Regia Marina: differenze tra le versioni

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{{Infobox unità militare
| Nome = Regia Marina
| Immagine = Emblem_of_the_Regia_Marina.svg
| Didascalia = Emblema della Regia Marina
| Categoria = marina militare
| Attiva = 17 marzo [[1861]]<ref>Secondo il ''Regolamento per la Regia Marina Militare'' del 16 gennaio [[1816]], il 10 ottobre 1713, quando [[Vittorio Amedeo II di Savoia]] prese possesso= della17 flotta delmarzo [[Regno di Sicilia1861]].</ref> - 18 giugno [[1946]]
| Nazione = {{ITA 1861-1946}}
| Servizio = [[Forza armata]]
| Tipo = [[Marina militare]]
| Descrizione_ruolo =
| Ruolo =
| Dimensione = 210.000 uomini (1940)<br />295.000 uomini (1943)<br />74.600 uomini (1945)
|Dimensione = 38.537 uomini, oltre a 267 mezzi navali di varie dimensioni ([[seconda guerra mondiale]])
| Struttura_di_comando = [[Forze armate italiane]]
|Parte_di =
| Descrizione_guarnigione = Comando[[Stato maggiore della Marina Militare|Stato SupremoMaggiore]]
| Guarnigione = [[Palazzo Marina]], [[Roma]]
| Descrizione_equipaggiamento =
| Equipaggiamento =
| Soprannome =
| Patrono = [[Santasanta Barbara]]
| Motto =
| Descrizione_colori =
| Colori =
| Marcia =
| Mascotte =
| Battaglie = [[Terza guerra d'indipendenza italiana]]
|Battaglie = [[Battaglia di Lissa]]<br />[[Battaglia di Kunfida]]<br />[[battaglia del canale d'Otranto (1917)|Battaglia del canale d'Otranto]]<br />[[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)#L'affondamento della corazzata Wien|Affondamento della corazzata Wien]]<br />[[Beffa di Buccari]]<br />[[Impresa di Premuda]]<br />[[Impresa di Pola]]<br />[[Seconda guerra mondiale]]:<li>[[Battaglia del Mediterraneo]]</li><li>[[Battaglia dell'Atlantico (1939-1945)|Battaglia dell'Atlantico]]</li>
* [[Battaglia di Lissa]]
|Anniversari =
[[Guerra italo-turca]]<br />[[Prima guerra mondiale]]:
|Decorazioni =
* [[Operazioni navali nel mare Adriatico (1914-1918)|Operazioni nel mare Adriatico]]
|Onori_di_battaglia =
* [[Battaglia del mar Mediterraneo (1914-1918)|Battaglia del mar Mediterraneo]]
|Reparti_dipendenti =
[[Guerra d'Etiopia]]<br />[[Guerra civile spagnola]]<br />[[Invasione italiana dell'Albania|Invasione dell'Albania]]<br />[[Seconda guerra mondiale]]
|Comandanti_degni_di_nota = [[Paolo Thaon di Revel]]<br />[[Benedetto Brin]]<br />[[Domenico Cavagnari]]<br />[[Inigo Campioni]]<br />[[Emanuele Campagnoli]]<br />[[Raffaele De Courten]]
* [[Battaglia del Mediterraneo]]
|Descrizione_simbolo = Bandiere
* [[Campagna dell'Africa Orientale italiana|Campagna dell'Africa Orientale]]
|Simbolo = <p>[[File:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|100px]]<br />Bandiera navale</p><p>[[File:Naval jack of Italy (1879-ca. 1900).svg|100x40px]] [[File:Naval jack of Italy (ca. 1900-1946).svg|100x40px]]<br />[[Bandiera di bompresso]]</p>
* [[Battaglia dell'Atlantico (1939-1945)|Battaglia dell'Atlantico]]
* [[Teatro del Mar Nero della seconda guerra mondiale|Teatro del Mar Nero]]
| Anniversari =
| Decorazioni =
| Onori_di_battaglia =
| Reparti_dipendenti =
| Comandanti_degni_di_nota = [[Paolo Thaon di Revel]]<br />[[Benedetto Brin]]<br />[[Luigi Amedeo di Savoia-Aosta]]<br />[[Domenico Cavagnari]]<br />[[Inigo Campioni]]<br />[[Emanuele Campagnoli]]<br />[[Raffaele de Courten]]
| Descrizione_simbolo = Bandiere
| Simbolo = <p>[[File:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|100px]]<br />Bandiera navale</p><p>[[File:Naval jack of Italy (1879-ca. 1900).svg|100x40px]] [[File:Naval jack of Italy (ca. 1900-1946).svg|100x40px]]<br />[[Bandiera di bompresso]]</p>
<p>[[File:Masthead pennant of the Kingdom of Italy.svg|200x80px]]<br />Fiamma (dal 1943)</p>
| Descrizione_simbolo2 = Stemma
| Simbolo2 = [[File:CoA Regia Marina.svg|100px]]<br />dal 25 aprile 1941<br />(soloesclusivamente sulla''de cartaiure'')<ref>{{Cita web|titolo=La bandiera|editore= Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/tradizioni/Pagine/LaBandiera.aspx|accesso=30 gennaio 2015}}</ref><ref>{{Cita web|titolo=Araldica militare su iagi.info|url=http://www.iagi.info/ARALDICA/militare/militare_06.html|accesso=2 gennaio 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090505153711/http://www.iagi.info/ARALDICA/militare/militare_06.html}}</ref>
| Descrizione_simbolo3 =
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| Altro =
| Note =
| Ref = ''fonti citate nel corpo del testo''
}}
La '''Regia Marina''' fu l'Armaarma navale del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] fino al 18 giugno [[1946]], quando, con la proclamazione della [[Repubblica ItalianaItalia|Repubblica]], assunse la nuova denominazione di [[Marina Militare (Italia)|Marina Militare]]<ref name=MMIdopoguerra>{{Cita web|titolo= La nostra storia - Dal dopoguerra agli anni '60|editore= Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/storianavale/Pagine/daldopoguerra.aspx|accesso= 30 gennaio 2015}}</ref>.
 
Con la [[Assedio di Gaeta (1860)|caduta di Gaeta]] il 15 febbraio [[1861]], la fine del [[Regno delle dueDue Sicilie]] sancì l'unione della [[Marina del Regno di Sardegna|Real Marina Sarda]] alla [[Real Marina del Regno delle Due Sicilie|Marina borbonica]], che contribuì al suo potenziamento<ref name="Favre13">{{cita|Favre|p. 13}}.</ref>. Il 17 marzo successivo, con la proclamazione del Regno da parte del Parlamento di Torino, nacque la ''Regia Marina'' e l'assertore più convinto della necessità per il Regno d'Italia di dotarsi di una forza navale potente che amalgamasse le competenze delle marine preunitarie, il conte [[Camillo Benso, conte di Cavour]] (allora [[PresidentiPresidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|Presidente del Consiglio]]), non mancò di ribadire il proprio impegno di fare ldell'Italia una nazione di spiccato carattere marittimo<ref name= MMInascitaregia/>:
 
{{Citazione|Voglio delle navi tali da servire in tutto il Mediterraneo, capaci di portare le più potenti artiglierie, di possedere la massima velocità, di contenere una grande quantità di combustibile […] consacrerò tutte le mie forze […] affinché l'organizzazione della nostra Marina Militare risponda alle esigenze del Paese<ref name="Favre13"/>|Camillo Benso Conte di Cavour}}
 
L'impegno di Cavour portò ad un notevole sviluppo della flotta, che si interruppe con la [[Battaglia di Lissa (1866)|battaglia di Lissa]]; perché la Regia Marina tornasse a dotarsi di navi moderne ci vollero dieci anni, con lo sviluppo della [[Classe Caio Duilio (nave da battaglia 1876)|classe Caio Duilio]]. Grazie ad ingegneri navali come Cuniberti e Masdea vennero prodotte classi di navi interessanti, ma sempre in numero limitato a causa delle necessità di bilancio del paese.
 
La [[guerra italo-turca]] fu il primo vero banco di prova per la nuova flotta, schierando in linea praticamente le stesse navi poi impegnate nella [[prima guerra mondiale]], durante la quale, tuttavia, non vi fu mai alcuna vera e propria "battaglia navale" con la flotta austro-ungarica.
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== Le origini ==
Con gli accordi del [[1815]] presi al [[Congresso di Vienna]], l'assetto dell'Europa dopo gli sconvolgimenti della [[rivoluzioneRivoluzione francese]] e delle conseguenti [[guerre napoleoniche]] era stato completamente ridisegnato, il [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]] era entrato in possesso di oltre 300&nbsp;km di costa ligure, lungo i quali iniziarono a svilupparsi gli interessi marittimi del regno<ref name="Favre13"/>.
La flotta fu affidata al [[barone]] [[Giorgio Des Geneys]], che ne curò il riordino e lo sviluppo, riscuotendo una prima vittoria a [[Tripoli]] (attuale Libia) il 25 settembre [[1825]], contro il signore della città Jussuf-Bey, in un'operazione mirata a scoraggiare i [[corsari barbareschi]] dall'effettuare scorrerie contro le coste del regno<ref name="Favre13"/>.
[[File:Tuminello, Lodovico (1824-1907) - Cavour.jpg|thumbminiatura|uprightverticale|Ritratto di Cavour precedente al 1861 ([[Lodovico Tuminello]])]]
 
Nel [[1850]], con [[primo ministro]] [[Massimo Dd'Azeglio]], fu approvata la decisione di dividere il Ministero della Marina da quello della Guerra, e unirlo a quello dell'Agricoltura e del Commercio, che includeva l'industria<ref>Regio Decreto dell'11 ottobre 1850. Fu questa una visione moderna per lo sviluppo del cosiddetto "Potere Marittimo" del Regno che anticipò concetti, sviluppati successivamente da Inghilterra e Stati Uniti, secondo i quali il "peso" sul mare è la somma di vari fattori che vanno dalla sua posizione geografica, alla forza, tipologia, e tecnologia della componente militare e di quella mercantile di uno stato, tenendo conto soprattutto degli interessi politico-economici che il paese sviluppa sul mare - {{cita|Favre|p. 13}}.</ref>.
 
A capo del nuovo [[dicastero]] fu nominato il [[conte]] [[Camillo Benso, conte di Cavour]]: {{Citazione|[…] che primo tra i Subalpini aveva divinato l'avvenire della nuova Italia dovesse risiedere nello sviluppo dell'Armata. Della Marina Italiana Cavour è stato il Colbert... ed in ogni cosa buona, efficace e grande compiuta dalla Marina d'Italia in questo mezzo secolo aleggia lo spirito positivo e platonico del Grande Conte, suo vero fondatore<ref>A. V. Vecchj, ''Storia generale della Marina Militare'', Tipografia di Raffaello Giusti, Livorno, 1895</ref>}}
[[File:Re galantuomo.jpg|thumbminiatura|leftsinistra|Il [[vascello]], poi trasformato in pirovascello, ''Re Galantuomo'' (ex ''Monarca'' della [[Real Marina del Regno delle Due Sicilie]])]]
 
Il 7 settembre [[1860]] [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] fece il suo ingresso a Napoli, e il 15 febbraio cadde Gaeta.
La Regia Marina nacque il 17 marzo [[1861]], segnando la fine della Marina borbonica, a seguito della proclamazione del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] da parte del parlamento di Torino<ref name= MMInascitaregia>{{Cita web|titolo=Nascita della Regia Marina |editore= Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/storianavale/Pagine/regia.aspx |accesso= 13 agosto 2011}}</ref>; l'unificazione delle Marine che la costituivano - [[Marina del Regno di Sardegna]], [[Real Marina del Regno delle Due Sicilie]], [[Marina dittatoriale siciliana]], [[Marina del Granducato di Toscana]] e [[Marina Pontificia]] - risaliva, invece, al 17 novembre 1860<ref name=MMInascitaregia/> (la [[Marina pontificia]] lo fu nel 1870). La squadra navale, che aveva inglobato anche uomini e navi della squadra [[Giuseppe Garibaldi|garibaldina]], ereditò la tradizione marinara delle due maggiori marine che avevano concorso a comporla, quella del [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]] e, soprattutto, quella del [[Regno delle Due Sicilie]] che era la marina militare più potente fra quelle pre-unitarie: dalla [[Real Marina del Regno delle Due Sicilie|marina borbonica]] provenne infatti gran parte dei mezzi, compreso l'unico [[vascello]] che fu mai in servizio con la Regia Marina, il pirovascello ''[[Re Galantuomo (pirovascello)|Re Galantuomo]]'', in precedenza il borbonico ''Monarca''<ref name=MMIReGalantuomo>{{Cita web|titolo=Pirovascello Re Galantuomo|editore= Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/PQRS/ReGalantuomo.aspx|accesso=30 gennaio 2015}}</ref>.
 
Per volontà dello stesso Cavour, dalla marina borbonica si ripresero le uniformi, i gradi e i regolamenti per la nuova Marina unitaria<ref>{{cita web|titolo=L'assedio di Gaeta|url=http://alges.it/shop/index.php?route=product/product&product_id=52|editore=Libreria Alges}}</ref>. All'atto dell'unità, la Regia Marina (che allora si chiamava "Armata Navale") disponeva di un buon numero di [[nave|navi]] sia a [[Vela (sistema di propulsione)|vela]] che a [[vapore]], ma l'eterogeneità delle componenti che la costituirono ne limitò inizialmente le capacità operative<ref name = MMInascitaregia/>. In effetti delle 80 navi, 58 erano a propulsione mista vela/vapore e 22 a vapore, ma comunque ada un numero rilevante di mezzi non corrispondeva una un'organicità di uomini e di tattiche di impiego<ref name=ANMIMonza>{{Cita web|titolo=La Regia Marina - dal 1861 al 1920|editore=ANMI Monza|url=http://www.anmimonza.it/doc/La_Regia_Marina.pdf|accesso=2 novembre 2010|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Le navi acquisite dalla nuova marina nellenegli ultimeultimi decadidecenni dell'[[XIX secolo|ottocentoOttocento]], pur non essendo particolarmente antiquate, risultavano comunque obsolete dal momento che le [[tattica militare|tattiche]] di guerra navale stavano rapidamente rivoluzionandosi in seguito all'introduzione dei cannoni a retrocarica e ad anima rigata, dei proiettili esplosivi e delle corazzature (la prima [[Nave da battaglia|nave corazzata]], la francese ''[[La Gloire]]'', frutto dei progetti di [[Henri Dupuy de Lôme]], venne infatti varata nel [[1858]]). Nel [[1862]] venne pertanto avviato dall'allora Ministro della Marina, ammiraglio [[Carlo Pellion di Persano|Persano]], un ambizioso programma di rinnovamento del costo di 2 miliardi di [[lira italiana|lire]] dell'epoca, basato esclusivamente sulla costruzione di nuove navi presso cantieri navali stranieri in quanto l'infrastruttura tecnologica del giovane Regno italiano e i suoi cantieri non erano in grado di costruire le moderne navi da guerra<ref name=fondazioneitaliani>{{Cita web|titolo=Appuntamento con la Storia. Le origini della Regia Marina|editore=Fondazione italiani.it|url= http://www.fondazioneitaliani.it/index.php/Appuntamento-con-la-Storia.-Le-origini-della-Regia-Marina.html|accesso=1º novembre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100723155524/http://www.fondazioneitaliani.it/index.php/Appuntamento-con-la-Storia.-Le-origini-della-Regia-Marina.html|dataarchivio=23 luglio 2010}}</ref>.
 
Questo piano di costruzioni ebbe anche degli aspetti particolarmente innovativi, come l'introduzione in squadra di un ariete corazzato a torri, l{{'}}''[[Affondatore]]'' ordinato presso la Millwall Iron Work and Shipbulding Company di [[Londra]]<ref name=MMIAffondatore>{{Cita web|titolo=Affondatore, ariete corazzato a torri del primo ordine|editore=Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ABCD/affondatore.aspx|accesso=31 gennaio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150421152017/http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ABCD/affondatore.aspx|dataarchivio=21 aprile 2015|urlmorto=sì}}</ref>, uno dei primi in assoluto a montare l'armamento principale in torri corazzate brandeggiabili anziché in batteria lungo la fiancata<ref name=fondazioneitaliani/>. Inoltre la struttura veniva riorganizzata, basandola su tre dipartimenti navali, [[Genova]], [[Napoli]] ed [[Ancona]], ed un moderno [[Arsenale militare marittimo didella La Spezia|Arsenale militare marittimo]] alla [[La Spezia|Spezia]]<ref name=MMInascitaregia/>. Per l'epoca della [[Terzaterza guerra di d'indipendenza italiana|terza guerra di indipendenza]] già 12 nuove corazzate erano entrate in servizio. Alcune tra esse, fregate corazzate di 2ª classe con scafo in legno e quindi minori esigenze tecnologiche, vennero costruite nei cantieri italiani, precisamente le navi ''Principe di Carignano'', ''Messina'', ''Roma'', ''Venezia'', ''Conte Verde''<ref name=MMInascitaregia/>; altre, come le fregate corazzate della [[classe Re d'Italia]] vennero costruite nel cantiere ''Webb'' di [[New York]]<ref name=MMIReDItalia>{{Cita web|titolo=Re d'Italia - Fregata corazzata di I rango ad elica|editore=Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/PQRS/re_italia.aspx|accesso=31 gennaio 2015}}</ref>, ma si trattava sempre di navi con lo scafo in legno cui veniva applicata una corazzatura a piastre di ferro; al cantiere Mediterranée - La Seyne in Francia venivano commissionate le quattro fregate corazzate della [[classe Regina Maria Pia]]<ref name=MMIMariaPia>{{Cita web|titolo=Regina Maria Pia - Pirofregata corazzata|editore=Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/PQRS/regina_maria_pia.aspx|accesso=31 gennaio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110610172523/http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/PQRS/regina_maria_pia.aspx|dataarchivio=10 giugno 2011|urlmorto=nno}}</ref> e le pirocorvette corazzate della [[classe Formidabile]], tutte con propulsione mista vela - vapore; sempre in Francia vennero costruite le cannoniere corazzate ''Palestro'' e ''Varese''<ref name=MMInascitaregia/>.
 
== I problemi della neonata Marina ==
Dal punto di vista tecnologico, per le nuove navi ordinate, si trattava comunque di navi con scheletro in legno ricoperte da una corazzatura a piastre e con cannoni ad avancarica, diversamente dalla nuova tendenza che si stava affermando con l'inglese [[Her Majesty's Ship|HMS]] ''[[HMS Warrior (1860)|Warrior]]'', costruita interamente in ferro, dotata di cannoni a retrocarica e motore a vapore con propulsione ad elica, una combinazione di fattori che rese immediatamente obsolete le navi esistenti<ref>{{cita web |url = http://www.hmswarrior.org/ship/origins.htm |titolo = HMS Warrior - the ship - Origins |lingua = en |accesso = 5 novembre 2010 |urlmorto = sì |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20100617033529/http://www.hmswarrior.org/ship/origins.htm |dataarchivio = 17 giugno 2010 }}</ref>.
[[File:Accademia.jpg|thumb|Una foto di un corso dell'[[Accademia Navale]] di [[Livorno]] risalente al 1890 circa]]
 
[[File:Accademia.jpg|miniatura|Una foto di un corso dell'Accademia navale di Livorno risalente al 1890 circa]]
Altri problemi attanagliavano però la giovane Regia Marina, nonostante la [[tradizione]] delle [[repubbliche marinare]] del [[medioevo]] e del [[rinascimento]], di fatto non c'era continuità tra queste e la nuova marina, a causa della mancanza di una lunga tradizione marinara militare della nuova classe dirigente piemontese, le cui origini si possono far piuttosto risalire all'inizio dell'Ottocento<ref name = MMInascitapiemonte>{{Cita web|titolo=La Marina del Regno di Sardegna dalla Restaurazione all'unità d'Italia (1814-1861)|editore=Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/storianavale/Pagine/sardegna.aspx|accesso=31 gennaio 2015}}</ref> dopo la caduta di [[Napoleone Bonaparte]] soprattutto per mano della [[Royal Navy|flotta britannica]], ma coadiuvata anche dalla [[Real Marina del Regno delle Due Sicilie|marina borbonica]].
 
Altri problemi attanagliavano però la giovane Regia Marina, nonostante la [[tradizione]] delle [[repubbliche marinare]] del [[Medioevo]] e del [[rinascimento]], di fatto non c'era continuità tra queste e la nuova marina, a causa della mancanza di una lunga tradizione marinara militare della nuova classe dirigente piemontese, le cui origini si possono far piuttosto risalire all'inizio dell'Ottocento<ref name = MMInascitapiemonte>{{Cita web|titolo=La Marina del Regno di Sardegna dalla Restaurazione all'unità d'Italia (1814-1861)|editore=Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/storianavale/Pagine/sardegna.aspx|accesso=31 gennaio 2015}}</ref> dopo la caduta di [[Napoleone Bonaparte]] soprattutto per mano della [[Royal Navy|flotta britannica]], ma coadiuvata anche dalla [[Real Marina del Regno delle Due Sicilie|marina borbonica]].
Inoltre le divisioni e le ostilità tra gli ufficiali provenienti dalle diverse marine, principalmente tra quelli provenienti dal Regno di Sardegna e quelli del Regno delle Due Sicilie erano decisamente deleterie per lo sviluppo della nuova arma<ref name=MMInascitaregia/>. L'omogeneizzazione delle diverse marine fu inoltre ostacolata dal fatto di aver mantenuto entrambe le precedenti scuole ufficiali (quella di Genova e quella di Napoli) piuttosto che unificarle in un'unica scuola<ref name=sullacrestadellonda>{{Cita web|titolo=La Caserma Santa Teresa a Genova: da Scuola di Marina a sede di reparti della Guardia di Finanza|editore=sullacrestadellonda.it|url=http://www.sullacrestadellonda.it/idrografico/scuolamarina.htm|accesso=5 novembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100123020041/http://www.sullacrestadellonda.it/idrografico/scuolamarina.htm|dataarchivio=23 gennaio 2010}}</ref>, fatto che contribuì a mantenere aperte le divisioni esistenti; il problema venne poi superato con l'istituzione dell'[[Accademia Navale|Accademia Navale di Livorno]], voluta dall'allora Ministro della Marina, l'ammiraglio [[Benedetto Brin]], ed inaugurata il 6 novembre [[1881]]<ref name=accademianavale>{{Cita web|titolo= Accademia Navale|editore= trofeoaccademianavale.eu |url= http://www.trofeoaccademianavale.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=55&Itemid=97&lang=it |accesso=5 novembre 2010}}</ref>.
 
Inoltre le divisioni e le ostilità tra gli ufficiali provenienti dalle diverse marine, principalmente tra quelli provenienti dal Regno di Sardegna e quelli del Regno delle Due Sicilie erano decisamente deleterie per lo sviluppo della nuova arma<ref name=MMInascitaregia/>. L'omogeneizzazione delle diverse marine fu inoltre ostacolata dal fatto di aver mantenuto entrambe le precedenti scuole ufficiali (quella di Genova e quella di Napoli) piuttosto che unificarle in un'unica scuola<ref name=sullacrestadellonda>{{Cita web|titolo=La Caserma Santa Teresa a Genova: da Scuola di Marina a sede di reparti della Guardia di Finanza|url=http://www.sullacrestadellonda.it/idrografico/scuolamarina.htm|accesso=5 novembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100123020041/http://www.sullacrestadellonda.it/idrografico/scuolamarina.htm}}</ref>, fatto che contribuì a mantenere aperte le divisioni esistenti; il problema venne poi superato con l'istituzione dell'[[Accademia navale]] di [[Livorno]], voluta dall'allora Ministro della Marina, l'ammiraglio [[Benedetto Brin]], ed inaugurata il 6 novembre [[1881]]<ref name=accademianavale>{{Cita web|titolo= Accademia Navale|url= http://www.trofeoaccademianavale.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=55&Itemid=97&lang=it |accesso=5 novembre 2010}}</ref>.
Il personale, che per la sua eterogeneità fu uno dei problemi della giovane Regia Marina, era principalmente formato da<ref>{{Cita web|titolo=L'Armata di mare, Gloria dei Borbone delle Due Sicilie|editore=realcasadiborbone.it|data=9 dicembre 2010|url=http://www.realcasadiborbone.it/ita/archiviostorico/marina_03.htm|accesso=5 novembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100613050200/http://www.realcasadiborbone.it/ita/archiviostorico/marina_03.htm|dataarchivio=13 giugno 2010}}</ref>:
 
Il personale, che per la sua eterogeneità fu uno dei problemi della giovane Regia Marina, era principalmente formato da<ref>{{Cita web|titolo=L'Armata di mare, Gloria dei Borbone delle Due Sicilie|data=9 dicembre 2010|url=http://www.realcasadiborbone.it/ita/archiviostorico/marina_03.htm|accesso=5 novembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100613050200/http://www.realcasadiborbone.it/ita/archiviostorico/marina_03.htm}}</ref>:
* equipaggi della [[Real Marina del Regno delle Due Sicilie|Real Marina del Regno delle Due Sicilie - ''Armata di Mare'']], vale a dire campani, abruzzesi, lucani, pugliesi, calabresi e siciliani.
* equipaggi della [[Regia Marina Sardadel Regno di Sardegna|Marina sarda]], cioè sardi, liguri e piemontesi più toscani, emiliani e romagnoli aggiuntisi dopo i plebisciti della primavera del 1860.
* equipaggi di parte della [[Marina pontificia]], prevalentemente marchigiani, arruolati dopo l'[[StoriaAssedio di Ancona#Ancona nel Risorgimento(1860)|assedio di Ancona del 1860]], che permise l'annessione di Marche ed Umbria.
* equipaggi che avevano prestato servizio presso le formazioni garibaldine (in molte fonti vengono denominati come "personale della [[Marina garibaldina|Marina ''siciliana'' o ''garibaldina'']]"), provenienti da tutte le parti della penisola ed incorporati dopo la fine della campagna.
 
== Da Lissa al primo conflitto mondiale ==
=== La battaglia di Lissa ===
{{Vedi anche|battaglia di Lissa (1866)}}
Il "battesimo del fuoco" della neonata Arma avvenne nella [[Battaglia di Lissa (1866)|battaglia di Lissa]], combattuta presso l'[[IsolaLissa di Lissa(isola)|omonima isola]] del [[Mare Adriatico]], nell'ambito della [[Terza guerra di indipendenza italiana|terza guerra di d'indipendenza]] del [[1866]], che vide contrapposta l'Italia all'[[Impero austriaco]]. L'allora ministro della Marina [[Agostino Depretis]] elaborò un piano che prevedeva il bombardamento ed il successivo sbarco di un corpo d'occupazione a Lissa, sede di una base navale austriaca. Comandante della flotta era l'Ammiraglio conte [[Carlo Pellion di Persano]]<ref name="Favre14">{{cita|Favre|p. 14}}.</ref>.
 
[[File:Re d'Italia.jpg|thumb|left|upright=1.4|La [[Regia Nave|RN]] ''[[Re di Portogallo (corazzata)|Re di Portogallo]]'' del tutto identica al ''[[Re d'Italia (corazzata)|Re d'Italia]]''.]]
[[File:Re d'Italia.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.4|La ''[[Re di Portogallo (corazzata)|Re di Portogallo]]'' del tutto identica al ''Re d'Italia'']]
 
Il 16 luglio 1866 le unità italiane, suddivise in tre squadre partirono da [[Porto di Ancona|Ancona]] e due giorni dopo, iniziarono le operazioni contro l'isola. La flotta austriaca guidata dall'ammiraglio [[Wilhelm von Tegetthoff]], il quale disponeva di forze inferiori a quelle italiane, partì da [[Pola]] per contrastare la forza marittima italiana<ref name="Favre14"/>.
[[File:Die Seeschlacht bei Lissa.jpg|thumb|upright=1.4|Il ''[[Re d'Italia (corazzata)|Re d'Italia]]'' affonda dopo essere stato speronato dalla [[SMS Ferdinand Max|SMS ''Ferdinand Max'']], nave ammiraglia di [[Wilhelm von Tegetthoff|Tegetthoff]] ]]
Il 20 luglio, le formazioni si avvistarono e Persano ordinò di sospendere le operazioni di sbarco a Lissa per riunire la flotta e ingaggiare la battaglia. In quella che fu l'ultima grande battaglia marittima nella quale si svolsero azioni di speronamento, la flotta austriaca inflisse una dura sconfitta a quella italiana, principalmente a causa degli errori commessi dal comandante italiano e delle incomprensioni tra lui ed i suoi sottoposti<ref name="Favre14"/>, [[Giovanni Vacca (ammiraglio)|Vacca]] e [[Giovan Battista Albini|Albini]]. Per quanto riguarda l'Albini, ad esempio, l'unica cannonata sparata dalle sue navi a Lissa fu per richiamare il ''Governolo'' e il ''Principe Umberto'' che, contravvenendo agli ordini ricevuti, si stavano recando a dare manforte a Persano. La sconfitta costò la perdita delle due navi [[Nave da battaglia|corazzate]] ''[[Re d'Italia (corazzata)|Re d'Italia]]'' (pirofregata) e ''Palestro'' (pirocorvetta), e ben 640 uomini. Si narra che, dopo la vittoria, l'ammiraglio austriaco dedicò uno sprezzante commento agli sconfitti, del quale esistono diverse versioni leggermente differenti, una delle quali recita: «Uomini di ferro su navi di legno avevano sconfitto uomini di legno su navi di ferro»<ref name = pmveneto>{{Cita web|titolo=Uomini di legno|editore=Press News Veneto|url=http://www.pnveneto.org/2010/07/uomini-di-legno/|accesso=25 novembre 2010}}</ref>.
 
[[File:Soerensen Seeschlacht bei Lissa 1866 Rammstoss.jpg|miniatura|upright=1.4|Il ''Re d'Italia'' affonda dopo essere stato speronato dalla {{nave|SMS|Ferdinand Max||6}}, nave ammiraglia di [[Wilhelm von Tegetthoff|Tegetthoff]] ]]
A questa sconfitta viene tradizionalmente fatto risalire l'uso del fazzoletto nero dal doppio nodo che i [[marinaio|marinai]] italiani indossano ancora al giorno d'oggi come parte della propria [[uniforme]], come simbolo del lutto per l'esito di tale battaglia. In realtà sia nella Real Marina del Regno delle Due Sicilie che nella Regia Marina Sarda era d'uso il fiocco nero<ref name=FioccoNero>Sebbene l'uso del fazzoletto nero come segno di lutto per Lissa sia riportato tra gli altri dallo stesso {{Cita web |url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/storianavale/Pagine/dalissa.aspx|titolo=Sito della Marina Militare (Storia - Da Lissa alla prima guerra mondiale)}} è documentato come fazzoletti neri fossero impiegati dalle marine preunitarie. Si veda ad esempio, Antonio Zezon, ''Tipi Militari dei differenti Corpi che compongono il Real Esercito e l'Armata di Mare di S. M. il Re del Regno delle Due Sicilie per Antonio Zezon'', Napoli [[1850]], volume d'epoca con tavole a colori sulle uniformi dei Corpi che componevano il Reale Esercito e l'[[Real Marina del Regno delle Due Sicilie|Armata di Mare]]</ref>.
 
[[File:Quinto Cenni - Uniformi della Marina.jpg|left|upright=1.4|miniatura|Tavola del pittore [[Quinto Cenni]] con le divise della Regia Marina nel 1873]]
Il 20 luglio, le formazioni si avvistarono e Persano ordinò di sospendere le operazioni di sbarco a Lissa per riunire la flotta e ingaggiare la battaglia. In quella che fu l'ultima grande battaglia marittima nella quale si svolsero azioni di speronamento, la flotta austriaca inflisse una dura sconfitta a quella italiana, principalmente a causa degli errori commessi dal comandante italiano e delle incomprensioni tra lui e i suoi sottoposti<ref name="Favre14"/>, [[Giovanni Vacca (ammiraglio)|Vacca]] e [[Giovan Battista Albini|Albini]]. Per quanto riguarda l'Albini, ad esempio, l'unica cannonata sparata dalle sue navi a Lissa fu per richiamare il ''Governolo'' e il ''Principe Umberto'' che, contravvenendo agli ordini ricevuti, si stavano recando a dare manforte a Persano. La sconfitta costò la perdita delle due pirofregate corazzate ''[[Re d'Italia (pirofregata)|Re d'Italia]]'', ''Palestro'' (in realtà una pirocorvetta) e ben 640 uomini. Una leggenda vuole che, dopo la vittoria, l'ammiraglio austriaco dedicasse uno sprezzante commento agli sconfitti, del quale esistono diverse versioni leggermente differenti, una delle quali recita: «Uomini di ferro su navi di legno avevano sconfitto uomini di legno su navi di ferro». In realtà, entrambe le flotte disponevano [[Ordine di battaglia della battaglia di Lissa|sia di vascelli lignei che di navi corazzate]].
Lissa fu un disastro per la Regia Marina e per l'intero Paese anche perché seguiva di pochi giorni la [[Battaglia di Custoza (1866)|sconfitta subita dall'esercito a Custoza]]<ref name="Favre14"/>. Alla sconfitta così pesante, si aggiunsero ben presto le restrizioni economiche nel bilancio, dovute alla crisi economica che aveva colpito il paese:
 
Il discredito della Marina e le condizioni di depressione morale, la triste situazione finanziaria del Paese dopo la campagna del 1866, che imponevano grandi economie, implicavano il grave pericolo che rimanesse incompresa la necessità del potere marittimo; il fatto che la Marina italiana nel 1866 aveva mancato ad un compito offensivo non costituiva un insegnamento capace di far emergere come essa tuttavia fosse indispensabile quale mezzo di difesa, data la nostra posizione geografica, l'estensione e la vulnerabilità del litorale<ref>{{Cita libro|autore=Romeo Bernotti|titolo=Il potere marittimo nella Grande Guerra|editore=Raffaello Giusti editore|città=Livorno|anno=1920|p=81}}</ref>.
A questa sconfitta viene tradizionalmente fatto risalire l'uso del fazzoletto nero dal doppio nodo che i [[marinaio|marinai]] italiani indossano ancora al giorno d'oggi come parte della propria uniforme, come simbolo del lutto per l'esito di tale battaglia. In realtà sia nella Real Marina del Regno delle Due Sicilie che nella Regia Marina Sarda era d'uso il fiocco nero<ref name=FioccoNero>Sebbene l'uso del fazzoletto nero come segno di lutto per Lissa sia riportato tra gli altri dallo stesso {{Cita web |url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/storianavale/Pagine/dalissa.aspx|titolo=Sito della Marina Militare (Storia - Da Lissa alla prima guerra mondiale)}} è documentato come fazzoletti neri fossero impiegati dalle marine preunitarie. Si veda ad esempio, Antonio Zezon, ''Tipi Militari dei differenti Corpi che compongono il Real Esercito e l'Armata di Mare di S. M. il Re del Regno delle Due Sicilie per Antonio Zezon'', Napoli [[1850]], volume d'epoca con tavole a colori sulle uniformi dei Corpi che componevano il Reale Esercito e l'[[Real Marina del Regno delle Due Sicilie|Armata di Mare]]</ref>.
 
[[File:Quinto Cenni - Uniformi della Marina.jpg|sinistra|upright=1.4|miniatura|Tavola del pittore [[Quinto Cenni]] con le divise della Regia Marina nel 1873]]
 
Lissa fu un disastro per la Regia Marina e per l'intero Paese anche perché seguiva di pochi giorni la [[Battaglia di Custoza (1866)|sconfitta subita dall'esercito a Custoza]]<ref name="Favre14"/>. Alla sconfitta così pesante, si aggiunsero ben presto le restrizioni economiche nel bilancio, dovute alla crisi economica che aveva colpito il paese: il discredito della Marina e le condizioni di depressione morale, la triste situazione finanziaria del Paese dopo la campagna del 1866, che imponevano grandi economie, implicavano il grave pericolo che rimanesse incompresa la necessità del potere marittimo; il fatto che la Marina italiana nel 1866 aveva mancato ad un compito offensivo non costituiva un insegnamento capace di far emergere come essa tuttavia fosse indispensabile quale mezzo di difesa, data la nostra posizione geografica, l'estensione e la vulnerabilità del litorale<ref>{{Cita libro|autore=Romeo Bernotti|titolo=Il potere marittimo nella Grande Guerra|editore=Raffaello Giusti editore|città=Livorno|anno=1920|p=81}}</ref>.
 
Il periodo negativo durò ancora un decennio circa; solo dal [[1877]] con [[Benedetto Brin]] ministro, vi fu una costante crescita degli stanziamenti che nel 1890 consentì all'Italia di entrare nel novero delle potenze marittime, arrivando a ricoprire il terzo posto tra le maggiori flotte mondiali<ref>Francesco Crispi, "Per la difesa marittima", in ''Rivista Marittima'', Roma, luglio 1900, p. 202</ref>.
La Regia Marina si dotò, infatti, di nuove e moderne corazzate ed avviò l'ammodernamento della propria flotta. Tra queste, le due navi della [[Classe Caio Duilio (nave da battaglia 1876)|classe Caio Duilio]] che con i loro cannoni da 450&nbsp;mm potevano distruggere qualunque nave esistente pur non essendo dotate di una corazzatura proporzionata al loro potere offensivo; fatto importante dal punto di vista strategico, le due navi della classe potevano affrontare da sole l'intera squadra navale francese dell'epoca, principale rivale dell'Italia nel Mediterraneo<ref name = MMIDuilio>{{Cita web|titolo=Caio Duilio - Corazzata|editore= Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ABCD/caio_duilio.aspx|accesso=31 gennaio 2015}}</ref>. Inoltre la successiva [[Classe Italia (nave da battaglia)|classe Italia]], che rispetto alla classe precedente aveva l'armamento non in torre ma in [[barbetta]], con una corazzatura ancora più ridotta e la cui protezione passiva era costituita da una fitta [[compartimentazione]] interna, oltre ada una grande autonomia<ref name=MMIItalia>{{Cita web|titolo =Italia - Corazzata|editore= Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/EFGHI/italia.aspx|accesso=31 gennaio 2015}}</ref>; altro aspetto notevole della classe Italia era la sua capacità di imbarcare nei suoi grandi volumi interni un elevato numero di soldati, rendendola di fatto l'antesignana di una nave da sbarco e quindi con capacità di proiezione strategica. Un unico aspetto in apparente contrasto con la politica di rafforzamento di Brin fu l'eliminazione nel 1878 della ''Fanteria Real Marina'', gli avi dell'attuale [[1º Reggimento "San Marco"|Reggimento San Marco]]<ref name=sanmarcolibia/>. Dal punto di vista strategico la Regia Marina si rivolse soprattutto al teatro occidentale, in vista di una possibile guerra difensiva con la Francia<ref>{{cita libro|autore=Mariano Gabriele|titolo=Lep. convenzioni navali della Triplice|editore=Ufficio Storico della Marina Militare|città=Roma|anno=1969|p=17}}.</ref>.
 
[[File:Ritratto di S.A.R. Umberto di Savoia (0).png|miniatura|Un giovane [[Umberto I di Savoia|Umberto I]] ritratto in uniforme da ammiraglio della Regia Marina. Re Umberto fu un acceso sostenitore dell'aumento degli stanziamenti per la Marina e della scelta politico-strategica di [[Simone Pacoret de Saint-Bon|Simone de Saint-Bon]] e [[Benedetto Brin]] a favore delle grandi navi da battaglia.]]
 
=== I progettisti navali ===
[[File:Vittoriocuniberti001.jpg|thumbminiatura|uprightverticale|[[Vittorio Cuniberti]].]]
 
In questo periodo la Regia Marina vide crescere un gruppo di progettisti molto preparati, che furono gli artefici della realizzazione delle classi di corazzate ed incrociatori che riportarono la cantieristica navale italiana ai vertici nello scenario mondiale fino alla [[prima guerra mondiale]]; tra essi, oltre all'eclettico [[Benedetto Brin]], generale del [[genio navale]] oltre che politico, [[Edoardo Masdea]] e soprattutto [[Vittorio Cuniberti]] che fu il teorizzatore della nave da battaglia monocalibro, della quale articolò per primo il concetto di una nave da battaglia armata solo di cannoni di grande calibro nel [[1903]]. Quando la Regia Marina non perseguì la sua idea per questioni economiche e di volontà politica, Cuniberti scrisse un articolo intitolato ''An Ideal Battleship for the British Fleet'' (una nave da battaglia ideale per la flotta britannica) per ''[[Jane's Fighting Ships]]'' propagandando il suo concetto<ref>Vittorio Cuniberti, "An Ideal Battleship for the British Fleet", ''All The World's Fighting Ships'', 1903, pp. 407–409.</ref>. Questo, che fu al centro di molte e animate discussioni tecniche su scala mondiale, verrà però realizzato dalla Royal Navy con la sua HMS ''[[HMS Dreadnought (1906)|Dreadnought]]'' che precederà di pochissimo la statunitense [[classe South Carolina]]<ref name = milhist>{{cita web|url=http://militaryhistory.about.com/od/civilwar/p/cwturningpts.htm|titolo= World War I: HMS Dreadnought|editore= militaryhistory.com|accesso= 9 novembre 2010}}</ref>. L'idea di Cuniberti avrebbe così radicalmente rivoluzionato il concetto di nave da battaglia e di strategia navale per il dominio dei mari, con una accelerazione che avrebbe visto la fine solo con l'avvento della [[portaerei]] al centro di un gruppo da battaglia durante la [[seconda guerra mondiale]]<ref name = milhist/>.
In questo periodo la Regia Marina vide crescere un gruppo di progettisti molto preparati, che furono gli artefici della realizzazione delle classi di corazzate ed incrociatori che riportarono la cantieristica navale italiana ai vertici nello scenario mondiale fino alla [[prima guerra mondiale]]; tra essi, oltre all'eclettico [[Benedetto Brin]], generale del [[Corpo del genio navale]] oltre che politico, [[Edoardo Masdea]] e soprattutto [[Vittorio Cuniberti]] che fu il teorizzatore della nave da battaglia monocalibro, della quale articolò per primo il concetto di una nave da battaglia armata solo di cannoni di grande calibro nel [[1903]]. Quando la Regia Marina non perseguì la sua idea per questioni economiche e di volontà politica, Cuniberti scrisse un articolo intitolato ''An Ideal Battleship for the British Fleet'' (una nave da battaglia ideale per la flotta britannica) per ''[[Jane's Fighting Ships]]'' propagandando il suo concetto<ref>Vittorio Cuniberti, "An Ideal Battleship for the British Fleet", ''All The World's Fighting Ships'', 1903, pp. 407–409.</ref>. Questo, che fu al centro di molte e animate discussioni tecniche su scala mondiale, verrà però realizzato dalla Royal Navy con la sua HMS ''[[HMS Dreadnought (1906)|Dreadnought]]'' che precederà di pochissimo la statunitense [[classe South Carolina]]<ref name = milhist>{{cita web|url= http://militaryhistory.about.com/od/civilwar/p/cwturningpts.htm|titolo= World War I: HMS Dreadnought|editore= militaryhistory.com|accesso= 9 novembre 2010|dataarchivio= 12 gennaio 2011|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20110112124611/http://militaryhistory.about.com/od/civilwar/p/cwturningpts.htm|urlmorto= sì}}</ref>. L'idea di Cuniberti avrebbe così radicalmente rivoluzionato il concetto di nave da battaglia e di strategia navale per il dominio dei mari, con un'accelerazione che avrebbe visto la fine solo con l'avvento della [[portaerei]] al centro di un gruppo da battaglia durante la [[seconda guerra mondiale]]<ref name = milhist/>.
 
=== Le sperimentazioni ===
Negli anni a cavallo della fine del [[XIX secolo]] e l'inizio del XX alcune sperimentazioni vennero svolte a bordo di navi della Regia Marina, ad opera di [[Guglielmo Marconi]]. In particolare l'incrociatore ''[[Classe Vettor Pisani (incrociatore)#Carlo Alberto|Carlo Alberto]]'', della [[classe Vettor Pisani (incrociatore)|classe Vettor Pisani]] venne attrezzato per compiere esperimenti di radiocomunicazione a lunga distanza<ref>{{cita web|url= http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/parte04/Navi0414-01.asp|titolo= Scheda della nave ''Carlo Alberto'' sul sito della Marina Militare italiana |accesso= 2 dicembre 2010}}</ref>. In particolare, nel 1902 venne dotato di un sistema di antenne disteso tra i due alberi che venne utilizzato per trasmissioni a lunga distanza, sulla tratta tra [[Ferrol]] e [[Poldhu]]<ref name=radiomarconi>{{cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/popovmarconi.html|titolo=La controversia Popov - Marconi|accesso=2 dicembre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110605142745/http://www.radiomarconi.com/marconi/popovmarconi.html|urlmorto=sì}}</ref>; all'epoca la nave era al comando del contrammiraglio [[Carlo Mirabello]], ed il tenente di vascello [[Luigi Solari]] coadiuvò Marconi negli esperimenti; lo stesso Solari venne intervistato dal [[il Resto del Carlino]] il 21 gennaio 1903 riguardo al successo delle trasmissioni e alla preparazione tecnica di Marconi<ref name=radiomarconi/>.
 
=== La convenzione navale del 1900 e i problemi nell'Alleanza ===
Con il [[trattato di Campoformio]] del 17 ottobre [[1797]], Venezia, l'[[Istria]] e la [[Dalmazia]] erano passate sotto l'Austria che, grazie a questi possedimenti, cominciò ad esercitare la propria influenza, quasi indisturbata, sul [[mare Adriatico]]. Successivamente a favore del Regno d'Italia ci fu l'annessione di Venezia del 1866, che sembrò riequilibrare in parte le cose, anche se l'Impero continuava a possedere l'importante [[porto di Trieste]] che, dopo l'apertura del [[canale di Suez]], aveva acquisito a pieno titolo la funzione di porta principale tra Oriente ed Occidente<ref>{{cita|Favre|p. 16}}.</ref>.
[[File:Italian siege of Tobruk.jpg|thumb|left|upright=1.4|Ottobre 1911, navi italiane si dirigono verso [[Tobruk]]. L'unità capofila è una nave da battaglia [[classe Regina Elena]].]]
 
[[File:Italian siege of Tobruk.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.4|Ottobre 1911, navi italiane si dirigono verso [[Tobruch]]. L'unità capofila è una nave da battaglia [[classe Regina Elena]].]]
L'egemonia austriaca nell'Adriatico però non vacillò, e per i successivi 38 anni, sembrò che l'Italia si fosse disinteressata dell'Adriatico, mentre l'Austria poteva indisturbata cercare di sopraffare il sentimento di italianità nei territori ad essa soggetti<ref>Vico Mantegazza, ''Il Mediterraneo e il suo equilibrio'', f.lli Treves editori, Milano, 1914, pp. 184-185</ref>. Forse per non accrescere l'attrito le navi della Marina italiana si astennero dal mostrare la bandiera nell'Adriatico, il dominio austriaco sembrava definitivo, ma verso la fine del XIX secolo, questo periodo di "disinteresse" verso il [[Golfo di Venezia]] non fu l'unico problema per la Marina del [[Governo Crispi II|Governo Crispi]]. Un forte disavanzo nel bilancio dello Stato diminuì fortemente i fondi destinati alle Forze Armate e anche la Marina risentì particolarmente di questo calo nei finanziamenti<ref name="Favre17">{{cita|Favre|p. 17}}.</ref>.
 
Negli anni seguenti, parallelamente alla crescita delle altre marine, la Marina italiana scese dal terzo al settimo posto tra le potenze marittime, e per la sua sicurezza non poteva fare affidamento nemmeno sugli alleati, in quanto fino al 1900 non esistevano piani navali nell'ambito della [[Triplice alleanza (1882)|Triplice Alleanza]] che stabilissero una risposta congiunta ad un eventuale attacco francese<ref name="Favre17"/>.
L'egemonia austriaca nell'Adriatico però non vacillò, e per i successivi 38 anni, sembrò che l'Italia si fosse disinteressata dell'Adriatico, mentre l'Austria poteva indisturbata cercare di sopraffare il sentimento di italianità nei territori ad essa soggetti<ref>Vico Mantegazza, ''Il Mediterraneo e il suo equilibrio'', f.lli Treves editori, Milano, 1914, pp. 184-185.</ref>. Forse per non accrescere l'attrito le navi della Marina italiana si astennero dal mostrare la bandiera nell'Adriatico, il dominio austriaco sembrava definitivo, ma verso la fine del XIX secolo, questo periodo di "disinteresse" verso il [[Golfo di Venezia]] non fu l'unico problema per la Marina del [[Governo Crispi II|Governo Crispi]]. Un forte disavanzo nel bilancio dello Stato diminuì fortemente i fondi destinati alle Forze Armate e anche la Marina risentì particolarmente di questo calo nei finanziamenti<ref name="Favre17">{{cita|Favre|p. 17}}.</ref>. Negli anni seguenti, parallelamente alla crescita delle altre marine, la Marina italiana scese dal terzo al settimo posto tra le potenze marittime, e per la sua sicurezza non poteva fare affidamento nemmeno sugli alleati, in quanto fino al 1900 non esistevano piani navali nell'ambito della [[Triplice alleanza (1882)|Triplice Alleanza]] che stabilissero una risposta congiunta ad un eventuale attacco francese<ref name="Favre17"/>.
 
Così, dal 5 novembre al 5 dicembre [[1900]] ebbe luogo una serie di incontri atti a regolamentare l'eventualità di una guerra navale, al termine dei quali fu deciso che la flotta italiana in caso di conflitto, avrebbe dovuto assumersi la difesa di tutto il Mediterraneo ad eccezione dell'Adriatico, affidato alla flotta austriaca, mentre la Germania sarebbe rimasta a difendere i suoi interessi nel [[Mare del Nord]]. In sintesi, l'Austria non si sarebbe allontanata dal suo "bacino". Se i risultati militari non procedevano a dovere, i rapporti politici non andavano meglio tra i paesi dell'Alleanza. Ad inizio del secolo, mentre i rapporti con la Francia andavano migliorando, quelli con l'Austria tornavano a diventare ostili, e la Triplice Alleanza iniziò a mostrare segni di cedimento, proprio quando subì un altro colpo con l'occupazione italiana della [[Tripolitania]] e della [[Cirenaica]]<ref name="Favre17"/>.
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=== La guerra italo-turca ===
{{vedi anche|Guerra italo-turca}}
[[File:Rnlibia.JPG|thumbminiatura|upright=1.4|La RNL'esploratore ''[[Libia (esploratore)|Libia]]''.]]
 
Durante il conflitto la Regia Marina fu pesantemente impegnata, sia per appoggiare le operazioni a terra che per contrastare le operazionimanovre della flotta turca, che comunque non era molto consistente. La squadra navale italiana dell'[[ammiraglio]] [[Raffaele Borea-Ricci]] il 30 settembre si presentò davanti al porto di [[Tripoli]], il 2 ottobre iniziarono i bombardamenti e il 5 un contingente di Fanteria di Marina comandato dal [[capitano di vascello]] [[Umberto Cagni di Bu Meliana]] occupò la città<ref name =sanmarcolibia>{{cita web|url=http://www.btgsanmarco.it/storiadelsanmarco/gcinaelibia.htm|titolo=Risorgimento e San Marco in Cina e Libia|accesso=6 novembre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120317140431/http://www.btgsanmarco.it/storiadelsanmarco/gcinaelibia.htm|dataarchivio=17 marzo 2012}}</ref>; successivamente nel mese di ottobre furono occupate dalla Fanteria di Marina in ordine [[TobrukTobruch]] (il 4), [[Derna (Libia)|Derna]] (il 19), [[Bengasi]] (il 20), [[Homs (Libia)|Homs]] (il 21)<ref name =sanmarcolibia/> e [[Zuara]], mentre la Marina fu utilizzata nuovamente per occupare le isole di [[Rodi]] e il [[Dodecaneso]], anch'esse sotto dominio ottomano<ref name="Favre17"/>. Nel teatro dell'Egeo infatti una consistente forza navale operò in modo da impedire qualunque movimento turco in mare, bombardando il 19 aprile 1912 i forti dei [[Dardanelli]]<ref name=dodecaneso>{{cita web|url=http://www.dodecaneso.org/1912.htm|titolo=La guerra italo-turca|accesso=21 ottobre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110521125444/http://www.dodecaneso.org/1912.htm|urlmorto=sì}}</ref> con le unità da battaglia come le corazzate [[classe Regina Margherita]] e gli incrociatori corazzati [[Classe Pisa (incrociatore)|classe Pisa]] e [[Classeclasse Giuseppe Garibaldi (incrociatore)|Garibaldi]], mentre reparti da sbarco occupavano le isole [[Sporadi meridionaliMeridionali]]<ref name=cristini>{{cita web|url= http://www.pietrocristini.com/schede_tecniche_navi_italiane.htm|titolo=Schede tecniche delle navi italiane da pietrocristini.com, tratte da ''The Yacth Digest''|accesso=25 ottobre 2010}}</ref>.
 
Un secondario teatro di operazioni fu la costa [[Libano|libanese]], dove gli incrociatori corazzati ''[[Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1899)|Garibaldi]]'' e ''[[Francesco Ferruccio (incrociatore)|Ferruccio]]'', comandati dal contrammiraglio [[Paolo Thaon di Revel]], il 24 febbraio 1912, in un'azione congiunta affondarono la vecchia cannoniera turca ''[[Avnillah]]'' e la torpediniera ''Angora'' nel porto di [[Beirut]]. Nel [[Mar Rosso]], la [[battaglia di Kunfida]] del 7 gennaio 1912 vide una flottiglia italiana composta da un incrociatore e due cacciatorpediniere prevalere su sette cannoniere (tutte affondate) ed uno yacht armato turchi. Infine il 18 luglio 1912 una squadriglia di torpediniere comandata dal capitano di vascello [[Enrico Millo]] tentò il forzamento dello stretto dei Dardanelli, ma l'azione venne abortita dopo che una torpediniera si incagliò e venne recuperata dopo varie ore, sotto il tiro dei cannoni turchi; perduto l'effetto sorpresa e non potendo concludere l'operazione col favore dell'oscurità, la squadriglia invertì la rotta senza perdite. La Marina in questo modo riuscì dopo Lissa ad avere successo in un'altra importante campagna militare<ref name=wreckship>{{cita web|url=http://www.wrecksite.eu/wreck.aspx?135035#113841|titolo= Avnillah|sito=wreckship.eu|accesso=6 novembre 2010}}</ref>.
 
=== La convenzione navale del 1913 ===
Fin dal [[1900]] le finanze dello Stato italiano avevano ricominciato a migliorare e lo stesso bilancio della Marina si attestò su buoni livelli. Il 1º aprile [[1913]] il [[viceammiraglio]] [[Paolo Thaon di Revel]] assunse l'incarico di [[Capo di Statostato Maggioremaggiore della Marina Militare|capo di Statostato Maggioremaggiore della Regia Marina]]<ref>{{cita|Favre|p. 18}}.</ref>, incarico delicato in un periodo di rapide evoluzioni tecnologiche e incertezze politiche nello Stato e nelle stesse Forzeforze Armatearmate. L'ammiraglio fu molto critico fin dall'inizio nei rapporti che legavano l'Italia alle [[Imperi centrali|potenze centrali]] che riteneva insufficienti a garantire un successo in caso di conflitto contro un'alleanza franco-russa. Secondo il nuovo capo di Stato Maggiore, in caso di conflitto, la Marina italiana non avrebbe dovuto preoccuparsi di difendere anche gli interessi delle altre potenze, bensì concentrarsi sui propri, e agire politicamente e militarmente in questo senso; ma l'obbligatoria obbedienza alla politica vincolò Thaon di Revel ada indire una nuova riunione diplomatica interalleata per rivedere gli accordi navali in vigore<ref name="Favre20">{{cita|Favre|p. 20}}.</ref>.
 
I lavori ebbero luogo a [[Vienna]] tra il 3 e il 23 giugno 1913, in cui l'Italia riuscì a convincere gli alleati che solo con un concreto aiuto della stessa flotta austriaca, quella italiana avrebbe potuto garantire la sicurezza nell'Adriatico, altrimenti a rischio in caso di attacco da parte della forte flotta francese. Tali osservazioni ritenute valide però dovettero ottenere in cambio l'assegnazione in caso di guerra del Comando supremo delle forze navali alleate all'Austria-Ungheria<ref name="Favre20"/>.
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In sintesi, l'Italia era riuscita ad allontanare la flotta austriaca dall'Adriatico, nel quale in caso di conflitto sarebbero rimaste forze navali miste tra le più antiquate a protezione delle coste. La preoccupazione tuttavia era se la flotta della Triplice Alleanza sarebbe stata in grado, e per quanto tempo, di contrastare efficacemente la flotta dell'Intesa<ref name="Favre20"/>.
 
[[File:Paolo Emilio Thaon di Revel.gif|thumbminiatura|L'ammiraglio [[Paolo Thaon di Revel]].]]
 
=== Il potenziamento ===
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Dopo la [[Guerra italo-turca|guerra di Libia]], il personale di servizio della Regia Marina subì una pesante riduzione, e per questo motivo l'ammiraglio Thaon di Revel fece presente dal primo momento del suo insediamento come capo di Stato Maggiore al Ministero le gravi carenze di personale di ogni livello che affliggeva la Marina. Thaon di Revel propose che venissero completati il prima possibile i quadri organici degli ufficiali e che la forza del [[Corpo Reale Equipaggi]] (CRE) fosse aumentata per avere almeno al completo gli uomini delle navi da battaglia<ref name="Favre24"/>.
 
Però queste richieste, per ragioni di bilancio, non trovarono accoglimento<ref>{{cita pubblicazione|editore=Uff. del C.S.M.M.|titolo=Cronistoria documentata della guerra marittima italo-austriaca|volume= Preparazione dei mezzi e loro impiego fascicolo 1: Preparazione ed impiego del personale|p=1}}</ref>, e al 1914 il numero degli ufficiali comprensivi della riserva e del complemento era pari a 2.163{{formatnum:2163}} unità delle quali un migliaio di vascello, mentre il personale CRE ammontava ad appena 40.000{{formatnum:40000}} uomini<ref name="Favre24"/>.
 
Nelle [[colonialismo italiano|colonie del Corno d'Africa e poi della Libia]] fin dal [[1902]] la Regia Marina reclutò [[Àscari#Regia Marina|ascari di marina]]. L'arruolamento era volontario tra gli eritrei, somali e poi tra i libici di età compresa tra 16 e 30 anni<ref>{{cita|Isacchini|articolo}}.</ref>. Oltre che per negli [[Corpo degli equipaggi militari marittimi|equipaggi marittimi]] della [[Flotta del Mar Rosso]], gli ascari prestavano servizio anche nel [[Corpo delle capitanerie di porto - Guardia Costieracostiera|Corpo delle Capitaneriecapitanerie di Portoporto]]<ref>L'uniforme degli ascari di marina era costituita da solino, fazzoletto e cordoncino sul camisaccio prescritto per i marinai nazionali, nei colori regolamentari blu e bianco ed in coloniale cachi, con la fascia distintiva blu. I [[Regi Corpi Truppe Coloniali#Gradi e distintivi|gradi]] erano sottopannati in blu, con il triangolo di panno portato sul braccio con il vertice verso il basso anziché verso l'alto, come negli ascari di terra. I soliti [[tarbush]] e [[Shashia|tachia]] in feltro rosso avevano i fiocchi blu. Su di essi era fissato il nastro di seta nero con ricamata la scritta "Regia Marina" o il nome della [[Regia Nave]]; per gli ascari delle capitanerie in Africa Orientale la scritta era "R. Capitanerie di Porto", mentre in Africa Occidentale il nastro sulla tachia portava la dicitura "R. Cap. di Porto" o "Marinaio di Porto". In Somalia gli indigeni militarizzati del [[Marina Militare#I fari(Italia)|servizio fari]] vestivano le dette uniformi con fascia distintiva a righe verticali bianche e blu, con tarbusc guarnito con fiocco bianco e blu e nastro con la dizione "Servizio Fari". Come gli ascari di terra, quelli di marina non portavano le stellette sugli angoli del solino. Solo dal [[1939]] queste furono concesse agli ascari di marina della Libia. Fonte: {{cita web|url=http://www.scribd.com/doc/14146559/Gli-Ascari-Di-Dino-Panzera|titolo=Gli ascari di Dino Panzera - collezione Franzosi|p=15|accesso=13 febbraio 2014}}</ref>.
 
==== Le difese costiere ====
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==== Le costruzioni navali ====
[[File:GiulioCesare1914.jpg|thumbminiatura|Prova di velocità della RN ''[[Giulio Cesare (nave da battaglia)|Giulio Cesare]]'' nel 1914.]]
 
Agli inizi del secolo era stato approvato un programma di costruzioni navali con l'impostazione di tre grandi unità navali ogni tre anni, in modo da sostituire quelle più vecchie, e in tempi relativamente brevi costruire una flotta moderna e omogenea. Nonostante la Regia Marina considerasse come nemico potenziale la Francia, in seguito al potenziamento navale austriaco messo in atto nel [[1908]], lo Stato Maggiore italiano presentò un elaborato nel quale si presentava una strategia che consisteva nell'assumere il ruolo di flotta bloccante e costringere la flotta austriaca all'interno dei suoi sicuri porti<ref name="Favre25">{{cita|Favre|p. 25}}.</ref>.
 
Questa strategia richiedeva però un elevato numero di unità, in rapporto minimo di 2 a 1, ma come al solito i fondi disponibili non furono sufficienti a sostenere lo sforzo economico richiesto, che fu quindi ridotto dopo la firma della convenzione navale del 1913. Nella primavera del 1914, senza contare le unità più datate, la Regia Marina aveva in servizio tre unità monocalibro di ottimo livello per velocità, potenza e protezione: il ''[[Dante Alighieri (nave da battaglia)|Dante Alighieri]]'' (prima ''[[dreadnought'']] costruita in Italia e progettata da [[Edoardo Masdea|Masdea]]), il ''[[Giulio Cesare (nave da battaglia)|Giulio Cesare]]'' (entrambe da 19.500{{formatnum:19500}} tonnellate) e il ''[[Leonardo da Vinci (nave da battaglia)|Leonardo da Vinci]]'' da 22.400{{formatnum:22400}} tonnellate, una quarta, il ''[[Conte di Cavour (nave da battaglia)|Conte di Cavour]]'' (24.550{{formatnum:24550}} t) era prossima all'ingresso in linea, mentre il ''[[Caio Duilio (nave da battaglia 1913)|Caio Duilio]]'' e l{{'}}''[[Andrea Doria (nave da battaglia 1913)|Andrea Doria]]'' da 22.700&nbsp;{{formatnum:22700}} t erano in allestimento<ref name="Favre25"/>. A queste si aggiungevano la Divisione Corazzate del tipo ''[[Classe Regina Elena|Regina Elena]]'', le due ''[[Classe Regina Margherita|Margherita]]'' e gli [[incrociatore corazzato|incrociatori corazzati]] tipo Pisa e ''[[Classe San Giorgio (incrociatore)|San Giorgio]]'' anch'essi dotati di buone prestazioni generali, oltre ai tre vecchi ''[[Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1899)|Garibaldi]]'' da {{formatnum:7350}} tonnellate. Il resto della flotta era poi completata dagli [[Esploratore (nave)|esploratori]] ''[[Quarto (esploratore)|Quarto]]'', ''[[Nino Bixio (esploratore)|Bixio]]'', ''[[Libia (esploratore)|Libia]]'' e ''[[Marsala (esploratore)|Marsala]]'', cui era previsto vi si aggiungessero i piroscafi della [[classe Città (piroscafo)|classe Città]], armati con cannoni da 120&nbsp;mm<ref name="Favre25"/>.
A queste si aggiungevano la Divisione Corazzate del tipo ''[[Classe Regina Elena|Regina Elena]]'', le due ''[[Classe Regina Margherita|Margherita]]'' e gli [[incrociatore corazzato|incrociatori corazzati]] tipo ''[[Classe Pisa (incrociatore)|Pisa]]'' e ''[[Classe San Giorgio (incrociatore)|San Giorgio]]'' anch'essi dotati di buone prestazioni generali, oltre ai tre vecchi ''[[Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1899)|Garibaldi]]'' da 7.350 tonnellate. Il resto della flotta era poi completata dagli [[Esploratore (nave)|esploratori]] ''[[Quarto (esploratore)|Quarto]]'', ''[[Nino Bixio (esploratore)|Bixio]]'', ''[[Libia (esploratore)|Libia]]'' e ''[[Marsala (esploratore)|Marsala]]'', cui era previsto vi si aggiungessero i piroscafi della [[classe Città (piroscafo)|classe Città]], armati con cannoni da 120&nbsp;mm<ref name="Favre25"/>.
 
Nel [[1910]] aveva avuto inizio la costruzione di due [[cacciatorpediniere]] tipo ''[[Classe Audace (cacciatorpediniere 19121913)|classe Audace]]'' e otto di tipo ''[[Classe Indomito (cacciatorpediniere 1913)|classe Indomito]]'' da 680 t, queste ultime di buona qualità, su cui l'ammiraglio fece affidamento, così nel 1913 furono impostati 8 cacciatorpediniere [[Classe Rosolino Pilo|classe ''Rosolino Pilo'']], da 770&nbsp;t simili alle classi ''Audace'' e ''Indomito''. Quell'anno furono poi approntati anche tre esploratori leggeri da 1.000{{formatnum:1000}}&nbsp;t [[classe Alessandro Poerio|classe ''Alessandro Poerio'']] e l'anno successivo iniziò la costruzione delle tre unità della [[Classe Mirabello (cacciatorpediniere)|classe ''Mirabello'']], simili alle Poerio ma da 1.500{{formatnum:1500}} t, veloci e potenti che rientravano sempre nella categoria degli esploratori leggeri. Il naviglio di squadra era poi completato da 11 cacciatorpediniere classe ''[[Classeclasse Soldato (cacciatorpediniere)|Soldato]]'' da 400 tonnellate, sei cacciatorpediniere classe ''Borea'' da circa 370&nbsp;t e 5 ''[[Classe Lampo (cacciatorpediniere 1899)|classe Lampo]]'' da 350&nbsp;t costruiti un decennio prima. Infine in linea vi erano poi 28 [[Torpediniera|torpediniere]] da 200 tonnellate, e torpediniere costiere di vario tipo con compiti di pattugliamento, scorta e antisommergibile<ref name="Favre25"/>.
Infine in linea vi erano poi 28 [[Torpediniera|torpediniere]] da 200 tonnellate, e torpediniere costiere di vario tipo con compiti di pattugliamento, scorta e antisommergibile<ref name="Favre25"/>.
 
==== I sommergibili ====
[[File:SmgNautilus1911UscitaTaranto.jpg|thumbminiatura|Il ''[[Nautilus (sommergibile Italia)|Nautilus]]'' in uscita dal Mar Piccolo a [[Taranto]], sotto il [[Ponteponte Girevole]]girevole, 1911.]]
 
Già dal 1890 la marina italiana si interessò della nuova arma sottomarina, quando fu impostato e prodotto nell'[[Arsenale militare marittimo della Spezia|Arsenale di La Spezia]] il sommergibile ''[[Delfino (sommergibile 1892)|Delfino]]'', che però non ebbe molta fortuna in quanto il progetto dopo un primo abbandono fu reso operativo solo quattordici anni dopo. Quando nel 1913 Thaon di Revel assunse il comando, si dimostrò subito molto interessato allo sviluppo dei mezzi subacquei, tanto che riuscì a far approvare un programma che portasse il numero di unità sommergibili dalle iniziali 12 al numero di 36, insufficienti nei confronti delle 92 unità già in possesso della marina francese, ma decisamente superiori alle 6 in possesso della marina austriaca<ref>{{cita|Favre|p. 38}}.</ref>.
<br>Quando nel 1913 Thaon di Revel assunse il comando, si dimostrò subito molto interessato allo sviluppo dei mezzi subacquei, tanto che riuscì a far approvare un programma che portasse il numero di unità sommergibili dalle iniziali 12 al numero di 36, insufficienti nei confronti delle 92 unità già in possesso della marina francese, ma decisamente superiori alle 6 in possesso della marina austriaca<ref>{{cita|Favre|p. 38}}.</ref>.
 
Nel 1914 la flotta contava oltre al ''Delfino'' anche cinque ''[[Classe Glauco (sommergibile 1903)|Glauco]]'' da 160 tonnellate costruiti prima del 1910, il ''[[Foca (sommergibile 1909)|Foca]]'' poco più grande e otto [[classe Medusa|classe ''Medusa'']] da 250 tonnellate muniti di due tubi lancia siluro, il ''[[Nautilus (sommergibile Italia)|Nautilus]]'' e il ''[[Nereide (sommergibile 1913)|Nereide]]'' da 225 tonnellate e il ''[[Giacinto Pullino (sommergibile)|Giacinto Pullino]]'' da 355 tonnellate a cui a dicembre verrà affiancato il ''[[Galileo Ferraris (sommergibile 1914)|Galileo Ferraris]]''<ref>Uff. del C.S.M.M., Uff. Storico: "I nostri sommergibili durante la guerra 1915-1918", Roma, 1933, p. 11</ref>. All'inizio delle ostilità vennefu anche requisito l{{'}}''[[Argonauta (sommergibile 1914)|Argonauta]]'', esemplare unico costruito per la [[Voenno-morskoj Morskojflot Flot(Impero Rossijskoj Imperiirusso)|marinaMarina zarista]], che fu al centro di un singolare dirottamento durante il collaudo<ref name=Tonelli>{{cita libro|autore=Graziano Tonelli|titolo=La straordinaria vicenda del sommergibile rubato, dalla raccolta a cura di [[Alessandro Marzo Magno]] "Rapidi ed Invisibili"|editore=Il Saggiatore|città=Milano|anno=2009}}</ref><ref name= grupsom>{{cita web|url =http://www.grupsom.com/Sommergibili/argonauta.html|titolo=Il regio sommergibile Argonauta|accesso=5 novembre}}</ref>.
 
==== L'aviazione marittima ====
[[File:Macchi L.3 1930.jpg|leftsinistra|thumbminiatura|Un [[Macchi M.3|Macchi L.3]] con il suo equipaggio.]]
 
L'Italia fu la prima nazione ad impiegare il [[Unità militarimilitare aereeaerea|mezzo aereo in un conflitto]], precisamente durante la [[guerra italo-turca]]<ref>Ferdinando Pedriali, Aerei italiani in Libia (1911-1912), Storia Militare N° 170/novembre 2007, pp. 31-40</ref>, e da allora, l'arma aerea fece notevoli progressi anche grazie all'interesse di [[Paolo Thaon di Revel|Thaon di Revel]], che diede un impulso nell'acquisizione di nuove macchine e la costruzione di [[Aeroscalo|aeroscali]] e stazioni di idrovolanti.
 
La Regia Marina iniziò a provare interesse verso l'aviazione all'inizio del [[XX secolo]] cominciando ad adattare alcune sue unità anche al compito di nave aerostiera. Fu nell'ambito delle esercitazioni effettuate nell'ottobre [[1907]] che l'incrociatore corazzato ''[[Elba (incrociatore)|Elba]]'', così adibito, effettuò delle operazioni di ricognizione ed avvistamento di zone minate operando grazie a [[pallone frenato|palloni frenati]]. Pur conseguendo risultati giudicati contrastanti, negli anni seguenti venne dato seguito a quella teoria<ref name="Storia Militare 198">Giancarlo Garello, "''L'idroaviazione italiana nella Grande Guerra"'', in ''Storia Militare'', N. 198 (Anno XVIII, marzo 2010), p. 5. Albertelli Edizioni Speciali, Parma. ISSN 1122-5289.</ref>.
 
In quegli anni si stava sviluppando anche l'aviazione con il "più pesante dell'aria" e la nuova tecnologia ebbe sostenitori nella sua applicazione in campo navale, quali il tenente di vascello Fausto Gambardella, ipotizzando anche la creazione di unità appositamente studiate per trasportare aerei, idea molto simile al futuro concetto della [[portaerei]]. Un pilota di aerostato, Ettore Cianetti della Brigata Specialisti del Genio di Roma, si espresse invece negativamente ed in favore del [[dirigibile]], pur se limitatamente ada operazioni in quota nelle vicinanze di stazioni costiere, affermando che unl'utilizzo suo utilizzodell'aeroplano non era possibile data la sua tecnologia difficilmente applicabile alle operazioni militari<ref name="Storia Militare 198"/>. Perplessità smentite dal rapido evolversi del mezzo.
 
La crescente curiosità verso il nuovo mezzo aereo creò la disponibilità di un primo nucleo di [[aviatore|piloti]] i quali fondarono una scuola di pilotaggio a Venezia, che nel marzo 1913 venne presa in carico dalla Regia Marina e battezzata Squadriglia "San Marco", e che poteva contare su una flotta già di otto idrovolanti di vari modelli<ref name="Storia Militare 198"/>.
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=== L'approssimarsi del conflitto ===
==== L'agosto 1914 ====
Con l'[[attentato di Sarajevo]] e il cataclisma politico che ne derivò, l'Italia [[Neutralità italiana (1914-1915)|decise per la neutralità]], come per altro fecero altri paesi europei, ma oramai la miccia della guerra era stata accesa, e l'Italia si trovò a dover affrontare una situazione molto critica: da una parte l'alleanza ufficiale con gli Imperi centrali che avevano dato inizio alle ostilità, e dall'altra i forti interessi che il governo italiano avrebbe potuto sfruttare per un'alleanza con l'Intesa<ref>{{cita|Favre|p. 30}}.</ref>. Il 3 agosto dopo la dichiarazione di neutralità il Ministro della Marina emanò a tutte le [[Corpo delle capitanerie di porto - Guardia Costiera|capitanerie di porto]] la circolare nº27380:
{{Citazione|Pubblicata dichiarazione di neutralità Italia presente conflitto alcune Potenze europee stato guerra stop<br />Raccomando quindi V.S. vigilare ogni cura osservanza regole dover derivanti neutralità base codice marittimo integrato [[Convenzione dell'Aia (1907)|Convenzioni Aja]] cui Governo Re attienesi sebbene non ancora ratificate stop<br />V.S. riceverà istruzioni massima, intanto qualora abbia bisogno chiarimenti cioè applicazione qualche caso su indicate regole rivolgasi urgenza telegrafo Ministro stop<br />Impartisca istruzioni uffici dipendenti. Millo (ammiraglio [[Enrico Millo|Enrico Millo di Casalgiate]], in sostituzione dell'indisposto Ministro della Marina ''n.d.r.'')}}
 
{{Citazione|Pubblicata dichiarazione di neutralità Italia presente conflitto alcune Potenze europee stato guerra stop<br />Raccomando quindi V.S. vigilare ogni cura osservanza regole dover derivanti neutralità base codice marittimo integrato [[Convenzioni dell'Aia del 1899 e del 1907|Convenzioni Aja]] cui Governo Re attienesi sebbene non ancora ratificate stop<br />V.S. riceverà istruzioni massima, intanto qualora abbia bisogno chiarimenti cioè applicazione qualche caso su indicate regole rivolgasi urgenza telegrafo Ministro stop<br />Impartisca istruzioni uffici dipendenti. Millo (ammiraglio [[Enrico Millo|Enrico Millo di Casalgiate]], in sostituzione dell'indisposto Ministro della Marina ''n.d.r.'')}}
La neutralità influì non tanto sulla Regia Marina ma soprattutto sui piani difensivi dei suoi alleati, infatti con la [[Kaiserliche Marine|flotta tedesca]] impegnata nel [[Mare del Nord]], la flotta austriaca si trovò improvvisamente sola contro le forze navali dell'[[Triplice Intesa|Intesa]], rispetto alle quali, considerando anche solo la flotta francese, era decisamente inferiore.
 
La neutralità influì non tanto sulla Regia Marina ma soprattutto sui piani difensivi dei suoi alleati, infatti con la [[Kaiserliche Marine|flotta tedesca]] impegnata nel [[Mare del Nord]], la flotta austriaca si trovò improvvisamente sola contro le forze navali dell'[[Triplice intesa|Intesa]], rispetto alle quali, considerando anche solo la flotta francese, era decisamente inferiore.
Così l'Austria decise di richiudersi all'interno dei suoi porti, e il fronte marittimo si contrasse entro la fascia costiera orientale dell'Adriatico fino allo sbocco del [[canale d'Otranto]]<ref>{{cita|Favre|p. 32}}.</ref>.
 
Ma laLa neutralità dell'Italia, fu un elemento di cui l'ammiraglio austriaco [[Anton Haus]] dovette tener conto, in quanto un intervento del Regno d'Italia a fianco dell'Intesa avrebbe fatto diventare la Marina italiana il maggior antagonista della flotta austriaca, e per questo motivo venne deciso di mantenere il quanto più possibile intatta la flotta e tenerla pronta contro un possibile scontro con l'Italia.
{{Citazione|La Marina austro-ungarica teneva le bocche dei cannoni dirette contro la Francia e la Gran Bretagna, ma aveva gli occhi rivolti verso l'Italia<ref>H. Sokol, ''La guerra marittima dell'Austria-Ungheria'', traduzione per cura dell'Ufficio Storico del Capo di stato maggiore della Marina, a cura del capitano di vascello Silvio Salza e del capitano di fregata Raffaele de Courten, 1931-1934.</ref>}}
 
==== La Regia Marina si prepara alla guerra ====
[[File:Luigi Amedeo, Duke of the Abruzzi.jpg|thumbminiatura|Il [[Luigi Amedeo di Savoia-Aosta|Duca degli Abruzzi]], comandante dell'Armata Navale]]
 
I vertici della Marina presentarono immediatamente una serie di relazioni al [[capo di Statostato Maggioremaggiore]] e al [[Consiglio dei ministri]] sullo stato della Forza Armata analizzata il primo agosto [[1914]], da cui l'ammiraglio Thaon di Revel rilevava che in un'ipotesi di conflitto tra l'[[Triplice alleanza (1882)|Alleanza]] e l'[[Triplice Intesa|Intesa]], il rapporto tra le forze navali era sfavorevole per l'Alleanza, considerando anche che un intervento inglese nel Mediterraneo assieme alla flotta francese avrebbe reso praticamente impossibile ogni speranza di vittoria degli [[Imperi centrali]] nel Mediterraneo, anche con l'intervento italiano a fianco dell'Austria<ref name="Favre43">{{cita|Favre|p. 43}}.</ref>. Inoltre la grande estensione di coste italiane, e la mancanza di adeguate difese costiere soprattutto per i poli industriali marittimi di Genova, Livorno, [[Civitavecchia]], Napoli, Palermo e Ancona avrebbero reso vulnerabili questi centri, che sarebbero stati certamente obiettivi delle eventuali offensive marittime anglo-francesi.
Poi c'era la [[Colonialismo italiano#Le colonie italiane|questione delle colonie]], in quanto in caso di conflitto la Regia Marina avrebbe incontrato seri problemi a mantenere i collegamenti con queste, essendo le rotte in questione sotto controllo inglese<ref name="Favre43"/>.
 
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Altra decisione fu quella, in caso di conflitto, di occupare territorialmente una parte della costa nemica per assicurare il sostegno del fianco destro dell'Armata, di creare un blocco all'imbocco del canale d'Otranto per impedire alle navi austriache di uscire dall'Adriatico, di minare le principali linee di comunicazione nemiche e cercare di assicurare il dominio nell'Alto Adriatico anche per sostenere le operazioni del [[Regio Esercito]] sull'[[Isonzo]]<ref>{{cita|Favre|p. 52}}.</ref>.
 
Intanto mentre la diplomazia e la politica lavoravano alacremente per assicurare al paese le più vantaggiose condizioni per entrare in guerra a fianco dei più probabili vincitori, a fine 1914 cominciava a preoccupare la situazione in [[Albania]], specialmente per la sua parte più meridionale dove l'avanzata austriacaaustroungarica in Serbia minacciava di portare sotto l'influenza dell'Impero lo Stato albanese; questo avrebbe penalizzato fortemente la possibilità di controllare il [[Canale d'Otranto]], la tanto importante porta per l'Adriatico. Così venne deciso di instaurare rapidamente dei presidi a [[Saseno]] e [[Valona]], con delle azioni presentate come "esercizio di polizia marittima per impedire il contrabbando di armi" per cui fu incaricata la Marina, che occupò le città in cui il 25 dicembre fece sbarcare i primi marinai in attesa dell'arrivo dell'esercito che avvenne quattro giorni dopo<ref>{{cita|Favre|p. 55}}.</ref>.
 
== La Marina nella Grande Guerra ==
{{vedi anche|Operazioni navali nel mare Adriatico (1914-1918)|Naviglio militare italiano della prima guerra mondiale}}
[[File:1917 060 AntiSom.jpg|thumbminiatura|Unità navali italiane impegnate nella caccia ai sommergibili, durante la [[prima guerra mondiale]] ]]
 
Al momento dell'entrata in [[Prima guerra mondiale|guerra]] dell'Italia contro gli Imperi centrali il 24 maggio [[1915]], la Regia Marina fu impegnata in azioni di pattugliamento dell'Adriatico, di supporto all'ala destra dell'esercito impegnato sull'Isonzo e di blocco del litorale austro-ungarico e del [[blocco del Canale d'Otranto|Canale d'Otranto]]. Nel corso del conflitto venne dato notevole impulso, sul fronte dei mezzi a disposizione, allo sviluppo della componente aerea della Marina. Furono infatti utilizzati, da quest'ultima, oltre agli aerei e ai dirigibili di stanza a terra anche idrovolanti installati a bordo e furono inoltre concepiti ed approntati nuovi mezzi d'assalto e mezzi veloci:
* tra i primi la [[Torpedine semovente Rossetti]] detta "mignatta": un [[siluro]] guidato da un equipaggio e dotato di due cariche esplosive da 175 [[Chilogrammo|kg]] ciascuna;
* come mezzo veloce d'assalto venne invece sviluppato il [[Motoscafomotoscafo Armatoarmato Silurantesilurante]] (MAS), cioè un'unità leggera, veloce, fornita di [[mitragliera]], con siluri e [[Bomba di profondità|bombe anti-sommergibile]], sviluppata allo scopo di compiere azioni di sabotaggio dei porti nemici dell'alto Adriatico e di contrastare i [[Sottomarino|sommergibili]]<ref>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/storianavale/Pagine/grandeguerra.aspx|titolo=La Marina nella Grande Guerra|accesso=2 febbraio 2015}}</ref>.
 
L'Italia inoltre costruì e mantenne in servizio diverse [[Nave da battaglia|corazzate]], ma queste non parteciparono ad alcuna battaglia navale degna di nota. Per la maggior parte della durata del conflitto le marine italiana ed austriaca mantennero infatti una sorveglianza relativamente passiva verso la controparte. Entrambe le parti compirono comunque alcune azioni di rilievo:
* Il 7 luglio 1915 il sommergibile tedesco ''UB 14'', in quel momento operante come l'austroungarico ''U.26'' in quanto la Germania non aveva ancora dichiarato guerra all'Italia, affondò l'incrociatore ''[[Amalfi (incrociatore)|Amalfi]]'', con soli 67 morti su un equipaggio di oltre 1300 uomini<ref name=AmalfiMMI>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ABCD/amalfi.aspx|titolo= La scheda dell'incrociatore Amalfi sul sito della Marina Militare italiana |accesso=2 febbraio 2015}}</ref>;
* Il 18 luglio 1915 l'incrociatore [[Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1899)|Giuseppe Garibaldi]] venne affondato dal sommergibile austriaco U-4 al comando di Rudolf Singule, presso la costa dalmata mentre era impegnato nel bombardamento della ferrovia Ragusa-Cattaro. Insieme alla nave andò anche persa la bandiera di combattimento.
* Le corazzate ''[[Benedetto Brin (nave da battaglia)|Benedetto Brin]]'' a [[Brindisi]] il 27 settembre 1915 e ''[[Leonardo Da Vinci (nave da battaglia)|Leonardo Da Vinci]]'' a [[Taranto]] il 2 agosto [[1916]] affondarono a seguito di esplosioni, una delle possibilità prese in considerazione per spiegare questi episodi, è che siano state sabotate dagli Austriaci<ref>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ABCD/brin.aspx|titolo=La scheda della Benedetto Brin sul sito della Marina Militare italiana|accesso=2 febbraio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150421195923/http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ABCD/brin.aspx|dataarchivio=21 aprile 2015|urlmorto=no}}</ref>.;
* traLe ilcorazzate 12''[[Benedetto dicembreBrin 1915(nave edda ilbattaglia)|Benedetto 23Brin]]'' febbraioa 1916[[Brindisi]] leil forze27 navalisettembre degli1915 e ''[[AlleatiLeonardo dellada primaVinci guerra(nave mondialeda battaglia)|AlleatiLeonardo da Vinci]]'' evacuaronoa dai[[Taranto]] portiil albanesi2 diagosto [[Durazzo1916]], [[Sanaffondarono Giovannia seguito di Medua]]esplosioni, euna [[Valona]]delle 260.895possibilità persone,prese diin cuiconsiderazione circaper 150.000spiegare soldatiquesti dell'esercitoepisodi, serboè inche rottasiano estate oltre 20.000sabotate prigionieridagli austro-ungariciAustriaci<ref>{{Citacita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/palazzomarinaalmanacco/Pagine/Ilsalvataggiodell%27esercitoserboABCD/brin.aspx|titolo=IlLa salvataggioscheda dell'Esercitodella SerboBenedetto (dicembreBrin 1915sul -sito febbraiodella 1916)|editore=Marina Militare italiana|accesso=202 giugnofebbraio 20142015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/2014042623524720150421195923/http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/palazzomarinaalmanacco/Pagine/Ilsalvataggiodell%27esercitoserboABCD/brin.aspx|dataarchivio=26 aprile 2014|urlmorto=no}}</ref>. La Regia Marina fornì 45 delle 81 navi complessivamente impiegate, con compiti sia di trasporto che di scorta. Nei viaggi di ritorno le stesse navi furono utilizzate per sbarcare 73.355 uomini del corpo di spedizione italiano in Albania, con relative provviste e artiglierie<ref>{{cita|Halpern vol.I|pp. 421-422}}.</ref>.;
* tra il 12 dicembre 1915 ed il 23 febbraio 1916 le forze navali degli [[Alleati della prima guerra mondiale|Alleati]] evacuarono dai porti albanesi di [[Durazzo]], [[San Giovanni di Medua]] e [[Valona]] {{formatnum:260895}} persone, di cui circa {{formatnum:150000}} soldati dell'esercito serbo in rotta e oltre 20.000 prigionieri austro-ungarici<ref>{{Cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/palazzomarina/Pagine/Ilsalvataggiodell%27esercitoserbo.aspx|titolo=Il salvataggio dell'Esercito Serbo (dicembre 1915 - febbraio 1916)|editore=Marina Militare|accesso=20 giugno 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140426235247/http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/palazzomarina/Pagine/Ilsalvataggiodell%27esercitoserbo.aspx|urlmorto=no}}</ref>. La Regia Marina fornì 45 delle 81 navi complessivamente impiegate, con compiti sia di trasporto che di scorta. Nei viaggi di ritorno le stesse navi furono utilizzate per sbarcare 73.355 uomini del corpo di spedizione italiano in Albania, con relative provviste e artiglierie<ref>{{cita|Halpern|pp. 421-422}}.</ref>.
* nella [[Battaglia del Canale d'Otranto (1917)|battaglia del canale di Otranto]], tra il 14 e il 15 maggio 1917, alcune unità austriache, gli incrociatori ''[[SMS Novara (1912)|Novara]]'', ''[[SMS Helgoland (1912)|Helgoland]]'' e ''[[SMS Saida|Saida]]'', scortati da due cacciatorpediniere e tre sommergibili, tentarono il forzamento della barriera ma furono contrattaccati da una formazione alleata al comando dell'ammiraglio italiano [[Alfredo Acton]], composta dagli incrociatori inglesi ''[[HMS Dartmouth|Dartmouth]]'' e ''[[HMS Bristol|Bristol]]'', appoggiati da cacciatorpediniere italiani e francesi; 14 pescherecci antisommergibile vennero affondati dalle navi austriache, ma il ''Novara'' rientrò gravemente danneggiato a [[Cattaro]] a traino del ''Saida'', e solo per la protezione offerta dalle altre unità che costrinsero le navi alleate ad interrompere l'inseguimento<ref name=IWWOtranto>{{cita web|url=http://www.firstworldwar.com/battles/otrantostraits.htm|titolo=Battles - The Battle of Otranto Straits, 1917 |lingua=en|accesso=7 novembre 2010}}</ref>.
* 9 dicembre [[1917]] - [[porto di Trieste]]: Luigi Rizzo provocò l'affondamento della corazzata austriaca ''[[SMS Wien|Wien]]''.
* 10 febbraio 1918 - [[beffa di Buccari]]: [[Costanzo Ciano]], Luigi Rizzo e [[Gabriele dD'Annunzio]] provocarono l'affondamento di quattro piroscafi; l'azione ebbe notevole risonanza e contribuì a risollevare il morale delle truppe per il lancio su Vienna, da parte di d'Annunzio, di bottiglie contenenti un messaggio ed ornate di nastri tricolori<ref>{{cita|Favre|p. 232}}.</ref>.
* 10 giugno 1918 - [[impresa di Premuda]]: il tenente [[Luigi Rizzo]] e il [[guardiamarina]] [[Giuseppe Aonzo]] alla guida dei ''MAS 15'' e ''21'' provocarono l'affondamento della corazzata austriaca ''[[SMS Szent István|Szent István]]''. Questa azione è tuttora ricordata e celebrata con la [[Marina Militare#Festa della Marina Militare(Italia)|Festa della Marina]]<ref>{{cita|Favre|p. 244}}.</ref>.
* 1º novembre 1918 - [[impresa di Pola]]: con una "mignatta" il maggiore [[Raffaele Rossetti]] e il tenente medico [[Raffaele Paolucci]] affondarono la corazzata ''[[SMS Viribus Unitis|Viribus Unitis]]''.
 
Marinai combatterono anche a terra: infatti una brigata di fanteria di marina venne schierata nei ranghi della 3ª armata del [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta|duca d'Aosta]] e varie batterie costiere appoggiarono la fanteria dell'esercito; la brigata non era costituita come reparto ufficiale, tanto che la Fanteria di Marina verrà riformata solo a guerra finita, ma compagnie di "marinai fucilieri" (che era il nome della specializzazione dopo la riforma Brin) combatterono a [[Grado (Italia)|Grado]] e a [[Cortellazzo]]<ref name=sanmarcoGM>{{cita web|url=http://www.btgsanmarco.it/storiadelsanmarco/1e2gmondilae.htm|titolo=prima guerra mondiale|accesso=8 novembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110515070230/http://www.btgsanmarco.it/storiadelsanmarco/1e2gmondilae.htm}}</ref> ("Cortellazzo" è appunto il nome del battaglione logistico dell'attuale reggimento "[[Reggimento San MarcoCarlotto|Carlotto]]", che svolge funzioni di scuola e logistica, abbinato al "[[Reggimento "San Marco"|San Marco]]" nella "Forza da Sbarco della Marina Militare"); inoltre un gruppo di artiglieriad’artiglieria fu creato con i marinai superstiti dell'affondamento dell'incrociatore ''[[Amalfi (incrociatore)|Amalfi]]'' ed impiegato con l'XI corpo d'armatad’armata sul [[Carso]] e un "raggruppamento Artiglieria Marina" con 100 cannoni venne creato ed inquadrato nel VII corpo d'armata, che operava sul fianco destro della 3ª armata<ref name =sanmarcoGM/>. Successivamente, all'inizio del 1918, le varie compagnie vennero raggruppate in un reggimento costituito da tre battaglioni di fanti di marina, "Grado", "Caorle" e "Monfalcone", cui se ne aggiunse un quarto, il "Golametto", e un reggimento di artiglieria su otto [[gruppo (artiglieria)|gruppi]]. Il "Monfalcone" verrà il 9 aprile 1918 intitolato al suo ex comandante, [[Medaglia d'oro al valor militare|MOVM]] alla memoria [[Andrea Bafile]]<ref name =sanmarcoGM/>. Inoltre imbarcazioni leggere pattugliarono i fiumi contro le infiltrazioni austriache e unità leggere coprirono dal mare le operazioni costiere<ref>{{cita web|url=http://www.storiologia.it/mondiale2/bollettino23.htm|titolo=Prima Guerra Mondiale - La storia con i bollettini ufficiali|accesso=28 dicembre 2010}}</ref>.
 
== Il primo dopoguerra ==
La fine del conflitto trovò la Regia Marina divisa sul giudizio da dare ai vari tipi di unità, con diversi partiti interni agli ufficiali (gli ammiragli Millo e Cagni opposti a Thaon di Revel), e sostanzialmente insoddisfatta dei risultati politici ottenuti. Infatti il mito della "vittoria mutilata" fu molto appoggiato in diversi ambienti navali, che avrebbero preferito una un'aggressiva politica nei balcaniBalcani e nel MediterranoMediterraneo orientale, con annessioni eccedenti quelle previste dagli accordi internazionali e dalle paci che posero fine al conflitto. In particolar modo in Dalmazia. Politicamente la marina rischiò di uscire dalla sua tradizionale neutralità, molti ufficiali di vascello appoggiarono apertamente i nazionalisti, ed in seguito i fascisti, mentre all'interno dei gruppi militar-industriali della cantieristica privata andava facendosi forte un rapporto con il partito fascista, attraverso la persona di Costanzo Ciano. La Regia Marina quindi non fu particolarmente avversa alla marcia su Roma e tese a sottovalutare l'impatto eversivo del fascismo, nel complesso accettadoaccettando quando non appoggiando apertamente le sue posizioni navaliste, imperialiste, nazionaliste e belliciste.<ref>{{Cita libro|titolo=Fabio De Ninno, Fascisti sul mare, La Marina e gli ammiragli di Mussolini, Laterza, Bari, 2017, ISBN 978-88-581-2922-7 |pp. 42 e ss.}}</ref>
 
===Le teorie del dopoguerra pre-trattato di Washington===
Subito prima della presa del potere di Mussolini la Regia Marina era divisa in tre principali correnti di pensiero: i "rivoluzionari" (con il teorico Vincenzo De Feo, ma formata sovente comandani di MAS e di naviglio leggero nel precedente conflitto come Costanzo Ciano), che credevano in una forza armata basata sul naviglio leggero, i MAS, i sommergibili, gli aerei (anche di base a terra, ma della marina) e la guerra di usura, gli "evoluzionisti" (con i teorici Romeo Bernotti, Alberto da Zara e, soprattutto Domenico Fioravanzo, oltre ai gruppi rivali legati tanto all'ammiraglio Millo che all'ammiraglio de Revel ed a giovani ufficiali come Raffaele de Courten), che invece volevano utilizzare le nuove armi (specie l'aviazione navale, anche con le portaerei) in un contesto di flotta bilanciata in ogni sua componente (inclusa soprattutto quella da battaglia) con una grande enafasi sui grossi calibri (e la velocità) piuttosto che sulle armi insidiose e i siluri, e i sostenitori della difesa del traffico, che vedevano cioè nella guerra navale essenzialmente una guerra per mantenere aperte le vie di comunicazioni mercantili (e a danneggiare quelle nemiche) e quindi intendeva privilegiare la costruzioni di unità di scorta e pattugliamento (vedette anti sommergibile, cacciatorpediniere, incrociatori leggeri), con aliquote destinate invece a disturbare il traffico nemico (esploratori, incrociatori leggeri, sommergibili) e a fare attrito navale (MAS, posamine, ecc.), rinunciando però alle navi da battaglia. Anzi le grandi battaglie navali erano giudicate inutili, mentre la scorta ai convogli era considerata centrale. Portavoce di questa terza scuola (minoritaria all'interno della marina, ma molto moderna e simile alla dottrina poi adottata dalla Marina Militare nel corso della guerra fredda) fu l'ammiraglio Giovanni Secchi, ministro della marina dal 1919 al 1921, che iniziò a dare questa impostazione ai primi programmi navali post-bellici, cancellando le corazzate classe Caracciolo, mettendo in riserva le navi da battaglia e favorendo il naviglio leggero e la ricerca tecnologica antisottomarina. L'arrivo al potere del fascismo pose Secchi fuorigioco e puntò ad allearsi con gli ammiragli "evoluzionisti" piuttosto che quelli, già fascisti, "rivoluzionari".<ref>{{Cita libro|titolo=Fabio De Ninno, I sommergibili del Fascismo, Politica navale, strategia e uomini tra le due guerre mondiali, Unicopli, ISBN 978-88-400-1725-9, pp. 31-46.}}</ref>
Subito prima della presa del potere di Mussolini la Regia Marina era divisa in tre principali correnti di pensiero: i "rivoluzionari" (con il teorico [[Vincenzo De Feo]], ma formata sovente comandanti di MAS e di naviglio leggero nel precedente conflitto come Costanzo Ciano), che credevano in una forza armata basata sul naviglio leggero, i MAS, i sommergibili, gli aerei (anche di base a terra, ma della marina) e la guerra di usura, gli "evoluzionisti" (con i teorici Romeo Bernotti, Alberto da Zara e, soprattutto Domenico Fioravanzo, oltre ai gruppi rivali legati tanto all'ammiraglio Millo che all'ammiraglio de Revel e a giovani ufficiali come Raffaele de Courten), che invece volevano utilizzare le nuove armi (specie l'aviazione navale, anche con le portaerei) in un contesto di flotta bilanciata in ogni sua componente (inclusa soprattutto quella da battaglia) con una grande enfasi sui grossi calibri (e la velocità) piuttosto che sulle armi insidiose e i siluri, e i sostenitori della difesa del traffico, che vedevano cioè nella guerra navale essenzialmente una guerra per mantenere aperte le vie di comunicazioni mercantili (e a danneggiare quelle nemiche) e quindi intendeva privilegiare la costruzioni di unità di scorta e pattugliamento (vedette anti sommergibile, cacciatorpediniere, incrociatori leggeri), con aliquote destinate invece a disturbare il traffico nemico (esploratori, incrociatori leggeri, sommergibili) e a fare attrito navale (MAS, posamine, ecc.), rinunciando però alle navi da battaglia. Anzi le grandi battaglie navali erano giudicate inutili, mentre la scorta ai convogli era considerata centrale. Portavoce di questa terza scuola (minoritaria all'interno della marina, ma molto moderna e simile alla dottrina poi adottata dalla Marina Militare nel corso della guerra fredda) fu l'ammiraglio [[Giovanni Sechi]], ministro della marina dal 1919 al 1921, che iniziò a dare questa impostazione ai primi programmi navali post-bellici, cancellando le corazzate classe Caracciolo, mettendo in riserva le navi da battaglia e favorendo il naviglio leggero e la ricerca tecnologica antisottomarina. L'arrivo al potere del fascismo pose Sechi fuorigioco e puntò ad allearsi con gli ammiragli "evoluzionisti" piuttosto che quelli, già fascisti, "rivoluzionari".<ref>{{Cita|De Ninno 2014|pp. 31-46}}.</ref>
 
===Le influenze del Trattato di Washington===
La [[conferenza navale di Washington|conferenza di Washington]] per il disarmo navale postbellico, conclusasi nel febbraio del [[1922]] con il [[Trattato navale di Washington|trattato navale]]<ref name="treaty">{{cita testo|wktitolo=s:en:Washington_Naval_Treaty,_1922|titolo=United States of America - Treaty for the limitation of Naval Armament, signed at Washington, February 6, 1922 [1924] LNTSer 65; 25 LNTS 201}}</ref>, stabilì che vi sarebbe dovuta essere la parità nel [[dislocamento]] complessivo tra le marine italiana e francese sia per quanto riguardava le [[nave da battaglia|navi da battaglia]] (175.000 [[tonnellata|tonnellate]] ciascuna, nell'art. 4)<ref name="treaty" /> che le [[portaerei]] (60.000 tonnellate ciascuna, nell'art. 7): tale decisione influenzò lo sviluppo della flotta italiana nel corso degli anni tra le due guerre mondiali, condizionandolo al mantenimento dell'equilibrio con la Francia<ref name="treaty" />. In particolare per il regime divenne fondamentale per la politica navale (fino quasi alla fine degli anni '30) raggiungere mantenere, anche e soprattutto per motivi di prestigio internazionale, la parità con la Francia, malgrado quest'ultima potenza disponesse di un sistema industriale molto più avanzato, e di bilanci militari molto più ricchi. Per questo furono sacrificate all'obbiettivo della parità diverse voci di spesa, come la preparazione degli equipaggi e degli ufficiali, l'addestramento, la ricerca e lo sviluppo di armi nuove e più avanzate, l'adeguamento e la modernizzazione degli arsenali pubblici e privati, la fortificazione dei porti, la creazione di riserve di combustibili, mine, munizioni ecc. Questo fu particolarmente evidente nei primi anni '30, quando la Marina francese ricominciò ad armarsi (anche guardando al riarmo tedesco), e la marina italiana reagì diminuendo il numero delle radiazione e varando moltissime unità (soprattutto incrociatori e sommergibili) che riproducevano con piccole migliorie le classi del decennio precedente, formando delle famiglie di classi (Condottieri, Trento/Zara, serie 600) quando invece diverse altre marine (specie quella nipponica) chiedevano che ogni classe fosse un progetto nuovo ed innovativo rispetto alle unità che andava a sostituire/affiancare. In compenso la Regia Marina passò da 230 unità per 311.900 tonnellate contro 340 unità e 561.534 tonnellate della Marine Nationale del 1924 (rapporto 1: 1,8) a 225 unità per 526.603 tonnellate contro 236 unità e 697.611 tonnellate del 1935 (rapporto 1:1,32),<ref>{{Cita libro|titolo=Fabio De Ninno, Fascisti sul mare, cit. p.151}}</ref>la parità era apparentemente raggiunta, anche se la marina francese sembrava agli osservatori internazionali comunque in vantaggio (oltre tutto era munita di una sua aviazione), i francesi potevano (e alla fine degli anni '30 provarono) accelerare le loro costruzioni ben oltre quello che la Regia Marina poteva permettersi e, dopo il 1935, il vero "nemico" della Regia Marina appariva sempre più la ben più grande e moderna Royal Navy.
La [[conferenza navale di Washington|conferenza di Washington]] per il disarmo navale postbellico, conclusasi nel febbraio del [[1922]] con il [[Trattato navale di Washington|trattato navale]]<ref name="treaty">{{cita testo|wktitolo=s:en:Washington_Naval_Treaty,_1922|titolo=United States of America - Treaty for the limitation of Naval Armament, signed at Washington, February 6, 1922 [1924] LNTSer 65; 25 LNTS 201}}</ref>, stabilì che vi sarebbe dovuta essere la parità nel [[dislocamento]] complessivo tra le marine italiana e francese sia per quanto riguardava le [[nave da battaglia|navi da battaglia]] ({{formatnum:175000}} [[tonnellata|tonnellate]] ciascuna, nell'art. 4)<ref name="treaty" /> che le [[portaerei]] ({{formatnum:60000}} tonnellate ciascuna, nell'art. 7): tale decisione influenzò lo sviluppo della flotta italiana nel corso degli anni tra le due guerre mondiali, condizionandolo al mantenimento dell'equilibrio con la Francia<ref name="treaty" />. In particolare per il regime divenne fondamentale per la politica navale (fino quasi alla fine degli anni '30) raggiungere e mantenere, anche e soprattutto per motivi di prestigio internazionale, la parità con la Francia, malgrado quest'ultima potenza disponesse di un sistema industriale molto più avanzato, e di bilanci militari molto più ricchi. Per questo furono sacrificate all'obiettivo della parità diverse voci di spesa, come la preparazione degli equipaggi e degli ufficiali, l'addestramento, la ricerca e lo sviluppo di armi nuove e più avanzate, l'adeguamento e la modernizzazione degli arsenali pubblici e privati, la fortificazione dei porti, la creazione di riserve di combustibili, mine, munizioni ecc. Questo fu particolarmente evidente nei primi anni '30, quando la Marina francese ricominciò ad armarsi (anche guardando al riarmo tedesco) e la marina italiana reagì diminuendo il numero delle radiazioni e varando moltissime unità (soprattutto incrociatori e sommergibili) che riproducevano con piccole migliorie le classi del decennio precedente, formando delle famiglie di classi (Condottieri, Trento/Zara, serie 600) quando invece diverse altre marine (specie quella nipponica) chiedevano che ogni classe fosse un progetto nuovo e innovativo rispetto alle unità che andava a sostituire/affiancare. In compenso la Regia Marina passò da 230 unità per {{formatnum:311900}} tonnellate contro 340 unità e {{formatnum:561534}} tonnellate della Marine nationale del 1924 (rapporto 1:1,8) a 225 unità per {{formatnum:526603}} tonnellate contro 236 unità e {{formatnum:697611}} tonnellate del 1935 (rapporto 1:1,32),<ref>{{Cita|De Ninno 2017|p. 151}}.</ref> la parità era apparentemente raggiunta, anche se la marina francese sembrava agli osservatori internazionali comunque in vantaggio (oltre tutto era munita di una sua aviazione), i francesi potevano (e alla fine degli anni '30 provarono) accelerare le loro costruzioni ben oltre quello che la Regia Marina poteva permettersi e, dopo il 1935, il vero "nemico" della Regia Marina appariva sempre più la ben più grande e moderna Royal Navy.
 
===La riorganizzazione fascista===
[[File:Carlo Ferrari, maggiore.JPG|thumb|upright|Divisa di gala, maggiore del Corpo sanitario militare marittimo, 1924]]
[[File:Carlo Ferrari, maggiore.JPG|miniatura|verticale|Divisa di gala, maggiore del Corpo sanitario militare marittimo, 1924]]
 
Durante quasi tutta la vita precedente della Regia Marina le cariche di [[capo di stato maggiore]] ed anche di norma di [[ministero della Marina|ministro della marina]] erano state ricoperte da marinai competenti (escluso Persano), e fino al 1925, anche dopo l'ascesa al potere di [[Benito Mussolini|Mussolini]], il capo di stato maggiore fu Thaon di Revel; in quell'anno, dopo la crisi legata all'omicidio [[Giacomo Matteotti|Matteotti]], Mussolini assunse ''ad interim'' i tre ministeri della Guerra, della Marina e dell'Aeronautica<ref name=Rocca>{{cita libro|cognome=Rocca|nome=Gianni|titolo=Fucilate gli ammiraglipp. La tragedia della Marina Italiana nella seconda guerra mondiale |anno= 1987|editore=Mondadori |città=Milano|pp= 71-79|isbn=978-88-04-43392-7}}.</ref>. Uno dei motivi era che, nei primi anni del governo Mussolini, uno degli intenti del governo era contenere la spesa pubblica, anche se non erano mancati avventurismi in politica estera, come la Crisi di Corfù del 1923, quindi le spese militari erano state compresse, specie per la Regia Marina. Inoltre gli ambienti navali avevano mal digerito lo scorporo della loro aviazione verso la Regia AereonauticaAeronautica. Infine il fascismo, dopo l'omicidio Matteotti, conosceva la sua prima forte crisi di consenso.<ref>{{Cita libro|titolo=Fabio De Ninno, Fascisti sul mare, cit2017|p. pp.47 e ss. in particolare p. 66}}.</ref> Un altro fronte di scontro, anche interno alla marina, riguardava il destino dei Regi Arsenali, ovvero della cantieristica pubblica. Il neonato [[regime fascista]], durante il ministero di Alberto De Stefani, aveva scelto un modello fortemente liberista e favorevole ai grandi gruppi industriali, e sfavorevole ai lavoratori, riteneva inoltre che l'impresa pubblica fosse intrinsecamente inefficiente. Infine i dipendenti dei Regi Arsenali (di cui ben 3.228 furono licenziati) erano considerati ideologicamente sospetti e vicini alla sinistra massimalista. Per queste ragioni il governo smantellò alcuni arsenali (Venezia, Napoli, Pola), riducendoli a officine per il raddobbo (riducendo ulteriormente le officine già esistenti di Ancona, Brindisi e Augusta), ridusse altri (La Spezia, Taranto) e mantenne come vera pubblica ufficinaofficina solo CastellamareCastellammare di StabbiaStabia.<ref>{{Cita libro|titolo=Fabio De Ninno, Op. cit. 2017|p. 52}}.</ref> Politicamente si trattava di un forte favore alle grandi industrie private, che avevano favorito anche finanziariamente il regime (e cui era legato il sottosegretario Ciano), ma non fu un provvedimento gradito agli ufficiali, che perdevano (unica grande marina) la capacità di controllare e uniformare le costruzioni navali con grandi complessi di arsenali pubblici, capcacicapaci anche di calmierare i prezzi e mantenremantenere adeguata la qualità (l'uniformità delle munizioni era, quando mancava come in Italia, un gravissimo problema per la marina). Si avvennearrivò ad un sistema in cui i cantieri privati (anche tecnologicamente arretrati) risuscivanoriuscivano ad attrarre forti ordini in base a legami politici con gerarchi e figure di primo piano del regime, soprattutto grazie a Costanzo Ciano che prediligeva Oto e Ansaldo contro i, pur più moderni, Cantieri Navali Riuniti dell'Adriatico, fino ad una vera e propria spartizione delle commesse su criteri esclusivamente politico-industriali e non militari.<ref>{{Cita libro|titolo=Fabio De Ninno, op. cit. pp2017|p. 144 e ss.}}</ref>
[[File:Armando Diaz AllenGren3.jpg|thumb|left|L'incrociatore ''[[Armando Diaz (incrociatore)|Armando Diaz]]'', della [[classe Condottieri (incrociatore)|classe Condottieri]] durante una visita in Australia nel 1934 o 1935.]]
 
[[File:Armando Diaz AllenGren3.jpg|miniatura|sinistra|L'incrociatore ''[[Armando Diaz (incrociatore)|Armando Diaz]]'', della [[classe Luigi Cadorna]] (la seconda del tipo Condottieri), durante una visita in Australia nel 1934 o 1935]]
Il governo [[Fascismo|fascista]] decise di ammodernare la Regia Marina, con l'obiettivo di essere in grado di sfidare la ''[[Mediterranean Fleet]]'' (flotta del Mediterraneo) della [[Royal Navy]] britannica: tra la fine degli [[anni 1920|anni venti]] ed i primi [[anni 1930|anni trenta]] fu iniziata la costruzione di [[incrociatore pesante|incrociatori pesanti]] da 10.000 tonnellate, cui fece seguito quella di [[cacciatorpediniere]] e [[sottomarino|sommergibili]] (l'impegno nella costruzione di quest'ultima tipologia di battelli fu notevole, fino a raggiungere nel giugno del [[1940]], con più di cento unità<ref>{{cita|Petacco|p. 6}} - Tabella comparativa con la Royal Navy riporta all'entrata in guerra 117 unità, Giorgerini in ''Uomini sul Fondo'', pp. 218-219, scrive che all'atto della dichiarazione di guerra erano disponibili 115 sommergibili, di cui due non erano però ancora pienamente operativi, a luglio del 1940 con la consegna di due ulteriori unità si raggiunse il picco di 117 sommergibili.</ref>, un numero di assoluto rilievo; di questi, 59 erano battelli entro le 600&nbsp;t appartenenti alla [[Classe Serie 600 (sommergibile)|Serie 600]], il cui numero non era limitato dal trattato di Washington) e delle corazzate della classe ''[[Classe Littorio (nave da battaglia)|Littorio]]''. Venne anche pianificato il rimodernamento delle corazzate [[classe Conte di Cavour (nave da battaglia)|classe ''Cavour'']] e ''[[Classe Caio Duilio (nave da battaglia 1913)|classe Duilio]]'', che in realtà si trasformò in una ricostruzione pressoché totale, lasciando solo il 40% della struttura originaria, e i cannoni originari (13 pezzi da 305/46&nbsp;mm)<ref name = DuilioPreMMI1913>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ABCD/caio_duilio.aspx|titolo=Caio Duilio - Nave da battaglia (1913)|accesso= 9 novembre 2010}}</ref> divennero 10 pezzi da 320/44&nbsp;mm, in pratica i precedenti ritubati e con l'eliminazione della torre centrale<ref name=DuilioPreMMI1937>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/Parte02/navi0212.asp|titolo=Caio Duilio - Nave da battaglia (1937)|accesso=9 novembre 2010}}</ref>. Il progetto di rimodernamento venne firmato dal generale del [[genio navale]] [[Francesco Rotundi]] e dall'ammiraglio [[Eugenio Minisini]], che allungarono le navi con una falsa prora di 10&nbsp;m, migliorandone anche il [[coefficiente di finezza]] e sostituirono le [[caldaie per trasporti|caldaie]] a [[carbone]] con moderne caldaie a [[nafta]]<ref>{{cita|Da Zara|p. 222}}.</ref>.
 
Il governo fascista decise di ammodernare la Regia Marina, con l'obiettivo di essere in grado di sfidare la ''[[Mediterranean Fleet]]'' (flotta del Mediterraneo) della [[Royal Navy]] britannica: tra la fine degli anni venti e i primi anni trenta fu iniziata la costruzione di [[incrociatore pesante|incrociatori pesanti]] da {{formatnum:10000}} tonnellate, cui fece seguito quella di [[cacciatorpediniere]] e [[sottomarino|sommergibili]] (l'impegno nella costruzione di quest'ultima tipologia di battelli fu notevole, fino a raggiungere nel giugno del [[1940]], con più di cento unità<ref>{{cita|Petacco|p. 6}}, la tabella comparativa con la Royal Navy riporta all'entrata in guerra 117 unità; {{cita|Giorgerini|pp. 218-219}} scrive che all'atto della dichiarazione di guerra erano disponibili 115 sommergibili, di cui due non erano però ancora pienamente operativi, a luglio del 1940 con la consegna di due ulteriori unità si raggiunse il picco di 117 sommergibili.</ref>, un numero di assoluto rilievo; di questi, 59 erano battelli entro le 600&nbsp;t appartenenti alla [[Classe 600 (sommergibile)|classe 600]], il cui numero non era limitato dal trattato di Washington) e delle corazzate della [[classe Littorio]]. Venne anche pianificato il rimodernamento delle corazzate [[classe Conte di Cavour]] e [[Classe Caio Duilio (nave da battaglia 1913)|classe Duilio]], che in realtà si trasformò in una ricostruzione pressoché totale, lasciando solo il 40% della struttura originaria, e i cannoni originari (13 pezzi da 305/46&nbsp;mm)<ref name = DuilioPreMMI1913>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ABCD/caio_duilio.aspx|titolo=Caio Duilio - Nave da battaglia (1913)|accesso= 9 novembre 2010}}</ref> divennero 10 pezzi da 320/44&nbsp;mm, in pratica i precedenti ritubati e con l'eliminazione della torre centrale<ref name=DuilioPreMMI1937>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storia/almanacco/Parte02/navi0212.asp|titolo=Caio Duilio - Nave da battaglia (1937)|accesso=9 novembre 2010}}</ref>. Il progetto di rimodernamento venne firmato dal generale del genio navale [[Francesco Rotundi]] e dall'ammiraglio [[Eugenio Minisini]], che allungarono le navi con una falsa prora di 10&nbsp;m, migliorandone anche il [[coefficiente di finezza]] e sostituirono le caldaie a [[carbone]] con moderne caldaie a [[nafta]]<ref>{{cita|Da Zara|p. 222}}.</ref>.
Questa imponente mole di lavoro nella realtà produsse quattro navi da battaglia con cannoni da [[OTO/Ansaldo 320 mm/44|320/40]] che avrebbero dovuto fronteggiare le corazzate inglesi delle classi ''[[Classe Queen Elizabeth (nave da battaglia)|Queen Elizabeth]]'' e ''[[Classe Revenge (nave da battaglia)|Revenge]]'' e gli incrociatori da battaglia della [[Classe Renown (incrociatore da battaglia)|classe ''Renown'']] con cannoni da 381&nbsp;mm, decisamente più potenti come armamento e (le prime) anche come corazzatura. Le corazzate della classe ''Littorio'' potevano invece reggere senz'altro il confronto, ma avevano comunque una grossa limitazione di fondo: l'autonomia di 3.920 miglia a 20 nodi<ref name = LittorioMMI>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/LMNO/littorio.aspx|titolo=Littorio - Nave da battaglia (1913) |accesso=9 novembre 2010}}</ref> le metteva in grado di effettuare operazioni esclusivamente nel bacino del Mediterraneo.
 
Questa imponente mole di lavoro nella realtà produsse quattro navi da battaglia con cannoni [[OTO/Ansaldo 320/44]] che avrebbero dovuto fronteggiare le corazzate inglesi delle classi [[Classe Queen Elizabeth (nave da battaglia)|Queen Elizabeth]] e [[Classe Revenge|Revenge]] e gli incrociatori da battaglia della [[classe Renown]] con cannoni da 381&nbsp;mm, decisamente più potenti come armamento e (le prime) anche come corazzatura. Le corazzate della classe Littorio potevano invece reggere senz'altro il confronto, ma avevano comunque una grossa limitazione di fondo: l'autonomia di {{formatnum:3920}} miglia a 20 nodi<ref name = LittorioMMI>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/LMNO/littorio.aspx|titolo=Littorio - Nave da battaglia (1913) |accesso=9 novembre 2010}}</ref> le metteva in grado di effettuare operazioni esclusivamente nel bacino del Mediterraneo.
Allo scopo di rendere, in prospettiva, minimo un contatto tra le navi italiane ed i vascelli britannici, la Regia Marina basò la sua strategia di sviluppo su navi veloci con cannoni a lunga gittata. A questo scopo sviluppò cannoni di calibro inferiore ma di gittata maggiore di quelli delle controparti britanniche; inoltre per ottenere velocità maggiori le navi italiane di nuovo progetto vennero dotate di una corazzatura più leggera e dimensioni contenute (come ad esempio, nel caso dell'incrociatore ''[[Giovanni dalle Bande Nere (incrociatore)|Giovanni dalle Bande Nere]]''). In realtà la corazzatura di queste unità era praticamente inesistente, visto che era di 24&nbsp;mm contro, per esempio, i 102&nbsp;mm della contemporanea [[classe Leander (incrociatore)|classe Leander]] inglese; questo avrà un peso determinante in molti scontri navali, come la [[battaglia di Capo Spada]]<ref>{{cita|Petacco|p. 28}}.</ref>.
 
Allo scopo di rendere, in prospettiva, minimo un contatto tra le navi italiane e i vascelli britannici, la Regia Marina basò la sua strategia di sviluppo su navi veloci con cannoni a lunga gittata. A questo scopo sviluppò cannoni di calibro inferiore ma di gittata maggiore di quelli delle controparti britanniche; inoltre per ottenere velocità maggiori le navi italiane di nuovo progetto vennero dotate di una corazzatura più leggera e dimensioni contenute (come ad esempio, nel caso dell'incrociatore ''[[Giovanni delle Bande Nere (incrociatore)|Giovanni delle Bande Nere]]''). In realtà la corazzatura di queste unità era praticamente inesistente, visto che era di 24&nbsp;mm contro, per esempio, i 102&nbsp;mm della contemporanea [[classe Leander (incrociatore)|classe Leander]] inglese; questo avrà un peso determinante in molti scontri navali, come la [[battaglia di Capo Spada]]<ref>{{cita|Petacco|p. 28}}.</ref>.
Questi sviluppi, evidenti soprattutto a partire dal 1935, segnarono l'ascesa di un nuvo gruppo di potere interno alla marina e di una nuova filosofia operativa, diversa da quella cara ai sostenitori della flotta bilanciata propugnata dagli "evoluzionisti" al governo della marina sin dall'inizio degli anni '20. Si pensava infatti ad una marina volutamente sbilanciata, con al centro due punti di forza: un grande numero di sommergibili (ancorché tecnologicamente meno avanzati di quelli britannici o tedeschi, ma in numero sovrabbondante) e un forte nucleo di navi da battaglia. I sommergibili avrebbero dovuto sottoporre la flotta nemica ad una forte usura, danneggiandone o affondandone le unità maggiori (si pensava quindi ad un uso del sommergibile più contro le unità da guerra che contro i traffici), una volta danneggiata la flotta nemica sarebbe intervenuta la squadra di battaglia, su almeno 4-6 corazzate moderne, per affrontare in una battaglia navale classica la flotta nemica e (eventualmente) distruggerla a cannonate. Rispetto alle idee di inizio anni '20 si dava poca importanza ai convogli, il dominio del mare, in una prospettiva di tipo mahanniana, sarebbe appartenuto a chi fosse riuscito a distruggere la flotta da battaglia nemica. Strategicamente poi, questa scuola "sbilanciata" puntava molto sulla concentrazione di forze e di potere in poche mani (con un comando a terra molto forte), sull'accettazione della divisione di compiti con la Regia Aereonautica (che non era mai stata accettata prima dalla Marina), e sull'accettazione senza riserve della politica estera fascista, revisionista rispetto ai trattati e aggressiva anche verso la "perfida Albione". Questa era una novità nelle tradizioni della Regia Marina, sostanzialmente filobritanicca dalla sua fondazione, e sempre interessata ad una politica di alleanze con la potenza che controllava Gibilterra e Suez. A capo di questa linea di pensiero vi era il teorico Oscar Di Giamberardino, l'ammiraglio a capo dei sommergibili Mario Falangola e l'uomo di fiducia nella Marina di Mussolini, l'ammiraglio Domenico Cavagnari, che accentrò nella sua persona un enorme potere.<ref>{{Cita libro|titolo=Fabio De Ninno, I Sommergibili del fascismo, op. cit. pp.158 e ss.}}</ref>
 
Questi sviluppi, evidenti soprattutto a partire dal 1935, segnarono l'ascesa di un nuovo gruppo di potere interno alla marina e di una nuova filosofia operativa, diversa da quella cara ai sostenitori della flotta bilanciata propugnata dagli "evoluzionisti" al governo della marina sin dall'inizio degli anni '20. Si pensava infatti a una marina volutamente sbilanciata, con al centro due punti di forza: un grande numero di sommergibili (ancorché tecnologicamente meno avanzati di quelli britannici o tedeschi, ma in numero sovrabbondante) e un forte nucleo di navi da battaglia. I sommergibili avrebbero dovuto sottoporre la flotta nemica a una forte usura, danneggiandone o affondandone le unità maggiori (si pensava quindi ad un uso del sommergibile più contro le unità da guerra che contro i traffici), una volta danneggiata la flotta nemica sarebbe intervenuta la squadra di battaglia, su almeno 4-6 corazzate moderne, per affrontare in una battaglia navale classica la flotta nemica e (eventualmente) distruggerla a cannonate. Rispetto alle idee di inizio anni '20 si dava poca importanza ai convogli, il dominio del mare, in una prospettiva di tipo mahanniana, sarebbe appartenuto a chi fosse riuscito a distruggere la flotta da battaglia nemica. Strategicamente poi, questa scuola "sbilanciata" puntava molto sulla concentrazione di forze e di potere in poche mani (con un comando a terra molto forte), sull'accettazione della divisione di compiti con la Regia Aeronautica (che non era mai stata accettata prima dalla Marina), e sull'accettazione senza riserve della politica estera fascista, revisionista rispetto ai trattati e aggressiva anche verso la "perfida Albione". Questa era una novità nelle tradizioni della Regia Marina, sostanzialmente filobritannica dalla sua fondazione, e sempre interessata a una politica di alleanze con la potenza che controllava Gibilterra e Suez. A capo di questa linea di pensiero vi era il teorico Oscar Di Giamberardino, l'ammiraglio a capo dei sommergibili Mario Falangola e l'uomo di fiducia nella Marina di Mussolini, l'ammiraglio Domenico Cavagnari, che accentrò nella sua persona un enorme potere.<ref>{{Cita|De Ninno 2014|p. 158 e ss.}}</ref>
 
===Le carenze nell'evoluzione tecnologica===
Si aggiunga che poca o nulla cura fu dedicata alla ricerca scientifica di apparecchiature di scoperta, come il [[radar]] e il [[sonar]] (o ecogoniometro), che pure erano oggetto di studi nelle università italiane e negli stessi laboratori militari, come dimostrano gli studi del prof. [[Ugo Tiberio]] e di [[Guglielmo Marconi]]<ref>{{cita web|url=http://radarlab.disp.uniroma2.it/Seminari/Stoccolma_2009_Galati_Radar%20History.pdf|titolo=The italian way to radar: Guglielmo Marconi and Ugo Tiberio|lingua=en|accesso=10 novembre 2010|urlmorto=sì}}</ref>, principalmente per le scelte dell'ammiraglio [[Domenico Cavagnari|Cavagnari]], nominato da Mussolini capo di stato maggiore della marina nel 1933 e successivamente [[Sottosegretario di Stato|sottosegretario]] alla marina (senza che lasciasse la carica militare)<ref name=Rocca/>; lo stesso valeva per gli strumenti di puntamento diurno e il munizionamento per il combattimento notturno<ref name=Rocca/>, e Cavagnari affermò, riguardo ai radiolocalizzatori di "non volere trappole tra i piedi"<ref name=baroni>{{cita libro|cognome=Baroni|nome=Piero|titolo=La guerra dei radar: il suicidio dell'Italia: 1935/1943 |url=http://books.google.it/books?id=N3jPv-yONNoC&pg=PA80&lpg=PA80&dq=organizzazione+della+regia+marina+1938&source=bl&ots=ZizgW1RO1j&sig=IkemDZ_L7vfYUJgs9s8oRBAwz3U&hl=it&ei=LXjcTJSgNcyUswbtj5GiBA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=8&ved=0CEMQ6AEwBzgK#v=onepage&q=organizzazione%20della%20regia%20marina%201938&f=false |accesso=11 novembre 2010|anno=2007|mese=gennaio|editore=Greco & Greco|p=80|isbn=88-7980-431-6}}</ref>, mentre l'ammiraglio [[Angelo Iachino|Iachino]] scriveva fosse meglio<ref name=baroni/>
 
{{Citazione|... procedere con estrema cautela nell'accettare brillanti novità tecniche che non siano ancora collaudate da una esperienza pratica sufficientemente lunga}}
{{Citazione|... procedere con estrema cautela nell'accettare brillanti novità tecniche che non siano ancora collaudate da una esperienza pratica sufficientemente lunga.}}
 
Pertanto le navi italiane dovettero affrontare il successivo conflitto in inferiorità tecnica verso la marina inglese, e il generale tedesco [[Albert Kesselring|Kesselring]] definirà la marina italiana "una marina del bel tempo", non in grado di operare in condizioni avverse o di notte<ref name=Rocca/>.
 
[[File:Radar gufo panel.jpg|thumbminiatura|Il pannello di controllo del radar italiano [[EC3/ter "Gufo"]].]]
Un'altra gravissima carenza nell'evoluzione tecnologica e di impiego della Regia Marina fu legata alle scelte politiche del [[fascismo]]: nel [[1923]] con la nascita della [[Regia Aeronautica]] i mezzi aerei, le basi ed il personale della componente aerea della marina passarono, insieme agli uomini, ai mezzi ed alle strutture provenienti dal [[Regio Esercito]], sotto il comando ed il controllo della nuova Forza Armata, facendo venir meno il coordinamento centrale delle componenti aerea e navale<ref name=Rocca/>. Nel 1925 un comitato tecnico della marina, presieduto da Mussolini (all'epoca anche responsabile del ministero), proclamò che la Regia Marina non aveva bisogno di portaerei, in quanto il supporto aereo sarebbe stato assicurato dall'Aeronautica basata a terra. Ancora nel 1936 l'ammiraglio Cavagnari bocciò uno studio dello stato maggiore che teorizzava la necessità di costruire tre portaerei di squadra, fatto ribadito ancora il 15 marzo 1938 alla [[Camera dei deputati]]<ref name=Rocca/>. Di conseguenza, anche a seconda guerra mondiale iniziata, le squadre da battaglia italiane dovettero combattere senza di fatto avere protezione aerea; solo a conflitto inoltrato, e ben dopo la sostituzione di Cavagnari nel 1940 a seguito della [[notte di Taranto]], venne deciso di costruire navi portaerei; visto il ritardo accumulato, dell'unica costruita, l<nowiki>'</nowiki>''[[Aquila (portaerei)|Aquila]]'', non venne mai completato l'allestimento mentre l'altra, lo ''[[Sparviero (portaerei)|Sparviero]]'', non arrivò oltre lo stadio iniziale. Questo contribuì, nel corso del conflitto, ad influenzare in maniera determinante e negativa l'andamento delle battaglie navali condotte delle forze armate italiane nel [[Mar Mediterraneo]]<ref name=Rocca/>.
 
Un'altra gravissima carenza nell'evoluzione tecnologica e di impiego della Regia Marina fu legata alle scelte politiche del [[fascismo]]: nel [[1923]] con la nascita della [[Regia Aeronautica]] i mezzi aerei, le basi ed il personale della componente aerea della marina passarono, insieme agli uomini, ai mezzi ed alle strutture provenienti dal [[Regio Esercito]], sotto il comando ed il controllo della nuova Forza Armata, facendo venir meno il coordinamento centrale delle componenti aerea e navale<ref name=Rocca/>. Nel 1925 un comitato tecnico della marina, presieduto da Mussolini (all'epoca anche responsabile del ministero), proclamò che la Regia Marina non aveva bisogno di portaerei, in quanto il supporto aereo sarebbe stato assicurato dall'Aeronautica basata a terra. Ancora nel 1936 l'ammiraglio Cavagnari bocciò uno studio dello stato maggiore che teorizzava la necessità di costruire tre portaerei di squadra, fatto ribadito ancora il 15 marzo 1938 alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]]<ref name=Rocca/>. Di conseguenza, anche a seconda guerra mondiale iniziata, le squadre da battaglia italiane dovettero combattere senza di fatto avere protezione aerea; solo a conflitto inoltrato, e ben dopo la sostituzione di Cavagnari nel 1940 a seguito della [[notte di Taranto]], venne deciso di costruire navi portaerei; visto il ritardo accumulato, dell'unica costruita, l{{'}}''[[Aquila (portaerei)|Aquila]]'', non venne mai completato l'allestimento mentre l'altra, lo ''[[Sparviero (portaerei)|Sparviero]]'', non arrivò oltre lo stadio iniziale. Questo contribuì, nel corso del conflitto, ad influenzare in maniera determinante e negativa l'andamento delle battaglie navali condotte delle forze armate italiane nel [[Mar Mediterraneo]]<ref name=Rocca/>.
Nel [[1925]] venne inviato in [[Cina]] un reparto del Reggimento San Marco, ad assicurare il presidio della [[Concessione italiana di Tientsin]]<ref>{{cita web|url=http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=182|titolo=I Fanti di Marina in Cina negli anni venti e trenta|accesso=24 dicembre 2010}}</ref> e di [[Pechino]], creato in seguito alla [[rivolta dei Boxer]]; questo contingente si aggiunse all'esiguo gruppo della Regia Marina presente e facente parte della Legazione italiana, alla cannoniera ''Carlotto'' che faceva servizio sul fiume Yang Tze Kiang e all'ariete torpediniere ''Calabria'', che verrà poi sostituito dalla RN ''Libia'', come nave comando<ref>{{cita|Da Zara|p. 187}}.</ref>.
 
===Operazioni in Cina ed Etiopia===
Durante la [[guerra d'Etiopia]] la marina non fu ovviamente coinvolta come forza navale nelle operazioni militari contro l'[[Abissinia]], anche se reparti del [[Battaglione San Marco|San Marco]] parteciparono alla parte terrestre della campagna. Inoltre in quell'anno fu mobilitata completamente la flotta e, per la prima volta, appartve chiaro che l'Italia sarebbe potuta entrare in guerra sia con la Francia che con la Gran Bretagna. Per questo si inizò a potenziare la componente sommergibilistica (puntando però solo al fattore quantitativo, e non a quello qualitativo) e a studiare le operazioni speciali. A seguito dell'embargo dichiarato dalla [[Società delle Nazioni]] nei confronti del Regno d'Italia, la Royal Navy aumentò la propria presenza nel Mediterraneo, tanto da paventare uno scontro tra le due squadre da battaglia, ed elaborò anche un piano di attacco al porto di Taranto; questo piano, più volte aggiornato negli anni successivi, avrebbe poi trovato applicazione l'11 novembre 1940 durante la cosiddetta [[notte di Taranto]]<ref name=Rocca/><ref>{{cita web|url=http://www.regiamarinaitaliana.it/ATaranto.html|titolo=La notte di Taranto|accesso=11 novembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091117111254/http://www.regiamarinaitaliana.it/ATaranto.html|dataarchivio=17 novembre 2009}}</ref>. L'embargo rese molto più costosa la cantieristica italiana e diffcoltoso reprerire alcune materie prime, cui si cercò di rimediare con (spesso scadenti) surrugati autarchici.
Nel [[1925]] venne inviato in [[Repubblica di Cina (1912-1949)|Cina]] un reparto del Reggimento San Marco, ad assicurare il presidio della [[concessione italiana di Tientsin]]<ref>{{cita web|url=http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=182|titolo=I Fanti di Marina in Cina negli anni venti e trenta|accesso=24 dicembre 2010}}</ref> e di [[Pechino]], creato in seguito alla [[ribellione dei Boxer]]; questo contingente si aggiunse all'esiguo gruppo della Regia Marina presente e facente parte della Legazione italiana, alla cannoniera ''Carlotto'' che faceva servizio sul fiume Yang Tze Kiang e all'ariete torpediniere ''Calabria'', che verrà poi sostituito dalla RN ''Libia'', come nave comando<ref>{{cita|Da Zara|p. 187}}.</ref>.
 
Durante la [[guerra d'Etiopia]] la marina non fu ovviamente coinvolta come forza navale nelle operazioni militari, anche se reparti del "San Marco" parteciparono alla parte terrestre della campagna. Inoltre in quell'anno fu mobilitata completamente la flotta e, per la prima volta, apparve chiaro che l'Italia sarebbe potuta entrare in guerra sia con la Francia che con la Gran Bretagna. Per questo si iniziò a potenziare la componente sommergibilistica (puntando però solo al fattore quantitativo, e non a quello qualitativo) e a studiare le operazioni speciali. A seguito dell'embargo dichiarato dalla [[Società delle Nazioni]] nei confronti del Regno d'Italia, la Royal Navy aumentò la propria presenza nel Mediterraneo, tanto da paventare uno scontro tra le due squadre da battaglia, ed elaborò anche un piano di attacco al porto di Taranto; questo piano, più volte aggiornato negli anni successivi, avrebbe poi trovato applicazione l'11 novembre 1940 durante la cosiddetta [[notte di Taranto]]<ref name=Rocca/><ref>{{cita web|url=http://www.regiamarinaitaliana.it/ATaranto.html|titolo=La notte di Taranto|accesso=11 novembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091117111254/http://www.regiamarinaitaliana.it/ATaranto.html}}</ref>. L'embargo rese molto più costosa la cantieristica italiana e difficoltoso reperire alcune materie prime, cui si cercò di rimediare con (spesso scadenti) surrogati autarchici.
Nel 1936, In seguito allo scoppio della [[guerra civile spagnola|guerra civile in Spagna]], il regime fascista italiano diede il proprio appoggio alla fazione [[franchista]]. Di conseguenza, la Regia Marina, che ufficialmente avrebbe dovuto vigilare sull'embargo di armi ad entrambi i contendenti, fu invece impegnata ad assicurare la protezione dei convogli di truppe e di armi inviati a [[Francisco Franco]] e prese parte anche direttamente alle operazioni offensive dei nazionalisti. La marina italiana impiegò, in tempi differenti, decine di sommergibili<ref>Giorgerini nel suo libro ''Uomini sul fondo'' pp. 194-199 cita l'impiego di 36 e 48 sommergibili nel corso di due distinte offensive sottomarine, mentre Rocca in ''Fucilate gli ammiragli'' scrive dell'utilizzo di 33 sommergibili.</ref>, che attaccarono vari mercantili impegnati a trasportare rifornimenti a vantaggio dei repubblicani, vennero anche danneggiate due navi da guerra appartenenti alla marina repubblicana spagnola, mentre gli incrociatori ''Duca d'Aosta'' ed ''Amedeo di Savoia'' bombardarono di notte alcune città spagnole<ref name=Rocca/>. Questo conflitto fu molto oneroso in termini finanziari per lo stato italiano (8,5 miliardi di lire di allora, di fronte a nessun vantaggio economico e una pura spesa ideologica a favore del fascismo spagnolo), rendendo più complessa la modernizzazione delle forze armate. In compenso permise di scoprire le deficienze di afidabilità dei siluri (specie di quelli prodotti al Silurificio Italiano di Baia) che furono in buona parte corrette entro l'inizio della guerra (anche se i siluri italiani non furono all'altezza di quelli tedeschi, giapponesi e britannici si rivelarono relativamente afidabili e più efficaci delle artiglierie). Comunque il conflitto, condotto contro una marina antiquata, piccola e divisa tra campo nazionalista e campo repubblicano, genero un senso di ingiustificato ottimismo nelle forze armate italiane (un ''victory desease''), malgrado dimostrasse un enorme quantità di deficienze. Nello specifico la Regia Marina lanciò una prima massiccia campagna subaquea di sostegno ai franchisti (novembre 1936-febbraio 1937), che per il diritto internazionale era da considerarsi un atto di pirateria (i battelli infatti posti sotto falsa bandiera). Furono impiegati 38 sommergibili, patugliato tutto il Mediterraneo per fermare le navi sovietiche dirette in Spagna (e quelle spagnole dirette in URSS), e furono identificate 161 navi, di cui 15 furono ritenute bersagli validi, con il lancio di ben 28 siluri, che però spesso non funzionarono per l'allagamento della sezione di guida del siluro. Furono colpite infatti solo 3 navi, l'incrociatore ''Miguel de Cervantes'' (7.475 tonnellate danneggiato), e due piccoli mercantili da meno di 1500 tonnellate, mentre furono effettuate 8 missioni di bombardamento terroristico contro alcune città costiere (tra cui Valencia e Barcellona), reiterate in febbraio dagli incrociatori (di notte e sotto falsa bandiera spagnola). Il 16 gennaio 1937 il sottomarino ''Diamante'' per poco non si autosilurò per un difetto del siluro, che iniziò a viaggiare in maniera circolare. Molto carente risultò l'addestramento e la preparazione degli equipaggi, oltre che il coordinamento con il SIM (servizio informazioni militare). Alla fine di questa prima campagna furono ceduti 2 sommergibili ai franchisti (affonderanno 3 mercantili), mentre si iniziava un balletto diplomatico internazionale in cui l'Italia ufficialmente prclamava la propria neutralità, ma di fatto partecipava al conflitto con "volontari". Il 5 agosto 1937 due cacciatorpedinieri cercarono di fermare un convoglio diretto verso la Spagna, fallendo; questo diede il via ad una seconda campagna sottomarina (6 agosto-19 ottobe 1937), in cui parteciparono 48 battelli e diverse torpediniere, i sottomarini identificarono 444 navi, ne attaccarono 24, lanciando 43 siluri, affondando 4 piroscafi (3 nell'Egeo e 1 in acque spagnole). I Cacciatorpedinieri nel canale di Sicilia affondarono 3 mercantili. Questi attacchi illegali iniziarono a essere stigmatizzati dall'opinione pubblica internazionale, inoltre il 30 agosto il sottomarino ''Iride'' (comandato da Julio Valerio Borghese), attaccò (senza esito ) il cacciatorpediniere britannico ''Havoc,'' che reagì dandogli la caccia, mentre il 1 settembre il ''Diaspro'' affondò davanti al porto di alicante un mercantile britannico. Per questo il 23 ottobre 4 unità italiane divennero "legionarie" cioè furono ufficialmente cedute alla Spagna, mantenendo però equipaggio italiano (per altro "comandato" e non volontario), che non ottennero alcun risultato, mentre furono ceduti agli spagnoli 4 cacciatorpedinieri. Uno dei risultati della partecipazione (per altro in buona parte illegale) del conflitto fu il ridestare l'interesse della Royal Navy e dei servizi segreti britannici sulle unità italiane, i loro metodi, e i loro codici: il conflitto permise alla Gran Bretagna di capire e conoscere la Regia Marina sul campo,anche se permise di comprendere (ma non di risolvere) alcune delle deficienze dell'arma subacquea e delle forze leggere italiane.<ref>{{Cita libro|titolo=Fabio De Ninno, I sommergibili del fascismo, op. cit. pp. 219 e ss.}}</ref>
 
===La guerra civile spagnola===
Nel 1936, In seguito allo scoppio della [[guerra civile spagnola]], il regime fascista italiano diede il proprio appoggio alla fazione [[Francisco Franco|franchista]]. Di conseguenza, la Regia Marina, che ufficialmente avrebbe dovuto vigilare sull'embargo di armi ad entrambi i contendenti, fu invece impegnata ad assicurare la protezione dei convogli di truppe e di armi inviati a [[Francisco Franco]] e prese parte anche direttamente alle operazioni offensive dei nazionalisti. La marina italiana impiegò, in tempi differenti, decine di sommergibili<ref>{{cita|Giorgerini|pp. 194-199}} cita l'impiego di 36 e 48 sommergibili nel corso di due distinte offensive sottomarine, mentre {{cita|Rocca|}} scrive dell'utilizzo di 33 sommergibili.</ref>, che attaccarono vari mercantili impegnati a trasportare rifornimenti a vantaggio dei repubblicani, vennero anche danneggiate due navi da guerra appartenenti alla marina repubblicana spagnola, mentre gli incrociatori ''Duca d'Aosta'' ed ''Amedeo di Savoia'' bombardarono di notte alcune città spagnole<ref name=Rocca/>. Questo conflitto fu molto oneroso in termini finanziari per lo stato italiano (8,5 miliardi di lire di allora, di fronte a nessun vantaggio economico e una pura spesa ideologica a favore del fascismo spagnolo), rendendo più complessa la modernizzazione delle forze armate. In compenso permise di scoprire le deficienze di affidabilità dei siluri (specie di quelli prodotti al Silurificio Italiano di Baia) che furono in buona parte corrette entro l'inizio della guerra (anche se i siluri italiani non furono all'altezza di quelli tedeschi, giapponesi e britannici si rivelarono relativamente affidabili e più efficaci delle artiglierie). Comunque il conflitto, condotto contro una marina antiquata, piccola e divisa tra campo nazionalista e campo repubblicano, genero un senso di ingiustificato ottimismo nelle forze armate italiane (un ''victory desease''), nonostante dimostrasse un'enorme quantità di deficienze. Nello specifico la Regia Marina lanciò una prima massiccia campagna subacquea di sostegno ai franchisti (novembre 1936-febbraio 1937), che per il diritto internazionale era da considerarsi un atto di pirateria (i battelli infatti posti sotto falsa bandiera). Furono impiegati 38 sommergibili, pattugliato tutto il Mediterraneo per fermare le navi sovietiche dirette in Spagna (e quelle spagnole dirette in URSS), e furono identificate 161 navi, di cui 15 furono ritenute bersagli validi, con il lancio di ben 28 siluri, che però spesso non funzionarono per l'allagamento della sezione di guida del siluro. Furono colpite infatti solo 3 navi, l'incrociatore ''Miguel de Cervantes'' ({{formatnum:7475}} tonnellate danneggiato), e due piccoli mercantili da meno di {{formatnum:1500}} tonnellate, mentre furono effettuate 8 missioni di bombardamento terroristico contro alcune città costiere (tra cui Valencia e Barcellona), reiterate in febbraio dagli incrociatori (di notte e sotto falsa bandiera spagnola). Il 16 gennaio 1937 il sottomarino ''Diamante'' per poco non si autosilurò per un difetto del siluro, che iniziò a viaggiare in maniera circolare. Molto carente risultò l'addestramento e la preparazione degli equipaggi, oltre che il coordinamento con il SIM (servizio informazioni militare). Alla fine di questa prima campagna furono ceduti 2 sommergibili ai franchisti (affonderanno tre mercantili), mentre si iniziava un balletto diplomatico internazionale in cui l'Italia ufficialmente proclamava la propria neutralità, ma di fatto partecipava al conflitto con "volontari". Il 5 agosto 1937 due cacciatorpediniere cercarono di fermare un convoglio diretto verso la Spagna, fallendo; questo diede il via a una seconda campagna sottomarina (6 agosto-19 ottobre 1937), in cui parteciparono 48 battelli e diverse torpediniere, i sottomarini identificarono 444 navi, ne attaccarono 24, lanciando 43 siluri, affondando 4 piroscafi (3 nell'Egeo e 1 in acque spagnole). I cacciatorpediniere nel canale di Sicilia affondarono tre mercantili. Questi attacchi illegali iniziarono a essere stigmatizzati dall'opinione pubblica internazionale, inoltre il 30 agosto il sottomarino ''Iride'' (comandato da Julio Valerio Borghese), attaccò (senza esito ) il cacciatorpediniere britannico ''Havoc,'' che reagì dandogli la caccia, mentre il 1º settembre il ''Diaspro'' affondò davanti al porto di Alicante un mercantile britannico. Per questo il 23 ottobre quattro unità italiane divennero "legionarie" cioè furono ufficialmente cedute alla Spagna, mantenendo però equipaggio italiano (per altro "comandato" e non volontario), che non ottennero alcun risultato, mentre furono ceduti agli spagnoli quattro cacciatorpediniere. Uno dei risultati della partecipazione (per altro in buona parte illegale) del conflitto fu il ridestare l'interesse della Royal Navy e dei servizi segreti britannici sulle unità italiane, i loro metodi, e i loro codici: il conflitto permise alla Gran Bretagna di capire e conoscere la Regia Marina sul campo, anche se permise di comprendere (ma non di risolvere) alcune delle deficienze dell'arma subacquea e delle forze leggere italiane.<ref>{{Cita|De Ninno 2014|p. 219 e ss.}}</ref>
 
=== Classificazione e organizzazione della flotta ===
L'assetto della flotta venne modificato più volte durante il periodo tra le due guerre, a volte senza apparenti ragioni tattiche o strategiche<ref name="Da Zara221">{{cita|Da Zara|p. 221}}.</ref>. Nel [[1938]] fu emesso il Regio Decreto Legge 19/5/1938 n. 782<ref>{{cita web|url=http://www.difesa.it/Legislazione/Repertorio+Storico+Hammurabi+Difesa/1930+-+1940/|titolo=Repertorio Storico Hammurabi Difesa |sito=difesa.it|accesso=17 novembre 2010}} 19/5/1938 R.D.L. 782. Modificazioni alla L. 8 luglio 1926, n. 1178, sull'ordinamento della regia marina, e successive modificazioni, nonché al testo unico approvato con R.D. 16 maggio 1932, n. 819, riguardante gli ufficiali di complemento della regia marina. Pubblicato nella Gazz. Uff. 22 giugno 1938, n. 140, convertito in legge 9 gennaio 1939, n.248.</ref> che definiva la costituzione e l'organizzazione della flotta della Regia Marina. Le navi da guerra vennero classificate in nove categorie: [[Nave da battaglia|corazzate]], [[Incrociatore|incrociatori]], [[cacciatorpediniere]], [[Torpediniera|torpediniere]], [[Sommergibile|sommergibili]], [[Cannoniera|cannoniere]], MAS, navi ausiliarie e navi di uso locale. In queste categorie vennero fatte rientrare tutte le navi in servizio, modificando in alcuni casi la classificazione originaria. Per esempio la tipologia [[esploratore (nave)|esploratore]] fu eliminata e le navi in servizio vennero riclassificate, a seconda delle loro caratteristiche, come incrociatori leggeri o come cacciatorpediniere.
L'assetto della flotta venne modificato più volte durante il periodo tra le due guerre, a volte senza apparenti ragioni tattiche o strategiche<ref name="Da Zara221">{{cita|Da Zara|p. 221}}.</ref>.
Nel [[1938]] fu emesso il ''Regio Decreto Legge 19/5/1938 n. 782''<ref>{{cita web|url=http://www.difesa.it/Legislazione/Repertorio+Storico+Hammurabi+Difesa/1930+-+1940/|titolo=Repertorio Storico Hammurabi Difesa |sito=difesa.it|accesso=17 novembre 2010}} 19/5/1938 R.D.L. 782. Modificazioni alla L. 8 luglio 1926, n. 1178, sull'ordinamento della regia marina, e successive modificazioni, nonché al testo unico approvato con R.D. 16 maggio 1932, n. 819, riguardante gli ufficiali di complemento della regia marina. Pubblicato nella Gazz. Uff. 22 giugno 1938, n. 140, convertito in legge 9 gennaio 1939, n.248.</ref> che definiva la costituzione e l'organizzazione della flotta della Regia Marina. Le navi da guerra vennero classificate in nove categorie: [[Nave da battaglia|corazzate]], [[Incrociatore|incrociatori]], [[cacciatorpediniere]], [[Torpediniera|torpediniere]], [[Sottomarino|sommergibili]], [[Cannoniera|cannoniere]], [[Motoscafo Armato Silurante|M.A.S.]], navi ausiliarie e navi di uso locale. In queste categorie vennero fatte rientrare tutte le navi in servizio, modificando in alcuni casi la classificazione originaria. Per esempio la tipologia ''[[esploratore (nave)|esploratore]]'' venne eliminata e le navi in servizio vennero riclassificate, a seconda delle loro caratteristiche, come incrociatori leggeri o come cacciatorpediniere.
 
==== Classificazione delle unità ====
Per quanto riguarda la classificazione delle unità, il Trattato di Washington forniva le definizioni per le unità maggiori, quindi navi da battaglia, portaerei e incrociatori, come trattato esaustivamente negli articoli dal V al XV<ref name=treaty/>; l'Italia, in quanto firmataria del trattato, recepiva formalmente le definizioni.
 
;Corazzate: Erano definite "corazzate" le navi corazzate adatte per l'impiego in alto mare con armamento principale di calibro superiore a 203&nbsp;mm. Erano navi di grande tonnellaggio (fino a 35.000{{formatnum:35000}}&nbsp;t, in accordo al [[trattato navale di Washington]] del 1921), potentemente armate (cannoni fino a 406&nbsp;mm di calibro) e corazzate, progettate per sostenere il massimo dello sforzo in un combattimento navale; di conseguenza nella categoria erano inclusi anche gli [[incrociatore da battaglia|incrociatori da battaglia]] dei quali però la Regia Marina non possedette alcun esemplare. L'armamento offensivo principale era costituito dai cannoni di grosso calibro (da 320 a 381&nbsp;mm nelle unità della Regia Marina) capaci di un tiro efficace fino a 30&nbsp;km. L'armamento secondario era costituito da cannoni antinave di minor calibro (120&nbsp;mm per le corazzate Cavour e Cesare, 135&nbsp;mm per Doria e Duilio, 152&nbsp;mm per la classe Littorio) e da cannoni antiaerei, oltre che da mitragliere.
 
;Incrociatori: Erano definiti "incrociatori" le navi di elevata velocità e di dislocamento superiore a 3.000{{formatnum:3000}}&nbsp;t, armate con cannoni fino a 203&nbsp;mm di calibro. Nelle convenzioni di nomenclatura dell'epoca (indipendentemente dal Trattato) erano usualmente distinti in "incrociatori pesanti" (fino a 10.000{{formatnum:10000}}&nbsp;t con cannoni da 203&nbsp;mm) e "incrociatori leggeri" (con cannoni fino a 155&nbsp;mm). Si trattava di navi molto veloci (anche oltre 35 nodi) dotate di buona potenza di fuoco (cannoni principali da 152&nbsp;mm fino a 203&nbsp;mm, armamento antiaereo) ma di scarsa protezione (corazzatura da media a leggera, spesso limitata alla parte subacquea). Molte di queste unità erano inoltre dotate di uno o due aerei ricognitori lanciabili mediante catapulte.
 
;Cacciatorpediniere: Erano definiti "cacciatorpediniere" le navi siluranti veloci (fino a 38 nodi) con dislocamento da {{formatnum:1000}}&nbsp;t fino a {{formatnum:3000}}&nbsp;t, con compiti prevalentemente di attacco con il siluro, ma dotate anche di artiglieria di piccolo e medio calibro (fino a 120&nbsp;mm) e di armamento antiaereo (prevalentemente mitragliere) e antisommergibile (bombe torpedini a getto).
 
;Torpediniere: Erano definite "torpediniere" le navi siluranti di piccole dimensioni (dislocamento tra le 100&nbsp;t e le {{formatnum:1000}} t), caratterizzate anch'esse da elevata velocità e forte armamento in siluri. Anche queste unità possedevano artiglierie di piccolo calibro (fino a 100&nbsp;mm), mitragliere antiaeree e bombe antisommergibile.
 
;Sommergibili: Erano definiti sommergibili le unità siluranti in grado di svolgere la loro attività bellica prevalentemente in immersione. Essi avevano come arma principale il siluro, ma erano anche muniti di uno o due cannoni per l'attacco in superficie (limitato di solito a navi mercantili indifese). Alcuni sommergibili, appositamente attrezzati, potevano svolgere anche attività di posa mine. A seconda delle caratteristiche nautiche, di armamento e di autonomia, i sommergibili venivano classificati come "costieri" o "oceanici".
 
;Cannoniere: Erano definite "cannoniere" le navi armate con almeno un cannone di qualsiasi calibro, con dislocamento inferiore alle {{formatnum:8000}}&nbsp;t e velocità inferiore ai 20 nodi, che non avessero altri compiti ausiliari o logistici.
 
;M.A.S.MAS: Ii M.A.S.motoscafi (motoscafoarmati anti sommergibile)siluranti erano piccole siluranti di dislocamento inferiore alle 100&nbsp;t, molto veloci e armate solo di siluri, destinate alla caccia ai sommergibili ma anche e soprattutto ad attacchi veloci a navi maggiori.
 
;Navi ausiliarie: Erano definite "navi ausiliarie" le navi adibite a compiti ausiliari o logistici. In base alla loro specializzazione si riconoscevano: Posamine, Dragamine, Posacavi, Cisterne, Navi officina, Navi appoggio, Rimorchiatori d'alto mare, Navi di salvataggio, Pontoni semoventi, Navi scuola, Navi ospedale.
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Le navi della Regia Marina erano organizzate in raggruppamenti: squadriglia, flottiglia, divisione, squadra. Al di fuori di questi raggruppamenti potevano esserne costituiti temporaneamente altri, definiti "gruppi", comprendenti unità con caratteristiche diverse (per esempio una corazzata o un incrociatore con due o tre cacciatorpediniere). Il "gruppo" veniva costituito in forma temporanea per particolari esigenze transitorie o per il raggiungimento di obiettivi particolari. Per due anni fu attiva la Divisione Siluranti, che non sostituiva nelle funzioni il vecchio Ispettorato Siluranti, e che serviva solo da aggregazione delle siluranti in tempo di pace, visto che in guerra le stesse sarebbero state assegnate alle divisioni navali di unità da battaglia con compiti di scorta<ref>{{cita|Da Zara|p. 197}}.</ref>.
 
;Squadriglia: La squadriglia era un raggruppamento omogeneo di almeno 4 unità di naviglio sottile (di cui una con funzioni di capo squadrigliacaposquadriglia): cacciatorpediniere, torpediniere, sommergibili o M.A.SMAS. Le unità dovevano essere preferibilmente della stessa classe o, comunque, possedere caratteristiche nautiche e belliche il più possibile simili<ref name="Da Zara262">{{cita|Da Zara|p. 262}}.</ref>.
 
;Flottiglia: La flottiglia (comandata da un capo flottigliacapoflottiglia, solitamente imbarcato su di una un'unità estranea alle squadriglie, che inizialmente era un esploratore, poi dopo la riclassificazione un caccia conduttore) era un raggruppamento di 2 o più squadriglie<ref name="Da Zara262"/>.
 
;Divisione: La divisione era un raggruppamento di 2 o più navi maggiori (incrociatori o corazzate) delle quali una poteva avere funzioni di capo divisionecapodivisione. Solitamente alla divisione erano aggregate una o più squadriglie di siluranti (cacciatorpediniere o torpediniere) con funzioni di scorta<ref>{{cita|Da Zara|pp. 197 e 262}}.</ref>.
 
;Squadra: Una squadra navale era composta dal raggruppamento di 2 o più divisioni. Le funzioni di comando della squadra erano svolte da una nave ammiraglia che poteva appartenere a una delle divisioni o esserne indipendente. Nel 1928 la flotta venne riorganizzata passando da una singola ''armata navale'' a due ''squadre navali'', delle quali la prima, incentrata sulla divisione della dell'unità da battaglia era dislocata a La Spezia e la seconda, inizialmente comprendente i soli due incrociatori da {{formatnum:10000}}&nbsp;t della [[Classe Trento (incrociatore)|classe Trento]] dislocata a [[Taranto]]<ref name="Da Zara221"/>.
 
== La seconda guerra mondiale ==
{{vedi anche|Marina Cobelligerante Italiana|Naviglio militare italiano della seconda guerra mondiale|Supermarina|Operazioni navali in Africa Orientale Italiana}}
[[File:Teseo Tesei.jpg|thumbminiatura|[[Teseo Tesei]], incursore e comandante della [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª Flottiglia MAS]], morto durante l'[[attacco a Malta]] ]]
 
Quando il 10 giugno [[1940]] l'Italia entrò nella seconda guerra mondiale, la Regia Marina era, numericamente, la quinta marina del mondo dopo quelle di [[USUnited States Navy|Stati Uniti]], [[Royal Navy|GranRegno BretagnaUnito]], [[Marina imperiale giapponese|Giappone]] e [[Marine nationale|Francia]]. Come numero di unità navali e tenendo conto del teatro e dei compiti operativi più limitati, poteva essere considerata alla pari con le altre principali nazioni che operavano nel [[battaglia del Mediterraneo|teatro del Mediterraneo]], Francia e Inghilterra, che avevano compiti ben più estesi. La marina italiana aveva però carenze concettuali, tecniche e costruttive che sarebbero emerse nelle operazioni belliche, prima fra tutte la mancanza di una un'aviazione di marina. La resa della Francia portò comunque la flotta italiana ad essere la principale del Mediterraneo.
 
[[File:CV Aquila LaSpezia Jun51 NAN5-63.jpg|thumbminiatura|leftsinistra|La portaerei ''[[Aquila (portaerei)|Aquila]]'', ripescatarimessa dopoa l'affondamentogalla e prossima alla demolizione nel 1951.]]
 
Inoltre, a differenza delle altre marine da guerra che attribuivano ai comandanti in mare una un'ampia autonomia decisionale, il comandante superiore di una squadra da battaglia italiana doveva sempre attenersi agli ordini di [[Supermarina]] (il Comando Superiore della Regia Marina), e di fronte ad unaa un'evoluzione degli eventi doveva comunicare ed attendere istruzioni<ref name=Pavolini>{{cita libro|autore=Pavolini Paolo Pavolini|titolo= Badoglio & C strateghi della disfatta - 1943, la caduta del fascismo, 1|editore=Fratelli Fabbri editori |anno=1973|città=Milano|pp=30-31}}</ref>. Questa pratica fu causa durante il conflitto di vari problemi dovuti a situazioni che si evolvevano più rapidamente di quanto Supermarina potesse gestire la situazione. Il motivo di disposizioni così prudenti era che comunque la possibilità di rimpiazzo da parte italiana di navi perse in combattimento era, vista la scarsità di materie prime, quanto meno problematica; inoltre anche la mancanza di carburante fu una motivazione addotta per giustificare, dal 1942 in poi, il mancato impiego delle unità da battaglia, fatto in parte vero visto che l'Italia non possedeva risorse petrolifere, ma va anche precisato che alla data dell'armistizio verranno rinvenute dai tedeschi cospicue scorte di carburanti, dell'ordine del milione di tonnellate<ref name=Pavolini/>.
 
Questo problema merita un approfondimento perché, pur difficile da comprendere per il pubblico generalista, fu determinante ed è centrale per le tesi storiografiche revisioniste. L'Italia non aveva grandi scorte, e le esaurì dopo pochi mesi (circa sei), dopo di che dovette far fronte ai problemi con quanto riusciva a raggranellare sia con la modestissima produzione nazionale (anche sintetica), sia con le importazioni, che avvenivano prevalentemente attraverso l'alleato tedesco. Questo privilegiava le proprie esigenze, agiva secondo la propria agenda politica e le proprie disponibilità, causando improvvise ma fastidiosissime penurie, che venivano risolte svuotando i serbatoi di alcune unità in favore di altre più importanti in quel momento. Ad esempio svuotando le corazzate in favore di caccia torpediniere e torpediniere di scorta<ref>{{Cita|SankovichSadkovich|p. 68}}.</ref>. La marina doveva infatti innanzi tutto garantire l'agibilità ai convogli, scortare i convogli implicava un elevato consumo per le unità mercantili e di scorta diretta coinvolte, oltre che per quelle da battaglia usate come scorta indiretta o tenute di riserva. Questo implicava accantonare un'enorme quantità di combustibili, anche perché i convogli (non solo verso la Libia, ma anche verso i Balcani, le isole metropolitane e sotto costa) erano un'attività quotidiana. Nel 1943 questa attività, anche a seguito della sconfitta, fu ridotta, quasi assente anzi dopo l'aprile 1943. Questo permise di recuperare una scorta di carburante e riempire i serbatoi delle unità da battaglia, in alcuni casi quasi vuoti dal tardo 1942<ref>{{Cita|Sadkovich|p. 65}}.</ref>.
 
Al momento dell'entrata in guerra, nella marina italiana erano state consegnate, anche se non erano ancora pienamente operative, due tra le più potenti navi da battaglia che solcarono i mari in quel periodo, illa ''[[Littorio (nave da battaglia)|Littorio]]'' e illa ''[[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|Vittorio Veneto]]'', corazzate da oltre 40&nbsp;000{{formatnum:40000}} tonnellate, trenta nodi di velocità massima e nove cannoni da 381 millimetri quale armamento principale. Le corazzate ipnotizzavano la guida politica e militare della marina, che voleva la parità con la Francia a tutti i costi soprattutto in questa categoria di naviglio, tanto che anche durante la guerra si continuò a costruire corazzate, quando invece avversari dotati di sistemi industriali più avanzati la ridussero o concentrarono tutte le loro risorse sulle unità leggere. Invece l'Italia rese operative nel corso della guerra ben 5 corazzate, contro a 5 caccia torpedinierecacciatorpediniere, 16 torpediniere, 29 sommergibili, 29 corvette ecc. Come importanza nella flotta, seguivano altre quattro vecchie corazzate, rimodernate nel corso degli anni 30trenta, da 29&nbsp;000{{formatnum:29000}} tonnellate con pezzi da 320 millimetri (''[[Giulio Cesare (nave da battaglia)|Giulio Cesare]]'', ''[[Conte di Cavour (nave da battaglia)|Conte di Cavour]]'', ''[[Caio Duilio (nave da battaglia 19371913)|Caio Duilio]]'' e ''[[Andrea Doria (nave da battaglia 1913)|Andrea Doria]]'', queste ultime due non immediatamente disponibili in quanto i lavori furono completati a luglio del 1940), sette incrociatori pesanti da 10&nbsp;000{{formatnum:10000}} tonnellate con cannoni da 203 millimetri oltre al vecchio incrociatore corazzato ''[[San Giorgio (incrociatore)|San Giorgio]]'', dodici incrociatori leggeri, cinquantanove cacciatorpediniere, settanta torpediniere (molte delle quali cacciatorpediniere della prima guerra mondiale obsoleti e riclassificati), cinquanta [[Motoscafo Armato Silurante|MAS]] (mezzi d'assalto subacquei e sopracquei: recitava proprio così la definizione per intero) suddivisi su tre flottiglie, e per finire più di un centinaio di sommergibili.
 
[[File:Corvetta Chimera C 48 - appena completata.jpg|thumb|La corvetta ''Chimera'' appena approntata dal cantiere di Monfalcone.]]
[[File:Corvetta Chimera C 48 - appena completata.jpg|miniatura|La corvetta ''Chimera'' appena approntata dal cantiere di Monfalcone.]]
 
Le debolezze erano rappresentate dall'aver abbandonato la costruzione e lo sviluppo degli aerosiluranti e dalla mancanza di portaerei. La prima decisione si poteva ricondurre a gelosie da parte dell'aeronautica (che voleva evitare, e ci era riuscita, che i velivoli venissero posti sotto il comando della marina<ref>{{cita|Petacco|p. 23}}.</ref>), malgrado la sperimentazione italiana a metà degli anni trenta fosse molto più avanti rispetto alle altre nazioni. Nel 1937 il [[silurificio Whitehead di Fiume]] aveva messo a punto un siluro capace di funzionare con lancio da ottanta metri, altezza per i tempi notevolissima, ma l'aeronautica richiese un ordigno con capacità di funzionamento con lancio da trecento metri, mentre anche da parte della Marina sorgevano problemi: quando si trattò di immettere in servizio il siluro aereo, per il quale la [[Regia Aeronautica]] aveva già (seppur tardivamente di vari anni rispetto alla [[Fleet Air Arm]] e alla [[Royal Air Force]] inglesi) predisposto gli attacchi sui propri velivoli, gli stabilimenti italiani non poterono esaudire la commessa, in quanto la loro totale produzione era assorbita dagli ordini ricevuti dalla Regia Marina e dalla [[Kriegsmarine]].
 
[[File:Ettorefieramosca2.jpg|thumbminiatura|leftsinistra|Il regio sommergibile ''[[Ettore Fieramosca (sommergibile)|Ettore Fieramosca]]''.]]
 
Di conseguenza il primo lotto di siluri atti all'impiego aereo venne consegnato relativamente tardi, consentendo alla prima squadriglia di aerosiluranti di essere pronta solo nell'agosto 1940<ref>{{cita web|url= http://www.aereimilitari.org/forum/topic/6290-s79-sparviero/ |titolo= S.79 Sparviero Il capolavoro di Marchetti|accesso=22 novembre 2010}}</ref>. Per quanto riguarda le portaerei, solo a guerra inoltrata si decise di costruirne due, l{{'}}''[[Aquila (portaerei)|Aquila]]'' (portaerei di squadra) e lo ''[[Sparviero (portaerei)|Sparviero]]'' (portaerei di scorta, più lenta ma più economica), trasformando due transatlantici preesistenti, ma con la limitazione che gli aerei avrebbero potuto solo decollare, ma non atterrare, anche per l'impossibilità di addestrare i piloti in questo senso<ref>{{cita web|url= http://digilander.libero.it/planciacomando/unita/porta3.htm |titolo= Progetto ''Bozzoni'' - Plancia di comando |accesso= 22 novembre 2010}}</ref>. Nessuna delle due entrò mai in servizio; la prima venne affondata proprio da incursori della Regia Marina dopo l'8 settembre per evitare che venisse usata per bloccare l'ingresso del [[porto di Genova]], e la seconda venne affondata dai tedeschi, sempre all'ingresso del porto di Genova.
 
La prima operazione di guerra fu la [[battaglia di Punta Stilo]] (9 luglio 1940), conosciuta anche come "battaglia di Calabria", nella quale si scontrarono la squadra navale italiana che rientrava da un'operazione di scorta a un convoglio verso la Libia, e quella britannica di ritorno da un'analoga operazione. Pochi giorni dopo, nella [[battaglia di Capo Spada]] (19 luglio 1940), l'incrociatore ''[[Bartolomeo Colleoni (incrociatore)|Bartolomeo Colleoni]]'' dopo essere stato immobilizzato dalle artiglierie dell'[[HMAS Sydney (D48)|HMAS ''Sydney'']], venne affondato dai siluri dei cacciatorpediniere britanniche presenti in area. Nella notte tra l'11 ed il 12 novembre 1940, l'attacco degli aerosiluranti britannici [[Fairey Swordfish]] decollati dalla [[portaerei]] ''[[HMS Illustrious (R87)|Illustrious]]'' contro la flotta italiana alla fonda nella base navale di [[Taranto]] durante la [[notte di Taranto]] conosciuta anche come "operazione Judgement" dagli inglesi, danneggiò gravemente il naviglio della Marina causando solo lievi perdite agli attaccanti: le navi da battaglia ''Conte di Cavour'', ''Duilio'' e ''Littorio'' vennero silurate mentre solo due dei venti Swordfish furono abbattuti; le corazzate ''Littorio'' e ''Duilio'' richiesero mesi di riparazioni, mentre il ''Conte di Cavour'' non ritornò più in servizio attivo<ref>{{cita|Petacco|pp. 31-41}}.</ref>. Tale evento venne preso a modello per progettare l'attacco giapponese contro la flotta statunitense [[Attacco di Pearl Harbor|a Pearl Harbor]] nel dicembre [[1941]].
Di conseguenza il primo lotto di siluri atti all'impiego aereo venne consegnato relativamente tardi, consentendo alla prima squadriglia di aerosiluranti di essere pronta solo nell'agosto 1940<ref>{{cita web|url= http://www.aereimilitari.org/forum/topic/6290-s79-sparviero/ |titolo= S.79 Sparviero Il capolavoro di Marchetti|accesso=22 novembre 2010}}</ref>. Per quanto riguarda le portaerei, solo a guerra inoltrata si decise di costruirne due, l<nowiki>'</nowiki>''[[Aquila (portaerei)|Aquila]]'' (portaerei di squadra) e lo ''[[Sparviero (portaerei)|Sparviero]]'' (portaerei di scorta, più lenta ma più economica), trasformando due transatlantici preesistenti, ma con la limitazione che gli aerei avrebbero potuto solo decollare, ma non atterrare, anche per l'impossibilità di addestrare i piloti in questo senso<ref>{{cita web|url= http://digilander.libero.it/planciacomando/unita/porta3.htm |titolo= Progetto ''Bozzoni'' - Plancia di comando |accesso= 22 novembre 2010}}</ref>. Nessuna delle due entrò mai in servizio; la prima venne affondata proprio da incursori della Regia Marina dopo l'8 settembre per evitare che venisse usata per bloccare l'ingresso del [[porto di Genova]], e la seconda venne affondata dai tedeschi, sempre all'ingresso del porto di Genova.
 
[[File:Navarino2.jpg|miniatura|[[Navarino (Grecia)]], estate 1942. A ridosso dell'isola [[Sfacteria]], a poppavia dell'incrociatore ''[[Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (incrociatore)|Duca d'Aosta]]'', si vede l'incrociatore ''[[Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi (incrociatore)|Duca degli Abruzzi]]'' con al suo fianco sinistro il cacciatorpediniere ''Corazziere'']]
La prima operazione di guerra fu la [[battaglia di Punta Stilo]] (9 luglio 1940), conosciuta anche come "battaglia di Calabria", nella quale si scontrarono la squadra navale italiana che rientrava da una operazione di scorta ad un convoglio verso la Libia, e quella britannica di ritorno da un'analoga operazione. Pochi giorni dopo, nella [[battaglia di Capo Spada]] (19 luglio 1940), l'incrociatore ''[[Bartolomeo Colleoni (incrociatore)|Bartolomeo Colleoni]]'' dopo essere stato immobilizzato dalle artiglierie dell'[[HMAS Sydney (D48)|HMAS ''Sydney'']], venne affondato dai siluri dei cacciatorpediniere britanniche presenti in area. Nella notte tra l'11 ed il 12 novembre 1940, l'attacco degli aerosiluranti britannici [[Fairey Swordfish]] decollati dalla [[portaerei]] ''[[HMS Illustrious (R87)|Illustrious]]'' contro la flotta italiana alla fonda nella base navale di [[Taranto]] durante la "[[Notte di Taranto]]" conosciuta anche come "operazione Judgement" dagli inglesi, danneggiò gravemente il naviglio della Marina causando solo lievi perdite agli attaccanti: le navi da battaglia ''Conte di Cavour'', ''Caio Duilio'' e ''Littorio'' vennero silurate mentre solo due dei venti Swordfish furono abbattuti; le corazzate ''Littorio'' e ''Caio Duilio'' richiesero mesi di riparazioni, mentre il ''Conte di Cavour'' non ritornò più in servizio attivo<ref>{{cita|Arrigo Petacco|pp. 31-41}}.</ref>. Tale evento venne preso a modello per progettare l'attacco [[Impero giapponese|giapponese]] contro la [[United States Navy|flotta statunitense]] a [[Attacco di Pearl Harbor|Pearl Harbor]] nel dicembre [[1941]].
[[File:Navarino2.jpg|thumb|[[Navarino (Grecia)]], estate 1942. A ridosso dell'isola [[Sfacteria]], a poppavia dell'incrociatore ''[[Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (incrociatore)|Duca d'Aosta]]'', si vede l'incrociatore ''[[Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi (incrociatore)|Duca degli Abruzzi]]'' con al suo fianco sinistro il cacciatorpediniere ''[[Classe Soldati (cacciatorpediniere)#Corazziere|Corazziere'']]'' ]]
 
Il 27 novembre la Regia Marina si scontrò con la flotta britannica nella [[battaglia di Capocapo Teulada]], mentre la prima azione di successo degli incursori della marina avvenne il 26 marzo 1941 con l'attacco alla base britannica della [[SoudaSuda (Grecia)|Baia di Suda]] a [[Creta (Grecia)|Creta]]: vennero affondati l'incrociatore [[HMS York (90)|HMS ''York'']] e una petroliera<ref>{{cita|Petacco|p. 47}}.</ref>. Tra il 27 ed il 29 marzo 1941, nella [[battaglia di Capo Matapan]], la Royal Navy inferse un altro grave colpo alla Regia Marina, affondando tre [[incrociatore|incrociatori]] pesanti (''[[Pola (incrociatore)|Pola]]'', ''[[Zara (incrociatore)|Zara]]'' e ''[[Fiume (incrociatore)|Fiume]]''), due [[cacciatorpediniere]] e danneggiando inoltre l'ammiraglia italiana ''[[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|Vittorio Veneto]]'', perdendo, per contro, un solo [[aerosilurante]]<ref>{{cita|Petacco|pp. 85-135}}.</ref>. Durante un'operazione di trasporto di carburante verso la Libia, nella [[battaglia di Capo Bon]] del 13 dicembre 1941 vennero affondati gli incrociatori ''[[Alberto di Giussano (incrociatore)|Alberto di Giussano]]'' e ''[[Alberico da Barbiano (incrociatore)|Alberico da Barbiano]]'', della classe ''[[Classe Condottieri|Condottieri]]''.
 
[[File:RN Italia sailing to Malta (09 09 1943).jpg|thumbminiatura|leftsinistra|La corazzata ''[[Littorio (nave da battaglia)|Italia]]'', in precedenza ''Littorio'' fino alla caduta di Mussolini, in rotta verso [[Malta]] il 9 settembre 1943, giorno in cui fu colpita da una bomba tedesca.]]
 
L'azione di maggior successo compiuta dalla Regia Marina nel corso del conflitto fu l'attacco con [[Siluro a Lentalenta Corsacorsa|Silurisiluri a Lentalenta Corsacorsa]], conosciuti come "Maialimaiali", alle due navi da battaglia britanniche ''[[HMS Valiant (02)|Valiant]]'' e ''[[HMS Queen Elizabeth (191300)|Queen Elizabeth]]'' alla fonda nel porto di [[Alessandria d'Egitto]] il 19 dicembre 1941; sebbene l'azione, nota come [[impresa di Alessandria]], fosse stata un successo, le navi si adagiarono sul fondo e non fu immediatamente possibile, grazie anche ad uno stratagemma britannico, avere la certezza che fossero state danneggiate<ref>{{cita|Petacco|pp. 149-161}}.</ref>. Nonostante tutto, le perdite di vite umane furono molto contenute: solo otto marinai persero la vita<ref>{{cita web|url=http://www.naval-history.net/xDKCas1941-12DEC2.htm#prof|titolo= Elenco delle perdite della Royal Navy nella seconda guerra mondiale|lingua=en|accesso=14 novembre 2010}}</ref> e le due corazzate poterono in seguito essere recuperate. Altre operazioni di rilievo furono la [[prima battaglia della Sirte]] (1941), la [[seconda battaglia della Sirte]] (22 marzo [[1942]]), nella quale una formazione navale britannica, in netta inferiorità, venne affrontata senza decisione dalla squadra da battaglia italiana, con un inconcludente scambio di colpi di artiglieria. Nel rientro la squadra italiana perse due cacciatorpediniere per le condizioni estreme del mare. In seguito venne combattuta la [[battaglia di mezzo giugno]] (1942), conosciuta anche come ''operazione Harpoon''. Ancora, nella [[battaglia di mezzo agosto]] (1942), conosciuta anche come ''operazione Pedestal'', le forze aeronavali dell'Asse danneggiarono o affondarono la maggioranza delle navi di due convogli destinati a Malta.
 
Lo scarso traffico mercantile del Mediterraneo, contrapposto con il consistente numero di navi impegnate tra le due sponde dell'[[Oceano Atlantico|Atlantico]] per il rifornimento degli alleati europei degli Stati Uniti, comportò il coinvolgimento di alcuni sommergibili italiani nella cosiddetta [[Battaglia dell'Atlantico (1939-1945)|battaglia dei convogli]]. Operando dalla base di "[[BETASOM]]", così denominata perché aveva sede a [[Bordeaux]], i battelli italiani palesarono, nonostante l'impegno degli equipaggi che fece cogliere successi anche rilevanti ma con perdite altrettanto rilevanti, la loro inadeguatezza per le operazioni oceaniche e l'inefficacia delle tattiche operative.
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L'Italia, fin dall'estate del 1940, diede il via alla conversione, partendo da navi mercantili già esistenti, in una serie di "navi ausiliare" adattate per la guerra di corsa. In altre parole si volevano creare, su imitazione della [[Kriegsmarine]] tedesca, delle vere e proprie [[navi corsare italiane|navi corsare]], ma il progetto venne abbandonato nel 1942 e le tre navi utilizzate come trasporti sulla rotta per il Nord Africa<ref>{{cita web|url=http://digilander.libero.it/planciacomando/WW2/corsari1.htm|titolo= Corsari italiani (virtuali)|accesso=25 dicembre 2010}}</ref>.
 
Nel corso di tutta la guerra le navi italiane, pur avendo la reputazione di essere state ben progettate, si dimostrarono piuttosto carenti sia nell'armamento contraereo e, soprattutto, nella dotazione di apparati [[radar]]: quest'ultimo dispositivo, presente invece sulle navi della flotta britannica, si rivelò, insieme alla [[crittanalisiCrittoanalisi|decrittazione]] dei messaggi [[crittografia|cifrati]] inviati tramite la cifratrice tedesca [[Enigma (crittografia)|Enigma]] (si veda anche [[Ultra (crittografia)|Ultra]]), ede all'assoluta supremazia aerea alleata, di importanza fondamentale nella conduzione di molte battaglie e nella risoluzione delle stesse a favore della Royal Navy. Alla data dell'armistizio, la Regia Marina constatò di aver perso 470.000{{formatnum:470000}} tonnellate di navi della propria flotta<ref>{{cita web|url=http://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic{{=}}21543|titolo=Le Perdite Della Regia Marina Nella Seconda Guerra Mondiale, 390 unità per 470.455 (al momento)|2 luglio 2011}}</ref>.
 
Un'altra mancanza quasi altrettanto grave era quella di sonar, pur disponendo di un discreto apparato sin dagli anni trenta, i di ottimi idrofoni passivi, la Regia Marina non investì nel migliorare i suoi prototipi, né nel diffondere questi apparecchi in tutte le unità di scorta, diventando dipendenti anche in questo dall'alleato tedesco. La mancanza di un avanzato apparecchio di ricerca anti sommergibile fu molto negativa per una marina che dedicò tante energie nel difendere (anche con un certo successo) i convogli e le rotte dalla minaccia nemica, e che per altri versi disponeva di adeguati sistemi antisommergibile, come ottime bombe di profondità<ref>{{Cita|Sadkovich|pp =. 49-73}}.</ref>.
 
== Armistizio e dopoguerra ==
=== L'armistizio ===
{{Vedi anche|Consegna della flotta italiana agli Alleati}}
Secondo gli ordini ricevuti in seguito alla firma dell'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] con le forze [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleate]] del settembre del [[1943]], navi, uomini e mezzi della Regia Marina, si consegnarono nella quasi totalità dei casi alle forze anglo-americane; unnei porti di [[Malta]] (la squadra di Taranto), [[Palermo]], [[Augusta (Italia)|Augusta]], [[Annaba|Bona]] (la squadra di La Spezia), [[Tripoli]], [[Haifa]].
Un accordo di cooperazione con gli ex nemici permise poi ai marinai italiani, anche se con una serie di limitazioni, di continuare a combattere a fianco degli stessi per la liberazione del paese dall'occupazione nazista.
 
[[File:Giulio germanico.jpg|thumbminiatura|leftsinistra|Il ''[[Giulio Germanico (incrociatore)|Giulio Germanico]]'' in allestimento a [[Castellammare di Stabia]].]]
 
Molte unità minori, ma anche alcune di rilievo impossibilitate a muoversi perché danneggiate o perché ancora in allestimento, come l'incrociatore ''Bolzano'', la corazzata ''Conte di Cavour'' e la portaerei ''Aquila'', vennero catturate dai tedeschi durante l'[[operazione Achse]]. Le unità leggere vennero reimmesse in servizio come ''[[Torpedoboote Ausland]]'' (siluranti straniere) con personale tedesco, poiché non ritennero opportuno affidare le navi catturate alla costituenda [[Marina Nazionale Repubblicana|marina della Repubblica Sociale Italiana]]; in alcuni casi si ebbero anche scontri tra gli equipaggi italiani e le forze tedesche come nel caso del cantiere navale di Castellammare di Stabia, dove il personale della base, ed in particolare dell'incrociatore ''[[Giulio Germanico (incrociatore)|Giulio Germanico]]'', si difese per tre giorni. Recatosi presso gli attaccanti al fine di trattare la resa, il comandante del ''Germanico'', [[Domenico Baffigo]] (poi insignito di [[Medaglia d'oro al valor militare|medaglia d'oro]]), venne fucilato a tradimento a [[Napoli]] l'11 settembre e la base cadde nelle mani dei tedeschi<ref>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storia/movm/parte07/movm703.asp|titolo = La motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare al comandante Domenico Baffigo sul sito della Marina Militare Italiana |accesso=26 novembre 2010}}</ref>.
 
La cobelligeranza comportò varie umiliazioni per la Regia Marina, ai cui equipaggi era stata comunicata la notizia che le navi sarebbero rimaste sotto comando italiano per evitare gesti estremi come l'autoaffondamento; in realtà le stesse intenzioni di [[Carlo Bergamini]] (comandante in capo delle Forze navali da battaglia) non furono mai chiarite, se volesse ottemperare agli ordini di Supermarina o compiere un'ultima azione di guerra. Dopo l'affondamento della nave da battaglia {{nave||Roma|nave da battaglia 1940|2}}, le unità che vennero distaccate dalla flotta per prestare soccorso ai naufraghi, in mancanza di ordini precisi, diressero verso le [[isole Baleari]]: un primo gruppo costituito dall'incrociatore ''[[Attilio Regolo (incrociatore)|Attilio Regolo]]'' e da tre cacciatorpediniere, venne internato a [[Minorca]] dalle autorità spagnole, mentre i comandanti delle tre torpediniere che formavano il secondo gruppo (tutte della [[classe Orsa]]), dopo essere arrivati a [[Maiorca]] decisero l'11 settembre o di autoaffondare le proprie navi (torpediniere ''[[Pegaso (torpediniera 1938)|Pegaso]]'' del capitano di fregata Riccardo Imperiali e ''[[Impetuoso (torpediniera)|Impetuoso]]'' del capitano di corvetta medaglia d'oro [[Giuseppe Cigala Fulgosi]]) o di farsi internare (torpediniera ''[[Orsa (torpediniera 1938)|Orsa]]''). Questi provvedimenti di internamento furono accolti con proteste da parte dei capitani delle unità e furono oggetto di una controversia che venne risolta solo nel gennaio 1945 con l'autorizzazione fornita dal governo spagnolo alle navi italiane di riprendere il mare.
 
Le torpediniere della [[classe Ciclone]] ''Ardito'', ''Ghibli'', ''Impavido'', ''Intrepido'', ''Impetuoso'' e ''Aliseo'' furono protagoniste di vicende che seguirono l'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|armistizio dell'8 settembre 1943]]. In particolare quest'ultimo, al comando del [[capitano di fregata]] [[Carlo Fecia di Cossato]], il 9 settembre 1943 fu protagonista presso [[Bastia]], nelle acque della [[Corsica]], di una clamorosa azione quando l'unità in uscita dal porto, invertita la rotta per prestare assistenza alla gemella ''Ardito'' attaccata da dieci unità tedesche e gravemente danneggiata<ref>''Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna'', Edizioni Ferni Ginevra 1974, Vol. XV Capitolo "La marina italiana di fronte all'8 settembre"</ref>, riuscì ad evitare la cattura affondandone sette (cinque motozattere e due cacciasommergibili) e danneggiandone altre tre<ref>{{cita web|url=http://www.wlb-stuttgart.de/seekrieg/43-09.htm | titolo = Seekrieg 1943 September|lingua=de|accesso=26 novembre 2010}}</ref><ref name="biellaclub">{{cita web|url=http://www.biellaclub.it/_cultura/personaggi/CarloFeciaDiCossato/carlo.htm|titolo = Carlo Fecia Di Cossato - Biellaclub |accesso=26 novembre 2010}}</ref> riuscendo poi a riparare a [[Palermo]] e poi raggiungere il resto della flotta che si era consegnata agli Alleati a [[Malta]]. Per questa azione Fecia di Cossato si meritò la medaglia d'oro al valor militare, tuttavia nel giugno 1944 si rifiutò di eseguire gli ordini del nuovo [[Governo Bonomi II|governo Bonomi]] che non aveva giurato fedeltà al [[Vittorio Emanuele III d'Italia|Re]] e venne arrestato. Rilasciato e messo in congedo per tre mesi, il 27 agosto 1944 si suicidò a Napoli<ref name = "biellaclub2">{{cita web|url=http://www.biellaclub.it/_cultura/personaggi/CarloFeciaDiCossato/lettera.htm|titolo=Carlo Fecia Di Cossato - La lettera di addio alla madre - Biellaclub|accesso=26 novembre 2010}}</ref>.
 
Nel [[Campagna del Dodecaneso|Dodecaneso italiano]] la Regia Marina ebbe un ruolo da protagonista nella resistenza offerta ai tedeschi, specialmente a [[Battaglia di Rodi (1943)|Rodi]] con [[Inigo Campioni]] e a [[Battaglia di Lero|Lero]] con [[Luigi Mascherpa]], quest'ultimo aiutato anche da un contingente inglese che comunque non riuscì ad impedire la cattura dell'isola e il successivo passaggio del Dodecaneso nelle mani della Wehrmacht (eccezion fatta per l'isola di [[Castelrosso (Egeo MeridionaleGrecia)|Castelrosso]], usata dagli inglesi come centro logistico e di smistamento per le operazioni nell'Egeo). L'unico attacco che gli anglo-italiani riuscirono a respingere fu quello portato all'isola di [[Simi]], peraltro poi abbandonata dagli stessi difensori che la giudicarono non ulteriormente difendibile<ref>{{Cita|Levi 1993}}.</ref>.
 
=== La cobelligeranza ===
{{vedi anche|Marina Cobelligerante Italiana}}
Una volta arrivate a Malta, le navi vennero rese inoffensive con la presenza a bordo di [[picchetto (militare)|picchetti armati]] alleati ed il presidio delle stazioni radio di bordo e dei depositi munizioni<ref>Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna, Edizioni Ferni Ginevra 1974, Vol. XV, Capitolo "La marina italiana di fronte all'8 settembre"</ref>. Di fronte alla richiesta da parte del "[[Regno del Sud]]" di utilizzare le forze armate italiane, delle quali la marina costituiva la parte più integra, nelle operazioni militari contro i tedeschi, il comando alleato dispose l'utilizzazione delle unità leggere in operazioni di scorta ai convogli (cacciatorpediniere, torpediniere e corvette), e degli incrociatori in missioni di bombardamento contro le coste dell'Italia occupata, oltre che di crociere di vigilanza nell'Atlantico come esercitazione. Molto attiva fu invece [[Mariassalto]], che raccolse l'eredità della [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª Flottiglia MAS]], effettuando varie azioni di sabotaggio, tra le quali gli affondamenti della [[Aquila (portaerei)|portaerei ''Aquila'']] (notte del 19 aprile 1945 da parte di un gruppo di incursori, tra cui il sottotenente di vascello [[Nicola Conte (ufficiale)|Nicola Conte]]<ref>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storia/movm/parte07/Bio07/MOVM727b.asp|titolo=L'affondamento dell'Aquila sul sito della Marina Militare|accesso=15 dicembre 2010|urlmorto=sì}}</ref> e il sottocapo [[Evelino Marcolini]], nel porto di Genova<ref>{{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storia/movm/parte07/movm727.asp|titolo=Biografia di Marcolini sul sito della Marina Militare|accesso=15 dicembre 2010|urlmorto=sì}}</ref>) e dell'incrociatore ''Bolzano'' (operazione denominata "QWZ", nella notte del 21 giugno 1944 nel porto di La Spezia<ref name=anaimatt>{{cita web|url=http://www.anaim.it/attivita_mezzi.htm|titolo= Resoconto dell'attività di Mariassalto|accesso=15 dicembre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060506212116/http://www.anaim.it/attivita_mezzi.htm|dataarchivio=6 maggio 2006}}</ref>) e numerosi sbarchi di sabotatori italiani, inglesi e statunitensi dietro le linee. Da notare che il primo reparto ad entrare a Venezia, impedendo alcuni atti di sabotaggio tedesco, fu proprio un reparto di [[Battaglione Nuotatori-Paracadutisti|Nuotatori Paracadutisti]] di Mariassalto<ref name=att51>''Vita e morte del soldato italiano nella guerra senza fortuna'' - vol. XIII - "Una patria, due marine", p. 51</ref>. Inoltre gli uomini del reggimento "San Marco" entrarono a far parte del [[Gruppi di Combattimento|gruppo di combattimento]] "Folgore", e con questa unità parteciparono alle operazioni terrestri della [[Campagna d'Italia (1943-1945)|campagna d'Italia]] nel corso del 1945.
 
Per quanto riguarda le navi da battaglia [[classe Littorio]], furono internate nei [[Laghi amari]], in [[Egitto]], fino al 1947. Sebbene ne fosse stato proposto l'impiego nella guerra in estremo oriente, l'idea venne scartata dall'ammiragliato inglese.
 
=== Il dopoguerra ===
{{vedi anche|Marina Militare (Italia)}}
[[File:RN Cristoforo Colombo.JPG|thumbminiatura|La RN ''[[Cristoforo Colombo (veliero)|Cristoforo Colombo]]'', poi ceduta all'URSS in conto riparazione dei danni di guerra]]
 
Con la fine del conflitto e in seguito al [[Referendum istituzionale del 1946|referendum]] con cui in Italia veniva abolita la monarchia e proclamata la repubblica, la denominazione della forza armata cambiò in [[Marina Militare (Italia)|Marina Militare]]. Con la firma del [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|trattato di pace]] nel 1947, vennero poste serie limitazioni al numero e alla tipologia di naviglio e di armamenti utilizzabili dalla Marina, mentre un considerevole lotto di unità veniva ceduto alle potenze vincitrici in conto riparazione danni di guerra. Poche navi continuarono a prestare servizio e tra queste le due vecchie corazzate della classe [[Classe Caio Duilio (nave da battaglia 19131937)|classe Duilio]], gli incrociatori leggeri ''[[Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1936)|Giuseppe Garibaldi]]'', ''[[Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi (incrociatore)|Duca degli Abruzzi]]'', ''[[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|Raimondo Montecuccoli]]'' e ''[[Luigi Cadorna (incrociatore)|Luigi Cadorna]]'' oltre ad altre unità leggere, tra cui torpediniere e corvette della [[classe Gabbiano]] e i sommergibili ''[[Giada (S 501sommergibile)|Giada]]'' e ''[[Vortice (S 502sommergibile)|Vortice]]'', il cui possesso e impiego era però vietato dalle norme fissate con il trattato di pace.
 
Delle navi cedute, un consistente lotto andò all'[[Unione Sovietica]] cui spettò la corazzata ''Giulio Cesare'', il veliero scuola ''[[Cristoforo Colombo (veliero)|Cristoforo Colombo]]'', l'incrociatore leggero ''[[Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (incrociatore)|Duca d'Aosta]]'', i cacciatorpediniere ''[[Camicia Nera (cacciatorpediniere)|Artigliere]]'' e ''[[Fuciliere (cacciatorpediniere 1937)|Fuciliere]]'', le torpediniere ''[[Ardimentoso (torpediniera)|Ardimentoso]]'', [[Classe Ciclone#Cessioni ad altre marine|''Animoso'' e ''Fortunale'']], i sommergibili ''[[Classe Serie 600 - PlatinoNichelio (sommergibile)|Nichelio]]'' e ''[[Classe TritoneMarea (sommergibile)#Unità della Serie I|Marea]]'', oltre a un considerevole numero di naviglio ausiliario e minore. Mentre ilIl cacciatorpediniere ''[[ClasseAugusto MirabelloRiboty (cacciatorpediniereesploratore)#Storia|Riboty]]'' e una piccola parte della quota di naviglio destinata loro non vennevennero ritiratainvece ritirati a causa del pessimo stato di manutenzione, per cui i sovietici concordarono una compensazione economica alternativa<ref name= StoriaMilitare>{{cita pubblicazione |cognome= Berežnoj|nome= Sergej|coautori= traduzione e annotazioni: Erminio Bagnasco|anno= 1995|mese=agosto|titolo=Navi italiane all'URSS|rivista=Storia Militare|numero=23|pp=24–3324-33|issn=1122-5289}}</ref>.
 
Altre navi andarono alla Grecia, alla Francia ed alla [[Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia|Jugoslavia]]. Le navi consegnate alla Francia erano contraddistinte dalla lettera iniziale del nome seguita da un numero: ''[[Eritrea (nave appoggio)|Eritrea]]'' '''E1''', ''[[Alfredo Oriani (cacciatorpediniere)|Oriani]]'' '''O3''', ''[[Attilio Regolo (incrociatore)|Regolo]]'' '''R4''', ''[[Scipione Africano (incrociatore)|Scipione Africano]]'' '''S7'''; per le navi consegnate a Jugoslavia e Regno di Grecia, la sigla numerica era preceduta rispettivamente dalle lettere '''Y''' e '''G''': l{{'}}''[[Eugenio di Savoia (incrociatore)|Eugenio di Savoia]]'' nell'imminenza della consegna alla Grecia ebbe la sigla '''G2'''. Stati Uniti e Regno Unito rinunciarono integralmente all'aliquota di naviglio loro assegnata, ma ne pretesero la demolizione<ref name = bagnasco>{{cita pubblicazione |cognome= Bagnasco|nome= Erminio|anno= 1988|titolo= La Marina Italiana. Quarant'anni in 250 immagini (1946-1987)|rivista= supplemento "Rivista Marittima"|issn= 0035-6984}}</ref>.
 
== Gradi della Regia Marina ==
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== Bibliografia ==
=== Libri ===
<!-- ORDINE ALFABETICO PER COGNOME, GRAZIE! -->
* {{cita libro|cognome=Dada Zara|nome=Alberto |wkautore=Alberto Da Zara |titolo=Pelle di ammiraglio |edizione=prima edizione |editore= Mondadori |città= Milano | anno = 1949 |ppp=449 |cid=Da Zara |isbn=no }}
* {{Cita libro|nome= Fabio|cognome= De Ninno|titolo=FascistiI sulsommergibili maredel fascismo. LaPolitica Marinanavale, strategia e gliuomini ammiraglitra dile Mussolinidue guerre mondiali|editore=LaterzaUnicopli|cittàanno=Bari, 20172014|isbn= 978-88-581400-29221725-79|cid=De Ninno 2014}}
* {{Cita libro|nome= Fabio|cognome= De Ninno|titolo=IFascisti sommergibilisul del Fascismomare. PoliticaLa navale, strategiamarina e uominigli traammiragli ledi due guerre mondialiMussolini|editore=UnicopliLaterza|città=Bari, 2017|isbn= 978-88-400581-17252922-97|cid=De Ninno 2017}}
* {{cita libro|cognome=Favre|nome=Franco |titolo=La Marinamarina nella Grande Guerra |edizione=2008|editore=Gaspari|città=Udine |cid=Franco Favre|isbn=978-88-7541-135-0}}
* {{cita libro|cognome=Gabriele|nome=Mariano|wkautore=Mariano Gabriele |titolo=Le convenzioni navali della Triplice |edizione=1969|editore=Ufficio Storico della Marina Militare|città=Roma |cid=Gabriele|isbn=no}}
* {{cita libro|cognomeautore=Iachino|nome=Angelo |wkautore=Angelo IachinoGiorgio Giorgerini|titolo=IlUomini tramontosul difondo. unaStoria grandedel Marinasommergibilismo |italiano annodalle =origini 1961ad oggi|editore=Mondadori |cittàanno=Milano 2002|ppisbn=336 con 2 grafici8804505370|cid=Iachino|isbn=no Giorgerini}}
* {{cita libro|autore=Paul G. Halpern|titolo=A Naval History of World War I|editore=Naval Institute Press|anno=1995|isbn=1-55750-352-4|cid=Halpern}}
* {{cita libro|cognome=Iachino|nome=Angelo |wkautore=Angelo Iachino |titolo=Il tramonto di una grande Marina | anno = 1961 |editore=Mondadori |città=Milano |cid=Iachino|isbn=no }}
* {{cita news|autore=Valeria Isacchini|url=http://blog.libero.it/wrnzla/commenti.php?msgid=11425277&id=11610|titolo=Il bulucbasci della Regia Marina |pubblicazione=[[Rivista marittima]]|data=novembre 2011|cid=Isacchini}}
* {{cita libro|cognome= Levi |nome=Aldo |titolo=Avvenimenti in Egeo dopo l'armistizio (Rodi, Lero e isole minori) |anno= 1993 |mese=gennaio|editore=Ufficio Storico della Marina Militare |città= Roma |cid=Levi 1993|isbn=no }}
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* {{cita libro|cognome=Rocca|nome=Gianni |wkautore=Gianni Rocca |titolo=Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina Italiana nella seconda guerra mondiale |anno= 1987 |editore=Rivista Marittima |città=Milano|cid=Rocca|isbn=978-88-04-43392-7 }}
* {{cita libro|cognome=Sadkovich|nome=James J. |titolo=La Marina Italiana nella seconda guerra mondiale |anno= 2006 |editore=Libreria Editrice Goriziana |città=Gorizia|cid=Sadkovich|isbn=88-86928-92-0}}
* {{cita libro|cognome=Trizzino |nome=Antonino |wkautore= Antonino Trizzino |titolo=Navi e poltrone |anno= 1953 |mese=gennaio|editore=Longanesi & C. |isbn=no }}
* {{cita libro|cognome= Ministero della Marina |titolo=Nozioni generali sulla Marina |anno= 1939 |mese=gennaio|editore=Ufficio Storico della Marina |città= Roma |isbn=no }}
* {{cita libro|cognome= Ufficio Collegamento Stampa del Ministero della Marina |titolo=Almanacco Navale 1943 - XXI |anno= 1943 |mese=gennaio|editore=Arti Grafiche Alfieri & Lacroix |città= Milano |isbn=no }}
 
=== Siti web ===
* {{Cita web|titolo= La nostra storia|editore= Marina Militare italiana|url=http://www.marina.difesa.it/storia/index.asp|accesso=1º novembre 2010}}
 
== Voci correlate ==
* [[MarinaGradi Militaredella Regia Marina]]
* [[Naviglio militare italiano della prima guerra mondiale]]
* [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)]]
* [[Naviglio militare italiano della seconda guerra mondiale]]
* [[Real Marina del Regno delle Due Sicilie]]
* [[MarinaNavi delcorsare Regno di Sardegnaitaliane]]
* [[Marina Pontificia]]
* [[Capo di stato maggiore della Marina Militare]]
* [[Milizia Marittima di Artiglieria]]
* [[Arsenale militare marittimo della Spezia]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Regia Marina}}
 
== Collegamenti esterni ==
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* {{en}} [http://www.battleships-cruisers.co.uk/italian.htm Italian Navy] - dieci pagine di foto.
* [http://digilander.libero.it/planciacomando/ Regia Marina - plancia di comando] la Regia Marina attraverso la storia.
* [www.regiamarinaitaliana.it {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070318203508/http://www.regiamarinaitaliana.it/index.html www.regiamarinaitaliana.it]|data=18 marzo 2007 }} - la Regia Marina durante la seconda guerra mondiale.
* [http://www.xmasgrupsom.com XMASGrupSom] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20200601024726/http://www.xmasgrupsom.com/ |data=1 giugno 2020 }} - l'Arma Subacquea nella seconda guerra mondiale - Gli Uomini i loro Battelli le loro Storie.
* [http://www.icsm.it/regiamarina/ www.icsm.it/regiamarina] - la Regia Marina nella Seconda Guerra Mondiale
 
<!--* [http://www.liberoricercatore.it/Storia/navivarateacastellammare.htm/ www.liberoricercatore.it/Storia/navivarateacastellammare.htm] - Le navi della Regia Marina varate a Castellammare di Stabia-->
{{Portale|guerra|mare|marina|storia d'Italia}}
{{vetrina|29|dicembre|2010|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Regia_Marina|guerra}}