Regia Marina: differenze tra le versioni
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| Nome = Regia Marina
| Immagine = Emblem_of_the_Regia_Marina.svg
| Didascalia = Emblema della Regia Marina
| Categoria = marina militare
| Attiva
| Nazione = {{ITA 1861-1946}}
| Servizio = [[Forza armata]]
| Tipo = [[Marina militare]]
| Descrizione_ruolo =
| Ruolo =
| Dimensione = 210.000 uomini (1940)<br />295.000 uomini (1943)<br />74.600 uomini (1945)
| Struttura_di_comando = [[Forze armate italiane]]
| Descrizione_guarnigione =
| Guarnigione = [[Palazzo Marina]], [[Roma]]
| Descrizione_equipaggiamento =
| Equipaggiamento =
| Soprannome =
| Patrono = [[
| Motto =
| Descrizione_colori =
| Colori =
| Marcia =
| Mascotte =
| Battaglie = [[Terza guerra d'indipendenza italiana]]
* [[Battaglia di Lissa]]
[[Guerra italo-turca]]<br />[[Prima guerra mondiale]]:
* [[Operazioni navali nel mare Adriatico (1914-1918)|Operazioni nel mare Adriatico]]
* [[Battaglia del mar Mediterraneo (1914-1918)|Battaglia del mar Mediterraneo]]
[[Guerra d'Etiopia]]<br />[[Guerra civile spagnola]]<br />[[Invasione italiana dell'Albania|Invasione dell'Albania]]<br />[[Seconda guerra mondiale]]
* [[Battaglia del Mediterraneo]]
* [[Campagna dell'Africa Orientale italiana|Campagna dell'Africa Orientale]]
* [[Battaglia dell'Atlantico (1939-1945)|Battaglia dell'Atlantico]]
* [[Teatro del Mar Nero della seconda guerra mondiale|Teatro del Mar Nero]]
| Anniversari =
| Decorazioni =
| Onori_di_battaglia =
| Reparti_dipendenti =
| Comandanti_degni_di_nota = [[Paolo Thaon di Revel]]<br />[[Benedetto Brin]]<br />[[Luigi Amedeo di Savoia-Aosta]]<br />[[Domenico Cavagnari]]<br />[[Inigo Campioni]]<br />[[Emanuele Campagnoli]]<br />[[Raffaele de Courten]]
| Descrizione_simbolo = Bandiere
| Simbolo = <p>[[File:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|100px]]<br />Bandiera navale</p><p>[[File:Naval jack of Italy (1879-ca. 1900).svg|100x40px]] [[File:Naval jack of Italy (ca. 1900-1946).svg|100x40px]]<br />[[Bandiera di bompresso]]</p>
<p>[[File:Masthead pennant of the Kingdom of Italy.svg|200x80px]]<br />Fiamma (dal 1943)</p>
| Descrizione_simbolo2 = Stemma
| Simbolo2 = [[File:CoA Regia Marina.svg|100px]]<br />dal 25 aprile 1941<br />(
| Descrizione_simbolo3 =
| Simbolo3 =
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| Simbolo4 =
| Titolo_vario =
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| Testo_vario1 =
| Altro_campo =
| Altro =
| Note =
| Ref = ''fonti citate nel corpo del testo''
}}
La '''Regia Marina''' fu l'
Con la [[Assedio di Gaeta (1860)|caduta di Gaeta]] il 15 febbraio [[1861]], la fine del [[Regno delle
{{Citazione|Voglio delle navi tali da servire in tutto il Mediterraneo, capaci di portare le più potenti artiglierie, di possedere la massima velocità, di contenere una grande quantità di combustibile […] consacrerò tutte le mie forze […] affinché l'organizzazione della nostra Marina Militare risponda alle esigenze del Paese<ref name="Favre13"/>|Camillo Benso Conte di Cavour}}
L'impegno di Cavour portò ad un notevole sviluppo della flotta, che si interruppe con la [[
La [[guerra italo-turca]] fu il primo vero banco di prova per la nuova flotta, schierando in linea praticamente le stesse navi poi impegnate nella [[prima guerra mondiale]], durante la quale, tuttavia, non vi fu mai alcuna vera e propria "battaglia navale" con la flotta austro-ungarica.
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== Le origini ==
Con gli accordi del [[1815]] presi al [[Congresso di Vienna]], l'assetto dell'Europa dopo gli sconvolgimenti della [[
La flotta fu affidata al [[barone]] [[Giorgio Des Geneys]], che ne curò il riordino e lo sviluppo, riscuotendo una prima vittoria a [[Tripoli]] (attuale Libia) il 25 settembre [[1825]], contro il signore della città Jussuf-Bey, in un'operazione mirata a scoraggiare i [[corsari barbareschi]] dall'effettuare scorrerie contro le coste del regno<ref name="Favre13"/>.
[[File:Tuminello, Lodovico (1824-1907) - Cavour.jpg|
Nel [[1850]], con [[primo ministro]] [[Massimo
A capo del nuovo
[[File:Re galantuomo.jpg|
Il 7 settembre [[1860]] [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] fece il suo ingresso a Napoli, e il 15 febbraio cadde Gaeta.
La Regia Marina nacque il 17 marzo [[1861]], segnando la fine della Marina borbonica, a seguito della proclamazione del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] da parte del parlamento di Torino<ref name= MMInascitaregia>{{Cita web|titolo=Nascita della Regia Marina |editore= Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/storianavale/Pagine/regia.aspx |accesso= 13 agosto 2011}}</ref>; l'unificazione delle Marine che la costituivano - [[Marina del Regno di Sardegna]], [[Real Marina del Regno delle Due Sicilie]], [[Marina dittatoriale siciliana]], [[Marina del Granducato di Toscana
Per volontà dello stesso Cavour, dalla marina borbonica si ripresero le uniformi, i gradi e i regolamenti per la nuova Marina unitaria<ref>{{cita web|titolo=L'assedio di Gaeta|url=http://alges.it/shop/index.php?route=product/product&product_id=52|editore=Libreria Alges}}</ref>. All'atto dell'unità, la Regia Marina (che allora si chiamava "Armata Navale") disponeva di un buon numero di [[nave|navi]] sia a [[Vela (sistema di propulsione)|vela]] che a [[vapore]], ma l'eterogeneità delle componenti che la costituirono ne limitò inizialmente le capacità operative<ref name = MMInascitaregia/>. In effetti delle 80 navi, 58 erano a propulsione mista vela/vapore e 22 a vapore, ma comunque
Le navi acquisite dalla nuova marina
Questo piano di costruzioni ebbe anche degli aspetti particolarmente innovativi, come l'introduzione in squadra di un ariete corazzato a torri, l{{'}}''[[Affondatore]]'' ordinato presso la Millwall Iron Work and Shipbulding Company di [[Londra]]<ref name=MMIAffondatore>{{Cita web|titolo=Affondatore, ariete corazzato a torri del primo ordine|editore=Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ABCD/affondatore.aspx|accesso=31 gennaio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150421152017/http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ABCD/affondatore.aspx
== I problemi della neonata Marina ==
Dal punto di vista tecnologico, per le nuove navi ordinate, si trattava comunque di navi con scheletro in legno ricoperte da una corazzatura a piastre e con cannoni ad avancarica, diversamente dalla nuova tendenza che si stava affermando con l'inglese [[Her Majesty's Ship|HMS]] ''[[HMS Warrior (1860)|Warrior]]'', costruita interamente in ferro, dotata di cannoni a retrocarica e motore a vapore con propulsione ad elica, una combinazione di fattori che rese immediatamente obsolete le navi esistenti<ref>{{cita web |url = http://www.hmswarrior.org/ship/origins.htm |titolo = HMS Warrior - the ship - Origins |lingua = en |accesso = 5 novembre 2010 |urlmorto = sì |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20100617033529/http://www.hmswarrior.org/ship/origins.htm
[[File:Accademia.jpg|miniatura|Una foto di un corso dell'Accademia navale di Livorno risalente al 1890 circa]]
Altri problemi attanagliavano però la giovane Regia Marina, nonostante la [[tradizione]] delle [[repubbliche marinare]] del [[Medioevo]] e del [[rinascimento]], di fatto non c'era continuità tra queste e la nuova marina, a causa della mancanza di una lunga tradizione marinara militare della nuova classe dirigente piemontese, le cui origini si possono far piuttosto risalire all'inizio dell'Ottocento<ref name = MMInascitapiemonte>{{Cita web|titolo=La Marina del Regno di Sardegna dalla Restaurazione all'unità d'Italia (1814-1861)|editore=Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/storianavale/Pagine/sardegna.aspx|accesso=31 gennaio 2015}}</ref> dopo la caduta di [[Napoleone Bonaparte]] soprattutto per mano della [[Royal Navy|flotta britannica]], ma coadiuvata anche dalla [[Real Marina del Regno delle Due Sicilie|marina borbonica]].
Inoltre le divisioni e le ostilità tra gli ufficiali provenienti dalle diverse marine, principalmente tra quelli provenienti dal Regno di Sardegna e quelli del Regno delle Due Sicilie erano decisamente deleterie per lo sviluppo della nuova arma<ref name=MMInascitaregia/>. L'omogeneizzazione delle diverse marine fu inoltre ostacolata dal fatto di aver mantenuto entrambe le precedenti scuole ufficiali (quella di Genova e quella di Napoli) piuttosto che unificarle in un'unica scuola<ref name=sullacrestadellonda>{{Cita web|titolo=La Caserma Santa Teresa a Genova: da Scuola di Marina a sede di reparti della Guardia di Finanza|url=http://www.sullacrestadellonda.it/idrografico/scuolamarina.htm|accesso=5 novembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100123020041/http://www.sullacrestadellonda.it/idrografico/scuolamarina.htm}}</ref>, fatto che contribuì a mantenere aperte le divisioni esistenti; il problema venne poi superato con l'istituzione dell'[[Accademia navale]] di [[Livorno]], voluta dall'allora Ministro della Marina, l'ammiraglio [[Benedetto Brin]], ed inaugurata il 6 novembre [[1881]]<ref name=accademianavale>{{Cita web|titolo= Accademia Navale|url= http://www.trofeoaccademianavale.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=55&Itemid=97&lang=it |accesso=5 novembre 2010}}</ref>.
Il personale, che per la sua eterogeneità fu uno dei problemi della giovane Regia Marina, era principalmente formato da<ref>{{Cita web|titolo=L'Armata di mare, Gloria dei Borbone delle Due Sicilie|data=9 dicembre 2010|url=http://www.realcasadiborbone.it/ita/archiviostorico/marina_03.htm|accesso=5 novembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100613050200/http://www.realcasadiborbone.it/ita/archiviostorico/marina_03.htm}}</ref>:
* equipaggi della [[Real Marina del Regno delle Due Sicilie|Real Marina del Regno delle Due Sicilie - ''Armata di Mare'']], vale a dire campani, abruzzesi, lucani, pugliesi, calabresi e siciliani.
* equipaggi della [[
* equipaggi di parte della [[Marina pontificia]], prevalentemente marchigiani, arruolati dopo l'[[
* equipaggi che avevano prestato servizio presso le formazioni garibaldine (in molte fonti vengono denominati come "personale della [[Marina garibaldina|Marina ''siciliana'' o ''garibaldina'']]"), provenienti da tutte le parti della penisola ed incorporati dopo la fine della campagna.
== Da Lissa al primo conflitto mondiale ==
=== La battaglia di Lissa ===
{{Vedi anche|battaglia di Lissa
Il "battesimo del fuoco" della neonata Arma avvenne nella
[[File:Re d'Italia.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.4|La ''[[Re di Portogallo (corazzata)|Re di Portogallo]]'' del tutto identica al ''Re d'Italia'']]
Il 16 luglio 1866 le unità italiane, suddivise in tre squadre partirono da [[Porto di Ancona|Ancona]] e due giorni dopo, iniziarono le operazioni contro l'isola. La flotta austriaca guidata dall'ammiraglio [[Wilhelm von Tegetthoff]], il quale disponeva di forze inferiori a quelle italiane, partì da [[Pola]] per contrastare la forza marittima italiana<ref name="Favre14"/>.
[[File:Soerensen Seeschlacht bei Lissa 1866 Rammstoss.jpg|miniatura|upright=1.4|Il ''Re d'Italia'' affonda dopo essere stato speronato dalla {{nave|SMS|Ferdinand Max||6}}, nave ammiraglia di [[Wilhelm von Tegetthoff|Tegetthoff]] ]]
Il 20 luglio, le formazioni si avvistarono e Persano ordinò di sospendere le operazioni di sbarco a Lissa per riunire la flotta e ingaggiare la battaglia. In quella che fu l'ultima grande battaglia marittima nella quale si svolsero azioni di speronamento, la flotta austriaca inflisse una dura sconfitta a quella italiana, principalmente a causa degli errori commessi dal comandante italiano e delle incomprensioni tra lui e i suoi sottoposti<ref name="Favre14"/>, [[Giovanni Vacca (ammiraglio)|Vacca]] e [[Giovan Battista Albini|Albini]]. Per quanto riguarda l'Albini, ad esempio, l'unica cannonata sparata dalle sue navi a Lissa fu per richiamare il ''Governolo'' e il ''Principe Umberto'' che, contravvenendo agli ordini ricevuti, si stavano recando a dare manforte a Persano. La sconfitta costò la perdita delle due pirofregate corazzate ''[[Re d'Italia (pirofregata)|Re d'Italia]]'', ''Palestro'' (in realtà una pirocorvetta) e ben 640 uomini. Una leggenda vuole che, dopo la vittoria, l'ammiraglio austriaco dedicasse uno sprezzante commento agli sconfitti, del quale esistono diverse versioni leggermente differenti, una delle quali recita: «Uomini di ferro su navi di legno avevano sconfitto uomini di legno su navi di ferro». In realtà, entrambe le flotte disponevano [[Ordine di battaglia della battaglia di Lissa|sia di vascelli lignei che di navi corazzate]].
A questa sconfitta viene tradizionalmente fatto risalire l'uso del fazzoletto nero dal doppio nodo che i [[marinaio|marinai]] italiani indossano ancora al giorno d'oggi come parte della propria uniforme, come simbolo del lutto per l'esito di tale battaglia. In realtà sia nella Real Marina del Regno delle Due Sicilie che nella Regia Marina Sarda era d'uso il fiocco nero<ref name=FioccoNero>Sebbene l'uso del fazzoletto nero come segno di lutto per Lissa sia riportato tra gli altri dallo stesso {{Cita web |url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/storianavale/Pagine/dalissa.aspx|titolo=Sito della Marina Militare (Storia - Da Lissa alla prima guerra mondiale)}} è documentato come fazzoletti neri fossero impiegati dalle marine preunitarie. Si veda ad esempio, Antonio Zezon, ''Tipi Militari dei differenti Corpi che compongono il Real Esercito e l'Armata di Mare di S. M. il Re del Regno delle Due Sicilie per Antonio Zezon'', Napoli [[1850]], volume d'epoca con tavole a colori sulle uniformi dei Corpi che componevano il Reale Esercito e l'[[Real Marina del Regno delle Due Sicilie|Armata di Mare]]</ref>.
[[File:Quinto Cenni - Uniformi della Marina.jpg|sinistra|upright=1.4|miniatura|Tavola del pittore [[Quinto Cenni]] con le divise della Regia Marina nel 1873]]
Lissa fu un disastro per la Regia Marina e per l'intero Paese anche perché seguiva di pochi giorni la [[Battaglia di Custoza (1866)|sconfitta subita dall'esercito a Custoza]]<ref name="Favre14"/>. Alla sconfitta così pesante, si aggiunsero ben presto le restrizioni economiche nel bilancio, dovute alla crisi economica che aveva colpito il paese: il discredito della Marina e le condizioni di depressione morale, la triste situazione finanziaria del Paese dopo la campagna del 1866, che imponevano grandi economie, implicavano il grave pericolo che rimanesse incompresa la necessità del potere marittimo; il fatto che la Marina italiana nel 1866 aveva mancato ad un compito offensivo non costituiva un insegnamento capace di far emergere come essa tuttavia fosse indispensabile quale mezzo di difesa, data la nostra posizione geografica, l'estensione e la vulnerabilità del litorale<ref>{{Cita libro|autore=Romeo Bernotti|titolo=Il potere marittimo nella Grande Guerra|editore=Raffaello Giusti editore|città=Livorno|anno=1920|p=81}}</ref>.
Il periodo negativo durò ancora un decennio circa; solo dal [[1877]] con [[Benedetto Brin]] ministro, vi fu una costante crescita degli stanziamenti che nel 1890 consentì all'Italia di entrare nel novero delle potenze marittime, arrivando a ricoprire il terzo posto tra le maggiori flotte mondiali<ref>Francesco Crispi, "Per la difesa marittima", in ''Rivista Marittima'', Roma, luglio 1900, p. 202</ref>.
La Regia Marina si dotò, infatti, di nuove e moderne corazzate ed avviò l'ammodernamento della propria flotta. Tra queste, le due navi della [[Classe Caio Duilio (nave da battaglia 1876)|classe
[[File:Ritratto di S.A.R. Umberto di Savoia (0).png|miniatura|Un giovane [[Umberto I di Savoia|Umberto I]] ritratto in uniforme da ammiraglio della Regia Marina. Re Umberto fu un acceso sostenitore dell'aumento degli stanziamenti per la Marina e della scelta politico-strategica di [[Simone Pacoret de Saint-Bon|Simone de Saint-Bon]] e [[Benedetto Brin]] a favore delle grandi navi da battaglia.]]
=== I progettisti navali ===
[[File:Vittoriocuniberti001.jpg|
In questo periodo la Regia Marina vide crescere un gruppo di progettisti molto preparati, che furono gli artefici della realizzazione delle classi di corazzate ed incrociatori che riportarono la cantieristica navale italiana ai vertici nello scenario mondiale fino alla [[prima guerra mondiale]]; tra essi, oltre all'eclettico [[Benedetto Brin]], generale del [[Corpo del genio navale]] oltre che politico, [[Edoardo Masdea]] e soprattutto [[Vittorio Cuniberti]] che fu il teorizzatore della nave da battaglia monocalibro, della quale articolò per primo il concetto di una nave da battaglia armata solo di cannoni di grande calibro nel [[1903]]. Quando la Regia Marina non perseguì la sua idea per questioni economiche e di volontà politica, Cuniberti scrisse un articolo intitolato ''An Ideal Battleship for the British Fleet'' (una nave da battaglia ideale per la flotta britannica) per ''[[Jane's Fighting Ships]]'' propagandando il suo concetto<ref>Vittorio Cuniberti, "An Ideal Battleship for the British Fleet", ''All The World's Fighting Ships'', 1903, pp. 407–409.</ref>. Questo, che fu al centro di molte e animate discussioni tecniche su scala mondiale, verrà però realizzato dalla Royal Navy con la sua HMS ''[[HMS Dreadnought (1906)|Dreadnought]]'' che precederà di pochissimo la statunitense [[classe South Carolina]]<ref name = milhist>{{cita web|url= http://militaryhistory.about.com/od/civilwar/p/cwturningpts.htm|titolo= World War I: HMS Dreadnought|editore= militaryhistory.com|accesso= 9 novembre 2010|dataarchivio= 12 gennaio 2011|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20110112124611/http://militaryhistory.about.com/od/civilwar/p/cwturningpts.htm|urlmorto= sì}}</ref>. L'idea di Cuniberti avrebbe così radicalmente rivoluzionato il concetto di nave da battaglia e di strategia navale per il dominio dei mari, con un'accelerazione che avrebbe visto la fine solo con l'avvento della [[portaerei]] al centro di un gruppo da battaglia durante la [[seconda guerra mondiale]]<ref name = milhist/>.
=== Le sperimentazioni ===
Negli anni a cavallo della fine del [[XIX secolo]] e l'inizio del XX alcune sperimentazioni vennero svolte a bordo di navi della Regia Marina, ad opera di [[Guglielmo Marconi]]. In particolare l'incrociatore ''[[Classe Vettor Pisani (incrociatore)#Carlo Alberto|Carlo Alberto]]'', della [[classe Vettor Pisani (incrociatore)|classe Vettor Pisani]] venne attrezzato per compiere esperimenti di radiocomunicazione a lunga distanza<ref>{{cita web|url= http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/parte04/Navi0414-01.asp|titolo= Scheda della nave ''Carlo Alberto'' sul sito della Marina Militare italiana |accesso= 2 dicembre 2010}}</ref>. In particolare, nel 1902 venne dotato di un sistema di antenne disteso tra i due alberi che venne utilizzato per trasmissioni a lunga distanza, sulla tratta tra [[Ferrol]] e [[Poldhu]]<ref name=radiomarconi>{{cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/popovmarconi.html|titolo=La controversia Popov - Marconi|accesso=2 dicembre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110605142745/http://www.radiomarconi.com/marconi/popovmarconi.html|urlmorto=sì}}</ref>; all'epoca la nave era al comando del contrammiraglio [[Carlo Mirabello]], ed il tenente di vascello [[Luigi Solari]] coadiuvò Marconi negli esperimenti; lo stesso Solari venne intervistato dal [[il Resto del Carlino]] il 21 gennaio 1903 riguardo al successo delle trasmissioni e alla preparazione tecnica di Marconi<ref name=radiomarconi/>.
=== La convenzione navale del 1900 e i problemi nell'Alleanza ===
Con il [[trattato di Campoformio]] del 17 ottobre [[1797]], Venezia, l'[[Istria]] e la [[Dalmazia]] erano passate sotto l'Austria che, grazie a questi possedimenti, cominciò ad esercitare la propria influenza, quasi indisturbata, sul [[mare Adriatico]]. Successivamente a favore del Regno d'Italia ci fu l'annessione di Venezia del 1866, che sembrò riequilibrare in parte le cose, anche se l'Impero continuava a possedere l'importante [[porto di Trieste]] che, dopo l'apertura del [[canale di Suez]], aveva acquisito a pieno titolo la funzione di porta principale tra Oriente ed Occidente<ref>{{cita|Favre|p. 16}}.</ref>.
[[File:Italian siege of Tobruk.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.4|Ottobre 1911, navi italiane si dirigono verso [[Tobruch]]. L'unità capofila è una nave da battaglia [[classe Regina Elena]].]]
L'egemonia austriaca nell'Adriatico però non vacillò, e per i successivi 38 anni, sembrò che l'Italia si fosse disinteressata dell'Adriatico, mentre l'Austria poteva indisturbata cercare di sopraffare il sentimento di italianità nei territori ad essa soggetti<ref>Vico Mantegazza, ''Il Mediterraneo e il suo equilibrio'', f.lli Treves editori, Milano, 1914, pp. 184-185.</ref>. Forse per non accrescere l'attrito le navi della Marina italiana si astennero dal mostrare la bandiera nell'Adriatico, il dominio austriaco sembrava definitivo, ma verso la fine del XIX secolo, questo periodo di "disinteresse" verso il [[Golfo di Venezia]] non fu l'unico problema per la Marina del [[Governo Crispi II|Governo Crispi]]. Un forte disavanzo nel bilancio dello Stato diminuì fortemente i fondi destinati alle Forze Armate e anche la Marina risentì particolarmente di questo calo nei finanziamenti<ref name="Favre17">{{cita|Favre|p. 17}}.</ref>. Negli anni seguenti, parallelamente alla crescita delle altre marine, la Marina italiana scese dal terzo al settimo posto tra le potenze marittime, e per la sua sicurezza non poteva fare affidamento nemmeno sugli alleati, in quanto fino al 1900 non esistevano piani navali nell'ambito della [[Triplice alleanza (1882)|Triplice Alleanza]] che stabilissero una risposta congiunta ad un eventuale attacco francese<ref name="Favre17"/>.
Così, dal 5 novembre al 5 dicembre [[1900]] ebbe luogo una serie di incontri atti a regolamentare l'eventualità di una guerra navale, al termine dei quali fu deciso che la flotta italiana in caso di conflitto, avrebbe dovuto assumersi la difesa di tutto il Mediterraneo ad eccezione dell'Adriatico, affidato alla flotta austriaca, mentre la Germania sarebbe rimasta a difendere i suoi interessi nel [[Mare del Nord]]. In sintesi, l'Austria non si sarebbe allontanata dal suo "bacino". Se i risultati militari non procedevano a dovere, i rapporti politici non andavano meglio tra i paesi dell'Alleanza. Ad inizio del secolo, mentre i rapporti con la Francia andavano migliorando, quelli con l'Austria tornavano a diventare ostili, e la Triplice Alleanza iniziò a mostrare segni di cedimento, proprio quando subì un altro colpo con l'occupazione italiana della [[Tripolitania]] e della [[Cirenaica]]<ref name="Favre17"/>.
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=== La guerra italo-turca ===
{{vedi anche|Guerra italo-turca}}
[[File:Rnlibia.JPG|
Durante il conflitto la Regia Marina fu pesantemente impegnata, sia per appoggiare le operazioni a terra che per contrastare le
Un secondario teatro di operazioni fu la costa
=== La convenzione navale del 1913 ===
Fin dal [[1900]] le finanze dello Stato italiano avevano ricominciato a migliorare e lo stesso bilancio della Marina si attestò su buoni livelli. Il 1º aprile [[1913]] il [[viceammiraglio]] [[Paolo Thaon di Revel]] assunse l'incarico di [[Capo di
I lavori ebbero luogo a [[Vienna]] tra il 3 e il 23 giugno 1913, in cui l'Italia riuscì a convincere gli alleati che solo con un concreto aiuto della stessa flotta austriaca, quella italiana avrebbe potuto garantire la sicurezza nell'Adriatico, altrimenti a rischio in caso di attacco da parte della forte flotta francese. Tali osservazioni ritenute valide però dovettero ottenere in cambio l'assegnazione in caso di guerra del Comando supremo delle forze navali alleate all'Austria-Ungheria<ref name="Favre20"/>.
Riga 145 ⟶ 162:
In sintesi, l'Italia era riuscita ad allontanare la flotta austriaca dall'Adriatico, nel quale in caso di conflitto sarebbero rimaste forze navali miste tra le più antiquate a protezione delle coste. La preoccupazione tuttavia era se la flotta della Triplice Alleanza sarebbe stata in grado, e per quanto tempo, di contrastare efficacemente la flotta dell'Intesa<ref name="Favre20"/>.
[[File:Paolo Emilio Thaon di Revel.gif|
=== Il potenziamento ===
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Dopo la [[Guerra italo-turca|guerra di Libia]], il personale di servizio della Regia Marina subì una pesante riduzione, e per questo motivo l'ammiraglio Thaon di Revel fece presente dal primo momento del suo insediamento come capo di Stato Maggiore al Ministero le gravi carenze di personale di ogni livello che affliggeva la Marina. Thaon di Revel propose che venissero completati il prima possibile i quadri organici degli ufficiali e che la forza del [[Corpo Reale Equipaggi]] (CRE) fosse aumentata per avere almeno al completo gli uomini delle navi da battaglia<ref name="Favre24"/>.
Però queste richieste, per ragioni di bilancio, non trovarono accoglimento<ref>{{cita pubblicazione|editore=Uff. del C.S.M.M.|titolo=Cronistoria documentata della guerra marittima italo-austriaca|volume= Preparazione dei mezzi e loro impiego fascicolo 1: Preparazione ed impiego del personale|p=1}}</ref>, e al 1914 il numero degli ufficiali comprensivi della riserva e del complemento era pari a
Nelle [[colonialismo italiano|colonie del Corno d'Africa e poi della Libia]] fin dal [[1902]] la Regia Marina reclutò [[Àscari#Regia Marina|ascari di marina]]. L'arruolamento era volontario tra gli eritrei, somali e poi tra i libici di età compresa tra 16 e 30 anni<ref>{{cita|Isacchini|articolo}}.</ref>. Oltre che per negli [[Corpo degli equipaggi militari marittimi|equipaggi marittimi]] della [[Flotta del Mar Rosso]], gli ascari prestavano servizio anche nel [[Corpo delle capitanerie di porto - Guardia
==== Le difese costiere ====
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==== Le costruzioni navali ====
[[File:GiulioCesare1914.jpg|
Agli inizi del secolo era stato approvato un programma di costruzioni navali con l'impostazione di tre grandi unità navali ogni tre anni, in modo da sostituire quelle più vecchie, e in tempi relativamente brevi costruire una flotta moderna e omogenea. Nonostante la Regia Marina considerasse come nemico potenziale la Francia, in seguito al potenziamento navale austriaco messo in atto nel [[1908]], lo Stato Maggiore italiano presentò un elaborato nel quale si presentava una strategia che consisteva nell'assumere il ruolo di flotta bloccante e costringere la flotta austriaca all'interno dei suoi sicuri porti<ref name="Favre25">{{cita|Favre|p. 25}}.</ref>.
Questa strategia richiedeva però un elevato numero di unità, in rapporto minimo di 2 a 1, ma come al solito i fondi disponibili non furono sufficienti a sostenere lo sforzo economico richiesto, che fu quindi ridotto dopo la firma della convenzione navale del 1913. Nella primavera del 1914, senza contare le unità più datate, la Regia Marina aveva in servizio tre unità monocalibro di ottimo livello per velocità, potenza e protezione: il ''[[Dante Alighieri (nave da battaglia)|Dante Alighieri]]'' (prima
Nel [[1910]] aveva avuto inizio la costruzione di due [[cacciatorpediniere]]
==== I sommergibili ====
[[File:SmgNautilus1911UscitaTaranto.jpg|
Già dal 1890 la marina italiana si interessò della nuova arma sottomarina, quando fu impostato e prodotto nell'[[Arsenale militare marittimo della Spezia|Arsenale di La Spezia]] il sommergibile ''[[Delfino (sommergibile 1892)|Delfino]]'', che però non ebbe molta fortuna in quanto il progetto dopo un primo abbandono fu reso operativo solo quattordici anni dopo. Quando nel 1913 Thaon di Revel assunse il comando, si dimostrò subito molto interessato allo sviluppo dei mezzi subacquei, tanto che riuscì a far approvare un programma che portasse il numero di unità sommergibili dalle iniziali 12 al numero di 36, insufficienti nei confronti delle 92 unità già in possesso della marina francese, ma decisamente superiori alle 6 in possesso della marina austriaca<ref>{{cita|Favre|p. 38}}.</ref>.
Nel 1914 la flotta contava oltre al ''Delfino'' anche cinque ''[[Classe Glauco (sommergibile 1903)|Glauco]]'' da 160 tonnellate costruiti prima del 1910, il ''[[Foca (sommergibile 1909)|Foca]]'' poco più grande e otto [[classe Medusa|classe ''Medusa'']] da 250 tonnellate muniti di due tubi lancia siluro, il ''[[Nautilus (sommergibile Italia)|Nautilus]]'' e il ''[[Nereide (sommergibile 1913)|Nereide]]'' da 225 tonnellate e il ''[[Giacinto Pullino (sommergibile)|Giacinto Pullino]]'' da 355 tonnellate a cui a dicembre verrà affiancato il ''[[Galileo Ferraris (sommergibile 1914)|Galileo Ferraris]]''<ref>Uff. del C.S.M.M., Uff. Storico: "I nostri sommergibili durante la guerra 1915-1918", Roma, 1933, p. 11</ref>. All'inizio delle ostilità
==== L'aviazione marittima ====
[[File:Macchi L.3 1930.jpg|
L'Italia fu la prima nazione ad impiegare il [[Unità
La Regia Marina iniziò a provare interesse verso l'aviazione all'inizio del [[XX secolo]] cominciando ad adattare alcune sue unità anche al compito di nave aerostiera. Fu nell'ambito delle esercitazioni effettuate nell'ottobre [[1907]] che l'incrociatore corazzato ''[[Elba (incrociatore)|Elba]]'', così adibito, effettuò delle operazioni di ricognizione ed avvistamento di zone minate operando grazie a [[pallone frenato|palloni frenati]]. Pur conseguendo risultati giudicati contrastanti, negli anni seguenti venne dato seguito a quella teoria<ref name="Storia Militare 198">Giancarlo Garello,
In quegli anni si stava sviluppando anche l'aviazione con il "più pesante dell'aria" e la nuova tecnologia ebbe sostenitori nella sua applicazione in campo navale, quali il tenente di vascello Fausto Gambardella, ipotizzando anche la creazione di unità appositamente studiate per trasportare aerei, idea molto simile al futuro concetto della [[portaerei]]. Un pilota di aerostato, Ettore Cianetti della Brigata Specialisti del Genio di Roma, si espresse invece negativamente ed in favore del [[dirigibile]], pur se limitatamente
La crescente curiosità verso il nuovo mezzo aereo creò la disponibilità di un primo nucleo di [[aviatore|piloti]] i quali fondarono una scuola di pilotaggio a Venezia, che nel marzo 1913 venne presa in carico dalla Regia Marina e battezzata Squadriglia "San Marco", e che poteva contare su una flotta già di otto idrovolanti di vari modelli<ref name="Storia Militare 198"/>.
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=== L'approssimarsi del conflitto ===
==== L'agosto 1914 ====
Con l'[[attentato di Sarajevo]] e il cataclisma politico che ne derivò, l'Italia [[Neutralità italiana (1914-1915)|decise per la neutralità]], come per altro fecero altri paesi europei, ma oramai la miccia della guerra era stata accesa, e l'Italia si trovò a dover affrontare una situazione molto critica: da una parte l'alleanza ufficiale con gli Imperi centrali che avevano dato inizio alle ostilità, e dall'altra i forti interessi che il governo italiano avrebbe potuto sfruttare per un'alleanza con l'Intesa<ref>{{cita|Favre|p. 30}}.</ref>. Il 3 agosto dopo la dichiarazione di neutralità il Ministro della Marina emanò a tutte le
{{Citazione|Pubblicata dichiarazione di neutralità Italia presente conflitto alcune Potenze europee stato guerra stop<br />Raccomando quindi V.S. vigilare ogni cura osservanza regole dover derivanti neutralità base codice marittimo integrato [[Convenzioni dell'Aia del 1899 e del 1907|Convenzioni Aja]] cui Governo Re attienesi sebbene non ancora ratificate stop<br />V.S. riceverà istruzioni massima, intanto qualora abbia bisogno chiarimenti cioè applicazione qualche caso su indicate regole rivolgasi urgenza telegrafo Ministro stop<br />Impartisca istruzioni uffici dipendenti. Millo (ammiraglio [[Enrico Millo|Enrico Millo di Casalgiate]], in sostituzione dell'indisposto Ministro della Marina ''n.d.r.'')}}
La neutralità influì non tanto sulla Regia Marina ma soprattutto sui piani difensivi dei suoi alleati, infatti con la [[Kaiserliche Marine|flotta tedesca]] impegnata nel [[Mare del Nord]], la flotta austriaca si trovò improvvisamente sola contro le forze navali dell'[[Triplice intesa|Intesa]], rispetto alle quali, considerando anche solo la flotta francese, era decisamente inferiore.
Così l'Austria decise di richiudersi all'interno dei suoi porti, e il fronte marittimo si contrasse entro la fascia costiera orientale dell'Adriatico fino allo sbocco del [[canale d'Otranto]]<ref>{{cita|Favre|p. 32}}.</ref>.
{{Citazione|La Marina austro-ungarica teneva le bocche dei cannoni dirette contro la Francia e la Gran Bretagna, ma aveva gli occhi rivolti verso l'Italia<ref>H. Sokol, ''La guerra marittima dell'Austria-Ungheria'', traduzione per cura dell'Ufficio Storico del Capo di stato maggiore della Marina, a cura del capitano di vascello Silvio Salza e del capitano di fregata Raffaele de Courten, 1931-1934.</ref>}}
==== La Regia Marina si prepara alla guerra ====
[[File:Luigi Amedeo, Duke of the Abruzzi.jpg|
I vertici della Marina presentarono immediatamente una serie di relazioni al [[capo di
Poi c'era la [[Colonialismo italiano#Le colonie italiane|questione delle colonie]], in quanto in caso di conflitto la Regia Marina avrebbe incontrato seri problemi a mantenere i collegamenti con queste, essendo le rotte in questione sotto controllo inglese<ref name="Favre43"/>.
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Altra decisione fu quella, in caso di conflitto, di occupare territorialmente una parte della costa nemica per assicurare il sostegno del fianco destro dell'Armata, di creare un blocco all'imbocco del canale d'Otranto per impedire alle navi austriache di uscire dall'Adriatico, di minare le principali linee di comunicazione nemiche e cercare di assicurare il dominio nell'Alto Adriatico anche per sostenere le operazioni del [[Regio Esercito]] sull'[[Isonzo]]<ref>{{cita|Favre|p. 52}}.</ref>.
Intanto mentre la diplomazia e la politica lavoravano alacremente per assicurare al paese le più vantaggiose condizioni per entrare in guerra a fianco dei più probabili vincitori, a fine 1914 cominciava a preoccupare la situazione in [[Albania]], specialmente per la sua parte più meridionale dove l'avanzata
== La Marina nella Grande Guerra ==
{{vedi anche|Operazioni navali nel mare Adriatico (1914-1918)|Naviglio militare italiano della prima guerra mondiale}}
[[File:1917 060 AntiSom.jpg|
Al momento dell'entrata in [[Prima guerra mondiale|guerra]] dell'Italia contro gli Imperi centrali il 24 maggio [[1915]], la Regia Marina fu impegnata in azioni di pattugliamento dell'Adriatico, di supporto all'ala destra dell'esercito impegnato sull'Isonzo e di blocco del litorale austro-ungarico e del [[blocco del Canale d'Otranto|Canale d'Otranto]]. Nel corso del conflitto venne dato notevole impulso, sul fronte dei mezzi a disposizione, allo sviluppo della componente aerea della Marina. Furono infatti utilizzati, da quest'ultima, oltre agli aerei e ai dirigibili di stanza a terra anche idrovolanti installati a bordo e furono inoltre concepiti ed approntati nuovi mezzi d'assalto e mezzi veloci:
* tra i primi la [[Torpedine semovente Rossetti]] detta "mignatta": un [[siluro]] guidato da un equipaggio e dotato di due cariche esplosive da 175 [[Chilogrammo|kg]] ciascuna;
* come mezzo veloce d'assalto venne invece sviluppato il [[
L'Italia inoltre costruì e mantenne in servizio diverse [[Nave da battaglia|corazzate]], ma queste non parteciparono ad alcuna battaglia navale degna di nota. Per la maggior parte della durata del conflitto le marine italiana ed austriaca mantennero infatti una sorveglianza relativamente passiva verso la controparte. Entrambe le parti compirono comunque alcune azioni di rilievo:
* Il 7 luglio 1915 il sommergibile tedesco ''UB 14'', in quel momento operante come l'austroungarico ''U.26'' in quanto la Germania non aveva ancora dichiarato guerra all'Italia, affondò l'incrociatore ''[[Amalfi (incrociatore)|Amalfi]]'', con soli 67 morti su un equipaggio di oltre 1300 uomini<ref name=AmalfiMMI>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ABCD/amalfi.aspx|titolo= La scheda dell'incrociatore Amalfi sul sito della Marina Militare italiana |accesso=2 febbraio 2015}}</ref>;
* Il 18 luglio 1915 l'incrociatore [[Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1899)|Giuseppe Garibaldi]] venne affondato dal sommergibile austriaco U-4 al comando di Rudolf Singule, presso la costa dalmata mentre era impegnato nel bombardamento della ferrovia Ragusa-Cattaro. Insieme alla nave andò anche persa la bandiera di combattimento.
*
* tra il 12 dicembre 1915 ed il 23 febbraio 1916 le forze navali degli [[Alleati della prima guerra mondiale|Alleati]] evacuarono dai porti albanesi di [[Durazzo]], [[San Giovanni di Medua]] e [[Valona]] {{formatnum:260895}} persone, di cui circa {{formatnum:150000}} soldati dell'esercito serbo in rotta e oltre 20.000 prigionieri austro-ungarici<ref>{{Cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/palazzomarina/Pagine/Ilsalvataggiodell%27esercitoserbo.aspx|titolo=Il salvataggio dell'Esercito Serbo (dicembre 1915 - febbraio 1916)|editore=Marina Militare|accesso=20 giugno 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140426235247/http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/palazzomarina/Pagine/Ilsalvataggiodell%27esercitoserbo.aspx|urlmorto=no}}</ref>. La Regia Marina fornì 45 delle 81 navi complessivamente impiegate, con compiti sia di trasporto che di scorta. Nei viaggi di ritorno le stesse navi furono utilizzate per sbarcare 73.355 uomini del corpo di spedizione italiano in Albania, con relative provviste e artiglierie<ref>{{cita|Halpern|pp. 421-422}}.</ref>.
* nella [[Battaglia del Canale d'Otranto (1917)|battaglia del canale di Otranto]], tra il 14 e il 15 maggio 1917, alcune unità austriache, gli incrociatori ''[[SMS Novara (1912)|Novara]]'', ''[[SMS Helgoland (1912)|Helgoland]]'' e ''[[SMS Saida|Saida]]'', scortati da due cacciatorpediniere e tre sommergibili, tentarono il forzamento della barriera ma furono contrattaccati da una formazione alleata al comando dell'ammiraglio italiano [[Alfredo Acton]], composta dagli incrociatori inglesi ''[[HMS Dartmouth|Dartmouth]]'' e ''[[HMS Bristol|Bristol]]'', appoggiati da cacciatorpediniere italiani e francesi; 14 pescherecci antisommergibile vennero affondati dalle navi austriache, ma il ''Novara'' rientrò gravemente danneggiato a [[Cattaro]] a traino del ''Saida'', e solo per la protezione offerta dalle altre unità che costrinsero le navi alleate ad interrompere l'inseguimento<ref name=IWWOtranto>{{cita web|url=http://www.firstworldwar.com/battles/otrantostraits.htm|titolo=Battles - The Battle of Otranto Straits, 1917 |lingua=en|accesso=7 novembre 2010}}</ref>.
* 9 dicembre [[1917]] - [[porto di Trieste]]: Luigi Rizzo provocò l'affondamento della corazzata austriaca ''[[SMS Wien|Wien]]''.
* 10 febbraio 1918 - [[beffa di Buccari]]: [[Costanzo Ciano]], Luigi Rizzo e [[Gabriele
* 10 giugno 1918 - [[impresa di Premuda]]: il tenente [[Luigi Rizzo]] e il [[guardiamarina]] [[Giuseppe Aonzo]] alla guida dei ''MAS 15'' e ''21'' provocarono l'affondamento della corazzata austriaca ''[[SMS Szent István|Szent István]]''. Questa azione è tuttora ricordata e celebrata con la [[Marina Militare
* 1º novembre 1918 - [[impresa di Pola]]: con una "mignatta" il maggiore [[Raffaele Rossetti]] e il tenente medico [[Raffaele Paolucci]] affondarono la corazzata ''[[SMS Viribus Unitis|Viribus Unitis]]''.
Marinai combatterono anche a terra: infatti una brigata di fanteria di marina venne schierata nei ranghi della 3ª armata del [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta|duca d'Aosta]] e varie batterie costiere appoggiarono la fanteria dell'esercito; la brigata non era costituita come reparto ufficiale, tanto che la Fanteria di Marina verrà riformata solo a guerra finita, ma compagnie di "marinai fucilieri" (che era il nome della specializzazione dopo la riforma Brin) combatterono a [[Grado (Italia)|Grado]] e a [[Cortellazzo]]<ref name=sanmarcoGM>{{cita web|url=http://www.btgsanmarco.it/storiadelsanmarco/1e2gmondilae.htm|titolo=prima guerra mondiale|accesso=8 novembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110515070230/http://www.btgsanmarco.it/storiadelsanmarco/1e2gmondilae.htm}}</ref> ("Cortellazzo" è appunto il nome del battaglione logistico dell'attuale reggimento "[[Reggimento
== Il primo dopoguerra ==
La fine del conflitto trovò la Regia Marina divisa sul giudizio da dare ai vari tipi di unità, con diversi partiti interni agli ufficiali (gli ammiragli Millo e Cagni opposti a Thaon di Revel), e sostanzialmente insoddisfatta dei risultati politici ottenuti. Infatti il mito della "vittoria mutilata" fu molto appoggiato in diversi ambienti navali, che avrebbero preferito
===Le teorie del dopoguerra pre-trattato di Washington===
Subito prima della presa del potere di Mussolini la Regia Marina era divisa in tre principali correnti di pensiero: i "rivoluzionari" (con il teorico [[Vincenzo De Feo]], ma formata sovente comandanti di MAS e di naviglio leggero nel precedente conflitto come Costanzo Ciano), che credevano in una forza armata basata sul naviglio leggero, i MAS, i sommergibili, gli aerei (anche di base a terra, ma della marina) e la guerra di usura, gli "evoluzionisti" (con i teorici Romeo Bernotti, Alberto da Zara e, soprattutto Domenico Fioravanzo, oltre ai gruppi rivali legati tanto all'ammiraglio Millo che all'ammiraglio de Revel e a giovani ufficiali come Raffaele de Courten), che invece volevano utilizzare le nuove armi (specie l'aviazione navale, anche con le portaerei) in un contesto di flotta bilanciata in ogni sua componente (inclusa soprattutto quella da battaglia) con una grande enfasi sui grossi calibri (e la velocità) piuttosto che sulle armi insidiose e i siluri, e i sostenitori della difesa del traffico, che vedevano cioè nella guerra navale essenzialmente una guerra per mantenere aperte le vie di comunicazioni mercantili (e a danneggiare quelle nemiche) e quindi intendeva privilegiare la costruzioni di unità di scorta e pattugliamento (vedette anti sommergibile, cacciatorpediniere, incrociatori leggeri), con aliquote destinate invece a disturbare il traffico nemico (esploratori, incrociatori leggeri, sommergibili) e a fare attrito navale (MAS, posamine, ecc.), rinunciando però alle navi da battaglia. Anzi le grandi battaglie navali erano giudicate inutili, mentre la scorta ai convogli era considerata centrale. Portavoce di questa terza scuola (minoritaria all'interno della marina, ma molto moderna e simile alla dottrina poi adottata dalla Marina Militare nel corso della guerra fredda) fu l'ammiraglio [[Giovanni Sechi]], ministro della marina dal 1919 al 1921, che iniziò a dare questa impostazione ai primi programmi navali post-bellici, cancellando le corazzate classe Caracciolo, mettendo in riserva le navi da battaglia e favorendo il naviglio leggero e la ricerca tecnologica antisottomarina. L'arrivo al potere del fascismo pose Sechi fuorigioco e puntò ad allearsi con gli ammiragli "evoluzionisti" piuttosto che quelli, già fascisti, "rivoluzionari".<ref>{{Cita|De Ninno 2014|pp. 31-46}}.</ref>
===Le influenze del Trattato di Washington===
La [[conferenza navale di Washington|conferenza di Washington]] per il disarmo navale postbellico, conclusasi nel febbraio del [[1922]] con il [[Trattato navale di Washington|trattato navale]]<ref name="treaty">{{cita testo|wktitolo=s:en:Washington_Naval_Treaty,_1922|titolo=United States of America - Treaty for the limitation of Naval Armament, signed at Washington, February 6, 1922 [1924] LNTSer 65; 25 LNTS 201}}</ref>, stabilì che vi sarebbe dovuta essere la parità nel [[dislocamento]] complessivo tra le marine italiana e francese sia per quanto riguardava le [[nave da battaglia|navi da battaglia]] ({{formatnum:175000}} [[tonnellata|tonnellate]] ciascuna, nell'art. 4)<ref name="treaty" /> che le [[portaerei]] ({{formatnum:60000}} tonnellate ciascuna, nell'art. 7): tale decisione influenzò lo sviluppo della flotta italiana nel corso degli anni tra le due guerre mondiali, condizionandolo al mantenimento dell'equilibrio con la Francia<ref name="treaty" />. In particolare per il regime divenne fondamentale per la politica navale (fino quasi alla fine degli anni '30) raggiungere e mantenere, anche e soprattutto per motivi di prestigio internazionale, la parità con la Francia, malgrado quest'ultima potenza disponesse di un sistema industriale molto più avanzato, e di bilanci militari molto più ricchi. Per questo furono sacrificate all'obiettivo della parità diverse voci di spesa, come la preparazione degli equipaggi e degli ufficiali, l'addestramento, la ricerca e lo sviluppo di armi nuove e più avanzate, l'adeguamento e la modernizzazione degli arsenali pubblici e privati, la fortificazione dei porti, la creazione di riserve di combustibili, mine, munizioni ecc. Questo fu particolarmente evidente nei primi anni '30, quando la Marina francese ricominciò ad armarsi (anche guardando al riarmo tedesco) e la marina italiana reagì diminuendo il numero delle radiazioni e varando moltissime unità (soprattutto incrociatori e sommergibili) che riproducevano con piccole migliorie le classi del decennio precedente, formando delle famiglie di classi (Condottieri, Trento/Zara, serie 600) quando invece diverse altre marine (specie quella nipponica) chiedevano che ogni classe fosse un progetto nuovo e innovativo rispetto alle unità che andava a sostituire/affiancare. In compenso la Regia Marina passò da 230 unità per {{formatnum:311900}} tonnellate contro 340 unità e {{formatnum:561534}} tonnellate della Marine nationale del 1924 (rapporto 1:1,8) a 225 unità per {{formatnum:526603}} tonnellate contro 236 unità e {{formatnum:697611}} tonnellate del 1935 (rapporto 1:1,32),<ref>{{Cita|De Ninno 2017|p. 151}}.</ref> la parità era apparentemente raggiunta, anche se la marina francese sembrava agli osservatori internazionali comunque in vantaggio (oltre tutto era munita di una sua aviazione), i francesi potevano (e alla fine degli anni '30 provarono) accelerare le loro costruzioni ben oltre quello che la Regia Marina poteva permettersi e, dopo il 1935, il vero "nemico" della Regia Marina appariva sempre più la ben più grande e moderna Royal Navy.
===La riorganizzazione fascista===
[[File:Carlo Ferrari, maggiore.JPG|miniatura|verticale|Divisa di gala, maggiore del Corpo sanitario militare marittimo, 1924]]
Durante quasi tutta la vita precedente della Regia Marina le cariche di [[capo di stato maggiore]] ed anche di norma di [[ministero della Marina|ministro della marina]] erano state ricoperte da marinai competenti (escluso Persano), e fino al 1925, anche dopo l'ascesa al potere di [[Benito Mussolini|Mussolini]], il capo di stato maggiore fu Thaon di Revel; in quell'anno, dopo la crisi legata all'omicidio [[Giacomo Matteotti|Matteotti]], Mussolini assunse ''ad interim'' i tre ministeri della Guerra, della Marina e dell'Aeronautica<ref name=Rocca>{{cita
[[File:Armando Diaz AllenGren3.jpg|miniatura|sinistra|L'incrociatore ''[[Armando Diaz (incrociatore)|Armando Diaz]]'', della [[classe Luigi Cadorna]] (la seconda del tipo Condottieri), durante una visita in Australia nel 1934 o 1935]]
Il governo fascista decise di ammodernare la Regia Marina, con l'obiettivo di essere in grado di sfidare la ''[[Mediterranean Fleet]]'' (flotta del Mediterraneo) della [[Royal Navy]] britannica: tra la fine degli anni venti e i primi anni trenta fu iniziata la costruzione di [[incrociatore pesante|incrociatori pesanti]] da {{formatnum:10000}} tonnellate, cui fece seguito quella di [[cacciatorpediniere]] e [[sottomarino|sommergibili]] (l'impegno nella costruzione di quest'ultima tipologia di battelli fu notevole, fino a raggiungere nel giugno del [[1940]], con più di cento unità<ref>{{cita|Petacco|p. 6}}, la tabella comparativa con la Royal Navy riporta all'entrata in guerra 117 unità; {{cita|Giorgerini|pp. 218-219}} scrive che all'atto della dichiarazione di guerra erano disponibili 115 sommergibili, di cui due non erano però ancora pienamente operativi, a luglio del 1940 con la consegna di due ulteriori unità si raggiunse il picco di 117 sommergibili.</ref>, un numero di assoluto rilievo; di questi, 59 erano battelli entro le 600 t appartenenti alla [[Classe 600 (sommergibile)|classe 600]], il cui numero non era limitato dal trattato di Washington) e delle corazzate della [[classe Littorio]]. Venne anche pianificato il rimodernamento delle corazzate [[classe Conte di Cavour]] e [[Classe Caio Duilio (nave da battaglia 1913)|classe Duilio]], che in realtà si trasformò in una ricostruzione pressoché totale, lasciando solo il 40% della struttura originaria, e i cannoni originari (13 pezzi da 305/46 mm)<ref name = DuilioPreMMI1913>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ABCD/caio_duilio.aspx|titolo=Caio Duilio - Nave da battaglia (1913)|accesso= 9 novembre 2010}}</ref> divennero 10 pezzi da 320/44 mm, in pratica i precedenti ritubati e con l'eliminazione della torre centrale<ref name=DuilioPreMMI1937>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/Parte02/navi0212.asp|titolo=Caio Duilio - Nave da battaglia (1937)|accesso=9 novembre 2010}}</ref>. Il progetto di rimodernamento venne firmato dal generale del genio navale [[Francesco Rotundi]] e dall'ammiraglio [[Eugenio Minisini]], che allungarono le navi con una falsa prora di 10 m, migliorandone anche il [[coefficiente di finezza]] e sostituirono le caldaie a [[carbone]] con moderne caldaie a [[nafta]]<ref>{{cita|Da Zara|p. 222}}.</ref>.
Questa imponente mole di lavoro nella realtà produsse quattro navi da battaglia con cannoni [[OTO/Ansaldo 320/44]] che avrebbero dovuto fronteggiare le corazzate inglesi delle classi [[Classe Queen Elizabeth (nave da battaglia)|Queen Elizabeth]] e [[Classe Revenge|Revenge]] e gli incrociatori da battaglia della [[classe Renown]] con cannoni da 381 mm, decisamente più potenti come armamento e (le prime) anche come corazzatura. Le corazzate della classe Littorio potevano invece reggere senz'altro il confronto, ma avevano comunque una grossa limitazione di fondo: l'autonomia di {{formatnum:3920}} miglia a 20 nodi<ref name = LittorioMMI>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/LMNO/littorio.aspx|titolo=Littorio - Nave da battaglia (1913) |accesso=9 novembre 2010}}</ref> le metteva in grado di effettuare operazioni esclusivamente nel bacino del Mediterraneo.
Allo scopo di rendere, in prospettiva, minimo un contatto tra le navi italiane e i vascelli britannici, la Regia Marina basò la sua strategia di sviluppo su navi veloci con cannoni a lunga gittata. A questo scopo sviluppò cannoni di calibro inferiore ma di gittata maggiore di quelli delle controparti britanniche; inoltre per ottenere velocità maggiori le navi italiane di nuovo progetto vennero dotate di una corazzatura più leggera e dimensioni contenute (come ad esempio, nel caso dell'incrociatore ''[[Giovanni delle Bande Nere (incrociatore)|Giovanni delle Bande Nere]]''). In realtà la corazzatura di queste unità era praticamente inesistente, visto che era di 24 mm contro, per esempio, i 102 mm della contemporanea [[classe Leander (incrociatore)|classe Leander]] inglese; questo avrà un peso determinante in molti scontri navali, come la [[battaglia di Capo Spada]]<ref>{{cita|Petacco|p. 28}}.</ref>.
Questi sviluppi, evidenti soprattutto a partire dal 1935, segnarono l'ascesa di un nuovo gruppo di potere interno alla marina e di una nuova filosofia operativa, diversa da quella cara ai sostenitori della flotta bilanciata propugnata dagli "evoluzionisti" al governo della marina sin dall'inizio degli anni '20. Si pensava infatti a una marina volutamente sbilanciata, con al centro due punti di forza: un grande numero di sommergibili (ancorché tecnologicamente meno avanzati di quelli britannici o tedeschi, ma in numero sovrabbondante) e un forte nucleo di navi da battaglia. I sommergibili avrebbero dovuto sottoporre la flotta nemica a una forte usura, danneggiandone o affondandone le unità maggiori (si pensava quindi ad un uso del sommergibile più contro le unità da guerra che contro i traffici), una volta danneggiata la flotta nemica sarebbe intervenuta la squadra di battaglia, su almeno 4-6 corazzate moderne, per affrontare in una battaglia navale classica la flotta nemica e (eventualmente) distruggerla a cannonate. Rispetto alle idee di inizio anni '20 si dava poca importanza ai convogli, il dominio del mare, in una prospettiva di tipo mahanniana, sarebbe appartenuto a chi fosse riuscito a distruggere la flotta da battaglia nemica. Strategicamente poi, questa scuola "sbilanciata" puntava molto sulla concentrazione di forze e di potere in poche mani (con un comando a terra molto forte), sull'accettazione della divisione di compiti con la Regia Aeronautica (che non era mai stata accettata prima dalla Marina), e sull'accettazione senza riserve della politica estera fascista, revisionista rispetto ai trattati e aggressiva anche verso la "perfida Albione". Questa era una novità nelle tradizioni della Regia Marina, sostanzialmente filobritannica dalla sua fondazione, e sempre interessata a una politica di alleanze con la potenza che controllava Gibilterra e Suez. A capo di questa linea di pensiero vi era il teorico Oscar Di Giamberardino, l'ammiraglio a capo dei sommergibili Mario Falangola e l'uomo di fiducia nella Marina di Mussolini, l'ammiraglio Domenico Cavagnari, che accentrò nella sua persona un enorme potere.<ref>{{Cita|De Ninno 2014|p. 158 e ss.}}</ref>
===Le carenze nell'evoluzione tecnologica===
Si aggiunga che poca o nulla cura fu dedicata alla ricerca scientifica di apparecchiature di scoperta, come il [[radar]] e il [[sonar]] (o ecogoniometro), che pure erano oggetto di studi nelle università italiane e negli stessi laboratori militari, come dimostrano gli studi del prof. [[Ugo Tiberio]] e di [[Guglielmo Marconi]]<ref>{{cita web|url=http://radarlab.disp.uniroma2.it/Seminari/Stoccolma_2009_Galati_Radar%20History.pdf|titolo=The italian way to radar: Guglielmo Marconi and Ugo Tiberio|lingua=en|accesso=10 novembre 2010|urlmorto=sì}}</ref>, principalmente per le scelte dell'ammiraglio [[Domenico Cavagnari|Cavagnari]], nominato da Mussolini capo di stato maggiore della marina nel 1933 e successivamente [[Sottosegretario di Stato|sottosegretario]] alla marina (senza che lasciasse la carica militare)<ref name=Rocca/>; lo stesso valeva per gli strumenti di puntamento diurno e il munizionamento per il combattimento notturno<ref name=Rocca/>, e Cavagnari affermò, riguardo ai radiolocalizzatori di "non volere trappole tra i piedi"<ref name=baroni>{{cita libro|cognome=Baroni|nome=Piero|titolo=La guerra dei radar: il suicidio dell'Italia: 1935/1943 |url=http://books.google.it/books?id=N3jPv-yONNoC&pg=PA80&lpg=PA80&dq=organizzazione+della+regia+marina+1938&source=bl&ots=ZizgW1RO1j&sig=IkemDZ_L7vfYUJgs9s8oRBAwz3U&hl=it&ei=LXjcTJSgNcyUswbtj5GiBA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=8&ved=0CEMQ6AEwBzgK#v=onepage&q=organizzazione%20della%20regia%20marina%201938&f=false |accesso=11 novembre 2010|anno=2007|mese=gennaio|editore=Greco & Greco|p=80|isbn=88-7980-431-6}}</ref>, mentre l'ammiraglio [[Angelo Iachino|Iachino]] scriveva fosse meglio<ref name=baroni/>
{{Citazione|... procedere con estrema cautela nell'accettare brillanti novità tecniche che non siano ancora collaudate da una esperienza pratica sufficientemente lunga.}}
Pertanto le navi italiane dovettero affrontare il successivo conflitto in inferiorità tecnica verso la marina inglese, e il generale tedesco [[Albert Kesselring|Kesselring]] definirà la marina italiana "una marina del bel tempo", non in grado di operare in condizioni avverse o di notte<ref name=Rocca/>.
[[File:Radar gufo panel.jpg|
Un'altra gravissima carenza nell'evoluzione tecnologica e di impiego della Regia Marina fu legata alle scelte politiche del [[fascismo]]: nel [[1923]] con la nascita della [[Regia Aeronautica]] i mezzi aerei, le basi ed il personale della componente aerea della marina passarono, insieme agli uomini, ai mezzi ed alle strutture provenienti dal [[Regio Esercito]], sotto il comando ed il controllo della nuova Forza Armata, facendo venir meno il coordinamento centrale delle componenti aerea e navale<ref name=Rocca/>. Nel 1925 un comitato tecnico della marina, presieduto da Mussolini (all'epoca anche responsabile del ministero), proclamò che la Regia Marina non aveva bisogno di portaerei, in quanto il supporto aereo sarebbe stato assicurato dall'Aeronautica basata a terra. Ancora nel 1936 l'ammiraglio Cavagnari bocciò uno studio dello stato maggiore che teorizzava la necessità di costruire tre portaerei di squadra, fatto ribadito ancora il 15 marzo 1938 alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]]<ref name=Rocca/>. Di conseguenza, anche a seconda guerra mondiale iniziata, le squadre da battaglia italiane dovettero combattere senza di fatto avere protezione aerea; solo a conflitto inoltrato, e ben dopo la sostituzione di Cavagnari nel 1940 a seguito della [[notte di Taranto]], venne deciso di costruire navi portaerei; visto il ritardo accumulato, dell'unica costruita, l{{'}}''[[Aquila (portaerei)|Aquila]]'', non venne mai completato l'allestimento mentre l'altra, lo ''[[Sparviero (portaerei)|Sparviero]]'', non arrivò oltre lo stadio iniziale. Questo contribuì, nel corso del conflitto, ad influenzare in maniera determinante e negativa l'andamento delle battaglie navali condotte delle forze armate italiane nel [[Mar Mediterraneo]]<ref name=Rocca/>.
===Operazioni in Cina ed Etiopia===
Nel [[1925]] venne inviato in [[Repubblica di Cina (1912-1949)|Cina]] un reparto del Reggimento San Marco, ad assicurare il presidio della [[concessione italiana di Tientsin]]<ref>{{cita web|url=http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=182|titolo=I Fanti di Marina in Cina negli anni venti e trenta|accesso=24 dicembre 2010}}</ref> e di [[Pechino]], creato in seguito alla [[ribellione dei Boxer]]; questo contingente si aggiunse all'esiguo gruppo della Regia Marina presente e facente parte della Legazione italiana, alla cannoniera ''Carlotto'' che faceva servizio sul fiume Yang Tze Kiang e all'ariete torpediniere ''Calabria'', che verrà poi sostituito dalla RN ''Libia'', come nave comando<ref>{{cita|Da Zara|p. 187}}.</ref>.
Durante la [[guerra d'Etiopia]] la marina non fu ovviamente coinvolta come forza navale nelle operazioni militari, anche se reparti del "San Marco" parteciparono alla parte terrestre della campagna. Inoltre in quell'anno fu mobilitata completamente la flotta e, per la prima volta, apparve chiaro che l'Italia sarebbe potuta entrare in guerra sia con la Francia che con la Gran Bretagna. Per questo si iniziò a potenziare la componente sommergibilistica (puntando però solo al fattore quantitativo, e non a quello qualitativo) e a studiare le operazioni speciali. A seguito dell'embargo dichiarato dalla [[Società delle Nazioni]] nei confronti del Regno d'Italia, la Royal Navy aumentò la propria presenza nel Mediterraneo, tanto da paventare uno scontro tra le due squadre da battaglia, ed elaborò anche un piano di attacco al porto di Taranto; questo piano, più volte aggiornato negli anni successivi, avrebbe poi trovato applicazione l'11 novembre 1940 durante la cosiddetta [[notte di Taranto]]<ref name=Rocca/><ref>{{cita web|url=http://www.regiamarinaitaliana.it/ATaranto.html|titolo=La notte di Taranto|accesso=11 novembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091117111254/http://www.regiamarinaitaliana.it/ATaranto.html}}</ref>. L'embargo rese molto più costosa la cantieristica italiana e difficoltoso reperire alcune materie prime, cui si cercò di rimediare con (spesso scadenti) surrogati autarchici.
===La guerra civile spagnola===
Nel 1936, In seguito allo scoppio della [[guerra civile spagnola]], il regime fascista italiano diede il proprio appoggio alla fazione [[Francisco Franco|franchista]]. Di conseguenza, la Regia Marina, che ufficialmente avrebbe dovuto vigilare sull'embargo di armi ad entrambi i contendenti, fu invece impegnata ad assicurare la protezione dei convogli di truppe e di armi inviati a [[Francisco Franco]] e prese parte anche direttamente alle operazioni offensive dei nazionalisti. La marina italiana impiegò, in tempi differenti, decine di sommergibili<ref>{{cita|Giorgerini|pp. 194-199}} cita l'impiego di 36 e 48 sommergibili nel corso di due distinte offensive sottomarine, mentre {{cita|Rocca|}} scrive dell'utilizzo di 33 sommergibili.</ref>, che attaccarono vari mercantili impegnati a trasportare rifornimenti a vantaggio dei repubblicani, vennero anche danneggiate due navi da guerra appartenenti alla marina repubblicana spagnola, mentre gli incrociatori ''Duca d'Aosta'' ed ''Amedeo di Savoia'' bombardarono di notte alcune città spagnole<ref name=Rocca/>. Questo conflitto fu molto oneroso in termini finanziari per lo stato italiano (8,5 miliardi di lire di allora, di fronte a nessun vantaggio economico e una pura spesa ideologica a favore del fascismo spagnolo), rendendo più complessa la modernizzazione delle forze armate. In compenso permise di scoprire le deficienze di affidabilità dei siluri (specie di quelli prodotti al Silurificio Italiano di Baia) che furono in buona parte corrette entro l'inizio della guerra (anche se i siluri italiani non furono all'altezza di quelli tedeschi, giapponesi e britannici si rivelarono relativamente affidabili e più efficaci delle artiglierie). Comunque il conflitto, condotto contro una marina antiquata, piccola e divisa tra campo nazionalista e campo repubblicano, genero un senso di ingiustificato ottimismo nelle forze armate italiane (un ''victory desease''), nonostante dimostrasse un'enorme quantità di deficienze. Nello specifico la Regia Marina lanciò una prima massiccia campagna subacquea di sostegno ai franchisti (novembre 1936-febbraio 1937), che per il diritto internazionale era da considerarsi un atto di pirateria (i battelli infatti posti sotto falsa bandiera). Furono impiegati 38 sommergibili, pattugliato tutto il Mediterraneo per fermare le navi sovietiche dirette in Spagna (e quelle spagnole dirette in URSS), e furono identificate 161 navi, di cui 15 furono ritenute bersagli validi, con il lancio di ben 28 siluri, che però spesso non funzionarono per l'allagamento della sezione di guida del siluro. Furono colpite infatti solo 3 navi, l'incrociatore ''Miguel de Cervantes'' ({{formatnum:7475}} tonnellate danneggiato), e due piccoli mercantili da meno di {{formatnum:1500}} tonnellate, mentre furono effettuate 8 missioni di bombardamento terroristico contro alcune città costiere (tra cui Valencia e Barcellona), reiterate in febbraio dagli incrociatori (di notte e sotto falsa bandiera spagnola). Il 16 gennaio 1937 il sottomarino ''Diamante'' per poco non si autosilurò per un difetto del siluro, che iniziò a viaggiare in maniera circolare. Molto carente risultò l'addestramento e la preparazione degli equipaggi, oltre che il coordinamento con il SIM (servizio informazioni militare). Alla fine di questa prima campagna furono ceduti 2 sommergibili ai franchisti (affonderanno tre mercantili), mentre si iniziava un balletto diplomatico internazionale in cui l'Italia ufficialmente proclamava la propria neutralità, ma di fatto partecipava al conflitto con "volontari". Il 5 agosto 1937 due cacciatorpediniere cercarono di fermare un convoglio diretto verso la Spagna, fallendo; questo diede il via a una seconda campagna sottomarina (6 agosto-19 ottobre 1937), in cui parteciparono 48 battelli e diverse torpediniere, i sottomarini identificarono 444 navi, ne attaccarono 24, lanciando 43 siluri, affondando 4 piroscafi (3 nell'Egeo e 1 in acque spagnole). I cacciatorpediniere nel canale di Sicilia affondarono tre mercantili. Questi attacchi illegali iniziarono a essere stigmatizzati dall'opinione pubblica internazionale, inoltre il 30 agosto il sottomarino ''Iride'' (comandato da Julio Valerio Borghese), attaccò (senza esito ) il cacciatorpediniere britannico ''Havoc,'' che reagì dandogli la caccia, mentre il 1º settembre il ''Diaspro'' affondò davanti al porto di Alicante un mercantile britannico. Per questo il 23 ottobre quattro unità italiane divennero "legionarie" cioè furono ufficialmente cedute alla Spagna, mantenendo però equipaggio italiano (per altro "comandato" e non volontario), che non ottennero alcun risultato, mentre furono ceduti agli spagnoli quattro cacciatorpediniere. Uno dei risultati della partecipazione (per altro in buona parte illegale) del conflitto fu il ridestare l'interesse della Royal Navy e dei servizi segreti britannici sulle unità italiane, i loro metodi, e i loro codici: il conflitto permise alla Gran Bretagna di capire e conoscere la Regia Marina sul campo, anche se permise di comprendere (ma non di risolvere) alcune delle deficienze dell'arma subacquea e delle forze leggere italiane.<ref>{{Cita|De Ninno 2014|p. 219 e ss.}}</ref>
=== Classificazione e organizzazione della flotta ===
L'assetto della flotta venne modificato più volte durante il periodo tra le due guerre, a volte senza apparenti ragioni tattiche o strategiche<ref name="Da Zara221">{{cita|Da Zara|p. 221}}.</ref>. Nel [[1938]] fu emesso il Regio Decreto Legge 19/5/1938 n. 782<ref>{{cita web|url=http://www.difesa.it/Legislazione/Repertorio+Storico+Hammurabi+Difesa/1930+-+1940/|titolo=Repertorio Storico Hammurabi Difesa |sito=difesa.it|accesso=17 novembre 2010}} 19/5/1938 R.D.L. 782. Modificazioni alla L. 8 luglio 1926, n. 1178, sull'ordinamento della regia marina, e successive modificazioni, nonché al testo unico approvato con R.D. 16 maggio 1932, n. 819, riguardante gli ufficiali di complemento della regia marina. Pubblicato nella Gazz. Uff. 22 giugno 1938, n. 140, convertito in legge 9 gennaio 1939, n.248.</ref> che definiva la costituzione e l'organizzazione della flotta della Regia Marina. Le navi da guerra vennero classificate in nove categorie: [[Nave da battaglia|corazzate]], [[Incrociatore|incrociatori]], [[cacciatorpediniere]], [[Torpediniera|torpediniere]], [[Sommergibile|sommergibili]], [[Cannoniera|cannoniere]], MAS, navi ausiliarie e navi di uso locale. In queste categorie vennero fatte rientrare tutte le navi in servizio, modificando in alcuni casi la classificazione originaria. Per esempio la tipologia [[esploratore (nave)|esploratore]] fu eliminata e le navi in servizio vennero riclassificate, a seconda delle loro caratteristiche, come incrociatori leggeri o come cacciatorpediniere.
==== Classificazione delle unità ====
Per quanto riguarda la classificazione delle unità, il Trattato di Washington forniva le definizioni per le unità maggiori, quindi navi da battaglia, portaerei e incrociatori, come trattato esaustivamente negli articoli dal V al XV<ref name=treaty/>; l'Italia, in quanto firmataria del trattato, recepiva formalmente le definizioni.
;Corazzate: Erano definite "corazzate" le navi corazzate adatte per l'impiego in alto mare con armamento principale di calibro superiore a 203 mm. Erano navi di grande tonnellaggio (fino a
;Incrociatori: Erano definiti "incrociatori" le navi di elevata velocità e di dislocamento superiore a
;Cacciatorpediniere: Erano definiti "cacciatorpediniere" le navi siluranti veloci (fino a 38 nodi) con dislocamento da {{formatnum:1000}} t fino a {{formatnum:3000}} t, con compiti prevalentemente di attacco con il siluro, ma dotate anche di artiglieria di piccolo e medio calibro (fino a 120 mm) e di armamento antiaereo (prevalentemente mitragliere) e antisommergibile (bombe torpedini a getto).
;Torpediniere: Erano definite "torpediniere" le navi siluranti di piccole dimensioni (dislocamento tra le 100 t e le {{formatnum:1000}} t), caratterizzate anch'esse da elevata velocità e forte armamento in siluri. Anche queste unità possedevano artiglierie di piccolo calibro (fino a 100 mm), mitragliere antiaeree e bombe antisommergibile.
;Sommergibili: Erano definiti sommergibili le unità siluranti in grado di svolgere la loro attività bellica prevalentemente in immersione. Essi avevano come arma principale il siluro, ma erano anche muniti di uno o due cannoni per l'attacco in superficie (limitato di solito a navi mercantili indifese). Alcuni sommergibili, appositamente attrezzati, potevano svolgere anche attività di posa mine. A seconda delle caratteristiche nautiche, di armamento e di autonomia, i sommergibili venivano classificati come "costieri" o "oceanici".
;Cannoniere: Erano definite "cannoniere" le navi armate con almeno un cannone di qualsiasi calibro, con dislocamento inferiore alle {{formatnum:8000}} t e velocità inferiore ai 20 nodi, che non avessero altri compiti ausiliari o logistici.
;
;Navi ausiliarie: Erano definite "navi ausiliarie" le navi adibite a compiti ausiliari o logistici. In base alla loro specializzazione si riconoscevano: Posamine, Dragamine, Posacavi, Cisterne, Navi officina, Navi appoggio, Rimorchiatori d'alto mare, Navi di salvataggio, Pontoni semoventi, Navi scuola, Navi ospedale.
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Le navi della Regia Marina erano organizzate in raggruppamenti: squadriglia, flottiglia, divisione, squadra. Al di fuori di questi raggruppamenti potevano esserne costituiti temporaneamente altri, definiti "gruppi", comprendenti unità con caratteristiche diverse (per esempio una corazzata o un incrociatore con due o tre cacciatorpediniere). Il "gruppo" veniva costituito in forma temporanea per particolari esigenze transitorie o per il raggiungimento di obiettivi particolari. Per due anni fu attiva la Divisione Siluranti, che non sostituiva nelle funzioni il vecchio Ispettorato Siluranti, e che serviva solo da aggregazione delle siluranti in tempo di pace, visto che in guerra le stesse sarebbero state assegnate alle divisioni navali di unità da battaglia con compiti di scorta<ref>{{cita|Da Zara|p. 197}}.</ref>.
;Squadriglia: La squadriglia era un raggruppamento omogeneo di almeno 4 unità di naviglio sottile (di cui una con funzioni di
;Flottiglia: La flottiglia (comandata da un
;Divisione: La divisione era un raggruppamento di 2 o più navi maggiori (incrociatori o corazzate) delle quali una poteva avere funzioni di
;Squadra: Una squadra navale era composta dal raggruppamento di 2 o più divisioni. Le funzioni di comando della squadra erano svolte da una nave ammiraglia che poteva appartenere a una delle divisioni o esserne indipendente. Nel 1928 la flotta venne riorganizzata passando da una singola ''armata navale'' a due ''squadre navali'', delle quali la prima, incentrata sulla divisione
== La seconda guerra mondiale ==
{{vedi anche|Marina Cobelligerante Italiana|Naviglio militare italiano della seconda guerra mondiale|Supermarina|Operazioni navali in Africa Orientale Italiana}}
[[File:Teseo Tesei.jpg|
Quando il 10 giugno [[1940]] l'Italia entrò nella seconda guerra mondiale, la Regia Marina era, numericamente, la quinta marina del mondo dopo quelle di [[
[[File:CV Aquila LaSpezia Jun51 NAN5-63.jpg|
Inoltre, a differenza delle altre marine da guerra che attribuivano ai comandanti in mare
Questo problema merita un approfondimento perché, pur difficile da comprendere per il pubblico generalista, fu determinante ed è centrale per le tesi storiografiche revisioniste. L'Italia non aveva grandi scorte, e le esaurì dopo pochi mesi (circa sei), dopo di che dovette far fronte ai problemi con quanto riusciva a raggranellare sia con la modestissima produzione nazionale (anche sintetica), sia con le importazioni, che avvenivano prevalentemente attraverso l'alleato tedesco. Questo privilegiava le proprie esigenze, agiva secondo la propria agenda politica e le proprie disponibilità, causando improvvise ma fastidiosissime penurie, che venivano risolte svuotando i serbatoi di alcune unità in favore di altre più importanti in quel momento. Ad esempio svuotando le corazzate in favore di caccia torpediniere e torpediniere di scorta<ref>{{Cita|
Al momento dell'entrata in guerra, nella marina italiana erano state consegnate, anche se non erano ancora pienamente operative, due tra le più potenti navi da battaglia che solcarono i mari in quel periodo,
[[File:Corvetta Chimera C 48 - appena completata.jpg|miniatura|La corvetta ''Chimera'' appena approntata dal cantiere di Monfalcone.]]
Le debolezze erano rappresentate dall'aver abbandonato la costruzione e lo sviluppo degli aerosiluranti e dalla mancanza di portaerei. La prima decisione si poteva ricondurre a gelosie da parte dell'aeronautica (che voleva evitare, e ci era riuscita, che i velivoli venissero posti sotto il comando della marina<ref>{{cita|Petacco|p. 23}}.</ref>), malgrado la sperimentazione italiana a metà degli anni trenta fosse molto più avanti rispetto alle altre nazioni. Nel 1937 il [[silurificio Whitehead di Fiume]] aveva messo a punto un siluro capace di funzionare con lancio da ottanta metri, altezza per i tempi notevolissima, ma l'aeronautica richiese un ordigno con capacità di funzionamento con lancio da trecento metri, mentre anche da parte della Marina sorgevano problemi: quando si trattò di immettere in servizio il siluro aereo, per il quale la [[Regia Aeronautica]] aveva già (seppur tardivamente di vari anni rispetto alla [[Fleet Air Arm]] e alla [[Royal Air Force]] inglesi) predisposto gli attacchi sui propri velivoli, gli stabilimenti italiani non poterono esaudire la commessa, in quanto la loro totale produzione era assorbita dagli ordini ricevuti dalla Regia Marina e dalla [[Kriegsmarine]].
[[File:Ettorefieramosca2.jpg|
Di conseguenza il primo lotto di siluri atti all'impiego aereo venne consegnato relativamente tardi, consentendo alla prima squadriglia di aerosiluranti di essere pronta solo nell'agosto 1940<ref>{{cita web|url= http://www.aereimilitari.org/forum/topic/6290-s79-sparviero/ |titolo= S.79 Sparviero Il capolavoro di Marchetti|accesso=22 novembre 2010}}</ref>. Per quanto riguarda le portaerei, solo a guerra inoltrata si decise di costruirne due, l{{'}}''[[Aquila (portaerei)|Aquila]]'' (portaerei di squadra) e lo ''[[Sparviero (portaerei)|Sparviero]]'' (portaerei di scorta, più lenta ma più economica), trasformando due transatlantici preesistenti, ma con la limitazione che gli aerei avrebbero potuto solo decollare, ma non atterrare, anche per l'impossibilità di addestrare i piloti in questo senso<ref>{{cita web|url= http://digilander.libero.it/planciacomando/unita/porta3.htm |titolo= Progetto ''Bozzoni'' - Plancia di comando |accesso= 22 novembre 2010}}</ref>. Nessuna delle due entrò mai in servizio; la prima venne affondata proprio da incursori della Regia Marina dopo l'8 settembre per evitare che venisse usata per bloccare l'ingresso del [[porto di Genova]], e la seconda venne affondata dai tedeschi, sempre all'ingresso del porto di Genova.
La prima operazione di guerra fu la [[battaglia di Punta Stilo]] (9 luglio 1940), conosciuta anche come "battaglia di Calabria", nella quale si scontrarono la squadra navale italiana che rientrava da un'operazione di scorta a un convoglio verso la Libia, e quella britannica di ritorno da un'analoga operazione. Pochi giorni dopo, nella [[battaglia di Capo Spada]] (19 luglio 1940), l'incrociatore ''[[Bartolomeo Colleoni (incrociatore)|Bartolomeo Colleoni]]'' dopo essere stato immobilizzato dalle artiglierie dell'[[HMAS Sydney (D48)|HMAS ''Sydney'']], venne affondato dai siluri dei cacciatorpediniere britanniche presenti in area. Nella notte tra l'11 ed il 12 novembre 1940, l'attacco degli aerosiluranti britannici [[Fairey Swordfish]] decollati dalla [[portaerei]] ''[[HMS Illustrious (R87)|Illustrious]]'' contro la flotta italiana alla fonda nella base navale di [[Taranto]] durante la [[notte di Taranto]] conosciuta anche come "operazione Judgement" dagli inglesi, danneggiò gravemente il naviglio della Marina causando solo lievi perdite agli attaccanti: le navi da battaglia ''Conte di Cavour'', ''Duilio'' e ''Littorio'' vennero silurate mentre solo due dei venti Swordfish furono abbattuti; le corazzate ''Littorio'' e ''Duilio'' richiesero mesi di riparazioni, mentre il ''Conte di Cavour'' non ritornò più in servizio attivo<ref>{{cita|Petacco|pp. 31-41}}.</ref>. Tale evento venne preso a modello per progettare l'attacco giapponese contro la flotta statunitense [[Attacco di Pearl Harbor|a Pearl Harbor]] nel dicembre [[1941]].
[[File:Navarino2.jpg|miniatura|[[Navarino (Grecia)]], estate 1942. A ridosso dell'isola [[Sfacteria]], a poppavia dell'incrociatore ''[[Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (incrociatore)|Duca d'Aosta]]'', si vede l'incrociatore ''[[Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi (incrociatore)|Duca degli Abruzzi]]'' con al suo fianco sinistro il cacciatorpediniere ''Corazziere'']]
Il 27 novembre la Regia Marina si scontrò con la flotta britannica nella [[battaglia di
[[File:RN Italia sailing to Malta (09 09 1943).jpg|
L'azione di maggior successo compiuta dalla Regia Marina nel corso del conflitto fu l'attacco con [[Siluro a
Lo scarso traffico mercantile del Mediterraneo, contrapposto con il consistente numero di navi impegnate tra le due sponde dell'[[Oceano Atlantico|Atlantico]] per il rifornimento degli alleati europei degli Stati Uniti, comportò il coinvolgimento di alcuni sommergibili italiani nella cosiddetta [[Battaglia dell'Atlantico (1939-1945)|battaglia dei convogli]]. Operando dalla base di "[[BETASOM]]", così denominata perché aveva sede a [[Bordeaux]], i battelli italiani palesarono, nonostante l'impegno degli equipaggi che fece cogliere successi anche rilevanti ma con perdite altrettanto rilevanti, la loro inadeguatezza per le operazioni oceaniche e l'inefficacia delle tattiche operative.
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L'Italia, fin dall'estate del 1940, diede il via alla conversione, partendo da navi mercantili già esistenti, in una serie di "navi ausiliare" adattate per la guerra di corsa. In altre parole si volevano creare, su imitazione della [[Kriegsmarine]] tedesca, delle vere e proprie [[navi corsare italiane|navi corsare]], ma il progetto venne abbandonato nel 1942 e le tre navi utilizzate come trasporti sulla rotta per il Nord Africa<ref>{{cita web|url=http://digilander.libero.it/planciacomando/WW2/corsari1.htm|titolo= Corsari italiani (virtuali)|accesso=25 dicembre 2010}}</ref>.
Nel corso di tutta la guerra le navi italiane, pur avendo la reputazione di essere state ben progettate, si dimostrarono piuttosto carenti sia nell'armamento contraereo e, soprattutto, nella dotazione di apparati [[radar]]: quest'ultimo dispositivo, presente invece sulle navi della flotta britannica, si rivelò, insieme alla [[
Un'altra mancanza quasi altrettanto grave era quella di sonar, pur disponendo di un discreto apparato sin dagli anni trenta, i di ottimi idrofoni passivi, la Regia Marina non investì nel migliorare i suoi prototipi, né nel diffondere questi apparecchi in tutte le unità di scorta, diventando dipendenti anche in questo dall'alleato tedesco. La mancanza di un avanzato apparecchio di ricerca anti sommergibile fu molto negativa per una marina che dedicò tante energie nel difendere (anche con un certo successo) i convogli e le rotte dalla minaccia nemica, e che per altri versi disponeva di adeguati sistemi antisommergibile, come ottime bombe di profondità<ref>{{Cita|Sadkovich|pp
== Armistizio e dopoguerra ==
=== L'armistizio ===
{{Vedi anche|Consegna della flotta italiana agli Alleati}}
Secondo gli ordini ricevuti in seguito alla firma dell'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] con le forze [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleate]] del settembre del [[1943]], navi, uomini e mezzi della Regia Marina, si consegnarono nella quasi totalità dei casi alle forze anglo-americane
Un accordo di cooperazione con gli ex nemici permise poi ai marinai italiani, anche se con una serie di limitazioni, di continuare a combattere a fianco degli stessi per la liberazione del paese dall'occupazione nazista. [[File:Giulio germanico.jpg|
Molte unità minori, ma anche alcune di rilievo impossibilitate a muoversi perché danneggiate o perché ancora in allestimento, come l'incrociatore ''Bolzano'', la corazzata ''Conte di Cavour'' e la portaerei ''Aquila'', vennero catturate dai tedeschi durante l'[[operazione Achse]]. Le unità leggere vennero reimmesse in servizio come ''[[Torpedoboote Ausland]]'' (siluranti straniere) con personale tedesco, poiché non ritennero opportuno affidare le navi catturate alla costituenda [[Marina Nazionale Repubblicana|marina della Repubblica Sociale Italiana]]; in alcuni casi si ebbero anche scontri tra gli equipaggi italiani e le forze tedesche come nel caso del cantiere navale di Castellammare di Stabia, dove il personale della base, ed in particolare dell'incrociatore ''[[Giulio Germanico (incrociatore)|Giulio Germanico]]'', si difese per tre giorni. Recatosi presso gli attaccanti al fine di trattare la resa, il comandante del ''Germanico'', [[Domenico Baffigo]] (poi insignito di [[Medaglia d'oro al valor militare|medaglia d'oro]]), venne fucilato a tradimento a [[Napoli]] l'11 settembre e la base cadde nelle mani dei tedeschi<ref>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storia/movm/parte07/movm703.asp|titolo = La motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare al comandante Domenico Baffigo sul sito della Marina Militare Italiana |accesso=26 novembre 2010}}</ref>.
La cobelligeranza comportò varie umiliazioni per la Regia Marina, ai cui equipaggi era stata comunicata la notizia che le navi sarebbero rimaste sotto comando italiano per evitare gesti estremi come l'autoaffondamento; in realtà le stesse intenzioni di [[Carlo Bergamini]] (comandante in capo delle Forze navali da battaglia) non furono mai chiarite, se volesse ottemperare agli ordini di Supermarina o compiere un'ultima azione di guerra. Dopo l'affondamento della nave da battaglia {{nave||Roma|nave da battaglia 1940|2}}, le unità che vennero distaccate dalla flotta per prestare soccorso ai naufraghi, in mancanza di ordini precisi, diressero verso le [[isole Baleari]]: un primo gruppo costituito dall'incrociatore ''[[Attilio Regolo (incrociatore)|Attilio Regolo]]'' e da tre cacciatorpediniere, venne internato a [[Minorca]] dalle autorità spagnole, mentre i comandanti delle tre torpediniere che formavano il secondo gruppo (tutte della [[classe Orsa]]), dopo essere arrivati a [[Maiorca]] decisero l'11 settembre o di autoaffondare le proprie navi (torpediniere ''[[Pegaso (torpediniera
Le torpediniere della [[classe Ciclone]] ''Ardito'', ''Ghibli'', ''Impavido'', ''Intrepido'', ''Impetuoso'' e ''Aliseo'' furono protagoniste di vicende che seguirono l'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|armistizio dell'8 settembre 1943]]. In particolare quest'ultimo, al comando del [[capitano di fregata]] [[Carlo Fecia di Cossato]], il 9 settembre 1943 fu protagonista presso [[Bastia]], nelle acque della [[Corsica]], di una clamorosa azione quando l'unità in uscita dal porto, invertita la rotta per prestare assistenza alla gemella ''Ardito'' attaccata da dieci unità tedesche e gravemente danneggiata<ref>''Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna'', Edizioni Ferni Ginevra 1974, Vol. XV Capitolo "La marina italiana di fronte all'8 settembre"</ref>, riuscì ad evitare la cattura affondandone sette (cinque motozattere e due cacciasommergibili) e danneggiandone altre tre<ref>{{cita web|url=http://www.wlb-stuttgart.de/seekrieg/43-09.htm | titolo = Seekrieg 1943 September|lingua=de|accesso=26 novembre 2010}}</ref><ref name="biellaclub">{{cita web|url=http://www.biellaclub.it/_cultura/personaggi/CarloFeciaDiCossato/carlo.htm|titolo = Carlo Fecia Di Cossato - Biellaclub
Nel [[Campagna del Dodecaneso|Dodecaneso italiano]] la Regia Marina ebbe un ruolo da protagonista nella resistenza offerta ai tedeschi, specialmente a [[Battaglia di Rodi (1943)|Rodi]] con [[Inigo Campioni]] e a [[Battaglia di Lero|Lero]] con [[Luigi Mascherpa]], quest'ultimo aiutato anche da un contingente inglese che comunque non riuscì ad impedire la cattura dell'isola e il successivo passaggio del Dodecaneso nelle mani della Wehrmacht (eccezion fatta per l'isola di [[Castelrosso (
=== La cobelligeranza ===
{{vedi anche|Marina Cobelligerante Italiana}}
Una volta arrivate a Malta, le navi vennero rese inoffensive con la presenza a bordo di [[picchetto (militare)|picchetti armati]] alleati ed il presidio delle stazioni radio di bordo e dei depositi munizioni<ref>Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna, Edizioni Ferni Ginevra 1974, Vol. XV, Capitolo "La marina italiana di fronte all'8 settembre"</ref>. Di fronte alla richiesta da parte del "[[Regno del Sud]]" di utilizzare le forze armate italiane, delle quali la marina costituiva la parte più integra, nelle operazioni militari contro i tedeschi, il comando alleato dispose l'utilizzazione delle unità leggere in operazioni di scorta ai convogli (cacciatorpediniere, torpediniere e corvette), e degli incrociatori in missioni di bombardamento contro le coste dell'Italia occupata, oltre che di crociere di vigilanza nell'Atlantico come esercitazione. Molto attiva fu invece [[Mariassalto]], che raccolse l'eredità della [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª Flottiglia MAS]], effettuando varie azioni di sabotaggio, tra le quali gli affondamenti della [[Aquila (portaerei)|portaerei ''Aquila'']] (notte del 19 aprile 1945 da parte di un gruppo di incursori, tra cui il sottotenente di vascello [[Nicola Conte (ufficiale)|Nicola Conte]]<ref>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storia/movm/parte07/Bio07/MOVM727b.asp|titolo=L'affondamento dell'Aquila sul sito della Marina Militare|accesso=15 dicembre 2010|urlmorto=sì}}</ref> e il sottocapo [[Evelino Marcolini]], nel porto di Genova<ref>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storia/movm/parte07/movm727.asp|titolo=Biografia di Marcolini sul sito della Marina Militare|accesso=15 dicembre 2010|urlmorto=sì}}</ref>) e dell'incrociatore ''Bolzano'' (operazione denominata "QWZ", nella notte del 21 giugno 1944 nel porto di La Spezia<ref name=anaimatt>{{cita web|url=http://www.anaim.it/attivita_mezzi.htm|titolo= Resoconto dell'attività di Mariassalto|accesso=15 dicembre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060506212116/http://www.anaim.it/attivita_mezzi.htm
Per quanto riguarda le navi da battaglia [[classe Littorio]], furono internate nei [[Laghi amari]], in [[Egitto]], fino al 1947. Sebbene ne fosse stato proposto l'impiego nella guerra in estremo oriente, l'idea venne scartata dall'ammiragliato inglese.
=== Il dopoguerra ===
{{vedi anche|Marina Militare (Italia)}}
[[File:RN Cristoforo Colombo.JPG|
Con la fine del conflitto e in seguito al [[Referendum istituzionale del 1946|referendum]] con cui in Italia veniva abolita la monarchia e proclamata la repubblica, la denominazione della forza armata cambiò in [[Marina Militare (Italia)|Marina Militare]]. Con la firma del [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|trattato di pace]] nel 1947, vennero poste serie limitazioni al numero e alla tipologia di naviglio e di armamenti utilizzabili dalla Marina, mentre un considerevole lotto di unità veniva ceduto alle potenze vincitrici in conto riparazione danni di guerra. Poche navi continuarono a prestare servizio e tra queste le due vecchie corazzate della
Delle navi cedute, un consistente lotto andò all'[[Unione Sovietica]] cui spettò la corazzata ''Giulio Cesare'', il veliero scuola ''[[Cristoforo Colombo (veliero)|Cristoforo Colombo]]'', l'incrociatore leggero ''[[Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (incrociatore)|Duca d'Aosta]]'', i cacciatorpediniere ''[[Camicia Nera (cacciatorpediniere)|Artigliere]]'' e ''[[Fuciliere (cacciatorpediniere 1937)|Fuciliere]]'', le torpediniere ''[[Ardimentoso (torpediniera)|Ardimentoso]]'', [[Classe Ciclone#Cessioni ad altre marine|''Animoso'' e ''Fortunale'']], i sommergibili ''[[
Altre navi andarono alla Grecia, alla Francia ed alla [[Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia|Jugoslavia]]. Le navi consegnate alla Francia erano contraddistinte dalla lettera iniziale del nome seguita da un numero: ''[[Eritrea (nave appoggio)|Eritrea]]'' '''E1''', ''[[Alfredo Oriani (cacciatorpediniere)|Oriani]]'' '''O3''', ''[[Attilio Regolo (incrociatore)|Regolo]]'' '''R4''', ''[[Scipione Africano (incrociatore)|Scipione Africano]]'' '''S7'''; per le navi consegnate a Jugoslavia e Regno di Grecia, la sigla numerica era preceduta rispettivamente dalle lettere '''Y''' e '''G''': l{{'}}''[[Eugenio di Savoia (incrociatore)|Eugenio di Savoia]]'' nell'imminenza della consegna alla Grecia ebbe la sigla '''G2'''. Stati Uniti e Regno Unito rinunciarono integralmente all'aliquota di naviglio loro assegnata, ma ne pretesero la demolizione<ref name = bagnasco>{{cita pubblicazione |cognome= Bagnasco|nome= Erminio|anno= 1988|titolo= La Marina Italiana. Quarant'anni in 250 immagini (1946-1987)|rivista= supplemento "Rivista Marittima"|issn= 0035-6984}}</ref>.
== Gradi della Regia Marina ==
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== Bibliografia ==
<!-- ORDINE ALFABETICO PER COGNOME, GRAZIE! -->
* {{cita libro|cognome=
* {{Cita libro|nome= Fabio|cognome= De Ninno|titolo=
* {{Cita libro|nome= Fabio|cognome= De Ninno|titolo=
* {{cita libro|cognome=Favre|nome=Franco |titolo=La
* {{cita libro|cognome=Gabriele|nome=Mariano|wkautore=Mariano Gabriele |titolo=Le convenzioni navali della Triplice
* {{cita libro|
* {{cita libro|autore=Paul G. Halpern|titolo=A Naval History of World War I|editore=Naval Institute Press|anno=1995|isbn=1-55750-352-4|cid=Halpern}}
* {{cita libro|cognome=Iachino|nome=Angelo |wkautore=Angelo Iachino |titolo=Il tramonto di una grande Marina | anno = 1961 |editore=Mondadori |città=Milano |cid=Iachino|isbn=no }}
* {{cita news|autore=Valeria Isacchini|url=http://blog.libero.it/wrnzla/commenti.php?msgid=11425277&id=11610|titolo=Il bulucbasci della Regia Marina |pubblicazione=[[Rivista marittima]]|data=novembre 2011|cid=Isacchini}}
* {{cita libro|cognome= Levi |nome=Aldo |titolo=Avvenimenti in Egeo dopo l'armistizio (Rodi, Lero e isole minori) |anno= 1993 |mese=gennaio|editore=Ufficio Storico della Marina Militare |città= Roma |cid=Levi 1993|isbn=no }}
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* {{cita libro|cognome=Rocca|nome=Gianni |wkautore=Gianni Rocca |titolo=Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina Italiana nella seconda guerra mondiale |anno= 1987 |editore=Rivista Marittima |città=Milano|cid=Rocca|isbn=978-88-04-43392-7 }}
* {{cita libro|cognome=Sadkovich|nome=James J. |titolo=La Marina Italiana nella seconda guerra mondiale |anno= 2006 |editore=Libreria Editrice Goriziana |città=Gorizia|cid=Sadkovich|isbn=88-86928-92-0}}
* {{cita libro|cognome= Ministero della Marina |titolo=Nozioni generali sulla Marina |anno= 1939 |mese=gennaio|editore=Ufficio Storico della Marina |città= Roma |isbn=no }}
* {{cita libro|cognome= Ufficio Collegamento Stampa del Ministero della Marina |titolo=Almanacco Navale 1943 - XXI |anno= 1943 |mese=gennaio|editore=Arti Grafiche Alfieri & Lacroix |città= Milano |isbn=no }}
== Voci correlate ==
* [[
* [[Naviglio militare italiano della prima guerra mondiale]]
* [[Naviglio militare italiano della seconda guerra mondiale]]
* [[
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
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* {{en}} [http://www.battleships-cruisers.co.uk/italian.htm Italian Navy] - dieci pagine di foto.
* [http://digilander.libero.it/planciacomando/ Regia Marina - plancia di comando] la Regia Marina attraverso la storia.
*
* [http://www.xmasgrupsom.com XMASGrupSom] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20200601024726/http://www.xmasgrupsom.com/ |data=1 giugno 2020 }} - l'Arma Subacquea nella seconda guerra mondiale - Gli Uomini i loro Battelli le loro Storie.
* [http://www.icsm.it/regiamarina/ www.icsm.it/regiamarina] - la Regia Marina nella Seconda Guerra Mondiale
{{Portale|guerra
{{vetrina|29|dicembre|2010|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Regia_Marina|guerra}}
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