Giovanni Boccaccio: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
m Bot: http → https |
||
(796 versioni intermedie di oltre 100 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{nota disambigua||Boccaccio (disambigua)|Boccaccio}}
{{nd|il militare sabaudo dei carabinieri reali|Giovanni Boccaccio (carabiniere)}}
{{Bio
|
|
|
|
|LuogoNascitaAlt = o forse [[Firenze]]
|GiornoMeseNascita = giugno o luglio
|AnnoNascita = 1313
|NoteNascita = <ref name=":1">{{cita|Sapegno}}.</ref>
|LuogoMorte = Certaldo
|GiornoMeseMorte = 21 dicembre
|AnnoMorte = 1375
|NoteMorte = <ref>{{Cita|Branca 1977|pp. 192-193, nota 23}}{{citazione|Il Salutati... innalzò un lamento altissimo nell'Ep. III 25 a Francescuolo da Brossano: "vigesima quidem prima die decembris Boccaccius noster interiit...}}</ref><ref>{{cita web|titolo= Percorso della memoria|url= http://www.enteboccaccio.it/s/casa-boccaccio/page/boccaccio-biografia|accesso= 8 marzo 2020|editore= Ente Nazionale Giovanni Boccaccio|dataarchivio= 8 febbraio 2020|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20200208193132/http://www.enteboccaccio.it/s/casa-boccaccio/page/boccaccio-biografia|urlmorto= sì}}</ref><ref>{{cita|Rico|p. 228}}{{citazione|Comunque sia, Boccaccio morì il 21 dicembre del 1375...}}</ref>
|Epoca = 1300
|Attività = scrittore
|Attività2 = poeta
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Andrea del Castagno Giovanni Boccaccio c 1450.jpg
|Didascalia = [[Andrea del Castagno]], ''Giovanni Boccaccio'', particolare del ''[[Ciclo degli uomini e donne illustri]]'', [[affresco]], 1450, [[Galleria degli Uffizi]], [[Firenze]] }}
Conosciuto anche come "il Certaldese"<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/vocabolario/certaldese/|titolo=certaldése|editore=Treccani|accesso=11 giugno 2015}}</ref>, fu una delle figure più importanti nel panorama letterario europeo del [[XIV secolo]]<ref>{{cita web|url=https://www.sapere.it/enciclopedia/Bocc%C3%A0ccio,+Giovanni.html|titolo=Giovanni Boccaccio su sapere.it|editore=Sapere.it|accesso=1º marzo 2016}}</ref>. Alcuni studiosi (tra i quali [[Vittore Branca]]) lo definiscono come il maggior prosatore europeo del suo tempo, uno scrittore versatile che amalgamò tendenze e generi letterari diversi facendoli confluire in opere originali, grazie a un'attività creativa esercitata all'insegna dello sperimentalismo<ref>{{cita|Luperini}}.</ref>.
La sua opera più celebre è il ''[[Decameron]]'', raccolta di novelle che nei secoli successivi fu elemento determinante per la tradizione letteraria italiana, soprattutto dopo che nel [[XVI secolo]] [[Pietro Bembo]] elevò lo stile boccacciano a modello della prosa italiana<ref>{{cita libro | autore=Vittorio Coletti |titolo= Storia della lingua italiana|collana=Enciclopedia dell'Italiano|url= http://www.treccani.it/enciclopedia/storia-della-lingua_%28Enciclopedia_dell%27Italiano%29/ |accesso=26 giugno 2015 | editore = Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani |città=Roma |anno= 2011|volume= 2. M-Z|curatore= Raffaele Simone | ISBN= 978-88-12-00040-1}}</ref>. L'influenza delle opere di Boccaccio non si limitò al panorama culturale italiano ma si estese al resto dell'Europa<ref>"Boccaccio's contribution to the literature of the Western world is of impressive and all but unique dimensions" in{{cita libro|curatore=Sara Pendergast|curatore2=Tom Pendergast|titolo=Reference Guide to World Literature|anno=2003|editore=Thomson-Gale|città=New York|p=136}}
</ref>, esercitando influsso su autori come [[Geoffrey Chaucer]], figura chiave della [[letteratura inglese]], o più tardi su [[Miguel de Cervantes]], [[Lope de Vega]] e il teatro classico spagnolo<ref>{{Cita|Ardissino e Pellizzari|pp. 547-562}}.</ref>.
Boccaccio, insieme a [[Dante Alighieri]] e a [[Francesco Petrarca]], è una delle cosiddette «[[Tre corone (letteratura)|Tre corone]]» della [[Storia della letteratura italiana|letteratura italiana]]. È inoltre ricordato per essere uno dei precursori dell'[[umanesimo]]<ref>
"Boccaccio is said to be one of the Western world's first important humanists. Humanists during Renaissance times were concerned not with the supernatural but with morality and decency for all human beings, despite class, religion, or education." in{{cita libro|curatore=Anne Marie Hacht|curatore2=Dwayne D. Hayes|titolo=Gale Contextual Encyclopedia of World Literature|url=https://archive.org/details/galecontextualen00hach_131|anno=2009|editore=Gale|città=New York|p=[https://archive.org/details/galecontextualen00hach_131/page/n213 189]}}</ref>, del quale contribuì a gettare le basi presso la città di [[Firenze]], in concomitanza con l'attività del suo contemporaneo amico e maestro Petrarca. Diede inoltre inizio alla [[critica e filologia dantesca]], dedicandosi a ricopiare codici della ''[[Divina Commedia]]'', e promosse l'opera e la figura di Dante.
Nel [[XX secolo|Novecento]], Boccaccio fu oggetto di studi critico-filologici da parte di [[Vittore Branca]] e [[Giuseppe Billanovich]], e il suo ''Decameron'' fu anche trasposto sul grande schermo da [[Pier Paolo Pasolini]], regista di ''[[Il Decameron]]'' (1971).
== Biografia ==
=== L'infanzia fiorentina (1313-1327) ===
[[File:CasaBoccaccio.jpg|miniatura|[[Casa Boccaccio]] a [[Certaldo]]]]
Giovanni Boccaccio nacque tra il giugno e il luglio del [[1313]] da una relazione extraconiugale del mercante [[Boccaccio di Chellino]] con una donna di umilissima famiglia di [[Certaldo]], presso [[Firenze]].<ref>Il primo a sottolineare l'illegittimità dei natali di Giovanni Boccaccio fu [[Filippo Villani]], come ebbe a ricordare {{Cita|Contini|p. 698}}
=== L'adolescenza napoletana (1327-1340) ===
==== Un ambiente cosmopolita: la formazione da autodidatta ====
[[File:Robert Anjou scribes.jpg|miniatura|[[Cristoforo Orimina]], ''Re Roberto d'Anjou circondato dai suoi scrivani'', [[miniatura]] del XIV secolo]]
Boccaccino desiderava che il figlio si avviasse alla professione di mercante, secondo la tradizione di famiglia. Dopo avergli fatto fare un breve tirocinio a Firenze, nel [[1327]] decise di portare con sé il giovane figlio a [[Napoli]]<ref name=":1" />, città dove egli svolgeva il ruolo di [[agente di cambio]] per la [[Bardi (famiglia)|famiglia dei Bardi]]<ref>{{Cita|Branca 1977|pp. 12-13}}.</ref>. Boccaccio arriva quattordicenne in una realtà totalmente diversa da quella di Firenze: se Firenze era una città comunale fortemente provinciale, Napoli era invece sede di una corte regale e cosmopolita, quella degli Angiò. Il re [[Roberto d'Angiò]] (1277-1343) era un sovrano estremamente colto e pio, un appassionato della cultura tanto da avere una notevole biblioteca<ref>{{Cita libro|autore = Romolo Caggese|titolo = Roberto d'Angiò, re di Sicilia|anno = 1936|editore = Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città = Roma|SBN = LIA0955786|collana=Enciclopedia Italiana|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-d-angio-re-di-sicilia_(Enciclopedia-Italiana)/|accesso = 18 ottobre 2015|citazione=Il re non fu, certo, un uomo di genio né, come parve al Petrarca, un sapiente, ma entro i limiti che gli furono consentiti protesse letterati, giuristi, poeti, bibliografi, raccolse una biblioteca per i suoi tempi preziosa e fu egli stesso curioso di molte curiosità.}}</ref>, gestita dall'erudito [[Paolo da Perugia]]<ref>{{Cita libro|curatore=Gian Mario Anselmi|curatore2=Marta Guerra|titolo=Le Metamorfosi di Ovidio nella letteratura tra Medioevo e Rinascimento|anno=2006|editore=Gedit|città=Bologna|p=71|ISBN=88-88120-91-2}}</ref>.
Il padre Boccaccino vide ben presto, con suo grande disappunto, che quel suo figliolo non si trovava a suo agio negli uffici dei cambiavalute e di come preferisse dedicarsi agli studi letterari<ref name=":1" />. Pertanto, dopo aver cercato di distoglierlo da questi interessi del tutto estranei alla mercatura, iscrisse il figlio a giurisprudenza all'[[Università degli Studi di Napoli Federico II|Università di Napoli]]. Boccaccio vi seguì per un anno accademico ([[1330]]-[[1331|31]]) le lezioni del poeta e giurista [[Cino da Pistoia]], ma, anziché studiare con lui il diritto, preferì accostarsi alle lezioni poetiche che il pistoiese impartiva al di fuori dell'ambiente accademico<ref>Così {{Cita|Sapegno}}, mentre i biografi di Cino escludono che Boccaccio sia stato suo allievo e dubitano persino del loro incontro di persona ({{DBI|nome=Cino Sinibuldi|nomeurl=cino-sinibuldi|autore=[[Stefano Carrai]] e Paola Maffei|volume=92|anno=2018}}
{{Cita libro|autore=Guido Zaccagnini|titolo=Cino da Pistoia. Studio biografico|url=https://archive.org/details/cinodapistoiastu00zaccuoft/page/n7/mode/2up|città=Pistoia|editore=Libreria editrice D. Pagnini|anno=1918|pp=178-180|postscript=nessuno}}).</ref>. Boccaccio approfondì la grande tradizione [[Dolce stil novo|stilnovistica]] in [[lingua volgare]] di cui Cino da Pistoia, che aveva intrattenuto amichevoli rapporti con l'amato Dante<ref>{{Cita libro|autore = Mario Marti|titolo = Cino da Pistoia|anno = 1970|editore = Istituto nazionale dell'Enciclopedia Italiana|città = Roma|collana=Enciclopedia Dantesca|curatore=Umberto Bosco|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/cino-da-pistoia_%28Enciclopedia-Dantesca%29/|accesso = 25 giugno 2015|SBN=RLZ0163867}}</ref>, era uno degli ultimi esponenti<ref>{{Cita web|url=https://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/a3.html|titolo=Viaggi nel Testo - Autori della letteratura Italiana - Giovanni Boccaccio|sito=www.internetculturale.it|accesso=2025-03-11}}</ref>.
Inoltre, Giovanni incominciò a frequentare la corte [[Angioini|angioina]] (dove conobbe, oltre a Paolo da Perugia, anche [[Andalò del Negro]]<ref>{{Cita|Billanovich 1995|pp. 59-60}}</ref>) e a occuparsi di letteratura: scrisse sia in latino, sia in volgare, componendo opere come il ''[[Teseida]]'', il ''[[Filocolo]]'', il ''[[Filostrato (poema)|Filostrato]]'' e la ''[[Caccia di Diana]]''. Un elemento inusitato per l'educazione tipica dell'epoca è il probabile apprendimento di alcune nozioni grammaticali e lessicali del [[lingua greca|greco]] da parte del monaco e teologo bizantino [[Barlaam di Seminara]]<ref>{{Cita web|autore=Teresa Nocita|url=https://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/a2.html|titolo=L'apprendistato letterario|editore=Autori della letteratura italiana - Giovanni Boccaccio|accesso=17 marzo 2025}}</ref><ref>{{Cita|Battaglia Ricci|p. 26}}</ref>, già conosciuto da Petrarca<ref>{{DBI|nome=Barlaam calabro|nomeurl=barlaam-calabro|autore=Salvatore Impellizzeri|volume=6|accesso=17 marzo 2025|anno=1964|citazione=In questo periodo egli si legò di amicizia col Petrarca, a cui insegnò i primi rudimenti di greco [...]}}</ref>.
La giovinezza napoletana non si esaurisce, però, soltanto nella frequentazione degli ambienti accademici e di corte: le fiabe e le avventure dei mercanti che Boccaccio sente mentre presta servizio al banco commerciale saranno fondamentali per il grande affresco narrativo che prenderà vita col ''Decameron''<ref>{{Cita|Cardini, 2015|p. 40}} rievoca la figura di Vittore Branca e sottolinea l'importanza dell'ambiente napoletano prima e fiorentino dopo per la nascita di varie novelle boccacciane:
{{Citazione|Al contrario, senza mai dimenticare la sua attenzione di filologo per i testi e la loro storia, in questi anni lo studioso aveva allargato e approfondito lo studio del contesto storico nel quale essi si erano andati formando e in particolare per l'ambiente, prima napoletano poi fiorentino, nel quale Boccaccio si era trovato ad agire e a scrivere}}</ref>.
==== Fiammetta ====
A questo punto il poeta, divenuto un autodidatta colto ed entusiasta, crea il proprio mito letterario, secondo i dettami della tradizione stilnovistica: ''Fiammetta'', forse tale Maria d'Aquino, figlia illegittima di [[Roberto d'Angiò|Roberto D'Angiò]]<ref>{{Cita|Chines|p. 152}}.</ref><ref group="N">L'identificazione di Fiammetta con tale principessa angioina è stata smentita da {{Cita|Battaglia Ricci|p. 27}}, lasciando però aperte supposizioni di una sua identificazione con una donna realmente esistita: {{Citazione|Chi fosse la donna che Boccaccio ha tradotto nell'affascinante figura di Fiammetta...ci è ignoto: certo essa non fu la favoleggiata Maria d'Aquino, figlia illegittima di re Roberto, ma non dovette neanche essere un mito creato per intero dalla fantasia del poeta, né un fantasma sostitutivo delle molteplici esperienze amorose del giovane Boccaccio, se in un'occasione seria come quella da cui nasce il sonetto CXXVI [126], scritto per la morte di Petrarca, il poeta poteva parlare di lei come di una beata seduta, con Laura, "nel cospetto di Dio".}}</ref>. Il periodo napoletano si conclude improvvisamente nel [[1340]], quando il padre lo richiama a Firenze per un forte
=== L'inizio del secondo periodo fiorentino (1340-1350) ===
==== Il ritorno malinconico a Firenze ====
[[File:Boccaccio's 'The plague of Florence in 1348' Wellcome L0072144.jpg|
L'orizzonte di Boccaccio, col ritorno a [[Firenze]] agli inizi degli [[Anni 1340|anni quaranta]], cambia totalmente dal punto di vista economico e sociale; insofferente verso la vita troppo ristretta e provinciale di Firenze, cercherà per tutta la vita di ritornare nell'amata [[Napoli]], iniziando già nel 1341 con la stesura dell{{'}}''Epistola V'' indirizzata al vecchio amico [[Niccolò Acciaiuoli|Niccolò Acciaioli]], ormai divenuto [[connestabile]] del [[Regno di Napoli]]<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 55}}.</ref><ref>{{Cita|Sapegno}}{{citazione|Le lettere all'Acciaiuoli, certi accenni dell'Ameto e della Fiammetta mostrano quanto il B[occaccio] soffrisse di questo distacco da un mondo di care consuetudini e con quanta amarezza contrapponesse il ricordo di quelle "delizie mondane" all'uggia della nuova dimora "oscura e muta e molto trista".}}</ref>. Nonostante quest'insofferenza emotiva per l'abbandono della città partenopea, Boccaccio cercò di accattivarsi l'animo dei suoi concittadini attraverso la realizzazione della ''[[Comedia delle ninfe fiorentine|Comedia delle Ninfe fiorentine]]'', dell{{'}}''[[Amorosa visione]]'' e del ''[[Ninfale fiesolano]]''<ref>{{Cita|Branca, 1964-1998|p. 57|titolo=Profilo biografico}}:{{Citazione|Ma nonostante il recalcitrare e il protestare, nonostante il lamentarsi e l'invocare impossihili evasioni, il Boccaccio doveva proprio già alla fine del '41 avviarsi alla comprensione del mondo culturale e sociale fiorentino, se risolutamente tentava di inserirvisi, anzi voleva chiaramente conquistarlo.}}</ref>.
==== L'intermezzo ravennate (1345-1346) e forlivese (1347-1348) ====
Tra il 1345 e il 1346 Boccaccio risiedette a [[Ravenna]] alla corte di [[Ostasio I da Polenta|Ostasio da Polenta]]<ref name=":2">{{Cita|Branca 1986|p. 347}}.</ref>, presso il quale tentò di ottenere qualche incarico remunerativo e dove portò a compimento la [[Volgarizzamento|volgarizzazione]] della terza e della quarta decade dell{{'}}''[[Ab Urbe condita libri|Ab Urbe Condita]]'' di [[Tito Livio]]<ref>in {{Cita|Branca 1977|p. 77}}, si sostiene che il volgarizzamento di Livio fosse già iniziato a Napoli e a Firenze. Branca si basa, come fonte, su {{Cita|Billanovich 1953}}</ref>, dedicando l'impresa letteraria al signore ravennate<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 74}}{{citazione|...e in testa al volgarizzamento della quarta deca liviana, ormai attribuito con estrema probabilità al Boccaccio..., leggiamo la dedica: "al nobile cavaliere messere Ostagio da Polenta, spezialissimo mio signore, ad istanza del quale ad opera così grande io mi disposi".}}</ref>.
Fallito questo proposito, nel 1347 Boccaccio si trasferì a [[Forlì]] alla corte di [[Francesco II Ordelaffi]] detto il Grande<ref name=":2" />. Qui frequentò i poeti [[Nereo Morandi]] e [[Checco Miletto de Rossi]], col quale mantenne poi amichevole corrispondenza sia in latino sia in volgare<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 74}}.</ref>. Tra i testi di questo periodo si deve citare l'egloga ''Faunus'', in cui Boccaccio rievoca il passaggio a Forlì di [[Luigi I d'Ungheria]] (''Titiro'', nell'egloga) diretto verso [[Napoli]], a cui si unisce [[Francesco II Ordelaffi|Francesco Ordelaffi]] (''Fauno''). Il componimento viene poi incluso dal Boccaccio nella raccolta ''[[Buccolicum carmen|Buccolicum Carmen]]'' ([[1349]]-[[1367]])<ref>{{Cita|Piacentini|pp. 203-208}}.</ref>.
==== La peste nera e la stesura del ''Decameron'' ====
Nonostante questi soggiorni
=== Boccaccio e Petrarca ===
====
[[File:Petrarch by Bargilla.jpg|miniatura|[[Andrea del Castagno]], ''Francesco Petrarca'', particolare tratto dal ''Ciclo degli uomini e delle donne illustri'', affresco, 1450 ca, [[Galleria degli Uffizi]], [[Firenze]]. Petrarca fu una figura fondamentale per l'evoluzione intellettuale del Boccaccio, conducendolo alla comprensione del suo rivoluzionario programma culturale.]]
Boccaccio sentì parlare di [[Francesco Petrarca|Petrarca]] già durante il soggiorno napoletano: grazie a padre [[Dionigi di Borgo San Sepolcro|Dionigi da Borgo Sansepolcro]] (arrivato a Napoli nel 1338)<ref>{{cita|Rico|p. 225}}.</ref> e, forse, a [[Cino da Pistoia]], Boccaccio ebbe notizia di questo giovane prodigioso residente ad [[Avignone]]. Ritornato a Firenze, la conoscenza con [[Sennuccio del Bene]] e altri vari estimatori fiorentini (i [[Preumanesimo|protoumanisti]] [[Lapo da Castiglionchio]], [[Francesco Nelli]], [[Bruno Casini]], [[Zanobi da Strada]] e Mainardo Accursio)<ref name=":1" />) fecero nascere in Boccaccio un interesse e una profonda ammirazione per il letterato aretino<ref name=":3">{{Cita|Nocita|titolo = L'incontro con Petrarca}}.</ref>.
In questo decennio Boccaccio realizzò alcune composizioni celebrative di Petrarca: la ''[[Mavortis Milex]]'' del 1339, elogio nei confronti della persona di Petrarca, capace di salvarlo dalla sua degradazione morale<ref>{{cita|Rico|p. 225}}{{citazione|Ma già nel 1339 [Boccaccio] sperava di trovare in lui la guida che l'aiutasse che gli insegnasse non solo ad uscire dall'ignoranza, ma a trovare anche a vincere "le angosce d'amore"}}</ref><ref>{{Cita|Branca, Velli, Auzzas, Fabbri e De Canaria, 1964-1998|pp. 510-517}}</ref><ref>{{Cita|Battaglia Ricci|p. 35}}: {{Citazione|...visto che già nella Mavortis milex, composta nel 1339, a un Petrarca ancora del tutto sconosciuto...il giovane Boccaccio napoletano poteva demandare il compito di affrancarlo da quanto gli faceva "in basso batter l'ali", trasformando la sua "mole inerte e indigesta e l'ignoranza grandissima [...] in tenuità meravigliosa.}}</ref>; il ''Notamentum'', scritto dopo il 1341 col fine di celebrare Petrarca come il primo [[Incoronazione poetica|poeta laureato]] a Roma dopo [[Publio Papinio Stazio|Stazio]], come [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] redivivo, come filosofo morale alla pari di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] e di [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]]<ref>Petrarca, grazie all'[[Africa (Petrarca)|''Affrica'']] e al ''[[De viris illustribus (Petrarca)|De viris illustribus]]'', viene visto come colui che raccoglie in sé la tradizione poetica virgiliana e quella prosaica ciceroniana, considerati come i due maestri eccellenti della tradizione. Si veda:{{Cita|Monti|p. 34}}</ref>; e infine la ''[[De vita et moribus domini Francisci Petracchi]]'', scritta prima del 1350 e ricalcante l'esaltazione del ''Notamentum''<ref name=":3" />, un vero e proprio tentativo di «canonizzazione»<ref>{{Cita|Bellieni|p. 215}}.</ref> dell'Aretino. Grazie alla frequentazione degli amici fiorentini del Petrarca, Boccaccio poté raccogliere nella sua “antologia petrarchesca”<ref>{{cita|Billanovich 1995|p. 91}}.</ref> i carmi che quest'ultimo scambiava con i suoi discepoli, cercando così di appropriarsi della cultura che tanto ammirava.
==== L'incontro con Petrarca nel 1350 ====
L'incontro
==== La conversione all'umanesimo e le scoperte nelle biblioteche (1350-1355) ====
Dal 1350 in avanti nasce un rapporto profondo tra Boccaccio e Petrarca, che si concretizzerà negli incontri degli anni successivi, durante i quali avvenne gradualmente, secondo un termine coniato dal [[Filologia|filologo]] spagnolo [[Francisco Rico]]<ref>{{cita|Rico|pp. 224-228}}.</ref>, la "conversione" del Boccaccio al nascente umanesimo.
{{Citazione|Conchiudiamo dunque che il Boccaccio scoprì Marziale, Ausonio, Tacito...Varrone ''De lingua latina'', la ''Ibis'' di Ovidio, Lattanzio Placido, la ''Expositio antiquorum sermonum'' di [[Fulgenzio di Ruspe|Fulgenzio]], i ''Carmina XII sapientum'', alcuni poemetti dell{{'}}''Appendix Vergiliana'', cioè le ''Dirae'' e la ''Ciris''...la collezione degli 80 ''Priapea'' e forse il corpo intero delle [[In Verrem|Verrine]] di Cicerone...|{{Cita|Sabbadini|p. 33}}}}
Nel giro di un quinquennio Boccaccio poté avvicinarsi alla mentalità di colui che diverrà il suo ''praeceptor'', constatando l'indifferenza che questi nutriva per [[Dante Alighieri|Dante]] e l'ostentato spirito [[cosmopolitismo|cosmopolita]] che spinse il poeta aretino a rifiutare l'invito del [[Repubblica di Firenze|Comune di Firenze]] di assumere il ruolo di docente nel neonato ''[[Università degli Studi di Firenze|Studium]]'' e ad accettare invece, nel 1353, l'invito di [[Giovanni Visconti (arcivescovo)|Giovanni II Visconti]], acerrimo nemico dei fiorentini<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 93}}{{citazione|...il Boccaccio fu amaramente sorpreso, anzi offeso, dalla decisione del ''magister'', rientrato in Italia solo nel giugno del '53, di stabilirsi presso l'arcivescovo Giovanni Visconti}}</ref><ref group="N">Boccaccio esprimerà la sua ''indignatio'' nell'[http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000919/bibit000919.xml&chunk.id=d31e341&toc.depth=1&toc.id=&brand=newlook ''Epistola X''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150611201326/http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000919%2Fbibit000919.xml&chunk.id=d31e341&toc.depth=1&toc.id=&brand=newlook |data=11 giugno 2015 }}, indirizzata a Francesco Petrarca, ove, grazie alla tecnica retorica dello sdoppiamento e a ''topoi'' letterari, Boccaccio si lamenta col ''magister'' di come Silvano (il nome letterario usato nella cerchia petrarchesca per indicare il poeta laureato) avesse osato recarsi presso il tiranno Giovanni Visconti (identificato in ''Egonis''):«Audivi, dilecte michi, quod in auribus meis mirabile est, solivagum Silvanum nostrum, transalpino Elicone relicto, Egonis antra subisse, et muneribus sumptis ex pastore castalio ligustinum devenisse subulcum, et secum pariter Danem peneiam et pierias carcerasse sorores».</ref>. Superata la crisi dei rapporti per il voltafaccia di Petrarca, Boccaccio riprese le fila delle relazioni culturali tra lui e il circolo degli amici fiorentini, arrivando alla maturazione della mentalità umanista quando nel 1355, donò all'amico due preziosissimi [[Codice (filologia)|codici]]: uno delle ''Enarrationes in Psalmos'' di [[Agostino d'Ippona|sant'Agostino]]<ref>Come testimoniato dalla ''[https://www.cassiciaco.it/navigazione/scriptorium/testi%20medioevo/petrarca/familiares/lettera_XVIII_3.html Fam.]'' [https://www.cassiciaco.it/navigazione/scriptorium/testi%20medioevo/petrarca/familiares/lettera_XVIII_3.html XVIII, 3], il cui ''incipit'' è: «Ad Iohannem de Certaldo, gratiarum actio pro transmisso Augustini libro in psalterium daviticum», cioè «A Giovanni da Certaldo, ringraziamento per avergli trasmesso il libro di Agostino sul salterio [[Davide|davidico]]»</ref>, cui seguì poco dopo quello contenente il ''[[De lingua Latina|De Lingua Latina]]'' dell'erudito romano [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]] e l'intera ''[[Pro Cluentio]]'' di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]]<ref>{{Cita|Piras|p. 829}}{{citazione|L'invio del codice di Varrone e Cicerone deve essere avvenuto quindi poco dopo quello di Agostino...}}</ref>.
=== Gli anni dell'impegno (1350-1365) ===
==== Tra incarichi pubblici e problemi privati ====
[[File:William Bell Scott - Boccaccio's Visit to Dante's Daughter.jpg|
Mentre Boccaccio consolidava l'amicizia con Petrarca, il primo cominciò a essere impiegato per varie ambasciate diplomatiche dalla [[Repubblica di Firenze|Signoria]], ben conscia delle qualità retoriche del Certaldese. Già tra l'agosto e il settembre del 1350<ref name=":1" />, per esempio, Boccaccio fu inviato a [[Ravenna]] per portare a [[Antonia Alighieri|Suor Beatrice]], la figlia di [[Dante Alighieri|Dante]], 10 [[Fiorino|fiorini]] d'oro a nome dei capitani della compagnia di [[Chiesa di Orsanmichele|Orsanmichele]]<ref>{{Cita libro|titolo = Alighieri, Antonia|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/antonia-alighieri_(Enciclopedia-Dantesca)/|accesso = 11 giugno 2015|collana=Enciclopedia Dantesca|citazione = Per antica tradizione s'identifica A. con la suor Beatrice, monaca nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi a Ravenna, a cui il Boccaccio avrebbe dovuto recare nel 1350 dieci fiorini d'oro da parte dei capitani della compagnia di Orsanmichele}}</ref><ref>{{Cita|Piattoli|pp. 284-285}}.</ref>, durante la quale ambasceria avrà probabilmente raccolto informazioni riguardanti l'amato poeta<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 83}}{{citazione|..che forse... [Boccaccio] raccolse commosso anche in quella occasione ricordi sul Poeta che aveva illuminato fin dalla fanciullezza la sua ansia di poesia.}}</ref> e avrà fatto la conoscenza dell'amico del Petrarca, il retore [[Donato Albanzani]]<ref>{{DBI|nome=Albanzani, Donato|nomeurl=donato-albanzani|autore=Guido Martellotti|volume=1|citazione=A Ravenna s'incontrò col Boccaccio, forse già nel 1350, più probabilmente nel 1353-54.}}</ref>.
Nel [[1351]], la Signoria incaricò sempre Boccaccio di una triplice missione: convincere Petrarca, che nel frattempo si trovava a [[Padova]], a stabilirsi a Firenze per insegnare nel neonato ''Studium'' (i colloqui tra i due si svolsero a marzo)<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 87}}.</ref>; stipulare con [[Ludovico V di Baviera|Ludovico di Baviera]], [[Marca di Brandeburgo|marchese del Brandeburgo]], un'alleanza contro le mire espansionistiche di Giovanni Visconti (dicembre 1351-gennaio 1352)<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 86}}.</ref>; e infine, dopo essere stato nominato uno dei Camerlenghi della Repubblica, quella di convincere [[Giovanna I di Napoli]] a lasciare [[Prato (Italia)|Prato]] sotto la giurisdizione fiorentina<ref>{{Cita|Battaglia Ricci|p. 29}}.</ref>.
Nonostante il fallimento delle trattative con Petrarca, la Signoria rinnovò al Boccaccio la propria fiducia, inviandolo ad [[Avignone]] presso [[Papa Innocenzo VI|Innocenzo VI]] (maggio-giugno 1354)<ref name=":1" /> e, nel 1359, a Milano presso il nuovo signore
==== La momentanea caduta in disgrazia ====
L'anno 1360 segnò una svolta nella vita sociale del Boccaccio. In quell'anno, infatti, durante le elezioni dei priori della Signoria fu scoperta una congiura alla quale parteciparono persone vicine allo stesso Boccaccio<ref>{{Cita|Ferroni|p. 31}}.</ref>. Benché fosse estraneo al tentato colpo di Stato, Boccaccio fu malvisto da parte delle autorità politiche fiorentine, tanto che fino al 1365 non partecipò a missioni diplomatiche o a incarichi politici<ref group="N">{{Cita|Battaglia Ricci|p. 29}} posticipa la data della brusca rottura con le autorità politiche fiorentine al 1361/62.</ref>.
[[File:Giovanni Boccaccio 05.jpg|miniatura|Ritratto di Giovanni Boccaccio in tarda età, particolare da un ciclo d'affreschi dell'Antica sede
====
Nel corso degli anni
=== Il periodo fiorentino-certaldese (1363-1375) ===
Il periodo che va dal 1363 all'anno della morte (1375) viene denominato «periodo fiorentino-certaldese»: infatti, l'autore del ''Decameron'' comincerà sempre più a risiedere a Certaldo, nonostante i maggiorenti fiorentini avessero deciso di reintegrarlo nei pubblici uffici, inviandolo come in passato in missioni diplomatiche<ref>{{Cita|Casa del Boccaccio|titolo = Giovanni Boccaccio - Percorso della memoria}}.</ref>.
A partire dal 1363, infatti, Boccaccio risiedette per più di dieci mesi nella cittadina toscana, dalla quale sempre più raramente si mosse anche a causa della salute declinante (negli ultimi anni fu afflitto dalla [[gotta]], dalla [[scabbia]] e dall'[[Edema|idropisia]]<ref>{{Cita|Branca 1986|p. 350}}.</ref>). Gli unici viaggi che avrebbe compiuto sarebbero stati per rivedere il Petrarca, alcune missioni diplomatiche per conto di Firenze, oppure per ritentare la fortuna presso l'amata Napoli. Oltre alla decadenza fisica, si aggiunse anche uno stato di abbattimento psicologico: nel 1362 il [[Ordine certosino|monaco certosino]] (e poi beato) [[Pietro Petroni (religioso)|Pietro Petroni]]<ref>{{Cita web|url =
==== La riabilitazione pubblica ====
Nel 1365, infatti, Boccaccio
==== Il circolo di Santo Spirito e l'autorità di Boccaccio ====
{{Vedi anche|Circolo di Santo Spirito}}
[[File:Chiesa Santo Spirito, Firenze.jpg|miniatura|La [[basilica di Santo Spirito]], con l'annesso convento agostiniano, negli ultimi anni del Boccaccio fu luogo d'incontro tra i vari intellettuali vicini alla sensibilità umanistica. Ospitò anche la cosiddetta «Parva libreria», cioè l'insieme dei libri che Boccaccio donò a Martino da Signa, in base alle sue volontà testamentarie<ref>{{Cita|Petoletti-1|p. 42}}{{citazione|...dispose per testamento di lasciare la sua biblioteca all'agostiniano Martino da Signa con l'indicazione che alla morte del frate i volumi fossero negli ''armaria'' del convento fiorentino di Santo Spirito. Così avvenne...}}</ref>.|alt=]]
Gli anni successivi videro sempre più un rallentamento dei viaggi del Boccaccio: nel 1368 incontrò per l'ultima volta l'amico Petrarca, ormai stabile ad [[Arquà Petrarca|Arquà]]<ref name=":5">{{Cita|Ferroni|p. 32}}.</ref>; tra il 1370 e il [[1371]] fu a Napoli<ref name=":5" />, città in cui decise sorprendentemente di non fermarsi più a risiedere per l'età avanzata e la salute sempre più malandata<ref>{{Cita|Nocita|titolo = Il mito di Napoli}}{{citazione|...Boccaccio rifiuta di fermarsi. Si è ormai sfaldata ==== Gli ultimi anni ====
A fianco della produzione umanistica, Boccaccio continuò a coltivare il suo amore per la poesia volgare, specie per Dante. Preparò un'edizione manoscritta della ''[[Divina Commedia]]'', correggendone criticamente il testo, e scrisse il ''[[
==== La morte e la sepoltura ====
[[File:Certaldo Alto-chiesa ss jacopo e filippo-lastra tombale Boccaccio.jpg|miniatura|Lastra tombale, realizzata tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, in onore di Giovanni Boccaccio, al centro della navata della chiesa dei Santi Jacopo e Filippo a Certaldo
Gli ultimi mesi passarono tra le sofferenze fisiche e il dolore per la perdita dell'amico Petrarca, morto tra il 18 e il 19 luglio del 1374. A testimonianza di questo dolore abbiamo l{{'}}''[https://web.archive.org/web/20160205042026/http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000919%2Fbibit000919.xml&chunk.id=d31e845&toc.depth=1&toc.id=&brand=newlook Epistola XXIV]'' indirizzata al genero dello scomparso [[Francescuolo da Brossano]], in cui il poeta rinnova l'amicizia con il poeta laureato, sentimento che si protrarrà oltre alla morte. Infine, il 21 dicembre 1375 Boccaccio spirò nella sua casa di [[Certaldo]]<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 192}}.</ref>. Pianto sinceramente dai suoi contemporanei o discepoli ([[Franco Sacchetti]]<ref>{{Cita|Sacchetti|p. 225}}{{citazione|Or è mancata ogni poesia / E vòte son le case del Parnaso}}</ref>, [[Coluccio Salutati]]<ref>Coluccio Salutati, che sarà destinato a raccogliere l'eredità umanista all'interno di [[Firenze]], aggiunse all'epitaffio boccacciano un elogio commosso dell'alto valore umano e culturale lasciato in eredità dal Boccaccio: {{Citazione|Perché, o celebre poeta, che hai cantato nel volgare idioma, / avanzi nel corso del tempo? [...] Mille fatiche ti rendono celebre presso il volgo / : nessuna epoca tacerà sul tuo conto.|[[Coluccio Salutati]], epitaffio tratto da {{Cita|Branca 1977|p. 193}}|Inclyte cur vates, humili sermone locutus, / de te pertransis? [...] te vulgo mille labores / percelebrem faciunt: etas te nulla silebit.|lingua=la}}
</ref>) e dai suoi amici ([[Donato Albanzani|Donato degli Albanzani]], [[Francescuolo da Brossano]], genero di Petrarca), Boccaccio fu sepolto con tutti gli onori nella [[Chiesa dei Santi Jacopo e Filippo (Certaldo)|chiesa dei Santi Iacopo e Filippo]]<ref group="N">Le spoglie del Boccaccio non ebbero un riposo adeguato. Riesumato nel 1783 in vigore delle leggi sui cimiteri legiferate dal granduca [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena|Pietro Leopoldo]], il corpo di Boccaccio fu "scoperto", agli inizi del [[XX secolo|'900]], dal [[Prevosto|preposto]] di Certaldo don Alessandro Pieratti. Le ossa ritrovate furono identificate con quelle del Boccaccio, nel "Convegno dei dotti" del 1949. Si veda: {{Cita|Casa del Boccaccio|titolo=Tomba del Boccaccio}}.</ref>. Sulla sua tomba volle che venisse ricordata la sua passione dominante per la poesia<ref>Nonostante Boccaccio venga ricordato per il suo contributo allo sviluppo della prosa volgare con la stesura del ''Decameron'', il poeta certaldese si professò ardente ammiratore della poesia in generale, tanto da stendere, nel XV libro della ''Genealogia'', un'appassionata difesa. A tal proposito, Giuliano Tanturli riassume il rapporto tra la lirica e il Certaldese: {{Citazione|[Boccaccio] volle affidare, a suggello non solo di questa [opera, cioè la ''Genealogia''] ma di tutta l'opera sua, l'appassionata e argomentata difesa della poesia...|{{Cita|Tanturli|p. 19}}}}</ref>, con la seguente iscrizione funebre<ref>{{cita|Casa del Boccaccio|titolo=Tomba del Boccaccio}}.</ref>:
{{Citazione|Sotto questa lastra giacciono le ceneri e le ossa di Giovanni:<br />La mente si pone davanti a Dio, ornata dai meriti delle fatiche della vita mortale.<br />Boccaccio gli fu genitore, Certaldo la patria, amore l'alma poesia.|Epitaffio funebre di Giovanni Boccaccio
|Hac sub mole iacent cineres ac ossa Iohannis:<br />Mens sedet ante Deum meritis ornata laborum<br />Mortalis vite. Genitor Bocchaccius illi,<br />Patria Certaldum, studium fuit alma poesis.|lingua=la}}
== Opere ==
{{vedi anche|Opere di Giovanni Boccaccio}}
Nella produzione del Boccaccio si possono distinguere le opere della giovinezza, della maturità e della vecchiaia. La sua opera più importante e conosciuta è il ''Decameron''.
=== Opere del periodo napoletano ===
Tra le sue prime opere del periodo napoletano vengono ricordate: ''[[Caccia di Diana]]'' (1334 circa)<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 41}}.</ref>, ''[[Filostrato (poema)|Filostrato]]'' (1335), il ''[[Filocolo]]'' (1336-38)<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 44}}.</ref>, ''[[Teseida]]'' (1339-41)<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 49}}.</ref>.
==== ''
{{vedi anche|Caccia di Diana}}
La ''[[Caccia di Diana]]'' è un poemetto di 18 [[Canto (metrica)|canti]] in [[Terzina dantesca|terzine dantesche]] che celebra in chiave mitologica alcune gentildonne napoletane antecedente al 1334<ref>{{Cita|Ferroni|p. 34}}</ref>. Le ninfe, seguaci della casta [[Diana]], si ribellano alla dea e offrono le loro prede di caccia a [[Venere (divinità)|Venere]], che trasforma gli animali in bellissimi uomini. Tra questi vi è anche il giovane Boccaccio che, grazie all'amore, diviene un uomo pieno di virtù: il poemetto propone, dunque, la concezione cortese e [[Dolce stil novo|stilnovistica]] dell'amore che ingentilisce e nobilita l'essere umano<ref>{{Cita|Branca, 1964-1998|pp. 3-13}}</ref><ref>{{Cita web|autore=Teresa Nocita|url=https://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/b6.html|titolo=Caccia di Diana|editore=Autori della letteratura italiana - Giovanni Boccaccio|accesso=15 marzo 2025}}</ref>.
====
{{vedi anche|Filostrato (poema)}}
[[File:Boccaccio Altonensis 1.jpg|miniatura|Codice riportante un passo del ''Filostrato''. ''Codex Christianei'', conservato nella Bibliotheca Gymnasii Altonani ([[Amburgo]])]]
Il ''[[Filostrato (poema)|Filostrato]]'' (che alla lettera dovrebbe significare nel [[lingua greca|greco]] approssimativo del Boccaccio «vinto d'amore»<ref name=":13">{{Cita|Ferroni|p. 35}}</ref>) è un poemetto scritto in [[ottava rima|ottave]] che narra la tragica storia di [[Troilo]], figlio del [[re di Troia]] [[Priamo]], che si era innamorato della principessa greca [[Criseide]]. La donna, in seguito a uno scambio di prigionieri, torna al campo greco, e dimentica Troilo. Quando Criseide in seguito s'innamora di Diomede, Troilo si dispera e va incontro alla morte per mano di [[Achille]]<ref>{{Cita web|autore=Teresa Nocita|url=https://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/b9.html|titolo=Filostrato - un amore del Ciclo Troiano|editore=Autori della letteratura italiana - Giovanni Boccaccio|accesso=15 marzo 2025}}</ref>. Nell'opera l'autore si confronta in maniera diretta con la precedente tradizione dei «cantari», fissando i parametri per un nuovo tipo di ottava essenziale per tutta la letteratura italiana fino al [[XVII secolo|Seicento]]<ref>{{Cita|Branca 1977|pp. 42-43}}.</ref>. Il linguaggio adottato è difficile e altolocato, a differenza di quello presente nel ''Filocolo'', in cui è molto sovrabbondante<ref name=":13" /><ref>{{Cita|Branca, Limentani e Quaglio, 1964-1998|pp. 3-13}}</ref>.
==== ''Filocolo'' (1336-1339) ====
{{vedi anche|Filocolo}}
Il ''[[Filocolo]]'' (secondo un'etimologia approssimativa «fatica d'amore») è un romanzo in prosa: rappresenta una svolta rispetto ai romanzi delle origini scritti in versi. La storia ha come protagonisti Florio, figlio di un re saraceno, e Biancifiore (o Biancofiore), una schiava cristiana abbandonata da bambina. I due fanciulli crescono assieme e da grandi, in seguito alla lettura del libro di [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]] ''[[Ars amatoria|Ars Amandi]]'' s'innamorano, come era successo per [[Paolo e Francesca]] dopo avere letto ''[[Ginevra (ciclo arturiano)|Ginevra]] e [[Lancillotto]]''. Tuttavia il padre di Florio decide di separarli vendendo Biancifiore a dei mercanti. Florio decide quindi di andarla a cercare e dopo mille peripezie (da qui il titolo ''Filocolo'') la rincontra. Infine, il giovane si converte al [[cristianesimo]] e sposa la fanciulla<ref>{{Cita|Branca, 1964-1998|pp. 47-59}}</ref><ref>{{Cita|Ferroni|pp. 34-35}}</ref><ref>{{Cita web|autore=Teresa Nocita|url=https://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/b7.html|titolo=Filocolo - Le “fatiche d'amore” di due giovani amanti|sito=Autori della letteratura italiana - Giovanni Boccaccio|accesso=15 marzo 2025}}</ref>.
==== ''Teseida delle nozze d'Emilia'' (1339-1340) ====
{{vedi anche|Teseida}}
[[File:Emilia in the rosegarden (Teseida).jpg|thumb|upright=1.5|''Emilia nel roseto'', manoscritto francese del 1460 ca.|alt=]]
Il ''[[Teseida]]'' è un poema epico in ottave in cui si rievocano le gesta di [[Teseo]] che combatte contro [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] e le [[Amazzoni]] e che quindi attinge al [[Ciclo Tebano|ciclo tebano]]<ref name=":13" />. L'opera costituisce il primo caso in assoluto nella storia letteraria in lingua italiana di poema epico in volgare e già si manifesta la tendenza di Boccaccio a isolare nuclei narrativi sentimentali, cosicché il vero centro della narrazione finisce per essere l'amore dei prigionieri tebani [[Arcita]] e [[Palemone (divinità)|Palemone]], molto amici, per Emilia, regina delle Amazzoni e cognata di Teseo; il duello fra i due innamorati si conclude con la morte di Arcita e le nozze tra Palemone ed Emilia<ref>{{Cita web|autore=Teresa Nocita|url=https://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/b12.html|titolo=Teseida - la seduzione dell'epica|editore=Autori della letteratura italiana - Giovanni Boccaccio|accesso=15 marzo 2025}}</ref><ref>{{Cita|Branca, Limentani e Quaglio, 1964-1998|pp. 229-244}}</ref>.
=== Opere del periodo fiorentino ===
Tra le opere scritte durante la sua permanenza nella borghese Firenze emergono ''La [[Comedia delle
==== ''Comedia delle ninfe fiorentine'' (1341-1342) ====
{{vedi anche|Comedia delle ninfe fiorentine}}
La ''[[Comedia delle ninfe fiorentine]]'' (o ''Ninfale d'Ameto'') è una narrazione in prosa, inframmezzata da componimenti in [[terzina (metrica)|terzine]] cantati da vari personaggi. Narra la storia di Ameto, un rozzo pastore che un giorno incontra delle [[Ninfa (mitologia)|ninfe]] devote a [[Venere (divinità)|Venere]] e si innamora di una di esse, Lia. Nel giorno della festa di Venere le ninfe si raccolgono intorno al pastore e gli raccontano le loro storie d'amore. Alla fine Ameto è immerso in un bagno purificatore e comprende così il significato [[allegoria|allegorico]] della sua esperienza: infatti le ninfe rappresentano la [[virtù]] e l'incontro con esse lo trasformarono da essere rozzo e animalesco in [[Homo sapiens|uomo]]<ref name=":14" /><ref>{{Cita|Branca, Limentani e Quaglio, 1964-1998|pp. 655-667}}</ref><ref>{{Cita web|autore=Teresa Nocita|url=https://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/b14.html|titolo=Comedia delle ninfe fiorentine - Una Comedia firmata Boccaccio|editore=Autori della letteratura italiana - Giovanni Boccaccio|accesso=15 marzo 2025}}</ref>.
==== ''Amorosa visione'' (1342-1343) ====
{{vedi anche|Amorosa visione}}
L{{'}}''[[Amorosa visione]]'' è un poema in terzine suddiviso in cinquanta [[Canto (metrica)|canti]] realizzato tra il 1342 e il 1343. La narrazione vera e propria è preceduta da un [[proemio]] costituito da tre [[sonetto|sonetti]] che, nel loro complesso, formano un immenso [[acrostico]], nel senso che essi sono composti da parole le cui lettere (vocali e consonanti) corrispondono ordinatamente e progressivamente alle rispettive lettere iniziali di ciascuna terzina del poema. La vicenda descrive l'esperienza [[sogno|onirica]] di Boccaccio che, sotto la guida di una donna gentile perviene a un castello, sulle cui mura sono rappresentate scene [[allegoria|allegoriche]] che vedono protagonisti illustri personaggi del passato. Più in dettaglio in una stanza sono rappresentati i trionfi di Sapienza, Gloria, Amore e Ricchezza, nell'altra quello della Fortuna, grazie ai cui ''exempla'' spera di portare Boccaccio alla purezza dell'anima. Se l'influenza dantesca è notevole (sia per la tematica del viaggio sia della visione), Boccaccio però si dimostra restio nel giungere alla [[Redenzione (cristianesimo)|redenzione]]: preferisce concludere la vicenda rinnegando l'esperienza formativa e rifugiandosi con Fiammetta nel bosco da cui era iniziata la vicenda, anche se poi il desiderio amoroso verso di lei non si compirà per l'improvvisa sparizione dell'amata<ref name="Fer65" /><ref>{{Cita|Branca, Balduino e Ricci, 1964-1998|p. 3-21}}</ref><ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/amorosa-visione/|titolo=Amorosa visione - Enciclopedia|sito=Treccani|accesso=2025-03-15}}</ref>.
==== ''Elegia di Madonna Fiammetta'' (1343-1344) ====
{{vedi anche|Elegia di Madonna Fiammetta}}
[[File:A Vision of Fiammetta by Dante Gabriel Rossetti.jpg|miniatura|''A Vision of Fiammetta'', olio su tela dipinto da [[Dante Gabriel Rossetti]]
L{{'}}''[[Elegia di Madonna Fiammetta]]'' è un romanzo in prosa suddiviso in nove capitoli che racconta di una dama napoletana abbandonata e dimenticata dal giovane fiorentino Panfilo. La lontananza di Panfilo le crea grande tormento, accresciuto dal fatto che Fiammetta è sposata e deve nascondere al marito il motivo della sua infelicità. L'opera ha la forma di una lunga lettera rivolta alle donne innamorate; la lunga confessione della protagonista consente una minuziosa introspezione psicologica. La vicenda è narrata dal punto di vista della donna, un elemento nettamente innovativo rispetto a una tradizione letteraria nella quale la donna era stata oggetto e non soggetto amoroso: essa non viene più a essere ombra e proiezione della passione dell'uomo, ma attrice della vicenda amorosa<ref>{{cita libro|autore-capitolo=Carlo Delcorno|capitolo=Introduzione|titolo=Elegia di Madonna Fiammetta|collana=Tutte le opere di Giovanni Boccaccio|volume=5|pp=2-6|url=https://www.enteboccaccio.it/s/ente-boccaccio/item/10450}}</ref><ref>{{Cita|Ferroni|pp. 38-39}}</ref>.
==== ''Ninfale fiesolano'' (1344-1346) ====
{{vedi anche|Ninfale fiesolano}}
Il ''[[Ninfale fiesolano]]'' è un poemetto [[eziologia|eziologico]] in 437 ottave realizzato tra il 1344 e il 1346<ref name="Fer65" /> che racconta le origini di [[Fiesole]] e [[Firenze]]: l'opera è un cordiale omaggio alla città di Firenze, di cui il Boccaccio cercava di attirarsi i favori. Il giovane pastore Africo, che vive sulle colline di Fiesole coi genitori, sorpresa nei boschi un'adunata di ninfe di Diana, s'innamora di Mensola, che, con le altre ninfe della dea, è obbligata alla castità. Dopo una vicenda d'amore tormentata, dovuta all'impossibilità dell'amore tra una dea ancella di [[Venere (divinità)|Venere]] e un mortale, Africo si suicida e il suo sangue cade nel torrente. La ninfa però è incinta e, nonostante si sia nascosta in una grotta, aiutata dalle ninfe più anziane, viene un giorno scoperta da Diana, che la trasforma nell'acqua del [[Mensola (torrente)|torrente]], che da quel giorno in poi assumerà il suo nome. Il bambino viene invece affidato a un'altra ninfa, che lo consegnerà alla madre del povero pastore<ref>{{Cita|Branca, Balduino e Ricci, 1964-1998|pp. 273-289}}</ref><ref>{{Cita web|autore=Teresa Nocita|url=https://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/b21.html|titolo=Ninfale Fiesolano|editore=Autori della letteratura italiana - Giovanni Boccaccio|accesso=15 marzo 2025}}</ref>.
=== Il ''Decameron'' (1348-1353) ===
{{vedi anche|
==== Titolo e struttura ====
[[File:Franz Xaver Winterhalter
Il capolavoro di Boccaccio è il ''Decameron'', il cui sottotitolo è ''Il principe Galeotto'' (a indicare la funzione che il libro avrà di intermediario tra amanti) e il cui titolo fu ricalcato dal trattato ''[[Exameron]]'' di [[sant'Ambrogio]]. Il libro narra di un gruppo di giovani (sette ragazze e tre ragazzi) che, durante l'[[peste nera|epidemia di peste del 1348]], incontratisi nella [[Basilica di Santa Maria Novella|chiesa di Santa Maria Novella]], decidono di rifugiarsi sulle colline presso Firenze. Per due settimane l'«onesta brigata» s'intrattiene serenamente con passatempi vari, in particolare raccontando a turno le novelle, raccolte in una cornice narrativa dove si intercavallano più piani narrativi: ciò permette al Boccaccio di intervenire criticamente su varie tematiche connesse ad alcune novelle che già circolavano liberamente<ref>{{Cita|Nocita|titolo = Decameron. Architettura del Centonovelle boccacciano}}.</ref>.
==== La ''Brigata'' ====
I nomi dei dieci giovani protagonisti sono Fiammetta, Filomena, Emilia, Elissa, Lauretta, Neifile, Pampinea, Dioneo, Filostrato e Panfilo. Ogni giornata ha un ''re'' o una ''regina'' che stabilisce il tema delle novelle; due giornate però, la prima e la nona, sono a tema libero. L'ordine col quale vengono decantate le novelle durante l'arco della giornata da ciascun giovane è prettamente casuale,
==== Tematiche ====
Il ''Decameron'' è, secondo le parole del padre della storiografia letteraria italiana [[Francesco
=== Opere della vecchiaia ===
[[File:Miscellanea latina copiata da giovanni boccaccio, xiv sec., pluteo 33.31, 05.JPG|thumb|upright=1.6|Miscellanea latina copiata dal Boccaccio, XIV secolo, Pluteo 33.31, 05, conservato alla [[Biblioteca Medicea Laurenziana]] di [[Firenze]]]]
Nell'ultimo ventennio della sua vita Boccaccio si dedicò sia alla stesura di opere impregnate della nuova temperie umanistica sia a quelle in lingua volgare, continuando pertanto quel filone che si protraeva fin dagli anni napoletani. Nel primo caso Boccaccio si dedicò alla stesura di opere enciclopediche (la ''[[Genealogia deorum gentilium]]'' e il ''[[De montibus]]'') sulla scia dell'amico e maestro Petrarca, affiancandola anche a quelle dal sapore più narrativo quali il ''[[De mulieribus claris]]'' e il ''[[De casibus virorum illustrium]]'' (quest'ultima opera dedicata al [[siniscalco]] del [[Regno di Napoli]] [[Mainardo Cavalcanti]]), impregnate comunque di un sapore moralisticheggiante per il fine etico di cui esse sono portavoce<ref>Si veda, per un inquadramento generale dell'umanesimo di Boccaccio:{{Treccani|giovanni-boccaccio|Giovanni Boccaccio|accesso=25 giugno 2015}}</ref>. Tornando sul filone della letteratura in lingua volgare, dell'ultimo Boccaccio si ricorda principalmente ''[[Il Corbaccio]]'' (o ''Laberinto d'amore''), opera dal titolo oscuro, datato dopo il 1365 e nettamente in controtendenza rispetto alla considerazione positiva che le donne ebbero nell'economia letteraria boccacciana. La narrazione è incentrata sull'invettiva contro le donne: il poeta, illuso e rifiutato da una vedova, sogna di giungere in una selva (che richiama il modello dantesco) nella quale gli uomini che sono stati troppo deboli per resistere alle donne vengono trasformati in bestie orribili. Qui incontra il defunto marito della donna che gli ha spezzato il cuore, il quale, dopo avergli elencato ogni sorta di difetto femminile, lo spinge ad allontanare ogni suo pensiero da esse lasciando più ampio spazio ai suoi studi, che invece innalzano lo spirito<ref>Per la trama, si veda: {{Cita|Nocita|titolo = Corbaccio. Boccaccio autore/attore}}</ref>. Da segnalare, infine, le ''[[Esposizioni sopra la
==
[[File:Genealogia deorum gentilium.tif|miniatura|''Genealogia deorum gentilium'', 1532. Da [[Biblioteca europea di informazione e cultura|BEIC]], biblioteca digitale|
=== Tra Dante e Petrarca ===
==== Tra
La figura di Boccaccio, sia umana sia letteraria, rappresenta un ponte tra il
==== Una sensibilità moderna e medievale al contempo ====
Boccaccio dimostrò una sensibilità moderna nell'affrontare le vicende umane, legate alla volubile [[fortuna]], dandole un'ottica decisamente più "laica" rispetto a Dante: da qui, [[Francesco
=== Lo "sperimentalismo boccacciano" ===
Già fin dal periodo napoletano Boccaccio dimostra un'incredibile versatilità nel campo delle lettere, sapendo con maestria adoperare il materiale letterario con cui entra in contatto, rielaborandolo e producendo nuovi lavori originali. Nel clima cosmopolita napoletano, ove l'[[feudalesimo|etica cavalleresca]] francese importata dagli [[Angioini|Angiò]], le influenze [[mondo arabo|arabo]]-[[Impero bizantino|bizantine]], l'erudizione di corte e la presenza di cultori della memoria [[Dante Alighieri|dantesca]] si incontrano fra i vicoli della città partenopea, Boccaccio dà adito
* il titolo è un [[Lingua greca antica|grecismo]]<ref name=":8">{{Cita web|autore = Teresa Nocita|url = http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/b7.html|titolo = Filocolo: Le “fatiche
* la narrazione riprende la vicenda amorosa di Fiorio e Biancifiore, legata alla tradizione [[Trovatore|occitanica]]<ref name=":8" />.
* influssi classicisti, per il modello della ''[[Historia destructionis Troiae|Historia distructionis Troiae]]'' di [[Guido delle Colonne]]<ref>Si veda, per un discorso generale sul rapporto tra Boccaccio e l'autore della [[scuola siciliana]]:
=== La narrativa moderna ===
Con la narrativa promossa dal Boccaccio, la prosa letteraria italiana raggiunge un livello elevatissimo. Grazie alla volgarizzazione di [[Tito Livio]] Boccaccio adotta infatti un periodare delle frasi più sciolto, meno paratattico e incentrato invece sulla concatenazione gerarchica dei periodi, tipica dell'[[Ab Urbe condita libri|opera liviana]]<ref>{{Cita
[[File:Boccaccio at the court of Queen Joan of Naples.jpg| === L'umanesimo di Boccaccio ===
==== Il valore del greco ====
Boccaccio, in certe occasioni, si dimostrò più volte in disaccordo con Petrarca man mano che il Certaldese si impadroniva dei principi della lezione umanistica. A parte la crisi del 1354, dovuta al trasferimento di Petrarca nella nemica [[Milano]], tra Boccaccio e il poeta aretino ci fu uno scontro sul valore che il [[Lingua greca antica|greco antico]] poteva apportare alla cultura occidentale: se per Petrarca tutta l'eredità della cultura greca fu assorbita da quella latina, Boccaccio (che fu a stretto contatto col lavoro di traduzione di Leonzio Pilato) invece ritenne che i
{{Citazione|[Il Boccaccio] intravvide, seppur vagamente, che l'Umanesimo per esser veramente integrale doveva completarsi con la matrice della cultura e della 'humanitas latina, cioè con la cultura e l'humanitas' dei Greci|Agostino Pertusi in {{Cita|Branca 1977
==== L'erudizione "didattica" e l'umiltà del Boccaccio ====
{{
[[File:Enrico Pollastrini - Morte di Giovanni Boccaccio.jpg|
Al contrario del maestro Petrarca, Boccaccio cercò sempre di fornire un'utilità pratica alle sue opere umanistiche di carattere erudito. Sia nella ''Genealogia'' sia nel ''De montibus'', infatti, Boccaccio ebbe come scopo quello di fornire dei prontuari enciclopedici volti a conservare il patrimonio della cultura classica e a trasmetterlo alla posterità. Nel caso del ''Proemio'' dei libri della ''Genealogia'', rivolgendosi al destinatario dell'opera, [[Ugo IV di Cipro|Ugo IV di Lusignano]], Boccaccio espresse tale proposito con grande umiltà, dopo aver ricordato la sua inadeguatezza nell'adempiere questo compito, ricordando il valore intellettuale di Petrarca<ref>«Verum si tantum regi hoc erat animo, erat onus aptum, si inter mortales ullus est tanto labori sufficiens, viribus preclarissimi viri Francisci Petrarce, cuius ego iam diu auditor sum. Homo quippe est celesti ingenio preditus et peremni memoria, ac etiam facundia admirabili, cui familiarissime quarumcunque gentium hystorie sunt, sensus fabularum notissimi, et breviter, quicquid phylosophie sacro iacet in gremio, manifestum est». (''[http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000673/bibit000673.xml&chunk.id=d4678e128&toc.depth=1&toc.id=d4678e123&brand=bibit Genealogia] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20180421233018/http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000673%2Fbibit000673.xml&chunk.id=d4678e128&toc.depth=1&toc.id=d4678e123&brand=bibit |data=21 aprile 2018 }}'')</ref>:
{{Citazione|Per tuo comandamento adunque, lasciati i sassi dei monti di Certaldo et lo sterile paese, con debile barchetta in un profondo mare, pieno di spessi scogli, come novo nocchiero entrerò, dubbioso veramente che opra io mi sia per fare, se bene leggerò tutti i liti, i montuosi boschi, gli antri et le spelonche, et se sarà bisogno caminar per quelli et discender fino
Lo stesso proposito è proprio del prontuario geografico ''De montibus'', ove sottolinea i possibili punti di "debolezza" dovuti agli errori e alle imprecisioni causate dalla sua ignoranza, ricordando ai lettori di intervenire, qualora si dovessero accorgere di tali mancanze:
Riga 216 ⟶ 243:
== Critica letteraria ==
[[File:Branca Pound.jpg|miniatura|[[Ezra Pound]] (sinistra) con [[Vittore Branca]]. Branca, filologo e uno dei massimi studiosi
=== Italia ===
Boccaccio ebbe un enorme successo già a partire dalla sua scomparsa. Nella Firenze umanistica, che era debitrice profondamente della lezione filologica impartita dal Boccaccio ai suoi giovani allievi nel circolo di Santo Spirito, la figura del Certaldese è ricordata con affetto e venerazione, come si può notare già dall'epistolario di [[Coluccio Salutati]]<ref name=":11">{{Cita|Tanturli|p. 22}}.</ref> o dalla ''Vita'' di [[Giannozzo Manetti]]<ref name=":11" /
{{Citazione|Ma quante volte aviene che la maniera della lingua delle passate stagioni è migliore che quella della presente non è [...] e molto meglio faremo noi altresí, se con lo stile del Boccaccio e del Petrarca ragioneremo nelle nostre carte, che non faremo a ragionare col nostro, perciò che senza fallo alcuno molto meglio ragionarono essi che non ragioniamo noi.|[[Pietro Bembo]], [[s:Prose della volgar lingua/Libro primo/XIX|''Prose della volgar lingua'' I, XIX]]}}
[[File:Geoffrey Chaucer - Illustration from Cassell's History of England - Century Edition - published circa 1902.jpg
Se la fortuna della lirica petrarchesca durerà fino al XIX secolo, dando il via al fenomeno del [[petrarchismo]], Boccaccio invece subì una netta condanna da parte del [[Concilio di Trento]], per via dei contenuti "immorali" presenti in molte novelle, ove il Certaldese mise a nudo vizi e difetti del [[clero]]: tra il 1573 e il 1574 il filologo e religioso [[Vincenzo Borghini|Vincenzio Borghini]] compì una vera e propria ''[[Metodo di Lachmann|emendatio]]'' morale del ''Decameron'', che nel contempo permise all'opera di salvarsi dalla distruzione totale<ref>{{Cita news | autore=Luciano Canfora |
Il giudizio favorevole di [[Ugo Foscolo]] e di [[Francesco
=== Europa ===
Il propagamento del ''Decameron'', secondo quanto ebbe a dire Branca, «è più europeo che italiano»<ref>{{Cita|Branca 1991|p. 203}}, citato anche in:
Nel [[XVIII secolo]] Boccaccio si affaccia anche in [[Russia]] con la prima traduzione delle sue opere
== Il rapporto con Dante e Petrarca ==
Riga 238 ⟶ 265:
==== Premesse ====
[[File:Giovanni Boccaccio statua.jpg|miniatura|[[Odoardo Fantacchiotti]], ''Statua di Giovanni Boccaccio'', 1845, [[Galleria degli Uffizi|Loggia degli Uffizi]], [[Firenze]]]]
In tutta la sua vita Boccaccio vide nel Petrarca un ''praeceptor''<ref>Così Boccaccio lo definisce, per esempio, nell{{'}}''[http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000919/bibit000919.xml&chunk.id=d31e623&toc.depth=1&toc.id=&brand=newlook Epistola XX] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150623184300/http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000919%2Fbibit000919.xml&chunk.id=d31e623&toc.depth=1&toc.id=&brand=newlook |data=23 giugno 2015 }}'' a Pietro Piccolo da Monteforte: «preceptorem meum Franciscum Petrarcam».</ref><ref>{{Cita|Monti|p. 34}}{{citazione| Secondo la felice definizione di Giusebbe Billanovich, B[occaccio] fu "il più grande discepolo" del Petrarca, che indirizzò la prima lettera "Iohanni Bocchaccii de Certaldo discipulo suo" (''Fam''. XI I γ)}}</ref>, capace di risollevarlo dai [[lussuria|peccati della carne]] tramite la letteratura classica e la [[Agostino d'Ippona|spiritualità agostiniana]],
Infatti, Petrarca non permise mai a Boccaccio di accedere del tutto alla sua biblioteca personale<ref>{{Cita news|autore = Cesare Segre
Difatti, bisogna ricordare che non fu soltanto Petrarca
==== Tra Seneca e il greco: attriti intellettuali ====
Boccaccio, in certe occasioni, si dimostrò più volte in disaccordo con Petrarca man mano che il Certaldese si impadroniva dei principi della lezione umanistica: la questione "greca" e quella "senecana"<ref>{{Cita|Monti|pp. 38-39}}{{citazione|Nei pieni anni Sessanta...B[occaccio] sembra talvolta manifestare...segni di insofferenza, e l'innamoramento cieco dei primi lascia spazio in qualche caso a un macelato senso di amarezza.}}</ref>. Riguardo alla prima, Boccaccio ribadiva (al contrario del ''praeceptor'') di come fosse necessario recuperare la [[letteratura greca]] per una migliore comprensione della civiltà occidentale<ref>In {{Cita|Monti|p. 38}} si riporta una citazione di [[Manlio Pastore Stocchi]], ''Riflessione sull'epistola ad Omero'', sul ruolo del Boccaccio nella valorizzazione della lingua greca: «Boccaccio...non solo sentì intensamente l'attrazione e la nostalgia della lingua e della cultura greca, ma soprattutto seppe riconoscere con eccezionale lucidità che in quel dominio misconosciuto si celavano tesori non raccolti dagli stessi latini e rimasti incogniti ai moderni».</ref>.
Sulla seconda questione l{{'}}''Epistola XX'', scritta al giurista napoletano [[Pietro Piccolo da Monteforte]]<ref>{{Cita web|autore = Giovanni Boccaccio|url = http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000919/bibit000919.xml&chunk.id=d31e623&toc.depth=1&toc.id=&brand=newlook|titolo = Epistola XX a Pietro Piccolo da Monteforte|accesso = 23 giugno 2015|editore = Biblioteca Italiana|data = 2007|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150623184300/http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000919%2Fbibit000919.xml&chunk.id=d31e623&toc.depth=1&toc.id=&brand=newlook|dataarchivio = 23 giugno 2015|urlmorto = sì}}</ref><ref>L'''Epistola XX'' fu dettata a Certaldo il 5 aprile del 1372 in risposta a quella di Pietro Piccolo da Monteforte del 4 febbraio del medesimo anno (si veda: {{Cita|Petoletti-2|p. 236}})</ref>, vicino alla cultura umanista e grande appassionato del Boccaccio<ref>{{Cita libro|autore = Andrea Labardi|titolo = Pietro Piccolo da Monteforte|anno = 2005|editore = Istituto della Enciclopedia italiana|città = Roma|SBN = IEI0233660|volume = 2. I-Z|collana=Enciclopedia Fridericiana|curatore = Ortensio Zecchino}}</ref>, rivela la diatriba di natura filologica tra Petrarca e Boccaccio. Quest'ultimo, difatti, dimostra amarezza per essere stato contraddetto da Petrarca sulla questione se esistessero due [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]] distinti fra di loro<ref>Boccaccio rivela questa sua convinzione nelle ''Esposizioni sopra la Commedia di Dante'', nel [http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000800/bibit000800.xml&chunk.id=d5002e5323&toc.depth=1&toc.id=d5002e5323&brand=bibit commento su ''If'', IV 141] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150623232617/http://ww2.bibliotecaitaliana.it/xtf/view?docId=bibit000800%2Fbibit000800.xml&chunk.id=d5002e5323&toc.depth=1&toc.id=d5002e5323&brand=bibit |data=23 giugno 2015 }}: «''E Seneca morale''. È cognominato questo Seneca «morale», a differenza d'un altro Seneca, il quale, della sua famiglia medesima, fu poco tempo appresso di lui, il quale, essendo il nome di questo morale» Lucio Anneo Seneca, fu chiamato Marco Anneo Seneca e fu poeta tragedo, per ciò che egli scrisse quelle tragedìe le quali molti credono che Seneca morale scrivesse»</ref>. Nonostante le procedure filologiche adottate dal Certaldese, che aveva appreso di questa divisione da un errore di [[Marco Valerio Marziale|Marziale]]<ref group="N">Marziale, in ''Epigrammata'' I, 61 vv. 7-8, aveva parlato di «Duosque Senicas». Boccaccio, che era entrato in possesso di un codice di Marziale dopo aver consultato la [[Abbazia di Montecassino|biblioteca di Montecassino]] (ora conservato nella [[Biblioteca Ambrosiana]] di Milano, il C67 supr), ritenne che ci fossero due
[[File:Boccaccio, Cod. Laurenziano 49 pl. 34.jpg|thumb|''Giovanni Boccaccio in cattedra'', miniatura tratta dal Codice Laurenziano 49 Pluteo 34, conservato nella [[Biblioteca Medicea Laurenziana]], Firenze|alt=]]
==== Conclusioni ====
Concludendo sulla base della sintesi dei due maggiori studiosi del Boccaccio, [[Vittore Branca]] e [[Giuseppe Billanovich]], il rapporto fra i due uomini non si può marcare nel semplice binomio ''preaceptor''-''discipulus'', quanto invece si deve osservare la
{{Citazione|[...] convergenza in problemi, in interessi, in soluzioni analoghe anche stilistiche: di intertestualità, si è poi detto. La caccia agli echi e alle riprese doveva in conseguenza, a nostro avviso, cedere il passo alla ricerca degli scambi e della circolazione di esperienze che di continuo, nell'alto commercio Petrarca-Boccaccio, si arricchiscono reciprocamente. Favorivano quella convergenza letteraria e questo commercio spirituale, una comunanza di gusti e di sensibilità nella stessa atmosfera di prepotente rinnovamento culturale.|[[Vittore Branca]], ''Intertestualità fra Petrarca e Boccaccio'', citato in ''Boccaccio: autore e copista'', pp. 39-40}}
=== Il culto di Dante ===
{{
Boccaccio, durante tutta la sua vita, fu un appassionato cultore di [[Dante Alighieri|Dante]] e della sua opera, che ebbe modo di conoscere fin dalla sua prima giovinezza grazie al contatto con Margherita e Filippa de' Mardolì<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 11}}.</ref>. Perfezionatosi, poi, alla scuola di [[Cino da Pistoia]]<ref>{{Cita|Branca 1977|p. 31}}.</ref>, amico dell'Alighieri, già nella ''[[Caccia di Diana]]'' la presenza delle [[Terzina dantesca|terzine dantesche]] indica un precoce avvicinamento alla poetica del venerato modello, che si protrarrà fino al senile ''[[Il Corbaccio|Corbaccio]]'', ove la presenza della selva e della visione rimandano inequivocabilmente all'ambientazione infernale dell'immortale poema<ref>{{Cita|Fumagalli|p. 25}}{{citazione|...dalle prime prove napoeltante fino alle estreme ''Esposizioni'' del 1373-1374, non c'è scritto in cui , direttamente o indirettamente, per via esplicita o sotto il velo dell'allusione e della citazione, B[occaccio] non abbia presente il grande concittadino...}}</ref>.
L'avvicinamento alla mentalità umanistica e il culto per [[Francesco Petrarca|Petrarca]], però, non distolsero il Boccaccio dalla volontà di diffondere a Firenze il culto per Dante e la sua opera, anche se il giudizio più che ottimista si raffreddò durante la fase umanista, dopo aver constatato la superiorità del Petrarca in lingua latina<ref>{{Cita|Fumagalli|p. 28}}.</ref>. Oltre ad aver copiato di suo pugno tre [[codice (filologia)|codici]] della ''Commedia''<ref>{{Cita web|url = https://www.youtube.com/watch?v=HrdiFNu-bts|titolo = ''Boccaccio autore e copista'' in mostra alla Laurenziana|accesso = 25 giugno 2015|editore = youtube}}</ref><ref>Sul ruolo di Boccaccio "editore" e copista di Dante, si veda ora: [https://aemecca.blogspot.it/2014/04/canone-editoriale-antica-vulgata-Petrocchi.html A. E. Mecca, ''Il canone editoriale dell'antica vulgata di Giorgio Petrocchi e le edizioni dantesche del Boccaccio''], in ''Nuove prospettive sulla tradizione della "Commedia"''. Seconda serie (2008-2013), a c. di E. Tonello, P. Trovato, Monterotondo (RM), Libreriauniversitaria.it Edizioni 2013, pp. 119-82; IDEM, ''[https://aemecca.blogspot.it/2015/01/influenza-boccaccio-tradizione-commedia.html L'influenza del Boccaccio nella tradizione recenziore della "Commedia". Postilla critica]'', in ''Boccaccio editore e interprete di Dante'', Atti del Convegno internazionale, Roma, 28-30 ottobre 2013, Roma, Salerno Editrice 2014, pp. 222-54.</ref>, il Certaldese scrisse anche il ''Trattatello in laude di Dante Alighieri'' (composto in due redazioni tra il 1351 e il 1366) e tenne delle ''lectiones magistrales'' sui canti dell{{'}}''[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]]'', fermatesi solo all'[[esegesi]] del [[Inferno - Canto diciassettesimo|XVII canto]] per il brusco declino fisico del Boccaccio<ref name=":12" />. Spesso Boccaccio, nel suo commento dantesco, interviene sul testo di Dante, alterandolo deliberatamente o interpretandolo in base al contesto poetico-narrativo del passo analizzato<ref>[https://aemecca.blogspot.it/2015/05/boccaccio-editore-e-commentatore-dante.html A. E. Mecca, ''Boccaccio editore e commentatore di Dante''], in ''Dentro l'officina di Giovanni Boccaccio. Studi sugli autografi in volgare e su Boccaccio dantista'', a c. di S. Bertelli e D. Cappi, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana 2014, pp. 163-85.</ref>.
== Edizioni ==
*{{Cita libro|editore=Laterza|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Ameto|città=Bari|data=1940|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1765776&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=G. Laterza|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Commento alla Divina Commedia. 1|città=Bari|data=1918|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1758493&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=G. Laterza|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Commento alla Divina Commedia. 2|città=Bari|data=1918|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1759042&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=G. Laterza|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Commento alla Divina Commedia. 3|città=Bari|data=1918|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1759627&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Commento sopra la Commedia di Dante Alighieri. 1|città=Firenze|data=1831|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3116812&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL7&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Commento sopra la Commedia di Dante Alighieri. 2|città=Firenze|data=1831|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3117965&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL5&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Commento sopra la Commedia di Dante Alighieri. 3|città=Firenze|data=1832|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3967187&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL5&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=G. Laterza|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Il Decameron. 1|città=Bari|data=1927|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1760250&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=G. Laterza|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Il Decameron. 2|città=Bari|data=1927|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1761954&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=per M. B. cl. Florentino|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Epistola a Pino de' Rossi|città=Impresso in Firenze|data=1487|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=443422&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL6&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=per Maximo de Papia|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Fiammetta|città=Impresso in Venesia|data=ne gli anni del signore MCCCCLXXXXI adi XXIV septembre|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=2474961&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL7&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=nella Stamperia Magheri|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Lettere volgari|città=Firenze|data=1834|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=4160121&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL5&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=G. Laterza|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Opere latine minori|città=Bari|data=1928|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1767789&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore= per Ig. Moutier|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Rime|città=Firenze|data=1834|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=4158830&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL7&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=nella Stamperia Magheri|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Caccia di Diana|città=Firenze|data= 1832|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=4157925&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL5&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=nella Stamperia Magheri|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Comedia delle ninfe fiorentine|città=Firenze|data=1834|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=4158391&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL5&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=[Bartolomeo de' Libri]|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Corbaccio|città=[Firenze]|data=[dopo il 1497]|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=6322835&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL5&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=Laterza|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Elegia di Madonna Fiammetta|città=Bari|data=1939|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1766425&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Filocolo. 1|città=Firenze|data=1829|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3122855&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL5&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Filocolo. 2|città=Firenze|data=1829|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3968813&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL5&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Filostrato|città=Firenze|data=1831|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3118904&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL5&pds_handle=}}
*{{Cita libro|lingua=la|editore=apud Io. Heruagium|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Genealogia deorum gentilium|città=Basileae|data=mense Septembri 1532|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=9442999&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL8&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=[Tommaso de Piasi]|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Ninfale fiesolano|città=[Venezia]|data=[non dopo il 1492]|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1543875&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL7&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=[s.n.]|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Rufianella|città=[Venezia]|data=[circa 1490]|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3862313&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL6&pds_handle=}}
*{{Cita libro|editore=per Ig. Moutier|autore=Giovanni Boccaccio|titolo=Vita di Dante Alighieri|città=Firenze|data=1833|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=4158064&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL5&pds_handle=}}
== Boccaccio nel cinema ==
[[File:Pier Paolo Pasolini.jpg|miniatura|[[Pier Paolo Pasolini]] diresse, nel 1971, ''[[Il Decameron]]'', vincitore dell'[[Festival internazionale del cinema di Berlino|Orso d'argento]] a [[Berlino]]<ref name="internetculturale.it">{{Cita web|autore = Teresa Nocita|url = http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/c38.html|titolo = Il ''Decameron'' di Pier Paolo Pasolini|accesso = 26 giugno 2015|editore = Internet Culturale|data = 2012|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150924035626/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/c38.html|dataarchivio = 24 settembre 2015|urlmorto = sì}}</ref>. [[Alberto Moravia]], recensendo il film, ribadì come Pasolini avesse trattato il ''Decameron'' come «un libro [...] in cui letteratura e realtà si identificano perfettamente per una rappresentazione totale dell'uomo»<ref>{{Cita web|autore = Alberto Moravia|url = http://gioboccaccio.altervista.org/Cinema.html|titolo = Il Decameron di Pasolini: commento-recensione di Alberto Moravia|accesso = 26 giugno 2015|sito = gioboccaccio.altervista.org|urlmorto = sì|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160425090655/http://gioboccaccio.altervista.org/Cinema.html|dataarchivio = 25 aprile 2016}}</ref>. Per le tematiche "immorali" presenti in varie scene del film, esso subì numerose censure da parte delle autorità italiane<ref name="internetculturale.it"/>.]]
Su Giovanni Boccaccio e specialmente sul suo ''[[
* ''[[Il Decamerone (film 1912)|Il Decamerone]]'' di [[Gennaro Righelli]] (1912);
* ''[[Boccaccio (film 1920)|Boccaccio]]'', di [[Michael Curtiz]] (1920)
* ''[[Boccaccesca]]'', di [[Alfredo De Antoni]] (1928);
* ''[[Boccaccio (film 1940)|Boccaccio]]'', di [[Marcello Albani]] (1940)
* ''[[Boccaccio '70]]'', film a episodi diretti da [[Vittorio De Sica]], [[Federico Fellini]], [[Mario Monicelli]] e [[Luchino Visconti]] (1962);
* ''[[Il Decameron]]'' di [[Pier Paolo Pasolini]] (1971) - primo capitolo della ''[[trilogia della vita]]'';
Riga 281 ⟶ 337:
* ''[[Le notti peccaminose di Pietro l'Aretino]]'' di [[Manlio Scarpelli]] (1972);
* ''[[Fiorina la vacca]]'' di [[Vittorio De Sisti]] (1972);
* ''[[Fratello homo sorella bona - Nel Boccaccio superproibito|Fratello homo sorella bona]]'' di [[Mario Sequi]] (1972);
* ''[[Il Decamerone proibito]]'' di [[Carlo Infascelli]] (1972);
* ''[[Decameron proibitissimo (Boccaccio mio statte zitto)]]'' di [[Marino Girolami]] (1972);
* ''[[La bella Antonia, prima monica e poi dimonia]]'' di [[Mariano Laurenti]] (1972);
* ''[[Le mille e una notte all'italiana]]'' di [[Carlo Infascelli]] (1972);
* ''[[Novelle galeotte d'amore]]'' di [[Antonio Margheriti]] (1972);
* ''[[
* ''[[Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno]]'' di [[Bitto Albertini]] (1972);
* ''[[Racconti proibiti... di niente vestiti]]'' di [[Brunello Rondi]] (1972);
Riga 293 ⟶ 349:
* ''[[Beffe, licenzie et amori del Decamerone segreto]]'' di [[Giuseppe Vari|Walter Pisani]] (1972);
* ''[[...e continuavano a mettere lo diavolo ne lo inferno]]'' di Bitto Albertini (1973);
* ''[[Fra' Tazio da Velletri]]'', di [[Romano Scandariato|Romano Gastaldi]] (e
* ''[[Storie scellerate]]'' di [[Sergio Citti]] (1973);
* ''[[Novelle licenziose di vergini vogliose]]'' di Michael Wotruba (
* ''[[Maraviglioso Boccaccio]]'' di [[Paolo e Vittorio Taviani]] (2015).
== Note ==
=== Esplicative ===
<references group="N" />
===Riferimenti===
<references />
== Bibliografia ==
* {{cita libro|curatore=Erminia Ardissino e Patrizia Pellizzari|titolo="Umana cosa è aver compassione per gli afflitti...": raccontare, consolare, curare nella narrativa europea da Boccaccio al Seicento|collana=Levia Gravia: Quaderno annuale di letteratura italiana|anno=2015|editore=Dell'Orso|città=Alessandria|cid=Ardissino e Pellizzari|ISBN=978-88-6274-607-6}}
* {{Cita libro | cognome = Aulenti| nome = Lino | titolo = Storia del cinema italiano | anno = 2011| editore = Libreria universitaria | città = Padova |ISBN = 978-88-6292-108-4|cid= Aulenti}}
* {{Cita libro | cognome = Battaglia Ricci| nome = Lucia |titolo = Boccaccio | anno = 2011| editore = Salerno Editrice | città = Roma |ISBN = 88-8402-291-6|cid= Battaglia Ricci}}
* {{Cita libro | cognome =
* {{Cita pubblicazione | cognome = Billanovich | nome = Giuseppe | titolo = Il Boccaccio, il Petrarca e le più antiche traduzioni in italiano delle Decadi di Tito Livio|rivista = Giornale storico della letteratura italiana | volume = 110 | numero = 391 | data = 1º luglio 1953 | pp = 311-337 | ISSN= 0017-0496|cid= Billanovich 1953}}
*
* {{Cita libro
* {{Cita libro |
* {{Cita libro | autore=Vittore Branca |titolo = Boccaccio, Giovanni |anno = 1986 |editore = Utet |città = Torino | * {{Cita libro |autore=Vittore Branca|titolo=Tradizione delle opere di Giovanni Boccaccio|volume=2|editore=Edizioni di Storia e Letteratura|città=Roma|anno=1991|annooriginale=1958|SBN=
* {{Cita pubblicazione
* {{Cita libro|curatore=Vittore Branca|titolo=Tutte le opere di Giovanni Boccaccio|anno=1964-1998|editore=Mondadori|città=Milano|SBN=CFI0008470}} Si sono presi in esame i seguenti volumi:
** {{Cita libro
** {{Cita libro|curatore=Vittore Branca|curatore2=A. Limentani|curatore3=A. E. Quaglio|titolo=Filostrato, Teseida, Comedia delle ninfe fiorentine|volume=2|cid=Branca, Limentani e Quaglio, 1964-1998}}
** {{Cita libro|curatore=Vittore Branca|curatore2=A. Balduino|curatore3=P. G. Ricci|titolo=Amorosa visione, Ninfale fiesolano, Vita di Dante|volume=3|cid=Branca, Balduino e Ricci, 1964-1998}}
** {{Cita libro|curatore=Vittore Branca|curatore2=Giuseppe Velli|curatore3=Ginetta Auzzas|curatore4=Renata Fabbri|curatore5=Manlio Pastori Stocchi|titolo=Rime, Carmina, Epistole e lettere, Vite, De Canaria|volume=5, Tomo I|cid=Branca, Velli, Auzzas, Fabbri e De Canaria, 1964-1998}}
* {{Cita libro|autore=Franco Cardini|titolo=La bottega del professore|url=https://books.google.it/books?id=Bf15CwAAQBAJ&pg=PA40&dq=ambiente+napoletano+Decameron&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwiP5feg9YGMAxUx9wIHHaeRGk0Q6AF6BAgNEAM#v=onepage&q=ambiente%20napoletano%20Decameron&f=false|accesso=11 marzo 2025|anno=2015|editore=libreriauniversitaria.it|città=Padova|cid=Cardini, 2015|ISBN=978-88-6292-656-0}}
* {{Cita libro |autore=Nikolaj Gavrilovič Černyševskij|titolo=Che fare?|editore=Edizioni Studio Tesi|città=Pordenone|anno=1990|ISBN=88-7692-235-0|url=https://books.google.it/books?id=lLnhV7hSXCYC&printsec=frontcover&dq=Nikolaj+Gavrilovi%C4%8D+%C4%8Cerny%C5%A1evskij,+Che+fare?,+Studio+Tesi+1990&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiEoeeco4LMAhUBcRQKHTocA70Q6AEIMDAA#v=onepage&q=Nikolaj%20Gavrilovi%C4%8D%20%C4%8Cerny%C5%A1evskij%2C%20Che%20fare%3F%2C%20Studio%20Tesi%201990&f=false|accesso=9 aprile 2016|cid=Černyševskij}}
* {{Cita libro |
* {{Cita libro|autore = Emanuele Coccia|titolo = Il greco, la lingua fantasma
* {{Cita libro| autore= Gianfranco Contini|titolo = Letteratura italiana delle origini| url = https://archive.org/details/laletteraturaita0000unse |anno = 2006|editore = Sansoni Editore|città = Firenze|edizione = 3|annooriginale = 1970|ISBN = 88-383-1866-2|cid= Contini}}
* {{Cita libro|
* {{Cita libro|autore = Giulio Ferroni|titolo = L'alba dell'Umanesimo, Petrarca e Boccaccio: la crisi del mondo comunale (1300-1380)|anno = 2006|editore = Mondadori|città = Milano|SBN = IEI0250981|opera = Storia della letteratura italiana|curatore = Giulio Ferroni, Andrea Cortellessa, Italo Pantani e Silvia Tatti|volume = 3|cid=Ferroni}}
* {{Cita libro|autore = Riccardo Fubini|titolo = L'umanesimo italiano e i suoi storici: origini rinascimentali, critica moderna|anno = 2001|editore = F. Angeli|città = Milano|ISBN = 88-464-2883-8|url = https://books.google.it/books?id=gRp41FVvXfAC&pg=PA118|accesso = 26 giugno 2015|cid=Fubini}}
* {{Cita libro|autore =
* {{Cita libro|titolo = Boccaccio autore e copista|anno = 2013|editore = Mandragora|città = Firenze|curatore = Teresa De Robertis, Carla Maria Monti, Marco Petoletti et alii|ISBN = 978-88-7461-213-0}} Nello specifico sono state consultate le seguenti pubblicazioni:
**{{Cita libro|autore=Agnese Bellieni|titolo = Le vite di Petrarca, di san Pier Damiani e di Livio|pp=215-217|cid=Bellieni}}
** {{Cita libro|autore =
** {{Cita libro|autore = Maurizio Fiorilla|titolo = Decameron|pp=129-136|cid=Fiorilla}}
** {{Cita libro|autore=Edoardo Fumagalli|titolo=Boccaccio e Dante|pp=25-31|cid=Fumagalli}}
Riga 340 ⟶ 395:
** {{Cita libro|autore=Marco Petoletti|titolo=Boccaccio e i classici latini|pp=41-49|cid=Petoletti-1}}
** {{Cita libro|autore=Marco Petoletti|titolo=Le Epistole|pp=233-241|cid=Petoletti-2}}
** {{Cita libro|autore= Angelo Piacentini|titolo= Scheda sul Buccolicum carmen di Giovanni Boccaccio|pp= 203-
** {{Cita libro|autore=Giuliano Tanturli|titolo = Giovanni Boccaccio nella letteratura italiana|pp= 17-23|cid=Tanturli}}
* {{Cita libro|autore=Lorenzo de' Medici|titolo=Opere|capitolo=Comento de' miei sonetti|anno=1992|editore=Einaudi|città=Torino|ISBN=88-06-12925-2|collana=[[Nuova Universale Einaudi]], 211|curatore=Tiziano Zanato|url = http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_3/t59.pdf|accesso = 2 luglio 2015|formato = PDF|cid=Lorenzo de' Medici}}
* {{Cita pubblicazione|autore = [[Giuseppe Meloni]]|titolo = Il mercante Giovanni Boccaccio a Montpellier e Avignone|rivista = Studi sul Boccaccio|volume = XXVI|anno = 1998|pp = 99-126|editore = Le Lettere|città = Firenze|ISSN 0585-4997|cid=Meloni}}
* {{Cita libro|autore = Manlio Pastore Stocchi|titolo = Riflessioni sull'epistola a Omero|anno = 2003|editore = Cisalpino|città = Milano|pp = 119-147|ISBN = 88-323-3003-2|
* {{Cita libro|autore = Renato Piattoli|titolo = Codice diplomatico dantesco|anno = 1940|editore = Libreria Luigi Gonnelli|città = Firenze|SBN =
* {{Cita libro|autore = Giorgio Piras|titolo = Nuove testimonianze dalla biblioteca di Petrarca: le annotazioni al ''De lingua latina'' di Varrone|anno = 2012|editore = Le Lettere|città = Firenze|
* {{Cita libro|titolo = La
* {{Cita libro|autore
* {{Cita libro|autore = Franco Sacchetti|titolo = Il libro delle rime|anno = 1990|editore = Olschki - University of Western Australia Press|città = Firenze - Perth|ISBN = 88-222-3795-1|curatore = Franca Brambilla Ageno|cid=Sacchetti}}
* {{DBI|nome=Giovanni Boccaccio
* {{Cita libro|autore = Luigi Surdich|titolo = Esempi di generi letterari e loro rimodellizzazione novellistica|anno = 2002|editore = F. Cesati|città = Firenze|pp = 141-177|ISBN = 88-7667-139-0|opera = Autori e lettori di Boccaccio: atti del convegno internazionale di Certaldo, 20-22 sett. 2001|curatore = Michelangelo Picone|cid=Surdich}}
== Voci correlate ==
*
* [[Casa Boccaccio]] a [[Certaldo]]
* [[Geoffrey Chaucer]]
Riga 518 ⟶ 423:
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Cita web | url = http://www.
* {{Cita web
* {{Cita web | autore=Teresa Nocita | url =
{{Boccaccio}}
Riga 545 ⟶ 440:
[[Categoria:Biografi italiani]]
[[Categoria:Giovanni Boccaccio| ]]
[[Categoria:Scrittori trattanti tematiche LGBT]]
[[Categoria:Studenti dell'Università degli Studi di Napoli Federico II]]
|