigi XIV]] e il primo [[Napoleone]]" (L'uomo di lettere, 115)<br>"Dal 1600 al 1800... in quei tempi la Francia aveva uno stile" (Incertezza, 167)<br>"Dal 1650 al 1775... abbiamo raggiunto quell'armonia dove la grandezza non schiaccia e la misura non comprime" (Agonia, 33)<br>"Morirò francofobo. [...] Non sono uno scrittore francese, non mi sento tale. [...] Albert Caraco non è francese, non si sente francese e ha poca stima della Francia” (Agonie, pp. 62, 270)</ref> Alcuni suoi passi paiono anche rimandare ad una sorta di [[anarchismo]] "distruttore" [[Individualismo|individualista]] alla [[Max Stirner]] o al nichilismo attivo del citato Nietzsche, come unica speranza di ricostruire un qualche temporaneo ordine, gli [[Dio è morto|dèi morti]] con divinità nuove per la maggioranza.<ref>"Ci occorre una Rivelazione nuova […] Gli Anarchici e i Nichilisti sono gli ultimi uomini ragionevoli e sensibili fra i sordi, che marciano, e i ciechi, che militano, ma non basta aver ragione nel secolo attuale, né basta essere sensibili per cambiare qualcosa, bisogna sostituire l’ordine con un ordine e non con un disordine, e la morale con una morale, non con l’immoralità, e così la fede con una fede, non semplicemente con un vuoto, e gli dèi morti con le divinità nascenti. Non abbiamo bisogno di agitatori, abbiamo bisogno di profeti, abbiamo bisogno di genii religiosi adatti al nostro tempo, alle nostre opere [...] perché il futuro non ha precedenti e l’universo non ha più ripari".</ref>
 
===Le altre opere===
Caraco è anche autore di saggi di diversa intonazione, riguardanti l'[[estetica]], l'[[arte]], la [[Società (sociologia)|società]] e la [[filosofia della storia]], come ''L'homme de lettres'', ''L'uomo di mondo'', ''Supplemento alla [[psychopathia sexualis]]'' ([[parodia]] e [[satira]] del testo scientifico di [[Richard von Krafft-Ebing]]), su cui si notano gli influssi letterari di [[Raymond Queneau|Queneau]], di [[Louis-Ferdinand Céline|Céline]] e del [[Nichilismo#Nichilismo morale|nichilismo amorale]], [[Determinismo|determinista]] e [[Libertino (sociologia)|libertino]] del [[marchese de Sade]] con una forte venatura [[anticlericale]] e iconoclasta,<ref name=caso>«Un tale è affetto da [[priapismo]], da più generazioni ereditario nella sua famiglia. Vuole, nonostante questo, farsi [[Presbitero|prete]], entra in [[seminario]] riuscendo a dissimulare il suo stato, si abbandona al [[fanatismo]] e al [[misticismo]] al fine di correggerlo, riceve gli ordini senza tradirsi, ma non riesce a cambiare. In altri luoghi, in altri tempi, presso gli [[indù]] e i [[musulmani]] di epoca remota, sarebbe divenuto santo per eccellenza, avrebbe avuto la sua corte di donne deluse o sterili, se ne sarebbe andato in giro tutto nudo, gli avrebbero baciato pubblicamente la [[Linga|verga]] chiamandolo l’Amico del Cielo, sarebbe entrato in ogni casa, le madri e le figlie si sarebbero offerte al suo [[Pene|membro]], i padri e i figli non avrebbero mai osato rifiutargli [[Sodomia|i propri fondelli]].[...]<br> Un tale è uscito da una famiglia che ha dei saldi princìpi, non ricorda d’aver mai perso la messa di domenica né la comunione a Pasqua, la madre è beghina, il padre ha un’amante, a differenza della moglie che è per giunta frigida. In un paese cattolico una famiglia simile formava un tempo l’armatura dell’ordine, un ordine in cui il marito non era mai l’amico della moglie, e il prete si incaricava di consolar la sposa, e il marito di consolar l’amante. Si ammetterà che un individuo sensibile e ragionevole, proveniente da ambienti simili, non può non esser anticlericale, è un effetto nato dalla riflessione sull’evidenza stessa e sull’impossibilità in cui ci si trovava allora di incontrare fanciulle oneste che non fossero potenzialmente megere. La [[Chiesa cattolica|Chiesa]] è riuscita nei secoli dei secoli a fare miliardi e miliardi di infelici, ed è per questo che i sessuologi sono i vendicatori della specie. Il tale ha meditato l’opera di [[Freud]], e poiché appartiene a una famiglia che ha dei princìpi, ne ha afferrato il senso e i sottintesi, non ha avuto bisogno della famosa lettera in cui Freud, toltasi la maschera, ha finito con il professare l’odio per la Chiesa, ha capito quel che [[Carl Gustav Jung|Jung]] aveva certamente subodorato, per rompere infine con il maestro. Quel tale vorrebbe che i preti fossero sposati, e il più presto possibile, e anche vescovi, arcivescovi e cardinali, vorrebbe che il papa avesse la sua papessa e che ogni convento ospitasse sia uomini che donne, così da procreare tanti fraticelli e monachine, teme i maschi solitari e le femmine sia frigide che pulzelle: sono mostri, che attendono il momento di manifestarsi, e preferibilmente nell’orrore. È convinto che tutte le fornicazioni assommate siano meno funeste delle virtù militanti, in cui la buona causa funge da pretesto onorevole per il dispiegarsi delle nostre passioni inconfessabili. Non aggiunge altro, si dichiara ateo, il [[Baal]] della Chiesa lo colma di disgusto, avrebbe preferito divinità [[Itifallico|itifalliche]] e preti fatti a loro somiglianza.» (A. Caraco, ''Supplemento alla psychopathia sexualis'' "Caso 6", e "Caso 141")</ref> ma anche con ragionamenti filosofici simili, secondo i quali qualsiasi cosa si faccia, ci si pentirà, quindi non fare nulla o fare sono equivalente; perciò, contrariamente alla sua vita e ai suoi altri scritti sulla rinuncia, qua Caraco descrive implicitamente un [[libertinismo]] [[Edonismo|edonista]] come possibilità alternativa: {{quote|Un tale proclama che l'ultima parola della saggezza [[Socrate|socratica]] è racchiusa nella proposizione secondo cui si finirà, [qualunque] cosa si faccia, per rimpiangere quel che si è fatto, e nell'interiezione secondo cui la vita è spaventosa. C’è di che guarire dai loro scrupoli gli uomini più delicati, e dai rimorsi quelli più viziosi: si tratta della più bella lezione di cui l’interessato abbia memoria.|A. Caraco, ''Supplemento alla psychopathia sexualis'', "Caso 21"}}
{{quote|Un tale è uscito da una famiglia che ha dei saldi princìpi, [...] si ammetterà che un individuo sensibile e ragionevole, proveniente da ambienti simili, non può non esser [[anticlericale]], è un effetto nato dalla riflessione sull’evidenza stessa e sull’impossibilità in cui ci si trovava allora di incontrare fanciulle oneste che non fossero potenzialmente megere. La [[Chiesa cattolica|Chiesa]] è riuscita nei secoli dei secoli a fare miliardi e miliardi di infelici, ed è per questo che i sessuologi sono i vendicatori della specie [...] vorrebbe che i preti fossero sposati, e il più presto possibile, e anche vescovi, arcivescovi e cardinali, vorrebbe che il papa avesse la sua papessa e che ogni convento ospitasse sia uomini che donne, così da procreare tanti fraticelli e monachine, teme i maschi solitari e le femmine sia frigide che pulzelle: sono mostri, che attendono il momento di manifestarsi, e preferibilmente nell’orrore. È convinto che tutte le fornicazioni assommate siano meno funeste delle virtù militanti, in cui la buona causa funge da pretesto onorevole per il dispiegarsi delle nostre passioni inconfessabili. Non aggiunge altro, si dichiara ateo, il [[Baal]] [[Dio (cristianesimo)|della Chiesa]] lo colma di disgusto, avrebbe preferito divinità [[Itifallico|itifalliche]] e preti fatti a loro somiglianza.|ibidem, "Caso 141"<ref name=caso/>}}
 
==Ricezione dell'opera in italiano==
Solamente cinque opere hanno avuto una traduzione italiana: ''Post mortem'' e ''Breviario del Caos'' pubblicati dalla casa editrice [[Adelphi]], ''Supplemento alla psychopathia sexualis'', pubblicato da [[SE (casa editrice)|ES]], ''L'homme de lettres'' e ''L'uomo di mondo'' pubblicate da Guida.
 
== Opere principali ==
* ''Le livre des combats de l'âme'' (1949)
* ''L'école des intransigeants. Rébellion pour l'ordre'' (1952)
* ''Le désirable et le sublime. Phénoménologie de l'Apocalypse'' (1953)
* ''Foi, valeur et besoin'', Paris 1957;
* ''Apologie d'Israël'', vol. 1: Plaidoyer pour les indéfendables (1957), vol. 2: La marche à travers les ruines (1957)
* ''Huit essais sur le mal'' (1963, 1979)
* ''Le tombeau de l'histoire'' (1966, 1976)
* ''Les races et les classes'' (1967)
* Post mortem (1968), ('''''Post mortem''''', trad. it. di Tea Turolla, Adelphi, Milano 1984)
* ''Le galant homme. Un livre de civilité'' (1967) ('''''L'uomo di mondo''''', trad. di Pippo Vitiello, Napoli, Guida, Napoli 1993)
* ''La luxure et la mort: relations de l'ordre et de la sexualité'' (1968);
* ''L'ordre et le sexe'' (1970);
* ''Obéissance ou servitude?'' (1974)
* ''Ma confession'', Lausanne (1975)
* ''L'homme de lettres: un art d'écrire'' (1975) ('''''L'uomohomme dide letterelettres''''', a cura di Anita Tatone, GuidaNapoli, NapoliGuida, 1999)
* ''Bréviaire du chaos'' (1982) ('''''[[Breviario del caos]]''''', trad. di Tea Turolla, AdelphiMilano, MilanoAdelphi, 1998)
* ''Supplément à la «Psychopathia sexualis»'' (1983) ('''''[[Supplemento alla Psychopathia sexualis]]''''', a cura di Anita Tatone Marino, Guida, Napoli 1991; trad. di Giulia Alfieri, Milano, ES, Milano 2005)
* ''Ecrits sur la religion'' (1984)
* ''Semainier de l'incertitude'' (1994)
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Anita Tatone]] Marino, ''L'arco dell'esilio. Saggio su Albert Caraco'', Napoli, Università degli studi di Napoli L'Orientale, Napoli, 2003.
* [[Corrado Badocco]], ''Albert Caraco'', in [[Virgilio Melchiorre]] (a cura di), ''Enciclopedia filosofica'', BompianiMilano, MilanoBompiani, 2006, vol. 2.
* [[Vladimir DimitijevicDimitrijevic]], ''Nota'', in Albert Caraco, ''Post Mortem'', AdelphiMilano, MilanoAdelphi, 1984, pp.&nbsp;121–130.
* [[Franco Volpi (filosofo)|Franco Volpi]], ''Il Nichilismo, Laterzanichilismo'', Roma-Bari, Laterza, 2004, pp.&nbsp;129–132.
* Sarah Dierna, [https://www.vitapensata.eu/wp-content/uploads/2024/05/VP30_Dierna_Caraco.pdf Albert Caraco] (Vita Pensata, anno XIV, n. 30, maggio 2024).
 
== CollegamentiAltri esterniprogetti ==
{{interprogetto}}
* {{cita web|http://albertcaraco.free.fr/|Site Albert Caraco|lingua=fr}}
* {{cita web|http://www.apophtegme.com/IDEES/caracoca.pdf|Le Bréviaire du Chaos|lingua=fr}}
* {{cita web|http://illusioncity.net/albert-caraco/|An Essay About Albert Caraco|lingua=en}}
* {{cita web|http://caraco.canalblog.com/|Studia Caracoana|lingua=fr}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://albertcaraco.free.fr/|titolo=Site Albert Caraco|lingua=fr}}
* {{cita web|url=http://www.apophtegme.com/IDEES/caracoca.pdf|titolo=Le Bréviaire du Chaos|lingua=fr}}
* {{cita web|url=http://illusioncity.net/albert-caraco/|titolo=An Essay About Albert Caraco|lingua=en}}
* {{cita web|url=http://caraco.canalblog.com/|titolo=Studia Caracoana|lingua=fr}}
* {{cita web|https://individualismoanarchico.blogspot.com/2012/12/breviario-del-caos-parte-prima.html|titolo=''Breviario del caos'' (parte prima, non completa)|lingua=it}}
* {{cita web|https://individualismoanarchico.blogspot.com/2012/12/breviario-del-caos-perte-seconda.html|titolo=''Breviario del caos'' (parte seconda, non completa)|lingua=it}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|filosofia|letteratura}}
 
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