Presidenza di Thomas Jefferson: differenze tra le versioni
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| Nome = Presidenza Thomas Jefferson
| Immagine = Jefferson Portrait West Point by Thomas Sully.jpg
| Didascalia = Il presidente Jefferson in un dipinto di [[Thomas Sully]]
| Stato = USA
| Presidente = [[Thomas Jefferson]]
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| DataGiuramento = 4 marzo [[1801]]
| DataNuovoGoverno = 4 marzo [[1809]]
| Precedente = [[Presidenza di John Adams|Presidenza
| Successivo = [[Presidenza di James Madison|Presidenza Madison]]
}}
{{citazione|Se per entrare in [[paradiso]] dovessi essere costretto ad appartenere a un [[partito politico]], rinuncerei ad entrarvi... Sebbene la volontà della maggioranza debba sempre imporsi, questa volontà dev'essere ragionevole per potersi considerare giusta. Ogni divergenza di opinioni non è una diversità di princìpi.|
La '''presidenza di [[Thomas Jefferson]]''' ebbe inizio il 4 marzo
Jefferson entrò in carica deciso a rivedere molte delle leggi del programma federalista votate negli anni 1790. La sua presidenza ridusse le tasse, le spese governative e il [[debito pubblico]] e abrogò gli ''[[Alien and Sedition Acts]]''.
Negli affari di [[politica estera]] i principali sviluppi furono il gigantesco [[acquisto della Louisiana]] da [[Primo Impero francese|Napoleone]] nel 1803, l'[[embargo del 1807]] contro il [[Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda|Regno Unito]] e la stessa Francia, ed il peggioramento delle relazioni con la Gran Bretagna, mentre gli Stati Uniti cercavano di rimanere neutrali durante le [[guerre napoleoniche]] che stavano travolgendo l'Europa.
Creò l'[[United States Military Academy|Accademia militare]], usò la [[United States Navy|Marina militare]] per proteggere il naviglio mercantile dai [[pirati]] degli [[Stati barbareschi]] del [[Nordafrica]] e sviluppò un piano per proteggere i porti degli Stati Uniti da un'eventuale invasione straniera mediante l'utilizzo di piccole [[cannoniera|cannoniere]] (progetto che si rivelerà però inutile quando scoppiò la [[guerra anglo-americana]]). Autorizzò inoltre la [[spedizione di Lewis e Clark]] per esplorare il [[Territorio della Louisiana]] e il [[Nord-ovest Pacifico]].
Nel corso del suo secondo mandato l'attenzione del presidente si concentrò sul procedimento penale a carico dell'ex [[vicepresidente degli Stati Uniti d'America|vicepresidente]] [[Aaron Burr]] accusato di [[alto tradimento]] - ma che si concluse con un'assoluzione piena - e sulla questione dello [[schiavismo]], in particolare la [[tratta atlantica degli schiavi africani]] la cui importazione dall'estero [[abolizione della tratta degli schiavi|venne abolita]]. Nel 1806 denunciò il [[commercio internazionale]] di schiavi come una "violazione dei [[diritti umani]]" e chiese al [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] di renderlo illegale; fu così approvata l'anno seguente una legge che vietava l'importazione di schiavi (''[[Act Prohibiting Importation of Slaves]]'').
[[File:Thomas Jefferson's signature.svg|thumb|La firma autografa del presidente Jefferson.]]
Le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Gran Bretagna dominarono invece gli ultimi anni della presidenza, quando la [[Royal Navy]] britannica cominciò ad intimorire le navi statunitensi fino al punto di attaccarle apertamente. Jefferson rifiutò la prospettiva di una guerra, preferendo le minacce economiche e gli embarghi, che alla fine danneggiarono più gli stessi Stati Uniti che l'[[impero britannico]]. Le dispute continuarono anche dopo che Jefferson lasciò l'incarico, portando alla fine alla [[guerra anglo-americana]] del 1812.
Il giudizio su Jefferson è stato altalenante negli anni. Come risultato del suo contributo nel plasmare la filosofia politica repubblicana della nazione, è comunque costantemente inserito a primi posti nelle indagini degli storici accademici e dei politologi come uno dei presidenti più stimati della nazione (vedi [[classifica storica dei presidenti degli Stati Uniti d'America]]).
== Elezioni presidenziali del 1800 ==
[[File:Flag of the United States (1795-1818).svg|thumb|La [[bandiera degli Stati Uniti d'America]] a 15 stelle.]]
{{vedi anche|Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1800}}
{{citazione|Siamo tutti Federalisti, siamo tutti Repubblicani|Thomas Jefferson<ref>Citato in Robert Dallek ''JFK, una vita incompiuta'' Mondadori 2004, pag. 359</ref>.}}
Jefferson era già stato candidato alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1796|elezioni presidenziali del 1796]] come Repubblicano-Democratico, finendo secondo nel conteggio dei [[Collegio elettorale degli Stati Uniti d'America|grandi elettori]] dietro al Federalista [[John Adams]]; le regole allora in vigore lo facevano quindi diventare il [[Vicepresidente degli Stati Uniti d'America|vicepresidente]]<ref>Wood, 2009, pp. 211–212.</ref>. In tale ruolo si oppose fermamente al programma dei Federalisti, tra cui gli ''[[Alien and Sedition Acts]]'', e la nazione si divise sempre più tra i due schieramenti. Jefferson e Adams furono ancora una volta i principali candidati presidenziali dei loro rispettivi partiti anche alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1800|elezioni presidenziali del 1800]]; [[Aaron Burr]] era il candidato alla vicepresidenza di Jefferson<ref>Wood, 2009, pp. 277–278.</ref>. La [[campagna elettorale]] del presidente in carica fu molto indebolita dalle tasse impopolari e dalle feroci lotte interne al proprio [[partito politico]] sulla sua condotta nella [[Quasi-guerra]]<ref>[[#Bernstein03|Bernstein, 2003]], pp. 126–28; [[#McCullough|McCullough, 2001]], p. 556.</ref>. I Repubblicani-Democratici accusarono i Federalisti di essere segretamente favorevoli alla [[monarchia]], mentre questi ultimi accusarono Jefferson di essere un [[libertino (sociologia)|libertino]] senza [[dio]] schiavo dei francesi<ref>[[#McCullough|McCullough, 2001]], pp. 543–44.</ref>.[[File:ElectoralCollege1800.svg|thumb|I risultati elettorali.]]
Con il sistema elettorale in vigore al tempo, i membri del [[Collegio elettorale degli Stati Uniti d'America|Collegio elettorale]] potevano votare per due nomi contemporaneamente per la carica di presidente; in caso di pareggio, sarebbe stata allestita un'elezione speciale da parte della [[Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti|Camera dei rappresentanti]]. Jefferson e Burr ricevettero 73 voti elettorali, mentre Adams concluse al terzo posto con 65 preferenze<ref>Wood, 2009, pp. 278–279.</ref>. La Camera, ancora controllata dai Federalisti, si riunì nel febbraio del 1801 per scegliere tra Jefferson e Burr; sebbene alcuni Federalisti preferissero Burr, il loro [[leadership|leader]] [[Alexander Hamilton]] preferiva di molto Jefferson. Al trentaseiesimo scrutinio un numero sufficiente di deputati federalisti si astenne dal voto per consentire a Jefferson di vincere<ref>Wood, 2009, pp. 283–285.</ref>. Jefferson considerò il successo ottenuto come "la seconda rivoluzione americana", e sperò di trasformare il paese limitando al massimo i compiti del [[governo federale degli Stati Uniti d'America|governo federale]] e indebolendo il potere delle [[élite (sociologia)|élite]]<ref>Appleby, 2003, pp. 4–5</ref>.
== Insediamento ==
{{vedi anche|Insediamento del presidente degli Stati Uniti d'America}}
La cerimonia inaugurale della nuova presidenza si tenne il 4 marzo 1801, essa fu la prima a svolgersi nella nuova capitale della nazione, [[Washington]]<ref name=Congress>{{Cita web|titolo= Inauguration of President Thomas Jefferson, 2001
|url= http://inaugural.senate.gov/history/chronology/tjefferson1801.cfm
|editore= Joint Congressional Committee on Inaugural Ceremonies
|accesso= 22 gennaio 2009
|urlmorto= sì
|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20090120211451/http://inaugural.senate.gov/history/chronology/tjefferson1801.cfm
|dataarchivio= 20 gennaio 2009
}}</ref>. Quella mattina una [[compagnia (unità militare)|compagnia]] di [[artiglieria]] a [[Capitol Hill]] sparò una salva di colpi di cannone per dare il benvenuto allo spuntar del giorno; per la prima volta il nuovo presidente consegnò una copia del proprio discorso ad un [[giornale]], il ''[[National Intelligencer]]'', affinché fosse pubblicato subito dopo essere stato pronunciato<ref name=Hayes>{{Cita libro|nome=Kevin J. |cognome=Hayes |titolo=The Road to Monticello: The Life and Mind of Thomas Jefferson |url=https://books.google.com/books?id=MFSm22FPS-sC |editore=Oxford University Press US |anno=2008 |isbn=978-0-19-530758-0 |capitolo=The First Inaugural Address}}</ref>. Il discorso di Jefferson constava di 1.721 parole, lette nell'aula del [[Senato degli Stati Uniti|Senato]] al [[Campidoglio (Washington)|Campidoglio]]. Jefferson non aveva una grande voce e il pubblico riuscì a malapena a catturare le sue parole, che chiedevano l'[[unità nazionale]]. Il discorso venne quindi ampiamente ristampato e celebrato dai Democratici-Repubblicani in tutto il paese come un enunciato chiaro dei principi del partito<ref>Peterson, 1970, pp. 655–59.</ref>. Il giuramento del presidente venne officiato dal [[Presidente della Corte suprema degli Stati Uniti d'America|presidente della Corte suprema]] [[John Marshall]]<ref name=Congress/>. Il presidente uscente [[John Adams]] aveva lasciato la capitale quello stesso giorno e non fu presente alla cerimonia<ref>Appleby, 2003, pp. 5–6</ref>.
== Presidenza ==
{{citazione|Thomas Jefferson: un gentiluomo in grado di calcolare un'[[eclissi]], valutare una proprietà, legare un'[[arteria]], progettare un edificio, dibattere una causa in aula, domare un cavallo, ballare un [[minuetto]] e suonare il [[violino]]|[[John Fitzgerald Kennedy]], 1961<ref>Citato in Robert Dalleck ''JFK, una vita incompiuta'' Mondadori 2004, pag. 361.</ref>}}
=== Cronologia ===
Gli avvenimenti salienti della presidenza Jefferson furono:
; 1801
*
*
*
*
* morte del primo [[Presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti d'America|presidente della Camera dei rappresentanti]] [[Frederick Muhlenberg]];
[[File:United States land claims and cessions 1782-1802.png|thumb|Gli Stati Uniti fino al 1802.]]
; 1802
*
*
; 1803
* [[acquisto della Louisiana]] dal [[primo Impero francese]];
* sentenza [[Marbury contro Madison]];
* ammissione dell'[[Ohio]] nell'Unione;
* firma del [[trattato di Vincennes]];
* morte di [[Samuel Adams]], uno dei [[Padri fondatori degli Stati Uniti d'America]];
; 1804
*
*
*
* [[spedizione di Lewis e Clark]];
* [[duello Burr-Hamilton]], con conseguente morte dell'ex ministro [[Alexander Hamilton]];
* [[trattato di Saint Louis]];
* [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1804|elezioni presidenziali]];
[[File:United States 1805-01-1805-07.png|thumb|upright=1.8|Gli Stati Uniti nel 1805.]]
; 1805
*
*
*
; 1806
*
*
*
*
*
*
*
; 1807
* [[USS Chesapeake (1799)|affare Chesapeake-Leopard]];
* [[embargo del 1807]];
; 1808
* [[abolizione della tratta degli schiavi]];
* vittoria di [[James Madison]] alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1808]];
; 1809
* creazione del [[territorio dell'Illinois]];
* fondazione dell'Università Miami;
* insediamento della [[presidenza di James Madison]].
=== Gabinetto ministeriale ===
{{vedi anche|Gabinetto degli Stati Uniti d'America|Governo federale degli Stati Uniti d'America}}
; Partiti politici:
{{legend2|#AACC99|[[Partito Democratico-Repubblicano|Democratico-Repubblicano]]|border=1px solid #AAAAAA}}
{{legend2|#FA9978|[[Partito Federalista (Stati Uniti d'America)|Federalista]]|border=1px solid #AAAAAA}}
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| 4 marzo 1809
|-
| rowspan="2" | [[File:US Vice Presidents Seal 1948 EO illustration.jpg|link=
| rowspan="2" | [[Vicepresidente degli Stati Uniti d'America|Vicepresidente]]
| style="background: #AACC99;" |
| [[File:John Vanderlyn - Official Portrait of Vice President Aaron Burr.jpg|center|120px]]
| [[Aaron Burr]]
| 4 marzo 1801
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| style="background: #AACC99;" |
| [[File:George Clinton by Ezra Ames.jpg|center|120px]]
| [[George Clinton (
| 4 marzo 1805
|
|-
! colspan="6" bgcolor="#000000" |
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| rowspan="2" | [[File:US Department of State seal letterhead.png|link=Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America|130x130px]]
| rowspan="2" | [[Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America|Segretario di Stato]]
| style="background: #AACC99;" |
| [[File:
| [[Levi Lincoln Senior]]
| 5 marzo 1801
| 1
|-
| style="background: #AACC99;" |
| [[File:
| [[James Madison]]
| 2 maggio 1801
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|-
| rowspan="2" | [[File:US-DeptOfTheTreasury-Seal-AltColorsShaded.svg|link=Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d'America|130x130px]]
| rowspan="2" | [[Segretario al
| style="background: #EA9978;" |
| [[File:Samuel Dexter.jpg|center|120px]]
| [[Samuel Dexter]]
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|-
| [[File:Seal of the United States Department of War.png|link=Dipartimento della guerra degli Stati Uniti d'America|130x130px]]
| [[Segretario alla Guerra degli Stati Uniti d'America|Segretario alla Guerra]]
| style="background: #AACC99;" |
| [[File:Gilbert Stuart - Major-General Henry Dearborn
| [[Henry Dearborn]]
| 5 marzo 1801
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| rowspan="3" | [[Procuratore generale degli Stati Uniti d'America|Procuratore generale]]
| style="background: #AACC99;" |
| [[File:
| Levi Lincoln Senior
| 5 marzo 1801
| 3 marzo 1805
|-
| style="background: #AACC99;" |
| [[File:John Breckinridge (1760-1806).jpg|center|120px]]
| [[John Breckinridge (politico)|John Breckinridge]]
| 7 agosto 1805
| 14 dicembre 1806
|-
| style="background: #AACC99;" |
| [[File:Rodneycaesara3.jpg|center|120px]]
| [[Caesar Augustus Rodney]]
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| 4 marzo 1809
|-
| rowspan="2" | [[File:Seal of the United States
| rowspan="2" | [[Direttore generale delle poste degli Stati Uniti d'America|Direttore generale delle poste]]
| style="background: #B2B2B2;" |
| [[File:Joseph Habersham.png|center|120px]]
| [[Joseph Habersham]]
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|-
|}
Entro il luglio del 1801 il presidente completò le nomine per il suo [[Gabinetto (ufficio)|gabinetto ministeriale]], composto dal [[Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America|segretario di Stato]] [[James Madison]], dal [[Segretario al tesoro degli Stati Uniti d'America|segretario al Tesoro]] [[Albert Gallatin]], dal [[Segretario alla Guerra degli Stati Uniti d'America|segretario alla Guerra]] [[Henry Dearborn]], dal [[Procuratore generale degli Stati Uniti d'America|procuratore generale]] [[Levi Lincoln Senior]] e dal [[Segretario alla Marina degli Stati Uniti d'America|segretario alla Marina]] [[Robert Smith (politico)|Robert Smith]]. Poiché [[Aaron Burr]] aveva deciso di puntare alla presidenza nell'elezione speciale della Camera dei rappresentanti, fu escluso da qualsiasi ruolo nella presidenza. Jefferson cercò sempre di assumere scelte collettive con i propri ministri e veniva chiesta l'opinione di ciascuno prima che il presidente si pronunciasse sulle questioni più importanti<ref>Appleby, 2003, pp. 37–41</ref>. Gallatin e Madison furono particolarmente influenti; detenevano le due posizioni più importanti e funsero da "luogotenenti" chiave di Jefferson<ref>McDonald, 1976, pp. 36–38</ref>.
=== Nomine e federalisti ===
Quando Adams entrò in carica nel 1797, mantenne nei loro incarichi molti dei sostenitori del presidente uscente [[George Washington]]; di conseguenza il [[Governo federale degli Stati Uniti d'America|governo federale]] subì ben pochi cambiamenti durante questo passaggio di consegne, la prima transizione presidenziale della [[storia degli Stati Uniti d'America]]. Con l'elezione di Jefferson nel 1800 vi fu invece un vasto trasferimento di potere tra partiti, non più quindi semplicemente una transizione tra presidenti<ref>Appleby, 2003, pp. 31-33</ref>. Come presidente, Jefferson aveva il potere di nomina per molti incarichi governativi a lungo ricoperti da esponenti del [[Partito Federalista (Stati Uniti d'America)|Partito Federalista]]. Jefferson non acconsentì alle richieste dei suoi colleghi del [[Partito Democratico-Repubblicano]] di rimuovere in massa tutti i Federalisti dalle loro cariche, comunque sostenne che fosse suo pieno diritto sostituire gli alti funzionari governativi, compresi i ministri<ref>Appleby, 2003, pp. 34-36</ref>. Sostituì inoltre anche gli incaricati federali di basso rango che avevano dimostrato un comportamento scorretto o partigiano. Il rifiuto del presidente di procedere a una sostituzione completa degli incarichi federali sotto un sistema di [[spoils system]] sarebbe stato ripetuto anche dai suoi successori almeno fino alla [[presidenza di Andrew Jackson]] nel 1828<ref>Appleby, 2003, pp. 37-39</ref>.
=== Nomine giuridiche ===
Fonti:<ref>{{Cita web|url=http://www.fjc.gov/public/home.nsf/hisj |titolo=Judges of the United States Courts |opera=[[Biographical Directory of Federal Judges]] |editore=[[Federal Judicial Center]] |accesso=3 aprile 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160730115701/http://www.fjc.gov/public/home.nsf/hisj |dataarchivio=30 luglio 2016 }}</ref><ref>
{| class="sortable wikitable"
|-
Riga 244 ⟶ 258:
| 13 dicembre 1806
| 17 dicembre 1806
| 10 novembre 1806<ref>Formalmente nominato il 13 dicembre
| 18 marzo 1823
|-
Riga 257 ⟶ 271:
| 7 febbraio 1826
|}
Il presidente nominò tre giudici alla [[Corte suprema degli Stati Uniti d'America|Corte Suprema]]. La prima nomina fu per sostituire [[Alfred Moore]], dimessosi. Determinato a nominare un esponente del [[Partito Democratico-Repubblicano]] proveniente da uno degli [[Stati federati degli Stati Uniti d'America|Stati federati]] non ancora rappresentati Jefferson selezionò [[William Johnson (giurista)|William Johnson]], un giovane [[avvocato]] che in precedenza aveva prestato servizio come giudice d'appello nella [[Carolina del Sud]]<ref>Abraham, 2008, pag. 68</ref>. Dopo la morte di [[William Paterson (giudice)|William Paterson]] avvenuta nel 1806 il presidente chiamò a succedergli [[Henry Brockholst Livingston]], un giudice della Corte suprema dello [[New York (stato)|Stato di New York]]; dopo che il [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] aggiunse un ulteriore seggio alla massima Corte con il ''Seventh Circuit Act of 1807'', Jefferson chiese ai singoli parlamentari le loro raccomandazioni su come riempire il posto vacante<ref>Abraham, 2008, pp. 68-69</ref>. Il deputato del Tennessee alla [[Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti|Camera dei rappresentanti]] [[George Washington Campbell]] emerse come la scelta più popolare al Congresso, ma Jefferson non volle scegliere un deputato in carica. Nominò invece [[Thomas Todd]], classificatosi secondo in popolarità, che era stato capo della Corte d'appello del [[Kentucky]]<ref>Abraham, 2008, pag. 69</ref>.
Il presidente sperava che le sue nomine avrebbero indebolito l'influenza del [[Partito Federalista (Stati Uniti d'America)|Partito Federalista]] sulla Corte suprema guidata dal [[Presidente della Corte suprema degli Stati Uniti d'America|presidente]] [[John Marshall]]; ma, con la parziale eccezione di Johnson, le sue nomine tesero invero a sostenere le decisioni di Marshall<ref>Abraham, 2008, pp. 69-70</ref>.
{| class="sortable wikitable"
|- bgcolor="#ececec"
Riga 282 ⟶ 298:
| 6 gennaio 1802
| 26 gennaio 1802
| 9 maggio 1801<ref name="January 6, 1802">Formalmente nominato il 6 gennaio
| 7 aprile 1802
|-
Riga 325 ⟶ 341:
| 19 luglio 1809
|}
Jefferson elesse infine anche sette magistrati del circuito giudiziario e nove giudici distrettuali.
{| class="sortable wikitable"
|- bgcolor="#ececec"
Riga 388 ⟶ 405:
| 20 dicembre 1805
| 23 dicembre 1805
| 12 giugno 1805<ref>Formalmente nominato il 20 dicembre 1805, confermato
| 9 aprile 1814<ref>Riassegnato al Distretto Settentrionale di New York a partire dal 9 aprile
|-
| 8
Riga 407 ⟶ 424:
| 8 giugno 1819
|}
Negli ultimi giorni della sua presidenza Adams aveva nominato numerosi giudici federali per poter ricoprire gli incarichi creati dalla legge ''Midnight Judges Act'' del 1801; i Repubblicani-Democratici furono indignati dalla nomina di questi "giudici di mezzanotte", quasi tutti schierati politicamente<ref>Wood, 2009, pp. 419–420.</ref>. Jefferson e i suoi alleati cercarono di rovesciare il provvedimento, in parte perché non credevano che i nuovi incarichi giudiziari fossero necessari e in parte per indebolire l'influenza degli avversari sui tribunali. I Federalisti si opposero a questo piano sostenendo che il [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] non aveva il potere di abolirle in quanto già occupate; alla fine, nonostante queste obiezioni, i Repubblicani-Democratici approvarono una nuova ''Judiciary Act'' l'anno seguente, che in gran parte ripristinò la struttura esistente prima del 1801<ref name="Appleby, 2003, pp. 7–8, 61–63">Appleby, 2003, pp. 7–8, 61–63</ref>.
La presidenza Jefferson si rifiutò inoltre di consegnare le relative commissioni ad alcuni degli incaricati che avevano già ottenuto la conferma dal [[Senato degli Stati Uniti|Senato]], ma che non avevano ancora assunto formalmente la carica; uno di essi, [[William Marbury]], citò in giudizio il [[Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America|segretario di Stato]] [[James Madison]] per costringerlo a consegnargliela. Nel caso ''[[Marbury contro Madison]]'' del 1803 la [[Corte suprema degli Stati Uniti d'America|Corte Suprema]] sentenziò contro il primo, ma stabilì anche il precedente della revisione giudiziaria, rafforzando in tal maniera il [[potere giudiziario]] federale<ref name="Appleby, 2003, pp. 7–8, 61–63"/>.
I Repubblicani-Democratici, scontenti per la predominanza federalista nell'apparato giudiziario anche dopo l'approvazione del ''Judicial Act'', chiesero l'[[impeachment]] contro [[John Pickering]] e il [[giudici associati della Corte suprema degli Stati Uniti d'America|giudice associato della Corte Suprema]] [[Samuel Chase]]. I membri del Congresso federalista vi si opposero fortemente, criticandoli come attacchi all'indipendenza della [[magistratura]]<ref>Appleby, 2003, pp. 65-66</ref>. Pickering, che spesso presiedeva i casi da ubriaco, venne condannato nel 1804; l'azione contro Chase si rivelò invece più difficile. Mentre si trovava in servizio questi aveva espresso frequentemente tutto il suo scetticismo sulla [[democrazia]], prevedendo che la nazione sarebbe "sprofondata nell'[[oclocrazia]]", ma non si era dimostrato incompetente nello stesso modo del collega. Diversi senatori seguaci di Jefferson si unirono quindi ai Federalisti per opporsi alla sua rimozione, tanto che Chase rimase sul proprio seggio fino alla morte avvenuta nel 1811<ref>Appleby, 2003, pp. 67-68</ref>.
Sebbene i Federalisti non avrebbero mai riguadagnato il potere politico che avevano tenuto durante gli anni 1790, la cosiddetta "Corte Marshall" continuò a riflettere quegli ideali fino alla metà degli anni 1830<ref>Appleby, 2003, pag. 69</ref>.
=== Dodicesimo emendamento ===
Per ovviare al voto di parità tra lo stesso Jefferson e Burr al [[Collegio elettorale degli Stati Uniti d'America|Collegio elettorale]] in occasione delle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1800|elezioni presidenziali del 1800]], il [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] approvò un [[emendamento]] alla Costituzione che previde modifiche alla procedura per l'elezione del presidente e del suo vicepresidente, sottoponendolo ai parlamenti dei singoli Stati per la [[ratifica]] nel dicembre 1803<ref name=12thA />. Il [[XII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America|XII emendamento]] fu ratificato dal numero richiesto di [[Stati federati degli Stati Uniti d'America|Stati federati]] (cioè 13) nel giugno 1804<ref name=12thA>{{cita web|cognome=Huckabee|nome=David C.|titolo=Ratification of Amendments to the U.S. Constitution|url=http://www.au.af.mil/au/awc/awcgate/crs/97-922.pdf|opera=[[Congressional Research Service reports]]|editore=[[Congressional Research Service]], The [[Library of Congress]]|città=Washington D.C.|data=30 settembre 1997|accesso=17 luglio 2018|dataarchivio=13 novembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181113063156/http://www.au.af.mil/au/awc/awcgate/crs/97-922.pdf|urlmorto=sì}}</ref>.
[[File:Wpdms ohio country.png|thumb|Il nuovo stato dell'Ohio.]]
=== Nuovi Stati ammessi nell'Unione ===
{{vedi anche|Evoluzione territoriale degli Stati Uniti d'America|Regioni storiche degli Stati Uniti d'America|Suddivisioni degli Stati Uniti d'America|Stati per data di entrata negli Stati Uniti d'America}}
* {{US-OH}}
Un nuovo Stato, l'Ohio, venne ammesso nell'Unione mentre Jefferson era in carica. La data esatta è dibattuta; il 30 aprile 1802 il [[7º Congresso degli Stati Uniti d'America|7º Congresso]] approvò una legge "che autorizzava gli abitanti dell'Ohio a redigere una Costituzione e a formare un governo statale per la sua successiva ammissione nell'Unione". Il 19 febbraio successivo fu promulgata un'ulteriore legge che prevedeva "l'esecuzione delle leggi degli Stati Uniti nello Stato dell'Ohio". Non pare tuttavia che sia mai stata fissata una data formale per l'avvio della sovranità; la data ufficiale non
== Affari interni ==
=== Democrazia jeffersoniana ===
Dopo la [[rivoluzione americana]] molti Federalisti sperarono che il sistema sociale sarebbe rimasto sostanzialmente uguale a quello durante l'era delle [[Tredici colonie]], ma Jefferson si dimostrò deciso a cambiarlo<ref>Appleby, 2003, pp. 68-69</ref>; la sua [[filosofia politica]] fu denominata in seguito dagli storici [[democrazia jeffersoniana]], caratterizzata dalla fede nel [[ruralismo]] dei possidenti del Sud e da rigidi limiti d'azione per il [[Governo federale degli Stati Uniti d'America|governo federale]]. In un mondo in cui ben pochi credevano nella [[democrazia]] e nell'egualitarismo, la visione di Jefferson dell'uguaglianza politica per gli uomini bianchi si distingueva da quella di molti tra gli altri [[Padri fondatori degli Stati Uniti d'America|padri fondatori degli Stati Uniti]] i quali per lo più erano convinti che i ricchi e i potenti avevano il compito di guidare la nazione<ref>Appleby, 2003, pp. 1–5</ref>.
Sotto la pressione dei suoi Democratici-Repubblicani, gli [[Stati federati degli Stati Uniti d'America|Stati federati]] accolsero sempre più l'idea del [[suffragio universale]] dei maschi bianchi adulti, eliminando i requisiti del possesso di proprietà. L'espansione del [[diritto di voto]] e la mobilitazione della "gente comune" fecero sì che anche chi non apparteneva alle classi più elevate aveva la possibilità di accedere a incarichi istituzionali, in special modo negli [[Stati Uniti d'America nord-orientali]]<ref>Wood, 2009, p. 330.</ref>.
Prima del 1790, fare [[campagna elettorale]] era considerato "un'interferenza" sul diritto di ogni cittadino di pensare e votare in modo indipendente; elezioni senza concorrenza per incarichi pubblici vedevano l'affluenza degli aventi diritto spesso bassa, a volte inferiore al 5% degli aventi diritto<ref>Wood, 2009, p. 160.</ref>. Con l'avvento del sistema bipartitico molte regioni videro la partecipazione degli elettori salire fino al 20% nel decennio 1790 e all'80% durante la presidenza Jefferson. Lo storico Wood scrive che "secondo gli standard dell'inizio del XIX secolo l'America possedeva la politica basata su elezioni più diffusa popolarmente al mondo"<ref>Wood, 2009, p. 302.</ref>.
L'egualitarismo dell'epoca si estese anche oltre il diritto di voto, poiché la pratica della [[servitù debitoria]] diminuì e le tradizionali gerarchie in materia di occupazione e istruzione cominciarono a essere messe in discussione<ref>Wood, 2009, pp. 344–348.</ref>; in coerenza con la sua fede nell'egualitarismo il presidente ruppe con molti dei precedenti stabiliti dalla [[presidenza di George Washington]] prima e dalla [[presidenza di John Adams]] poi. Jefferson prese a ricevere i visitatori senza tenere conto dello status sociale, pose fine alla consuetudine di tenere discorsi al [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] di persona ed infine impose un [[protocollo (cerimoniale)|cerimoniale]] meno formale agli eventi alla [[Casa Bianca]]<ref>Wood, 2009, pp. 288–289.</ref>.
In reazione all'espansione del corpo elettorale, anche i Federalisti iniziarono ad adottare tecniche di partito, come strutture locali di partito, giornali e associazioni amiche<ref>Wood, 2009, pp. 305–06.</ref>. I Federalisti accettarono pacificamente il passaggio di potere verso i Democratici-Repubblicani nel 1800, ma la maggior parte dei suoi esponenti principali sperava che fosse un'anomalia temporanea; in molti mantennero i loro incarichi statali o locali, anche se due personalità come [[John Jay]] e [[Charles Cotesworth Pinckney]] si ritirarono a vita privata<ref>Wood, 2009, pp. 303–305.</ref>. Condividendo i timori di altri giovani ambiziosi federalisti [[John Quincy Adams]] osservò che il Partito Federalista fu "completamente e irrevocabilmente abbandonato [...] non potrà né sarà mai più riportato in vita"<ref>Wood, 2009, pag. 306.</ref>. Nel corso della presidenza di Jefferson la predizione di Adams si dimostrò accurata; i Federalisti faticarono a essere competitivi al di fuori dalla [[Nuova Inghilterra]]<ref>Wood, 2009, pp. 312–313.</ref>.
===
Gran parte delle prime azioni di Jefferson fu dedicato a disfare quello che i Federalisti avevano realizzato negli anni 1790; subito dopo essere entrato in carica abrogò le disposizioni degli ''Alien and Sedition Acts'' e concesse la grazia a tutte e dieci le persone perseguite in base ad essi<ref>McDonald, 1976, pp. 41–42</ref>. Cominciò quindi anche a smantellare il sistema economico di Hamilton, con l'aiuto del [[Segretario al tesoro degli Stati Uniti d'America|segretario al tesoro]] [[Albert Gallatin]]<ref name=Peterson41>[[#Peterson2002|Peterson, 2002]], p. 41.</ref>. La presidenza Jefferson eliminò l'[[accisa]] sul [[whisky]] e altre imposte, dopo aver chiuso "uffici non necessari" e ridotto "costi e finanziamenti inutili"<ref name="Wood, 2010, p. 293">[[#Wood2010|Wood, 2010]], p. 293.</ref><ref>[[#Bailey2007|Bailey, 2007]], p. 216.</ref>. Dopo l'abrogazione di queste tasse oltre il 90% delle entrate federali provenivano esclusivamente dai dazi sull'importazione<ref name="McDonald, 1976, pp. 42–43">McDonald, 1976, pp. 42–43</ref>; nonostante Jefferson fosse dapprima contrario all'istituzione di una banca nazionale, Gallatin lo persuase a mantenere operativa la [[prima banca degli Stati Uniti d'America]]<ref>Wood, 2009, pp. 293–296.</ref>. Con l'abolizione del programma federalista molti statunitensi ebbero così ben pochi contatti diretti con le istituzioni federali, ad eccezione dell'[[United States Postal Service|servizio postale]]<ref>Wood, 2009, p. 293.</ref>.
L'obiettivo ultimo di Jefferson era di estinguere il debito nazionale, che riteneva essere intrinsecamente pericoloso ed immorale<ref name="McDonald, 1976, pp. 42–43"/>; sebbene Gallatin e Jefferson non avessero trovato tanto spreco quanto si aspettavano nel governo lasciato dai Federalisti, i loro tagli e le condizioni economiche favorevoli che persistettero per gran parte della presidenza permisero loro di avere eccedenze di bilancio<ref>McDonald, 1976, pp. 42–44</ref>. Jefferson ridusse anche le unità dell'[[United States Army|esercito federale]] e della [[United States Navy|marina militare]], ritenendole sostanzialmente non necessarie in tempo di pace<ref>[[#Chernow04|Chernow, 2004]], p. 671.</ref>. Trasformò la marina in una flotta composta da cannoniere poco costose adibite solo alla difesa, con l'idea che non avrebbero provocato ostilità all'estero<ref name="Wood, 2010, p. 293"/>. La sua presidenza licenziò numerosi soldati, lasciando l'esercito con soli 3.350 tra ufficiali e soldati arruolati<ref name="McDonald, 1976, pp. 42–43"/>. Alla fine dei suoi due termini Jefferson aveva abbassato il debito nazionale, portandolo da 83 milioni a 57 milioni di dollari<ref name=Meacham387>[[#Meacham|Meacham, 2012]], p. 387.</ref>. Nel 1806, credendo che il paese avrebbe presto estinto il debito nazionale, il presidente propose di espandere l'esercito e di approvare un emendamento costituzionale per consentire esplicitamente al Congresso di stanziare fondi per [[opere pubbliche]] e istruzione, ma queste proposte non furono votate<ref>McDonald, 1976, pp. 130–131</ref>. Quello stesso anno il Congresso autorizzò invece la costruzione della [[National Road]], una strada che avrebbe collegato la costa orientale a [[Saint Louis]], la cui costruzione però iniziò solo nel 1811<ref>Wood, 2009, p. 482.</ref>.
=== Controversia Yazoo ===
All'inizio del XIX secolo gran parte della zona di frontiera degli Stati Uniti a ovest era soggetta alle rivendicazioni concorrenti dei coloni, degli speculatori terrieri e dei [[nativi americani degli Stati Uniti d'America|nativi americani]]. Le terre Yazoo della [[Georgia (Stati Uniti d'America)|Georgia]] occidentale divennero una delle questioni più spinose<ref>McDonald, 1976, pp. 45–46</ref>. In quello che divenne noto come lo "[[scandalo dello Yazoo]]" lo [[Stati federati degli Stati Uniti d'America|Stato]] della Georgia aveva compiuto una massiccia truffa vendendo ampie distese di terra per poi approvare leggi retroattive che annullavano le assegnazioni<ref>McDonald, 1976, pp. 46–47</ref>. Con il patto siglato nel 1802 il [[Governo federale degli Stati Uniti d'America|governo federale]] acquistò la Georgia occidentale (gli odierni [[Alabama]] e [[Mississippi (stato)|Mississippi]]), accettò di impegnarsi nella risoluzione di tutte le pregresse rivendicazioni dei nativi presenti da sempre nella regione ed anche di quelle di coloro che si erano ritrovati defraudati nello scandalo<ref>McDonald, 1976, pp. 47–48</ref>. Nel 1804 Jefferson tentò di risarcire i truffati concedendo alcune delle terre acquisite attraverso l'accordo del 1802, ma il deputato al [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] [[John Randolph]] riuscì a mobilitare l'opposizione alla proposta, criticandola come un cedimento agli speculatori<ref>McDonald, 1976, pag. 87</ref>. L'incidente segnò l'inizio della presenza di correnti interne al [[Partito Democratico-Repubblicano]], rivelatasi problematica sia per Jefferson sia per il suo successore [[James Madison]], in quanto il gruppo denominato "tertium quids" di Randolph criticava liberamente i presidenti del loro stesso partito<ref>McDonald, 1976, pag. 88</ref>. Le polemiche sulle terre Yazoo continuarono fino al 1814, quando il Congresso accettò infine di rimborsare i danneggiati<ref name="lamplugh1">{{cita web|cognome1=Lamplugh|nome1=George R.|titolo=Yazoo Land Fraud|url=http://www.georgiaencyclopedia.org/articles/history-archaeology/yazoo-land-fraud|sito=Georgia Encyclopedia|accesso=20 novembre 2017}}</ref>.
=== Spedizioni esplorative ===
[[File:Northwest passage.jpg|thumb|upright=1.5|Il [[passaggio a nord-ovest]].]]
[[File:Carte Lewis and Clark Expedition.png|thumb|upright=1.5|La rotta della [[spedizione di Lewis e Clark]].]]
Ancor prima dell'[[acquisto della Louisiana]] avvenuto nel 1803, la presidenza Jefferson aveva cominciato a pianificare una spedizione esplorativa dei territori ad Ovest del [[Mississippi (fiume)|fiume Mississippi]]<ref>Wood, 2009, pp. 376–377.</ref>. Jefferson considerò sempre molto importante per i nuovi Stati Uniti rivendicare la "scoperta" dell'[[Oregon Country]], documentando e stabilendovi una presenza colonica prima che gli europei (nello specifico l'[[impero britannico]] e l'[[impero russo]]) potessero fare altrettanto<ref>[[#Ambrose|Ambrose, 1996]], pp. 154, 450.</ref>. Il presidente sperava anche che la prevista spedizione avrebbe finito con lo scoprire il tanto ricercato [[passaggio a nord-ovest]] verso l'[[Oceano Pacifico]], il che avrebbe notevolmente promosso gli affari e i trattati commerciali a favore della nazione<ref name="Ambrose, 1996, p. 418">[[#Ambrose|Ambrose, 1996]], p. 418.</ref>. Nel 1804 nominò quindi il proprio segretario personale [[Meriwether Lewis]] e [[William Clark]] a capo di una spedizione che si dirigesse a Occidente, chiamata [[Corps of Discovery]]<ref name="Ambrose76">[[#Ambrose|Ambrose, 1996]], p. 76.</ref><ref>[[#Rodriguez|Rodriguez, 2002]], pp. 112, 186.</ref>. Jefferson scelse Lewis come capo della spedizione piuttosto che qualcuno con migliori credenziali scientifiche a causa della sua riconosciuta esperienza militare nelle zone boschive e della sua "familiarità con i modi e il carattere indiani"<ref>[[#Ambrose|Ambrose, 1996]], pag. 54.</ref>. Il presidente possedeva la più vasta collezione di libri al mondo sulla geografia e la [[storia naturale]] dell'[[America settentrionale]] e prima della spedizione insegnò a Lewis le scienze della mappatura, della botanica, della storia naturale, della mineralogia, dell'astronomia e dell'arte della navigazione<ref>[[#Ambrose|Ambrose, 1996]], pag. 76, 80.</ref>.
Nel maggio del 1804 il "Corpo della scoperta" composto da circa 40 uomini si mise in marcia partendo da [[Saint Louis]] viaggiando lungo il corso del [[Missouri (fiume)|fiume Missouri]]<ref>Wood, 2009, pp. 378–379.</ref>. Guidati da [[Sacajawea]] e da diverse tribù native incontrate dalla spedizione lungo il percorso, viaggiando sul [[Columbia (fiume)|fiume Columbia]] giunse alla costa dell'Oceano Pacifico nel novembre 1805. Dopo il gelo invernale, la spedizione iniziò il viaggio di ritorno il 22 marzo 1806 per giungere alla base di partenza il 23 settembre, portando una notevole conoscenza scientifica e geografica del vasto territorio fino ad allora del tutto sconosciuto e raccogliendo inoltre informazioni sulle molte tribù indiane incontrate<ref>[[#Fritz|Fritz, 2004]], p. 3.</ref>. Due mesi dopo il presidente rilasciò la sua prima dichiarazione pubblica al Congresso riassumendo in un'unica frase il pieno successo ottenuto e giustificando poi le spese sostenute<ref name="Ambrose, 1996, p. 418"/>. Molte delle nuove scoperte furono date in custodia all'[[American Philosophical Society]], tra cui [[fossili]], semi, piante e altri reperti<ref>[[#Ambrose|Ambrose, 1996]], p. 126.</ref>. Nel 1808 l'uomo d'affari [[John Jacob Astor I]] fondò una compagnia di compravendita transcontinentale per il [[commercio delle pellicce]] e tre anni più tardi contribuì alla fondazione di [[Fort Astoria]], l'odierna [[Astoria (Oregon)]], il primo insediamento statunitense sulla [[West Coast (Stati Uniti d'America)|costa ovest]]<ref>Wood, 2009, pp. 381–382.</ref>.
[[File:Clatsop County Oregon Incorporated and Unincorporated areas Astoria Highlighted.svg|thumb|Localizzazione dell'odierna [[Astoria (Oregon)|Astoria]], all'estremità settentrionale dell'[[Oregon]].]]
Oltre alla spedizione di Lewis e Clark, Jefferson organizzò anche altre spedizioni dirette a ovest, alcune delle quali attraversarono i territori spagnoli<ref>Wood, 2009, p. 382.</ref>. [[William Dunbar (esploratore)|Williiam Dunbar]] e George Hunter guidarono una spedizione sul [[Ouachita (fiume)|fiume Ouachita]], Thomas Freeman e Peter Custis [[spedizione del Red River|quella del Red River]], [[Zebulon Pike]] quella che [[spedizione Pike|porta il suo nome]] arrivando nelle [[Montagne Rocciose]] e di qui negli [[Stati Uniti sud-occidentali]]<ref name="Berry, Beasley, Clements 2006 p. xi">Editor's: Trey Berry, Pam Beasley, and Jeanne Clements (2006), ''The Forgotten Expedition, 1804–1805: The Louisiana Purchase Journals of Dunbar and Hunter'', Editors Introduction, p. XI.</ref>. Tutte le spedizioni esplorative inviate durante la presidenza Jefferson produssero una ricca messe d'informazioni relative alla zona di frontiera<ref name="Berry, Beasley, Clements 2006 p. xi"/>.
=== Accademia militare nazionale ===
Il presidente sentì fortemente la necessità d'istituire un'accademia militare nazionale in grado di formare un competente corpo di ufficiali ingegneri che avrebbe potuto fare a meno di ricorrere all'esterno per le competenze scientifiche necessarie<ref>[[#Scythes1|Scythes, 2014]], pp. 693–94.</ref>. Un'apposita accademia avrebbe anche aiutato a sostituire molti degli ufficiali federalisti che Jefferson aveva licenziato all'inizio del mandato<ref>Wood, 2009, pp. 292–293.</ref>. Il presidente promulgò la legge detta ''[[Military Peace Establishment Act]]'' il 16 marzo 1802, fondando in tal modo l'[[United States Military Academy|Accademia nazionale di West Point]]<ref>[[#Scythes1|Scythes, 2014]], pp. 422–23.</ref>.
== Politica estera ==
=== Prima guerra barbaresca ===
{{vedi anche|Prima guerra barbaresca}}
Nei decenni prima dell'entrata in carica di Jefferson i [[pirati]] della costa barbaresca del [[Nordafrica]] affacciata sul [[Mar Mediterraneo]] (nelle odierne [[Algeria]], [[Tunisia]] e [[Libia]]) continuarono a abbordare navi mercantili provenienti dall'America, catturando le imbarcazioni, saccheggiando i carichi di valore, facendo schiavi i membri degli equipaggi e chiedendo infine enormi riscatti per la loro liberazione<ref name=Barnes36>[[#Fremont-Barnes|Fremont-Barnes, 2006]], p. 36.</ref>. Prima della [[guerra d'indipendenza americana]] le navi mercantili statunitensi avevano la protezione dell'influenza militare della [[Royal Navy]] e diplomatica dell'[[impero britannico]], ma essa finì con l'indipendenza<ref>[[#Fremont-Barnes|Fremont-Barnes, 2006]], p. 32.</ref>. Nel 1794, in risposta alle aggressioni, il [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] aveva approvato una legge che autorizzava il pagamento di tributi agli [[Stati barbareschi]]. Allo stesso tempo fu votata la legge ''[[Naval Act]]'' che diede il via alla costruzione di [[sei fregate originali della US Navy|sei fregate]], che divennero la base della [[United States Navy]].
Durante gli anni 1790 gli Stati Uniti avevano stipulato trattati bilaterali praticamente con tutti gli Stati barbareschi, ma proprio alcune settimane prima che s'insediasse la presidenza Jefferson, a [[Tripoli]] furono assaltate navi statunitensi di passaggio nel [[golfo della Sirte]], con l'intento di estorcere denaro<ref>Wood, 2009, pp. 634–636.</ref>. Il presidente era riluttante a lasciarsi coinvolgere in conflitti internazionali, ma credette che una dimostrazione di forza avrebbe potuto scoraggiare gli Stati barbareschi dal chiedere nuovi riscatti. Diede quindi ordine alla nuova [[marina militare]] nazionale di dirigersi nel [[Mar Mediterraneo]] e avviarvi un'operazione di difesa contro la [[pirateria]], dando così inizio alla [[prima guerra barbaresca]]<ref>Wood, 2009, pp. 636-637.</ref>. Gli sforzi iniziali della presidenza Jefferson furono in sostanza inefficaci tanto che nel 1803 la fregata ''[[USS Philadelphia (1799)|USS Philadelphia]]'' venne sequestrata a Tripoli<ref>Wood, 2009, pp. 637-638.</ref>.
Nella notte del 16 febbraio 1804 il tenente [[Stephen Decatur]] guidò con pieno successo un distaccamento degli [[United States Marine Corps]] in un'incursione al porto di Tripoli riuscendo ad appiccare l'incendio alla ''Philadelphia''. Decatur divenne subito un eroe nazionale<ref>Wood, 2009, pag. 639.</ref>. [[Tunisi]] e [[Algeri]] furono costrette a rompere l'alleanza con Tripoli. Jefferson ordinò anche cinque bombardamenti navali su Tripoli che ristabilirono per un certo periodo la sicurezza delle rotte mediterranee<ref>[[#Bernstein03|Bernstein. 2003]], p. 146.</ref>; tuttavia il governo degli Stati Uniti continuò a pagare gli altri Stati barbareschi durante tutto il mandato di Jefferson<ref>[[#Fremont-Barnes|Fremont-Barnes, 2006]], pp. 32–36.</ref>.
Il bombardamento di [[Tripoli]] del 1804 rappresentò il primo intervento militare americano al di fuori del territorio nazionale<ref name="ref_A">Mario Francini ''Storia dei presidenti americani'' Tascabili Newton 1996, pag. 20</ref>.
=== Acquisto della Louisiana ===
{{vedi anche|Acquisto della Louisiana}}
[[File:National-atlas-1970-1810-loupurchase.png|thumb|Le aree (in verde scuro) della [[Louisiana (Nuova Spagna)|Louisiana spagnola]] intorno al 1803. Ad ovest di essa vi era la [[Comanderia generale delle province interne]] del [[Vicereame della Nuova Spagna]], a Nord-ovest l'[[Oregon Country]], conteso tra [[impero britannico]], [[impero spagnolo]] e [[impero russo]], e a sud-est la [[Florida spagnola]].]]
Jefferson riteneva che l'espansione verso ovest potesse promuovere la sua visione di una repubblica basata sui piccoli agricoltori, detti [[yeoman]]. Quando entrò in carica, pionieri avevano già iniziato ad insediarsi ad ovest del [[Mississippi (fiume)|fiume Mississippi]], sebbene ancora vaste aree di territorio rimanevano libere o abitate dai [[nativi americani degli Stati Uniti d'America|nativi americani]]<ref>Wood, 2009, pp. 357–359.</ref>. Era diffuso nella nazione, soprattutto all'ovest, un desiderio di espansione territoriale, in particolare verso la [[Louisiana (Nuova Spagna)|Louisiana spagnola]]<ref name="app6364"/>. Jefferson riteneva che la debolezza dimostrata dall'[[impero spagnolo]] nel tenere sotto controllo la regione rendesse la cessione del territorio, agli Stati Uniti o al Regno Unito, solamente una questione di tempo<ref name="Wood366367">Wood, 2009, pp. 366–367.</ref>. Le speranze di espansione subirono un colpo quando l'[[imperatore dei francesi]] [[Napoleone Bonaparte]] ottenne l'acquisizione dell'intera provincia con il [[Trattato di Aranjuez (1801)|trattato di Aranjuez del 1801]]<ref name="app6364"/>. Se da una parte le forti pressioni francesi influenzarono gli spagnoli, d'altra parte questi credevano anche che il controllo francese sulla vasta regione della Louisiana avrebbe aiutato a proteggere il [[Vicereame della Nuova Spagna]] dalle mire statunitensi<ref name="Wood366367"/>.
I sogni di Napoleone di ristabilire un impero coloniale nell'[[America del Nord]] minacciavano di riaccendere le tensioni della "[[Quasi-guerra]]" recentemente conclusasi, ma la situazione di continua insurrezione a [[Saint-Domingue]] con la [[rivoluzione haitiana]] in pieno svolgimento e le rinnovate ostilità tra francesi e inglesi in Europa convinsero l'imperatore a rinunciare ai piani colonialistici oltreoceano<ref name="app6364">Appleby, 2003, pp. 63–64</ref>. Nel 1803 Jefferson inviò i suoi rappresentanti di fiducia [[James Monroe]] e l'avvocato [[Robert R. Livingston]] nella capitale francese con la speranza di acquistare la città di [[New Orleans]] e le aree costiere adiacenti. Con somma sorpresa della delegazione statunitense, Napoleone rese invece subito disponibile l'intero Territorio ad un prezzo totale di 15 milioni di [[dollari statunitensi]]; la maggior parte dei contemporanei pensò che si trattasse di un'opportunità eccezionale, mettendo pertanto da parte qualsiasi riserva costituzionale<ref>[[#Wilentz|Wilentz, 2005]], p. 108.</ref>.
[[File:LouisianaPurchase-fr.png|thumb|L'[[acquisto della Louisiana]] nel 1803 ammontò a 827.987 [[miglia]] quadrate (2.144.480 km quadrati), raddoppiando di fatto le dimensioni degli [[Stati Uniti d'America]]; è possibile vedere gli attuali [[Stati federati degli Stati Uniti d'America|Stati federati]] che la ricoprivano.]]
Il [[Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America|segretario di Stato]] [[James Madison]] assicurava che l'acquisto fosse lecito anche con la più restrittiva interpretazione della Costituzione; il [[Senato degli Stati Uniti|Senato]] ratificò rapidamente l'acquisto e la [[Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti|Camera dei rappresentanti]] autorizzò immediatamente il relativo finanziamento<ref name=Rodriguez97>[[#Rodriguez|Rodriguez, 2002]], p. 97.</ref>. L'acquisto, conclusosi positivamente nel dicembre del 1803, segnò la fine delle ambizioni francesi nell'[[America settentrionale]] ed assicurò il controllo statunitense fino al corso del Mississippi<ref name=Ellis208>[[#Ellis2008|Ellis, 2008]], p. 208.</ref>; con questa acquisizione le dimensioni degli Stati Uniti quasi raddoppiarono ed il [[Segretario al tesoro degli Stati Uniti d'America|segretario al tesoro]] [[Albert Gallatin]] si vide costretto a chiedere prestiti alle banche straniere per poter finanziare il pagamento a Napoleone<ref>Appleby, 2003, pp. 64–65</ref>. Sebbene l'acquisto della Louisiana si rivelasse essere molto apprezzato dall'opinione pubblica, alcuni esponenti del [[Partito Federalista (Stati Uniti d'America)|Partito Federalista]] lo criticarono; il deputato [[Fisher Ames]] disse: "dobbiamo spendere denaro, di cui scarseggiamo, in cambio di terreno, di cui abbondiamo"<ref>Wood, 2009, pp. 369–370.</ref><ref>Wood, 2009, pp. 372–373.</ref>.
=== Cospirazione Burr ===
{{vedi anche|Cospirazione Burr}}
Sebbene vicepresidente nel primo mandato di Jefferson, [[Aaron Burr]] era stato emarginato dalla presidenza e si candidò come [[governatore di New York]] nell'aprile 1804, dove fu sconfitto. Il leader del [[Partito Federalista (Stati Uniti d'America)|Partito Federalista]] [[Alexander Hamilton]] aveva osteggiato Burr esprimendo pesanti giudizi su di lui. Ritenendo che questi commenti avessero offeso il suo onore, Burr sfidò Hamilton a [[duello]]<ref>Wood, 2009, pp. 383–384.</ref>. L'11 luglio 1804, nel [[Duello Burr-Hamilton|corso del duello]], svoltosi a [[Weehawken]] nel New Jersey, Burr ferì mortalmente Hamilton<ref name=Banner_p34>Banner (1972), p. 34.</ref>. Burr venne per questo incriminato di [[omicidio]] sia nello [[New York (stato)|Stato di New York]] che nel New Jersey (ove il duello era proibito), portandolo a fuggire in [[Georgia (Stati Uniti d'America)|Georgia]], seppur presiedendo, come vicepresidente, il [[Senato degli Stati Uniti|Senato]] durante tutto il processo di [[impeachment]] contro il [[giudici associati della Corte suprema degli Stati Uniti d'America|giudice associato della Corte suprema]] [[Samuel Chase]]. Le due incriminazioni furono poi "lasciate silenziosamente cadere"<ref name=Banner_p34/>.
Le ambizioni di Burr per una candidatura autonoma a presidente degli Stati Uniti erano ormai distrutte, ma una relazione dell'ambasciatore britannico negli Stati Uniti citava che Burr aveva l'intenzione di "provocare la separazione della parte più occidentale degli Stati Uniti (all'altezza dei monti [[Appalachi]])". Giunti a novembre 1806, Jefferson si era probabilmente convinto della stessa cosa, dopo che si erano moltiplicate le voci che Burr stesse tramando in vari modi con alcuni degli [[Stati federati degli Stati Uniti d'America|Stati federati]] più occidentali con lo scopo di creare una nazione indipendente, o di dare il via ad atti di [[pirateria]] verso il [[Vicereame della Nuova Spagna]]. Vi furono inoltre segnalazioni su un reclutamento in corso di una sorta di esercito personale di Burr, alla raccolta di armi e alla costruzione d'imbarcazioni atte alla traversata del [[Golfo del Messico]]. La città di [[New Orleans]] parve particolarmente vulnerabile, ma ad un certo punto il generale statunitense presente sul luogo, [[James Wilkinson (politico)|James Wilkinson]] - un [[agente segreto]] che faceva il doppio gioco a favore degli spagnoli - decise di abbandonare Burr. Il presidente dichiarò pubblicamente che alcuni cittadini statunitensi stavano complottando con l'intento d'impossessarsi di proprietà spagnole. Sebbene Burr fosse oramai del tutto screditato a livello nazionale, Jefferson temette fortemente per l'unità nazionale stessa. In un rapporto indirizzato al [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] del gennaio 1807 il presidente dichiarò la colpevolezza di Burr essere "al di là di ogni possibile dubbio". A marzo Burr venne arrestato a New Orleans e processato per [[alto tradimento]] dall'Alta corte di [[Richmond (Virginia)|Richmond]], in Virginia, in tal occasione diretta dal [[Presidente della Corte suprema degli Stati Uniti d'America|presidente della Corte Suprema]] [[John Marshall]]. Il 13 giugno Jefferson venne citato in giudizio dall'accusato, che chiedeva che fossero resi pubblici documenti che avrebbero favorito la difesa<ref name="Thomas Jefferson subpoenaed">{{Cita web|url=https://www.history.com/this-day-in-history/thomas-jefferson-subpoenaed-in-aaron-burrs-treason-trial|titolo=June 13, 1807: Thomas Jefferson subpoenaed in Aaron Burr's treason trial|opera=This Day in History|editore=A&E Television Networks|accesso=20 febbraio 2017}}</ref>. Jefferson affermò di non provare alcun senso di lealtà nei confronti di Burr e presentò pochi dei documenti richiesti, invocando il "[[privilegio dell'esecutivo]]"<ref name="Thomas Jefferson subpoenaed"/>. Il presidente si rifiutò di apparire nell'aula del processo<ref name="Thomas Jefferson subpoenaed"/>. L'accusa assai debole portò all'assoluzione di Burr, ma la reputazione di questi ne uscì completamente rovinata<ref>Meacham (2012), pp. 405, 419–22.</ref>. Burr morì nel 1836 nella sua residenza privata di [[Staten Island]]<ref>http://archive.spectator.co.uk/article/15th-october-1836/7/colonel-aaron-burr-died-at-his-residence-on-staten</ref>.
[[File:Anne-Louis Girodet De Roucy-Trioson - Portrait of J. B. Belley, Deputy for Saint-Domingue - WGA09508.jpg|thumb|Il deputato haitiano [[Jean-Baptiste Belley]] del [[Consiglio dei Cinquecento]] in un dipinto di [[Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson]].]]
=== Florida e Haiti: spagnoli e francesi ===
All'inizio del 1802, quando apprese che [[Napoleone Bonaparte]] intendeva riconquistare punti d'appoggio a [[Saint-Domingue]] e nella [[Louisiana francese]], Jefferson proclamò la neutralità statunitense nella [[rivoluzione haitiana]]; venne permesso che il [[contrabbando]] di guerra "continuasse a fluire verso i neri ribelli attraverso i soliti canali commerciali e la presidenza respinse ripetutamente le richieste francesi di assistenza, crediti o prestiti"<ref>[https://www.jstor.org/pss/2211576 Matthewson, Tim. "Jefferson and Haiti"], ''The Journal of Southern History'' 61, no. 2 (May 1995), p. 221.</ref>. "Le implicazioni commerciali e geopolitiche" superarono le preoccupazioni di Jefferson verso una nuova nazione guidata da schiavi ribelli<ref>Matthewson (1995), pp. 226–27.</ref>. Quando i rivoluzionari haitiani dichiararono l'indipendenza nel 1804, il presidente rifiutò di riconoscere [[Haiti]]; sarebbe stata la seconda repubblica indipendente dell'[[America]]<ref>Appleby, 2003, pp. 78–79</ref>; in parte sperò in tal maniera di ottenere il sostegno di Napoleone per l'acquisizione della [[Florida spagnola]]<ref>Herring (2008), p. 107.</ref>. I proprietari di schiavi sudisti erano terrorizzati di fronte alle notizie di avvenuti massacri di proprietari di piantagioni bianchi da parte dei neri, sia durante che dopo l'esplosione della ribellione; il [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]], dominato dai rappresentanti schiavisti del Sud, rimase perciò "ostile verso Haiti"<ref>Matthewson (1996), p. 22.</ref>. Temevano che un successo della rivoluzione haitiana avrebbe incoraggiato sommosse nel Sud schiavista. Lo storico Tim Matthewson nota che Jefferson alla fine "accettò la linea politica del Sud, l'embargo del commercio con l'isola, il mancato riconoscimento del nuovo Stato, l'attiva difesa dello [[schiavismo]] internamente e la denigrazione di Haiti all'estero"<ref>[https://www.jstor.org/pss/987274 Matthewson, Tim. "Jefferson and the Non-recognition of Haiti"], ''American Philosophical Society'' 140, no. 1 (March 1996), p. 22.</ref>. Secondo lo storico George Herring "la diplomazia della Florida rivela Jefferson al suo livello peggiore; la sua brama di conquista di nuovi territori prevalse sulla preoccupazione per i principi"<ref name=herring108>Herring (2008), p. 108.</ref>.
[[File:Perdidorivermap.png|thumb|Localizzazione del fiume Perdido al confine tra la [[Florida]] e l'[[Alabama]].]]
Il rifiuto di riconoscere Haiti produsse pochi risultati nel tentativo di acquisire sia la [[Florida orientale]] che la [[Florida occidentale]], che continuavano a rimanere sotto il controllo spagnolo. Jefferson sostenne che l'[[acquisto della Louisiana]] si era esteso a ovest fino al fiume [[Rio Grande (fiume Stati Uniti d'America)|Rio Grande]] ed aveva quindi incluso anche la Florida occidentale fino al fiume Perdido. Sperò di utilizzare questa pretesa, insieme alla pressione francese, per costringere gli spagnoli a vendere l'intera [[penisola della Florida]]<ref>Wood, 2009, pag. 374.</ref>. Nel 1806 riuscì ad ottenere l'approvazione da parte del Congresso di uno stanziamento di due milioni di dollari da usare nelle trattative di compravendita; a questo punto i maggiori fautori dell'espansionismo volevano autorizzare Jefferson ad annettere l'intero territorio canadese, anche con la forza<ref>Wood, 2009, pag. 375.</ref>. In quest'ultimo caso però, a differenza di quello della Louisiana, le dinamiche della politica europea lavorarono chiaramente contro Jefferson; Napoleone aveva difatti tentato di allearsi con gli Stati Uniti contro gli spagnoli per ottenere qualcosa, ma a partire dal 1805 la Spagna era divenuta una sua alleata. Gli spagnoli da parte loro non avevano desiderio di cedere la Florida, strategica nel contenere l'espansione degli Stati Uniti. La rivelazione sul tentativo di corruzione da parte del presidente con i francesi, per ottenerne l'appoggio, provocò indignazione e indebolì l'operato Jefferson nella questione; questi si vide quindi costretto ad abbandonare l'idea di acquistare la Florida<ref>Herring (2008), p. 109.</ref>.
=== Relazioni con i nativi americani: impero britannico ===
In linea con il suo pensiero [[illuminismo|illuminista]], Jefferson adottò una politica di [[assimilazione culturale]] nei confronti dei [[Nativi americani degli Stati Uniti d'America|nativi americani]], nota come "programma di civilizzazione", che includeva la sicurezza e la pace alla frontiera occidentale dei nuovi Stati Uniti, la stipulazione di trattati con i nativi americani e il sostegno all'agricoltura. Jefferson sostenne che le tribù indiane dovessero effettuare acquisti federali a credito, usando le loro terre come garanzia. Svariate tribù accettarono, compresi gli [[Shawnee]] guidati da "Black Hoof" [[Catecahassa]], il [[Creek (popolo)|popolo Creek]] e i [[Cherokee]]<ref>[[#TJFIndian Nations|TJF: President Jefferson and the Indian Nations]]</ref>. Tuttavia Jefferson sognava una nazione transcontinentale, e inoltre divenne sempre più scettico sul tentativo di assimilazione; nel corso della sua presidenza diede sempre più priorità alla [[colonizzazione]] bianca dei territori occidentali rispetto all'assimilazione pacifica<ref>Appleby, 2003, pp. 107–10</ref>.
[[File:Shawnee Prophet, Tenskwatawa.jpg|thumb|il "[[Profeta]]" degli [[Shawnee]] [[Tenskwatawa]].]]
All'inizio del mandato di Jefferson, il capo Shawnee [[Tecumseh]] e suo fratello [[Tenskwatawa]] stavano compiendo una serie di incursioni contro gli insediamenti colonici nella valle dell'Ohio, utilizzando munizioni fornite da commercianti britannici nel Canada. Nel tentativo di formare una Confederazione indiana nel [[Territorio del nord-ovest (Stati Uniti d'America)|Territorio del nord-ovest]], i due fratelli furono una continua fonte di frustrazione e pericolo per i coloni statunitensi. Le nazioni indiane seguirono Tenskwatawa, che aveva una visione di purificazione della società attraverso l'espulsione forzata dei coloni bianchi, i "figli dello Spirito Malvagio"<ref>John Sugden, ''Tecumseh: A Life'' (1999), p. 144.</ref>. Il successo dei nativi diede ai britannici la speranza di creare una nazione satellite indiana in ampie porzioni del territorio dell'[[America settentrionale]]<ref>Dwight L Smith, "A North American Neutral Indian Zone: Persistence of a British Idea", ''Northwest Ohio Quarterly'' (1989) 61 (2–4): 46–63.</ref>. La prosecuzione serrata di tali incursioni divenne presto una delle principali cause della successiva [[guerra anglo-americana]] scoppiata nel 1812<ref>Timothy D. Willig, ''Restoring the Chain of Friendship: British Policy and the Indians of the Great Lakes, 1783–1815'' (2008)</ref>.
[[File:Official medallion of the British Anti-Slavery Society (1795).jpg|thumb|Medaglione ufficiale dell'[[Anti-Slavery Society]], 1795.]]
=== Abolizione della tratta degli schiavi ===
{{vedi anche|Abolizione della tratta degli schiavi|
Nel corso del decennio 1790
In previsione della fine, nel 1808, del divieto costituzionale ventennale di proibire l'importazione di schiavi, nel dicembre 1806, nel suo rituale messaggio presidenziale di fine anno al Congresso, Jefferson richiese una legge che la proibisse. Denunciò il commercio di schiavi come la perpetrazione di una serie di "violazioni dei [[diritti umani]] che sono state così a lungo protratte sugli abitanti inoffensivi dell'[[Africa]] e che la moralità, la reputazione e gli interessi migliori del nostro paese sono da tempo desiderosi di proscrivere"<ref>Dumas Malone, ''Jefferson and the President: Second Term, 1805–1809'' (1974), pp. 543.</ref>. Il presidente promulgò la legge ed il commercio internazionale degli schiavi africani divenne illegale a partire dal gennaio 1808. Fino ad allora si importavano mediamente 14.000 schiavi all'anno; il [[contrabbando]] illegale proseguì ancora per decenni al ritmo di circa un migliaio di schiavi all'anno<ref>Dumas Malone, ''Jefferson and the President: Second Term, 1805–1809'' (1974), pp. 544.</ref>. Secondo l'opinione dello storico John Chester Miller: "I due principali risultati della presidenza di Jefferson sono stati l'acquisto della Louisiana e l'abolizione della tratta degli schiavi"<ref>John Chester Miller, ''The wolf by the ears: Thomas Jefferson and slavery'' (1980), p. 142.</ref>.
=== Relazioni con le potenze europee e Embargo Act ===
Il [[commercio internazionale]] statunitense si espanse grandemente dopo le [[guerre rivoluzionarie francesi]] a partire dai primi anni 1790, in larga parte perché i suoi mercantili furono autorizzati a fungere da vettori neutrali dalle potenze europee<ref>McDonald, 1976, pp. 4–5</ref>. I britannici cercavano di ridurre i rapporti commerciali con la Francia, essi tuttavia tollerarono gli scambi degli Stati Uniti con la Francia continentale e le sue colonie, dopo la firma del [[trattato di Jay]] nel 1794<ref>McDonald, 1976, pp. 56–57</ref>. Il presidente era a favore di una politica di [[neutralità]] nelle guerre europee e si impegnò fortemente nel sostegno del principio della "libertà di navigazione" per tutte le navi neutrali<ref>Wood, 2009, pp. 622–626.</ref>.
[[File:Napoleonic Wars War of the Third Coalition.png|thumb|La [[Terza coalizione]] del 1803-06 (verdi-francesi, blu-inglesi).]]
All'inizio del proprio mandato Jefferson fu in grado di mantenere relazioni cordiali sia con i francesi che con gli inglesi, ma i rapporti con il [[Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda|Regno Unito]] cominciarono a deteriorarsi rapidamente a partire dal 1805<ref>McDonald, 1976, pp. 100–101</ref>. Avendo un gran bisogno di marinai, la [[Royal Navy]] sequestrò centinaia di imbarcazioni statunitensi reclutando a forza da esse almeno 6.000 uomini, provocando l'ira statunitense<ref>Robert E. Cray, "Remembering the USS Chesapeake: The politics of maritime death and impressment." ''Journal of the Early Republic'' (2005) 25#3 pp. 445–74. [http://muse.jhu.edu/journals/jer/summary/v025/25.3cray.html online]</ref>. I britannici iniziarono poi ad imporre un blocco navale sulla parte di Europa nelle mani di [[Napoleone Bonaparte]] (il [[blocco continentale]]), ponendo così termine alla politica di tolleranza nei confronti della navigazione statunitense. Anche se i britannici restituirono molti dei beni sequestrati che non erano destinati ai porti francesi, il blocco colpì gravemente la libertà commerciale provocando un'immensa rabbia negli Stati Uniti<ref>Wood, 2009, pp. 640–641.</ref>. A parte le preoccupazioni economiche, gli statunitensi erano scossi per quello che interpretavano come un attacco all'onore nazionale. In risposta ad una tale situazione Jefferson raccomandò un'ulteriore espansione dell'[[United States Navy]] e il [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] votò la legge conosciuta come ''[[Non-importation Act]]'', che limitò molte importazioni britanniche<ref>Wood, 2009, pp. 641-642.</ref>.
Per ristabilire relazioni quanto più possibile pacifiche, [[James Monroe]] negoziò il [[trattato Pinkney-Monroe]] del 1806, il quale rappresentava un'estensione del precedente trattato di Jay<ref>McDonald, 1976, pp. 132–133</ref>. Jefferson non era mai stato favorevole a quest'ultimo trattato, in quanto aveva impedito agli Stati Uniti di applicare sanzioni contro l'[[impero britannico]], e respinse anche il progetto di accordo Monroe-Pinckney. Le tensioni tra le due nazioni aumentarono a causa dell'[[affare Chesapeake-Leopard]], uno scontro navale avvenuto nel giugno 1807 tra un'imbarcazione statunitense e una britannica, terminato con la morte o l'arresto di un numero considerevole di marinai statunitensi. A partire dai [[decreti di Milano]] del dicembre successivo i francesi cominciarono a mettere sotto sequestro tutte le navi che continuavano a commerciare con gli inglesi, rendendo così le spedizioni statunitensi soggette agli attacchi di entrambe le maggiori potenze navali contrapposte<ref>Wood, 2009, pp. 644–649.</ref>.
Come reazione agli attacchi perpetrati contro la libera navigazione il Congresso approvò l'[[embargo del 1807]], pensato per costringere le due parti in lotta a rispettare la neutralità statunitense con il blocco di tutte le spedizioni verso la Gran Bretagna o la Francia. Quasi immediatamente i grandi commercianti statunitensi cominciarono a contrabbandare merci per spedirle in Europa<ref>Jeffrey A. Frankel, "The 1807–1809 Embargo Against Great Britain." ''Journal of Economic History'' (1982) 42#2 pp. 291–308. [https://www.jstor.org/stable/2120129 in JSTOR]</ref>. Sfidando i suoi stessi principi sui limiti d'azione del [[Governo federale degli Stati Uniti d'America|governo federale]], Jefferson fece uso delle [[forze armate]] per l'applicazione dell'[[embargo]]. Le esportazioni e le importazioni calarono così in maniera massiccia, e l'embargo suscitò molti malumori soprattutto nella [[Nuova Inghilterra]]<ref>Wood, 2009, pp. 652-655.</ref>. Nel marzo 1809 il Congresso sostituì l'embargo con la legge ''[[Non-Intercourse Act]]'', che consentì la prosecuzione degli scambi commerciali con le nazioni europee ad eccezione di Francia e Gran Bretagna<ref>Wood, 2009, pp. 656-657.</ref>.
La maggior parte degli storici ritiene l'embargo deciso da Jefferson inefficace e anche dannoso per gli interessi statunitensi<ref>[[#Cogliano|Cogliano, 2008]], p. 250; [[#Meacham|Meacham, 2012]], p. 475.</ref>. Persino alti esponenti del governo di Jefferson lo considerarono come una "pratica imperfetta", ma pur sempre preferibile alla guerra<ref>Wood, 2009, pp. 650–651.</ref>. Appleby descrive la strategia adottata come "la politica meno efficace" dell'intera presidenza, e Joseph Ellis la considera una "genuina sventura"<ref>[[#Appleby|Appleby, 2003]], p. 145; [[#Ellis|Ellis, 1996]], p. 237.</ref>. Altri, tuttavia, lo descrivono come una misura innovativa e non violenta che aiutò la Francia nella sua guerra con la Gran Bretagna, preservando al contempo la neutralità degli Stati Uniti<ref>[[#Hayes|Hayes, 2008]], pp. 504–05; [[#Kaplan|Kaplan, 1999]], pp. 166–68.</ref>.
Jefferson credette che il fallimento dell'embargo fosse dovuto essenzialmente ai mercanti egoisti che dimostrarono nell'occasione una mancanza di "virtù repubblicana"; sostenne che, se l'embargo fosse stato pienamente osservato, avrebbe di certo evitato la successiva [[guerra anglo-americana]]<ref>[[#Hayes|Hayes, 2008]], pp. 504–05; [[#Peterson60|Peterson, 1960]], pp. 289–90.</ref> del 1812.
== Elezioni presidenziali ==
=== Elezioni del 1804 ===
{{vedi anche|Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1804}}
[[File:Cock ca1804 attrib to JamesAkin AmericanAntiquarianSociety.png|thumb|Caricatura del presidente (il gallo) con la schiava [[Sally Hemings]] (la gallina).]]
Come entrambi i suoi predecessori, anche Jefferson si presentò per un secondo mandato. L'elezione del 1804 fu la prima a tenersi dopo la ratifica del [[XII emendamento della costituzione degli Stati Uniti d'America|XII emendamento]], che istituì l'attuale sistema elettorale in cui si vota in maniera separata per la presidenza e la vicepresidenza. Con [[Aaron Burr]] ormai estromesso, il [[caucus]] del [[partito Democratico-Repubblicano]] al [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]] scelse il [[governatore di New York]] [[George Clinton (politico)|George Clinton]] come compagno di corsa di Jefferson. Il [[Partito Federalista (Stati Uniti d'America)|Partito Federalista]] nominò invece [[Charles Cotesworth Pinckney]] per la presidenza e [[Rufus King (politico)|Rufus King]] in qualità di vice. I Federalisti attaccarono il presunto [[ateismo]] di Jefferson, il suo sostegno all'ampliamento del sistema di [[democrazia]] popolare e soprattutto la relazione intima intrattenuta con la schiava [[Sally Hemings]]; ne fecero il fulcro della loro [[campagna elettorale]], sostenendo che tale relazione di Jefferson era ipocrita dato il suo continuo sostegno al mantenimento della schiavitù<ref>Appleby, 2003, pp. 79-81</ref>. I Democratici-Repubblicani godettero di un netto vantaggio grazie all'organizzazione di partito, mentre i Federalisti e la loro retorica del governo delle élite stavano diventando sempre più impopolari<ref>Appleby, 2003, pp. 88-89</ref>. Jefferson vinse in tutti gli [[Stati federati degli Stati Uniti d'America|Stati federati]] eccetto che in [[Connecticut]] e [[Delaware]], prendendo così 162 dei 174 [[Collegio elettorale degli Stati Uniti d'America|grandi elettori]]<ref>Appleby, 2003, pp. 89-90</ref>.[[File:ElectoralCollege1804.svg|thumb|left|I risultati del 1804.]]
=== Elezioni presidenziali del 1808 ===
{{vedi anche|Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1808}}
Jefferson pensava che un presidente non dovesse rimanere in carica indefinitamente, si attenne alla tradizione del limite di due termini stabilito da [[George Washington]] e quindi rifiutò di presentarsi per un terzo mandato; approvò invece la candidatura del suo fidato consigliere e amico [[James Madison]]. La decisa [[politica estera]] di Jefferson si era attirata molte critiche all'interno del partito, dalla corrente capeggiata da [[John Randolph]]<ref>Appleby, 2003, pp. 122–24</ref>. Questi, assieme ad altri potenti esponenti del [[Partito Democratico-Repubblicano]] contrari a Madison, tra cui [[Samuel Smith (senatore)|Samuel Smith]] e [[William Duane]], si raccolsero quindi attorno alla potenziale candidatura di [[James Monroe]]<ref>McDonald, 1976, pp. 96–97</ref>. Inoltre lo stesso vicepresidente in carica [[George Clinton (politico)|George Clinton]], che aveva accettato una nuova candidatura alla vicepresidenza, annunciò invece di candidarsi alla presidenza. Ci volle tutto il prestigio di Jefferson per convincere i dissidenti a non dividere il partito a causa della disistima verso Madison<ref>{{Cita web|url=https://millercenter.org/president/madison/campaigns-and-elections|titolo=James Madison: Campaigns and Elections|editore=Miller Center of Public Affairs, University of Virginia|accesso=29 aprile 2017}}</ref>; alla fine questi riuscì a venire a capo delle divisioni interne e sconfisse il federalista [[Charles Cotesworth Pinckney]], ottenendo 122 dei 176 [[Collegio elettorale degli Stati Uniti d'America|grandi elettori]] alle elezioni del 1808<ref name=sabato1>{{Cita libro|cognome1=Sabato|nome1=Larry|cognome2=Ernst|nome2=Howard|titolo=Encyclopedia of American Political Parties and Elections|data=1º gennaio 2009|editore=Infobase Publishing|pp=302-04}}</ref>.[[File:ElectoralCollege1808.svg|thumb|I risultati del 1808.]]
== Reputazione storica ==
{{vedi anche|Classifica storica dei presidenti degli Stati Uniti d'America}}
Lo storico Meacham afferma che Jefferson è stata la figura più influente della repubblica democratica nel suo primo mezzo secolo, seguito da suoi ammiratori [[James Madison]], [[James Monroe]], [[Andrew Jackson]] e [[Martin Van Buren]]<ref>[[#Meacham|Meacham, 2012]], p. XIX.</ref>. La sua reputazione è però notevolmente diminuita durante la [[guerra di secessione americana]] a causa del suo sostegno ai [[diritti degli Stati]]. Alla fine del XIX secolo questa eredità complessiva fu ampiamente criticata; i conservatori sentivano che la sua filosofia aveva portato al movimento populista di quell'epoca, mentre i progressisti volevano un [[governo federale degli Stati Uniti d'America|governo federale]] più attivo di quello consentito dalla [[democrazia jeffersoniana]]<ref>[[#Bernstein03|Bernstein, 2003]], pag. 191; [[#Appleby|Appleby, 2003]], pag. 132.</ref>. Entrambe le fazioni giudicarono che la storia aveva dato ragione a [[Alexander Hamilton]] anziché a Jefferson, e [[Thomas Woodrow Wilson]] descrisse persino Jefferson come "seppur grande uomo, non un grande americano"<ref>[[#Bernstein03|Bernstein, 2003]], pag. 192; [[#Appleby|Appleby, 2003]], pag. 133.</ref>.
Negli anni 1930 il presidente tornò ad essere giudicato con maggior stima; [[Franklin Delano Roosevelt]] e i Democratici del [[New Deal]] celebrarono le sue lotte a favore dell'"uomo comune" e lo rivendicarono come fondatore del loro partito. Jefferson divenne un simbolo della democrazia americana nell'incipiente [[guerra fredda]] e i decenni 1940 e 1950 videro lo zenith della sua reputazione popolare<ref>[[#Bernstein03|Bernstein, 2003]], pp. 192–94; [[#Appleby|Appleby, 2003]], pp. 135–36.</ref>. A seguito del [[movimento per i diritti civili degli afroamericani]] la posizione di Jefferson sulla schiavitù fu sottoposta ad una nuova serrata critica, in particolare dopo che i [[test del DNA]] svolti alla fine degli anni 1990 sostennero le accuse che avesse avuto una relazione con la schiava [[Sally Hemings]]<ref>[[#Cogliano|Cogliano, 2008]], p. 12; [[#Appleby|Appleby, 2003]], p. 136, 140; [[#Bernstein03|Bernstein, 2003]], pp. 194–97.</ref>. Notando l'enorme produzione di libri accademici su Jefferson usciti negli ultimi anni lo storico Gordon Wood riassume i dibattiti infuocati sulla sua statura politica: "Anche se molti storici e altri sono imbarazzati dalle sue contraddizioni e hanno cercato di farlo cadere dal piedistallo democratico [...] la sua posizione, anche se tremolante, sembra ancora al sicuro"<ref>Gordon S. Wood. "Revealing the Total Jefferson," The New York Review of Books, 23 giugno 2016.</ref>.
I sondaggi di storici e politologi classificano generalmente Jefferson come uno dei migliori presidenti, spesso appena dopo i primi tre ([[George Washington]], [[Abraham Lincoln]] e [[Franklin Delano Roosevelt]]). La ricerca condotta dagli studiosi presidenziali del "Siena Research Institute", iniziata nel 1982, lo ha costantemente posizionato come uno dei cinque migliori presidenti della [[storia degli Stati Uniti d'America]]<ref>{{Cita web|url=http://www.siena.edu/pages/179.asp?item=2566 |titolo=Siena Poll: American Presidents |data=6 luglio 2010 |editore=Siena Research Institute |cid=Siena |accesso=30 ottobre 2015 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100706090046/http://www.siena.edu/pages/179.asp?item=2566 |dataarchivio=6 luglio 2010 }}</ref> e un sondaggio della [[Brookings Institution]] del 2015 tra i membri dell'[[American Political Science Association]] lo classificò come il quinto più grande presidente di tutti i tempi<ref>{{Cita web|url=https://www.brookings.edu/blogs/fixgov/posts/2015/02/13-obama-measuring-presidential-greatness-vaughn-rottinghaus |titolo=Measuring Obama against the great presidents |autore=Rottinghaus, Brandon e Justin S. Vaughn |data=13 febbraio 2015 |editore=Brookings Institution |accesso=30 ottobre 2015}}</ref>.
[[File:Jefferson Bible.jpg|thumb|Il [[frontespizio]] della ''[[Bibbia di Jefferson]]''.]]
[[File:Head of Thomas Jefferson at Mount Rushmore.jpg|thumb|Il volto del presidente scolpito sul [[Monte Rushmore]].]]
[[File:US $2 bicentennial.jpg|thumb|Serie da due dollari del 1976.]]
[[File:Thomas Jefferson Presidential $1 Coin obverse.png|thumb|Il [[dollaro presidenziale]] con l'effigie del presidente.]]
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Henry Brooks Adams|Adams, Henry]]. ''[https://books.google.com/books?id=iE-pz-rhsf0C&printsec=frontcover History of the United States of America during the Administrations of Thomas Jefferson]''. Library of America edition, (1986). Classic in-depth history.
*{{Cita libro|cognome1=Appleby|nome1=Joyce|titolo=Thomas Jefferson|anno=2003|url=https://archive.org/details/thomasjefferson0000appl|data=2003|editore=Times Books}}
*Channing, Edward. ''The Jeffersonian System, 1801–1811'' (1906) [https://books.google.com/books?id=BQcOAAAAIAAJ&printsec=frontcover&dq=intitle:Jeffersonian+intitle:System+intitle:1801-1811&lr=&num=30&as_brr=0 full text online], older scholarly survey
*Cunningham, Noble E., Jr. ''The Jeffersonian Republicans in Power: Party Operations 1801–1809'' (1963), highly detailed party history
* Cunningham, Noble E., Jr. ''The Process of Government Under Jefferson'' (1978)
*McDonald, Forrest. ''The Presidency of Thomas Jefferson'' (1987), intellectual history approach to Jefferson's presidency
*Malone, Dumas. ''Jefferson the President: First Term 1801–1805''; v. 5: ''Jefferson the President: Second term, 1805–1809''; v.6: ''The Sage of Monticello'' (1948–70), the standard scholarly biography; [http://tigger.uic.edu/~rjensen/jefferson.html short bio by Malone] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120212222410/http://tigger.uic.edu/~rjensen/jefferson.html |date=12 febbraio 2012 }}; a standard scholarly biography
*Peterson, Merrill D. ''Thomas Jefferson and the New Nation: A Biography'' (1986), long, detailed biography by leading scholar; [https://www.questia.com/library/book/thomas-jefferson-and-the-new-nation-a-biography-by-merrill-d-peterson.jsp online edition] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120420033430/http://www.questia.com/library/book/thomas-jefferson-and-the-new-nation-a-biography-by-merrill-d-peterson.jsp |date=20 aprile 2012 }}; also [https://www.amazon.com/dp/0195019091 excerpt and text search]; a standard scholarly biography
*Peterson, Merrill D. ed. ''Thomas Jefferson: A Reference Biography.'' (1986), long essays by scholars
*Smelser, Marshall. ''The Democratic Republic: 1801–1815'' (1968), standard scholarly history of presidencies of Jefferson and Madison
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* Kaplan, Lawrence. ''Jefferson and France'' (Yale University Press, 1967)
* Kaplan, Lawrence. ''Entangling Alliances with None: American Foreign Policy in the Age of Jefferson'' (Kent State University Press, 1987).
* LaFeber,
*Rodriguez, Junius, ed. ''The Louisiana Purchase: An Encyclopedia'' (2002)
*Tucker, Robert W. and David C. Hendrickson. ''Empire of Liberty: The Statecraft of Thomas Jefferson'' (1992), best guide to foreign policy [https://www.amazon.com/dp/0195074831 excerpt and text search], diplomatic history
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* [[Presidenti degli Stati Uniti d'America]]
* [[Presidenti degli Stati Uniti d'America per durata]]
* [[Razzismo negli Stati Uniti d'America]]
* [[Religioni negli Stati Uniti d'America]]
* [[Schiavitù negli Stati Uniti d'America]]
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* [[Vicepresidente degli Stati Uniti d'America]]
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== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* [https://web.archive.org/web/20180330021711/http://www.ipl.org/div/potus/tjefferson.html Thomas Jefferson at Internet Public Library]
* [
* [http://www.american-presidents.com/thomas-jefferson/ American Presidents] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210205035458/http://www.american-presidents.com/thomas-jefferson/ |date=5 febbraio 2021 }}
{{Box successione
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