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{{Edificio religioso
|Nome = Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio
|Immagine =Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno - facciata.jpg
|Larghezza =
|Didascalia = Facciata della chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio
|SiglaStato = ITA
|Regione = [[Marche]]
|Città = [[Ascoli Piceno]]
|Latitudine =
|Longitudine =
|Religione = [[Chiesa cattolica|Cattolica]]
|DedicatoA = [[Vincenzo di Saragozza]] ed [[Anastasio il Persiano]] <ref name="Le trame del romanico pag. 125">AA.VV., ''Le Trame del romanico – Tesori medievali nella Città del travertino'', ''op. cit.,'' pag. 125.</ref>
|Ordine =
|Diocesi = [[Diocesi di Ascoli Piceno]]
|AnnoConsacr =
|AnnoSconsacr =
|Fondatore =
|Architetto =
|StileArchitett = [[Architettura romanica|Romanico]] - [[Gotico]]
|InizioCostr = [[VIII secolo|VIII]] <ref name="beniculturali.marche.it scheda CHiesa SS. Vincenzo e Anastasio">{{cita web|url=http://www.beniculturali.marche.it/Ricerca/tabid/41/ids/66622/Chiesa-dei-Ss-Vincenzo-e-Anastasio/Default.aspx|titolo=Chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio|accesso=3 settembre 2018}}</ref>
- [[IX secolo]] <ref name="Mariotti, Ascoli Piceno, pag. 46">C. Mariotti, ''Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 46.</ref>
|FineCostr = anno [[1389]]
|Demolizione =
|Sito =
}}
 
La '''Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio''' è un [[chiesa (architettura)|luogo di culto]] [[Chiesa cattolica|cattolico]] della città di [[Ascoli Piceno]].<br>
Si affaccia con il suo [[facciata|prospetto principale]] su un lato della [[Piazza Ventidio Basso]], fulcro delle attività commerciali durante tutto il [[Medioevo]].<ref name="Le trame del romanico pag. 125"/> Costruita seguendo i canoni dell'[[architettura]] delle [[Chiesa (architettura)|chiese]] [[Arte romanica|romaniche]] locali <ref name="www.beniculturali.marche.it - San Vincenzo e Anastasio">{{cita web|url=http://www.beniculturali.marche.it/Ricerca/tabid/41/ids/66622/Chiesa-dei-Ss-Vincenzo-e-Anastasio/Default.aspx|titolo=Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio|accesso= 3 settembre 2018}}</ref> é stata, successivamente, connotata da caratteristiche [[gotico|gotiche]] nel [[XIV secolo]]. <ref name="regionemarche.it chiesa dei santi Vincenzo e Anastasio dipinto olio su carta di Giulio Gabrielli">{{cita web|url=http://www.regione.marche.it/Regione-Utile/Cultura/Catalogo-beni-culturali/RicercaCatalogoBeni/ids/1465/Chiesa-dei-Santi-Vincenzo-ed-Anastasio|titolo=Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio (dipinto ad olio su carta di Giulio Gabrielli)|accesso= 3 settembre 2018}}</ref> È nota per essere annoverata tra le costruzioni religiose più antiche ed artisticamente significative della [[città]] e di «''grande importanza per l'[[archeologia]] [[Cristianesimo|cristiana]]''». <ref name="A. Rodilossi, Ascoli Piceno città d'arte, pag. 143.">A. Rodilossi, ''Ascoli Piceno città d'arte'', ''op. cit.'', pag. 143.</ref>
È dedicata ai santi [[Vincenzo di Saragozza]] ed [[Anastasio il Persiano]] ed appartiene alla competenza territoriale della [[parrocchia]] della [[Chiesa di San Pietro martire (Ascoli Piceno)|chiesa di San Pietro Martire]]. <ref>{{cita web|http://www.diocesiascoli.it/index.php/diocesi/dettaglio-parrocchia/san-pietro-martire|Chiese nel territorio della parrocchia San Pietro Martire di Ascoli Piceno|3 settembre 2018}}</ref>
 
Le sue linee architettoniche la distinguono da ogni altro edificio sacro ascolano. Per la caratteristica decorazione a riquadri della facciata è accomunata nello stile al [[Cattedrale di San Rufino|duomo di Assisi]], alla [[Chiesa di San Pietro (Spoleto)|chiesa di San Pietro]] di [[Spoleto]] ed a quella di [[chiesa di Santa Giusta fuori le mura|Santa Giusta fuori le mura]] di [[Bazzano (L'Aquila)|Bazzano]]. <ref name="http://www.treccani.it/enciclopedia/ascoli-piceno_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/">{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/ascoli-piceno_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/|titolo=Ascoli Piceno|accesso=3 settembre 2018}}</ref>
 
Compare classificata nell'elenco dei [[Monumenti nazionali (Italia)|monumenti nazionali]] d'[[Italia]] dall'[[anno]] [[1902]]. <ref>{{cita web|url= https://archive.org/stream/elencodegliedifi00ital#page/315/mode/2up/search/ascoli+piceno
|editore=Ministero della Pubblica Istruzione |titolo=Elenco degli edifizi Monumentali in Italia |città=Roma|anno=1902 |accesso=3 settembre 2018}}</ref>
 
==Storia==
Il silenzio delle [[Fonte (storiografia)|fonti documentali]] non consente di individuare ed indicare una precisa data di costruzione e, come ricorda Antonio Salvi, s'ignorano «''quasi totalmente le vicende storiche ed artistiche più antiche''». <ref name="A. Salvi, Due epigrafi medievali nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 3">A. Salvi, ''Due epigrafi medievali nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno'', ''op. cit'', pag. 3.</ref><br>
La chiesa, nella sua forma attuale, risulta essere l'esito di opere, restauri ed elaborazioni architettoniche sviluppate ed aggiunte durante il corso di almeno seicento anni <ref name="A. Rodilossi, Ascoli Piceno città d'arte, pag. 143."/> e concluse nell'anno 1389. <ref name="http://www.treccani.it/enciclopedia/ascoli-piceno_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/"/><br>
Alcuni studiosi riconoscono la nascita della fabbrica sulla preesistente presenza di un basso [[oratorio (architettura)|oratorio]], semi-sotterraneo, risalente al [[IV secolo|IV]]-[[VI secolo]], costruito dai [[Cristianesimo|cristiani]] come luogo di culto per l'amministrazione del [[battesimo]].<ref name="www.beniculturali.marche.it - San Vincenzo e Anastasio"/> Cesare Mariotti la descrive «''sorta molto umilmente''» «''nel IX secolo''» <ref name="Mariotti, Ascoli Piceno, pag. 46"/> ed Enrico Cesari ipotizza che potrebbe trattarsi «''forse anche dell'VIII''». <ref name="E: Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 14">E. Cesari, ''La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 14.</ref> A quel periodo risalgono le modifiche apportate alla cripta cui si volle sovrapporre una piccola e «''modesta chiesetta''».<ref name="E: Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 14"/> In seguito furono aggiunti: l'[[abside]], la [[campanile|torre campanaria]], il [[portale]] con il gruppo scultoreo e le navate laterali. <ref name="E: Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 14"/><br>
Nelle sue ''Memorie Ascolane'', Niccolò Marcucci scrive che nel corso del [[XIII secolo]], nell'anno [[1275]], «''la chiesa parrocchiale di Sant'Anastasio fosse Collegiata e che offiziavano per Priore D. Nicola di Nicola con altri sacerdoti cioè D. Bonaventura di Tomaso, D. Pietro di Gualtiero di Ugone, D. Matteo di Angelo. ecc., e vi serviva per chierico Cabalisco di Giovanni.''»<ref>N. Marcucci, ''Memorie Ascolane'', ''op. cit.'', pag. 232.</ref><br>
 
Nell'anno [[1288]], «''Bonaventura magistri Thome clerico''» con «''Nicolao Nicole priore''» della chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio è menzionato in qualità di partecipante all'atto di inventario dei beni «''Iorgutii (Georgutii) Simonicti de Monte Passillo''». <ref> A. Salvi, ''Iscrizioni medievali ascolane'', ''op. cit.'', pag. 140, nota 272.</ref><br>
 
Il canonico Pietro Capponi, mentre delinea la figura di Bernardo I, secondo [[Vescovo-conte]] di Ascoli, nominato da [[papa Benedetto IX]] nel [[1036]], riferisce che «''nello stesso anno venne ingrandita la chiesa dei SS. Vincenzo ed Anastasio in città, e vi fu fatta la facciata come rilevasi dall'iscrizione che si legge intorno al [[Timpano (architettura)|timpano]] della porta in caratteri gotici.''»<ref>P. Capponi, ''Memorie storiche della Chiesa Ascolana e dei Vescovi che la governarono'', ''op. cit.'', pag. 42.</ref><br>
 
Antonio De Santis la annovera tra le 15 parrocchie registrate nella rassegna del [[catasto]] ascolano del XIV secolo. Nelle carte è citata con la denominazione di «''Ecclesia S. Anastaxi''». Al tempo aveva in annessione la chiesa parrocchiale indicata con il nome di «''Santa Maria di Poggio da Capo''». Sebbene quest'ultima chiesa nei documenti fosse nominata come «''Sanctae Mariae de Podio Brietae''» ossia «''Santa Maria di Poggio di Bretta''», l'autore dimostra che non può trattarsi del paese di Poggio di Bretta perché la parrocchiale è dedicata [[Giovanni Battista|San Giovanni Battista]], mentre quella di Poggio da Capo è intitolata all'[[Assunzione di Maria|Assunta]]. Quest'ultimo storico ritiene che la chiesa dei Santi vincenzo e Anastasio sia stata eretta sulla precedente costruzione di un [[tempio]] [[paganesimo|pagano]]. <ref>A. De Santis, ''Ascoli nel Trecento'' - Vol. II (1350-1400), ''op. cit.'', pag. 262.</ref> In seguito la chiesa conobbe un periodo di «''decadenza''» ed «''abbandono''» e la cripta, nata come oratorio, divenne una fossa per le sepolture.<ref name="E: Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 14"/><br>
 
[[Sebastiano Andreantonelli]], vissuto tra il [[XVI secolo|XVI]] ed il [[XVII secolo]], nel ''Liber Vnicus Asculanae Ecclesiae'' o ''Libro V della Storia di Ascoli'', la nomina con l'intitolazione ai santi Anastasio e Silvestro.<ref>S. Andrantonelli, ''Historiae Asculanae'', ''op. cit.'', pag. 210. «''Tertia Ecclesia SS. Anastasij, & Siluestri, antiquitus item Collegiata, habet priorem, & duos Clericatus. Plures in ea feruantur SS. Reliquae; fuitque ibidem Laicorum Confraternitas vulgo, seu societas, nomine Disciplinae Domini Nostri Iesu Christi.''»</ref> L'attribuzione a [[Papa Silvestro I|san Silvestro]], assegnata da questo storico, potrebbe rappresentare il riferimento al [[santo]] cui è dedicata la [[cripta]] ipogea.<ref>S. Andreantonelli, ''Storia di Ascoli'' Traduzione di P. B. Castelli e A. Cettoli, ''op. cit.'', Nota 46, pag. 373.</ref> La classifica come la terza chiesa ascolana, custode di molte [[reliquia|reliquie]], antica [[Collegiata]] condotta da un [[priore]] e due [[chierico|chiericati]],<ref>S. Andreantonelli, ''Storia di Ascoli'' Traduzione di P. B. Castelli e A. Cettoli, ''op. cit.'', pag. 281.</ref> in cui vi era una [[Confraternita (Chiesa cattolica)|confraternita]] della Disciplina di Nostro Signore Gesù Cristo.<ref>S. Andreantonelli, ''Storia di Ascoli'' Traduzione di P. B. Castelli e A. Cettoli, ''op. cit.'', pag. 282.</ref><br>
 
Nell'anno [[1576]], come ricorda Giuseppe Fabiani, le pareti della chiesa non erano intonacate. Venanzo Perfetti di [[Camerino]], priore della chiesa, incariò il maestro Giovanni Angelo di Marco di Bonera per eseguire un lavoro di rivestimento d'intonaco sulle mura pattuendo un «''compenso di 4 [[Bolognino|bolognini]] e mezzo per ogni [[Passo (unità di lunghezza)|passo]]''». Il lavoro del maestro consisteva nel «''diligentem scalcinare, implastare seu intondicare ed deinde dealbare ac dare pezzam post intondicationem factam''». Fabiani si sofferma sull'atto dello scalcinare e considera che questo intervento potrebbe aver cancellato e rimosso gli affreschi parietali allora presenti. <ref>G. Fabiani, ''Ascoli nel Cinquecento'', Vol. II, ''op. cit.'', pp. 186-187</ref><br>
 
Dal [[1856]] fu dimenticata e chiusa al [[culto]] a causa delle precarie condizioni statiche in cui versava. Nel [[1897]] l'Ufficio regionale per la Conservazione dei monumenti, diretto dall'architetto [[Giuseppe Sacconi]], ritenne di disporre l'intervento di urgenti opere risarcitorie per evitare l'intera rovina del fabbricato.<ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 4">E. Cesari, ''La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 4.</ref> La direzione dei lavori fu affidata all'ingegnere ascolano Enrico Cesari che seguì la reintegrazione del tetto, la demolizione dei soffitti diroccati, la rimozione delle ossa dei defunti che occupavano la cripta ed, infine, la captazione dell'acqua sorgiva che provocava l'allagamento degli ambienti sotterranei. <ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 4"/>
 
La scarsità documentale pervenuta sulla storia della chiesa rende possibile la sola ricostruzione temporale degli eventi legati allo studio di due [[epigrafe|epigrafi]].
 
===Epigrafia===
====L'iscrizione più antica====
[[File:Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno - iscrizione della lunetta.jpg|thumb|Lunetta del portale che reca l'epigrafe più antica della chiesa.]]
 
Il [[testo]] dell'[[epigrafe]] più antica si trova incisa nell'[[archivolto]] della [[lunetta]] del portale principale e corre su due fasce parallele, racchiuse da tre linee concentriche. <ref name="A. Salvi, Iscrizioni medievali di Ascoli, pag. 140">A. Salvi, ''Iscrizioni medievali ascolane'', ''op. cit.'', pag. 140.</ref> I segni grafici mostrano i caratteri dell'[[alfabeto gotico]], <ref name="A. Rodilossi, Ascoli Piceno città d'arte, pag. 143."/> <ref>Giambattista Carducci definisce lo stile dell'epigrafe con «''caratteri semilatini''». G. Carducci, ''Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno'', ''op. cit.'', pag. 149.</ref> prevalentemente [[maiuscolo]] e connotato da numerosi tratti ornamentali. <ref name="A. Salvi, Due epigrafi medievali della Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno'', pag. 5">A. Salvi, ''Due epigrafi medievali della Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 5.</ref>
Le lettere si sviluppano in altezze comprese tra 2,5 e 4 cm. <ref name="A. Salvi, Due epigrafi medievali nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 3"/> Le 5 [[strofa|strofe]] del componimento sono intervallate da 4 [[Stella (simbolo)|stelle]] ad otto punte, iscritte in riquadri di cm 11,5 x 10,5 che scandiscono il testo a distanza variabile, ma [[simmetria|simmetrica]]. <ref name="A. Salvi, Due epigrafi medievali nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 3"/> L'impostazione della grafia mostra delle irregolarità e, seppur lavorata nella stessa bottega, è probabilmente stata incisa da mani diverse, forse cinque, una per ogni strofa. <ref name="A. Salvi, Due epigrafi medievali nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 4">A. Salvi, ''Due epigrafi medievali nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno'', ''op. cit'', pag. 4.</ref><br>
Il contenuto dell'iscrizione riferisce della realizzazione di un «''novum opus''», ossia: una «''nuova opera''», voluta da dal [[priore]] Bonaventura, <ref name="A. Salvi, Iscrizioni medievali di Ascoli, pag. 140"/> continua con un'invocazione alla Vergine ed ai santi Vincenzo ed Anastasio e si conclude con una preghiera. <ref name="A. Salvi, Due epigrafi medievali della Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno'', pag. 5"/>
 
Dalla lettura si apprende che l'autore dell'intervento del «''novum opus''» fu il priore Bonaventura del quale «''non è stato possibile reperire altre notizie, per cui l'epigrafe, al momento attuale, <ref>Il «''momento attuale''» a cui si riferisce Antonio Salvi è l'anno [[1980]], ossia l'anno di pubblicazione della sua monografia ''Due iscrizioni medievali nella Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno'' citata in bibliografia.</ref> resta l'unica fonte sul personaggio e la sua opera''» <ref>A. Salvi, ''Due iscrizioni medievali nella Chiesa adei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno'', ''op. cit., pag. 8.''</ref><br>
Il testo:<ref>G. Carducci, ''Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno'', ''op. cit.'', pag. 149.</ref>
{{quote|''Novum hoc opus fct fuit post Virginis partum<br>
Milleno ac triceno sexto percurrente anno<br>
Prioris in tempore vocati Bonaventure<br>
Hos condidentis ve s (sic) cumqo orantes dicamus<br>
Eya o mat Virgo tuum Natum deprecando<br>
Cum Sco Vincentio et Martire Anastasio<br>
Ut hi dantes de suis ac vestris absolvat culpis<br>
Q cum hiis det vitam bonam demumque gloriam suam<br>
Omnes et hic sepultos ad deos conducat scos<br>
Legenterque hoc oms benedicat et astantes.''}}
 
L'anno di datazione, riportato in questa iscrizione, è stato interpretato in modo diverso dagli studiosi perchè nella [[traduzione]] in [[lingua italiana]] della strofa: «''Milleno ac triceno sexto percurrente anno''» alcuni riconoscono nel [[lemma (linguistica)|lemma]] «''triceno''» il significato di [[30 (numero)|trenta]] mentre Antonio Salvi scrive che questa versione, adottata da molti autori,<ref name="G. Carducci, Memorie monumenti AP pag. 149"> G. Carducci, ''Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno'', ''op. cit''., pag. 149.</ref><ref name="De Santis, Ascoli nel Trecento 1350-1400, pag. 261">A. De Santis, ''Ascoli nel Trecento'' - Vol. II (1350 - 1400), pag. 261.</ref><ref name="Mariotti, Ascoli Piceno, pag. 47">C. Mariotti, ''Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 47.</ref> «'' correttamente dovrebbe indicare [[1036]]''», <ref name="A. Salvi, Iscrizioni medievali di Ascoli, pag. 142">A. Salvi, ''Iscrizioni medievali ascolane'', ''op. cit.'', pag. 142.</ref> ma adduce che durante il periodo medievale fosse piuttosto frequente lo scambio delle lettere «''i''» ed «''e''» nella scrittura. Da questa osservazione conclude che «''triceno''» sia un da considerare come un'«''incongruenza''» [[grammatica|grammaticale]] e debba essere letto come «''treceno''» che significa [[300 (numero)|trecento]].<ref name="A. Salvi, Due epigrafi medievali nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in ascoli Piceno, pag. 6">A. Salvi, ''Due epigrafi medievali nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 6.</ref> Aggiunge, inoltre, che questo anno di datazione sembra più consono all'analisi delle forme grafiche presenti nei caratteri, ai segni abbrievativi introdotti nel componimento,<ref>A. Salvi, ''Due epigrafi medievali nella Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 3, Nota 1.</ref> alla forma in cui sono scritte alcune parole <ref name="A. Salvi, Iscrizioni medievali di Ascoli, pag. 142"/> ed allo stile architettonico del sacro edificio. <ref name="A. Salvi, Due epigrafi medievali nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in ascoli Piceno, pag. 6"/> <br>
 
Nel testo si legge:<ref>A. Salvi, ''Due epigrafi medievali nella Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pp. 4-5.</ref>
{{quote|''Questa nuova opera fu fatta mentre ricorreva l'anno [[1306]], al tempo del priore Bonventura, autore di questi versi, insieme al quale innalziamo questa preghiera: o Vergine Madre, supplichiamo tuo Figlio con San Vincenzo e il martire Anastasio, perché conceda ai benefattori di questa chiesa la remissione dei peccati, un'esistenza felice e infine la gloria eterna, perché accordi ai defunti qui sepolti la comunione con questi santi, perché benedica tutti coloro che questa iscrizione leggono ed i presenti.||Novum(m) hoc opu(s) f(a)c(tu)m – fuit po(s)t vi(r)ginis pa(r)tum:,<br>milleno ac triceno-sexto p(er)cu(r)e(n)te a(n)no:,<br><br>prioris in t(em)p(or)e – vocati Bonaventure:,<br>hos con (n)dide(n)tis ve(r)s(us) – cu(m) q(u)o orantes dicam(us):,<br><br>eya o mat(er) virgo – tuum natum deprecando:,<br>cum s(an)c(to) Vincentio – et martire Anastaso:,<br><br>ut hi(c) da(nt)tes d(e) suis – a cu(n)tis absolvat c(u)lpis:,<br>ac hiis vita(m) bonam – demu(m)q(ue) glo(ori)a(m) su(m)ma(m):,<br><br>om(ne)s et hi(c) sepi(u)ltos – ad d(i)c(t)os co(n)ducat s(an-c(t)os:,lege(n)tesq(ue) hoc o(mne)s – b(e)nedicat et asta(n)tes:,''|lingua=la}}
 
====L'iscrizione del 1389====
[[File:Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno - epigrafe del 1389.jpg|thumb|Supporto lapideo con l'incisione dell'epigrafe datata 1389.]]
 
La seconda epigrafe in ordine di tempo, datata [[1389]], <ref name="G. Carducci, Memorie monumenti AP pag. 146"> G. Carducci, ''Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno'', ''op. cit''., pag. 146.</ref> è incisa in [[Latino medievale|latino]] su un blocco di [[travertino]] visibile nel tessuto murario esterno della navata destra, messo in opera sul lato sinistro del portale del fianco meridionale. Il supporto lapideo ha una forma quadrata, misura cm 43 x 43, e presenta una scheggiatura nel lato inferiore che non compromette l'integrale lettura del testo scalpellato con l'uso dell'alfabeto gotico maiuscolo con sviluppo verticale delle lettere, <ref name="A. Salvi, Iscrizioni medievali di Ascoli, pag. 143">A. Salvi, ''iscrizioni medievali di Ascoli'', ''op. cit.'', pag. 143.</ref> che misurano circa cm. 3,5.<ref>A. Salvi, ''Due epigrafi medievali nella Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 10.</ref>
 
Riferisce che nella chiesa è stato eseguito un nuovo intervento architettonico e che a quel tempo era priore Saladino di Matteo. Il nome di quest'ultimo compare il 15 settembre 1395 negli atti dell'Archivio notarile del Comune di Ascoli Piceno conservati presso l'archivio di Stato. Fu il rappresentante di «''Nactarella, moglie di Petrus Thomassutii ser Leonardi alias Ferri, il quale in una precedente disposizione testamentearia del 1388 le aveva lasciato parte dell'eredità.''» <ref>A. Salvi, ''Due epigrafi medievali nella Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pp. 12-13</ref>
 
Le parole dell'iscrizione: <ref name="A. Salvi, Iscrizioni medievali di Ascoli, pag. 143"/> <ref>A. Rodilossi, ''Ascoli Piceno città d'arte'', ''op. cit.'', pp. 143 - 144.</ref><ref name="A. De Santis, Ascoli nel Trecento, (1350-1400) Vol. II. pag. 443 ">A. De Santis, ''Ascoli nel Trecento'', (1350-1400) Vol. II, ''op. cit.'', pag. 443.</ref>
 
{{quote|Quest'opera fu fatta al tempo del venerabile signore Saladino di Matteo, priore della chiesa di S. Anastasio nell'anno 1389, al tempo del [[papa Urbano VI]], durante l'XI indizione. ||+ Hoc . op(us) . f(a)c(tu)m . fuit . t(em)p(ore) venerabil(is) . viri . d(oomi)ni . Salladini . Matei . P(r)ior(is) . ecc(lesi)e . s(ancti) . Anestaxii . sub . An(n)o . Ṁ . CCĊ L . XXX . VIIII . t.(em)p(or)e . do(mini) . U-rba(n)i . p(a)pe . VI . XI . ind(ictione)|lingua=la}}
 
Antonio Salvi rileva che potrebbe esserci un errore tra l'anno e l'[[Indizione]] riportata nel testo. Osserva che nel 1389 correva la XII Indizione e non l'XI, ma si può supporre che il computo sia stato calcolato con sistemi cronologici diversi. L'anno è stato scritto seguendo la datazione romana, mentre il numero dell'indizione potrebbe essere stato individuato con lo stile fiorentino ''ab incarnatione'' (25 marzo). Se così fosse il lavoro annunciato in questa epigrafe sarebbe stato concluso entro il 25 marzo del 1389.<ref>A. Salvi, ''Due epigrafi medievali nella Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 12.</ref>
==Architettura==
L'intera consistenza dell'odierno fabbricato religioso si compone della chiesa, della cripta di San Silvestro e del [[campanile]].
 
===Cronistoria delle vicende architettoniche dell'edificio elaborate da Enrico Cesari===
La ricostruzione delle vicende architettoniche di questa chiesa trova descrizione nelle parole di Enrico Cesari che illustra e sintetizza le osservazioni che ha rilevato, sul finire del [[XIX secolo]], quando ricoprì l'incarico di curatore e di direttore dei lavori di [[restauro]] del fabbricato religioso. Gli interventi volti a rimuovere le cause che compromettevano la stabilità della fabbrica con il conseguente reintegro degli elementi deteriorati, avvenuti nell'anno [[1856]], compresa la rimozione degli intonaci, consentirono alla muratura di tornare all'aspetto originario e mostrare i particolari delle attività edilizie introdotte al fine di rendere la chiesa più ampia.<ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 4"/> Dall'esame condotto, Cesari desume e racconta i modi ed i tempi con i quali l'attuale edificio è stato progressivamente modificato ed ampliato.<ref name="E: Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 14"/>
*IV secolo - A questo periodo risale la costruzione dell'attuale cripta, allora oratorio, che accoglieva le prime comunità religiose cristiane di Ascoli in un luogo stabile per il culto ed idoneo anche all'amministrazione del battesimo.
*XI secolo - Epoca a cui è ascrivibile la struttura di una «''chiesetta rettangolare di m. 18,50x5,60 corrispondente alla [[navata]] centrale per circa tre quarti della sua lunghezza''» <ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 4"/> edificata sovrapposta allo spazio ipogeo dell'oratorio. Lo stesso spazio indicato da Giambattista Carducci come la parte più antica e «''forse anteriore al IX secolo''».<ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 5">E. Cesari, ''La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno'', ''op. cit''., pag. 5.</ref> L'«''abside poligonale fu opera aggiunta e per conseguenza posteriore, mentre la [[campanile|torre]] sorse completamente distinta ed all'esterno della chiesa all'angolo [[sud]]-[[ovest]] di essa, impostata su 4 pilastri.''» <ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 5"/> come quella della chiesa ascolana dedicata a [[Chiesa di San Giacomo Apostolo (Ascoli Piceno)|San Giacomo Apostolo]].
*XI secolo - XIV secolo - Alla piccola facciata venne aggiunto il portale maggiore, allora costituito dalla lunetta e dal grupo scultoreo. <ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 5"/> Non risultano altre opere di cui si possa vedere traccia dopo l'anno [[1036]] fino alla «''completa rifattura, che la portò alle attuali condizioni e che ebbe probabilmente termine nel [[1389]] ''», ossia nel XIV secolo.<ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 6"/>
 
===La facciata ed i fianchi===
Le linee architettoniche del [[facciata|prospetto principale]] la distinguono da ogni altra chiesa ascolana per la sua caratteristica ed originale decorazione. La facciata, di forma [[rettangolo|rettangolare]], rimasta incompleta nella porzione superiore, è ripartita da un reticolo di 64 [[quadrato|riquadri]]. Ognuno di essi è racchiuso da una lineare [[Cornice (architettura)|cornice]] a rilievo che crea un motivo di intersezioni verticali ed orizzontali ripetuto su tutta la parete. <ref name="G. Carducci, Memorie monumenti AP pag. 146"/><br>
Il disegno della rete di linee decorative poggia su un sottostante [[Zoccolo (architettura)|zoccolo]] che percorre alla base anche i fianchi della chiesa. La superficie interna di ogni riquadratura, nel [[XV secolo]], conteneva pitture a tema religioso.<ref name="A. Rodilossi, Ascoli Piceno città d'arte, pag. 143."/> De Santis specifica che si trattava di [[affresco|affreschi]] che illustravano la storia dei santi Vincenzo e Anastasio,<ref name="De Santis, Ascoli nel Trecento 1350-1400, pag. 261"/> mentre Secondo Balena ipotizza che le rappresentazioni fossero episodi tratti dal «''[[Antico Testamento|Vecchio]] e del [[Nuovo Testamento]], nonchè di tradizione popolare''»,<ref>S. Balena, ''Ascoli la storia per le strade'', ''op. cit.'', pag. 95.</ref> come una sorta di «''[[Bibbia]] dei poveri''» <ref>S. Balena, ''Ascoli nel Piceno - Storia di Ascoli e degli Ascolani'', ''op. cit.'', pag. 328.</ref> L'intero prospetto dipinto è stato paragonato ad un grandioso e complesso [[polittico]] ormai consunto e divenuto invisibile. <ref name="G. Carducci, Memorie monumenti AP pag. 146"/><br>
 
I fianchi delle navate minori mostrano una ripartitura a [[lesena|lesene]] e sono aperti da un portale gotico ciascuno. <ref name="A. Rodilossi, Ascoli Piceno città d'arte, pag. 143."/>
 
===Portale===
Al centro del prospetto si apre il [[portale]] maggiore della chiesa, ornato da colonnine «''con lavori in elice''» che «''sorreggono superiormente altrettanti [[costolone|costoloni]] [[sistema archivoltato|archivoltati]] e concentrici''». I [[capitello|capitelli]], di gusto romano-corinzio, mostrano un'elegante lavorazione a «''foglie d'acqua''».<ref>G. Carducci, ''Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno'', ''op. cit''., pag. 147.</ref> Alla base dell'imposta dell'[[arco (architettura)|arco]] si trovano le [[scultura|sculture]] di due leoncini scolpite con «''rara finezza''».<ref name="G. Carducci, Memorie monumenti AP pag. 148"> G. Carducci, ''Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno'', ''op. cit''., pag. 148.</ref><ref name="A. Rodilossi, Ascoli Piceno città d'arte, pag. 143."/> L'[[archivolto]] della [[lunetta]] reca la data dell'anno [[1036]].<ref name="G. Carducci, Memorie monumenti AP pag. 148"/><br>
All'interno vi sono le [[statua|statue]], scolpite ad [[altorilievo]], della [[Madonna col Bambino]] affiancata dai santi Vincenzo e Anastasio, risalenti all'[[XI secolo]], eseguite da un ignoto lapicida.<ref name="G. Carducci, Memorie monumenti AP pag. 148"/> Giambattista Carducci sottolinea come questo gruppo scultoreo abbia similitudini nello stile con altre [[statua|statue]] ascolane e uno stile «''rimarchevole''» che «''non sa nè di antico, nè della così detta Greca maniera; ma rassembra un'alba, un oscuro presentimento dell'eleganza piena di dignità e di sentimento, che rese insigne il XIV secolo''».<ref name="G. Carducci, Memorie monumenti AP pag. 148"/> Giuseppe Fabiani riferisce che nei secoli bassi, nella città di Ascoli, era attiva una scuola di scultura <ref>G. Fabiani, ''Ascoli nel Quattrocento'', Vol. II, ''op. cit.'', pag. 8.</ref> con maestranze specializzate nella lavorazione e nel taglio del [[travertino]] cui appartenevano i «''magistri de preta''» che, negli Statuti ascolani del [[1377]], formavano una [[corporazione]] a parte insieme ai maestri del legno.<ref>G. Fabiani, ''Ascoli nel Quattrocento'', Vol. II, ''op. cit.'', pp. 8-10.</ref>
-->
 
<!-- ==reimpiego del vecchio portale nella facciata trecentesca==
L'antichità della datazione 1036 rivela che la composizione delle sculture e le modanature dell'intradosso dell'arco hanno avuto una loro primitiva collocazione nella facciata più antica e sono state trasposte e reimpiegate a decorazione del nuovo prospetto trecentesco.<ref> C. Mariotti, Ascoli Piceno, op. cit., pag. 47.</ref> Come scrive Cesari: «''Il vecchio portale, amorosamente conservato, vene utilizzato nella nuova facciata ed arricchito di nuove decorazioni, specialmente dell'archetto esterno, con fregio e meandri e fogliami di laboriosa fattura. Per la facciata venne adottato il partito a quadrati uguali, ripartiti entro lesene.''» <ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 6"/> «''portale maggiore, specialmente della parte interna di esso la lunetta e con le rozze statue primitive''». <ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 5"/> L'ingegnere precisa «''che la porta del [[1036]] è certo posteriore alla primitiva chiesetta''» e questa considerazione la deduce dall'osservazione della lavorazione del travertino utilizzato per realizzarla confrontandolo con quello impiegato nella navata centrale lavorato con «''scarsa maestria''». <ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 5"/> Definisce costruzione non «''[[isodomo|isodoma]]''» costituita da «''materiale rozzamente lavorato con corsi orizzontali non sempre perfettamente tenuti e spesso livellati con frammenti di mattoni''». Rileva che anche le piccole bifore sono architravate con semplici pietre ed incavate per ottenere gli archetti, «''come si usava nell'epoca della massima decadenza''» <ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 6">E. Cesari, ''La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno'', ''op. cit''., pag. 6.</ref> Al contrario di quanto descritto gli stipiti della porta mostrano una «''lavorazione perfetta''», buone connessure ed un archivolto di cunei tagliati secondo la direzione dei raggi.<ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno, pag. 6"/>
 
===La cripta di San Silvestro===
La cripta della chiesa è dedicata a [[Papa Silvestro I|san Silvestro papa]] e risale al [[IV secolo|IV]] - [[VI secolo]].<ref name="beniculturali.marche.it scheda CHiesa SS. Vincenzo e Anastasio"/> La sua struttura muraria si compone di blocchi di travertino che, per la loro lavorazione «''molto povera''», non sono ascrivibili ad opere di epoca romana. <ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 8>E. Cesari, ''La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 8.</ref> Fu costruita dai cristiani per l'amministrazione del battesimo <ref name="beniculturali.marche.it scheda CHiesa SS. Vincenzo e Anastasio"/> e si trova al di sotto della zona presbiteriale. Vi si accede attraverso due scale aperte all'interno dell'aula liturgica.<br>
Lo spazio ipogeo, durante i lavori del 1897, si rivelò «''leggermente prolungato verso [[nord]] durante uno dei rimaneggiamenti del fabbricato''» rispetto alla consistenza originaria.<ref>E. Cesari, ''La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 7.</ref> Si compone di due ambienti contigui, di diverse dimensioni: una stanza più grande, originariamente di m. 12 x 4,80, ed un'altra più modesta che misura m. 2,80 x 2,30, <ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 8/> entrambe racchiuse da una copertura a tetto spiovente che mostra la presenza di due [[finestra|finestre]] rimurate, dalle dimensioni di cm 60 x 60, destinate ad illuminare le stanze. <ref>E. Cesari, ''La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 9.</ref> Questo particolare induce a ritenere che, in epoca anteriore all'elevazione della chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, la cripta sia stata un piccolo oratorio e luogo di ritrovo dei cristiani per le funzioni religiose. <ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 10.">E. Cesari, ''La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 10.</ref> Secondo Balena lo considera un «''primitivo piccolo edificio cui è legato il ricordo di avvenimenti sacri perduti nel tempo''», <ref>S. Balena, ''Ascoli la storia per le strade'', ''op. cit.'', pag. 96.</ref> «''appena emergente dal suolo, forse internato tra gli orti''». <ref>E. Cesari, ''La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno'', ''op. cit.'', pag. 13.</ref> All'interno, lungo un muro longitudinale, si trova la vasca chiamata «''Pozzo di San Silvestro''», <ref name="beniculturali.marche.it scheda CHiesa SS. Vincenzo e Anastasio"/> un tempo alimentata dall'acqua sorgiva. Si tratta di un piccolo bacino quadrato, scavato nella roccia, che misura cm 60x60 e profondo cm 80, munito di 4 scalini che ne consentono la fruibilità. <ref name="E. Cesari, La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno, pag. 10."/> Le pareti della cripta sono decorate dalle tracce ancora visibili di un ciclo di [[affresco|affreschi]] trecentesco ispirato e dedicato alla «''Leggenda di San Silvestro papa''». <ref>AA. VV., ''Le trame del romanico. Tesori Medioevali nella Città del Travertino'', ''op. cit.'', pag. 125.</ref>
 
==Note==
<references/>
==Bibliografia==
*{{cita libro|Sebastiano|Andreantonelli|Historiae Asculanae|1968|Forni Editore (Ristamapa anastatica, Padova, Typis Matthaei de Cadorinis, 1673)|Bologna}}
*{{cita libro|Giambattista|Carducci|Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno|1853|Saverio del Monte Editore|Fermo}}
*{{cita libro|nome=Pietro|cognome=Capponi|titolo=Memorie storiche della Chiesa ascolana e dei Vescovi che la governarono|anno=1898| editore=Stabilimento Tipografico Cesari|città=Ascoli Piceno}}
*{{cita libro|Cesare|Mariotti|Ascoli Piceno|1913|Istituto Italiano D'Arti Grafiche - Editore|Bergamo}}
*{{cita libro|nome=Enrico|cognome=Cesari|titolo=La Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio|anno=1919|editore=Tip. Edit. F.lli Lambruschini| città=Empoli}}
*{{cita libro | nome=Giuseppe | cognome=Fabiani | titolo=Ascoli nel Cinquecento – Vol. II | anno=1959 | editore= Società Tipolitografica Editrice| città= Ascoli Piceno}}
*{{cita libro|nome=Antonio|cognome=Salvi|titolo=Due epigrafi medievali nella Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in Ascoli Piceno|anno=1980|editore=Tipolitografia Stella|città=Ancona}}
*{{cita libro | nome=Secondo | cognome=Balena | titolo=Ascoli La storia per le strade | anno= 1986| editore=EDIT – Edit-Edizioni turistiche| città=Ascoli Piceno}}
*{{cita libro|Antonio|Rodilossi|Ascoli Piceno città d'arte|1983|"Stampa & Stampa" Gruppo Euroarte Gattei| Modena}}
*{{cita libro | nome=Antonio | cognome=De Santis | titolo=Ascoli nel Trecento – Vol. II (1350-1400) | anno=1988 | editore=Grafiche Cesari | città= Ascoli Piceno}}
*{{cita libro|nome=Secondo|cognome=Balena|titolo=Ascoli nel Piceno - Storia di Ascoli e degli Ascolani|anno= 1999| editore=Società Editrice Ricerche s.a.s.|città=Folignano (Ascoli Piceno)}} ISBN 8886610114
*{{cita libro|nome=Antonio|cognome=Salvi|titolo=Iscrizioni medievali di Ascoli|anno=1999|editore= Istituto superiore di studi medievali Cecco d'Ascoli|città=Ascoli Piceno }}
*{{cita libro|Sebastiano|Andreantonelli|Storia di Ascoli - Traduzione di Paola Barbara Castelli e Alberto Cettoli – Indici e note di Giannino Gagliardi|2007|G. e G. Gagliardi Editori| Ascoli Piceno}}
*{{cita libro |AA.|VV.|Le Trame del Romanico. Tesori Medioevali nella Città del Travertino|2007|Fast Edit|Acquaviva Picena}}
*{{cita libro |nome=Niccolò|cognome= Marcucci|titolo= con le postille e commentari di Francesco Antonio Marcucci; a cura del prof. Franco Zenobi|anno=2015|editore= Palumbi|città= Ascoli Piceno}} ISBN 9788898807444
 
== Voci correlate ==
* [[Piazza Ventidio Basso]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Santi Vincenzo e Anastasio (Ascoli Piceno)}}
 
==Collegamenti esterni==
*{{cita web|url=http://www.beniculturali.marche.it/Ricerca/tabid/41/ids/66622/Chiesa-dei-Ss-Vincenzo-e-Anastasio/Default.aspx|titolo=Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio|accesso= 3 settembre 2018}}
*{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/ascoli-piceno_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/|titolo=Ascoli Piceno|accesso=3 settembre 2018}}
*{{cita web|url= https://archive.org/stream/elencodegliedifi00ital#page/315/mode/2up/search/ascoli+piceno
|editore=Ministero della Pubblica Istruzione |titolo=Elenco degli edifizi Monumentali in Italia |città=Roma|anno=1902 |accesso=3 settembre 2018}}
 
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