Anticlericalismo: differenze tra le versioni

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[[File:Action cléricale.jpg|thumb|Illustrazione della rivista anticlericale francese ''La Calotte'' pubblicata nel 1908]]
L{{'}}'''anticlericalismo''', (nella sua accezione più comune), è una corrente di pensiero sviluppatasi soprattutto in riferimento alla [[Chiesa cattolica]], che si oppone al [[clericalismo]], ossia all'ingerenza degli [[Clero|ecclesiastici]] e della loro dottrina, nella vita e negli affari dello [[Stato]] e della politica in generale.<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/anticlericalismo/|titolo=anticlericalismo|accesso=26 luglio 2018}}</ref>
 
==Descrizione==
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In quanto "tendenza", non convogliata in un [[Manifesto (programma)|manifesto]] o in qualche movimento principale, l'anticlericalismo ha subito una serie di evoluzioni storiche e si è sviluppato in molteplici sfaccettature, tanto che è difficile darne una definizione condivisa. Per alcuni esso è l'opposizione allo sconfinamento del clero in qualsiasi ambito diverso dalla pura spiritualità (quindi economia, politica, interessi materiali).
 
Questa forma di pensiero si colloca ideologicamente sia nell'ambito del [[liberalismo]], sia delle [[sinistra radicale|sinistre radicali]], ma anche in alcuni [[socialismo|partiti socialisti democratici]], ed in [[Italia]], storicamente, nei partiti che traggono origine dal pensiero [[Giuseppe Mazzini|mazziniano]] (in particolare, il [[Partito d'Azione]] ed il [[Partito Repubblicano Italiano]]), nel [[Partito Socialista Italiano]] e nel [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]]. Dal punto di vista ideologico e filosofico, talvolta l'anticlericalismo si sviluppa parallelamente a quello della [[noncredenza]]. L'anticlericalismo esplicito o velato da quella che [[Torquato Accetto]] chiamava la «[[Della dissimulazione onesta|dissimulazione onesta]]» è tanto più diffuso quanto più il clero, in particolare nei suoi vertici cardinalizi e vescovili, tende a sovrintendere alla vita e all'organizzazione politico-civile dello Stato.
 
In Europa, l'anticlericalismo si è sviluppato lungo parte della storia [[cristianesimo|cristiana]] ed ha avuto come precursori figure di cristiani come [[Erasmo da Rotterdam]], [[Immanuel Kant]], [[Paolo Sarpi]], [[Gottfried Arnold]] e [[Thomas Woolston]], che considerava quale vero unico autentico miracolo di [[Gesù]] la cacciata dei mercanti dal Tempio. L'anticlericalismo italiano (tra i primi esponenti sono oggi annoverati personaggi come [[Marsilio da Padova]], [[Niccolò Machiavelli]], [[Francesco Guicciardini]], il [[Bartolomeo Sacchi|Platina]] e [[Giordano Bruno]]), giungerà ad avere i suoi primi "[[Martire#Martiri del libero pensiero|martiri]]" nella prima metà del [[XVIII secolo|settecento]] con [[Pietro Giannone]], morto in carcere a Torino, e [[Alberto Radicati di Passerano]], morto esule al[[l'Aia]].
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Vanno poi ricordati gli [[illuminismo|illuministi]] [[francia|francesi]] - tra i quali [[Voltaire]] e [[Denis Diderot|Diderot]] - che si opposero a ogni forma di clericalismo. Elementi anticlericali, secondo alcuni, sono presenti nella prima fase della [[Riforma luterana]] che abolisce gli [[Ordine religioso|ordini regolari]], non riconosce né il sacramento dell'ordine, né l'obbligo del [[Celibato sacerdotale|celibato ecclesiastico]], proclamando il [[sacerdozio universale]] di ogni cristiano che ha la sua guida nella sola [[Bibbia|Sacra Scrittura]].<ref>Per alcuni storici come Gigliola Fragnito (G. Fragnito, ''La Bibbia al rogo: la censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura (1471-1605)'' ([[1997]]) la lettura della Bibbia fu proibita ai cattolici. In realtà la questione se la lettura della Bibbia sia stata proibita è dibattuta da molti anni. Già nel [[1840]] il vescovo di [[diocesi di Biella|Biella]] Giovanni Pietro Losana bolla la tesi della proibizione come «vera calunnia degli eterodossi» e oppone il fatto che i volgarizzamenti cattolici comparirono prima di quelli protestanti; nel contempo ammette che sono necessarie «alcune prudenti cautele» (vedasi in proposito Angelo Stefano Bessone, ''Giovanni Pietro Losana'', Biella 2006, p. 353).</ref>
 
In particolare, gli [[anabattismo|anabattisti]] riconoscevano [[Cristo]] come unico capo della Chiesa, e negavano il valore della gerarchia e del magistero, affidandosi all'insieme dei credenti e dalla loro quotidiana imitazione dell'esempio di Cristo. La [[Controriforma]] inaugurata dal [[Concilio di Trento]] è stata anche una risposta a tali istanze antigerarchiche presenti, sia pure con grandi diversità e con differenti gradi di intensità, nel mondo protestante e, per Paesi come l'[[Italia]], la [[Spagna]], il [[Portogallo]], l'[[Austria]], la [[Baviera]], la [[Polonia]], la [[Croazia]], l'[[America Latina]] un'istanza di rinnovata clericalizzazione non solo della vita religiosa, ma anche nella vita socio-politicasociopolitica, in particolare attraverso il controllo della formazione scolastica e del costume femminile.
 
== Anticlericalismo in Italia ==
=== Il XVIII secolo ===
Nel Settecento si diffonde l'[[anticurialismo]], una tendenza giuridica che si ergeva a difesa dello [[assolutismostato assoluto|Stato assolutista]] contro i privilegi della Chiesa e particolarmente contro le prerogative del [[Tribunale dell'Inquisizione]], che sottraeva allo Stato parte del suo ruolo nell'amministrazione della giustizia. L'origine dell'anticurialismo risale alla seconda metà del [[XVI secolo|Cinquecento]], quando a [[Napoli]] il viceré spagnolo [[Pedro Afán de Ribera]], che pure represse duramente i [[valdesi]] in [[Calabria]], si oppose alla pubblicazione dei decreti del [[Concilio di Trento]] e all'istituzione dell'[[Inquisizione spagnola]] nel [[Regno di Napoli]]. Nel Settecento l'anticurialismo assume l'aspetto di una corrente filosofica e giuridica con autori come il sacerdote [[Salerno|salernitano]] [[Antonio Genovesi]], il [[Cava de' Tirreni|cavese]] [[Costantino Grimaldi]], autore delle ''Considerazioni intorno alle rendite ecclesiastiche del Regno di Napoli'' (Napoli, [[1708]]) e delle ''Discussioni istoriche teologiche e filosofiche'' ([[Lucca]], [[1725]]) e il [[foggia]]no [[Pietro Giannone]], che a [[Ginevra]], patria del [[calvinismo]], già inviso alla Chiesa per la sua opera storica, compose un altro lavoro dal forte sapore anticlericale ''Il Triregno. Del regno terreno, Del regno celeste, Del regno papale'', che sarà pubblicato postumo solo nel [[1895]].
 
Nel [[1730]] [[Alberto Radicati di Passerano]], esule a [[Londra]], pubblicò un opuscolo anticlericale, sotto il titolo ''A Comical and True Account of the Modern Cannibal's Religion'', in cui rigetta il cattolicesimo e ne dipinge una mordace caricatura, sulla scorta degli autori [[illuminismo|illuministi]] francesi. Nel [[1732]] pubblicò la [[Dissertazione filosofica sulla morte]], un'opera in cui rivendicava il diritto al [[suicidio]] e all'[[eutanasia]].
 
In tutto il secolo si rafforza anche l'antigesuitismo, un movimento di ostilità contro la [[Compagnia di Gesù]], un istituto religioso simbolo della fedeltà al [[papa]], che si riteneva protagonistaaccusata di ingerenze clericali in politica e nella scienza. Mentre l'aspirazione illuministica alla libertà diveniva il marchio del secolo, la presenza dei gesuiti si faceva via via inaccettabile, tanto che furono espulsi da tutti gli Stati cattolici, a cominciare dal [[Portogallo]] ([[1750]]). Il primo Stato italiano ad espellere i Gesuiti fu il [[regno di Napoli]] ([[1767]]), seguito dal [[ducato di Parma e Piacenza]]. Nel [[1773]] [[papa Clemente XIV]] con il [[breve apostolico|breve]] ''[[Dominus ac Redemptor]]'' decise la definitiva [[soppressione della Compagnia di Gesù]].
 
Nella seconda metà del [[XVIII secolo]] l'infante [[Filippo I di Parma]] e il suo ministro [[Guillaume du Tillot]] adottarono nel ducato di Parma e Piacenza una politica anticlericale, che poneva pesanti limitazioni nella capacità della Chiesa di acquisire e possedere beni immobili e di ereditare. Addirittura gli ecclesiastici furono esclusi della successione ereditaria delle loro famiglie. Ai vescovi furono proibiti impiegati che non fossero laici e fu loro sottratta la giurisdizione sugli ospedali e sulle opere pie. Con [[Ferdinando I di Parma|Ferdinando di Borbone]] non cessarono le vessazioni del clero e [[papa Clemente XIII]] fece affiggere un breve di protesta (''Monitorium''), che suscitò tali reazioni che in breve tempo quasi tutti gli Stati d'Europa presero posizione contro il Papa.<ref>*G. Cappelletti, [{{cita testo|url=http://books.google.com/books?id=StQCAAAAQAAJ&printsec=titlepage&hl=it#PPA58,M1 |titolo=''Le chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni'']}}, Venezia 1859, vol. XV, pp. 58-61</ref>
 
A Napoli la tendenza anticuriale è rappresentata in politica dal [[primo ministro]] [[Bernardo Tanucci]]. Con il [[concordato]] del [[1741]], la [[Santa Sede]] aveva concesso larghi privilegi ai monarchi napoletani che erano sempre stati vicini al papato, non prima di lunghe trattative condotte dall'[[arcidiocesi di Taranto|arcivescovo di Taranto]] [[Celestino Galiani]], che agiva come ministro plenipotenziario del Regno di Napoli ed era egli stesso un uomo di cultura, fiancheggiatore delle tendenze anticuriali. Il Tanucci volle applicare il Concordato in una chiave di imposizione di una politica ecclesiastica statale (''[[regalismo]]''), che andava a infrangere la tradizionale armonia tra il potere civile e quello religioso. Sulla scorta delle rivendicazioni [[gallicanesimo|gallicane]] già applicate in [[Francia]], le entrate di episcopati e abbazie vacanti affluirono alla corona, conventi e monasteri superflui vennero soppressi, le [[decima|decime]] abolite e nuove acquisizioni di proprietà da parte delle istituzioni ecclesiastiche tramite la [[manomorta]] vietate. La pubblicazione delle [[bolla papale|bolle papali]] necessitava della previa autorizzazione reale (il cosiddetto [[exequatur]]). Anche le nomine vescovili nel Regno caddero, seppure non direttamente ma solo tramite raccomandazioni, grazie anche all'abilità politica del Tanucci, nelle mani del sovrano. Il Re era soggetto soltanto a Dio, gli appelli a Roma erano proibiti a meno che non vi fosse stato l'assenso del re, il [[matrimonio]] venne dichiarato un contratto civile.
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=== Periodo napoleonico ===
[[File:Flag of the Repubblica Cisalpina.svg|thumb|upright|Bandiera della [[Repubblica Cisalpina]]]]
Durante il [[Napoleone Bonaparte|periodo napoleonico]], molti dei regni italiani furono trasformati in stati satelliti della [[Francia]] e i loro sovrani vennero deposti; lo stesso [[papa Pio VII]] fu deportato in Francia. Proclamando a gran voce i principî della [[Rivoluzione francese]], si abolirono i privilegi tanto del clero che della nobiltà.
 
Le autorità napoleoniche appoggiarono all'interno della [[Chiesa cattolica]] le posizioni dei [[gallicanesimo|gallicani]] e dei [[giansenismo|giansenisti]] contro quelle degli [[ultramontanismo|ultramontani]]. Furono aboliti ed espropriati gli ordini contemplativi, mentre i beni della Chiesa furono a vario titolo espropriati per finanziare lo Stato. Per la prima volta si mise in discussione l'egemonia sociale del clero a favore delle autorità civili.
 
=== Durante il [[Risorgimento]] ===
==== Politiche e leggi anticlericali ====
{{Citazione|I preti alla vanga!|[[Giuseppe Garibaldi]]<ref>[[Mino Milani]], ''Giuseppe Garibaldi: biografia critica'', Mursia, 1982, p. 511</ref>}}
[[File:Giuseppe Garibaldi 1861.jpg|thumb|left|upright|[[Giuseppe Garibaldi]]]]
L'anticlericalismo italiano ebbe notevole sviluppo nella lotta al [[potere temporale]] del papa, che costituiva oggettivo impedimento all'unificazione sotto la monarchia sabauda ed alla modernizzazione del Paese. [[Papa Pio VII]], rientrato in Italia, tornò a segregare gli ebrei nel [[ghetto di Roma]], dove resterannosarebbero rimasti fino alla liberazione nel [[1870]]. [[Papa Gregorio XVI]] (1831-1846) bollava il treno come "opera di Satana",<ref>R. Villari, ''Storia Contemporanea'', Bari, 1978, p. 111.</ref> mentre il suo segretario di Stato, il cardinal [[Luigi Lambruschini]] (1776-1854), osteggiava l'[[illuminazione a gas]] e instaurava nello [[Stato pontificio]] un regime di arbitrio poliziesco, censura e inquisizione.
 
In questo clima, anche tra gli stessi cattolici liberali italiani presero corpo posizioni di stampo anticlericale; ad esempio, una violenta polemica oppose il padre del cattolicesimo liberale italiano, [[Vincenzo Gioberti]] (1801-1852), ai gesuiti e ai cattolici reazionari. [[Giuseppe Garibaldi]], l'[[eroe nazionale]] italiano, fu il più celebre degli anticlericali del [[Risorgimento]] e definì la Chiesa cattolica una «setta contagiosa e perversa»<ref>«Il 28 aprile 1861 ad esempio, egli scriveva alla Società operaia napoletana, che sarebbe stato un sacrilegio continuare nella religione dei preti di Roma. "Essi sono i più fieri e terribili nemici dell'Italia. Dunque fuori dalla nostra terra quella setta contagiosa e perversa"». Ernesto Rossi in ''Pagine anticlericali''. Massari Editore</ref>, mentre rivolse a [[papa Pio IX]] l'epiteto di "metro cubo di letame"<ref>E, tra l'altro, diede nome Pionono al proprio asino.</ref>
 
La formazione dello Stato nazionale del [[1861]] fu preceduta e accompagnata dal tentativo di una riforma religiosa di ispirazione cristiana protestante, sul modello della [[Chiesa anglicana|Chiesa nazionale d'Inghilterra]], appoggiata dalle chiese [[valdesi]], memori delle persecuzioni, che, nei propositi di alcuni esponenti delle classi dirigenti piemontesi, si proponeva l'ambizioso obiettivo di sradicare dal cuore del popolo la fede cattolica<ref>Un manifesto radicale del [[1866]] dichiarava: {{Citazione|La vera, la immensa questione di Roma non si riduce al possesso della città [...] la vera questione sta nella caduta del papato, nel coronamento dell'opera cominciata da Lutero, nell'emancipazione della coscienza, nella glorificazione del pensiero, nell'inaugurazione della scienza sugli altari del Dio cattolico.}} P. Scoppola, ''Laicismo e anticlericalismo'', in ''Chiesa e religiosità in Italia dopo l'Unità (1861-1878)'', Vita e Pensiero, Milano, 1973, vol. II, p. 249 cit. da Lucetta Scaraffia ''Il contributo dei cattolici all'unificazione'' in ''I cattolici che hanno fatto l'Italia'', a cura di Lucetta Scaraffia, Lindau, Torino, 2011, p. 220</ref>: la cosiddetta [[Chiesa Libera Evangelica Italiana]]<ref>Giorgio Spini, Risorgimento e protestanti</ref>. [[San Leonardo Murialdo]] scrisse: «Gesù Cristo è bandito dalle leggi, dai monumenti, dalle case, dalle scuole, dalle officine; perseguitato nei discorsi, nei libri, nei giornali, nel papa, nei suoi sacerdoti».<ref>[[Rino Cammilleri]], ''Elogio del Sillabo'', Milano, 1994, p. 178</ref> Alla Camera, il deputato [[Filippo Abignente]] si augurava «che la religione cattolica sia distrutta d'un colpo».<ref>Cammilleri, p. 202</ref>
 
[[File:Ferdinando Petruccelli della Gattina.jpg|thumb|upright|[[Ferdinando Petruccelli della Gattina]]]]
 
Un altro deputato, [[Ferdinando Petruccelli della Gattina]], giornalista e patriota durante le [[Storia del Regno delle Due Sicilie nel 1848|insurrezioni del 1848]] nel [[Regno delle Due Sicilie]] si riprometteva di eliminare con il potere temporale anche il potere spirituale della Chiesa.<ref name="Cammilleri, p. 206">Cammilleri, p. 206</ref>. Il 20 luglio [[1862]], espresse senza giri di parole la sua avversione contro il Cattolicesimo: «Noi dobbiamo combattere la preponderanza cattolica nel mondo, comunque, con tutti i modi. Noi vediamo, che questo Cattolicismo è uno strumento di dissidio, di sventura, e dobbiamo distruggerlo [....] La base granitica della fortuna politica d'Italia deve essere la guerra contro il Cattolicismo su tutta la superficie del mondo».<ref name = "Memorie documentate per la storia della rivoluzione italiana">{{cita web|url=http://www.eleaml.org/sud/stampa2s/01_memorie_documentate_per_la_storia_della_rivoluzione_italiana_1879_raccolte_da_paolo_mencacci_2010.html|titolo= Memorie documentate per la storia della rivoluzione italiana|autore=Paolo Mencacci|editore=eleaml.org|accesso=8 febbraio 2012}}</ref> Dopo la [[presa di Roma]], Petruccelli della Gattina promosse l'abolizione della [[Leggelegge delle Guarentigieguarentigie]] e, durante una seduta alla Camera, gridò: «Il principio generale della rivoluzione Italiana è stato l'abolizione del Papato!».<ref name = "Memorie documentate per la storia della rivoluzione italiana"/> Egli voleva fare del sacerdote «un uomo e un cittadino», dargli «la libertà individuale nei limiti dello Stato» e il «diritto d'invocare la protezione della legge comune», il che significava l'[[abolizione del foro ecclesiastico]].<ref>Giuseppe Santonastaso, ''Edgar Quinet e la religione della libertà'', Dedalo, 1968, p. 121</ref> Il giornalista fu anche autore di una controversa opera, ''[[Memorie di Giuda]]'', in cui l'[[Giuda Iscariota|apostolo]] viene raffigurato come un rivoluzionario che combatte l'oppressione romana. Il romanzo suscitò un enorme scandalo e trovò problemi di distribuzione, e ''[[La Civiltà Cattolica]]'', il maggiore organo di stampa pontificio, lo etichettò «libraccio infame» e l'autore «sporco romanziere».<ref>La Civiltà Cattolica, Vol.II, Coi tipi della Civiltà Cattolica, 1868, p.242</ref>
 
Secondo il laico [[Giovanni Spadolini]], [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]] volle «fissare e delimitare le competenze specifiche della Chiesa nel suo magistero ecclesiastico, escludendola dalla società civile, dal mondo della politica, dall'istruzione, dalla scienza, dove il dominio incondizionato sarebbe stato quello dello Stato e dello Stato soltanto». Tale tentativo prese avvio nel [[Regno di Sardegna]], con la legge del 25 agosto [[1848]] n. 777 che espelleva tutti i [[Compagnia di Gesù|gesuiti]] stranieri, ne sopprimeva l'ordine e ne incamerava tutti i collegi, convertendoli ad uso militare. Negli anni seguenti i gesuiti furono nell'occhio del ciclone in tutta Italia e dopo il 1848 (durante il quale alcune residenze gesuite furono assaltate da folle inferocite),<ref>Si veda per Torino: Tomaso Chiuso, ''La Chiesa in Piemonte dal 1797 ai nostri giorni'', Torino, 1887-1892, vol. III, p. 156 citato da Angelo Stefano Bessone, ''Giovanni Pietro Losana'', Biella, 2006, p. 337
Per Napoli: Antonio De Meo, "I Gesuiti nell'Italia Meridionale dal 1848 al 1859", Palermo, 1991, pp. 59-68. [[Giacomo Margotti]], [{{cita testo|url=http://books.google.it/books?id=QGIvAAAAYAAJ&pg=PA213 |titolo=''Memorie per la Storia de' nostri tempi'']}}, III serie, Torino 1865, pp. 213-214 accenna ad assalti a Torino, a Genova, in Sardegna, in Sicilia e a Roma. Accenna a Napoli in [{{cita testo|url=http://books.google.it/books?id=QGIvAAAAYAAJ&pg=PA316 |titolo=''Memorie per la Storia de' nostri tempi'' p. 316]}}.</ref> saranno soppressi in tutti gli Stati italiani (escluso lo [[Stato pontificio]]).
 
La legge del 1848 e le analoghe successive saranno caratterizzate da ostilità verso la Chiesa cattolica che, nella visione dei politici di ispirazione liberale (sovente aderenti alla [[Massoneria in Italia|Massoneriamassoneria]])<ref>Storicamente, dopoDopo lo scioglimento delle logge massoniche italiane seguito alla Restaurazione, questa venne ufficialmente riammessa nel Regno piemontese nell'ottobre 1859 con l'apertura della loggia del [[Grande Oriente d'Italia]]).</ref>, costituiva un freno al progresso civile, ritenendo che la religione non fosse altro che superstizione, mentre la verità andava ricercata avvalendosi del metodo scientifico. Si trattava di un aperto contrasto con la realtà italiana - e soprattutto piemontese - del primo Ottocento, in cui per assenza d'intervento dello Stato era la Chiesa ad organizzare e finanziare scuole, istituzioni sociali<ref>La legislazione piemontese affidava ai parroci la presidenza delle ''Congregazioni di carità'', fino a quando l'editto del 21 dicembre 1836 tolse la presidenza a molti parroci, creando dei malumori. Si veda la [{{cita testo|url=http://books.google.com/books?id=PS4FAAAAQAAJ&pg=PA229&dq=%22Luigi+Ciurcia%22&lr=#PPA234,M1 |titolo=Civiltà Cattolica, a. IX, ]}}</ref> e ospedali. Non di rado docenti e scienziati erano essi stessi ecclesiastici.<ref>Scrivono ad esempio Roberto Mantovani e Flavio Vetrano in [{{cita testo|url=http://www.uniurb.it/PhysLab/Didattica.htm |titolo=Le ricerche e l'insegnamento scientifico dello Scolopio urbinate Alessandro Serpieri]}} «La politica liberale volgeva ad un chiaro anticlericalismo in tutto il regno: il dibattito si incentrò particolarmente sull'annosa questione della secolarizzazione degli istituti di educazione ed istruzione che, a quel tempo, erano in gran parte retti da ordini religiosi».</ref> Secondo la studiosa cattolica [[Angela Pellicciari]] «la nuova identità che i grandi del mondo progettano per la nazione culla dell'universalismo romano e poi cristiano è anticattolica, mentre la storia, la cultura e la popolazione sono tutte cattoliche.»
<ref>Angela Pellicciari, ''Risorgimento anticattolico'', Piemme, Casale Monferrato, 2004, p. 14 cit. da [[Lucetta Scaraffia]], ''Il contributo dei cattolici all'unificazione'' in ''I cattolici che hanno fatto l'Italia'', a cura di Lucetta Scaraffia, Lindau, Torino, 2011, p. 207</ref>.
 
{{vedi anche|Leggi Siccardi}}
[[File:Turin Obelisc of Savoia square.jpg|thumb|left|L'obelisco in [[piazza Savoia]] a [[Torino]], eretto nel [[1853]], commemora l'abolizione del foro ecclesiastico.]]
A partire dal [[1850]], furono promulgate le [[leggi Siccardi]] (n. 1013 del 9 aprile [[1850]], n. 1037 del 5 giugno 1850, e n. 878 del 29 maggio [[1855]]), che abolirono tre grandi privilegi di stampo feudale di cui il clero godeva nel Regno di Sardegna: il [[foro ecclesiastico]], un tribunale che sottraeva alla giustizia dello Stato gli uomini di Chiesa oltre che per le cause civili anche per i reati comuni (compresi quelli di sangue), il [[diritto di asilo]], ovvero l'impunità giuridica di chi si fosse macchiato di qualsiasi delitto e fosse poi andato a chiedere rifugio nelle chiese, nei conventi e nei monasteri, e la [[manomorta]], ovvero la non assoggettabilità a tassazione delle proprietà immobiliari degli enti ecclesiastici (stante la loro inalienabilità, e quindi l'esenzione da qualsiasi imposta sui trasferimenti di proprietà). Inoltre, tali provvedimenti normativi disposero il divieto per gli ''enti morali'' (e quindi anche per la [[Chiesa (istituzione)|Chiesa]] e gli [[enti ecclesiastici]]) di acquisire la [[proprietà (diritto)|proprietà]] di [[Bene immobile|beni immobili]] senza l'autorizzazione governativa. L'[[arcidiocesi di Torino|arcivescovo di Torino]] [[Luigi Fransoni]] venne processato e condannato ad un mese di carcere dopo aver invitato il clero a disobbedire a tali provvedimenti.
 
A partire dal [[1850]], furono promulgate le [[leggi Siccardi]] (n. 1013 del 9 aprile [[1850]], n. 1037 del 5 giugno 1850, e n. 878 del 29 maggio [[1855]]), che abolirono tre grandi privilegi di stampo feudale di cui il clero godeva nel Regno di Sardegna: il [[foro ecclesiastico]], un tribunale che sottraeva alla giustizia dello Stato gli uomini di Chiesa oltre che per le cause civili anche per i reati comuni (compresi quelli di sangue), il [[diritto di asilo]], ovvero l'impunità giuridica di chi si fosse macchiato di qualsiasi delitto e fosse poi andato a chiedere rifugio nelle chiese, nei conventi e nei monasteri, e la [[manomorta]], ovvero la non assoggettabilità a tassazione delle proprietà immobiliari degli enti ecclesiastici (stante la loro inalienabilità, e quindi l'esenzione da qualsiasi imposta sui trasferimenti di proprietà). Inoltre, tali provvedimenti normativi disposero il divieto per gli ''enti morali'' (e quindi anche per la [[Chiesa (istituzionecomunità)|Chiesa]] e gli [[enti ecclesiastici]]) di acquisire la [[proprietà (diritto)|proprietà]] di [[Bene immobile|beni immobili]] senza l'autorizzazione governativa. L'[[arcidiocesi di Torino|arcivescovo di Torino]] [[Luigi Fransoni]] venne processato e condannato ad un mese di carcere dopo aver invitato il clero a disobbedire a tali provvedimenti.
 
{{vedi anche|Crisi Calabiana}}
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Nel tentativo di colmare i gravi disavanzi causati dalla terza guerra d'indipendenza, nel [[1866]] il primo ministro [[Giovanni Lanza]] estese l'esproprio dei beni ecclesiastici a tutto il territorio nazionale e, con la legge del 19 giugno [[1873]] anche a Roma, la nuova capitale.
[[File:Francesco Hayez 041.jpg|thumb|left|upright|[[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]]]]
 
Negli [[anni 1870|anni settanta]] del [[XIX secolo]] il ministro dell'istruzione [[Cesare Correnti]] abolì le facoltà teologiche, sottrasse gli educandati femminili [[sicilia]]ni al controllo dei vescovi e infine tentò la soppressione dei direttori spirituali nei ginnasi, ma in seguito alle proteste della [[Destra storica|Destra]] dovette rassegnare le dimissioni il 17 maggio [[1872]].<ref>{{cita testo|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-correnti_(Dizionario-Biografico)/|titolo=''Cesare Correnti''}}, in Dizionario Biografico Treccani</ref>. Il [[Discorso di Stradella]] del [[1875]], con cui [[Agostino Depretis]] presentava le sue linee programmatiche agli elettori, si apre con una lunga trattazione della politica ecclesiastica, che ha i toni dell'invettiva: esulta per i vescovi privati dal governo dell'uso dei loro episcopi; taccia i cattolici di voler nascondere sotto il manto della religione un'avidità di potere e di volere influenzare le masse, «impadronendosi dei fanciulli, delle donne e del sentimento religioso» per «rendere odiosa la libertà». Ne conclude che la religione si è fatta nemica dello Stato e pertanto lo Stato va difeso, combattendo contro i cattolici una guerra ad oltranza. Questa guerra doveva essere combattuta in due modi: sottraendo al clero l'amministrazione dei beni ecclesiastici, affidandola ai laici, ed estromettendo i sacerdoti dall'istruzione pubblica.<ref>{{cita testo|url=https://www.150anni.it/webi/_file/documenti/province/L'accentramento%20amministrativo/A4Accentramentodoc9.pdf|titolo=Testo completo del Discorso di Stradella}}</ref>
 
Negli [[anni 1870|anni Settanta]] del XIX secolo il ministro dell'istruzione [[Cesare Correnti]] abolì le facoltà teologiche, sottrasse gli educandati femminili [[sicilia]]ni al controllo dei vescovi e infine tentò la soppressione dei direttori spirituali nei ginnasi, ma in seguito alle proteste della [[Destra storica|Destra]] dovette rassegnare le dimissioni il 17 maggio [[1872]].<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-correnti_(Dizionario-Biografico)/ ''Cesare Correnti''], in Dizionario Biografico Treccani</ref>. Il deputato lombardo [[Mauro Macchi]], che aveva fondato con [[Arcangelo Ghisleri]] la "Società dei liberi pensatori" di [[Cremona]] ([[1867]])<ref>Laura Demofonti, [{{cita testo|url=https://books.google.it/books?id=CPqtZrRa4MsC&pg=PA27&lpg=PA27 |titolo=''La riforma nell'Italia del primo Novecento: gruppi e riviste di ispirazione evangelica'']}}, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, p. 27 nota 5</ref>, nel 1876 riuscì a far approvare una riforma del [[codice di procedura penale]] che aboliva l'obbligo di prestare giuramento in nome di principi religiosi.<ref>{{cita testo|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/mauro-macchi_(Dizionario-Biografico)/ |titolo=''Mauro Macchi'']}}, in Dizionario Biografico Treccani</ref>
 
==== La questione romana ====
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[[File:Flag of the Roman Republic (19th century).svg|thumb|Bandiera della [[Repubblica Romana (Risorgimento)|Repubblica Romana]]]]
 
Il tentativo [[mazziniano]] di instaurare la [[Repubblica Romana (Risorgimento)|Repubblica Romana]] (febbraio-luglio [[1849]]) fu accompagnato da assassinii di sacerdoti, saccheggi di chiese e requisizioni forzose.<ref>Cammilleri, pp. 90-91.</ref> Nei pochi mesi di vita della Repubblica, Roma passò dalla condizione di stato tra i più arretrati d'Europa a banco di prova delle nuove idee liberali che allora si diffondevano nel continente, fondando la sua vita politica e civile su principi - quali, ''in primis'', il [[suffragio universale]] maschile, la libertà di culto e l'abolizione della [[pena di morte]] (facendo seguito, in questo caso, all'esempio del [[Granducato di Toscana]] che aveva definitivamente abolito la pena capitale nel [[1786]]) e - che sarebbero diventate realtà in Europa solo circa un secolo dopo.
 
Nella difesa di Roma dall'esercito francese, che accorse a sostenere lo Stato pontificio insieme alle armate austriache, borboniche e spagnole, perseroperse la vita numerosifra padrigli della patria tra cuialtri [[Goffredo Mameli]]. Tra i politici di maggior spicco in questa fase storica emerge la figura di [[Camillo Benso, conte di Cavour|Camillo Benso Conte di Cavour]], che nel 1861, poco dopo la proclamazione dell'UnitaUnità d'Italia, formulò, inascoltato, il principio della «[[Libera Chiesa in libero Stato]]», tentando con questa principio di regolare la convivenza tra Chiesa e Stato.
 
[[File:Giuseppe Mazzini.jpg|thumb|upright|left|[[Giuseppe Mazzini]]]]
Nel [[1869]] quando venne convocato il [[Concilio Vaticano I]], a [[Napoli]] si riunì un [[Anticoncilio di Napoli|anticoncilio]] di liberi pensatori, soprattutto massoni, organizzato dal deputato [[Giuseppe Ricciardi (1808)|Giuseppe Ricciardi]]. Il Concilio Vaticano I fu poi interrotto dalla presa di Roma e non più convocato. Negli anni seguenti Roma divenne teatro di numerosi episodi di anticlericalismo, soprattutto in occasione di manifestazioni pubbliche: «fra il 1870 e il [[1881]] si possono contare oltre trenta casi gravi di intolleranza, di provocazione, talora scontri fisici».<ref>Lucetta Scaraffia ''Il contributo dei cattolici all'unificazione'' in ''I cattolici che hanno fatto l'Italia'', a cura di Lucetta Scaraffia, Lindau, Torino, 2011, p. 217</ref> Per lungo tempo il Papa, rifugiatosi in [[Vaticano]], impose ai cattolici di non partecipare alla vita pubblica del Regno d'Italia con un pronunciamento conosciuto come ''[[non expedit]]''.
 
==== Il rapporto con l'episcopato ====
Nel [[1850]] dopo l'approvazione delle [[leggi Siccardi]] nel [[Regno di Sardegna]] l'[[arcidiocesi di Torino|arcivescovo di Torino]] [[Luigi Fransoni]] fu arrestato per un mese e poi mandato, nelle stesso anno, in esilio a [[Lione]] per la sua ferma opposizione alle leggi anticlericali.<ref>Maurilio Guasco, ''Storia del clero in Italia dall'Ottocento a oggi'', Bari, 1997, p. 64</ref>
 
Dopo l'Unità, circa la metà delle diocesi italiane resterà vacante, per il rifiuto del Governo di concedere il necessario '[[placet]]' o '[[exequatur]]' ai vescovi. Nel 1864 ben 43 vescovi erano in esilio, 20 in carcere, 16 erano stati espulsi e altri 16 morti per le vessazioni subite<ref>Cammilleri, p. 100</ref>. A metà degli [[anni 1860|anni sessanta]] di 227 sedi vescovili, 108 erano vacanti.<ref>F. Margiotta Broglio, ''Legislazione italiana e vita della Chiesa (1861-1878)'' in ''Chiesa e religiosità in Italia dopo l'Unità (1861-1878)'' - ''Relazioni'', I, Milano, 1973, p. 120 citato da Guasco, p. 74</ref><ref>Giacomo Margotti, [{{cita testo|url=http://books.google.it/books?id=QGIvAAAAYAAJ&pg=PA193 |titolo=''Memorie per la Storia de' nostri tempi'']}}, III serie, Torino, 1865, pp. 193-203</ref><ref>Ad esempio in Sicilia tra il 1860 e il 1868 otto diocesi su diciassette rimasero sede vacante, per un periodo compreso fra i 4 e i 12 anni: [[Arcidiocesi di Agrigento|Agrigento]], [[Arcidiocesi di Catania|Catania]], [[Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela|Messina]], [[Diocesi di Caltagirone|Caltagirone]], [[Diocesi di Noto|Noto]], [[Diocesi di Piazza Armerina|Piazza Armerina]], [[Arcidiocesi di Monreale|Monreale]], [[Arcidiocesi di Siracusa|Siracusa]]. Vedi: Gaetano Zito, {{cita testo|url=https://www.academia.edu/33892705/G_Zito_Larcivescovo_Guarino_la_Santa_Sede_e_le_Chiese_di_Sicilia_Nomine_vescovili_tra_regio_patronato_ed_exequatur|titolo=''L'arcivescovo Guarino, la Santa Sede e le Chiese di Sicilia. Nomine vescovili tra regio patronato ed exequatur''}}, in ''Il cardinale Giuseppe Guarino e il suo tempo. Chiesa, movimenti, istituzioni civili nella Sicilia di fine Ottocento'', a cura di Cesare Megazzù e Giovan Giuseppe Mellusi, Atti del Convegno di studi, Messina 16-17 marzo 2012, Messina, 2013, p. 256, ISBN 978-88-87617-56-6</ref> I motivi di questi arresti erano spesso arbitrari: il cardinale [[Cosimo Corsi|Corsi]], [[arcidiocesi di Pisa|arcivescovo di Pisa]], fu arrestato il 13 maggio [[1860]] per non aver voluto cantare il "[[Te Deum]]" per [[Vittorio Emanuele II]]<ref>Vittorio Gorresio in Notizie Radicali, 28.06.2005</ref>. Nel luglio dello stesso anno il [[diocesi di Piacenza-Bobbio|vescovo di Piacenza]] [[Antonio Ranza]] e dieci [[canonico|canonici]] furono condannati dal tribunale a quattordici mesi di reclusione per antipatriottismo. Si trattò di una condanna politica, perché il vescovo si era allontanato dalla città in occasione della visita del [[Vittorio Emanuele II|re]] e non aveva celebrato la festa dello [[Statuto albertino|Statuto]].<ref>Guasco, pp. 71-72</ref><ref>Altri esempi di arresti arbitrari sono riportati da Margotti, pp. 193-203</ref>
 
Nelle province meridionali, dopo la [[Spedizione dei Mille|spedizione di Garibaldi]] con vari pretesti furono arrestati e processati 66 vescovi. Durante i quattro anni successivi subirono la stessa sorte anche nove cardinali.<ref>Guasco, p. 74</ref>
 
Il problema delle sedi vacanti si avviò verso la soluzione nell'ottobre del [[1871]], quando furono nominati 41 nuovi vescovi. Altri 61 saranno nominati negli anni successivi.<ref>Guasco, p. 80</ref> Tuttavia, nel [[1875]] [[Marco Minghetti|Minghetti]] annunciava ancora alla Camera che delle 94 domande di exequatur presentate per la nomina di nuovi vescovi, soltanto 28 erano state accettate dal Governo.<ref>Marco Minghetti, ''Discorsi parlamentari'', vol. VI, Roma, 1890, p. cit. da Francesco Motto, {{cita testo|url=https://www.salesian.online/wp-content/uploads/2019/02/1-Motto-La-mediazione-di-Don-Bosco-fra-Santa-Sede-e-Governo-per-la-concessione-degli-Exequatur-ai-vescovi-dItalia-1872-1874.pdf|titolo=''La mediazione di Don Bosco fra Santa Sede e Governo per la concessione degli exequatur ai vescovi d'Italia (1872-1874)''}}, LAS, 1987, p. 56 ISBN 8821301508.</ref>
 
==== Episodi di violenza e intolleranza ====
Dopo l'Unità d'Italia si verificarono episodi di intolleranza anticlericale: comeil l7 aprile [[1872]] fu assassinato un gendarme pontificio fuori [[Porta Angelica]],<ref>Anton Maria Bonetti, {{cita testo|url=https://www.google.it/books/edition/I_martiri_italiani/O6kXAAAAYAAJ?hl=it|titolo='assalto'I martiri italiani''}}, Modena, 1891, pp. 195-196</ref> fu assalito alil Congresso cattolico di [[Bologna]] del 9 ottobre [[1876]]<ref>Cammilleri, p. 208.</ref> e isi registrarono tumulti in occasione della traslazione della salma di Pio IX il 13 luglio [[1881]]<ref>Cammilleri, p. 180.</ref>.
 
[[File:Francesco Crispi (ritratto).jpg|thumb|upright|[[Francesco Crispi]], che fu Primo Ministro per diversi anni, fu un noto anticlericale e sostenne la costruzione del [[monumento a Giordano Bruno]].]]
Nel 1889, l'erezione del [[monumento a [[Giordano Bruno]] in [[Campo de' Fiori]] avvenne in un contesto di violenta lotta politica in cui si confrontarono le posizioni più oltranziste delle fazioni anticlericali e clericali. L'opera fu realizzata dallo scultore [[Ettore Ferrari]], che più tardi divenne gran maestro del [[Grande Oriente d'Italia]]. Fra i promotori non mancarono toni di sfida al Pontefice, che minacciava di lasciare Roma per rifugiarsi in Austria, e il monumento divenne uno dei simboli dell'anticlericalismo. [[Francesco Crispi]] ottenne dal re [[Umberto I]] un decreto di destituzione nei confronti del sindaco di Roma [[Leopoldo Torlonia]], che aveva fatto una visita ufficiale al cardinale vicario [[Lucido Maria Parocchi]], portando un messaggio per [[papa Leone XIII]].<ref>Si veda in proposito lo studio di Enrico Meloni sulle vicende della statua, consultabile alla pagina {{cita web|url=http://it.geocities.com/trepadri/giordanobruno1.htm|titolo=Giordano Bruno. La statua <!-- Bot generated title -->|deadurl=yes|urlarchivio=https://www.webcitation.org/query.php?url=http://it.geocities.com/trepadri/giordanobruno1.htm|urlmorto=sì|dataarchivio=11 agosto 2006}}</ref> Nello stesso periodo a Roma la Massoneria metteva in scena sotto i Palazzi apostolici banchetti nei venerdì di [[Quaresima]], per dileggiare il [[digiuno]] cristiano<ref name="Cammilleri, p. 206" />.
 
Gli episodi di violenza si ripeteranno ancora nel [[1893]] a [[Sansepolcro]], città in mano ad amministratori anticlericali, in cui la processione del [[Corpus Domini]] diede luogo a tafferugli si concluse con ventisei arresti tra i fedeli<ref>[{{cita testo|url=http://www.societastoricaretina.org/biografie/SPSandrelliRaffaello050703.pdf |titolo=Note biografiche di Raffaello Sandrelli]}} a cura della Società Storica Aretina</ref>, e continueranno anche nella prima parte del XX secolo: fra questi l'assalto alla processione del Corpus Domini a [[Fabriano]], avvenuto il 21 giugno [[1911]], condotto da socialisti e anticlericali, terminò in un clamoroso processo.<ref>[{{Cita web |url=http://www.camaldoli.org/2011/05/il-famoso-assalto-della-processione-del-corpus-domini-del-21-giugno-1911-a-fabriano/ |titolo=Il famoso assalto della processione del Corpus Domini del 21 giugno 1911 a Fabriano] |accesso=11 novembre 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160311035629/http://www.camaldoli.org/2011/05/il-famoso-assalto-della-processione-del-corpus-domini-del-21-giugno-1911-a-fabriano/ |urlmorto=sì }}</ref>
 
==== Anticlericalismo accademico ====
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e nel [[1863]] l'[[Inno a Satana]], che poi ristamperà nel [[1868]] in occasione del [[Concilio Vaticano I]]. L'anticlericalismo accademico derivò in larga parte dall'adesione di molti docenti al positivismo e allo [[scientismo]]. All'[[università di Torino]] il positivismo fece la sua comparsa negli [[anni 1860|anni sessanta]] del XIX secolo presso la facoltà di medicina, dove insegnava l'olandese [[Jacob Moleschott]]. [[Cesare Lombroso]], fondatore dell'antropologia criminale, [[Salvatore Cognetti de Martiis]], professore di [[economia politica]] garibaldino, e [[Arturo Graf]], docente di letteratura italiana, furono celebri esponenti di teorie anticlericali.
 
Il [[Evoluzione|darwinismo]] ebbe come centri di diffusione [[Torino]], [[Pavia]] e [[Firenze]]. Anche l'associazionismo studentesco risentì della polemica anticlericale e costituì un anello di quella che poteva apparire una «''koinè'' positivista e anticlericale largamente condivisa nel mondo accademico»<ref>Elisa Signori, [{{cita testo|url=http://www.cisui.unibo.it/annali/07/testi/11Signori_testo.htm |titolo=Gli studenti di Pavia dopo l'Unità: "tumulti", associazioni e impegno politico]}}</ref>. Nel [[1871]] i professori dell'[[Università La Sapienza|Università di Roma]] furono chiamati a pronunziare il giuramento di fedeltà al re e allo Statuto. I professori della facoltà di teologia furono esentati dal giuramento, ma in maggioranza si rifiutarono di riprendere l'insegnamento in un ambiente ora ostile. [[Papa Pio IX]] li ricevette in udienza dicendo loro: «L'Università, quale ora è divenuta, non è più degna delle vostre dottrine e di voi, e voi stessi vi contaminereste varcando quelle soglie, entro le quali si insegnano errori così perniciosi».
 
Appelli analoghi furono rivolti agli studenti e fu dato vita ada un tentativo di un'università alternativa. Quando però il tentativo fallì, agli studenti fu concesso di frequentare le università statali, ammonendoli però ad evitare l'influsso dei cattivi maestri.<ref>Guasco, p. 81</ref> All'[[Università di Catania]] fu professore di letteratura italiana [[Mario Rapisardi]], spirito anticlericale e garibaldino, che considerava le religioni come intralcio al progresso scientifico e morale. Nel 1859 le facoltà di teologia nelle università di [[Università di Parma|Parma]], di [[Università di Modena e Reggio Emilia|Modena]] e di [[Università di Bologna|Bologna]] furono abolite, nel 1861 furono abolite anche quelle di [[Università Federico II di Napoli|Napoli]] e di [[Università di Siena|Siena]]<ref>Cristina Sagliocco, ''Il Seminario di Siena e la Facoltà teologica'' in Maurizio Sangalli (a cura di), {{cita testo|url=https://books.google.it/books?id=nnoa1lxl9SAC|titolo=''Il seminario di Siena: da arcivescovile a regionale''}}, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003, p. 176 et passim</ref>. Il ritiro dei docenti della facoltà di teologia diede occasione allo Stato di sopprimere le facoltà di teologia con la legge Scialoja-Correnti del 26 gennaio [[1873]], determinando la scomparsa degli studi ecclesiastici dalle università di Stato.<ref>Guasco, pp. 81-82</ref>
 
Al di fuori dell'ambito strettamente accademico, ebbe straordinario successo la letteratura di [[Edmondo De Amicis]], che proponeva con il libro ''[[Cuore (romanzo)|Cuore]]'' un codice di morale laica<ref>Giuseppe Tuninetti, [{{cita testo|url=http://www.rivistamissioniconsolata.it/cerca.php?azione=det&id=1678 |titolo="Città di lotta e di cuore"] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20130313002757/http://www.rivistamissioniconsolata.it/cerca.php?azione=det&id=1678 |data=13 marzo 2013 }}</ref> e quella di poeti come [[Antonio Ghislanzoni]], [[librettista]] di [[Giuseppe Verdi]], [[Felice Cavallotti]], che fu anche un celebre politico e deputato, e [[Olindo Guerrini]], che nel [[1899]] fu condannato e poi assolto in appello per [[diffamazione]] del [[diocesi di Faenza-Modigliana|vescovo di Faenza]]<ref>''Rivista dell'Ordine dei Giornalisti dell'Emilia-Romagna'', dicembre 2008, p. 26</ref>. Cavalli di battaglia dell'anticlericalismo divennero in questo periodo una ricostruzione storica in stile illuminista, a volte arbitraria, del [[Medioevo]] (i ''secoli bui''), la leggenda della [[Papessa Giovanna]], la classificazione della storia delle [[Crociata|Crociate]] come ''guerra di religione'', e della lotta alle eresie in generale e dell'[[Inquisizione]] in particolare come fenomeni dell'intolleranza cristiana (vedi [[Leggenda nera dell'Inquisizione]]). Furono popolari le poesie anticlericali di [[Giuseppe Giusti]], come "Il Papato di Prete Pero"<ref>[[s:Il Papato di Prete Pero]] su wikisource.</ref>.
 
==== I monumenti anticlericali ====
[[File:Morrovalle-Lapide XXV anniversario Porta Pia.jpg|thumb|left|upright=0.6|Una lapide sul municipio di [[Morrovalle]] ricorda il XXV anniversario della presa di Porta Pia.]]
Dopo l'unità d'Italia in moltissimi comuni furono eretti monumenti anticlericali, anche per rimarcare la vittoria degli ideali risorgimentali, che avevano portato al crollo dello Stato della Chiesa. Nelle tante lapidi che ricordano Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini, ma anche l'infinita schiera di patrioti, raramente manca un accenno polemico contro il clero, la "tirannide", la "superstizione", mentre vengono esaltati la libertà, l'"affrancamento" e il "progresso".
 
Fra i monumenti maggiori, oltre a quello [[monumento a Giordano Bruno|a Giordano Bruno]] a Roma, sono da ricordare anche l'[[Piazza Savoia#Il Monumento alle leggi Siccardi|obelisco]] che celebra l'abolizione del foro ecclesiastico a [[Torino]], eretto nel [[1853]] e il [[monumento ad Arnaldo da Brescia]], a [[Brescia]], eretto nel [[1882]].
 
Nel [[1895]], nel XXV anniversario della breccia di Porta Pia, furono inaugurati nel giro di una settimana nuovi monumenti a Roma, che facevano parte di un programma urbanistico, inteso a dare al centro della Cristianità un aspetto laico. Uno dei più ferventi promotori fu l'artista [[Ettore Ferrari]], gran maestro della massoneria. I nuovi monumenti comprendevano la [[Monumento a Giuseppe Garibaldi (Roma)|statua equestre di Garibaldi]] al [[Gianicolo]], il monumento a Cavour nell'[[Piazza Cavour (Roma)|omonima piazza]] nel [[Prati (rione di Roma)|rione Prati]], due colonne commemorative della presa di Roma a Porta Pia e a [[Scontro di Villa Glori|Villa Glori]] e il monumento al drammaturgo anticlericale [[Pietro Cossa]].<ref>Roberto Quarta, ''Roma massonica'', Roma, 2014, pp. 46-49</ref>
 
==== Anticlericalismo popolare ====
[[File:Gabriele Galantara, La scuola clericale, cartolina di propaganda de l'Asino del 1906.jpg|thumb|[[Gabriele Galantara]], “La scuola clericale”, cartolina di propaganda della rivista satirica ''[[L'Asino]]'' del [[1906]].]]
L'anticlericalismo non restò confinato alle classi dirigenti, ma trovò eco anche nelle società operaie e di mutuo soccorso di fine ottocento, prevalentemente di ispirazione socialista. Secondo questa ideologia, Gesù Cristo era stato il "primo socialista", ma il suo insegnamento era stato corrotto dalla Chiesa ("dai preti") per tornaconto.<ref>Si veda in proposito lo studio dello storico anticlericale Gustavo Buratti, [{{cita testo|url=http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/buratti296.html |titolo=''La riforma popolare: l'anticlericalismo nel movimento operaio biellese (1880-1920)'']|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060610083950/http://www.storia900bivc.it/pagine/editoria/buratti296.html }}</ref> Un esempio emblematico di questa ideologia fu ''[[s:La predica di Natale|La predica di Natale]]''<ref>{{Cita web |url=http://www.uil.it/iss/Prampolini.pdf |titolo=Copia archiviata |accesso=16 dicembre 2010 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071007124900/http://www.uil.it/iss/Prampolini.pdf |urlmorto=sì }}</ref> del 24 dicembre [[1897]] di [[Camillo Prampolini]].
 
Diffuse erano anche le rappresentazioni teatrali di spettacoli anticlericali: ad esempio nel [[1851]] a [[Vercelli]] erano in scena due commedie, intitolate "Gli orrori dell'Inquisizione" e "Il diavolo e i Gesuiti".<ref>Giacomo Margotti, [{{cita testo|url=http://books.google.it/books?id=4WEvAAAAYAAJ&pg=PA26 |titolo=''Memorie per la storia de' nostri tempi'']}}, vol. I, Torino, 1863, p. 26</ref> A [[Roma]] il primo [[carnevale]] dopo Porta Pia fu organizzato dall'associazione anticlericale "Il Pasquino", che propose numerose parodie. Un enorme dito di cartapesta fu fatto sfilare per le vie di Roma: era il "dito di Dio", una formula tipica con cui la stampa cattolica commentava sventure e disgrazie.<ref>P. Scoppola, ''Laicismo e anticlericalismo'', in ''Chiesa e religiosità in Italia dopo l'Unità (1861-1878)'', Milano, Vita e Pensiero, Milano, 1973, vol. II, p. 273 cit. da Lucetta Scaraffia ''Il contributo dei cattolici all'unificazione'' in ''I cattolici che hanno fatto l'Italia'', a cura di Lucetta Scaraffia, LindauTorino, TorinoLindau, 2011, p. 217</ref> A Roma la rappresentazione di ''I settecento martiri dell'Inquisizione'' e a Firenze la rappresentazione di ''Galileo'' accesero gli animi degli spettatori, che usciti da teatro volevano percuotere i frati.<ref>{{cita testo|url=https://www.google.it/books/edition/Il_divin_salvatore_periodico_settimanale/NZyNGYBoBHUC?hl=it&gbpv=1|titolo=''Il Divin Salvatore''}}, Roma, anno XV, nº 91, 12 agosto 1879, p. 1452</ref>
 
Negli ultimi suoi drammi e particolarmente in "Giuliano l'Apostata", "Cola di Rienzo" e ne "I Borgia" anche [[Pietro Cossa]] diede sfogo alla sua vena anticlericale. Ancora più scoperta è la polemica anticlericale del radicale [[Felice Cavallotti]], che per esempio nel suo "Cantico dei Cantici" rappresentato a [[Milano]] nel [[1898]] si lancia in un'aperta invettiva: «Son l'unghie reverende / Un ordigno che acchiappa e mai non rende».<ref>Felice Cavallotti, {{cita testo|url=https://archive.org/details/ilcanticodeicant00ferr/page/10|titolo=''Cantico dei Cantici''}}, scena I, p. 10</ref><ref>[[Benedetto Croce]], {{cita testo|url=https://ojs.uniroma1.it/index.php/lacritica/article/download/8717/8699|titolo=''Note sulla letteratura italiana. XII. Pietro Cossa - Felice Cavallotti''}}, 1905</ref>
Diffuse erano anche le rappresentazioni teatrali di spettacoli anticlericali: ad esempio nel [[1851]] a [[Vercelli]] erano in scena due commedie, intitolate "Gli orrori dell'Inquisizione" e "Il diavolo e i Gesuiti".<ref>Giacomo Margotti, [http://books.google.it/books?id=4WEvAAAAYAAJ&pg=PA26 ''Memorie per la storia de' nostri tempi''], vol. I, Torino 1863, p. 26</ref> A [[Roma]] il primo [[carnevale]] dopo Porta Pia fu organizzato dall'associazione anticlericale "Il Pasquino", che propose numerose parodie. Un enorme dito di cartapesta fu fatto sfilare per le vie di Roma: era il "dito di Dio", una formula tipica con cui la stampa cattolica commentava sventure e disgrazie.<ref>P. Scoppola, ''Laicismo e anticlericalismo'', in ''Chiesa e religiosità in Italia dopo l'Unità (1861-1878)'', Vita e Pensiero, Milano, 1973, vol. II, p. 273 cit. da Lucetta Scaraffia ''Il contributo dei cattolici all'unificazione'' in ''I cattolici che hanno fatto l'Italia'', a cura di Lucetta Scaraffia, Lindau, Torino, 2011, p. 217</ref>
 
L'anticlericalismo trovò eco anche in polemiche giornalistiche, che spesso vedevano confrontarsi giornali di tendenze opposte. A Torino la ''[[Gazzetta del Popolo]]'' diretta dall'anticlericale [[Felice Govean]], che fu anche [[gran maestro#Massoneria|gran maestro]] del [[Grande Oriente d'Italia]], battagliava contro l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Armonia cattolica'', diretta da [[Giacomo Margotti]]. Le vendite vedevano primeggiare il foglio anticlericale, che distribuiva 10&nbsp;000 copie contro le 2&nbsp;000 del concorrente. Nel [[1892]] a Roma fu fondato il settimanale satirico ''[[L'Asino]]'', di orientamento socialista, che soprattutto a partire dal XX secolo condusse veementi campagne anticlericali.
 
Diffuse erano le canzoni anticlericali, alcune con intenti blasfemi, ma talvolta indicatrici di tensioni socio-politiche: è il caso delle canzoni degli anticlericali di [[Nuoro]], che nel [[1868]] si contrappongono al vescovo Salvatore Angelo de Martis nella [[Rivolta de Su Connottu]], episodio che è emblematico del passaggio dell'idea anticlericale da cerchie ristrette al tessuto popolare.<ref>[{{cita testo|url=http://www.lanuovasardegna.it/regione/2011/03/16/news/tra-anticlericalismo-e-amor-di-patria-1.3387308 |titolo=Tra anticlericalismo e amor di Patria]}}, La Nuova Sardegna, 16 marzo 2011</ref>
 
Una raccolta di canzoni anticlericali, risalenti all'Ottocento e al primo Novecento, fu pubblicata nel [[1973]] in un disco a 33 giri intitolato "L'Ammazzapreti", a cura di [[Leoncarlo Settimelli]] e Laura Falavolti.<ref>"L'Ammazzapreti" : Canti satirici anticlericali., Aa cura di Leoncarlo Settimelli e Laura Falavolti, Roma, La Nuova Sinistra, Edizioni Savelli, 1973.</ref>
 
=== Durante il fascismo ===
[[File:FilippoTommasoMarinetti.jpg|thumb|upright|Il poeta futurista [[Filippo Tommaso Marinetti]], il più celebre rappresentante del fascismo anticlericale]]
Il [[Partito Nazionale Fascista]], guidato da [[Benito Mussolini]], fortemente anticlericale e ateo in gioventù<ref>come testimoniato, tra l'altro, da alcuni suoi scritti quali il romanzo ''Claudia Particella, l'amante del Cardinal Madruzzo'' del [[1910]] e ''L'uomo e la divinità. Dio non esiste''</ref>, presentava inizialmente, influenzato anche dal [[futurismo]], un programma di "svaticanizzazione" dell'Italia, con progetti di sequestri di beni ed abolizione di privilegi. Ma Mussolini, dopo essere diventato [[duce]] dell'Italia fascista, resosi conto del gran peso sociale e culturale che la Chiesa cattolica rivestiva nel Paese, cambiò i suoi propositi iniziali e volle concordare un'intesa con la Chiesa al fine di consolidare e accrescere il proprio potere, ancora instabile, ed ottenere un più ampio consenso di popolo<ref>[{{cita testo|url=http://www.storiain.net/arret/num125/artic1.asp |titolo=Mussolini e il Papa, StoriaIn Network] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20110614151501/http://www.storiain.net/arret/num125/artic1.asp |data=14 giugno 2011 }}</ref><ref>[{{cita testo|url=http://books.google.com/books?id=RLk9mueQTPAC&pg=PA90&lpg=PA90&dq=svaticanizzazione&source=bl&ots=mLJvhE290H&sig=P1FK0UXEJbhmnGLc3XZgQKNxdmU&hl=it&ei=iWEuTJPZI5CoOK7chN8B&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=6&ved=0CCoQ6AEwBQ#v=onepage&q=svaticanizzazione&f=false |titolo=Scritti dell'esilio, Francesco Luigi Ferrari]}}</ref>.
 
Vi furono episodi di [[squadrismo]] che colpirono oltre al [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito popolare italiano]] organizzazioni religiose cattoliche, come l'[[Azione Cattolica]]. Dopo le [[Elezioni politiche italiane del 1924|elezioni del 1924]], vi furono rappresaglie nelle località in cui i popolari avevano raccolto più voti: a [[Sandrigo]] due sacerdoti furono malmenati e [[Ferdinando Rodolfi]], [[Diocesi di Vicenza|vescovo di Vicenza]], intervenne comminando la scomunica ai responsabili delle violenze.<ref>Giovanni Sale, ''La Chiesa di Mussolini'', Rizzoli, 2011, pp. 129-131</ref>
Tuttavia il capo del fascismo intimamente rimaneva un ateo anticlericale, come testimoniano la sua nota avversione a farsi fotografare accanto a religiosi e la conseguente censura di tutti i ritratti in cui era presente qualche prelato o simile e la confidenza che [[Dino Grandi]] fece a [[Indro Montanelli]] nella quale raccontava come Mussolini, appena uscito dal palazzo Laterano in cui l'11 febbraio 1929 aveva appena firmato il concordato, bestemmiò pesantemente per sottolineare la sua personale avversione alla Chiesa cattolica e ai preti<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2010/ottobre/03/Sade_Mussolini_Quel_peccato_ricorrente_co_9_101003008.shtml Da De Sade a Mussolini Quel peccato ricorrente tra satira e politica]</ref>. L'accordo con la Segreteria di Stato vaticana per la stipula dei [[Patti Lateranensi]], formalmente siglati nel [[1929]] avvenne grazie ad un atteggiamento, nonostante le differenti visuali, diplomaticamente dialogante tra le parti.
 
Tuttavia il capo del fascismo intimamente rimaneva un ateo anticlericale, come testimoniano la sua nota avversione a farsi fotografare accanto a religiosi e la conseguente censura di tutti i ritratti in cui era presente qualche prelato o simile e la confidenza che [[Dino Grandi]] fece a [[Indro Montanelli]] nella quale raccontava come Mussolini, appena uscito dal palazzo Laterano in cui l'11 febbraio 1929 aveva appena firmato il concordato, bestemmiò pesantemente per sottolineare la sua personale avversione alla Chiesa cattolica e ai preti<ref>[{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2010/ottobre/03/Sade_Mussolini_Quel_peccato_ricorrente_co_9_101003008.shtml |titolo=Da De Sade a Mussolini Quel peccato ricorrente tra satira e politica]}}</ref>. L'accordo con la Segreteria di Stato vaticana per la stipula dei [[Patti Lateranensi]], formalmente siglati nel [[1929]] avvenne grazie ad un atteggiamento, nonostante le differenti visuali, diplomaticamente dialogante tra le parti.
In cambio il dittatore impose una compressione dello spazio di intervento dell'[[Azione Cattolica]], unica organizzazione giovanile non fascista che sopravvisse durante il regime. Con quest'accordo ci furono alcuni membri del clero, a vari livelli, che diedero la loro adesione, come cittadini italiani, al fascismo.<ref>[http://www.fisicamente.net/SCI_FED/index-1384.htm I preti-spia del fascismo]</ref> Nello stesso [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare Italiano]], una parte dei membri aderì al governo fascista ante-dittatura, contro il parere di don [[Luigi Sturzo]]. Il partito subì una forte crisi che fu determinante per l'ascesa del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]]. Ci furono così aspetti, come nel regime [[franchista]] spagnolo, di cosiddetto [[clericofascismo]].<ref>Mimmo Franzinelli, ''Squadristi: protagonisti e tecniche della violenza fascista'', Mondadori, Milano 2003, p. 250</ref>
 
In cambio il dittatore impose una compressione dello spazio di intervento dell'[[Azione Cattolica]], unica organizzazione giovanile non fascista che sopravvisse durante il regime. Con quest'accordo ci furono alcuni membri del clero, a vari livelli, che diedero la loro adesione, come cittadini italiani, al fascismo.<ref>[{{cita testo|url=http://www.fisicamente.net/SCI_FED/index-1384.htm |titolo=I preti-spia del fascismo]}}</ref> Nello stesso [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare Italiano]], una parte dei membri aderì al governo fascista ante-dittatura, contro il parere di don [[Luigi Sturzo]]. Il partito subì una forte crisi che fu determinante per l'ascesa del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]]. Ci furono così aspetti, come nel regime [[franchista]] spagnolo, di cosiddetto [[clericofascismo]].<ref>Mimmo Franzinelli, ''Squadristi: protagonisti e tecniche della violenza fascista'', MondadoriMilano, MilanoMondadori, 2003, p. 250</ref>
 
=== Dalla seconda guerra mondiale a oggi ===
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Dopo la fine della [[seconda guerra mondiale]], l'anticlericalismo ebbe le sue espressioni, seppur in forma minoritaria ed incostante, nel [[Partito Comunista Italiano]], nel [[Partito Repubblicano Italiano]] e nel [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]] per divenire centrale nell'attività del [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]] a partire dagli [[anni 1970|anni settanta]], in contrapposizione alla [[Democrazia Cristiana]] e all'influenza vaticana nella politica italiana. Uno dei punti principali di contrasto fu la scure censoria che si abbatté sulle migliori opere cinematografiche italiane del dopoguerra, accusati di offesa alla morale o vilipendio della religione cattolica, partendo da ''[[La dolce vita]]'' di [[Federico Fellini]], a ''[[Ro.Go.Pa.G.#La ricotta|La ricotta]]'' di [[Pier Paolo Pasolini]], fino a ''[[Ultimo tango a Parigi]]'' di [[Bernardo Bertolucci]].
Gli anticlericali sostennero che questi furono solo alcuni esempi tra i tanti di come la morale cattolica influenzasse ed imponesse il proprio punto di vista anche in materia di arte e spettacolo.
Si impegnò in una lunga filmografia anticlericale il regista [[Luigi Magni]], che diresse ''[[Nell'anno del Signore]]'' ([[1969]]), ''[[In nome del Papa Re]]'' ([[1977]]) e ''[[In nome del popolo sovrano]]'' ([[1990]]), una trilogia ambientata nella Roma papalina del [[Risorgimento]].
 
Il fronte laico riuscì ad ottenere l'istituzione del [[divorzio]] ([[1970]], confermato dopo ilcol [[Referendumreferendum abrogativo in Italia del 1974 in Italia|referendum abrogativo del 1974]]) e la legalizzazione dell'[[aborto]] ([[1978]]).
 
Nel [[1984]] il [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|presidente del Consiglioconsiglio]] socialista [[Bettino Craxi]] attuò una revisione dei [[Patti Lateranensi]], rimuovendo la prerogativa di «[[Religionereligione di Stato]]» in precedenza accordata alla Chiesa cattolica. Venne mantenuto, seppur rendendolo facoltativo, l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, affidato a insegnanti pagati dallo Stato, ma nominati dalla Curia, e l'esenzione dal pagamento delle imposte sugli immobili di proprietà della Chiesa cattolica in cui vengono svolte attività "che non abbiano natura esclusivamente commerciale".
[[File:Marco Pannella divorce.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Marco Pannella]], leader del [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]], al tempo della campagna divorzista]]
Contestualmente venne introdotta la destinazione dell'[[otto per mille]] del gettito [[IRPEF]] dei contribuenti a 7sette confessioni religiose, tra cui la Chiesa cattolica. L'otto per mille viene destinato alle varie confessioni in proporzione delle scelte espresse ''dai soli contribuenti che forniscono un'indicazione al riguardo''. La quota del reddito dei contribuenti che non ha espresso alcuna scelta viene, in altre parole, ripartita tra le confessioni religiose che hanno siglato l'intesa con lo statoStato italiano in misura pari alla percentuale delle scelte espresse<ref>A questa ripartizione non concorrono attualmente le [[Assemblee di Dio in Italia]] e la [[Chiesa Evangelica Valdese|Chiesa Valdese]], che devolvono allo statoStato la quota relativa alle scelte non espresse.</ref>. Per esempio, nel [[2000]] il 35% degli italiani si espresse a favore della Chiesa cattolica, il 5% circa a favore dello Stato o di altre religioni, e il 60% non espresse alcuna scelta. Di conseguenza, l'87% del gettito è stato devoluto alla [[Conferenza Episcopale Italiana]].<ref>[{{cita testo|url=http://www.aduc.it/dyn/pulce/art/singolo.php?id=113635 |titolo=Associazione per i diritti degli utenti e consumatori] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20080408162233/http://www.aduc.it/dyn/pulce/art/singolo.php?id=113635 |data=8 aprile 2008 }}</ref>.
 
Dal 1984 al 1998 gli anticlericali italiani, inizialmente dell'area [[anarchica]] e [[libertarismo|libertaria]], in seguito anche i [[socialisti]], i [[radicalismo in Italia|radicali]], i [[liberalismo|liberali]] e i [[comunisti]] si diedero appuntamento per discutere dei maggiori temi politici di confronto e scontro con il Vaticano, ai Meeting anticlericali di [[Fano]] presso i quali, nel [[1986]], venne fondata anche l'[[Associazione per lo Sbattezzo]], sciolta nel 2005.
 
Oggi è contestato, da taluni, in una società sempre più [[secolarizzazione|secolarizzata]], l'intervento della Chiesa cattolica, mediante indicazioni di comportamento ai fedeli e indicazioni di voto ai parlamentari cattolici, sull'azione legislativa e regolamentare dello Stato. SiFu ricordacriticata la presa di posizione del [[cardinale]] [[Camillo Ruini]] nel [[Referendumreferendum abrogativi in Italia del 2005|referendum sulla procreazione assistita]] del [[2005]], rivolterivolta in particolare contro l'utilizzo delle [[cellule staminali]] embrionali, e quelle di vari esponenti e prelati cattolici contro le [[unioni civili]], l'[[eutanasia]] e il [[testamento biologico]], oltre che la controversia sull'[[esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche italiane]]. Dalla parte della Chiesa invece si rivendica un diritto alla parola e un dovere morale nella guida del cristiano su questioni etiche.
 
== Anticlericalismo in Francia ==
{{Citazione|La civiltà non raggiungerà la perfezione finché l'ultima pietra dell'ultima chiesa non sarà caduta sull'ultimo prete.|<small>[[Émile Zola]]</small>}}
{{vedi anche|Gallicanesimo|Scristianizzazione della Francia durante la Rivoluzione francese}}
[[File:D'après Maurice Quentin de La Tour, Portrait de Voltaire (c. 1737, musée Antoine Lécuyer).jpg|thumb|[[Voltaire]], illuminista e anticlericale, autore del motto ''Écrasez l'Infâme'' ("schiacciate l'infame"), con cui incitò alla lotta contro la Chiesa e il fanatismo religioso]]
A partire dall'[[Illuminismo]], si sviluppò in [[Francia]] una forte corrente anticlericale, che ebbe la sua piena espressione in alcune leggi varate durante la [[Rivoluzione francese]], come la [[costituzione civile del clero]], l'obbligo di sposarsi o abbandonare i voti per i preti, la trasformazione delle chiese in [[Culto della Ragione|templi della Ragione]], il [[calendario rivoluzionario francese]] e il [[culto dell'Essere Supremo]], l'introduzione del matrimonio civile e del divorzio. Anche [[Napoleone]] varò una politica di [[separazione tra Stato e Chiesa]].
 
In un contesto politico anticlericale, il 7 dicembre [[1830]] i redattori de ''[[L'Avenir (quotidiano francese)|L'Avenir]]'', giornale cattolico liberale, riassumono le loro rivendicazioni: chiedono libertà di coscienza, separazione tra Stato e Chiesa, libertà d'insegnamento, di stampa, d'associazione, decentramento amministrativo ed estensione del diritto elettorale.
 
L'anticlericalismo è un tema di particolare rilevanza nel contesto storico della [[Terza Repubblica francese(Francia)|Terza Repubblica]] e nelle divergenze che ne derivarono con la Chiesa cattolica. Gli eccidi della "settimana di sangue" seguiti all'instaurazione della [[Comune di Parigi (1871)|Comune parigina]] ([[1871]]) con l'uccisione dell'[[arcidiocesi di Parigi|arcivescovo di Parigi]] [[Georges Darboy]], possono essere considerati come gli effetti del duro scontro in Francia tra clericali e anticlericali socialisti. Tuttavia, prima del [[1905]], la Chiesa godeva di un trattamento preferenziale da parte dello stato [[Francia|francese]] (insieme alle minoranze [[Ebraismo|ebraiche]], [[Luteranesimo|luterane]] e [[Calvinismo|calviniste]]).
 
Nel corso dell'[[XIX secolo|Ottocento]], sacerdoti insegnavano nelle scuole pubbliche tutte le materie, religione compresa. Di conseguenza molti appartenenti alla sinistra chiesero la separazione tra Chiesa e Stato e l'imposizione di una reale [[laicità]]. Si noti che la divisione tra "clericali" e "anticlericali" non aderisce esattamente alle categorie di "credenti" e "non credenti" poiché alcuni cattolici, come [[Victor Hugo]], pensavano che la Chiesa non dovesse intervenire nella vita politica, mentre non credenti come [[Charles Maurras]] favorivano il potere temporale della Chiesa perché ritenevano fosse essenziale per la coesione del Paese e per i loro obiettivi politici (vedi anche [[Reazione (politica)|reazionario]]).
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Dal punto di vista culturale non mancavano rappresentazioni anticlericali nei teatri, come la [[commedia]] ''Pourquoi elles vont à l'église'' di [[Nelly Roussel]].
 
In definitiva, la separazione del [[1905]] tra Stato e Chiesa innescò aspre polemiche e forti controversie, la maggioranza delle scuole cattoliche e delle fondazioni educative venne chiusa e molti ordini religiosi furono sciolti. [[Papa Pio X]] reagì con tre diverse encicliche di condanna: la ''[[Vehementer Nos]]'' dell'11 febbraio [[1906]], la ''[[Gravissimo Officii Munere]]'' del 10 agosto dello stesso anno e l{{'}}''[[Une Fois Encore]]'' del 6 gennaio [[1907]].
 
== Anticlericalismo in Messico ==
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=== XX secolo: anticlericalismo della Rivoluzione messicana ===
==== Prime schermaglie ====
[[File:Venustiano Carranza ca. 1917.jpg|thumb|[[Venustiano Carranza]]]]
All'inizio degli [[anni 1910|anni dieci]] del [[XX secolo]], i Costituzionalisti di [[Venustiano Carranza]] denunciarono l'ingerenza clericale nella politica messicana. Protestavano di non perseguitare il Cattolicesimocattolicesimo, ma di voler ridurre l'influenza politica della Chiesa. Tuttavia, la campagna dei Costituzionalisti non sfociò immediatamente in un nessun'azione formale.
 
==== Costituzionalisti in azione (1914) ====
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{{vedi anche|Costituzione del Messico}}
Nella Costituzione Messicana furono introdotti articoli anticlericali:
* L'articolo 3 rese obbligatoria l'istruzione laica nelle scuole pubbliche messicane.
* L'articolo 5 mise fuori legge i voti religiosi e gli ordini religiosi.
* L'articolo 24 proibì il culto fuori dagli edifici ecclesiastici.
* Con l'articolo 27 alle istituzioni religiose fu negato il diritto di acquisire, detenere o amministrare beni immobili e tutti i beni ecclesiastici, compresi quelli di scuole e ospedali, furono dichiarati proprietà nazionaledello stato.
* Con l'articolo 130 il clero fu privato del diritto di voto e del diritto di commentare questioni politiche.
 
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==== Sviluppi ====
[[File:General PE Calles.jpg|thumb|left|[[Plutarco Elías Calles]] nel [[1924]]. Fu anticlericale al punto di affermare che "la Chiesa è la sola causa di tutte le sventure del Messico"]]
Per otto anni questi provvedimenti non furono rigorosamente messi in atto dal governo messicano. Intanto le violenze continuavano. Nel [[1921]] un attentatore tentò di distruggere il più importante simbolo del cristianesimo messicano: il mantello con l'immagine della [[Nostra Signora di Guadalupe|Madonna di Guadalupe]], conservato nell'omonimo santuario. La bomba, nascosta in un mazzo di fiori deposto vicino all'altare, produsse gravi danni alla basilica.
 
==== La ''Federación Anticlerical Mexicana'' ====
Questa politica ebbe termine nel giugno del [[1926]], quando il [[Presidenti del Messico|Presidente del Messico]] [[Plutarco Elías Calles]] (che affermava che "la Chiesa è la sola causa di tutte le sventure del Messico"), emanò un decreto noto come “[[Legge Calles]]”, con cui metteva in atto l'articolo 130 della Costituzione. La Chiesa era urtata dalla rapidità della decisione di Calles e in particolare dall'articolo 19, che prevedeva la registrazione obbligatoria del clero, perché permetteva al governo di immischiarsi negli affari religiosi.
L'anticlericalismo teorizzato dai politici e intellettuali messicani era in realtà il prodotto di dibattiti e congressi internazionali, importati attraverso intellettuali stranieri come la spagnola [[Belén de Sárraga]], che già nel [[1912]] aveva effettuato giri di conferenze con l'aiuto del governo di [[Francisco Madero]].<ref>Josué Bustamante González, ''Rumbos Nuevos: El anticlericalismo como instrumento de identidad nacional en México, 1923-1928'', Xalapa, 2012, p. 17</ref> Negli anni Dieci e Venti l'anticlericalismo messicano divenne l'ideale delle ''élite'' politiche e intellettuali di stampo liberale, che lo proposero al pubblico come parte del cammino verso la modernità e il progresso.<ref>Josué Bustamante González, ''Rumbos Nuevos: El anticlericalismo como instrumento de identidad nacional en México, 1923-1928'', Xalapa, 2012, p. 18</ref>
 
Nel [[1923]] gli anticlericali messicani si organizzarono in una federazione, che riuniva dodici comitati locali.<ref>Josué Bustamante González, ''Rumbos Nuevos: El anticlericalismo como instrumento de identidad nacional en México, 1923-1928'', Xalapa, 2012, p. 73</ref> Tra gli ideologi più influenti della federazione vi erano la stessa Belén de Sárraga, che aveva già alle spalle esperimenti di aggregazione anticlericale a [[Malaga]] e in [[Cile]] e l'intellettuale [[Camilo Arriaga]]. La federazione aveva profondi legami sia con l'[[esercito messicano|esercito]] sia con la [[massoneria]], ma anche con le [[femminismo|femministe]].<ref>Josué Bustamante González, ''Rumbos Nuevos: El anticlericalismo como instrumento de identidad nacional en México, 1923-1928'', Xalapa, 2012, pp. 74-82</ref> Alla fine degli anni venti il Messico è divenuto un rifugio e un luogo di incontro per intellettuali anticlericali, come i venezuelani [[Salvador de la Plaza]], che dirigeva ''El Bonete''<ref>Giuseppe D'Angelo, {{cita testo|url=https://books.google.it/books?id=CN-GDwAAQBAJ|titolo=''Salvador de la Plaza: Un intellettuale dimenticato''}}, Edizioni Paguro, 2017, ISBN 8899509514, p. 62</ref> e [[Carlos León]]<ref>{{es}} Sebastián Rivera Mir, {{cita testo|url=https://www.academia.edu/24594146/CENTRO_DE_ESTUDIOS_HISTORICOS|titolo=''Militantes radicales de la izquierda latinoamericana en México, 1920-1934. Prácticas políticas, redes y conspiraciones''}}, México, 2014, p. 45</ref>.
 
Gli scopi della federazione erano dichiarati nei suoi statuti: innanzitutto propugnava la riforma della scuola e l'attuazione degli articoli della Costituzione in materia religiosa; dal punto di vista economico si dichiarava a favore delle classi subalterne, ''campesinos'', ''indios'' e operai e in ultimo si dichiarava a favore della [[ricerca scientifica]].<ref>Josué Bustamante González, ''Rumbos Nuevos: El anticlericalismo como instrumento de identidad nacional en México, 1923-1928'', Xalapa, 2012, pp. 83-87</ref>
 
La federazione si dichiarò nemica di alcuni gruppi di laici cattolici, come i [[Cavalieri di Colombo]] e le ''Damas Católicas'', accusandoli di fanatismo, di asservimento alla gerarchia ecclesiastica e in particolare al papa e di antipatriottismo.<ref>Josué Bustamante González, ''Rumbos Nuevos: El anticlericalismo como instrumento de identidad nacional en México, 1923-1928'', Xalapa, 2012, p. 88</ref> Ma il principale nemico era il clero cattolico, che gli anticlericali nei loro statuti ritenevano "nemico della famiglia, nemico della patria, nemico della scienza e nemico del progresso umano".<ref>pp. 88-89</ref> L'attività della federazione era sostenuta anche dalla rivista ''Rumbos Nuevos'', che ne condivideva i principi, sebbene non fosse organo degli anticlericali.<ref>Josué Bustamante González, ''Rumbos Nuevos: El anticlericalismo como instrumento de identidad nacional en México, 1923-1928'', Xalapa, 2012, p. 115</ref>
 
====Plutarco Elías Calles====
 
Questa politica ebbe termine nel giugno del [[1926]], quando il [[Presidenti del Messico|Presidentepresidente del Messico]] [[Plutarco Elías Calles]] (che affermava che "la Chiesa è la sola causa di tutte le sventure del Messico"), emanò un decreto noto come “[[Leggelegge Calles]]”, con cui metteva in atto l'articolo 130 della Costituzione. La Chiesa era urtata dalla rapidità della decisione di Calles e in particolare dall'articolo 19, che prevedeva la registrazione obbligatoria del clero, perché permetteva al governo di immischiarsi negli affari religiosi.
 
La Chiesa cattolica prese quindi posizione contro il governo. I cattolici messicani, di concerto con il Vaticano, risposero inizialmente con iniziative di protesta non violente, tra le quali il boicottaggio di tutti i prodotti di fabbricazione statale (ad esempio il consumo di tabacchi crollò del 74%) e la presentazione di una petizione che raccolse 2 milioni di firme (su 15 milioni di abitanti). Il governo non diede alcuna risposta e la Chiesa decise infine un estremo gesto simbolico: la sospensione totale del culto pubblico. A partire dal 1º agosto 1926, in tutto il Messico non si sarebbe più celebrata la Messa né i sacramenti, se non clandestinamente. Il 18 novembre [[papa Pio XI]] denunciò la persecuzione dei cattolici messicani con l'[[enciclica]] ''[[Iniquis Afflictisque]]''.
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Una prima ondata di anticlericalismo si verificò nel [[1834]] sotto il regno di [[Pietro IV del Portogallo|Pietro IV]], quando il ministro [[Joaquim António de Aguiar]] decretò la soppressione degli ordini religiosi. Parallelamente, alcune delle più note scuole religiose del [[Portogallo]] furono obbligate a cessare l'attività. In questo periodo lo scrittore e politico [[Almeida Garrett]] pubblicò la commedia anticlericale ''A sobrinha do Marquês'' (1848). La caduta della monarchia a seguito della [[Storia del Portogallo#Prima Repubblica portoghese|Rivoluzione repubblicana]] del [[1910]] causò un'ulteriore ondata di anticlericalismo. La rivoluzione colpì in primo luogo la Chiesa cattolica: vennero saccheggiate le chiese, vennero attaccati i conventi.
 
Furono presi di mira anche i religiosi. Il nuovo governo inaugurò una politica anticlericale. Il 10 ottobre il nuovo governo repubblicano decretò che tutti i conventi, tutti i monasteri e tutte le istituzioni religiose fossero soppresse: tutti i religiosi venivano espulsi dalla repubblica e i loro beni confiscati. I gesuiti furono costretti a rinunciare alla [[cittadinanza (diritto)|cittadinanza]] portoghese. Seguirono, in rapida successione, una serie di leggi anticattoliche: il 3 novembre venne legalizzato il [[divorzio]].
 
In seguito passarono leggi che legittimavano i figli nati fuori dal matrimonio, che autorizzavano la [[cremazione]], che secolarizzavano i [[cimitero|cimiteri]], che sopprimevano l'insegnamento religioso a scuola e che proibivano di indossare l'abito talare. Inoltre al suono delle [[campana|campane]] e ai periodi di adorazione furono poste alcune restrizioni e la celebrazione delle feste popolari fu soppressa. Il governo interferì anche nei [[seminario|seminari]], riservandosi il diritto di nominare i professori e determinare i programmi. Questa lunga serie di leggi culminò nella legge di separazione fratra Chiesa e Stato che fu approvata il 20 aprile [[1911]]. Il 24 maggio dello stesso anno [[papa Pio X]] deplorò la legge portoghese con l'[[enciclica]] ''[[Iamdudum]]''.
 
== Anticlericalismo in Spagna ==
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In seguito alla [[prima guerra carlista]] del [[1836]], il nuovo regime chiuse i maggiori conventi e monasteri della [[Spagna]]. In questo contesto, il radicale [[Alejandro Lerroux]] si caratterizzava per un'oratoria violenta e incendiaria. Dal punto di vista economico la [[Chiesa cattolica in Spagna]] fu pesantemente colpita dalle leggi di esproprio e confisca dei beni ecclesiastici, che si susseguirono dal [[1798]] al [[1924]]: il più famoso di questi provvedimenti è noto con il nome di [[Desamortización di Mendizábal]] del [[1835]].
 
Circa un secolo dopo, instaurata la [[Seconda repubblica spagnola|Seconda repubblica]] e approvata la [[Costituzione spagnola del 1931|Costituzione del 1931]], proseguì la legislazione anticlericale, inaugurata il 24 gennaio [[1932]] con lo scioglimento in Spagna della [[Compagnia di Gesù]] e l'esilio della maggioranza dei gesuiti. Il 17 maggio [[1933]], il governo varò la controversa Legge sulle Confessioni e Congregazioni Religiose (''Ley de Confesiones y Congregaciones Religiosas''), approvata dal parlamento il 2 giugno [[1933]], e regolamentata mediante un decreto del 27 luglio<ref>{{es}}Cita [testo|lingua=es|url=http://www.segundarepublica.com/index.php?id=75&opcion=6 |titolo=Diario ''[[El Sol]]'', 18 de mayo de 1933, texto legislativo de la ley de Congregaciones Religiosas]}}</ref>. La legge confermava la proibizione costituzionale dell'insegnamento per gli ordini religiosi, mentre si dichiararono di proprietà pubblica i monasteri e le chiese.
 
La legge fu un duro colpo al sistema scolastico (le scuole gestite dagli ordini religiosi contavano 350.000 alunni) in un Paese dove il 40% della popolazione era analfabeta. Reagì contro la legge [[papa Pio XI]], con l'[[enciclica]] ''[[Dilectissima Nobis]]'' del 3 giugno 1933. Durante la [[guerra civile spagnola]] del [[1936]], molti appartenenti all'armata Repubblicana erano volontari [[Anarchia|anarchici]] e [[Comunismo|comunisti]] fortemente anticlericali e provenienti da varie parti del mondo. Nel corso dei loro assalti parecchi edifici di culto e monasteri vennero bruciati e saccheggiati. La Chiesa non fu coinvolta nell'Alzamiento e la scelta di militare a fianco dei franchisti, con l'invenzione e la benedizione della "Crociata", venne dopo il 18 luglio, a causa delle violenze anticlericali.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Alfonso Botti|titolo=Un'indagine mancata sulle ragioni dell'odio|rivista=“il Manifesto” 28 ottobre 2007.|volume=|numero=}}</ref>
 
Al termine del conflitto, la stima delle vittime religiose ascende a più di 6.000 religiosi trucidati, tra cui 259 clarisse, 226 francescani, 155 agostiniani, 132 domenicani e 114 gesuiti. Gli episodi raccapriccianti non furono isolati: stupri di suore, fucilazioni rituali di statue di santi, preti cosparsi di benzina e arsi, taglio di orecchie e genitali "papisti" e persino corride con sacerdoti al posto di tori<ref>Cammilleri, p. 189</ref>. La stragrande maggioranza della Chiesa cattolica salutò la vittoria di [[Francisco Franco|Franco]], militarmente sostenuto da [[Adolf Hitler|Hitler]] e Mussolini, come un provvidenziale intervento divino nella storia di Spagna. Nonostante la guerra fosse stata per Hitler nient'altro che il banco di prova della tragedia che stava preparando per l'Europa, papa Pio XII nel suo radiomessaggio del 16 aprile [[1939]], [{{cita testo|url=http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/speeches/1939/documents/hf_p-xii_spe_19390416_inmenso-gozo_it.html |titolo=''Con immensa gioia'']}}, parlò di una vera e propria vittoria "contro i nemici di Gesù Cristo".
 
La Chiesa cattolica, sotto il papato di [[Giovanni Paolo II]], tra il [[1987]] ed il [[2001]] ha riconosciuto e canonizzato 471 martiri della guerra civile spagnola; altri 498 sono stati poi beatificati nel [[2007]] da [[papa Benedetto XVI|Benedetto XVI]]. Recentemente, anche il premier [[Zapatero]] è stato avvicinato all'anticlericalismo per le sue politiche laiche.
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== Anticlericalismo negli Stati Uniti ==
{{vedi anche|Know Nothing}}
[[File:Christopher Hitchens crop.jpg|thumb|upright|[[Christopher Hitchens]], uno dei più celebri anticlericali statunitensianglosassoni.]]
L'anticlericalismo [[statunitense]] (o meglio l'[[Antipapismo|anticattolicesimo]]) degli [[anni 1850|anni cinquanta del secolo XIX]] trovò espressione nel [[Know Nothing]]: un movimento [[xenofobia|xenofobo]] ("nativista"), che traeva forza dalle paure popolari che il paese potesse essere sopraffatto dall'[[immigrazione]] massiccia dei [[Chiesa cattolica|cattolici]] [[Irlanda|irlandesi]], ritenuti ostili ai "valori americani" e controllati dal [[papa]].
 
Sebbene i cattolici asserissero di essere politicamente indipendenti dal clero, i protestanti accusavano [[papa Pio IX]] di aver posto fine alla [[Repubblica Romana (Risorgimento)|Repubblica Romana]] e di essere un nemico della libertà, della [[democrazia]] e del protestantesimo. Questi rilievi fomentarono teorie di cospirazione che attribuivano a Pio IX il disegno di soggiogare gli Stati Uniti mediante un'immigrazione continua di cattolici controllati da [[vescovo|vescovi]] irlandesi obbedienti e personalmente selezionati dal Pontefice.
 
Un'eco di anticlericalismo è presente nelle elezioni presidenziali del [[1928]], in cui il [[Partito Democratico (Stati Uniti d'America)|Partito Democratico]] candidò il [[governatore]] dello [[New York (stato)|stato di New York]] [[Al Smith]], (il primo cattolico candidato alla presidenza da un grande partito), che fu attaccato come "papista". L'elettorato temeva che "se Al Smith fosse eletto presidente, gli Stati Uniti sarebbero governati dal [[Città del Vaticano|Vaticano]]"<ref>Alfred Liebfeld, ''Franklin Delano Roosevelt''</ref>
 
L'anticlericalismo ha trovato anche esponenti [[laici]], non legati al [[protestantesimo]] e all'opposizione agli immigrati, in epoca recente: ad esempio il giornalista anglo-americano [[Christopher Hitchens]], accusato spesso di anticattolicesimo, [[Ateismo|ateo]] e [[antislamismo|antislamista]]; i laici americani riprendono le posizioni del presidente [[Thomas Jefferson]] che fu uno dei più forti sostenitori di uno stato non legato alla religione all'epoca della nascita degli Stati Uniti. Uno dei cavalli di battaglia più recenti degli anticlericali statunitensi è la lotta contro l'ingerenza [[evangelicismo|evangelicista]] nella politica interna nonché la critica contro il clero cattolico per lo [[Pedofilia e Chiesa cattolica|scandalo pedofilia]] che ha coinvolto molte diocesi americane.
 
== Anticlericalismo in Turchia ==
{{vedi anche|Riforme di Atatürk|Kemalismo}}
{{Citazione|Per quasi cinquecento anni, queste regole e teorie di un [[Maometto|vecchio arabo]] e le interpretazioni di generazioni di religiosi pigri e buoni a nulla hanno deciso il diritto civile e penale della [[Turchia]]. Loro hanno deciso quale forma dovesse avere la Costituzione, i dettagli della vita di ciascun turco, cosa dovesse mangiare, l'ora della sveglia e del riposo, la forma dei suoi vestiti, la routine della moglie che ha partorito i suoi figli, cosa ha imparato a scuola, i suoi costumi, i suoi pensieri e anche le sue abitudini più intime. L'Islam, questa teologia di un arabo immorale, è una cosa morta. Forse poteva andare bene alle tribù del deserto, ma non è adatto a uno stato moderno e progressista. La rivelazione di Dio! Non c'è alcun Dio! Ci sono solo le catene con cui preti e cattivi governanti inchiodano al suolo le persone. Un governante che abbisogna della religione è un debole. E nessun debole dovrebbe mai governare.|[[Mustafa Kemal Atatürk]]<ref>{{collegamentoCita web interrotto|1url=[http://zweilawyer.com/2013/10/14/riflessioni-sullislam-e-sullislamofobia-22/ |titolo=Riflessioni sull'Islam] |dateaccesso=febbraio23 2018luglio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140726231142/http://zweilawyer.com/2013/10/14/riflessioni-sullislam-e-sullislamofobia-22/ |boturlmorto=InternetArchiveBot }}</ref>}}
[[Mustafa Kemal Atatürk]], militare e politico presunto membro della [[Massoneria]]<ref>Robert A. Minder, ''Freimaurer Politiker Lexikon'', Edition zum rauhen Stein, pp. 229–231. ISBN 3-7065-1909-7</ref><ref>''Atatürk, Kemal.'' In: Eugen Lennhoff, Oskar Posner: ''Internationales Freimaurerlexikon.'' 2006, ISBN 3-7766-2161-3, p. 92.</ref><ref>Andrew Mango, {{cita testo|url=http://books.google.de/books?id=cO50m62MA8AC&pg=PA93#v=onepage&q=masons&f=false|titolo=''Atatürk''}}, John Murray, 1999, p. 93 ISBN 0-7195-5612-0</ref>, prese il potere nel [[1923]]. Egli era anticlericale, e in favore di un forte [[nazionalismo]], il suo modello di riferimento trovava radici nell'[[Illuminismo]].
[[File:Reisicumhur Mustafa Kemal Cumhuriyet Bayramı kutlamalarında, Ankara, 29 Ekim 1925.png|thumb|[[Mustafa Kemal Atatürk|Kemal Atatürk]] nel 1925]]
Aveva l'ambizione di creare una moderna forma di civiltà [[turchi|turca]]. Durante tutto il periodo e anche oltre, l'esercito rimase il pilastro della nazione e la scuola fu riformata in modo da essere [[Laicità in Turchia|laica]], gratuita e obbligatoria. La nuova capitale fu posta ad [[Ankara]], scelta a scapito di [[Istanbul]] (due volte capitale imperiale: [[Impero Romanoromano d'Oriente]] ed [[Impero Ottomanoottomano]]). La lingua fu riformata nello stile e nell'alfabeto: l'[[alfabeto turco ottomano|alfabeto ottomano]] di origine [[alfabeto arabo-persiano|araba-persiana]] venne [[alfabeto turco|sostituito]] dall'[[alfabeto latino]] nel [[1928]]. Nello stesso periodo la storia venne riscritta per dare radici alla nazione, e legarla all'occidente. Kemal, la cui ideologia è detta [[kemalismo]], introdusse il cognome al posto del [[patronimico]] arabo: a lui il parlamento assegnò il cognome Atatürk, cioè "padre dei turchi". Usanze islamiche, come portare la barba lunga, i baffi "alla turca" o i copricapi arabiorientali come il [[Fez (abbigliamento)|fez]] furono scoraggiate o vietate (ai militari fu proibito di portare i baffi e tuttora devono essere sbarbati).
 
Dalla [[Rivoluzione dei Giovani Turchi|rivoluzione]] del [[1908]], i diritti delle donne uscirono rinforzati. NelDurante la sua presidenza, dal [[19191923]], sottoal l'influsso dei militari[[1938]], furono adottate misure per cambiare lo status delle donne: la parità con gli uomini fu riconosciuta nel codice civile, il matrimonio civile reso obbligatorio per chi volesse sposarsi, fu introdotto il divieto di [[poligamia]], vietati il ripudio ([[divorzio]] unilaterale maschile) e l'uso del [[velo islamico]] nei luoghi pubblici (possibilità resa nuovamente lecita solo nel [[2011]]), legalizzata la produzione e la vendita delle [[Bevanda alcolica|bevande alcoliche]], resa obbligatoria l'iscrizione a scuola per le bambine, incentivata l'assunzione di donne in vari posti di lavoro e così dicendo. Nel [[1934]] fu riconosciuto alle donne il diritto di votare e nel [[1935]] furono elette delle donne al parlamento turco.
 
La [[Turchia]] kemalista era risolutamente [[laicità|laica]]. Il [[califfato]] fu abolito il 3 marzo [[1924]]. Questo gesto fu considerato come un sacrilegio da parte del mondo arabo-musulmano. Nel [[1928]], primo paese del mondo musulmano, l'Islam non era più la [[religione di Stato]] e, nel [[1937]], il secolarismo venne sancito nella Costituzione. Fu adottato il [[calendario gregoriano]], e la [[domenica]] divenne il giorno settimanale di riposo. Proseguendo la [[secolarizzazione]] delle leggi cominciata nel [[1839]] dalle ''Tanzimat'' (riforme) dell'Impero Ottomanoottomano, il regime kemalista adottò nel [[1926]], un codice civile sulla base del codice [[Svizzera|svizzero]], un codice penale sulla base del [[Codice penale italiano (1889)|codice italiano]] e un codice commerciale basato sul Codice tedesco. Furono abolite le pene corporali previste dalla [[Shari'a|legge islamica]], i reati di [[apostasia]] e [[adulterio]].
 
L'anticlericalismo del regime era pronunciato, ma lo spiritualismo musulmano non fu mai completamente abbandonato. L'Islam e le altre religioni, compreso il cristianesimo, erano inoltre controllate attraverso l'Organo per la Direzione degli Affari Religiosi, creato nel [[1924]]. Sotto l'influsso del kemalismo anche dopo la morte del leader continuarono le riforme: fu depenalizzata l'[[omosessualità]], anche se i gay turchi vengono tuttora discriminati, non potendo, ad esempio, far parte dell'esercito. In tempi recenti l'avvento al potere di un partito islamico, anche se non ha abolito lo Stato laico, ha incrementato tuttavia la rinascita di movimenti e sentimenti "islamisti". Nel [[2008]] e nel [[2016]] i militari, guardiani del secolarismo secondo la visione di Atatürk hanno tentato un [[colpo di Stato]], fallito, in difesa della laicità e contro il governo eletto di [[Recep Tayyip ErdoğanIslamismo|islamisti]].
 
== Anticlericalismo nella Germania nazista ==
{{vedi anche|Religioni nella Germania nazista|Pensiero religioso di Adolf Hitler}}
La [[propaganda nella Germania nazista]] ebbe tratti anticlericali. Ad esempio, [[Heinrich Himmler]], capo supremo delle [[Schutzstaffel|SS]] e della [[Gestapo]], riprende alcuni motivi cari all'anticlericalismo: la depravazione e la perversione del clero, la svalorizzazione della donna, la corruzione della grandezza di Roma:
 
{{Citazione|Sono assolutamente convinto che tutto il clero e il cristianesimo cercano soltanto di stabilire un'associazione erotica maschile e a mantenere questo [[bolscevismo]] che esiste da duemila anni. Conosco molto bene la storia del cristianesimo a Roma, e ciò mi permette di giustificare la mia opinione. Sono convinto che gli imperatori romani, che hanno sterminato i primi cristiani, hanno agito esattamente come noi con i comunisti. A quell'epoca i cristiani erano la peggior feccia delle grandi città, i peggiori ebrei, i peggiori bolscevichi che vi possiate immaginare.
Il bolscevismo di quell'epoca ha avuto il coraggio di crescere sul cadavere di Roma. Il clero di quella Chiesa cristiana che, più tardi, ha sottomesso la [[arianesimo|Chiesa ariana]] dopo lotte infinite, cerca, dal IV o V secolo, di ottenere il [[celibato ecclesiastico!|celibato dei preti]].
 
[...]dimostreremo che la Chiesa, sia a livello dei dirigenti che a quello dei preti, costituisce nella maggior parte un'associazione erotica di uomini che terrorizza l'umanità da 1.800 anni, che esige che questa umanità le fornisca una grandissima quantità di vittime e che, nel passato, si è dimostrata sadica e perversa. Posso soltanto citare i processi alle streghe e agli eretici.|Testo del discorso segreto tenuto da [[Heinrich Himmler]] il 17-18 febbraio 1937 ai generali delle SS in relazione ai "pericoli razziali e biologici dell'omosessualità<ref>[{{cita testo|url=http://www.arcigaymilano.org/dossier/nazismo/ost_himmler.htm |titolo=Testo del discorso segreto tenuto da [[Heinrich Himmler]] il 17-18 febbraio [[1937]] ai generali delle [[Schutzstaffel|SS]] in relazione ai "pericoli razziali e biologici dell'omosessualità"] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20070404091208/http://www.arcigaymilano.org/dossier/nazismo/ost_himmler.htm |data=4 aprile 2007 }}</ref>}}
 
Ciononostante, il Partito del Centro Cattolico di Germania, guidato da [[Franz von Papen]], aveva appoggiato l'ascesa del nazismo in Germania e, nel gennaio 1933, la nomina di Hitler a Cancelliere, di cui von Papen divenne vice-Cancelliere. Nel marzo dello stesso anno, il partito di von Papen votò la concessione dei pieni poteri a Hitler in cambio di privilegi che sarebbero stati concessi alla Chiesa nel Concordato con la Germania nazista, che venne firmato nel 4quattro mesi più tardi dal cardinale Pacelli (futuro [[papa Pio XII]]).
 
Hitler stesso aveva dichiarato più volte ai suoi collaboratori la sua ostilità verso la Chiesa: "Ho conquistato lo Stato a dispetto della maledizione gettata su di noi dalle due confessioni, quella cattolica e quella protestante. (13 dicembre 1941)
I preti oggi ci insultano e ci combattono, si pensi per esempio alla collusione tra la Chiesa e gli assassini di [[Reinhard Heydrich|Heydrich]]. Mi è facile immaginare come il vescovo [[Clemens August von Galen|von Galen]] sappia perfettamente che a guerra finita regolerò fino al centesimo i miei conti con lui... (4 luglio 1942)- I preti sono aborti in sottana, un brulichio di cimici nere, dei rettili: la Chiesa cattolica stessa non ha che un desiderio: la nostra rovina- La dottrina nazionalsocialista è integralmente antiebraica, cioè anticomunista ed anticristiana. (notte tra il 29 e il 30 novembre 1944)- schiaccerò la chiesa come un rospo "<ref>''Conversazioni a tavole di Hitler 1941-1944 ordinate e annotate da Martin Bormann'', prefazione di Hugh R. Trevor-Roper, Gorizia :, Editrice goriziana, 2010, ISBN 978-88-6102-060-3</ref> e aveva mostrato con fatti concreti il suo anticlericalismo, violando continuamente il Reichskonkordat. Oltre a far togliere i crocefissi dalle aule scolastiche e pubbliche, nella sola Germania più di un terzo del clero secolare e un quinto circa del clero regolare, ossia più di 8000 sacerdoti furono sottoposti a misure coercitive (prigione, arresti, campi rieducativi), 110 morirono nei campi di concentramento, 59 furono giustiziati, assassinati o perirono in seguito ai maltrattamenti ricevuti.<ref>G. Miccoli, ''I dilemmi e i silenzi di Pio XII'', nota 54, p. 444</ref>
 
== Anticlericalismo in Argentina ==
[[File:Perón con uniforme.jpg|thumb|[[Juan Domingo Perón]]]]
Le prime tensioni anticlericali si verificarono in [[Argentina]] durante la prima presidenza di [[Julio Argentino Roca]] (1880-1886), in cui, perseguendo un disegno di separazione tra Chiesa e Stato, fu istituita l'anagrafe civile, il [[matrimonio civile]] e soprattutto fu estromesso l'insegnamento della religione dalla scuola pubblica, con una legge proposta dall'ex presidente [[Domingo Faustino Sarmiento]], che dichiarò: «I frati e le suore si impossessarono dell'educazione per abbrutire i nostri bambini [...] Ignoranti per principio, fanatici che uccidono la civiltà; (...) erba dannosa che bisogna estirpare».<ref>{{es}} Facundo Aguirre, {{cita testo|url=http://www.laizquierdadiario.com/Clericalismo-anticlericalismo-y-laicismo-en-la-politica-argentina|titolo=''Clericalismo, anticlericalismo y laicismo en la política argentina''}}, La Izquierda, 15 agosto 2018</ref> L'internunzio apostolico Luigi Matera reagì fermamente, ma il governo gli ritirò le credenziali e lo espulse dal paese, il che causò l'interruzione delle relazioni diplomatiche tra Argentina e Santa Sede per alcuni anni.<ref>{{cita libro|autore=Roberto Di Stéfano y Zanatta, Loris|titolo=Historia de la Iglesia Argentina|editore=Grijalbo Mondadori|città=Buenos Aires|anno=2000|lingua=es|isbn=987-9397-17-7}}</ref><ref>{{cita web |url=http://www.argentina-rree.com/8/8-079.htm |titolo=Las Relaciones entre la Argentina y el Vaticano |accesso=18 ottobre 2019 |cognome=Escudé |nome=Carlos |opera=Historia General de las Relaciones Exteriores de la República Argentina |lingua=es |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200915091125/http://www.argentina-rree.com/8/8-079.htm |urlmorto=sì }}</ref>
Durante il primo periodo [[peronista]], ci furono alcuni atteggiamenti e leggi anticlericali. Inizialmente i rapporti tra il governo di [[Juan Domingo Perón]] e di sua moglie [[Evita Perón|Evita]] e le gerarchie ecclesiastiche furono buoni, e il peronismo non era affatto antireligioso<ref>«Il giustizialismo è una nuova concezione della vita, semplice, pratica, popolare, profondamente cristiana e profondamente umanista» ({{cita|Perón, ''Manifesto''}})</ref>, ma si incrinarono quando Perón legalizzò l'[[aborto]] e facilitò il [[divorzio]], introducendo leggi che ostacolavano l'istruzione religiosa.<ref>[http://www.taringa.net/posts/info/13107194/Peron-y-El-Aborto.html Peron y e l'aborto]</ref>
 
Durante il primo periodo [[peronista]], ci furono alcuni atteggiamenti e leggi anticlericali. Inizialmente i rapporti tra il governo di [[Juan Domingo Perón]] e di sua moglie [[Evita Perón|Evita]] e le gerarchie ecclesiastiche furono buoni, e il peronismo non era affatto antireligioso<ref>«Il giustizialismo è una nuova concezione della vita, semplice, pratica, popolare, profondamente cristiana e profondamente umanista» ({{cita|Perón, ''Manifesto''}})</ref>, ma si incrinarono quando Perón legalizzò l'[[aborto]] e facilitò il [[divorzio]], introducendo leggi che ostacolavano l'istruzione religiosa.<ref>[http{{cita web|url=https://wwwdiarioplus.taringacom.netar/posts/info/13107194/Peronperon-y-Elel-Aborto.html Peronaborto/|titolo=Perón y eel l'aborto]|lingua=es}}</ref>
Il governo di Juan Domingo Perón in un primo momento fu legato alle Forze Armate, e l'esercito e la Chiesa erano all'epoca considerati il baluardo contro le ideologie socialiste e comuniste. La Chiesa, inoltre, sosteneva la dottrina politica della "giustizia sociale", e condivideva con il peronismo l'idea che fosse compito dello Stato mediare nei conflitti di classe e livellare le disuguaglianze sociali.
Ci furono, tuttavia, settori della Chiesa cattolica, già reduce dai provvedimenti antiecclesiasticianticlericali del [[Messico]] di [[Plutarco Elías Calles|Calles]] un ventennio prima, che accusavano il peronismo di statalismo per l'eccessiva interferenza del governo nazionale nella vita privata e in contesti che non gli competevano. Il motivo della critica era dovuto anche al fatto che spesso lo Stato invadeva le sfere tradizionalmente di competenza della Chiesa nel momento in cui si interessava, ad esempio, dei piani di assistenza e della pubblica educazione.
 
Le alte gerarchie ecclesiali argentine erano rimaste alleate dell'oligarchia, nonostante la [[Costituzione argentina del 1949|Costituzione del 1949]] trattasse con moltissimo riguardo il cattolicesimo, facendone religione di Stato nell'articolo 2, e affermasse che il Presidente dovesse essere un cattolico. Nel [[1946]] il Senato approvò una legge che riaffermava e confermava tutti i decreti stabiliti dalla giunta militare del precedente governo dittatoriale. Tra questi decreti c'era anche la legge sull'istruzione religiosa obbligatoria varata nel [[1943]]. Questa legge era stata duramente discussa alla Camera dei Deputati, ed era passata solo grazie al voto dei peronisti. Gli argomenti che apportarono a favore della legge furono [[nazionalismo|nazionalistici]] ed antiliberali: si sottolineò il legame esistente tra l'identità della nazione e il profondo cattolicesimo della [[Spagna]], e si enfatizzò il ruolo che la religione avrebbe avuto nella formazione delle coscienze e della società.
Questa riaffermazione della legge sull'educazione religiosa, tuttavia, limitò i poteri della Chiesa dando ragione a coloro che all'interno della stessa Chiesa tacciavano il peronismo di statalismo: i programmi scolastici e i contenuti dei libri di testo erano responsabilità dello Stato, il quale avrebbe potuto consultare le autorità ecclesiastiche qualora ce ne fosse stato bisogno; le altre materie scolastiche continuarono ad essere insegnate secondo lo spirito della ''Legge 1420'' del [[1884]], e quindi continuarono a seguire la tradizione [[laicista]] dello stile di formazione argentino; l'educazione scolastica divenne un mezzo di propaganda per il [[culto della personalità]] del Presidente e di sua moglie Eva; nel giugno [[1950]], infine, Perón nominò [[Armando Méndez San Martín]], un [[Massoneria|massone]] [[anticattolicesimo|anticattolico]], Ministroministro della Pubblica Istruzione, cominciando a guardare la Chiesa con sospetto.
 
Durante il suo secondo mandato Perón non condivise l'aspirazione della Chiesa di promuovere partiti politici cattolici.
Infine, alcune leggi peroniste provocarono malumori tra i [[vescovi]]: nel [[1954]] il governo soppresse l'educazione religiosa nelle scuole, tentò di legalizzare la [[prostituzione]], di far passare una legge sul divorzio, e di promuovere un emendamento costituzionale per [[laicità|separare completamente Stato e Chiesa]]. Perón, poi, accusò pubblicamente il [[clero]] di [[sabotaggio]].
Il 14 giugno [[1955]], durante la festa del [[Corpus Domini]], i vescovi [[Manuel Tato]] e [[Ramón Novoa]] fecero discorsi antigovernativi. Fu il punto di rottura: durante quella stessa notte gruppi di peronisti attaccarono e bruciarono alcune chiese di Buenos Aires. Perón divenne apertamente anticlericale e, due giorni dopo questi fatti, venne [[scomunica]]to da [[papa Pio XII]].<ref>[{{cita testo|url=http://archivio900.globalist.it/it/news/news.aspx?id=2269 |titolo=Peron scomunicato] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304190539/http://archivio900.globalist.it/it/news/news.aspx?id=2269 |data=4 marzo 2016 }}</ref>
 
Perón venne deposto nel 1955, ma tornò al potere nel 1973. Alla sua morte (1974) il potere passò alla terza moglie [[Isabelita Perón]], che venne deposta a sua volta da un golpe militare. La dittatura di [[Jorge Rafael Videla]], sosteneva la religione come mezzo di controllo sociale, anche se vi furono molti preti e religiosi che finirono nel numero dei ''[[desaparecidos]]''. Con il ritorno della democrazia, ci sono stati alcuni contrasti fra la Chiesa e il governo di [[Néstor Kirchner|Néstor]] e [[Cristina Fernández de Kirchner]].<ref>[{{cita testo|url=http://www.giornalettismo.com/archives/827543/papa-francesco-contro-cristina-kirchner/ |titolo=Papa Francesco contro Cristina Kirchner] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20140227185241/http://www.giornalettismo.com/archives/827543/papa-francesco-contro-cristina-kirchner/ |data=27 febbraio 2014 }}</ref>
 
== Anticlericalismo negli Stati comunisti ==
Molti governi [[Comunismo|comunisti]], che praticavano l'[[ateismo di Stato]], sono stati violentemente anticlericali, abolendo le festività religiose, imponendo il solo insegnamento dell'[[ateismo]] nelle scuole, chiudendo chiese, monasteri, scuole ed istituti religiosi. Il culto privato rimase ufficialmente consentito, tranne nell'[[Albania]], che imponeva l'ateismo anche nella propria Costituzionecostituzione. A [[Cuba]] le manifestazioni religiose pubbliche sono state rese legali solo nel [[1993]]. In alcuni statiPaesi fortemente cattolici, come la [[Polonia]], la Chiesa era tollerata fino a quando restava in ambito religioso e non interferiva o criticava il governo comunista.
[[File:Christ saviour explosion.jpg|thumb|La distruzione della [[Cattedrale di Cristo Salvatore (Mosca)|Cattedralecattedrale di Cristo Salvatore]] a [[Mosca (Russia)|Mosca]], nel [[1931]].]]
In [[Russia bolscevica|Russia]], poi [[Unione Sovietica]], nel marzo del [[1922]] viene decisa la requisizione degli oggetti di culto preziosi appartenenti al clero, ufficialmente allo scopo di rimediare agli effetti della carestie che si erano accompagnate durante la guerra. Tuttavia, molti ritengono che tale provvedimento fosse in realtà finalizzato a provocare la reazione degli ecclesiastici (che consideravano i paramenti liturgici sacri), per poterli perseguitare "con ragione". Infatti si ebbero circa un migliaio di episodi di "resistenza", a seguito dei quali i Tribunali rivoluzionari comminarono la pena di morte a 28 vescovi e 1215 preti e la pena detentiva a circa 100 vescovi e diecimila preti.<ref>Marco Messeri, ''Utopia e terrore. La storia non raccontata del comunismo'', Pierre, 2003</ref> In tutto, durante tale "iniziativa", vennero uccisi circa ottomila membri del clero.
 
In dicembre viene organizzata una campagna pubblica per irridere il [[Natale]]; simili manifestazioni si avranno l'anno seguente anche in occasione della [[Pasqua]] e della festa ebraica del [[Yom Kippur]]. Migliaia di monaci e sacerdoti sono stati condannati a morte o ai lavori forzati nei [[gulag]] durante il regime di [[Stalin]]<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.gulag-italia.it/w2d3/v3/view/feltrinelli/gulag/cronologia/cronache--64/dettaglio.html?from_crono=true&pagina=7 I «piani quinquennali antireligiosi»] |date=febbraio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>.
 
La [[Separazione fra Stato e Chiesa|separazione tra Stato e Chiesa]] venne decisa nel territorio dell'URSS il 23 gennaio [[1918]] dai ''soviet'', poco dopo la fine della [[Rivoluzione russa]].<ref>[{{cita testo|url=http://books.google.it/books?id=tz8Q_tWgkqEC&pg=PA75&lpg=PA75&dq=23+gennaio+1918+urss&source=bl&ots=5ZJ1i8hrSm&sig=kxWAZdAplS4p2a_qqDV6jwgV4kg&hl=it&sa=X&ei=eycLU7HHG82M0wW3-4HIBQ&ved=0CEUQ6AEwAw#v=onepage&q=23%20gennaio%201918%20urss&f=false |titolo=''URSS: dibattito nella comunità cristiana: Quattordici documenti dei cristiani sovietici'']}}: «È noto che il 23 gennaio 1918 venne promulgato il decreto del Governo Sovietico ( [...] ) che riconosce il fatto dell'esistenza autonoma della Chiesa ortodossa nel nostro paese.»</ref><ref name=art13>art. 13, [[Costituzione sovietica del 1918]]</ref> Lo Stato divenne [[laicità|laico]] e ufficiosamente [[ateismo|ateo]], sostenendo l'[[ateismo di Stato]]<ref>{{cita web|url=httphttps://www.jstor.org/discover/10.2307/128810?uid=3738296&uid=2&uid=4&sid=21103447880561|titolo=Protest for Religious Rights in the USSR: Characteristics and Consequences|autore=David Kowalewski|accesso=24 febbraio 2014}}</ref>, anche se ciò non venne mai sancito esplicitamente nelle Costituzioni, che si limitavano a nominare la religione solo affermando la divisione netta tra Chiesa e Stato e la libertà di culto e coscienza<ref name=art13/>; l'ateismo di stato venne attuato in forma di politica governativa anticlericale e antireligiosa, dal punto di vista pratico e culturale, tramite leggi ordinarie e propaganda.<ref name=codice/><ref>{{cita web|url=httphttps://www.loc.gov/exhibits/archives/anti.html|titolo= Anti-religious Campaigns|autore=|accesso=24 febbraio 2014}}</ref><ref name=church>{{cita web|url=http://countrystudies.us/russia/38.html|titolo=The Russian Orthodox Church - Library of Congress|autore=|accesso=24 febbraio 2014|urlmorto=sì}}</ref><ref>Sabrina Petra Ramet, (Ed) (1993). ''Religious Policy in the Soviet Union''. Cambridge University Press. p. 4.</ref><ref>John Anderson (1994). ''Religion, State and Politics in the Soviet Union and Successor States''. Cambridge, England: Cambridge University Press. p. 3. ISBN 0-521-46784-5.</ref> La religiosità venne ridotta a semplice scelta privata, secondo l'ideologia di [[Lenin]] e del [[marxismo]], da considerare lecita ma da scoraggiare, al di fuori della sfera personale.<ref>Vladimir Lenin, ''L'atteggiamento del partito operaio verso la religione'', pubblicato su ''Proletari'' [Il proletario], n. 45, 26 (13) maggio 1909, riportato in: Lenin, ''Opere complete'', IV ediz., vol. 15, pp. 371-381; [{{cita testo|url=http://www.marxismo.net/marxismo-e-religione/latteggiamento-del-partito-operaio-verso-la-religione |titolo=testo dell'articolo consultabile qui] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20140228012905/http://www.marxismo.net/marxismo-e-religione/latteggiamento-del-partito-operaio-verso-la-religione |data=28 febbraio 2014 }}</ref><ref>«La religione dev'essere dichiarata un affare privato», in AA. VV., ''La religione nell'URSS'', Feltrinelli, prima edizione, a cura di Alessandro Bausani, prefazione di Ernesto de Martino, introduzione di A. Usakowski, nota del traduttore. pp. XXII-418, Milano; [{{cita testo|url=http://www.aseq.it/la-religione-nellu-r-s-s.html |titolo=Nota introduttiva]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150323195622/http://www.aseq.it/la-religione-nellu-r-s-s.html }}</ref> La [[chiesa ortodossa russa]] fu costretta a rinunciare a tutti i privilegi, come l'esenzione dalle tasse e dal servizio militare per i sacerdoti e i monaci, e per un certo periodo perseguitata.<ref name=church/> Con la [[Costituzione sovietica del 1918]], emanata per la [[Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa]] e poi estesa alle altre repubbliche federate, venne permesso di svolgere formalmente "propaganda religiosa e non-religiosa"<ref name=art13/>, anche se svolgere attiva propaganda di religione o di idee ritenute "superstizioni" in luogo o edificio pubblico (come la propaganda religiosa nelle scuole, l'esposizione di immagini religiose nei luoghi di lavoro, le processioni, ecc.) poteva essere sanzionato con multe o lavori forzati fino a 6 mesi.<ref name=codice>art. 119-126, Codice penale russo del 1922, riportato [{{cita testo|url=http://www.unive.it/media/allegato/dep/n5-6correzioni/Documenti/19_Magnanini-a.pdf |titolo=qui]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140304083034/http://www.unive.it/media/allegato/dep/n5-6correzioni/Documenti/19_Magnanini-a.pdf }}</ref>
 
Coloro i quali non svolgevano lavori socialmente utili (non solo ecclesiastici, ma anche ex agenti zaristi, privati, ad eccezione di artigiani e contadini dei colchoz<ref name=articolo>art. 64, Cost. 1918</ref>, ecc.) venivano esclusi dal voto e non pagati<ref name=articolo/>, restrizione poi eliminata nel 1936<ref>art. 135, [[Costituzione sovietica del 1936]]</ref>. Quindi questi ultimi, una volta esaurite le risorse di cui erano dotati, dovettero svolgere un altro lavoro per sostentarsi, secondo il principio "chi non lavora non mangia".<ref>art. 18 Cost. 1918, ribadito nell'art. 12 del 1936</ref> Venne introdotto il [[matrimonio civile]] e negata validità legale a quello religioso<ref name=dicembre/>, vennero distrutte alcune chiese che occupavano suolo pubblico<ref>[{{cita testo|url=http://www.minube.it/posto-preferito/cattedrale-di-cristo-salvatore-a151411 |titolo=''La cattedrale di Cristo Salvatore'']}}</ref>, altre vennero convertite in uffici e musei pubblici<ref>Paweł Malecha, ''Edifici di culto nella legislazione canonica: studio sulle chiese-edifici'', 2002, pagp. 61</ref> e vennero inoltre abolite tutte le feste religiose come ad esempio il [[Natale]] o lo [[Yom Kippur]] ebraico.<ref>Marco Messeri, {{cita web|url=http://necropolisgulag.altervista.org/crimini2.htm|titolo=I crimini del comunismo|accesso=24 febbraio 2014}}</ref>
 
Con [[Stalin]] il processo antireligioso dello Stato fu completato. La [[costituzione sovietica del 1924]] non conteneva esplicitamente norme sulla religione, in quanto era stata votata come integrazione per sancire la nascita dell'unione federale delle repubbliche come Unione sovietica<ref>cfr. il testo della Costituzione</ref>, mentre per quanto riguarda i diritti e doveri dei cittadini, restò in vigore la relativa parte della costituzione del 1918. Infine, solo in alcune località remote venne concesso di svolgere cerimonie religiose. Secondo fonti ortodosse, nel 1917 erano attive circa 80.000 chiese<ref>{{cita web|url=http://www.orthodoxworld.ru/it/istoria/8/index.htm|titolo=Storia della chiesa ortodossa russa|accesso=24 febbraio 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131110013228/http://www.orthodoxworld.ru/it/istoria/8/index.htm|dataarchivio=10 novembre 2013}}</ref>, mentre è stato calcolato che erano circa 20.000 nel 1954 e 10.000 nel 1965.<ref>{{en}} Bohdan Nahaylo &, Victor Swoboda (1990)., ''Soviet Disunion: A History of the Nationalities Problem in the USSR''., London:, Hamish Hamilton., 1990 p. 144. ISBN 0-02-922401-2.</ref>
La [[Costituzione sovietica del 1936]] sancì la libertà di culto privato, e autorizzò solo la propaganda antireligiosa, ribadendo nuovamente la netta divisione tra Chiesa e Stato.<ref>«Allo scopo di assicurare ai cittadini la libertà di coscienza, la Chiesa nell'URSS è separata dallo Stato e la scuola dalla Chiesa. La libertà di prasticare culti religiosi e la libertà di propaganda antireligiosa sono riconosciute a tutti i cittadini.» (art. 124, Cost. 1936); articolo che riprende comunque, sostanzialmente, quello della Cost. del 1918</ref> Restarono valide le normative penali del 1922 contro le "superstizioni religiose" diffuse in pubblico.<ref name=codice/> Nel [[1927]] venne approvato l'articolo del codice penale che sanciva, tra l'altro, che svolgere propaganda religiosa in tempo di guerra o crisi, se considerato fatto con lo scopo preciso di abbattere il regime comunista o danneggiare direttamente o indirettamente lo Stato, poteva essere punito anche con la [[pena di morte]].<ref>[[Articolo 58 del Codice penale della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa]]</ref>
Durante la [[seconda guerra mondiale]], nel [[1943]], Stalin diede una tregua alla campagna antireligiosa e chiese al patriarca [[Sergio I di Mosca]] (in seguito a un incontro avvenuto tra i due) di supportare moralmente i soldati al fronte contro i nazisti. Nello stesso periodo Sergio I rientrò a [[Mosca (Russia)|Mosca]] e morì nel [[1944]]. Stalin concederà poi alla Chiesa ortodossa la possibilità di celebrare funzioni religiose, ma solo all'interno delle chiese autorizzate e nel privato.<ref>{{cita web|url=http://www.instoria.it/home/stalin_chiesa.htm|titolo=Stalin e la Chiesa ortodossa durante la seconda guerra mondiale|accesso=24 febbraio 2014}}</ref>
Con [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Nikita Chruščёv]] riprendono le misure più restrittive verso la Chiesa, e si riprende la propaganda attiva dell'[[ateismo di Stato]] dopo la tregua iniziata nel [[1943]] e durata sino al [[1954]].<ref>{{cita news|autore=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/04/17/ma-alessio-ii-denuncia-la-chiesa-di.html|titolo=Ma Alessio II denuncia la Chiesa di Roma|pubblicazione=la Repubblica|data=17 aprile 2003|accesso=24 febbraio 2014}}</ref> Soltanto negli anni ottanta, dopo la continuazione della politica antireligiosa dei governi [[Leonid Il'ič Brežnev|Brežnev]], [[Jurij Vladimirovič Andropov|Andropov]] e [[Konstantin Ustinovič Černenko|Černenko]]<ref>{{cita news|autore=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/09/20/gli-ortodossi-che-sfidarono-stalin-urss.html|titolo=Gli ortodossi che sfidarono Stalin e l'URSS|pubblicazione=la Repubblica|data=20 settembre 1999|accesso=24 febbraio 2014}}</ref>, vi fu una nuova tregua nella lotta attiva contro la religione, a partire dall'ascesa al potere di [[Michail Gorbačëv]].<ref>{{cita news|autore=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/04/30/gorbaciov-si-allea-con-la-chiesa.html|titolo=Gorbaciov si allea con la Chiesa|pubblicazione=la Repubblica|data=30 aprile 1988|accesso=24 febbraio 2014}}</ref> La situazione di tolleranza pratica perdurò fino al [[1990]], quando Gorbačëv permise la libera propaganda religiosa e instaurò la [[libertà di culto]] in via ufficiale, al posto dell'ateismo di statoStato.<ref>{{cita news|autore=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/04/27/con-gorbaciov-un-era-di-liberta-per.html|titolo=Con Gorbaciov un'era di libertà per i fedeli russi|pubblicazione=la Repubblica|data=27 aprile 1988|accesso=24 febbraio 2014}}</ref>
 
Istituì inoltre l'Istituto per l'ateismo scientifico di [[Leningrado]], che durò fino allo [[scioglimento dell'URSS]], nel [[1991]].<ref>[{{cita testo|url=http://books.google.it/books?id=BGJtDwJ7aPwC&pg=PA147&lpg=PA147&dq=institute+for+scientific+atheism&source=bl&ots=eRnt1h2bLl&sig=zRvsLyBg6z1ozGop1czHi92d0uE&hl=it&sa=X&ei=uG8LU87zCIa00QWSzYDQAw&ved=0CGgQ6AEwBQ#v=onepage&q=institute%20for%20scientific%20atheism&f=false |titolo=James Thrower, ''Marxist-Leninist "scientific Atheism" and the Study of Religion and Atheism in the USSR'']}}</ref>
Nell'Unione Sovietica vennero introdotti il [[divorzio]] (1º dicembre 1917)<ref>[{{cita web|url=http://www.storicamente.org/07_dossier/famiglia/famiglia_costituzione_italiana_link10.htm |titolo=Il divorzio in URSS]|accesso=24 febbraio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140301065444/http://www.storicamente.org/07_dossier/famiglia/famiglia_costituzione_italiana_link10.htm|urlmorto=sì}}</ref> e l'[[aborto]] nel 1920 (reso molto più difficile da Stalin nel 1935, poi reintrodotto nel 1955)<ref>{{cita news|autore=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/09/26/aborto-piaga-russa-in-urss-crolla-un.html|titolo="Aborto, piaga russa", in URSS crolla un tabù|pubblicazione=la Repubblica|data=26 settembre 1987|accesso=24 febbraio 2014}}</ref> e negata la validità del matrimonio religioso (dicembre 1917).<ref name=dicembre>Decreti del 18 (31) dicembre 1917 e del 23 gennaio 1918: «Viene riconosciuto soltanto il matrimonio contratto presso gli organi dello stato civile. Il rito religioso del matrimonio, come pure gli altri atti religiosi, non hanno valore giuridico.» citato in: Giovanni Codevilla, ''Dalla rivoluzione bolscevica alla Federazione Russa: traduzione e commento dei primi atti normativi e dei testi costituzionali'', ed. Franco Angeli, 1996, pagp. 262</ref>
 
Anche in [[Cina]] l'anticlericalismo ha comportato la soppressione (spesso anche fisica) del clero di varie religioni {{citazioneSenza necessariafonte}}, compreso anche il monachesimo buddista del [[Tibet]]. La libertà religiosa ufficialmente è assicurata, anche se in realtà alcuni movimenti sono perseguitati e la stessa Chiesa cattolica e la nomina dei suoi vescovi sono subordinate all'avallo del [[Partito Comunista Cinese]].
 
== Anticlericalismo negli statiStati islamici ==
{{Vedi anche|Antislamismo|Movimenti liberali nell'Islam|Kemalismo}}
 
Influenzati dall'occidente anche alcuni Paesi [[islam]]ici, principalmente la [[Turchia]] negli anni venti e l'[[Iran]] negli anni sessanta, vararono provvedimenti anticlericali contro il clero musulmano.
 
=== Turchia ===
{{Citazione|Per quasi cinquecento anni, queste regole e teorie di un [[Maometto|vecchio arabo]] e le interpretazioni di generazioni di religiosi pigri e buoni a nulla hanno deciso il diritto civile e penale della Turchia. Loro hanno deciso quale forma dovesse avere la Costituzione, i dettagli della vita di ciascun turco, cosa dovesse mangiare, l'ora della sveglia e del riposo, la forma dei suoi vestiti, la routine della moglie che ha partorito i suoi figli, cosa ha imparato a scuola, i suoi costumi, i suoi pensieri e anche le sue abitudini più intime. L'Islam, questa teologia di un arabo immorale, è una cosa morta. Forse poteva andare bene alle tribù del deserto, ma non è adatto a uno stato moderno e progressista. La rivelazione di Dio! Non c'è alcun Dio! Ci sono solo le catene con cui preti e cattivi governanti inchiodano al suolo le persone. Un governante che abbisogna della religione è un debole. E nessun debole dovrebbe mai governare.|Mustafa Kemal Atatürk<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://zweilawyer.com/2013/10/14/riflessioni-sullislam-e-sullislamofobia-22/ Riflessioni sull'Islam] |date=febbraio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>}}
[[Mustafa Kemal Atatürk]], militare e politico membro del movimento dei [[Giovani Turchi]] e della [[Massoneria]], prese il potere nel [[1923]]. Egli era anticlericale, e in favore di un forte [[nazionalismo]], il suo modello di riferimento trovava radici nell'[[Illuminismo]].
[[File:Ataturk in 1923.jpg|thumb|Atatürk nel 1923]]
Aveva l'ambizione di creare una moderna forma di civiltà turca. Durante tutto il periodo e anche oltre, l'esercito rimase il pilastro della nazione e la scuola fu riformata in modo da essere laica, gratuita e obbligatoria. La nuova capitale fu posta ad [[Ankara]], scelta a scapito di [[Istanbul]] (due volte capitale imperiale: [[Impero Romano d'Oriente]] ed [[Impero Ottomano]]). La lingua fu riformata nello stile e nell'alfabeto: l'alfabeto ottomano di origine araba venne sostituito dall'[[alfabeto latino]] nel [[1928]]. Nello stesso periodo la storia venne riscritta per dare radici alla nazione, e legarla all'occidente. Kemal, la cui ideologia è detta [[kemalismo]], introdusse il cognome al posto del [[patronimico]] arabo: a lui il parlamento assegnò il cognome Atatürk, cioè "padre dei turchi". Usanze islamiche, come portare la barba lunga, i baffi "alla turca" o i copricapi arabi come il [[Fez (abbigliamento)|fez]] furono scoraggiate o vietate (ai militari fu proibito di portare i baffi e tuttora devono essere sbarbati).
 
Dalla rivoluzione del [[1908]], i diritti delle donne uscirono rinforzati. Nel [[1919]], sotto l'influsso dei militari, furono adottate misure per cambiare lo status delle donne: la parità con gli uomini fu riconosciuta nel codice civile, il matrimonio civile reso obbligatorio per chi volesse sposarsi, fu introdotto il divieto di [[poligamia]], vietati il ripudio ([[divorzio]] unilaterale maschile) e l'uso del [[velo islamico]] nei luoghi pubblici (possibilità resa nuovamente lecita solo nel [[2011]]), legalizzata la produzione e la vendita delle [[Bevanda alcolica|bevande alcoliche]], resa obbligatoria l'iscrizione a scuola per le bambine, incentivata l'assunzione di donne in vari posti di lavoro e così dicendo. Nel [[1934]] fu riconosciuto alle donne il diritto di votare e nel [[1935]] furono elette delle donne al parlamento turco.
 
La Turchia kemalista era risolutamente [[laicità|laica]]. Il [[califfato]] fu abolito il 3 marzo [[1924]]. Questo gesto fu considerato come un sacrilegio da parte del mondo arabo-musulmano. Nel [[1928]], primo paese del mondo musulmano, l'Islam non era più la [[religione di Stato]] e, nel [[1937]], il secolarismo venne sancito nella Costituzione. Fu adottato il [[calendario gregoriano]], e la [[domenica]] divenne il giorno settimanale di riposo. Proseguendo la [[secolarizzazione]] delle leggi cominciata nel [[1839]] dalle ''Tanzimat'' (riforme) dell'Impero Ottomano, il regime kemalista adottò nel [[1926]], un codice civile sulla base del codice [[Svizzera|svizzero]], un codice penale sulla base del [[Codice penale italiano (1889)|codice italiano]] e un codice commerciale basato sul Codice tedesco. Furono abolite le pene corporali previste dalla [[Shari'a|legge islamica]], i reati di [[apostasia]] e [[adulterio]].
 
L'anticlericalismo del regime era pronunciato, ma lo spiritualismo musulmano non fu mai completamente abbandonato. L'Islam e le altre religioni, compreso il cristianesimo, erano inoltre controllate attraverso l'Organo per la Direzione degli Affari Religiosi, creato nel [[1924]]. Sotto l'influsso del kemalismo anche dopo la morte del leader continuarono le riforme: fu depenalizzata l'[[omosessualità]], anche se i gay turchi vengono tuttora discriminati, non potendo, ad esempio, far parte dell'esercito. In tempi recenti l'avvento al potere di un partito islamico, anche se non ha abolito lo Stato laico, ha incrementato tuttavia la rinascita di movimenti e sentimenti "islamisti". Nel [[2008]] e nel [[2016]] i militari, guardiani del secolarismo secondo la visione di Atatürk hanno tentato un [[colpo di Stato]], fallito, in difesa della laicità e contro il governo eletto di [[Recep Tayyip Erdoğan]].
 
=== Iran ===
[[File:Mohammad Reza Pahlavi.png|thumb|upright=0.6|[[Mohammad Reza Pahlavi]]]]
[[Mohammad Reza Pahlavi]], [[scià di Persia]], varò la cosiddetta [[rivoluzione bianca]], che modernizzò il Paese in senso occidentale; benché egli, a differenza di Atatürk, fosse un fervente praticante musulmano (nonché formalmente capo supremo dell'[[Islam]] [[sciita]] [[duodecimano]]), era fortemente e violentemente avverso al clero e all'influenza dei [[mullah]]. Reza proibì, ad esempio, l'uso del velo in luoghi pubblici e perseguitò il clero che si opponeva alle riforme occidentalizzanti, uccidendo, imprigionando o esiliando i mullah e gli [[imam]], compreso l'[[Ruhollah Khomeyni|Ayatollah Khomeini]] inviato in esilio nel [[1964]]. Lo scià modernizzò il paese con la forza, ma vietò ogni tipo di opposizione alla sua monarchia. Furono resi legali il gioco d'azzardo, la prostituzione, le bevande alcoliche, istituito il [[suffragio femminile]] e il matrimonio civile. Tra il fronte di rivolta alle riforme pahlavidi, soprattutto per la loro impronta [[giurisdizionalismo|giurisdizionalista]], si schierò soprattutto il clero sciita perché veniva privato dei benefici assolutisti, nonché gruppi religiosi che si erano opposti alla sua riforma agraria e sociale, che venivano espropriati di molti beni di [[manomorta]], controllati dalle gerarchie religiose. Tuttavia, la sua posizione ambivalente nei confronti della religiosità iraniana, della quale era virtualmente anche il capo (incarnando un modello [[cesaropapismo|cesaropapistico]]), lo poneva in difficoltà impedendogli di prendere provvedimenti drastici onde evitare lo scontento aperto e manifesto delle masse popolari.
Alla [[rivoluzioneRivoluzione iraniana]], nel [[1979]], Khomeini prese il potere e lo scià dovette fuggire. I religiosi instaurarono un regime clericale ed [[islamista]], la [[repubblica islamica]], che cancellò le riforme del periodo Pahlavi e perseguitò anche la [[sinistra (politica)|sinistra]] che aveva contribuito a combattere l'autocrazia dello scià.
 
===Tunisia===
Sotto la presidenza di [[Habib BourghibaBourguiba]] fu avviato un vasto piano di riforme destinate a dare avvio alla sovranità nazionale e a modernizzare la società tunisina, attraverso la diffusione dell'insegnamento e la promulgazione del ''Code du statut personnel'' (Codice dello statuto personale). Con il nuovo codice venne molto ridimensionato il potere dei capi religiosi, pur restando l'[[Islam]] la religione di Stato (il [[Presidenti della Tunisia|Presidentepresidente della Repubblica]] deve essere di religione musulmana). Le donne ebbero accesso ad uno status assolutamente inusitato per il mondo arabo (divieto della poligamia, sostituzione del divorzio al ripudio, legalizzazione dell'aborto), che, ad esempio nel caso dell'aborto, superava all'epoca perfino quello di cui godevano le donne francesi.
 
Con la nomina di [[Mahmoud Messaadi]] a ministro dell'educazione fu impostata la struttura di una moderna scuola pubblica e gratuita, mettendo fine al doppio regime scolastico: scuola coranica e scuola di tipo occidentale. Anche nel settore giudiziario fu abolito il doppio regime e furono instaurate corti giudiziarie civili, ponendo fine all'influenza dei religiosi sulla magistratura.
 
Fu permesso mangiare e bere in pubblico durante il [[Ramadan]].
 
== Oggi ==
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L'anticlericalismo contemporaneo spesso focalizza l'attenzione sugli aspetti più arretrati che ritiene presenti, sia pure con diversi livelli di gravità, in diverse religioni, come l'[[Islam]] quali, ad esempio, la condizione di subalternità della donna. In questo senso, si potrebbe ritenere come anticlericale la recente legge varata in Francia che vieta l'uso del velo e dei simboli religiosi all'interno delle aule scolastiche.
 
=== Storia criminale del cristianesimo ===
La [[Storia criminale del cristianesimo]] è la monumentale opera in dieci volumi del ricercatore tedesco [[Karlheinz Deschner]], in cui raccoglie accuse alla Chiesa, principalmente alla Chiesa cattolica, e agli ecclesiastici. La traduzione italiana è stata pubblicata da Ariele con una significativa dichiarazione: «Si ritiene sia virtù e dovere civile essere anticlericale, soprattutto in Italia, paese in cui la quotidiana e nefasta influenza del Vaticano nella politica e nella vita privata dei cittadini [...] è ancora troppo pesante.»<ref>Edizioni Ariele, {{cita testo|url=http://www.edizioniariele.it/chisiamo.htm|titolo=Chi siamo|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190412120128/http://www.edizioniariele.it/chisiamo.htm }}.</ref>
 
=== Controversia sull'invito di papa Benedetto XVI alla Sapienza ===
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La possibilità che, su invito del rettore, [[papa Benedetto XVI]] potesse inaugurare l'anno accademico all'[[Sapienza università di Roma|università la Sapienza]] di [[Roma]], il 17 gennaio [[2008]], è stata contestata fortemente da alcuni gruppi studenteschi e da 67 professori, in particolare di materie scientifiche. Richiamandosi ad una lettera aperta di [[Marcello Cini]] al rettore apparsa su [[il manifesto]], i contestatori ritenevano inopportuna la visita del papa sulla base di una citazione del Pontefice, risalente ad un suo discorso del [[1990]] tenuto a [[Parma]]. L'allora cardinale Ratzinger aveva citato il filosofo [[Feyerabend]]: «La Chiesa dell'epoca di [[Galileo Galilei|Galileo]] si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana.
 
La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione»<ref>[{{cita testo|url=http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=16593 |titolo=Qui]}} è reperibile il testo integrale di Feyerabend</ref>. Questa citazione costituiva, secondo i 67 professori (tra cui il presidente del [[Consiglio Nazionale delle Ricerche|CNR]]<ref>[{{cita testo|url=http://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_14/scienziati_contro_papa_5a5df65a-c297-11dc-ab8f-0003ba99c667.shtml |titolo=Notizia sul ''Corriere della Sera'']}}</ref>), una minaccia alla laicità della scienza<ref>[{{cita testo|url=http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/esteri/benedettoxvi-18/testo-della-lettera/testo-della-lettera.html |titolo=Notizia su ''Repubblica'']}}</ref>. La contestazione portò all'annullamento della visita del Papa, che preferì declinare l'invito del rettore, in quanto non era condiviso da tutta l'università.
 
=== Campagna elettorale per la Costituzione dell'Ecuador ===
In occasione del referendum costituzionale del settembre [[2008]], la Chiesa cattolica ha preso posizione guidando il fronte del ''no''<ref>[{{cita testo|url=http://www.france24.com/en/20080925-ecuador-considers-new-constitution-rafael-correa |titolo=Ecuador considers new constitution] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20090323071821/http://www.france24.com/en/20080925-ecuador-considers-new-constitution-rafael-correa |data=23 marzo 2009 }}</ref><ref>[http{{cita testo|url=https://www.usatoday.com/news/world/2008-07-28-ecuador-constitution_N.htm |titolo=Catholic church attacks Ecuador's draft constitution]}}</ref> e ha invitato gli elettori a votare contro la proposta dell'Assemblea costituente ecuadoriana<ref name="soggetto politico">{{Cita testo|lingua=es}} [|url=http://www.eltiempo.com.ec/noticias-cuenca/630-el-sistema-de-transporte/ |titolo=''El Tiempo'', 13 agosto 2008] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20120119180138/http://www.eltiempo.com.ec/noticias-cuenca/630-el-sistema-de-transporte/ |data=19 gennaio 2012 }}</ref> perché, a giudizio dei vescovi, la nuova Costituzione non avrebbe tutelato il diritto alla vita del [[concepito]], lasciando intravedere il [[Legislazioni sull'aborto|diritto]] per le donne all'[[aborto]]<ref name="disappunto"/><ref>[http{{cita testo|url=https://abcnews.go.com/International/WireStory?id=5902329&page=3 |titolo=Unofficial Tally: Ecuadoreans Back New Charter]}}</ref>. La nuova Costituzione ecuadoriana<ref>[{{cita testo|url=http://www.asambleaconstituyente.gov.ec/documentos/definitiva_constitucion.pdf |titolo=Costituzione dell'Ecuador] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20090306041123/http://www.asambleaconstituyente.gov.ec/documentos/definitiva_constitucion.pdf |data=6 marzo 2009 }}</ref>, all'articolo 66.3.a, tutela infatti ''l'integrità fisica, psichica, morale e sessuale'' di ogni persona, senza specificare, come avrebbe voluto la Chiesa, un primato del concepito sulla madre<ref name="disappunto"/>. L'articolo 66.9 garantisce il diritto di decidere sulla propria sessualità e orientamento sessuale. L'articolo 66.10 garantisce il diritto di decidere quanti figli generare e quando. Secondo i vescovi gli articoli sarebbero vaghi e generici e permetterebbero l'introduzione del diritto all'interruzione di gravidanza e del matrimonio omosessuale<ref name="disappunto"/>.
 
Il governo di [[Rafael Correa]] ha reagito fermamente alle critiche avanzate dai vescovi cattolici, invitando gli elettori a non farsi catechizzare dai preti, accusati, senza mezzi termini, di mentire e di esercitare indebite ingerenze nella politica nazionale<ref>[http{{cita web|url=https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/southamerica/ecuador/3097748/Ecuador-votes-on-new-powers-for-Leftist-President-Rafael-Correa.html |titolo=Ecuador votes on new powers for Leftist President Rafael Correa]}}</ref><ref>{{Cita web|autore=S. Gregg, [|url=http://www.cambiemosecuador.com/2008/09/la-libertad-en.html |titolo=''Ecuador: libertad sitiada''],|data= 3 settembre 2008}}</ref><ref>[{{cita web|url=http://ecodiario.eleconomista.es/internacional/noticias/675139/07/08/Correa-advierte-a-Iglesia-catolica-de-no-oponerse-a-su-proyecto-en-Ecuador.html |titolo=Ecodiario],|data= 26 luglio 2008}}</ref><ref>[{{cita web|url=http://ecodiario.eleconomista.es/internacional/noticias/683974/07/08/Correa-reta-a-obispos-de-Ecuador-a-dejar-de-mentir-sobre-Constitucion.html |titolo=Ecodiario]}}</ref>. Il presidente del Tribunale supremo elettorale, Jorge Acosta, ha invitato pubblicamente la Conferenza Episcopale Ecuadoriana a registrarsi come soggetto politico per continuare la sua «campagna di catechesi costituzionale», accusandola al contempo di non aver rispettato le norme giuridiche e di non aver nominato un tesoriere per il finanziamento della campagna stessa<ref name="soggetto politico"/>. L'episcopato cattolico ha invocato il diritto di esprimere la propria opinione richiamandosi alla [[Dichiarazione universale dei diritti umani]] e ha protestato per gli epiteti offensivi rivolti a vescovi e sacerdoti nella campagna del governo, costata milioni di dollari<ref>[{{cita testo|url=http://www.aciprensa.com/noticia.php?n=22709 |titolo=Aciprensa, 16 settembre 2008]}}</ref>. Anche il Centro Latinoamericano dei Diritti Umani ha espresso la sua preoccupazione per gli attacchi verbali del presidente Correa contro la Conferenza Episcopale<ref>[{{cita testo|url=http://www.aciprensa.com/noticia.php?n=22293 |titolo=Aciprensa, 12 agosto 2008]}}</ref>.
 
Gli elettori ecuadoriani hanno poi, nel referendum, approvato la Costituzione con un'ampia maggioranza di circa il 64% contro circa il 29%<ref>[http{{cita web|url=https://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2008/09/28/AR2008092802644.html |titolo=Voters in Ecuador Approve Constitution]}}</ref><ref>[http{{cita testo|url=https://www.economist.com/world/americas/displaystory.cfm?story_id=12342501 |titolo=Ecuador's new constitution. In good faith]}}</ref><ref>[http{{cita web|url=https://www.nytimes.com/2008/09/29/world/americas/29ecuador.html |titolo=President Wins Support for Charter in Ecuador]}}</ref><ref>[http{{cita testo|url=https://abcnews.go.com/International/wireStory?id=5902329 |titolo=Unofficial Tally: Ecuadoreans Back New Charter]}}</ref><ref>[{{cita web|url=http://www.guardian.co.uk/global/2008/sep/29/ecuador |titolo=Ecuador referendum endorses new socialist constitution]}}</ref><ref>[{{cita testo|url=http://www.theaustralian.news.com.au/story/0,25197,24417638-36235,00.html |titolo=Ecuador's Correa hails victory in referendum]|accesso=31 luglio 2009|dataarchivio=15 dicembre 2012|urlarchivio=https://archive.today/20121215195724/http://www.theaustralian.news.com.au/story/0,25197,24417638-36235,00.html|urlmorto=sì}}</ref><ref>[{{Cita web |url=http://www.theaustralian.news.com.au/story/0,25197,24427796-36235,00.html |titolo=Rafael Correa looks to a 'just' Ecuador] |accesso=31 luglio 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20081002215147/http://www.theaustralian.news.com.au/story/0,25197,24427796-36235,00.html |urlmorto=sì }}</ref><ref>[{{cita testo|url=http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/ECUADOR-SI-A-COSTITUZIONE-STATALISTA-TRIONFO-CORREA/news-dettaglio/3333212 |titolo=ECUADOR: SI' A COSTITUZIONE STATALISTA, TRIONFO CORREA]}}</ref><ref>[{{cita testo|url=http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2008/09/ecuador-referendum-nuova-costituzione.shtml?uuid=bb4b2116-8d73-11dd-98db-4cccbd810836&DocRulesView=Libero |titolo=Ecuador, referendum per la nuova costituzione «socialista»]}}</ref><ref>[{{cita testo|url=http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2008/09/ecuador-si-referendum-costituzione.shtml?uuid=58568360-8e2d-11dd-aadf-8a371e451c08&DocRulesView=Libero |titolo=Ecuador, passa la nuova costituzione "socialista" voluta da Correa]}}</ref>. Durante la [[visita ad limina]] a [[papa Benedetto XVI]] nell'ottobre del 2008, i vescovi ecuadoriani hanno espresso disappunto per i rapporti con il governo ecuadoriano, giudicato anticlericale<ref name="disappunto">{{collegamentoCita interrottoweb|1url=[http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=229810 |titolo=''Ecuador: iniziative religiose e pastorali in vista del referendum sulla nuova Carta Costituzionale''] |datesito=novembre 2017 |bot=InternetArchiveBot }} Radio Vaticana, |data=10 settembre 2008|accesso=29 novembre 2020|urlarchivio=https://archive.is/20120921000415/http://storico.radiovaticana.va/it1/storico/2008-09/229810_ecuador_iniziative_religiose_e_pastorali_in_vista_del_referendum_sulla_nuova_carta_costituzionale.html}}</ref><ref>[{{cita testo|url=http://www.aciprensa.com/noticia.php?n=23080 |titolo=Intervista all'arcivescovo di Guayaquil Antonio Arregui Yarza]}}</ref><ref>[{{cita testo|url=http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2008/october/documents/hf_ben-xvi_spe_20081016_ad-limina-ecuador_it.html |titolo=Discorso di papa Benedetto XVI ai vescovi dell'Ecuador in visita ad limina]}}</ref>.
 
== Note ==
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* Giuseppe Garibaldi, ''[[Il governo dei preti]]'' - [[Kaos edizioni]] 2006
* Alete Dal Canto, ''Le imposture del prete'', La Fiaccola, 1988
*{{Cita libro|nome=Mimmo|cognome=Franzinelli|wkautore=Mimmo Franzinelli|titolo=Ateismo, laicismo, anticlericalismo: guida bibliografica ragionata al libero pensiero ed alla concezione materialistica della storia|anno=1990|editore=La Fiaccola|città=Ragusa|SBN=LO10043224}}
* Arturo Carlo Jemolo, ''Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni'', [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 1949
* Giacomo Margotti, ''La tabaccheria nazionale'', Torino, 1850
* Giacomo Margotti, ''Il vescovo di Saluzzo, ossia Daniele nel lago dei leoni'', per Giacomo Ferrero, detto «Mongibello», Torino, 1850
* Giacomo Margotti, ''Panegirico del conte Giuseppe Siccardi, ministro di Grazia e Giustizia in Piemonte'', Torino, 1851 (stesso pseudonimo)
* Giacomo Margotti, ''Processo di Nepomuceno Nuytz, professore di diritto canonico nell'Università di Torino'', Torino, 1852
* Giacomo Margotti, ''Alcune considerazioni intorno la separazione dello Stato dalla Chiesa in Piemonte'', Torino, 1855
* Giacomo Margotti, ''Memorie per la storia dei nostri tempi dal congresso di Parigi del 1856 ai primi giorni del 1863'', 6 voll., Torino, 1863-1865
* [[Giacomo Martina]], ''La Chiesa nell'età dell'assolutismo, del liberalismo, del totalitarismo'', [[Morcelliana]], 1974
* Anna Maria Mojetta (A cura di), ''Cento anni di satira anticlericale - Nei giornali dal 1860 al 1955'', Prefazione di Adolfo Chiesa, Milano, SugarCo Edizioni S.r.l, Milano 1975
* Angela Pellicciari, ''Risorgimento da riscrivere. Liberali e massoni contro la Chiesa'', [[Edizioni Ares|Ares]], 1998
* Angela Pellicciari, ''L'altro Risorgimento. Una guerra di religione dimenticata'', [[Edizioni Piemme|Piemme]], 2000
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* Angela Pellicciari, ''Risorgimento anticattolico'', Piemme, 2004
* {{cita pubblicazione|autore=Juan Domingo Perón |anno= 1950|titolo= Manifesto del Partito giustizialista o Le venti verità peroniste, in Quaderni peronisti|rivista= Quaderni peronisti opere complete |editore=Union del personal civil de la nacion |città= Buenos Aires|url=http://www.upcndigital.org/files/publicaciones/CDN/cuadernillos_de_Peron-2.pdf |lingua= es |accesso= 20 febbraio 2014|cid=Perón, ''Manifesto''}}
* Giovanni Sale, ''La Chiesa di Mussolini'', Rizzoli, 2011
* [[Giovanni Spadolini]], ''L'opposizione cattolica da Porta Pia al '98'', [[Vallecchi]], 1961
* Giovanni Spadolini, ''Le due Rome'', [[Le Monnier]], 1973
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* [[Potere temporale]]
* [[Secolarizzazione]]
* [[Separazione fratra Stato e Chiesa]]
* [[Teoria dei due Soli]]
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* {{cita web|http://www.storiadellachiesa.it/glossary/anticlericalismo-e-la-chiesa-in-italia/|Anticlericalismo vol. I|autore=Antonio Trampus|editore=Associazione Italiana di Professori di Storia della Chiesa}}
* {{cita web|url=http://www.storiadellachiesa.it/glossary/anticlericalismo-vole-iila-chiesa-in-italia/|titolo=Anticlericalismo vol. III|autore=FlavioAntonio BelluominiTrampus|editore=Associazione Italiana di Professori di Storia della Chiesa}}
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