Pasquino: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua|il politologo Gianfranco Pasquino|[[Gianfranco Pasquino]]}}
{{Opera d'arte
|immagine = Pasquino 2018.jpg
|grandezza immagine =
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|didascalia = La statua di ''Pasquino''.
|titolo = Pasquino
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|data = III secolo a.C.
|opera = scultura
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|materiale = [[Marmo]]
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|città = [[Roma]]
|ubicazione = Piazza Pasquino
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}}
'''Pasquino''' è la più celebre ''[[Statue parlanti di Roma|statua parlante]]'' di [[Roma]], divenuta figura caratteristica della città fra il [[XVI secolo|XVI]] ed il [[XIX secolo]].
 
La statua si trova a Piazza Pasquino a Roma, la stessa piazza prende il nome da questa statua<ref>[https://www.romasegreta.it/parione/piazza-di-pasquino.html Piazza di Pasquino]</ref>
[[Immagine:Pasquino 1.JPG|thumb|Pasquino 2005]]
'''Pasquino''' è la più celebre ''statua parlante'' di [[Roma]], divenuta figura caratteristica della città fra il [[secolo XVI]] ed il [[XIX secolo|XIX]].
 
Ai piedi della statua, ma più spesso al collo, si appendevano nottetemponella notte fogli contenenti [[satira|satire]] in versi, direttadirette a pungerefarsi beffe anonimamente idi personaggi pubblici più importanti,; [[papa|papi]]da compresi. Erano le cosiddette "pasquinate", dalle qualiesse emergeva, non senza un certo spirito di sfida, il malumore popolare nei confronti del potere e l'avversione alla corruzione ed all'arroganza dei suoi rappresentanti. La preminenza di Pasquino sulle altre cinque statue è data dal fatto che tali volantini venivano (e vengono tuttora) chiamati ''Pasquinate''. A tutt'oggi, inoltre, è l'unica delle sei statue parlanti a cui esse vengono ancora apposte, sebbene non più sulla statua o sul basamento ma su una bacheca appositamente predisposta.
 
== Descrizione e identificazione ==
==La statua==
La statua è in realtà un frammento di un'opera diin stile ellenistico, risalente forseprobabilmente al [[III secolo a.C.]], danneggiata nel volto e mutilata degli arti.; Rappresentaè comunque possibile distinguere una figura principale maschile, probabilmente vestita di un'armatura, guerrierocol viso rivolto verso l'alto; nello stesso blocco è intagliato quello che sembra il busto di areaun secondo personaggio, quasi completamente eroso, sul quale è ben discernibile la mano del primo ellenicaprotagonista. SiLa figura è sostenutostata trattarsiinterpretata dicome un frammentoguerriero greco nell'atto di uccidere un nemico, oppure un gruppo di due guerrieri, forsel'uno che sorregge l'altro. È probabile che si tratti del frammento della copia di un gruppo dello scultore [[Antigonos]], raffigurante "''[[Menelao]] che sorreggesostiene il corpo di [[Patroclo]] morente''", (del quale sarebbeesistono unanumerose copiarepliche, bronzeatra l'opera oggi acui [[FirenzePatroclo e Menelao|una pressoché completa]] in marmo conservata nella [[Loggia dei Lanzi]]), maa l'attribuzione[[Firenze]].<ref>{{Treccani|pasquino|accesso=12 èmaggio stata contestata.2021}}</ref> Precedenti attribuzioni intendevanoritenevano che raffigurasse "''[[Aiace Telamonio|Aiace]] con il corpo di [[Achille]]''" ooppure "''[[Ercole]] in lotta con i [[centauro|Centauri]]''".
 
== Storia ==
Reperita a poca distanza da [[piazza Navona]] ([[rione]] [[Parione]]), si ritiene che sia stata impiegata per l'ornamento dello [[Stadio di Domiziano]], oggi coperto dalla piazza.
Fu ritrovata nel [[1501]] durante gli scavi per la pavimentazione stradale e la ristrutturazione del [[Palazzo Orsini a Pasquino|Palazzo Orsini]] (oggi [[Palazzo Braschi]]), proprio nella piazza dove oggi ancora si trova (allora detta [[Parione|piazza di Parione]] ed oggi piazza di Pasquino). Secondo le prime interpretazioni, si ritenne che fosse impiegata per l'ornamento dello [[Stadio di Domiziano]], oggi coperto dalla piazza.
 
Fu ritrovata nel [[1501]] durante gli scavi per la pavimentazione stradale e la ristrutturazione del Palazzo Orsini (oggi [[Palazzo Braschi]]), proprio nella piazza dove oggi ancora si trova (allora detta piazza di Parione ed oggi piazza di Pasquino). La ristrutturazione, di cui si occupavaoccupò anche il [[Bramante]], venivafu eseguita per conto dell'influente cardinale [[Oliviero Carafa]], in seguito divenuto noto per la campagna di moralizzazione dell'arte; il prelato, che si sarebbe stabilito nel prestigioso palazzo, insistette per salvare l'opera, da molti ritenuta invece di scarso valore, e la fece sistemare nell'angolo in cui ancora si trova, applicandovi lo [[stemma]] dei [[Carafa]] ed un [[cartiglio]] auto celebrativo.
 
Presto si diffuse il costume di appendere nottetempo al collo della statua fogli contenenti le cosiddette "''pasquinate''", [[satira|satire]] in versi, dirette a pungolare i personaggi pubblici più importanti. Ogni mattina le guardie rimuovevano i fogli, ma ciò avveniva sempre dopo che erano stati letti dalla gente. In breve tempo la statua di Pasquino divenne fonte di preoccupazione, e parallelamente di irritazione, per i potenti presi di mira dalle pasquinate, primi fra tutti i papi<ref>Andrew Pettegree, ''L'invenzione delle notizie.Come il mondo arrivò a conoscersi'', pag.141, 2015, trad. Luigi Giacone, Giulio Einaudi, Torino, ISBN 978 88 06 22349 6</ref>.
==Il nome di Pasquino==
Sul perché la statua abbia proprio questo nome, familiare ed affettuoso, non si hanno che una nutrita serie di ipotesi, per lo più leggendarie.
 
Diversi furono i tentativi di eliminarla: il primo fu il forestiero [[Adriano VI]] (ultimo papa "straniero" prima di [[Giovanni Paolo II]]), durante il suo breve e controverso pontificato ([[1522]]-[[1523]]), che tentò di disfarsene, ordinando di gettarla nel [[Tevere]]; fu distolto quasi ''in extremis'' dai cardinali della [[Curia romana|Curia]], che intravidero il pericolo e la possibile portata di un simile "attacco" alla congenita inclinazione alla satira del popolo romano. Anche [[Sisto V]] ([[1585]]-[[1590]]) e [[Clemente VIII]] ([[1592]]-[[1605]]) tentarono invano di eliminare la scomoda statua.
Si vuole, da alcuni, che Pasquino fosse un personaggio del rione noto per i suoi versi satirici: si è detto che potesse essere un barbiere, un [[fabbro]], un sarto o un calzolaio. Secondo [[Teofilo Folengo]] "mastro Pasquino" sarebbe stato un ristoratore, un trattore che conduceva il suo esercizio nella piazzetta. Un'ipotesi recente, piuttosto attendibile, sostiene invece che fosse il nome di un docente di grammatica latina di una vicina scuola, i cui studenti vi avrebbero notato delle rassomiglianze fisiche; sarebbero stati questi, secondo tale versione, a lasciare per goliardia i primi fogli satirici.
 
Quando altri, successivamente, la fecero vigilare notte e giorno da guardie, le pasquinate apparvero infatti ancora più numerose ai piedi di altre statue: l'idea era stata di [[papa Benedetto XIII|Benedetto XIII]] (1724-1730), che emanò anche un [[editto]] che garantiva la [[pena di morte]], la [[confisca]] e l'[[infamia]] a chi si fosse reso colpevole di pasquinate. In realtà già nel [[1566]], sotto [[papa Pio V|Pio V]], [[Niccolò Franco (letterato)|Niccolò Franco]] era stato accusato di essere l'autore delle pasquinate e per questo condannato a morte e giustiziato sulla [[impiccagione|forca]]. Le pasquinate però non tacciono, e ai versi propagandistici si sostituiscono invettive moraleggianti, soprattutto nei confronti di un dilagante [[nepotismo]] e di una certa "prostituzione di lusso".
Vi è anche un'altra antica versione che vorrebbe collegare il nome della statua a quello del protagonista di una novella del [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]] (Decameron, IV, 7) morto per avvelenamento da [[salvia]], erba nota invece per le sue qualità sanifiche. Il nome quindi sarebbe stato ad indicare chi viene danneggiato dalle cose che si spacciano per buone (come poteva essere, in quel contesto, il potere teocratico papale).
 
Verso dopo verso, Pasquino era di fatto asceso ad un rango di specialissimo antagonista della figura papale, simboleggiando il popolo di Roma che punteggiava coi suoi commenti gli eccessi di un sistema col quale conviveva con sorniona sufficienza. Pasquino segnalava che, per la sua particolare storia, Roma sapeva valutare anche figure che assommavano in sé il massimo potere religioso ed il massimo potere di governo, riuscendo a scorgerne le eventuali umane modestie, a rimarcarne velleità e malefatte; come tale, era fisiologicamente un ''punctum dolens'' dei vescovi di Roma. Celebri divennero anche i dialoghi a distanza con il [[Marforio]], altra famosa statua parlante di stanza sul [[Campidoglio]].
==Le Pasquinate==
:''[[Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini]]''
È una delle pasquinate più note, rivolta al papa [[Urbano VIII]] [[Barberini]] che, per la realizzazione, nel [[1633]], del [[baldacchino]] di [[Basilica di San Pietro in Vaticano|S. Pietro]], fece asportare al [[Gian Lorenzo Bernini|Bernini]] le decorazioni bronzee che ornavano il [[Pantheon (Roma)|Pantheon]].
 
La produzione di pasquinate si attenuò notevolmente con la fine del [[potere temporale]] del Papa, con la [[breccia di Porta Pia]], che metteva il popolo romano di fronte a nuovi tipi di sovrano, a nuovi tipi di stato. Si è detto che Pasquino sia stato "distratto" dalla contemporanea messa in circolazione dei sonetti del [[Giuseppe Gioacchino Belli|Belli]], che col suo spirito mostravano più di qualche apparentamento e che nel medesimo senso proseguivano la sua opera; in ogni caso la statua, priva del suo antico bersaglio, smise di essere teatro di un evento periodico e da allora fogli appesi se ne videro solo saltuariamente, avendo di mira tipicamente il nuovo governo unitario della città eterna. Per esempio, nel [[1938]], in occasione dei preparativi per la visita di [[Adolf Hitler|Hitler]] a Roma, Pasquino riemerse dal lunghissimo silenzio per notare la vuota pomposità degli allestimenti edilizi e scenografici, che avevano messo la città sottosopra per mesi:
Le Pasquinate colpirono molti personaggi, la maggior parte dei quali noti per aver preso parte all'esercizio del [[potere temporale]] del [[papato]]. Le pasquinate furono numerosissime, "editate" a distanza di brevi periodi di tempo e di recente ne sono state pubblicate antologie a seguito del ritrovamento di rari originali e varie copie conservate in archivi storici o trascritte in relazioni diplomatiche, lettere private, diari e cronache dell'epoca; nonostante la loro affissione non fosse davvero cosa rara, curiosamente non venne mai a scemare l'interesse popolare per esse, malgrado appunto la quantità e la frequenza.
 
{{citazione|Povera Roma mia de travertino<br />
Si trattava di cartelli e manifesti satirici che durante la notte venivano preferibilmente appesi al collo di alcune statue (le "statue parlanti") posizionate in luoghi frequentati della città, in modo che al mattino successivo potessero essere visti e letti da chiunque, prima che la polizia dell'epoca li asportasse.
te sei vestita tutta de cartone<br />
pe' fatte rimira' da 'n imbianchino<br />
venuto da padrone!|{{Cita libro|autore=[[Vincenzo Cerami]]|titolo=Pensieri così|editore=Garzanti|città=Milano|anno=2002|pagine=20}}
}}
 
Fortemente danneggiata dallo ''[[smog]]'' e dall'incuria, la statua di Pasquino è stata restaurata alla fine del [[2009]], per essere inaugurata, assieme ad una nuova recinzione con colonnette di travertino, il 10 marzo [[2010]].<ref>{{Cita web|url=https://roma.repubblica.it/dettaglio/pasquino-torna-a-parlare-restaurata-la-statua/1883474|titolo=Pasquino torna a parlare restaurata la statua {{!}} Roma la Repubblica.it|sito=roma.repubblica.it|accesso=12 maggio 2021|dataarchivio=12 maggio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210512121500/https://roma.repubblica.it/dettaglio/pasquino-torna-a-parlare-restaurata-la-statua/1883474|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://roma.corriere.it/notizie/arte_e_cultura/10_marzo_9/pasquino-statua-inaugurazione-dopo-restauro-1602619267816.shtml|titolo=E la statua di Pasquino torna a parlare Giro: «Non oso immaginare i lazzi» - Corriere Roma|sito=roma.corriere.it|accesso=12 maggio 2021}}</ref> Attualmente, inoltre, non è più possibile attaccare le "pasquinate" direttamente sulla statua o sul suo basamento, come da tradizione: a tale scopo è stata infatti allestita un'apposita bacheca ai piedi di Pasquino.
Uno dei pontefici attaccati con accanimento da Pasquino è stato [[Sisto V]] (1585-1590): <br/>
: "''Fra tutti quelli c'hanno avuto er posto''
: '' De vicarj de Dio, nun z'e mai visto''
: ''Un papa rugantino, un papa tosto'',
: ''Un papa matto, uguale a Papa Sisto''.
: ''E nun zolo è da dì che dassi er pisto''
: ''A chiunqu'omo che j'annava accosto'',
: ''Ma nu la perdonò neppur'a Cristo''
: ''E nemmanco lo roppe d'anniscosto''.
: ''Aringrazziam'Iddio c'adesso er guasto''
: ''Nun pò ssuccede ppiù che vienghi un fusto''
: ''D'arimette la Chiesa in quel'incrasto''.
: ''Perché nu ce pò èsse tanto presto''
: ''Un antro papa che je piji er gusto''
: ''De méttese pe nome Sisto Sesto''".
 
== Pasquinate ==
Con marcata preferenza per l'uso del verso rimato, sebbene con spesso gravi lacune di [[metrica]], apparvero sulla statua commenti di volta in volta salaci, beffardi, maliziosi, di scherno, volti a dar concreto corpo al "[[castigat ridendo mores]]" di [[Molière]] dando addosso a papi, parenti, cognate (come [[Donna Olimpia|Donna Olimpia Maidalchini]]), ed a quanti per nepotismo o comunque favoritismo sguazzavano a piacimento intorno alle leve del comando. I versi li spogliavano delle loro spocchie, traducendoli in termini comprensibili ai cittadini comuni, sperabilmente cogliendone aspetti umoristici o comici.
[[File:Pasquino 02.jpg|thumb|Alcune ''pasquinate'' moderne.]]
Le cosiddette ''pasquinate'' erano dei cartelli e dei manifesti satirici che durante la notte venivano preferibilmente appesi al collo di alcune statue (fra cui Pasquino, da cui il nome) posizionate in luoghi frequentati della città, in modo che al mattino successivo potessero essere visti e letti da chiunque, prima che la polizia dell'epoca li asportasse. Le pasquinate colpirono molti personaggi, la maggior parte dei quali noti per aver preso parte all'esercizio del [[potere temporale]] del [[papato]]. Le pasquinate furono numerosissime ed esposte a distanza di brevi periodi di tempo. [[papa Clemente VII|Clemente VII]] [[de' Medici]], ad esempio, morì dopo una lunga malattia; su Pasquino apparve conseguentemente un ritratto del suo medico, che forse era giudicato non esente da responsabilità circa l'esito delle sue stesse cure, ma tenuto conto delle qualità morali del suo paziente fu indicato come: ''ecce qui tollit peccata mundi'' (ecco colui che toglie i peccati del mondo).
 
Le pasquinate non erano soltanto espressione di un malcontento popolare: in molti casi quegli stessi rappresentanti del potere che erano normalmente, almeno come categoria, oggetto di lazzi e frecciate, le usarono a fini propagandistici contro avversari scomodi, magari sfruttando l'arte poetica ed ironica di letterati che si prestavano al gioco (probabilmente opportunamente ricompensati), come ad esempio [[Giambattista Marino]], [[Pietro Aretino]] ed altri. E l'occasione più ghiotta per spargere maldicenze contro concorrenti scomodi nel tentativo di ottenere il favore, almeno popolare, era l'elezione di un nuovo [[papa|pontefice]], che diventava un vero campo di battaglia di una campagna elettorale che si combatteva a colpi di invettive propagandistiche. Non si trattava, in queste situazioni, della classica opposizione al potere, ma solo di favorire qualcuno per la scalata a quel potere.
[[papa Clemente VII|Clemente VII]] de' [[De' Medici|Medici]], ad esempio, morì dopo una lunga malattia; su Pasquino apparve conseguentemente un ritratto del suo medico, che forse era giudicato non esente da responsabilità circa l'esito delle sue stesse cure, ma tenuto conto delle qualità morali del suo paziente fu indicato come: ''ecce qui tollit peccata mundi'' (ecco colui che toglie i peccati del mondo).
 
È in quest'ottica che taluni leggono la famosa citazione [[XVII secolo|seicentesca]] riferita a [[Papa Urbano VIII]] ([[Barberini]]), "''[[Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini]]''" ("Ciò che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini"). La frase, faceva riferimento al prelievo del [[bronzo]] contenuto nelle travature della trabeazione del [[Pantheon (Roma)|Pantheon]], che Urbano VIII commissionò al [[Bernini]] per la costruzione del monumentale [[Baldacchino di San Pietro|baldacchino]] conservato al centro della [[Basilica di San Pietro in Vaticano]]. Tuttavia che questa pasquinata sia di origine popolare è fortemente improbabile perché è dimostrato che in realtà il popolo romano e l'opinione degli artisti contemporanei plaudì alla decisione del Papa, che utilizzò delle semplici travi di bronzo della trabeazione dell'ingresso del Pantheon (sostituite con altrettanto valide travi di legno) per far realizzare da Bernini un'opera che è tuttora ammirata e studiata.<ref>{{Cita web |url=http://www.storiainrete.com/3503/600-e-700/barbari_barberini/ |titolo=Barbari e Barberini: una “pasquinata“ ingiusta e apocrifa – Storia In Rete<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=15 settembre 2011 |dataarchivio=23 aprile 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190423211724/http://www.storiainrete.com/3503/600-e-700/barbari_barberini/ |urlmorto=sì }}</ref>
Le pasquinate non erano soltanto espressione di un malcontento popolare. In molti casi quegli stessi rappresentanti del potere che erano normalmente, almeno come categoria, oggetto di lazzi e frecciate, le usarono a fini propagandistici contro avversari scomodi, magari sfruttando l'arte poetica ed ironica di letterati che si prestavano al gioco (probabilmente opportunamente ricompensati), come ad esempio [[Giambattista Marino]], [[Pietro Aretino]] ed altri. E l'occasione più ghiotta per spargere maldicenze contro concorrenti scomodi nel tentativo di ottenere il favore, almeno popolare, era l'elezione di un nuovo [[papa|pontefice]], che diventava un vero campo di battaglia di una campagna elettorale che si combatteva a colpi di invettive propagandistiche. Non si trattava, in queste situazioni, della classica opposizione al potere, ma solo di favorire qualcuno per la scalata a quel potere.
 
Sempre in tema di artisti e pontefici, il 4 gennaio 2023 la statua del Pasquino è stata sede della performance artistica di Pep Marchegiani che ha esposto il suo "Celestino VI", opera raffigurante il primo Papa africano, apparso in sogno all'artista abruzzese.<ref>{{Cita web|url=https://agenparl.eu/2023/01/04/arte-a-roma-appare-celestino-vi-il-primo-pontefice-africano/|titolo=Arte: A Roma "appare" Celestino VI, il primo Papa africano}}</ref> Nel [[XVII secolo]] le pasquinate, come genere letterario, incontrarono una certa fortuna anche lontano da Roma, soprattutto a [[Venezia]], il cui portavoce fu il ''[[Gobbo di Rialto]]'' e, in misura minore, a [[Firenze]], con il celebre ''[[Fontana del Porcellino|porcellino]]'' della [[Loggia del Mercato Nuovo]] nonché la [[Lodoiga]] di Brescia.
Solo per il [[conclave]] del dicembre [[1521]], da cui uscì eletto papa [[Adriano VI]], l'Aretino produsse almeno una quarantina di [[sonetto|sonetti]] al servizio della candidatura di Giulio de' Medici (divenuto poi [[papa Clemente VII]], ma nel successivo conclave del [[1523]]), infarciti di ingiurie e oscenità nei confronti degli altri 38 [[cardinale|cardinali]]. Quando il candidato da lui sostenuto uscì sconfitto, l'Aretino vomitò una tal quantità di pasquinate violente ed ingiuriose nei confronti del collegio cardinalizio e del nuovo papa che quest'ultimo fu sul punto di far eliminare per sempre la statua colpevole di dar voce a tanta insolenza.
 
== Il nome ==
Ma Pasquino non era la sola statua di Roma alla quale venivano affidati gli umori e le insolenze, spesso anche pesanti, del popolo romano; gli facevano da interlocutori e, a volte, da voci alternative, ben altre cinque statue antiche alle quali, come per Pasquino, non si era in grado di assegnare una precisa identificazione e che quindi il popolino aveva ribattezzato con nomi legati a qualche loro caratteristica o somiglianza: [[Marforio]] (utilizzato dall'Aretino in alternativa a Pasquino contro Adriano VI), l'[[abate Luigi]], [[madama Lucrezia]], il [[Babuino (statua parlante)|babuino]] e il [[Facchino (statua parlante)|facchino]].
L'origine del nome è avvolta nella leggenda, di cui esistono diverse versioni. Secondo alcuni Pasquino sarebbe stato un personaggio del rione noto per i suoi versi satirici: forse un barbiere, un fabbro, un sarto o un calzolaio. Secondo [[Teofilo Folengo]] ''mastro Pasquino'' sarebbe stato un ristoratore che conduceva il suo esercizio nella piazzetta. Un'ipotesi recente sostiene invece che fosse il nome di un docente di grammatica latina di una vicina scuola, i cui studenti vi avrebbero notato delle rassomiglianze fisiche: sarebbero stati questi a lasciare per goliardia i primi fogli satirici. Vi è anche un'altra versione che vorrebbe collegare il nome della statua a quello del protagonista di una novella del [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]] ([[Decameron]], IV, 7) morto per avvelenamento da [[salvia]], erba nota invece per le sue qualità sanifiche: il nome quindi sarebbe stato ad indicare chi viene danneggiato dalle cose che si spacciano per buone (come poteva essere, in quel contesto, il potere papale).
Più articolata e dettagliata è infine la versione che segue, tratta dalla 'Ragioni d'alcune cose' di Lodovico Castelvetro (1505-1571), avendola egli appresa dal ferrarese Antonio Tibaldi (1462-1537), detto ''il Tibaldeo'', il quale visse a Roma gran parte della sua vita e vi morì:
 
{{citazione|... Diceva adunque che fu in Roma, essendo egli giovinetto, un sartore assai valente di suo mestiere chiamato per nome 'maestro Pasquino', il quale teneva bottega in Parione, nella quale egli e i suoi garzoni, che molti n'aveva, facendo vestimenti a buona parte de' corteggiani, parlavano liberamente e sicuramente in biasimo de' fatti del Papa e de' cardinali e degli altri prelati della Chiesa e de' signori della Corte; delle villane parole de' quali, siccome di persone basse e materiali, non era tenuto conto niuno né a loro data pena niuna o malavoglienza portata di ciò dalla gente; anzi, se avveniva che alcun, per nobiltà o per dottrina o per altro riguardevole, raccontasse cosa non ben fatta d'alcun maggiorente, per schivare l'odio di colui che si potesse riputare offeso dalle parole sue e potesse nuocergli, si faceva scudo della persona di maestro Pasquino e de' suoi garzoni nominandoli per autori di simile novella, in tanto che in processo di tempo passò in usanza comune e quasi in proverbio vulgare l'attribuire a maestro Pasquino ciò che accadeva nell'animo, a ciascuna maniera d'uomini, di palesare in infamia de' capi ecclesiastici e secolari della Corte.<br>
Nel ‘600 le pasquinate, come genere letterario, incontrarono una certa fortuna anche lontano da Roma, soprattutto a [[Venezia]], il cui portavoce fu il "Gobbo di [[Rialto (Venezia)|Rialto]]" e, in misura minore, a [[Firenze]], con il "porcellino" della [[Loggia del Mercato Nuovo]].
Ma poscia, morto lui, avvenne che, lastricandosi o mattonandosi la strada di Parione, una statua antica di marmo in parte tronca e spezzata, figurativa d'un gladiatore, la quale era mezza sotterrata nella via pubblica e col dorso serviva a camminanti per trapasso acciocché non si bruttassero i piedi nelle stagioni fangose, fu dirizzata in piedi per mezzo la bottega che fu di maestro Pasquino, perciocché, giacendo come faceva prima, rendeva il lastricamento o il mattonamento meno uguale e men bello; alla quale, essendosi dal popolo imposto il nome di colui che quivi vicino soleva dimorare e dinominandosi 'maestro Pasquino', gli avveduti corteggiani e cauti poeti di Roma, non si scostando dall'usanza, già invecchiata, di riprendere i difetti de' grandi uomini come divulgati da maestro Pasquino, a quella assegnarono e assegnano i sentimenti della lor mente quando vollero o vogliono significar quello che non si poteva o non si può, facendosene autori, raccontare o scrivere senza evidente pericolo, siccome avviene a chi ha ardimento di muover la lingua o la penna in disonore di coloro che possono e vogliono nuocer per cagioni ancora vie più leggiere...
Cotale adunque raccontava il Tibaldeo essere stato il cominciamento di maestro Pasquino e cotale essere stato ed essere e dovere essere il soggetto e la forma de' suoi ragionamenti...|Lodovico Castelvetro, Ragioni d'alcune cose segnate nella Canzone di messer Annibal Caro 'Venite a l'ombra de gran Gigli d'oro.' Venezia, 1560.}}
==Cordialmente ricambiato ==
Pasquino, come comprensibile, era in breve tempo divenuto fonte di preoccupazione, e parallelamente di irritazione, per i potenti presi di mira dalle pasquinate, primi fra tutti i papi. I veleni ampiamente profusi gli furono ricambiati, di gran cuore.
 
Addossata, com'è oggi, la statua di Pasquino alle mura di palazzo Braschi, non è agevole osservarne il dorso e bisognerebbe quindi rimuoverla per controllarne l'usura e capire se è credibile quanto raccontava il succitato ''Tibaldeo'' e cioè che a lungo, forse per secoli, quella schiena di marmo fu usata dai passanti romani come ''saxum transitorium'', vale a dire come passaggio pedonale.
Diversi furono del resto i tentativi di eliminare la statua e, come detto poco sopra, fu il forestiero Adriano VI, durante il suo breve e controverso pontificato ([[1522]]-[[1523]]), quello che stava per riuscire a disfarsene, avendo dato ordine di gettarla nel [[Tevere]]. Fu distolto quasi ''in extremis'' dagli smaliziati cardinali della [[curia]], che intravidero il pericolo e la possibile portata di un simile "attacco" alla congenita inclinazione alla satira del popolino romano. Ma anche [[Sisto V]] ([[1585]]-[[1590]]) e [[Clemente VIII]] ([[1592]]-[[1605]]) tentarono invano di eliminare la scomoda statua.
 
==Nei media==
Quando altri, successivamente, lo fecero vigilare notte e giorno da guardie, le pasquinate apparvero infatti ancora più numerose ai piedi di altre statue: l'idea era stata di [[papa Benedetto XIII|Benedetto XIII]], che emanò anche un [[editto]] che garantiva la [[pena di morte]], la [[confisca]] e l'[[infamia]] a chi si fosse reso colpevole di pasquinate.
Il personaggio di Pasquino ispirò i film ''[[Nell'anno del Signore]]'' del 1969 e ''[[La notte di Pasquino]]'' del 2003, entrambi diretti da [[Luigi Magni]] e interpretati da [[Nino Manfredi]].
 
==Note==
Già nel [[1566]], però, sotto [[papa Pio V|Pio V]], un tal Nicolò Franco era stato accusato di essere l'autore delle pasquinate e per questo condannato alla [[forca]] (ed alla vicenda di questo oscuro popolano pare essersi ispirato [[Luigi Magni]] per alcuni aspetti del suo film "[[Nell'anno del Signore]]"). Le pasquinate però non tacciono, e ai versi propagandistici si sostituiscono invettive moraleggianti, soprattutto nei confronti di un dilagante [[nepotismo]] e di una certa "prostituzione di lusso".
<references/>
 
== Bibliografia ==
Verso dopo verso, Pasquino era di fatto asceso ad un rango di specialissimo antagonista della figura papale, simboleggiando il popolo di Roma che punteggiava coi suoi commenti gli eccessi di un sistema col quale conviveva con sorniona sufficienza. Pasquino segnalava che, per la sua particolare storia, Roma sapeva valutare anche figure che assommavano in sé il massimo potere religioso ed il massimo potere di governo, riuscendo a scorgerne le eventuali umane modestie, a rimarcarne velleità e malefatte. Come tale, era fisiologicamente un ''punctum dolens'' dei vescovi di Roma, ma pure come tale la sua "produzione" si estinse con la fine del [[potere temporale]], con la [[breccia di Porta Pia]], che metteva il popolo romano di fronte a nuovi tipi di sovrano, a nuovi tipi di stato.
* {{cita news|autore= Claudio Rendina |wkautore= Claudio Rendina |titolo= Pasquino statua parlante |rivista= Roma ieri, oggi, domani |numero= 20 |data= febbraio 1990 }}
 
* {{cita libro|autore= Valerio Marucci |capitolo= Prefazione |titolo= Pasquinate del Cinque e Seicento |curatore= Valerio Marucci |editore= Salerno Editore |città= Roma |anno= 1988 |isbn= 9788884020185 }}
Si è detto che Pasquino sia stato "distratto" dalla contemporanea messa in circolazione dei sonetti del [[Giuseppe Gioacchino Belli|Belli]], che col suo spirito mostravano più di qualche apparentamento e che nel medesimo senso proseguivano la sua opera; in ogni caso la statua tacque, priva del suo antico bersaglio, e fogli appesi non se ne videro più.
* {{cita libro|titolo= Pasquino Secondo |autore= Anonimo |editore= Edizioni Polistampa |città= Firenze |anno= 1997 }}
 
Tornarono solo saltuariamente. Durante il [[fascismo]], in occasione dei preparativi per la visita di [[Hitler]] a Roma, Pasquino riemerse dal lunghissimo silenzio per notare la vuota pomposità degli allestimenti scenografici, che avevano messo la città sottosopra per settimane:
:"''Povera Roma mia de travertino!''
:''T'hanno vestita tutta de cartone''
:''pè fatte rimirà da 'n'imbianchino..."''
 
In tempi più recenti, in occasione della visita di [[Mikail Gorbaciov]] a Roma, Pasquino diede voce al disturbo che certe misure di sicurezza arrecavano ai romani:
:"''La [[Perestrojka]] nun se magna''
: ''da du' giorni ce manni a pedagna''
: ''sarebbe er caso de smammà''
: ''ce cominceno a girà.''"
 
== Voci correlate ==
*[[Popolo]]
===Statue parlanti===
*[[Satira]]
Statue parlanti di [[Roma]] ("Congrega degli Arguti"):
*[[Stato Pontificio]]
*[[Abate Luigi]]
*[[Marforio]]
*[[Babuino (statua parlante)|Il Babbuino]]
*[[Abate Luigi]]
*[[Facchino (statua parlante)|er Facchino]]
*[[Madama Lucrezia]]
*[[Il Gobbo di Rialto]]
*[[Uomo di pietra]]
*[[Lodoiga]]
*[[Mostasù dèle Cosére]]
 
== Altri progetti ==
Anche [[Milano]] aveva la sua statua parlante:
{{interprogetto|q}}
*l'[[Omm de Preja]] (o Sciur Carera)
 
== Collegamenti esterni ==
===Altro===
* {{Collegamenti esterni}}
*[[Satira]]
* {{cita web|http://www.pasquinate.it|Sito che raccoglie quotidianamente le pasquinate affisse sulla statua}}
*[[Stato Pontificio]]
* {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=kLkAAAAAcAAJ&pg=RA2-PA451&dq=%22corteggiani+di+Roma%22+romani#PPP5,M1|titolo=Raccolta di pasquinate per la sede vacante di Clemente X}}
 
{{arguti}}
==Bibliografia==
{{Controllo di autorità}}
* ''"Pasquino statua parlante"'' di C. Rendina, in "ROMA ieri, oggi, domani", n. 20 - febbraio 1990
{{Portale|Roma|scultura}}
* Prefazione di Valerio Marucci all'antologia ''"Pasquinate del Cinque e Seicento"'' a cura dello stesso. Salerno Ed., Roma, 1988
 
==Collegamenti esterni==
*[http://www.geocities.com/mp_pollett/roma-c2i.htm?20071 Le statue parlanti di Roma]
 
{{Portale|Roma}}
[[Categoria:Roma R. VI Parione]]
[[Categoria:Sculture marmoree]]
[[Categoria:OpereSculture della scultura romanaromane]]
[[Categoria:Statue parlanti di Roma]]
 
[[de:Pasquino]]
[[en:Pasquinade]]
[[es:Pasquino]]
[[pl:Paszkwil]]
[[sv:Pasquino]]
[[uk:Пасквіль]]