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{{Infobox conflitto
| Tipo = guerra
| Nome del conflitto = Guerra fredda
|Immagine = Infobox collage for Cold War.png
| Immagine = Soviet Tanks near Checkpoint Charlie - Flickr - The Central Intelligence Agency (crop).jpg
|Didascalia = Da sinistra a destra, dall'alto al basso: [[Porta di Brandeburgo]] dietro il [[Muro di Berlino]], [[Checkpoint Charlie]], [[Primavera di Praga]], [[crisi dei missili di Cuba]], proteste alla Porta di Brandeburgo, [[George H. W. Bush]] e [[Michail Gorbačëv]] che firmano gli accordi di limitazione delle armi chimiche.
| Didascalia = Carri armati sovietici [[T-54/55|T-55]] nei pressi del [[Checkpoint Charlie]] a Berlino il 28 ottobre 1961 fronteggiano i mezzi corazzati americani, nel momento più critico della [[Crisi di Berlino del 1961]]
| Parte di =
| Casus = OrganizzazioneRiorganizzazione del potere mondiale dopo la [[seconda guerra mondiale]]
|Data = 5 marzo [[1946]] – 25 dicembre [[1991]]<ref>Discorso di Churchill sulla [[Cortina di ferro]] e [[dissoluzione dell'Unione Sovietica]].</ref><br /><small>({{Età e giorni|1946|3|5|1991|12|25}})</small>
| Data = [[1947]]-[[1991]]
| Luogo = [[Europa]], [[Africa]], [[Asia]] e [[America Latina]]
| Esito = Vittoria ''[[de facto]]'' degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]. [[Dissoluzione dell'Unione Sovietica]], cadutascioglimento del [[blocco orientale]] e fine della [[Impero sovietico|sfera di influenza dell'URSS]],. [[Riunificazione della Germania]]
|Schieramento2 = {{SUN}}<br />{{simbolo|Warsaw Pact Logo.svg}} [[Patto di Varsavia]]<br />e Stati geopoliticamente vicini al [[Blocco orientale]]
<br />[[riunificazione della Germania]]
| Schieramento1 = {{bandiera|Unione Sovietica 1923-1955USA}} [[Unione Sovietica]]<br />{{simbolobandiera|Warsaw Pact Logo.svgNATO}} [[Patto di VarsaviaNATO]]<br />e statiStati ideologicamentegeopoliticamente vicini al [[Blocco orientaleoccidentale]]
|Comandante2 = {{simbolo|КПСС.svg}} [[Segretario generale del PCUS]]
| Schieramento2 = {{Bandiera|USA}} [[Stati Uniti d'America]]<br />{{bandiera|NATO}} [[NATO]]<br />e stati ideologicamente vicini al [[Blocco occidentale]]
|Comandante1 = [[File:Flag of the President of the United States.svg|20px|bordo]] [[Presidente degli Stati Uniti d'America|Presidente degli Stati Uniti]]
| Comandante1 = {{simbolo|PCUS Emblema.svg}} [[Segretario generale del PCUS]]
| Comandante2 = {{Bandiera|USA}} [[Presidente degli Stati Uniti d'America|Presidente degli USA]]
}}
{{Guerra fredda navigazione}}
La '''guerra fredda''' fu un periodo di tensione [[geopolitica]] tra gli [[Stati Uniti d'America]] e il [[blocco occidentale]] da una parte e l'[[Unione Sovietica]] e il cosiddetto [[blocco orientale]] dall'altra, iniziato con il peggioramento delle relazioni fra gli alleati occidentali e l'Unione Sovietica, avvenuto subito dopo la fine della [[seconda guerra mondiale]], e terminato con la caduta del [[Muro di Berlino]] (1989) e con la conseguente [[dissoluzione dell'Unione Sovietica]] (1991).
Con l'espressione '''guerra fredda''' si indica la contrapposizione [[politica]], [[ideologia|ideologica]] e militare che venne a crearsi intorno al [[1947]] (non tutti gli studiosi concordano), tra le due potenze principali emerse vincitrici dalla [[seconda guerra mondiale]]: gli [[Stati Uniti d'America]] e l'[[Unione Sovietica]]. Ben presto si giunse alla divisione dell'[[Europa]] in sfere di influenza e alla formazione di blocchi internazionali ostili, denominati comunemente come ''[[Blocco occidentale|Occidente]]'' (gli Stati Uniti, gli alleati della [[NATO]] e i Paesi amici) ed ''[[Blocco orientale|Oriente]]'', o "blocco comunista" (l'Unione Sovietica, gli alleati del [[Patto di Varsavia]] e i Paesi amici), oltre a tutti i [[Movimento dei paesi non allineati|Paesi non allineati]] del resto del mondo.
 
Viene utilizzato l'aggettivo "fredda" poiché non vi furono combattimenti diretti su larga scala, sebbene si fossero verificati conflitti indiretti regionali, tuttavia il conflitto si basò soprattutto sulla lotta ideologica e geopolitica per l'influenza globale delle due superpotenze. A parte lo sviluppo di un arsenale nucleare e il dispiegamento militare convenzionale, la lotta per il dominio fu espressa attraverso mezzi indiretti, come la [[guerra psicologica]], le campagne di propaganda, lo [[spionaggio]], gli [[embargo|embarghi]] di vasta portata, la rivalità negli eventi sportivi e la competizione tecnologica come la [[corsa allo spazio]]. Il blocco occidentale era guidato dagli Stati Uniti e da altre nazioni del [[Primo Mondo]] generalmente [[democrazia|democrazie]] [[liberalismo|liberali]], ma anche legate a una rete di stati spesso [[autoritarismo|autoritari]] del [[Terzo Mondo]], la maggior parte dei quali erano ex colonie delle potenze europee. Il blocco orientale era guidato dall'Unione Sovietica e dal suo [[PCUS|Partito Comunista]], con forte influenza in tutto il [[Secondo Mondo]]. L'URSS seguiva l'ideologia [[marxismo-leninismo|marxista-leninista]], adottava il [[socialismo reale]], e aveva un'[[economia pianificata]] e un [[monopartitismo|regime monopartitico]] autoritario.
Questa suddivisione influenzò fortemente per decenni l'[[opinione pubblica]] mondiale ed ebbe il suo concreto emblema nella divisione della [[Germania]] in [[Germania ovest]] e [[Germania est]], della città di [[Berlino]] tramite l'[[muro di Berlino|omonimo muro]] e nella figura retorica della cosiddetta "[[cortina di ferro]]", coniata per la prima volta da [[Winston Churchill]] nel 1946, volta a definire la netta distinzione territoriale e ideologica che si stava venendo a creare tra i due blocchi socio-economici dominanti<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/cortina-di-ferro/|titolo=Cortina di ferro|editore=Treccani|accesso=30 aprile 2018}}</ref>. Si trattava sostanzialmente della contrapposizione tra due grandi [[ideologia|ideologie]] politico-economiche: la [[democrazia]]-[[capitalismo|capitalista]] da una parte e il [[totalitarismo]]-[[comunismo|comunista]] dall'altro, estraneo all'internazionalismo del mercato. La tensione che ne risultò, durata circa mezzo secolo, pur non concretizzandosi mai in un [[Guerra|conflitto militare]] diretto (da cui il termine "fredda" usato per descrivere un'ostilità che non sembrava più risolvibile attraverso una guerra frontale tra le due superpotenze, dato il pericolo per la sopravvivenza dell'umanità rappresentato da un eventuale ricorso alle armi nucleari)<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/guerra-fredda/|titolo=Guerra fredda|editore=Treccani|accesso=30 aprile 2018}}</ref>, si sviluppò nel corso degli anni incentrandosi sulla competizione in vari campi ([[Corsa agli armamenti|militare]], [[Corsa allo spazio|spaziale]], [[Tecnologia|tecnologico]], [[ideologia|ideologico]], [[Psicologia|psicologico]], [[sport]]ivo) contribuendo almeno in parte allo sviluppo ed evoluzione della società stessa con l'avvento della [[terza rivoluzione industriale]].
 
La prima fase della guerra fredda iniziò poco dopo la fine della [[seconda guerra mondiale]] quando gli Stati Uniti e i loro alleati dell'Europa occidentale cercarono di rafforzare i legami reciproci e ricorsero alla politica di [[containment|contenimento]] contro l'influenza sovietica. Ciò avvenne soprattutto attraverso la formazione nel 1949 della [[NATO]], essenzialmente un accordo difensivo, a cui l'URSS replicò con il [[Patto di Varsavia]] nel 1955. Le principali crisi di questo primo ventennio comprendono il [[blocco di Berlino]], la [[rivoluzione comunista cinese]], la [[guerra di Corea]], la [[rivoluzione ungherese del 1956]], la [[crisi di Suez]], la [[crisi di Berlino del 1961]] e, soprattutto la [[crisi dei missili di Cuba]] in cui ci si trovò molto vicini al [[conflitto nucleare]]. Dopo la crisi cubana iniziò una nuova fase. Nel 1968 l'URSS [[Operazione Danubio|invase la Cecoslovacchia]] per fermare la [[Primavera di Praga]], mentre gli Stati Uniti dovettero far fronte a forti contestazioni interne per il loro coinvolgimento nella [[guerra del Vietnam]]. L'affermarsi di un movimento pacifista a livello globale e la paura di una guerra nucleare spinse, a partire dagli [[anni 1970]], entrambe le parti a intraprendere un processo di "[[Distensione (politica)|distensione]]". Un certo numero di governi marxisti-leninisti autoproclamati si formarono nella seconda metà degli anni 1970 nei [[paesi in via di sviluppo]].
L'espressione era stata usata già nel 1945 da [[George Orwell]]<ref name="orwell"/> che, riflettendo sulla [[bomba atomica]], preconizzava uno scenario in cui le due grandi potenze, non potendo affrontarsi direttamente (per il rischio di [[distruzione mutua assicurata]]), avrebbero finito per dominare e opprimere tutti gli altri. Nel [[1947]] fu ripresa dal consigliere presidenziale [[Bernard Baruch]] e dal giornalista [[Walter Lippmann]] per descrivere l'emergere delle tensioni tra i due [[alleati della seconda guerra mondiale]].<ref name = "Halliday">{{en}} Fred Halliday, "Cold War" ''The Oxford Companion to the Politics of the World'', 2e. Joel Krieger, ed. Oxford University Press Inc. 2001.</ref>
 
La distensione finì con l'[[guerra sovietico-afghana|invasione sovietica dell'Afghanistan]] del 1979. Gli anni successivi furono contraddistinti da un contesto di elevata tensione con gli Stati Uniti di [[Ronald Reagan]] che aumentarono le pressioni diplomatiche, militari ed economiche sull'Unione Sovietica, in un momento in cui essa soffriva di [[stagnazione]] economica. A partire dalla metà degli [[anni 1980]], il nuovo leader sovietico [[Michail Gorbačëv]] introdusse le riforme liberali note come ''[[glasnost]]'' ("trasparenza") e ''[[perestrojka]]'' ("riorganizzazione"). Contestualmente, nei paesi satelliti dell'Europa orientale si fecero sempre più forti le istanze per affermare le loro sovranità nazionali e cambiamenti di regime in senso democratico, Gorbačëv scelse di smettere di sostenere militarmente i governi [[comunismo|comunisti]] allineati. Nel 1989 la [[Rimozione della barriera al confine tra Ungheria e Austria|caduta della cortina di ferro]] successiva al [[picnic paneuropeo]] e un'[[Rivoluzioni del 1989|ondata di rivoluzioni]] pacifiche (con l'[[Rivoluzione romena del 1989|eccezione della Romania]]) portò al rovesciamento di quasi tutti i regimi marxisti-leninisti del blocco orientale. Tutto ciò portò alla [[Dissoluzione dell'Unione Sovietica|dissoluzione formale dell'Unione Sovietica]] nel dicembre 1991 e al crollo dei governi comunisti in gran parte dell'Africa e dell'Asia. La [[Federazione Russa]] divenne lo stato successore dell'Unione Sovietica, mentre tutte le altre repubbliche emersero come [[stati post-sovietici]] completamente indipendenti. Gli Stati Uniti rimasero l'unica superpotenza mondiale.
Le fasi più critiche e potenzialmente pericolose della guerra fredda furono due: la prima, compresa fra gli [[Anni 1950|anni cinquanta]] e [[Anni 1960|sessanta]], e la seconda, circoscritta alla prima metà degli [[Anni 1980|anni ottanta]]. La fine della guerra fredda viene convenzionalmente fatta coincidere con la caduta del [[muro di Berlino]] (9 novembre [[1989]]) e la successiva [[dissoluzione dell'Unione Sovietica]] (26 dicembre [[1991]]).
 
La guerra fredda e i suoi eventi hanno lasciato un'eredità significativa, venendo spesso citati nella cultura popolare, in particolare con temi di spionaggio e minaccia di guerra nucleare, mentre la [[storiografia]] si è ampiamente occupata di studiarne le cause, le responsabilità e le conseguenze. Secondo alcune interpretazioni storiografiche, anche i cosiddetti [[paesi non allineati]], specie quelli a regime [[repubblica]]no-[[democrazia|democratico]] e quelli [[socialista|socialisti]]-[[comunismo|comunisti]], risentirono, direttamente e indirettamente, della vicenda con strascichi geopolitici, tensioni commerciali, colpi di stato, golpi militari, guerre civili e guerre di rivendicazioni con nazioni confinanti in numerosi stati di [[Asia]], [[Africa]] e [[Sudamerica]].
==Origini del termine==
 
== Origini del termine ==
Alla fine della [[seconda guerra mondiale]], lo scrittore inglese [[George Orwell]] usò il termine "guerra fredda" nel suo saggio "''You and the Atomic Bomb''", pubblicato il 19 ottobre 1945 sul quotidiano britannico ''[[Tribune]]''. Descrivendo un mondo che vive all'ombra della minaccia della [[guerra nucleare]], Orwell utilizzando le previsioni di [[James Burnham]] su un mondo polarizzato, scrisse:
Già alla fine della [[seconda guerra mondiale]], lo scrittore inglese [[George Orwell]] usò il termine "guerra fredda" nel suo saggio ''You and the Atomic Bomb'', pubblicato il 19 ottobre 1945 sul quotidiano britannico ''[[Tribune (periodico)|Tribune]]''. Descrivendo un mondo che vive all'ombra della minaccia della [[guerra nucleare]], Orwell, utilizzando le previsioni di [[James Burnham]] su un mondo polarizzato, scrisse:
 
{{citazione|Guardando il mondo nel suo insieme, la deriva per molti decenni non è stata verso l'anarchia, ma verso la reimposizione della schiavitù ... La teoria di James Burnham è stata molto discussa, ma poche persone hanno ancora considerato le sue implicazioni ideologiche - cioè, il tipo di visione del mondo, il tipo di convinzioni e la struttura sociale che probabilmente prevarrebbero in uno stato che era allo stesso tempo invincibile e in uno stato permanente di "guerra fredda" con i suoi vicini.<ref name="orwell">{{cita testo|lingua=en}}|autore=George Orwell, "[|url=http://orwell.ru/library/articles/ABomb/english/e_abomb |titolo=You and the Atomic Bomb]", ''|editore=Tribune'' |data=19 Octoberottobre 1945}}</ref>}}
 
Sul ''[[The Observer]]'' del 10 marzo 1946, sempre Orwell scrisse,: "«dopo la conferenza di Mosca dello scorso dicembre, la Russia iniziò una guerra fredda contro la [[Gran Bretagna]] e l'[[Impero britannico]]»."<ref>{{cita news|autore=George Orwell |titolo=Russia began to make a 'cold war' on Britain and the British Empire |opera=[[The Observer]] |data=10 marzo 1946|lingua=en }}</ref>
 
Il primo uso del termine per descrivere lo specifico scontro geopolitico del [[dopoguerra]] tra l'[[Unione Sovietica]] e gli [[Stati Uniti fud'America|Stati inUniti]] occasioneavvenne didurante un discorso di [[Bernard Baruch]], un influente consigliere dei presidenti democratici, tenutotenutosi il 16 aprile 1947. un estratto del discorso, scrittoin dal giornalista Herbert Bayard Swope,<ref>{{Cita news|nome=William|cognome=Safire|url=https://www.nytimes.com/2006/10/01/opinion/01iht-edsafire.2988871.html|titolo=Islamofascism Anyone?|opera=The New York Times|data=1º ottobre 2006|lingua=en}}</ref>cui affermaaffermò: "«Non lasciamoci ingannare: siamo oggi nel bel mezzo di una guerra fredda"».<ref>{{Cita web|autore1=History.com Staff|titolo=This Day on History – April 16, 1947: Bernard Baruch coins the term “Cold War”|url=httphttps://www.history.com/this-day-in-history/bernard-baruch-coins-the-term-cold-war|editore=A+E Networks|accesso=23 agosto 2016|data=2009|lingua=en}}</ref><ref>{{cita|Olivi, L'editorialista2001|p. del23}}.</ref> giornaleIl giornalista e politologo [[Walter Lippmann]] diede al termine una portata più ampia grazie alnel suo libro ''The Cold War'' (guerra fredda in [[lingua inglese]]). Quando nel 1947 gli venne chiesta l'origine del termine, Lippmann la ricondusse a un termine francese deglirisalente agli [[anni 1930]], ''la guerre froide''.<ref>{{en}} Strobe cita|Talbott, ''The Great Experiment: The Story of Ancient Empires, Modern States, and the Quest for a Global Nation'' (2009) |p. 441 n}}.3; il libro di Lippmann è </ref><ref>{{Cita librocita|url=https://books.google.com/?id=Ydc3AAAAIAAJ&q=walter+lippmann+cold+war&dq=walter+lippmann+cold+war|autore=Lippmann, Walter|titolo=The Cold War|editore=Harper|anno=1947}}.</ref>
 
== Contesto storico ==
==Fine della seconda guerra mondiale==
{{Vedi anche|Seconda guerra mondiale|Conferenza di Jalta}}
===Conferenze di guerra in Europa postbellica===
[[File:Yalta Conference (Churchill, Roosevelt, Stalin) (B&W).jpg|min|sinistra|I "Tre Grandi" alla [[Conferenza di Jalta]]: [[Winston Churchill]], [[Franklin Delano Roosevelt|Franklin Roosevelt]] e [[Iosif Stalin]].]]
{{Vedi anche|Conferenza di Teheran|Conferenza di Jalta}}
 
Gli esiti della [[seconda guerra mondiale]] avevano modificato gli equilibri di potere sullo scenario globale con il tramonto di Germania, Gran Bretagna e Francia dal ruolo di potenze venendo sostituite da [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] (USA) e [[Unione Sovietica]] (URSS) che fino ad allora avevano adottato una politica [[isolazionismo|isolazionista]]. Sebbene entrambe si fossero trovate a combattere sullo stesso fronte contro la [[Germania nazista]], notevoli differenze le dividevano. Se gli Stati Uniti erano caratterizzati da una dinamica [[economia di mercato]] e da un ordinamento [[democrazia|democratico]], l’Unione Sovietica, nata nel 1922 sulle ceneri dell’[[impero russo]] a seguito di [[Guerra civile russa|una guerra civile]], adottava l'ideologia [[comunismo|comunista]] del [[marxismo-leninismo]] con una [[economia pianificata]] ed un ordinamento a partito unico.<ref>{{cita|Clementi, 2002|pp. 9-10}}.</ref>
[[File:Yalta Conference (Churchill, Roosevelt, Stalin) (B&W).jpg|thumb|left|I "Tre Grandi" alla [[Conferenza di Yalta]]: [[Winston Churchill]], [[Franklin Roosevelt]] e [[Joseph Stalin]].]]
 
Nonostante ciò durante le fasi finali del conflitto tali differenze non sembravano pregiudicare del tutto i rapporti tra di loro; il presidente statunitense [[Franklin Delano Roosevelt]] si era dimostrato alquanto disponibile ad accogliere gran parte delle richieste del suo omologo sovietico [[Iosif Stalin]] riconoscendo il grande sacrificio compiuto dal suo popolo nel combattere il [[Terzo Reich]]. In particolare, Stalin pretendeva di mantenere il controllo dei paesi dell’Europa Orientale occupati dall'[[Armata Rossa]] nella sua marcia verso Berlino, una richiesta che poteva apparire legittima in quanto finalizzata a garantire una "[[stato cuscinetto|zona cuscinetto]]" per scongiurare nuove invasioni. Sia Roosevelt che Stalin avevano più volte dichiarato di auspicare il mantenimento dei rapporti tra le potenze alleate verso una reciproca collaborazione. Quando Stalin venne a conoscenza del progetto dei "[[quattro poliziotti]]" ideato da Roosevelt non poté che concordare. I rapporti discretamente buoni vennero confermati quando nel febbraio del 1945 i rappresentanti dei tre principali paesi [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] si [[conferenza di Jalta|incontrarono a Jalta]] per prendere alcune decisioni fondamentali per il prosieguo del conflitto. In particolare venne deciso, come "prerequisito per la pace futura", lo smembramento provvisorio della Germania in zone di occupazione (ognuna gestita rispettivamente da USA, URSS e Regno Unito) e l’istituzione dell’[[Organizzazione delle Nazioni Unite]]. Tuttavia, qualche crepa iniziò ad apparire riguardo all'occupazione sovietica della Polonia e al futuro destino della Germania.<ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 57-59}}.</ref><ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 405}}.</ref><ref name="Gaddis13-23">{{cita|Gaddis, 2005|pp. 13-23}}.</ref>
Al termine della seconda guerra mondiale, gli Alleati non si trovavano d'accordo su come dovessero essere segnati i confini dell'Europa appena liberata dai nazisti.<ref name="Gaddis13-23">{{cita|Gaddis, 2005|pp. 13–23}}.</ref> Ciascuno dei vincitori possedeva idee diverse riguardo a come gestire e mantenere la sicurezza post-bellica.<ref name="Gaddis13-23"/> Alcuni studiosi sostengono che tutti gli stati Alleati occidentali desideravano arrivare ad una situazione in cui si fossero stabiliti governi democratici il ​​più ampiamente possibile, permettendo così ad essi stessi di risolvere pacificamente le differenze attraverso organizzazioni internazionali.<ref>{{cita|Gaddis, 1990|p. 156}}.</ref> Altri osservano che le potenze atlantiche erano comunque divise nella loro visione del nuovo mondo postbellico. Gli obiettivi di Roosevelt, e cioè la vittoria militare in Europa e in Asia, il raggiungimento della supremazia economica americana globale sull'impero britannico e la creazione di un'organizzazione mondiale per la pace, apparivano maggiormente globali e ambiziosi rispetto a quelli di Churchill, che si concentrava principalmente centrati sul controllo del Mediterraneo, assicurando così la sopravvivenza dell'[[Impero britannico]] e l'indipendenza dei paesi dell'Europa centrale e orientale in modo che fungessero da cuscinetto tra i sovietici e il Regno Unito.<ref Name=Plokhy>{{cita|Plokhy, 2010}}.</ref>
 
[[File:Deutschland Besatzungszonen 8 Jun 1947 - 22 Apr 1949.svg|min|[[Zone di occupazione della Germania]] alla fine della seconda guerra mondiale]]
L'Unione Sovietica tentò di dominare gli affari interni dei paesi che la circondavano.<ref name="Gaddis13-23" /><ref>{{cita|Gaddis, 1990|p. 176}}.</ref> Durante la guerra, Stalin aveva creato centri di addestramento speciali per i comunisti dei diversi paesi, in modo che potessero formare forze segrete di polizia fedeli a Mosca non appena l'Armata Rossa fosse arrivata. Gli agenti sovietici assunsero il controllo dei media, in particolare della radio e rapidamente esautorarono tutte le istituzioni civili indipendenti, dai gruppi giovanili alle scuole, alle chiese e ai partiti politici rivali.<ref>{{en}} Max Frankel, "Stalin's Shadow," [https://www.nytimes.com/2012/11/25/books/review/iron-curtain-by-anne-applebaum.html?pagewanted=all&_r=0 ''New York Times'' 21 Nov 2012] revisore Anne Applebaum, ''Iron Curtain: The Crushing of Eastern Europe, 1944–1956'' (2012), Vedi introduzione, testo dopo la nota 26, e capitolo 3, 7–9</ref> Stalin cercò, tuttavia, anche la pace con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, sperando di concentrarsi sulla ricostruzione interna e sulla crescita economica.<ref>{{cita|Heller, 2006|p. 27}}.</ref>
 
Fu con la [[Fine della seconda guerra mondiale in Europa|definitiva sconfitta]] delle [[potenze dell'Asse]] e la morte di Roosevelt che i rapporti andarono a peggiorare. Forti divergenze tra gli Alleati iniziarono ad emergere alla [[conferenza di Potsdam]] iniziata nel luglio 1945 per affrontare il tema del futuro dell'oramai ex Terzo Reich. Come deciso a Yalta, la Germania si trovava militarmente occupata in tre settori: a est si trovavano i sovietici, a sud-ovest gli statunitensi e nella ricca zona industriale del nord-ovest (comprendente la [[regione della Ruhr]]) i britannici; successivamente parti britanniche e statunitensi vennero assegnate anche alla Francia. Similmente, anche [[Berlino]] si trovò divisa in quattro settori di occupazione. Sebbene tutti i vincitori concordassero con la demilitarizzazione della Germania per evitare che potesse tornare in futuro a rappresentare una minaccia, i sovietici pretendevano ampie [[riparazione di guerra|riparazioni di guerra]] mentre gli Stati Uniti si erano dimostrati più cauti. Inoltre, il nuovo presidente americano, [[Harry Truman]], aveva criticato apertamente l'Unione Sovietica per le annessioni nella propria [[sfera di influenza]] delle nazioni dell'Europa meridionale chiedendo che fossero indette elezioni democratiche. Il clima di sospetto che si venne a creare tra Truman e Stalin ebbe una forte accelerazione quando gli Stati Uniti [[Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki|utilizzarono per la prima volta]] l'[[arma nucleare]] contro il Giappone nell'agosto del 1945. Stalin rispose alle manifestazioni di forza americane stringendo ancora di più il controllo sui territori in quel momento occupati dal suo esercito, che divennero a tutti gli effetti [[stati satellite]] dell'URSS rifiutando qualsiasi ingerenza e possibilità di accettare governi non allineati. Il 5 marzo dell'anno seguente, l'ex primo ministro britannico [[Winston Churchill]] pronunciò un famoso discorso in cui accusava i sovietici di aver fatto calare una "[[cortina di ferro]]" «sul continente da [[Stettino]] sul [[Mar Baltico|Baltico]] a [[Trieste]] sull'[[Mar Adriatico|Adriatico]]» invocando la necessità di un'alleanza anglo-americana contro di essi. Stalin accusò Churchill di essere un guerrafondaio e lo paragonò a [[Hitler]].<ref name=Harper77>{{cita|Harper, 2020|p. 77}}.</ref><ref name=Sabbatucci406>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 406}}.</ref><ref>{{cita|Clementi, 2002|p. 12}}.</ref>
[[File:Map-Germany-1945.svg|thumb|[[Zone di occupazione della Germania]] nel dopoguerra.]]
 
== Gli inizi (1946-1948) ==
Secondo l'opinione americana, Stalin appariva come un potenziale alleato nel raggiungere gli obiettivi, mentre per i britannici il leader sovietico sembrava la più grande minaccia per l'adempimento dei loro programmi. Con i sovietici che occupavano già la maggior parte dell'Europa centrale e orientale, Stalin si trovava in vantaggio.
{{Vedi anche|Guerra fredda (1947-1953)}}
 
=== ''Containment'' e dottrina Truman ===
Le differenze tra Roosevelt e Churchill portarono a diversi accordi separati con i sovietici. Nell'ottobre del 1944, Churchill si recò a Mosca e propose l'accordo sulle percentuali su cui dividere i Balcani nelle rispettive sfere d'influenza, tra cui il predominio di Stalin sulla [[Romania]] e sulla Bulgaria, mentre i britannici avrebbero avuto carta bianca sulla Grecia. Alla [[conferenza di Yalta]] del febbraio 1945, Roosevelt firmò un accordo separato con Stalin riguardante l'Asia e rifiutò di sostenere Churchill sulle questioni relative alla Polonia.<ref Name=Plokhy/> Alla fine, Roosevelt approvò anche l'accordo percentuale sull'europa dell'est,<ref>{{en}} [https://books.google.com/books?id=VCX-CwAAQBAJ&q=percentages+agreement#v=snippet&q=percentages%20agreement&f=false Allan Todd, ''History for the IB Diploma Paper 3: The Soviet Union and Post-Soviet Russia'' (Cambridge University Press, 2016), p.105-111]</ref> ma apparentemente non vi era ancora un solido consenso sul quadro postbellico in Europa.<ref name="Gaddis21">{{cita|Gaddis, 2005|p. 21}}.</ref>
 
Alla [[Seconda Conferenza del Quebec]], una conferenza militare di alto livello tenutasi a [[Quebec City]] tra il 12 e il 16 settembre 1944, Churchill e Roosevelt raggiunsero un accordo su una serie di questioni, tra cui un piano per la Germania, basato sull'originale proposta di [[Henry Morgenthau Jr.]]. Il memorandum elaborato da Churchill prevedeva "l'eliminazione delle industrie belliche nella [[Regione della Ruhr]] e in quella del fiume [[Saar (fiume)|Saar]] ... in attesa di convertire la Germania in un paese principalmente agricolo e pastorale nel suo carattere". Tuttavia, non includeva un piano per dividere il paese in diversi stati indipendenti ([[Piano Morgenthau]]).
 
== Gli inizi della guerra fredda (1947-1953) ==
{{Vedi anche|Guerra fredda (1947-1953) e sue origini}}
=== ''Containment'' e Dottrina Truman ===
{{Vedi anche|Containment|Dottrina Truman}}
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}}
 
Alla fine di febbraio 1946, un "[[lungo telegramma]]" inviato dal diplomatico [[George Frost Kennan]] a Washington contribuì ad articolare la linea sempre più dura del governo statunitense contro i sovietici infiammando un dibattito politico che plasmò la politica estera dell'[[Presidenza di Harry S. Truman|amministrazione Truman]]. In seguito, in un saggio dello stesso Kennan, il nuovo indirizzo verrà definito come un "fermo contenimento" (''[[Dottrina del containment|containment]]'') dell’Unione Sovietica.<ref>{{cita|Harper, 2020|p. 76}}.</ref><ref>{{Cita web|data=22 febbraio 2021|titolo=This Day in History: George Kennan Sends "Long Telegram"|url=https://www.trumanlibraryinstitute.org/this-day-in-history-2/|accesso=27 ottobre 2021|sito=Truman Library Institute}}</ref>
Nel 1947, il presidente americano [[Harry Truman]] si sentì oltraggiato dalla resistenza dell'Unione Sovietica alle richieste statunitense relative all'[[Iran]], alla [[Turchia]] e alla [[Grecia]], nonché dal rifiuto al [[piano Baruch]] sulle [[armi nucleari]].<ref>{{cita|Hahn, 1993|p. 6}}.</ref><ref>{{cita|Higgs, 2006|p. 137}}.</ref> Nel febbraio 1947, il governo britannico annunciò che non poteva più permettersi di finanziare il [[Regno di Grecia]] nella sua [[guerra civile greca|guerra civile]] contro gli insorti [[comunismo|comunisti]].<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Iatrides|nome=John O.|data=1º ottobre 1996|titolo=The British Labour Government and the Greek Civil War: The Imperialism of 'Non-Intervention' (review)|url=https://muse.jhu.edu/article/21755|rivista=Journal of Modern Greek Studies|volume=14|numero=2|pp=373–376|doi=10.1353/mgs.1996.0020|issn=1086-3265|lingua=en}}.</ref>
 
In poco tempo questa nuova politica del contenimento venne messa alla prova. Quando scoppiò la [[crisi dell'Iran del 1946]], gli Stati Uniti fecero forti pressioni affinché i sovietici ritirassero le proprie truppe dal nord del paese dove avevano instaurato il [[Governo Popolare dell'Azerbaigian]] che occupavano dell'[[invasione anglo-sovietica dell'Iran|invasione anglo-sovietica]] del 1941. Dopo un iniziale rifiuto, Mosca decise per un ritiro a seguito del raggiungimento di un accordo con il governo iraniano per lo sfruttamento delle risorse petrolifere.<ref name=Harper77/> Similmente, gli Stati Uniti minacciarono l'uso della forza quando, il 7 agosto dello stesso anno, l'Unione Sovietica palesò [[Rivendicazioni territoriali sovietiche contro la Turchia|rivendicazioni territoriali sulla Turchia]] chiedendo la revisione della [[Convenzione di Montreux]]. Anche in questo caso [[crisi degli Stretti turchi|la crisi]] si risolse con un allentamento delle pressioni da parte dei sovietici.<ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 77-79}}.</ref>
 
InLe rispostaesperienze avissute questoin annuncioIran e in Turchia, il successivo rifiuto sovietico del [[Piano Baruch]] sulle armi nucleari e l’ammissione del governo deglibritannico Statidi Unitinon essere più in grado di adottafinanziare il ''[[containmentRegno di Grecia]]'',<ref name="Gaddis28">{{citanella sua [[guerra civile greca|Gaddis,guerra 2005civile]] contro gli insorti [[comunismo|pp.comunisti]], 28–29}}.</ref>spinse ilTruman cuia scopodichiarare era fermareufficialmente la diffusionepolitica del comunismocontenimento. TrumanIl Presidente pronunciò un discorso in cui chiedeva l'assegnazione di 400 milioni di [[dollaro statunitense|dollari]] per intervenire nellain guerra eGrecia svelavasvelando la "[[dottrina Truman]]" che inquadrava il conflitto come una contesa tra popoli liberi e [[totalitarismo|regimi totalitari]].<ref name="Gaddis28"lasciando />intendere, Ianche politicise statunitensinon accusaronovenne l'Unionemai Sovietica di cospirare contro i realisti greci nel tentativo di [[teoria del domino|espandere l'influenza sovietica]]esplicitato, nonostante Stalin avesse dichiarato che il Partito Comunista avrebbe cooperarato con il governo greco appoggiato dalll'Inghilterra.<ref>{{Citaobiettivo libro|url=https://books.google.com/books?id=jJoqDQAAQBAJ&pg=PA376&dq=gerolymatos+andre.+yale&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjcyfjx2ebXAhXrkeAKHV4vAMYQ6AEIJjAA#v=onepage&q=Communists%20acquieced&f=false|titolo=Anprioritario Internationalfosse Civilquello War:di Greece,fermare 1943-1949|cognome=Gerolymatos|nome=André|data=3la gennaiodiffusione 2017|editore=Yaledel Universitycomunismo Press|isbn=978-0-300-18060-2|lingua=en}},nel pg.mondo 195-204</ref> Gli insorti furono, infatti,in aiutatiossequio dallaalla [[Repubblicateoria Socialistadel Federale Jugoslavadomino]] di [[Josip Broz Tito]] contro il volere di Stalin.<ref name = "Lafeber 1993">{{cita|LaFeberGaddis, 19932005|ppp. 194–19728}}.</ref><ref>{{cita|GaddisHarper, 20052020|ppp. 3881-82}}.</ref>
 
L'enunciazione della dottrina Truman segnò, negli Stati Uniti, l'inizio di una intesa ''bipartisan'' tra [[Partito Repubblicano (Stati Uniti d'America)|democraticirepubblicani]] e [[Partito Democratico (Stati Uniti d'America)|repubblicanidemocratici]], perriguardo quanto riguarda laalla difesa nazionale e laalla politica estera, intesa che andò a indebolirsi solamente durante e dopo la [[guerra del Vietnam]], ma che comunque persistette anche in seguito.<ref>{{cita|Hahn Paterson, 19931989|ppp. 6}}.</ref><ref>{{cita|Higgs35, 2006|p142, 212. 137}}.</ref> I partiti moderati e conservatori europei, così come i socialdemocratici, fornirono un sostegno praticamente incondizionato all'alleanza occidentale,<ref>{{cita|Moschonas|Elliott, 2002|p. 21}}.</ref> mentre i comunisti europei ede americani, finanziatiaderirono dalalla [[KGB]]linea edi coinvoltiMosca nellenonostante suefosse operazioniapparso diun spionaggio,dissenso dopo il 1956.<ref>{{Cita libro |cognome=Andrew|nomeautore=Christopher Andrew |autore2=Mitrokhin, Vasili Mitrokhin |titolo=The Sword and the Shield: The Mitrokhin Archive and the Secret History of the KGB |url=https://archive.org/details/swordshieldsecre00andr |editore=Basic Books] |anno=2000|p=276{{cita testo |linguaurl=en}}https://archive.<org/details/ref> aderirono alla linea di Mosca nonostante fosse apparso un dissenso dopo il 1956. Ulteriori critiche alla politica di consenso arrivarono dagli [[Opposizione alla guerra del Vietnamswordshieldsecre00andr/page/n312|attivistititolo=276}} contro la guerra contro il Vietnam]], dalla [[campagna per il disarmo nucleare]] e dal [[movimento anti-nucleare]].<ref>{{cita|Crocker|Hampson|Aall, 2007|p. 55lingua=en}}.</ref>
 
=== Piano Marshall e colpo di statoStato cecoslovacco ===
{{Vedi anche|Piano Marshall|Blocco occidentale|Colpo di Stato in Cecoslovacchia del 1948}}
[[File:Marshall Plan.png|thumbmin|Mappa dell'[[Europa]] nell'epoca della Guerraguerra Freddafredda in cui sono mostrate le nazioni che hanno ricevuto aiuti dal [[Piano Marshall]]. Le colonne rosse indicano il totale dei finanziamenti ricevuti per ciascuna nazione.]]
 
All'inizio del 1947, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti tentarono senza successo di raggiungere un accordo con l'Unione Sovietica riguardo ad un piano che prevedeva una Germania economicamente autosufficiente, compresa una contabilità dettagliata degli impianti industriali, dei beni e delle infrastrutture già rimosse dai sovietici.<ref name="miller16">{{cita|Miller, 2000|p. 16}}.</ref> Nel giugno 1947, in accordo con la Dottrinadottrina Truman, gli Stati Uniti promulgarono il [[Piano Marshall]], un programma di assistenza economica per tutti i paesi europei disposti a partecipare,aderire inclusa l'Unione Sovietica.<ref name="miller16"/> Nell'ambito del piano, firmato dal presidente Harry Truman il 3 aprile 1948, il governo degli Stati Uniti donò aicirca paesi dell'Europa occidentale oltre 1312,6 miliardi di dollari del tempo (equivalenti a 189,39110 miliardi di dollari del 20162010) principalmente in grano, cotone, beni strumentali per ricostruire lale propriaproprie economiaeconomie distruttadistrutte dagli esiti del secondo conflitto mondiale. Successivamente<ref>{{cita|Harper, il2020|pp. programma90, portò93}}.</ref><ref>{{cita|Smith, alla2000|pp. creazione28-29}}.</ref><ref>{{cita|Clementi, dell'[[Organizzazione2002|pp. per la cooperazione e lo sviluppo economico]]21-22}}.</ref>
 
L'obiettivo del pianoprogramma fu quello di ricostruire i sistemi democratici ed economici dell'Europa e contrastare le possibili minacce agli equilibri di potere del vecchio continente.<ref>{{cita|Gaddis, 1990|p.Nel 186}}.</ref>piano Ilera piano,esplicitata inoltre,anche la affermavaconvinzione che la prosperità europea dipendeva dalla ripresa economica tedesca.<ref>{{Cita newscita|url=http://www.time.com/time/magazine/article/0Harper,9171,887417,00.html|titolo=Pas de Pagaille!2020|opera=Time|data=28pp. luglio 1947|accesso=28 maggio 2008|lingua=en90-91}}.</ref> Un mese dopo, Truman firmò il [[National Security Act del 1947]] creando così il [[Dipartimento della Difesadifesa degli Stati Uniti d'America]], la ''[[Central Intelligence AgencyCIA]]'' (CIA) e il ''[[National Security Council]]'' (NSC). Queste diventarono i principali enti percon lacui politicagli statunitenseStati nellaUniti Guerraaffrontarono Freddala guerra fredda.<ref name="Karabell" >{{cita|KarabellHarper, 19992020|p. 91690}}.</ref>
 
[[File:Marshallplanhilfe.gif|thumbmin|leftsinistra|Ricostruzione di [[Berlino Ovest]] grazie agli aiuti portati dal [[Piano Marshall]]]]
 
Stalin, dal canto suo, riteneva che l'integrazione economica con l'Occidente avrebbe permesso ai paesi del [[blocco orientale]] di sfuggire al controllo sovietico e che gli Stati Uniti stavano cercando di conquistare un riallineamento europeo verso di loro.<ref name="Gaddis32">{{cita|Gaddis, 2005|p. 32}}.</ref> A fronte di ciò, Stalinegli impedì alle nazioni facentefacenti partiparte del blocco orientale di ricevere aiuti dal pianoPiano Marshall.<ref name="Gaddis32"proponendo />come L'alternativa dell'Unione Sovietica al Piano Marshall divenne nota comeil "[[Piano Molotov]]" (successivamente istituzionalizzato nel gennaio 1949 come [[Consiglio di mutua assistenza economica]]).<ref name="Gaddis32">{{cita|Gaddis, 2005|p. 32}}.</ref><ref name="cita|Harper, 2020|p. 93">{{cita|Harper, 2020|p. 93}}.</ref> Stalin si dimostrò anche timorosopreoccupato a proposito di una Germania ricostituita, preferendo che non gli venisse data la possibilità di riarmarsi o di rappresentare alcun tipo di minaccia per l'Unione Sovietica.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|pp. 105–106105-106}}.</ref><ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 95-96}}.</ref>
 
Agli inizi del 1948, in seguito a rapporti che raccontavano di rafforzamenti di "elementi reazionari", gli agenti sovietici compirono un [[colpo di Stato in Cecoslovacchia del 1948|colpo di statoStato in Cecoslovacchia]], l'unico statoStato del blocco orientale a cui i sovietici avevano permesso di mantenere un [[ordinamento giuridico|ordinamento]] [[democrazia|democratico]].<ref name="wettig86">{{cita|Wettig, 2008|p. 86}}.</ref><ref>{{cita|Patterson, 1997|p. 132}}.</ref> La brutalità di tale intervento scioccò le potenze occidentali più di ogni altro evento accaduto fino a quel punto scatenando la diffusa paura dell'imminente scoppio di una guerra e questo spazzò via le ultime opposizioni al Piano Marshall da parte del [[Congresso degli Stati Uniti]].<ref name="miller19">{{cita|Miller, 2000|p. 19}}.</ref>
 
Immediatamente dopo la crisi, si tenne la [[Conferenza delle Sei Potenze di Londra]], che portò al boicottaggio sovietico del Consiglio di controllo alleato sulla Germania e alla sua inabilitazione, un evento che segnò l'inizio della guerra fredda in piena regola e la fine del suo preludio.<ref>{{cita|Wettig, 2008|pp. 96-100}}.</ref>
Le politiche perpetrate secondo la Dottrina Truman e il Piano Marshall, portarono aiuti economici e militari per miliardi di dollari ai paesi dell'Europa occidentale, alla Grecia e alla Turchia. Con l'assistenza degli Stati Uniti, l'esercito greco vinse la guerra civile.<ref name="Karabell" /> Sotto la guida di [[Alcide De Gasperi]], il partito italiano della [[Democrazia Cristiana]] sconfisse la potente alleanza [[partito comunista italiano|comunista]]-[[partito socialista italiano|socialista]] nelle [[Elezioni politiche italiane del 1948|elezioni del 1948]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 162}}.</ref> Allo stesso tempo, aumentarono le attività di ''[[intelligence]]'' e di [[spionaggio]], le defezioni ed emigrazioni dal blocco orientale e le espulsioni diplomatiche.<ref>{{cita|Cowley, 1996|p. 157}}.</ref>
 
===''Cominform'' e la rottura Tito-Stalin===
{{Vedi anche|Cominform|Conflitto sovietico-jugoslavo}}
 
Nel settembre 1947, i sovietici crearono il ''[[Cominform]]'', il cui scopo era quello di rafforzareimporre l'ortodossia all'interno del movimento comunista internazionale e rafforzare il controllo politico sui [[Stato satellite|paesi satelliti]] sovietici attraverso il coordinamento dei partiti comunisti nel [[blocco orientale]].<ref name="Gaddis32" /> Il ''Cominform'' dovette affrontare una battuta d'arresto imbarazzante nel giugno successivo, quando la [[Conflitto sovietico-jugoslavo|rottura tra Stalin e Tito]] obbligò l'espulsione della [[Jugoslavia]], chela quale rimase comunque un paese a matrice comunista ma adottò una posizione [[Movimento dei paesi non allineati|non allineata]] iniziando allo stesso tempo ad accettare gli aiuti finanziari dagli Stati Uniti previsti dal Piano Marshall.<ref>{{cita|Carabott|SfikasSabbatucci e Vidotto, 20042019|p. 66414}}.</ref>
 
===Blocco di Berlino e ponte aereo===
{{Vedi anche|Blocco di Berlino|Ponte aereo per Berlino}}
[[File:C-47s at Tempelhof Airport Berlin 1948.jpg|thumbmin|[[Douglas C-47 Dakota/Skytrain|C-47]] all'[[Aeroporto di Berlino-Tempelhof]] durante il Blocco[[blocco di Berlino.]]]]
 
IlAl termine gennaiodella 1947,seconda gliguerra mondiale la Germania era stata [[Zone di occupazione della Germania|divisa in zone]] controllate dagli alleati: a ovest da Gran Bretagna e Stati Uniti e laa est dall'Unione Sovietica. La capitale [[Berlino]], posta a est, era frazionata al suo interno tra le tre potenze. Il 1º gennaio 1947 Gran Bretagna e Stati Uniti unirono le loro zone di occupazione della Germania occidentale in un'unica "BizoniaBizona" (in seguito "TrizoniaTrizona" con l'aggiunta della zona francesedei avvenutafrancesi nell'aprile 1949).<ref name="miller13">{{cita|Miller, 2000|p. 13}}.</ref> Come parte della ricostruzione economica della Germania, allL'inizioanno delsuccessivo 1948,venne iannunciato rappresentantidalle dipotenze occidentali un certo numeroprogramma di governiricostruzione dell'Europaeconomia occidentaletedesca eche degliprevedeva Statila Uniti annunciarono un accordo per laprogressiva fusione delle aree della Germania occidentaleoccidentali in un sistema governativo autonomo federale.<ref name="miller18">{{cita|MillerInoltre, 2000|p.fu 18}}.</ref>.previsto Inoltre,di infare accordorientrare conle ilsuddette regioni nel Piano Marshall, iniziarono a reindustrializzare e ricostituire l'economia tedesca. Vennevenne introdotta una nuova moneta, il [[marco tedesco]], in sostituzione della vecchia valuta del ''[[Reichsmark]]'' che i sovietici avevano svalutato.<ref name="miller31">{{cita|Miller, 2000|p. 18, 31}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|p. 41}}.</ref>
 
Poco dopoStalin, Stalincontrariato istituìper ilnon [[Bloccoessere distato Berlino]]messo (duratoal dalcorrente 24di giugnoquesto 1948piano, alordinò 12un maggio[[blocco 1949)di Berlino]], una delle prime grandi crisi che hanno caratterizzatocaratterizzarono la Guerraguerra Fredda,fredda: condal cui24 vennegiugno impedito1948 chei cibosovietici impedirono, materialibloccando ele rifornimentistrade arrivasseroche accedevano a [[Berlino Ovest]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p.che 33}}cibo, materiali e rifornimenti arrivassero nella città.</ref> GliDopo aver escluso la resa e valutato come troppo rischioso il ricorso alla forza militare per rompere il blocco, Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia, il [[Canada]], l'[[Australia]], la [[Nuova Zelanda]] e molti altri paesi detterorisposero vitaorganizzando un all'imponente "[[ponte aereo per Berlino]]" congrazie ilal quale permiseropoté essere garantita la continuità nella fornitura di beni essenziali ai cittadini dell'ovest.<ref name="cita|Harper, 2020|p. 93"/><ref>{{cita|Miller, 2000|pp. 65-70}}.</ref><ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 33}}.</ref><ref name=Smith43-44>{{cita|Smith, 2000|pp. 43-44}}.</ref> Inoltre, Truman, fece dislocare in Gran Bretagna alcuni bombardieri [[B-29]] in grado di Berlinotrasportare Ovestarmi atomiche sulla lunga distanza come monito ai sovietici di non tentare di boicottare il ponte aereo. Dopo quasi un anno e oltre {{M|270000}} voli di trasporto, il 12 maggio 1949 Stalin si risolse nel togliere il blocco.<ref name=Smith43-44/><ref name="cita|Gaddis, 2005|p. 34">{{cita|Gaddis, 2005|p. 34}}.</ref><ref>{{cita|Miller, 2000|pp. 65–70180-181}}.</ref>
 
Nonostante si fosse giunti alla soluzione della crisi fu chiara l'impossibilità di giungere alla riunificazione della Germania anche per i continui rifiuti sovietici di partecipare a uno sforzo di ricostruzione del paese. Pertanto, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia unificarono le tre zone occidentali di occupazione, nel maggio 1949, creando lo [[Germania Ovest|Repubblica Federale Tedesca]], comprendente Berlino ovest, e con capitale "provvisoria" posta a [[Bonn]]. A sua volta l'Unione Sovietica convertì la sua zona di occupazione in Germania nella [[Repubblica Democratica Tedesca]], nell'ottobre dello stesso anno: si era quindi arrivati alla spaccatura ufficiale della Germania in due «paesi separati con sistemi politici opposti e militarmente allineati l'uno contro l'altro».<ref>{{cita|Smith, 2000|p. 44}}.</ref><ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 415}}.</ref>
I sovietici organizzarono una campagna di pubbliche relazioni contro il cambiamento di politica. Ancora una volta i comunisti di [[Berlino Est]] tentarono di interrompere le elezioni municipali della città (come avevano fatto nelle elezioni del 1946)<ref name="miller13"/>, che comunque si svolsero il 5 dicembre 1948 con un'affluenza dell'86,3% e una vittoria schiacciante per i partiti non comunisti.<ref>{{cita|Turner, 1987|p. 29}}.</ref> I risultati elettorali divisero effettivamente la città in est e ovest. 300.000 berlinesi dimostrarono a favore del proseguimento del ponte aereo internazionale.<ref>{{en}} Fritsch-Bournazel, Renata, ''Confronting the German Question: Germans on the East-West Divide'', Berg Publishers, 1990, {{ISBN|0-85496-684-6}}, page 143</ref> Nel maggio del 1949, Stalin fece ritirare il blocco.<ref name="Gaddis 2005, p. 34">{{cita|Gaddis, 2005|p. 34}}.</ref><ref>{{cita|Miller, 2000|pp. 180–81}}.</ref>
 
== Militarizzazione del conflitto (1949-1953) ==
Nel 1952, il leader sovietico propose a più riprese un piano per unificare la Germania dell'Est e dell'Ovest sotto un unico governo scelto tramite elezioni controllate dalle [[Nazioni Unite]] a patto che la nuova Germania così costituita rimanesse fuori dalle alleanze militari dei paesi occidentali. Le potenze di quest'ultimi, tuttavia, si opposero a tale proposta.<ref>{{en}} Van Dijk, Rudd. [http://www.wilsoncenter.org/sites/default/files/ACFB54.pdf The 1952 Stalin Note Debate: Myth or Missed Opportunity for German Reunification?] Woodrow Wilson International Center for Scholars. Cold War International History Project, Working Paper 14, May 1996.</ref>
{{Vedi anche|Guerra fredda (1947-1953)}}
 
===InizioNascita della NATO e della ''Radio Free Europe''===
{{Vedi anche|NATO|Radio Free Europe|Mass media nel blocco orientale}}
[[File:Truman signing North Atlantic Treaty.jpg|thumbmin|leftsinistra|Il Presidente [[Harry Truman|Truman]] firma il [[Trattato Nord Atlantico]] nello [[Studio Ovale]].]]
 
Il colpo di Stato in Cecoslovacchia e il blocco di Berlino avevano accresciuto le preoccupazioni circa una possibile aggressione dell'Unione Sovietica verso i paesi dell'Europa occidentale. Pertanto, già dal 1948, questi stipularono un trattato, conosciuto come [[trattato di Bruxelles (1948)|Trattato di Bruxelles]], con il quale si prevedeva l'autodifesa collettiva in caso di guerra benché fosse chiaro agli stessi firmatari di non essere in grado di competere militarmente con i sovietici senza l'apporto della superiorità aerea e le armi nucleari statunitensi. Dal canto suo, l'amministrazione Truman si dimostrò inizialmente riluttante a impegnarsi formalmente in un patto di aiuto militare.<ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 44-45}}.</ref><ref>{{cita|Clementi, 2002|pp. 15-16}}.</ref> Tuttavia l'approvazione nel giugno 1948 da parte del [[Senato degli Stati Uniti]] della [[Risoluzione Vandenberg]] dimostrò una volontà ''bipartisan'' delle forze politiche di impegnarsi per la difesa dell'Europa occidentale abbandonando quindi la tradizionale politica [[isolazionismo|isolazionistica]]. In particolare, il [[segretario di Stato]] [[Dean Acheson]] mise in guardia il governo della necessità di fornire garanzie militari ai progressi del Piano Marshall e di scongiurare la possibile avanzata sovietica in Europa.<ref>{{cita|Smith, 2000|p. 47}}.</ref><ref>{{cita|Clementi, 2002|pp. 22-23}}.</ref>
Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Canada e altri otto paesi dell'Europa occidentale firmarono, nell'aprile del 1949, il [[Trattato Nord Atlantico]], dando così vita all'[[Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord]] (NATO).<ref name="Gaddis 2005, p. 34"/> Nell'agosto dello stesso anno, venne fatto detonare il [[RDS-1|primo ordigno nucleare sovietico]] presso la località di [[Semipalatinsk]], nella [[Repubblica Socialista Sovietica Kazaka]].<ref name="Lafeber 1993" /> A seguito dei rifiuti sovietici di partecipare a uno sforzo di ricostruzione tedesco promosso dai paesi dell'Europa occidentale nel 1948,<ref name="miller18"/><ref name="turner23">{{cita|Turner, 1987|p. 23}}.</ref> Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia guidarono l'insediamento della Germania occidentale dalle tre zone occidentali di occupazione nell'aprile 1949.<ref>{{en}} Heike Bungert, "A New Perspective on French-American Relations during the Occupation of Germany, 1945–1948: Behind-the-Scenes Diplomatic Bargaining and the Zonal Merger." ''Diplomatic History'' (1994) 18#3 pp: 333–352.</ref> L'Unione Sovietica proclamò la sua zona di occupazione in Germania, nella Repubblica Democratica Tedesca, quell'ottobre.<ref name = "Byrd">{{cita|Byrd, 2003}}.</ref>
 
Dal successivo dibattito su quale dovesse essere il futuro assetto dell'alleanza prevalse l'idea di un patto difensivo vincolante tra i partecipanti, poi riassunto in quello che sarà l'articolo 5 del trattato.<ref>{{cita|Smith, 2000|p. 48}}.</ref> Il [[Patto Atlantico]] venne così sottoscritto a [[Washington]] il 4 aprile 1949 dai rappresentanti di Stati Uniti, Regno Unito, [[Canada]], Francia, Italia, [[Portogallo]], [[Paesi Bassi]], [[Belgio]], [[Lussemburgo]], [[Danimarca]], [[Islanda]], [[Norvegia]]. Da subito iniziò anche l'approntamento della struttura necessaria per dare concretezza al trattato e che prenderà il nome di [[NATO|Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord]] (o NATO).<ref name="cita|Gaddis, 2005|p. 34"/><ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 48-49}}.</ref><ref>{{cita|Clementi, 2002|pp. 28-29}}.</ref>
I [[Mass media nel blocco orientale|media nel blocco orientale]] erano un organo dello stato, completamente dipendente e asserviti al partito comunista. Le emittenti radiotelevisive erano di proprietà statale, mentre la stampa solitamente apparteneva ad organizzazioni politiche, in gran parte delle quali facevano capo al partito comunista locale.<ref name="oneil15">{{Cita libro|cognome=O'Neil|nome=Patrick|titolo=Post-communism and the Media in Eastern Europe|editore=Routledge|anno=1997|isbn=0-7146-4765-9|pp=15–25|lingua=en}}</ref> La propaganda sovietica utilizzava la [[Marxismo|filosofia marxista]] per attaccare il [[capitalismo]], sostenendo che lo sfruttamento del lavoro e l'imperialismo erano inerenti al sistema.<ref>{{cita|Wood|p. 111}}.</ref>
 
OltreLo scontro tra i due blocchi comprese anche la [[propaganda]]. I [[mass media nel blocco orientale]] erano un organo dello Stato, completamente dipendente e asserviti al partito comunista. Le emittenti radiotelevisive erano di proprietà statale, mentre la stampa solitamente apparteneva a organizzazioni politiche, gran parte delle quali facevano capo alla sezione locale del partito.<ref>{{Cita|O'Neil, 1997|pp. 15-25}}.</ref> In occidente, oltre alle trasmissioni della ''[[British Broadcasting Corporation]]'' (BBC) e della ''[[Voice of America]]'',<ref>{{cita|Puddington, 2003|p. 131}}.</ref>, un importante sforzo di propaganda fu iniziato nel 1949 fucon lale trasmissioni della ''[[Radio Free Europe/Radio Liberty]]'', nata con l'intenzione di provocare la pacifica scomparsa del sistema comunista nel blocco orientale.<ref name="Puddington9" /> ''Radio Free Europe''Si tentò di raggiungere questi obiettivi servendoriuscendo comea stazionetrasmettere radioil localeproprio sostitutiva,segnale un'alternativaoltre alla stampacortina di regimeferro controllatafino ea dominataraggiungere dal partitoMosca.<ref name="Puddington9">{{cita|Puddington, 2003|p. 9}}.</ref> ''Radio Free Europe'' erafu un prodotto di alcuni dei più importanti strateghi statunitensi della Guerraguerra Freddafredda, specialmente di coloro che ritenevano che tale conflitto si sarebbe dovuto combattere tramitecon mezzi politici piuttosto che militari, come ad esempio [[George Frost Kennan]]. I politici americani, tra cui lo stesso Kennan e [[John Foster Dulles]], riconobbero che la guerra fredda era essenzialmente una guerra di idee e, agendo attraverso la CIA, finanziarono una lunga lista di progetti per contrastare l'attrattiva che rappresentava il comunismo tra gli intellettuali in Europa e nel [[paesi in via di sviluppo|mondo in via di sviluppo]].<ref name="Puddington7">{{cita|Puddington, 2003|ppp. 7-10}}.</ref>
 
===Guerra civile cinese e rafforzamento militare statunitense===
I politici americani, tra cui Kennan e [[John Foster Dulles]], riconobbero che la guerra fredda era essenzialmente una guerra di idee.<ref name=Puddington7 /> Gli Stati Uniti, agendo attraverso la CIA, finanziarono una lunga lista di progetti per contrastare l'attrattiva che rappresentava il comunismo tra gli intellettuali in Europa e nel [[paesi in via di sviluppo|mondo in via di sviluppo]].<ref>{{cita|Puddington, 2003|p. 10}}.</ref> La CIA intraprese segretamente anche una campagna di propaganda domestica chiamata ''[[Crusade for Freedom]]''.<ref>{{Cita libro|cognome=Cummings|nome=Richard H.|titolo=Radio Free Europe's "Crusade for freedom": Rallying Americans behind Cold War Broadcasting, 1950–1960|anno=2010|editore=McFarland & Co|città=Jefferson, N.C.|isbn=978-0-7864-4410-6|url=https://books.google.com/books?id=BO78hXsRebkC|lingua=en}}</ref>
{{Vedi anche|Guerra civile cinese|NSC-68}}
[[File:Mao, Bulganin, Stalin, Ulbricht Tsedenbal.jpeg|min|[[Mao Zedong]] e [[Iosif Stalin]] a Mosca nel dicembre 1949]]
 
Nel 1949 si consumarono gli ultimi atti della [[guerra civile cinese]] con l'[[Esercito Popolare di Liberazione]] di [[Mao Zedong]] che sconfisse il [[Kuomintang|Partito Nazionalista Cinese]] di [[Chiang Kai-shek]], quest'ultimo appoggiato dagli Stati Uniti, che dovette fuggire insieme al suo governo sull'isola di [[Taiwan]]. Durante il conflitto, l'Unione Sovietica aveva dato un appoggio limitato alle truppe di Mao in quanto preoccupata dell'ascesa di un possibile concorrente alla guida del movimento comunista mondiale ma nel 1950 Stalin si decise a stipulare un'alleanza con la neonata [[Repubblica Popolare Cinese]]. Una volta stabilitosi al potere, Mao mise in atto notevoli riforme in chiave comunista: le industrie, le banche e i commerci con l'estero vennero nazionalizzati mentre le terre distribuite ai contadini.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 39}}.</ref><ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 417-418}}.</ref>
Nei primi [[anni 1950]], gli Stati Uniti lavorarono per favorire il riarmo della Germania occidentale e, nel 1955, ottennero la piena adesione alla NATO.<ref name="Byrd" /> Nel maggio del 1953, [[Lavrentij Pavlovič Berija|Berija]], che a quel tempo ricopriva una carica governativa, aveva fatto una proposta infruttuosa per consentire la riunificazione di una Germania neutrale al fine di impedire l'incorporazione della Germania occidentale nella NATO.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 105}}.</ref>
 
Fino alla fine degli [[anni 1950]], gli Stati Uniti ritenevano di possedere una netta superiorità militare sui sovietici in grado di fare da deterrente contro possibili attacchi. Tuttavia nell'agosto del 1949, presso la località di [[Semipalatinsk]], nella [[Repubblica Socialista Sovietica Kazaka]], venne fatto detonare il [[RDS-1|primo ordigno nucleare sovietico]].<ref name="Lafeber 1993">{{cita|LaFeber, 1993|pp. 194-197}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|p. 49}}.</ref> Di fronte alla rivoluzione comunista in Cina e alla [[Programma atomico sovietico|fine del monopolio statunitense sulle armi atomiche]], l'amministrazione Truman si trovò nelle condizioni di dover rafforzare la politica del contenimento. Così, nel 1950, venne emanato un documento segreto, noto come [[NSC-68]], in cui il Consiglio di sicurezza nazionale propose di rafforzare i sistemi di alleanza filo-occidentali e quadruplicare la spesa nella difesa.<ref name="Lafeber 1993" /><ref name="Gaddis 2005, p. 164">{{cita|Gaddis, 2005|p. 164}}.</ref>
===Guerra civile cinese e SEATO===
{{Vedi anche|Guerra civile cinese|Southeast Asia Treaty Organization}}
[[File:Mao, Bulganin, Stalin, Ulbricht Tsedenbal.jpeg|thumb|[[Mao Zedong]] e [[Joseph Stalin]] a Mosca nel dicembre 1949.]]
 
===Guerra di Corea e impegno nel sud-est asiatico===
Nel 1949, l'[[Esercito Popolare di Liberazione]] di [[Mao Zedong]] sconfigge il [[Kuomintang|Partito Nazionalista Cinese]] di [[Chiang Kai-shek]], appoggiato dagli Stati Uniti. Prontamente l'Unione Sovietica stipulò un'alleanza con la neonata [[Repubblica popolare cinese]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 39}}.</ref> Chiang e il suo governo dovettero fuggire sull'isola di [[Taiwan]]. Di fronte alla rivoluzione comunista in Cina e alla [[Programma atomico sovietico|fine del monopolio statunitense sulle armi atomiche]], l'amministrazione Truman dovette estendere la politica del contenimento.<ref name="Lafeber 1993" /> Nel [[NSC-68]], un documento segreto del 1950,<ref name="Gaddis 2005, p. 164">{{cita|Gaddis, 2005|p. 164}}.</ref> il Consiglio di sicurezza nazionale propose di rafforzare i sistemi di alleanza filo-occidentali e quadruplicare la spesa nella difesa.<ref name="Lafeber 1993" />
 
I funzionari degli Stati Uniti si trasferirono successivamente per espandere il ''[[containment]]'' in Asia, Africa e America Latina, al fine di contrastare i movimenti nazionalisti rivoluzionari, spesso guidati da partiti comunisti finanziati dall'Unione Sovietica, combattendo contro il ripristino degli [[colonialismo|imperi coloniali]] europei nel Sud-Est asiatico e altrove.<ref name="Gaddis 2005, p. 212">{{cita|Gaddis, 2005|p. 212}}.</ref> Agli inizi degli [[anni 1950]], gli Stati Uniti hanno formalizzato una serie di alleanze con [[Giappone]], [[Australia]], [[Nuova Zelanda]], [[Thailandia]] e [[Filippine]] (in particolare il patto [[ANZUS]] del 1951 e il [[Southeast Asia Treaty Organization|SEATO]] del 1954), garantendo così agli statunitensi un certo numero di basi militari per un lungo periodo.<ref name="Byrd" />
 
===Guerra di Corea===
{{Vedi anche|Guerra di Corea}}
[[File:KoreanWar recover Seoul.jpg|thumbmin|sinistra|Marines statunitensi impegnati in combattimenti di strada durante la liberazione di [[Seul]] nel settembre 1950.]]
 
UnoNel degligiugno impatti1950, piùdopo significativi del ''[[containment]]'' fu lo scoppio della [[guerraanni di Corea]].reciproche Nel giugno 1950ostilità, l'[[Chosŏn inmin'gun|esercito popolare nordcoreano]] di [[Kim Il-sung]] invase la [[Corea del Sud]].<ref name="Stokesbury1990">{{Citaguidata libro|titolo=Ada Short[[Syngman HistoryRhee]] ofe thesostenuta Koreandagli War|cognome=StokesburyStati |nome=JamesUniti. L|anno=1990|editore=HarperInizialmente PerennialStalin |città=Newsi dimostrò riluttante ad York|isbn=0appoggiare le ambizioni di Il-688-09513-5|p=14|lingua=en}}</ref>sung Stalinma approvògià l'azionenel egennaio inviòprecedente consiglieriaveva perdato pianificareil l'invasione.<ref>{{cita|Weathersbysuo assenso, 1993|pp.contribuendo con forniture 28militari, 30}}convinto del fatto che gli statunitensi non sarebbero intervenuti.</ref> ConSaputo sorpresadell'appoggio da parte di Stalin,<refMosca name="Lafeberanche 1993"Mao />Zedong decise di fornire aiuti sebbene fosse già impegnato con i progetti di annessione di [[Tibet]] e Taiwan. Le previsioni dei due ''leader'' comunisti vennero disattese quando il [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite]] appoggiò la difesa della Corea del Sud, nonostante cheil itentativo sovieticidi avesseroboicottaggio boicottatoda leparte riunionidei comesovietici in protesta percontro il seggiofatto permanenteche alTaiwan Consiglio(Repubblica assegnatodi a TaiwanCina), e non allala CinaRepubblica comunista<ref>{{Harvnb|Malkasian|2001|p=16}}</ref>Popolare NelCinese, detenesse un frattemposeggio permanente. Così, su mandato delle Nazioni Unite, si creòformò una forza internazionale, costituitaguidata dalla Corea del Sud,dagli Stati Uniti, [[Regno Unito]], [[Turchia]], [[Canada]], [[Colombia]], [[Australia]], [[Francia]], [[Sud Africa]], [[Filippine]], [[Paesi Bassi]], [[Belgio]], [[Nuova Zelanda]] e altri paesi per fermare l'invasione.<ref>{{en}} Fehrenbachcita|Harper, T2020|pp. R125-126}}.</ref><ref>{{cita|Smith, ''This2000|pp. Kind of War: The Classic Korean War History'', Brasseys, 2001, {{ISBN|179-57488-334-880}}, page 305.</ref>
 
[[File:IncheonLandingMcArthur.jpg|thumb|leftmin|Il generale [[Douglas MacArthur]], comandante della forza internazionale, osserva il bombardamento navale di [[Incheon]] dalla ''[[USS Mount McKinley]]'', 15 settembre 1950.]]
 
Nelle fasi iniziali del conflitto sembrò che gli Stati Uniti seguissero la loro politica di contenimento ponendosi come obiettivo quello di respingere la Corea del Nord oltre il [[38º parallelo]], il confine tra le due coree, e ripristinare la sovranità della Corea del Sud. Tuttavia, il successo dello [[Battaglia di Incheon|sbarco di Inchon]] galvanizzò le forze USA/ONU tanto da ipotizzare una completa distruzione dell'invasore e di conquistare il nord comunista della penisola. Su questa linea, il generale [[Douglas MacArthur]] dette ordine di avanzare attraverso il 38º parallelo. I cinesi, timorosi di una possibile invasione statunitense, inviarono le loro forze militari che riuscirono a sconfiggere quelle della coalizione delle Nazioni Unite respingendole al di sotto del vecchio confine.<ref name="Byrd" /><ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 126, 128-129}}.</ref> Un successivo tentativo di sfondamento degli eserciti comunisti non riuscì nei suoi intenti e le posizioni si congelarono sul 38º parallelo. L'[[armistizio di Panmunjeom]], che pose fine alle ostilità, venne concluso solamente nel luglio del 1953. La situazione tornò come all'inizio del conflitto, con il paese diviso in due da una [[zona demilitarizzata coreana|zona demilitarizzata]].<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 419}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 80-82}}.</ref>
Tra gli altri effetti, la guerra di Corea stimolò la NATO a sviluppare una struttura militare.<ref>{{cita|Isby & Kamps, 1985|pp. 13–14}}.</ref> L'opinione pubblica nei paesi coinvolti, come la Gran Bretagna, era divisa tra coloro che erano a favore e contrari alla guerra. Molti temevano un'''escalation'' in una guerra generale contro la Cina comunista e persino lo sfociare in una [[guerra nucleare]]. La forte opposizione alla guerra mise spesso a dura prova le relazioni anglo-americane. Per questi motivi, i funzionari britannici cercarono una rapida conclusione del conflitto, sperando di arrivare all'unione della Corea sotto gli auspici delle Nazioni Unite e il ritiro di tutte le forze straniere.<ref>{{Cita libro|cognome=Cotton|nome=James|titolo=The Korean war in history|editore=Manchester University Press ND|anno=1989|p=100|cid=|isbn=0-7190-2984-8|lingua=en}}</ref>
 
Gli eventi di Cina e Corea spinsero i funzionari degli Stati Uniti a considerare la dottrina del contenimento come un affare globale e non solamente europeo. Preoccupati di contrastare i movimenti nazionalisti rivoluzionari, spesso guidati da partiti comunisti finanziati dall'Unione Sovietica, che combattevano contro il ripristino degli [[colonialismo|imperi coloniali]] europei, agli inizi degli [[anni 1950]] gli Stati Uniti formalizzarono una serie di alleanze con alcuni paesi del sud-est asiatico. Così, nel 1951 venne siglato il patto [[ANZUS]] con [[Australia]] e [[Nuova Zelanda]] e, tre anni più tardi il più ampio [[Southeast Asia Treaty Organization]] attraverso i quali gli statunitensi poterono garantirsi alcune basi militari nella regione. Cambiò anche l'approccio con Taiwan, a cui gli Stati Uniti garantirono l'appoggio.<ref name="Byrd">{{cita|Byrd, 2003}}.</ref><ref name="Gaddis 2005, p. 212">{{cita|Gaddis, 2005|p. 212}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 82-84}}.</ref>
Sebbene i cinesi e i nordcoreani fossero stremati dalla guerra e fossero pronti a mettere fine al conflitto già nel tardo 1952, Stalin insistette perché continuassero a combattere. Così l'[[Armistizio di Panmunjeom|Armistizio]] venne concluso solamente nel luglio del 1953, dopo la morte del leader sovietico.<ref name = "Byrd" /> Il leader nordcoreano Kim Il Sung mise in piedi una dittatura [[totalitarismo|totalitaria]] altamente centralizzata, attribuendo a se stesso un potere illimitato e dando origine ad un formidabile [[culto della personalità]].<ref>{{en}} Oberdorfer, Don, ''The Two Koreas: A Contemporary History'', Basic Books, 2001, {{ISBN|0-465-05162-6}}, page&nbsp;10–11</ref><ref>{{en}} No, Kum-Sok e J. Roger Osterholm, ''A MiG-15 to Freedom: Memoir of the Wartime North Korean Defector who First Delivered the Secret Fighter Jet to the Americans in 1953'', McFarland, 1996, {{ISBN|0-7864-0210-5}}</ref> In Corea del Sud [[Syngman Rhee]] deteneva il potere di un regime molto meno brutale ma profondamente [[corruzione|corrotto]] e [[autoritarismo|autoritario]].<ref>{{Cita libro|cognome=Hastings |nome=Max |wkautore= Max Hastings|titolo=The Korean War |editore=Simon & Schuster |anno=1988 |città=New York |pp=89–90 |url=https://books.google.com/books?id=wvOMegzEi3AC |isbn=0-671-66834-X|lingua=en}}</ref>
 
==Crisi e escalation (1953-62)==
{{Vedi anche|Guerra fredda (1953-1962)}}
 
===KrusciovChruščëv, Eisenhower e destalinizzazione===
[[File:Voroshilov,_Khrushchev,_Kekkonen.jpeg|min|sinistra|Da sinistra a destra: il capo di Stato sovietico [[Kliment Vorošilov]], il segretario generale [[Nikita Chruščëv]] e il presidente [[finlandia|finlandese]] [[Urho Kekkonen]] a Mosca nel 1960]]
 
[[File:1959_NATO_and_WP_troop_strengths_in_Europe.svg|thumb|Forze militari NATO e del Patto di Varsavia in Europa nel 1959.]]
 
Nel 1953 i mutamenti ai vertici politici di entrambe le parti portarono a sostanziali mutamenti nella dinamica della guerra fredda.<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 421-422}}.</ref> In Unione Sovietica, dopo la morte di Iosif Stalin avvenuta a Mosca il 5 marzo, in mancanza di un successore condiviso da tutto il partito si assistette in Unione Sovietica ad una lotta per il potere. Alla fine prevalse [[Nikita Chruščëv]] grazie alla deposizione e l'esecuzione di [[Lavrentij Pavlovič Berija|Lavrentij Berija]] e l'allontanamento dei rivali [[Georgy Malenkov]] e [[Vjačeslav Molotov]]. Il 25 febbraio 1956, Chruščëv scioccò i delegati al [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica]] elencando e [[Sul culto della personalità e le sue conseguenze|denunciando i crimini di Stalin]] e avviando una campagna di [[destalinizzazione]] che portò anche ad un allentamento del controllo del partito sulla società.<ref>{{cita|Smith, 2000|p. 60}}.</ref><ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 145-146}}.</ref><ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 422-423}}.</ref>
Nel 1953, i mutamenti nella leadership politica di entrambe le parti modificarono la dinamica della Guerra Fredda.<ref name=autogenerated1>Karabell, p. 916</ref> [[Dwight Eisenhower]] venne eletto [[presidente degli Stati Uniti]] in gennaio. Durante gli ultimi 18 mesi dell'amministrazione Truman, il budget messo a disposizione della difesa era quadruplicato e Eisenhower si era impegnato nel ridurre le spese militari di un terzo seppur continuando a combattere efficacemente la Guerra Fredda.<ref name="Lafeber 1993" />
 
Il 18 novembre 1956, rivolgendosi agli ambasciatori occidentali durante un ricevimento all'ambasciata polacca a Mosca, Chruščëv pronunciò la celebre affermazione «[[Vi seppelliremo|che vi piaccia o meno, la storia è dalla nostra parte. Vi seppelliremo]]» impressionando i presenti. In seguito affermò di non essersi riferito ad una guerra nucleare, ma piuttosto alla vittoria, storicamente determinata, del comunismo sul [[capitalismo]]. Nel 1961 Chruščëv dichiarò che sebbene in quel momento l'Unione Sovietica fosse in ritardo rispetto all'Occidente, entro un decennio la carenza di alloggi sarebbe stata colmata, i beni di consumo divenuti abbondanti e nel giro di due decenni la «costruzione di una società comunista» sarebbe stata completata per la maggior parte.<ref>{{cita|Harper, 2020|p. 149}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 60-61}}.</ref><ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 84}}.</ref>
Dopo la morte di Joseph Stalin, [[Nikita Krusciov]] divenne il leader sovietico in seguito alla deposizione e l'esecuzione di [[Lavrentij Pavlovič Berija|Lavrentij Berija]] e l'allontanamento dei rivali [[Georgy Malenkov]] e [[Vyacheslav Molotov]]. Il 25 febbraio 1956, Krusciov scioccò i delegati al [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica]] elencando e denunciando i crimini di Stalin.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 107}}.</ref> Come parte di una campagna di [[destalinizzazione]] dichiarò che l'unico modo per riformare e allontanarsi dalle politiche di Stalin sarebbe stato quello di riconoscere gli errori commessi in passato.<ref name = "Karabell" />
 
[[File:Eisenhower and Strauss.jpg|min|Eisenhower riceve notizie dal capo della [[Commissione per l'energia atomica degli Stati Uniti d'America]] Lewis Strauss riguardo ai test per la [[bomba a idrogeno]] ([[operazione Castle]]) nel 1954]]
Il 18 novembre 1956, mentre si rivolgeva agli ambasciatori occidentali ad un ricevimento presso l'ambasciata polacca a Mosca, Krusciov disse la famosa frase "Che vi piaccia o meno, la storia è dalla nostra parte. Vi seppelliremo" scioccando i presenti.<ref>{{en}} "[http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,867329,00.html We Will Bury You!]", ''Time magazine'', 26 November 1956. Retrieved 26 June 2008.</ref> In seguito affermò che non aveva parlato di guerra nucleare, ma piuttosto della vittoria, storicamente determinata, del comunismo sul capitalismo.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 84}}.</ref> Nel 1961, Krusciov dichiarò che anche se in quel momento l'Unione Sovietica era in ritardo rispetto all'Occidente, entro un decennio la sua carenza di alloggi sarebbe colmata, i beni di consumo sarebbero stati abbondanti e nel giro di due decenni la "costruzione di una società comunista" URSS sarebbe stata completata per la maggior parte.<ref>{{cita|Tompson, 1997|pp. 237–239}}.</ref>
 
IlNel gennaio 1953 [[Dwight Eisenhower]] era divenuto [[presidente degli Stati Uniti]]. Uno dei suoi primi impegni fu quello di rivedere la strategia militare statunitense. Durante gli ultimi 18 mesi dell'amministrazione Truman, il budget messo a disposizione della difesa era quadruplicato e il nuovo presidente si impegnò affinché queste potessero essere ridotte di un terzo seppur continuando a combattere efficacemente la guerra fredda.<ref name="Lafeber 1993" /> Con la consapevolezza che tentare di colmare lo svantaggio verso i sovietici riguardo alle forze convenzionali sarebbe stato eccessivamente oneroso, il segretario di stato di Eisenhower, [[John Foster Dulles]], dettepresentò impulsouna adnuova unpolitica, denominata "''[[New look]]''", perche superava la strategia di contenimento, chiedendoponendo una maggiore fiducia nelle armi nucleari contro i nemici statunitensidegli inStati tempoUniti.<ref>{{cita|Clementi, di2002|pp. guerra35-36}}.</ref><ref name="Karabell">{{cita|Karabell, 1999|p. 916}}.</ref> DullesVenne enunciòcosì ancheenunciata la dottrina della "[[rappresaglia massiccia]]", minacciandoche prevedeva una severa risposta militare, anche mediante armi atomiche, da parte degli Stati Uniti a qualsiasi aggressione sovietica anche se di modesta entità.<ref>{{cita|Clementi, 2002|pp. 36-37}}.</ref> Il Possederepossedere una superiorità nucleare permise, ad esempio, ada Eisenhower di far fronte alle minacce sovietiche riguardo adneutralizzare un possibile intervento sovietico in Medio Oriente durante la [[crisi di Suez]] del 1956.<ref name="Lafeber 1993" /> I piani statunitensi della fine degli [[anni 1950]] per una eventuale guerra nucleare includevanoprevedevano la "distruzione sistematica" dei {{M|1200}} maggiori centri urbani appartenenti al Bloccoblocco Orientaleorientale e alla Cina, tra cui Mosca, Berlino Est e Pechino, con le loro popolazioni civili annoverate tra gli obiettivi primari.<ref>{{Cita web|lingua=en}} |autore=Eric Bradner (|data=23 Decemberdicembre 2015). [http|url=https://www.cnn.com/2015/12/23/politics/cold-war-u-s-nuclear-target-list/ |titolo= Newly released documents reveal U.S. Cold War nuclear target list]. ''|sito=CNN.'' Retrieved |accesso=27 Decemberdicembre 2015}}. SeeVedi alsoanche: [''{{cita testo|url=http://nsarchive.gwu.edu/nukevault/ebb538-Cold-War-Nuclear-Target-List-Declassified-First-Ever/ |titolo=U.S. Cold War Nuclear Target Lists Declassified for First Time].}}'', National Security Archive., 22 dicembre 2015.</ref>
 
===Patto di Varsavia e rivoluzione ungherese===
{{Vedi anche|Patto di Varsavia|Rivoluzione ungherese del 1956}}
[[File:1959 NATO and WP troop strengths in Europe.svg|min|sinistra|Forze militari [[NATO]] e del [[Patto di Varsavia]] in [[Europa]] nel 1959]]
[[File:Soviet empire 1960.png|thumb|La massima estensione territoriale dei paesi del mondo sotto l'influenza sovietica, dopo la rivoluzione cubana del 1959 e prima della spaccatura cino-sovietica ufficiale del 1961.]]
 
Il 14 maggio 1955, in risposta all'entrata della Germania Ovest nella NATO avvenuta pochi giorni prima, l'Unione Sovietica, l'[[Albania]], la [[Bulgaria]], l'[[Ungheria]], la Germania Est, la [[Polonia]], la [[Romania]] e la Cecoslovacchia firmarono a [[Varsavia]] il "Trattato di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca", noto in seguito come [[Patto di Varsavia]] che prevedeva (similmente al Patto Atlantico) la mutua difesa nel caso di un attacco contro uno Stato membro.<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 416}}.</ref><ref>{{cita|Clementi, 2002|pp. 29-30}}.</ref>
Mentre la morte di Stalin, avvenuta nel 1953, contribuì ad allentare leggermente le tensioni, la situazione in Europa permaneva in una sorta di difficile tregua armata.<ref name="Palmowski">{{cita|Palmowski|year=2004}}</ref> I sovietici, che avevano già creato una rete di trattati di assistenza reciproca nel blocco orientale nel 1949,<ref>Feldbrugge, p. 818</ref> nel 1955 dettero vita ad un'alleanza formale al suo interno: il [[Patto di Varsavia]].<ref name="Byrd" />
 
La destalinizzazione portò molti stati satellite dell'Unione Sovietica a ritenere un possibile alleggerimento del controllo da parte di Mosca. Così, in [[Polonia]] poté tornare al potere [[Władysław Gomułka]] che adottò un programma di riforme di "cauto liberalismo" senza però rompere con la leadership sovietica. Diversamente andarono le cose in [[Ungheria]] dove, incoraggiati dall'esperienza polacca, {{M|15000}} manifestanti, soprattutto operai, dettero vita nel 1956 ad [[Rivoluzione ungherese del 1956|una rivoluzione]] scontrandosi con l'Armata Rossa e le forze di sicurezza. Richiamato [[Imre Nagy]] a guidare il paese, egli si dichiarò favorevole all'introduzione di un [[sistema multipartitico]], ritirò l'Ungheria dal Patto di Varsavia e chiese al mondo di intervenire in soccorso della loro neutralità. Chruščëv rispose inviando i carri armati e il 4 novembre [[Budapest]] venne riconquistata dall'Armata Rossa e stroncata la rivolta mentre Nagy venne giustiziato, insieme ad altri ribelli, in seguito a processi segreti.<ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 146-147}}.</ref><ref name=Sabbatucci423-424>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 423-424}}.</ref>
Poco dopo che Krusciov ebbe rimosso il leader Stalinista [[ungheria|ungherese]] [[Mátyás Rákosi]] scoppiò la [[rivoluzione ungherese del 1956]].<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/november/4/newsid_2739000/2739039.stm|titolo=Soviet troops overrun Hungary|editore=BBC News|data=4 novembre 1956|accesso=11 giugno 2008|lingua=en}}</ref> In seguito alla rivolta popolare, il nuovo regime sciolse formalmente [[Államvédelmi Hatóság|la polizia segreta]], dichiarando l'intenzione di ritirarsi dal Patto di Varsavia ed impegnandosi a ristabilire elezioni libere. In risposta alla rivoluzione l'[[Sovetskaja Armija|esercito sovietico]] iniziò l'invasione del paese ribelle;<ref name=troops>{{en}} UN General Assembly ''Special Committee on the Problem of Hungary'' (1957) {{Cita web|url= http://mek.oszk.hu/01200/01274/01274.pdf |titolo=Chapter IV. E (Logistical deployment of new Soviet troops), para 181 (p. 56) }}&nbsp;(1,47&nbsp;MB)</ref> migliaia di ungheresi vennero arrestati, imprigionati e deportati in Unione Sovietica<ref>{{Cita web|titolo=Report by Soviet Deputy Interior Minister M. N. Holodkov to Interior Minister N. P. Dudorov (15 November 1956) |opera=The 1956 Hungarian Revolution, A History in Documents |editore=George Washington University: The National Security Archive |data=4 novembre 2002 |url=http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB76/doc8.pdf |formato=PDF |accesso=2 settembre 2006|lingua=en}}</ref> e circa 200.000 ungheresi dovettero fuggire dal paese natale ormai sprofondato nel caos.<ref name="Cseresneyes">{{Cita pubblicazione|cognome=Cseresnyés|nome=Ferenc |titolo=The '56 Exodus to Austria|rivista=The Hungarian Quarterly|volume=XL|numero=154 |pp=86–101|editore=Society of the Hungarian Quarterly |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20041127172402/http://www.hungarianquarterly.com/no154/086.html |url=http://www.hungarianquarterly.com/no154/086.html |dataarchivio=27 novembre 2004 |data=Summer 1999 |accesso=9 ottobre 2006|lingua=en}}</ref> Il leader ungherese [[Imre Nagy]] venne giustiziato, insieme ad altri ribelli, in seguito a processi segreti.<ref name="BBCJune16">{{en}} [http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/june/16/ "On This Day June 16, 1989: Hungary reburies fallen hero Imre Nagy"] British Broadcasting Corporation (BBC) reports on Nagy reburial with full honors. Retrieved 13 October 2006.</ref> Dal 1957 al 1961, Krusciov, apertamente e ripetutamente, minacciò l'occidente con l'annientamento nucleare. Egli, infatti, sosteneva che le capacità missilistiche sovietiche fossero di gran lunga superiori a quelle statunitensi ed in grado di spazzare via qualsiasi città americana o europea. Tuttavia, Krusciov respinse la convinzione di Stalin riguardo all'inevitabilità della guerra e dichiarò che il suo nuovo obiettivo fosse quello di stabilire una "pacifica convivenza".<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 70}}</ref> Questa formulazione modificò la posizione sovietica dell'era di Stalin, dove il [[Prospettiva del conflitto|conflitto di classe]] internazionale significava che i due fronti opposti si trovassero in una inevitabile rotta di collisione in cui il comunismo avrebbe trionfato in seguito ad una guerra globale; la visione di desso invece prevedeva che la pace avrebbe permesso al capitalismo di crollare da solo,<ref>{{cita|Perlmutter, 1997|p. 145}}</ref> oltre che a dare ai sovietici il tempo di potenziare le proprie capacità militari.<ref>{{cita|Njolstad, 2004|p. 136}}</ref> Tale teoria rimase valida per decenni, fino a quando il "nuovo pensiero" di [[Michail Gorbačëv]] immaginò una coesistenza pacifica come fine a se stessa piuttosto che una forma di lotta di classe.<ref name="Cseresneyes"/>
 
[[File:Szétlőtt_harckocsi_a_Móricz_Zsigmond_körtérenSzétlőtt harckocsi a Móricz Zsigmond körtéren.jpg|left|thumbmin|Un [[carro armato]] sovietico distrutto a Budapest durante la [[rivoluzione ungherese del 1956]].]]
 
Gli eventi accaduti in Ungheria portarono ada una frattura ideologica all'interno dei partiti comunisti di tutto il mondo, in particolare nell'Europa occidentale, suscitando un forte calo dell'adesione, dato che molti paesi occidentali e comunisti si sentirono disillusi riguardo alla brutale risposta sovietica.<ref name=Lendvai196>{{Cita libro|cognome=Lendvai|nome=Paul|titolo=One Day that Shook the Communist World: The 1956 Hungarian Uprising and Its Legacy|editore=Princeton University Press|anno=2008|p=196|isbn=0-691-13282-8|lingua=en}}</ref> I partiti comunisti in occidenteOccidente non si ripresero mai da ciò, alcuni di loro riconobbero subito questa spaccatura, come il politico jugoslavo [[Milovan Đilas]] che poco dopo lo schiacciamento della rivoluzione disse che "«la ferita che la rivoluzione ungherese ha inflitto al comunismo non potrà mai essere completamente guarita"».<ref name=Lendvai196Sabbatucci423-424/><ref>{{cita|Lendvai, 2008|p. 196}}.</ref>
 
===Competizione nel terzo mondo===
Sul fronte statunitense, le dichiarazioni si concentravano sulla forza americana all'estero e sul successo del capitalismo liberale.<ref>Joshel, p. 128</ref> Tuttavia, verso la fine degli anni 1960, la "battaglia per le menti degli uomini" tra i due sistemi di organizzazione sociale di cui Kennedy parlò nel 1961 era in gran parte superata, con le tensioni che ormai si concentravano principalmente su obiettivi geopolitici contrastanti piuttosto che sulle diverse ideologie.<ref>Rycroft, p. 7</ref>
{{Vedi anche|Decolonizzazione}}
[[File:Colonization_1945.png|min|sinistra|Imperi coloniali nel 1945]]
 
Le conseguenze della seconda guerra mondiale avviarono una nuova fase di [[decolonizzazione]]. In tale contesto Stati Uniti e Unione Sovietica cercarono di estendere la loro influenza nei territori coloniali ed ex coloniali del [[Terzo Mondo]] attraverso l'indebolimento di governi e movimenti avversi ed il sostegno a quelli a sé affini, situazione che causò [[guerra per procura|guerre per procura]] che destabilizzarono i nuovi Stati indipendenti.<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 441-442}}.</ref>
===Ultimatum di Berlino e integrazione europea===
{{Vedi anche|Integrazione europea|Crisi di Berlino del 1961}}
 
La decolonizzazione nel [[sud-est asiatico]] fu accompagnato da scontri tra fazioni nazionaliste filo-occidentali e movimenti comunisti. In [[Birmania]] e in [[Malaysia]], indipendenti rispettivamente nel 1948 e nel 1957, prevalsero le forze nazionaliste, mentre in [[Thailandia]] e nelle [[Filippine]] mantennero posizioni moderate.<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 446-447}}.</ref> Diversa fu la situazione dell'[[Indocina francese]] dove l'esercito coloniale si trovò a combattere [[Guerra d'Indocina|una dura guerra]] contro la resistenza indipendentista ''[[Viet Minh]]'' di ispirazione comunista e guidata dal rivoluzionario [[Ho Chi Minh]]. A seguito della grave sconfitta subita nella [[battaglia di Dien Bien Phu]] i francesi dovettero ritirasi da tutta la penisola. Alla [[Conferenza di Ginevra (1954)|conferenza di Ginevra del 1954]] [[Laos]] e [[Cambogia]] vennero riconosciuti come stati indipendenti ma posti nella sfera di influenza del blocco orientale mentre il [[Vietnam]] venne provvisoriamente diviso in un [[Vietnam del Nord]] comunista e in [[Vietnam del Sud]] filo occidentale.<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 447-448}}.</ref>
Nel novembre del 1958, Krusciov compì un infruttuoso tentativo di trasformare tutta Berlino in una "città libera" indipendente e demilitarizzata, dando agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna e alla Francia un ultimatum di sei mesi affinché ritirassero le loro truppe dai settori che occupavano ancora a Berlino Ovest, o avrebbe trasferito il controllo dei diritti di accesso occidentali ai tedeschi dell'est. Krusciov in precedenza spiegò a Mao Zedong che "Berlino è il testicolo dell'Occidente, ogni volta che voglio far urlare l'Occidente, stringo Berlino".<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 71}}</ref> La NATO rigettò formalmente l'ultimatum a metà dicembre e Krusciov lo ritirò in cambio di una conferenza a [[Ginevra]] sulla questione tedesca.<ref>Glees, pp. 126–27</ref>
 
[[File:Vittoria a Dien Bien Phu.jpg|min|''[[Viet Minh]]'' sventolano la bandiera dopo la vittoria a Dien Bien Phu]]
Più in generale, un segno distintivo degli anni 1950 fu l'inizio dell'[[integrazione europea]], un processo strettamente correlato alla Guerra Fredda che Truman ed Eisenhower promossero sia politicamente, sia economicamente e militarmente, ma che le amministrazioni successive considerarono ambivalente, temendo che si sarebbe venuta a forgiare un'Europa indipendente che avrebbe potuto comportare una disunità nel blocco occidentale.<ref>Cameron, p. 156</ref>
 
Nel 1956 il governo indonesiano non allineato di [[Sukarno]], costretto a difendersi da forti minacce interne, iniziò una politica di avvicinamento alla Cina e al [[Partito Comunista Indonesiano]]. Per contrastare tale scelta la statunitense [[CIA]] dette vita ad un programma segreto di aiuti, anche militari, al movimento di opposizione. Quando un pilota statunitense impegnato nell'operazione venne abbattuto dalle forze governative nel 1958, la CIA interruppe il suo supporto e entro l'agosto del 1961 la guerriglia ribelle fu costretta ad arrendersi.
===Competizione nel terzo mondo===
{{Vedi anche|Operazione Ajax|Colpo di Stato in Guatemala del 1954|Crisi del Congo}}
{{...}}
 
Con lo scioglimento dell'[[impero ottomano]] nel 1922 nei suoi oramai ex territori del [[Medioriente]] e del [[Nordafrica]] si erano affermati movimenti nazionalisti che dettero vita a stati indipendenti che presto si riunirono nella [[Lega araba]]. Contestualmente la regione divenne sempre più strategica per le sue vastissime riserve petrolifere.<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 448}}.</ref> La [[dichiarazione d'indipendenza israeliana]] del 14 maggio 1948 fu il ''[[casus belli]]'' di [[conflitto arabo-israeliano|un conflitto]] tra il neonato stato e i paesi della Lega araba. Nonostante le sue piccole dimensioni, Israele, dette prova di grande determinazione riuscendo a piegare i più numerosi ma più arretrati paesi mediorientali. Gli Stati Uniti offrirono il loro appoggio a Israele suscitando un «crescente risentimento del mondo arabo contro l'occidente e un radicalizzarsi delle correnti nazionalistiche». Durante la [[crisi di Suez]] del 1956 l'Unione Sovietica minacciò di scendere direttamente in campo costringendo, poiché prive anche del sostegno statunitense, Francia, Gran Bretagna e Israele a ritirarsi.<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 449-451}}.</ref>
===Scissione sino-sovietica===
{{Vedi anche|Crisi sino-sovietica}}
[[File:Sino-Soviet split 1980.svg|thumb|upright=1.4|La mappa mostra le relazioni tra gli stati comunisti dopo la [[crisi sino-sovietica]] :
{{legenda|#dd0000|Unione sovietica e stati comunisti alleati}}
{{legenda|#FCC200|Cina e paesi comunisti alleati}}
{{legenda|#000000|Stati comunisti neutrali ([[Corea del Nord]] e [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Yugoslavia]])}}
{{legenda|#e0e0e0|Stati non comunisti}}]]
 
Nel 1953, il presidente Eisenhower avviò in Iran l'[[Operazione Ajax]], un'operazione segreta per [[colpo di stato|sovvertire]] il governo democraticamente eletto di [[Mohammad Mossadeq]] in quanto, nelle parole di Churchill, si stava «volgendo sempre più verso l'influenza comunista».<ref>{{cita|Gasiorowski e Byrne, 2004|p. 125}}.</ref><ref>{{cita web | titolo=Measures which the United States Government Might Take in Support of a Successor Government to Mosaddegh | data=marzo 1953 | url=http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB126/iran530300.pdf | editore=George Washington University | accesso= 30 ottobre 2023| urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140617082256/http://www2.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB126/iran530300.pdf }}</ref> Al suo posto venne instaurata una [[monarchia]] [[autocrazia|autocratica]] guidata dallo [[scià]] filo-occidentale [[Mohammad Reza Pahlavi]] che, appena giunto al potere, mise fuori legge il [[Partito Iraniano del Tudeh|partito comunista iraniano]] e soppresse il dissenso politico per mezzo della [[SAVAK]].<ref>{{cita|Watson, 2002|p. 118}}.</ref>
Il periodo successivo al 1956 fu segnato da avvenimenti negativi per l'Unione Sovietica, in particolare la rottura dell'alleanza con la [[Cina]], dando inizio alla [[crisi sino-sovietica]]. [[Mao Zedong]] aveva difeso Stalin quando Krusciov lo aveva attaccato dopo la sua morte nel 1956, e trattò il nuovo Primo Segretario del [[PCUS]] come un carrierista superficiale, accusandolo di aver perso il suo spirito rivoluzionario.<ref name="Gaddis142" /> Da parte sua, Krusciov, turbato dall'atteggiamento di Mao nei confronti della guerra nucleare, si riferiva al leader cinese come un "pazzo su di un trono".<ref>{{Cita libro|cognome=Kempe|nome=Frederick|titolo=Berlin 1961|anno=2011|editore=Penguin Group (USA)|isbn=0-399-15729-8|p=42|lingua=en}}</ref>
 
[[File:The_Soviet_Union_1961_CPA_2576_stamp_(The_Struggle_for_the_Liberation_of_Africa._Lumumba_(_1925-1961_),_premier_of_Congo).jpg|min|verticale|sinistra|Francobollo sovietico che celebra [[Patrice Lumumba]], presidente della [[Repubblica del Congo]] assassinato nel 1961]]
Tuttavia, Krusciov compì diversi disperati tentativi per ricostituire l'alleanza con i cinesi, ma Mao non la considerò mai una priorità e di conseguenza negò ogni proposta.<ref name="Gaddis142">{{cita|Gaddis, 2005|p. 142}}</ref> Lo scontro tra la Cina e l'Unione Sovietica si diffuse in una guerra di propaganda intra-comunista.<ref>Lüthi, pp. 273–276</ref> Più avanti, i sovietici si concentrarono su un'aspra rivalità con la Cina di Mao per la leadership del movimento comunista globale.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|pp. 140–142}}</ref>
 
Nell'estate del 1960, durante la [[crisi del Congo]], il presidente [[Joseph Kasa-Vubu]], sostenuto dalla CIA, esautorò il primo ministro democraticamente eletto [[Patrice Lumumba]] poi messo a morte. Il potere venne preso dal colonnello [[Mobutu Sese Seko]] che dette vita ad un regime autoritario con un forte supporto statunitense per le sue posizioni anti-comuniste.
===Corsa allo spazio===
{{Vedi anche|Corsa allo spazio}}
[[File:Buzz_salutes_the_U.S._Flag.jpg|thumb|left|L'[[astronauta]] [[Buzz Aldrin]] sulla [[Luna]] nel 1969 con la missione [[Apollo 11]].]]
 
Nella [[Guyana britannica]], il candidato di sinistra del [[Partito Progressista del Popolo (Guyana)|Partito Progressista del Popolo]] (PPP) [[Cheddi Jagan]] vinse le elezioni del 1953, ma fu rapidamente destituito dal governo britannico perché ritenuto troppo filo-comunista. Imbarazzati dalla schiacciante vittoria elettorale del PPP di Jagan, gli inglesi imprigionarono la leadership del partito spingendo verso una divisione al suo interno. Nonostante ciò, Jagan vinse nuovamente le elezioni nel 1957 e nel 1961, e anche se i britannici riconsiderarono la sua vicinanza al marxismo sovietico, gli Stati Uniti fecero pressioni affinché fosse negata al paese l'indipendenza fino a quando non fosse stata portata al potere un'alternativa a Jagan.
Sul fronte degli armamenti nucleari, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica perseguirono il riarmo nucleare e svilupparono armi a lungo raggio con cui poter colpire il territorio avversario.<ref name = "Byrd" /> Nell'agosto del 1957, i sovietici lanciarono con successo il primo [[missile balistico intercontinentale]] (ICBM) al mondo<ref>Lackey, p. 49</ref> e in ottobre lanciarono il primo [[satellite artificiale]], lo [[Sputnik 1]].<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/october/4/newsid_2685000/2685115.stm|titolo=Sputnik satellite blasts into space|editore=BBC News|data=4 ottobre 1957|accesso=11 giugno 2008|lingua=en}}</ref> Il lancio dello Sputnik inaugurò la [[corsa allo spazio]] che ebbe il suo culmine con gli sbarchi sulla [[Luna]] nel corso del [[programma Apollo]]. In seguito, l'astronauta [[Frank Borman]], parlò di questa corsa come "solo una battaglia nella Guerra Fredda".<ref>{{Cita web|titolo=To Boldly Go|autore=Klesius, Michael|opera=Air & Space|url=http://www.airspacemag.com/space-exploration/To-Boldly-Go.html|accesso=7 gennaio 2009|data=19 dicembre 2008|lingua=en}}</ref>
 
In [[Guatemala]], una "[[repubblica delle banane]]", un [[Colpo di Stato in Guatemala del 1954|colpo di Stato avvenuto nel 1954]], depose il presidente socialista [[Jacobo Árbenz]] grazie all'aiuto della CIA. Il nuovo governo, una giunta militare guidata da [[Carlos Castillo Armas]], abrogò le precedenti riforme progressiste, restituì le proprietà nazionalizzate e mise fuori legge il comunismo su richiesta degli Stati Uniti.
===Rivoluzione cubana e l'invasione della Baia dei Porci===
{{Vedi anche|Rivoluzione cubana|Invasione della Baia dei porci}}
[[File:CheyFidel.jpg|thumb|upright|[[Che Guevara]] (a sinistra) e [[Fidel Castro]] (a destra) nel 1961.]]
 
Molte altre nazioni emergenti del Terzo Mondo preferirono non schierarsi nella competizione Est-Ovest. Nel 1955, alla [[Conferenza di Bandung]] in Indonesia, dozzine di governi di tutto il mondo decisero di restare fuori dalla guerra fredda facendo il primo passo verso la nascita del [[Movimento dei paesi non allineati]], il cui primo vertice si tenne il 1º settembre 1961 a [[Belgrado]]. Membri principali del movimento furono [[Jugoslavia]], [[India]] e [[Egitto]].
Sull'isola di [[Cuba]], il "[[Movimento del 26 luglio]]" conquistò il potere nel gennaio 1959, facendo cadere il presidente [[Fulgencio Batista]], il cui impopolare regime non aveva ricevuto aiuti dall'amministrazione Eisenhower.<ref>{{Cita libro|cognome=Blumberg |nome=Arnold |titolo=Great Leaders, Great Tyrants?: Contemporary Views of World Rulers Who Made History |editore=Greenwood Press |anno=1995 |città=Westport, Connecticut |url=https://books.google.com/books?id=nofUu5tvJ18C |isbn=978-0-313-28751-0 |pp=23–24|lingua=en}}</ref>
 
===Crisi sino-sovietica===
Dopo l'esautorazione di Batista le relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti continuarono per qualche tempo ma il presidente Eisenhower lasciò deliberatamente la capitale statunitense per evitare di incontrare il giovane leader rivoluzionario cubano [[Fidel Castro]] durante il viaggio di quest'ultimo a [[Washington]] avvenuto in aprile, lasciando il vice presidente [[Richard Nixon]] a condurre l'incontro al suo posto.<ref>{{Cita libro|cognome=Lechuga Hevia |nome=Carlos |titolo=Cuba and the Missile Crisis |editore=Ocean Press |anno=2001 |città=Melbourne, Australia |p=142 |url=https://books.google.com/books?id=aKLrYxcDg2wC |isbn=978-1-876175-34-4|lingua=en}}</ref> Cuba iniziò a negoziare acquisti di armi dal blocco orientale nel marzo 1960.<ref>{{cita|Dominguez|1989|p. 22}}</ref>
{{Vedi anche|Crisi sino-sovietica}}
[[File:Sino-Soviet split 1980.svg|min|verticale=1.4|La mappa mostra le relazioni, nel 1980, tra gli stati comunisti dopo la [[crisi sino-sovietica]]:
{{legenda|#dd0000|Unione sovietica e stati comunisti alleati}}
{{legenda|#FCC200|Cina e paesi comunisti alleati}}
{{legenda|#000000|Stati comunisti neutrali ([[Corea del Nord]] e [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]])}}
{{legenda|#e0e0e0|Stati non comunisti}}]]
 
I rapporti tra Unione Sovietica e Cina non furono mai semplici, con la prima preoccupata di perdere il ruolo di guida del comunismo mondiale mentre la seconda guadagnava sempre più influenza sui paesi del sud est asiatico che si stavano un po' alla volta liberando dal colonialismo. Ma fu a partire dal 1956 che ebbe inizio una vera e propria [[crisi sino-sovietica]]. Il leader cinese [[Mao Zedong]] prese le difese di Stalin quando Chruščëv lo aveva attaccato dopo la sua morte e trattò il nuovo Primo Segretario del [[PCUS]] come un carrierista superficiale, accusandolo di aver perso il suo spirito rivoluzionario per le flebili aperture conseguenti alle destalinizzazioni.<ref name="Gaddis142" /> Da parte sua, Chruščëv, negò ai cinesi di condividere con loro le informazioni necessarie per dotarsi un arsenale atomico giudicandoli come degli «avventurieri».<ref name="SabbatucciVidotto">{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 434}}.</ref>
Nel gennaio del 1961, appena prima di lasciare la presidenza, Eisenhower interruppe formalmente le relazioni con il governo cubano. Nell'aprile seguente, l'amministrazione del neoeletto presidente americano [[John Kennedy]] organizzò una [[invasione della Baia dei porci|fallita invasione dell'isola]] cubana organizzata dalla [[CIA]]. Un fallimento che umiliò pubblicamente gli Stati Uniti.<ref name="Smith 1998, 95">{{Cita|Smith, 2000|p. 95}}.</ref> Castro rispose abbracciando pubblicamente il [[marxismo-leninismo]] e l'Unione Sovietica si impegnò a fornire un ulteriore sostegno.<ref name="Smith 1998, 95"/>
 
L'apice della crisi giunse alla fine degli [[anni 1950]] quando Mao mise in atto il cosiddetto "[[Grande balzo in avanti]]", un vasto piano economico e sociale con cui ambiva a modernizzare il paese nel settore agricolo e industriale. Chruščëv criticò molto tale iniziativa, giudicandola «non [[marxismo|marxista]]» e troppo radicale. In effetti il piano nella pratica si rivelò disastroso portando la [[repubblica popolare cinese|Repubblica Popolare Cinese]] ad affrontare una grave carestia che, si stima, causò 30 milioni di morti. Chruščëv, comunque, compì diversi tentativi per ricostituire il rapporto con i cinesi, ma Mao non la considerò mai una priorità e di conseguenza negò ogni possibilità. I due stati comunisti arrivarono addirittura a brevi scontri armati per rivendicazioni sui propri confini.<ref name="Gaddis142">{{cita|Gaddis, 2005|p. 142}}.</ref><ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 435}}.</ref>
===Crisi di Berlino del 1961===
{{Vedi anche|Crisi di Berlino del 1961|Muro di Berlino}}
 
=== Ultimatum di Berlino ===
[[File:US Army tanks face off against Soviet tanks, Berlin 1961.jpg|left|thumb|[[carro armato|Carri armati]] sovietici e statunitensi si fronteggiano al ''[[Checkpoint Charlie]]'', durante la [[crisi di Berlino del 1961]].]]
[[File:Cold War Map 1959.svg|min|verticale=1.4|Geografia della guerra fredda nel 1959,{{legend|#0000b0|Paesi membri della NATO}}{{legend|#96b3f6|Altri paesi alleati degli USA}}
{{legend|#90c090|Paesi colonizzati}}
{{legend|#b00000|Paesi membri del Patto di Varsavia}}
{{legend|#f4a091|Altri paesi alleati dell'URSS}}
{{legend|#b9b9b9|Paesi neutrali}}]]
Alla fine degli [[anni 1950]] ritornò di primo piano anche la questione di Berlino, il cui ''status'' ancora non era stato ben definito. Da tempo l'Unione Sovietica chiedeva per la Germania la fine dell'occupazione e la creazione di un paese unito e neutrale similmente a quanto era [[Trattato di Stato austriaco|stato fatto con l'Austria]] nel 1955. I sovietici erano in particolare preoccupati dalla fuga degli abitanti della Germania est, quasi due milioni tra il 1949 e il 1959, verso Berlino ovest e da qui verso l'occidente attratti dalle migliori condizioni di vita offerte dai paesi non comunisti.<ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 59-61}}.</ref>
 
Nel novembre del 1958, Chruščëv lanciò agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna e alla Francia un ''ultimatum'' di sei mesi affinché ritirassero le loro truppe dai settori che occupavano ancora a Berlino Ovest, o avrebbe trasferito il controllo dei diritti di accesso occidentali alle autorità della Germania dell'est, autorità che le potenze occidentali non riconoscevano. Chruščëv giustificò tale iniziativa asserendo che Berlino fosse "un trampolino di lancio per intensive azioni di spionaggio, sabotaggio e altre attività sovversive". Eisenhower fu risoluto nel non cedere poiché riteneva "un obbligo solenne difendere i cittadini di Berlino Ovest" ma non era nemmeno sua intenzione scatenare una guerra dai probabili esiti catastrofici, così non lo erano i sovietici che proposero il ritiro dell{{'}}''ultimatum'' in cambio di un vertice tra le potenze sulla questione tedesca.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 71}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 61-62}}.</ref>
La [[crisi di Berlino del 1961]] fu l'ultimo grave incidente accaduto durante la guerra fredda riguardante la situazione di Berlino e della Germania dopo la seconda guerra mondiale. Agli inizi degli anni 1950, l'approccio sovietico alla limitazione del movimento di emigrazione fu emulato dalla maggior parte del resto del blocco orientale.<ref name="dowty114">{{cita|Dowty, 1989|p. 114}}.</ref> Tuttavia, centinaia di migliaia di tedeschi dell'est emigrarono annualmente nella [[Germania Ovest]] attraverso una "scappatoia" nel sistema che esisteva tra Berlino Est e Ovest, dove le quattro potenze occupanti regolavano il movimento.<ref name="harrison99">{{cita|Harrison, 2003|p. 99}}.</ref>
 
I primi colloqui tra i ministeri degli esteri si tennero a [[Ginevra]], seguiti da una visita di quasi due settimane di Chruščëv negli Stati Uniti. Infine, venne organizzato per il maggio 1960 il richiesto vertice a Parigi. Tuttavia, il ''summitt'' si rivelò fallimentare a causa della [[crisi degli U-2]] durante la quale venne dimostrato che Eisenhower avesse mentito circa l'intrusione di [[aereo spia|aerei spia]] statunitensi nel territorio sovietico. Chruščëv abbandonò i negoziati e la questione di Berlino rimase in sospeso.<ref name="Smith_A">{{cita|Smith, 2000|p. 62}}.</ref>
L'emigrazione provocò una massiccia "fuga di cervelli" dalla Germania dell'Est alla Germania Ovest relativa a giovani professionisti istruiti, così che quasi il 20% della popolazione della Germania orientale risultava emigrata nella parte occidentale nel 1961.<ref name="dowty122">{{cita|Dowty, 1989|p. 122}}.</ref> A giugno, l'Unione Sovietica emise un nuovo ''[[ultimatum]]'' che chiedeva il ritiro delle [[Alleati della seconda guerra mondiale|forze alleate]] da Berlino Ovest.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 114}}.</ref> La richiesta venne respinta e, il 13 agosto, la Germania dell'Est fece erigere una barriera di filo spinato che successivamente venne estesa con l'edificazione del [[Muro di Berlino]], chiudendo efficacemente la via di fuga.<ref name="pearson75">{{cita|Pearson, 1998|p. 75}}.</ref>
 
===Gap missilistico e corsa allo spazio===
===La crisi dei missili cubani e la cacciata di Krusciov===
{{Vedi anche|OperazioneGap Mongoosemissilistico|CrisiCorsa deiallo missili di Cubaspazio}}
[[File:Minuteman II.jpg|min|sinistra|Lancio di un missile [[LGM-30 Minuteman|Minuteman II]]]]
[[File:Cuban missiles.jpg|thumb|Fotografia aerea di un sito missilistico sovietico a Cuba, scattata da un [[aereo spia]] statunitense, il 1º novembre 1962.]]
 
Dal 1957 al 1961, Chruščëv, apertamente e ripetutamente, minacciò l'Occidente con l'annientamento nucleare. Egli, infatti, sosteneva che le capacità missilistiche sovietiche fossero di gran lunga superiori a quelle statunitensi e in grado di spazzare via qualsiasi città americana o europea. Tuttavia, Chruščëv respinse la convinzione di Stalin riguardo all'inevitabilità della guerra e dichiarò che il suo nuovo obiettivo fosse quello di stabilire una «pacifica convivenza».<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 70}}.</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|p. 33}}.</ref>
Anche dopo il fallimento dell'invasione della baia dei Porci, Kennedy e la sua amministrazione continuarono a cercare modi per rovesciare il governo cubano ed estromettere Castro. Significative speranze furono riposte in un programma segreto chiamato ''[[Operazione Mongoose]]'', ideato sotto l'amministrazione Kennedy nel 1961.
 
Gli Stati Uniti ebbero conferma del [[Crisi dello Sputnik|loro ritardo nelle armi a lungo raggio]] quando nell'agosto nel 1957 i sovietici testarono con successo il primo [[missile balistico intercontinentale]] (ICBM) al mondo e in ottobre lanciarono il primo [[satellite artificiale]], lo [[Sputnik 1]]. Strategicamente ciò ebbe un significato molto importante per la capacità degli ICBM di trasportare testate con ordigni nucleari su grandi distanze, in breve tempo e senza le vulnerabilità dei tradizionali [[bombardieri]].<ref>{{cita|Harper, 2020|p. 60}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|p. 149}}.</ref> Sebbene Chruščëv avesse vantato la disponibilità nei suoi arsenali di ben 250 missili armati con [[Bomba all'idrogeno|armi termonucleari]], in realtà successivamente venne appurato che poteva contare alla fine degli anni 1950 di sole 4 testate trasportabili su inefficienti missili [[R-7 (missile)|R-7]].<ref>{{cita|Harper, 2020|p. 160}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|p. 64}}.</ref> Tuttavia, non conoscendo le reali potenzialità dei sovietici, gli Stati Uniti dettero avvio ad un sostanzioso programma per recuperare il "[[gap missilistico|''gap'' missilistico]]". In pochi anni gli statunitensi misero in campo un dispiegamento di armi nucleari basata su missili [[SM-65 Atlas]] e [[PGM-19 Jupiter]], affiancati dai più moderni [[LGM-30 Minuteman]], dagli [[UGM-27 Polaris]] lanciabili dai [[sottomarini nucleari]] e dagli ordigni trasportati dai bombardieri [[Boeing B-52 Stratofortress|B-52]] in forza allo ''[[Strategic Air Command]]''.<ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 153-156}}.</ref> Il ''gap'' con l'unione sovietica fu così colmato anche se fu chiaro a tutti in contendenti che l'utilizzo in un [[guerra nucleare|conflitto di armi atomiche]] avrebbe molto probabilmente comportato la fine della civiltà umana.<ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 138-139}}.</ref> Per allontanare il più possibile tale eventualità, l'amministrazione del neoeletto presidente [[John Fitzgerald Kennedy]], che aveva fatto del ''gap'' missilistico uno dei principali temi di scontro nella campagna elettorale contro Eisenowher, elaborò la strategia della "[[risposta flessibile]]".<ref name="Smith_A" /><ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 157-158}}.</ref>
Nel febbraio 1962, Krusciov venne a conoscenza dei piani statunitensi relativi a Cuba: un "progetto cubano", approvato dalla [[CIA]] e che prevedeva il rovesciamento del governo cubano in ottobre, forse con il coinvolgimento dell'esercito americano, e ancora un'altra operazione ordinata da Kennedy per assassinare Castro.<ref name="Zubok 1994, 158-159">{{en}} Zubok, Vladislav M. (1994). "Unwrapping the Enigma: What Was Behind the Soviet Challenge in the 1960s?". In Diane B. Kunz (Ed.), ''[https://books.google.com/books?id=SiVTA31wrzEC The Diplomacy of the Crucial Decade: American Foreign Relations During the 1960s]''. New York: Columbia University Press. p.&nbsp;158–159. {{ISBN|978-0-231-08177-1}}.</ref> Come risposta vennero intrapresi i preparativi per installare dei [[missile nucleare|missili nucleari]] sovietici nell'isola di Cuba.<ref name="Zubok 1994, 158-159"/>
 
[[File:Armstrong on Moon (As11-40-5886) (cropped).jpg|min|Il comandante dell'[[Apollo 11]] [[Neil Armstrong]] sulla [[superficie lunare]] il 21 luglio 1969]]
Allarmato, Kennedy prese in considerazione varie possibilità e alla fine rispose all'[[crisi dei missili di Cuba|installazione di missili nucleari a Cuba]] con un [[blocco navale]] e presentò un ''ultimatum'' ai sovietici. Krusciov decise di ritirarsi dalla possibilità di uno scontro e fece rimuovere i missili dispiegati in cambio dell'impegno statunitense a non invadere nuovamente l'isola caraibica.<ref>{{Cita libro|cognome=Jones |nome=Howard |titolo=Crucible of Power: A History of American Foreign Relations from 1945 |editore=Rowman & Littlefield |anno=2009 |città=Lanham |p=122 |url=https://books.google.com/books?id=WwEu5Yv9KiUC |isbn=978-0-7425-6454-1|lingua=en}}</ref> Successivamente Castro ammise che "avrei accettato l'uso delle armi nucleari ... abbiamo dato per scontato che sarebbe comunque diventata una guerra nucleare e che stavamo per scomparire."<ref>{{en}} James G. Blight (2002), ''Cuba on the Brink: Castro, the Missile Crisis, and the Soviet Collapse'', Rowman & Littlefield,, p. 252.</ref>
 
Il lancio dello Sputnik ebbe anche come effetto l'inizio della [[corsa allo spazio]] in cui le due superpotenze si sfidarono nella rincorsa a sempre maggiori successi [[Spazio (astronomia)|spaziali]] nel lancio di missili, [[satellite artificiale|satelliti]], nella conquista della Luna e di pianeti del [[sistema solare]]. Dopo gli iniziali successi sovietici, furono loro a mandare il [[Vostok 1|primo uomo nello spazio]] nel 1961, la [[Vostok 6|prima donna]] (1963) e ad effettuare la [[Voschod 2|prima passeggiata spaziale]] (1965), gli statunitensi riuscirono a colmare il distacco grazie al [[programma Gemini]] e [[programma Apollo|Apollo]], cogliendo il loro maggior successo il 21 luglio 1969 quando la missione [[Apollo 11]] portò il [[Neil Armstrong|primo uomo]] a camminare sulla [[Luna]].
La [[crisi dei missili di Cuba]] (ottobre-novembre 1962) portò il mondo più vicino alla guerra nucleare che mai.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 82}}</ref> Le conseguenze della crisi rallentarono la corsa agli armamenti nucleari favorendo, all'opposto, ad un disarmo nucleare e al miglioramento delle relazioni tra le due superpotenze,<ref name="Palmowski" /> sebbene il primo accordo sul controllo degli armamenti della Guerra Fredda, il [[Trattato Antartico]], fosse entrato in vigore già nel 1961.<ref>{{en}} National Research Council Committee on Antarctic Policy and Science, p. 33</ref>
 
===Rivoluzione cubana e l'invasione della Baia dei Porci===
Nel 1964, Krusciov venne destituito dalla sua carica al [[Cremlino]].<ref name="Gaddis119" /> Accusato di sgarbatezza e incompetenza; fu anche accusato di aver rovinato l'agricoltura sovietica e di aver portato il mondo sull'orlo della guerra nucleare.<ref name="Gaddis119" /> Krusciov era diventato un imbarazzo internazionale quando autorizzò la costruzione del Muro di Berlino, un'umiliazione pubblica per il marxismo-leninismo.<ref name="Gaddis119">{{cita|Gaddis, 2005|pp. 119–120}}</ref>
{{Vedi anche|Rivoluzione cubana|Invasione della Baia dei porci}}
[[File:CheyFidel.jpg|min|verticale|sinistra|[[Che Guevara]] (a sinistra) e [[Fidel Castro]] (a destra) nel 1961]]
 
Sull'isola di [[Cuba]], il "[[Movimento del 26 luglio]]" conquistò il potere nel gennaio 1959, facendo cadere il presidente [[Fulgencio Batista]], il cui impopolare regime non aveva ricevuto aiuti dall'amministrazione Eisenhower. Dopo l'esautorazione di Batista le relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti continuarono per qualche tempo ma poi si ruppero definitivamente quando il giovane leader rivoluzionario cubano [[Fidel Castro]] decise di avvicinarsi al comunismo nazionalizzando le banche e stringendo accordi commerciali con l'Unione Sovietica comprendenti anche forniture militari.<ref>{{Cita|Smith, 2000|p. 123}}.</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|p. 35}}.</ref>
==Confronto attraverso la distensione (1962-1979)==
{{Vedi anche|Guerra fredda (1953-1962)}}
[[File:1973 NATO and WP troop strengths in Europe.svg|thumb|Consistenza delle truppe NATO e del Patto di Varsavia in Europa nel 1973.]]
[[File:F-4B VF-151 CV-41 TU-95.jpg|left|thumb|Un [[McDonnell Douglas F-4 Phantom II|F-4 Phantom II]] della [[Marina degli Stati Uniti]] intercetta un aereo sovietico [[Tupolev Tu-95]] nei primi anni '70.]]
 
Nell'aprile del 1961, l'amministrazione del neoeletto presidente statunitense John Kennedy organizzò per mezzo della [[CIA]] un [[invasione della Baia dei porci|tentativo di invasione dell'isola]] cubana nella [[Baia dei Porci]] da parte di esuli anticastristi. L'iniziativa fu un fallimento che umiliò pubblicamente gli Stati Uniti e spinse Castro ad abbracciare pubblicamente il [[marxismo-leninismo]] e l'Unione Sovietica si impegnò a fornire un ulteriore sostegno al regime.<ref>{{Cita|Smith, 2000|pp. 123-124}}.</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|p. 38}}.</ref>
Nel corso degli anni [[1960]] e [[1970]], i partecipanti alla guerra fredda dovettero faticare per adattarsi a un nuovo e più complicato modello di relazioni internazionali in cui il mondo non era più diviso in due blocchi chiaramente opposti.<ref name = "Karabell" /> Infatti, l'Europa occidentale e il [[Giappone]] si ripresero rapidamente dalla distruzioni della seconda guerra mondiale arrivando ad una crescita economica caratterizzata da un [[PIL pro capite]] che si avvicinava a quello degli Stati Uniti, mentre le economie del blocco orientale ristagnavano.<ref name="Karabell" /><ref name="hardt16">{{cita|Hardt & Kaufman, 1995|p. 16}}</ref>
 
===Crisi di Berlino del 1961 e innalzamento del muro===
A seguito della [[crisi petrolifera del 1973]], insieme con la crescente influenza delle organizzazioni del Terzo mondo come l'[[Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio|OPEC]] e il [[Movimento dei paesi non allineati]], i paesi meno potenti avevano più spazio per affermare la loro indipendenza e spesso si mostravano resistenti alla pressione delle due superpotenze.<ref name="Gaddis 2005, p. 212"/> Nel frattempo, Mosca dovette rivolgere la sua attenzione verso gli affari interni per affrontare i profondi problemi economici che attanagliavano l'Unione Sovietica.<ref name = "Karabell" /> Durante questo periodo, i leader sovietici, come [[Leonid Il'ič Brežnev]] e [[Alexei Kosygin]] abbracciarono la nozione di [[Distensione (politica)|distensione]].<ref name = "Karabell" />
{{Vedi anche|Crisi di Berlino del 1961|Muro di Berlino}}
[[File:US Army tanks face off against Soviet tanks, Berlin 1961.jpg|min|[[carro armato|Carri armati]] sovietici e statunitensi si fronteggiano al ''[[Checkpoint Charlie]]'', durante la [[crisi di Berlino del 1961]]]]
 
Agli inizi del 1961 la situazione nella DDR era diventata sempre più precaria: il principale dirigente tedesco orientale [[Walter Ulbricht]] richiedeva con urgenza misure decisive per consolidarla e fermare la continua fuga di cittadini che abbandonavano il paese soprattutto rifugiandosi a Berlino Ovest; nei primi sei mesi del 1961 oltre {{M|100000}} tedeschi orientali fuggirono in occidente. Nel giugno dello stesso anno, l'Unione Sovietica emise un nuovo ''ultimatum'' che chiedeva il ritiro delle forze alleate da Berlino Ovest. Il 3 e 4 giugno Kennedy e Chruščёv tennero a [[Vienna]] un drammatico e burrascoso incontro al termine del quale il presidente statunitense affermò che non avrebbe mai permesso che gli occidentali fossero estromessi dal settore che occupavano.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 114}}.</ref><ref>{{cita|Harper, 2020|p. 156}}.</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|p. 40}}.</ref>
===Ritiro francese dalla NATO===
 
In risposta, durante la notte del 13 agosto la Germania dell'Est fece erigere una barriera di filo spinato, presidiata da militari e guardie lungo tutto il confine con Berlino Ovest, che successivamente venne estesa con la realizzazione del [[Muro di Berlino]], chiudendo efficacemente la via di fuga. Verso la fine di ottobre il confronto assunse toni ancora più drammatici quando carri armati sovietici e statunitensi si trovarono a fronteggiarsi a poche decine di metri di distanza presso il [[Checkpoint Charlie]] dopo alcuni screzi riguardanti il diniego del passaggio di funzionari occidentali nel settore orientale. Dopo alcuni giorni di altissima tensione i carri si ritirarono simultaneamente in quanto nessuno dei massimi dirigenti delle due parti, né il presidente Kennedy, né il segretario generale sovietico né i capi britannici, erano disposti a rischiare una guerra generale per salvaguardare le formalità burocratiche sull'accesso nelle zone di Berlino. La [[crisi di Berlino del 1961]] innescata dalla costruzione del Muro si risolse così, sancendo in pratica il riconoscimento reciproco della situazione di fatto, con la divisione della città in due blocchi separati dal muro, che diventerà il simbolo più noto della guerra fredda.<ref>{{cita|Smith, 2000|p. 63}}.</ref><ref>{{cita|Taylor, 2009|pp. 234-235}}.</ref>
L'unità della NATO è stata rotta all'inizio della sua storia, con una crisi che si è verificata durante la presidenza francese di [[Charles de Gaulle]] (dal 1958 in poi). De Gaulle protestò per ruolo predominante degli Stati Uniti nell'organizzazione e per ciò che percepiva come una relazione speciale tra Stati Uniti e Regno Unito. In un ''memorandum'', datato 17 settembre 1958, inviato al presidente Dwight D. Eisenhower e al primo ministro [[Harold Macmillan]], sostenne la creazione di una direzione a tre che avrebbe messo la Francia su un piano di parità con gli altri due stati anglofoni. Inoltre, così auspicava, di espandere la copertura della NATO alle aree geografiche di interesse per la Francia, in particolare l'[[Algeria francese]], dove la Francia stava combattendo contro un'insurrezione e aveva chiesto l'assistenza della NATO.<ref name=deGuaulle>{{Cita libro|cognome=Menon |nome=Anand |titolo=France, NATO, and the limits of independence, 1981–97: the politics of ambivalence |editore=Palgrave Macmillan|anno=2000 |p=11 |cid=|isbn=0-312-22931-3|lingua=en}}</ref>
 
===La crisi dei missili cubani e la cacciata di Chruščëv===
Considerando insufficiente la risposta ricevuta, de Gaulle dette inizio allo sviluppo di un [[Force de frappe|deterrente nucleare francese indipendente]] e nel 1966 ritirò il paese dalle strutture militari della NATO ed espulse le truppe NATO dal suolo francese.<ref>Crawley p.431</ref>
{{Vedi anche|Crisi dei missili di Cuba}}
[[File:The relative ranges of the IL-28, SS-4, and SS-5, stationed on Cuba.png|sinistra|min|Raggio (in [[Miglia nautiche|MN]]) degli aerei [[Ilyushin Il-28]] e dei missili sovietici [[R-12 (missile)|SS-4]] ed [[R-14|SS-5]] installati a [[Cuba]]]]
Kennedy e la sua amministrazione continuarono a cercare modi per rovesciare il governo cubano ed estromettere Castro attraverso un programma segreto chiamato ''[[Operazione Mongoose]]''. Chruščëv, venuto a conoscenza nel 1962 dei piani statunitensi relativi a Cuba prese la decisione di installare dei [[missile nucleare|missili nucleari]] sovietici nell'isola. Quando un volo spia statunitense scoprì le installazioni missilistiche a Kennedy vennero proposte diverse possibilità per far fronte [[crisi dei missili di Cuba|alla crisi]] considerata la più grave di tutta la guerra fredda. Dopo aver vagliato un possibile attacco preventivo contro le basi missilistiche e un'invasione di Cuba, Kennedy scelse di ordinare un [[blocco navale]] nei riguardi dell'isola. Dopo alcuni giorni in cui il mondo fu vicino alla guerra nucleare che mai, Chruščëv decise di evitare la possibilità di uno scontro e di rimuovere i missili dispiegati, in cambio dell'impegno statunitense a non invadere l'isola caraibica e del ritiro dei propri missili Jupiter collocati in [[Turchia]] e [[Italia]].<ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 64-65}}.</ref><ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 159-162}}.</ref><ref>{{cita|Clementi, 2002|pp. 40-41}}.</ref>
 
Le conseguenze della crisi rallentarono la corsa agli armamenti nucleari favorendo, all'opposto, un disarmo nucleare e il miglioramento delle relazioni tra le due superpotenze. Una "[[linea rossa]]" di telescriventi venne approntata per tenere contatti immediati e sicuri tra Washington e Mosca al fine di scongiurare incomprensioni tra le due superpotenze.<ref name="SabbatucciVidotto_A">{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 439}}.</ref><ref>{{cita|Campus, 2014|p. 128}}.</ref> Gli eventi avevano dimostrato di quanto il contesto che il mondo viveva fosse pericoloso e pertanto iniziò a delinearsi l'idea di una possibile «coesistenza pacifica» tra le due superpotenze che «cercarono di trovare delle regole di collaborazione reciproca e di stabilizzazione nell'arena internazionale».<ref>{{cita|Clementi, 2002|p. 44}}.</ref>
===Invasione della Cecoslovacchia===
{{Vedi anche|Primavera di Praga}}
[[File:10 Soviet Invasion of Czechoslovakia - Flickr - The Central Intelligence Agency.jpg|thumb|L'invasione della Cecoslovacchia del 1968 fu una delle più grandi operazioni militari avvenute sul suolo europeo dalla seconda guerra mondiale]]
 
Nel 1964 Chruščëv venne destituito dalla sua carica. Accusato di sgarbatezza e incompetenza; fu anche ritenuto responsabile di aver rovinato l'agricoltura sovietica e di aver portato il mondo sull'orlo della guerra nucleare. Chruščëv era diventato un imbarazzo internazionale quando autorizzò la costruzione del Muro di Berlino, un'umiliazione pubblica per il marxismo-leninismo.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|pp. 119-120}}.</ref>
Nel 1968, in [[Cecoslovacchia]] si assistette ad un periodo di liberalizzazione politica, noto come [[Primavera di Praga]], che includeva un "programma d'azione" di liberalizzazioni che descriveva l'aumento della [[libertà di stampa]], della [[libertà di parola]] e della [[libertà di movimento]], insieme a un'enfasi economica sui beni di consumo, la possibilità di avere un governo pluripartitico, una limitazione al potere della polizia segreta<ref>{{en}} Ello (ed.), Paul (Aprile 1968). Control Committee of the Communist Party of Czechoslovakia, "Action Plan of the Communist Party of Czechoslovakia (Prague, April 1968)" in ''Dubcek's Blueprint for Freedom: His original documents leading to the invasion of Czechoslovakia.'' William Kimber & Co. 1968, pp 32, 54.</ref>
[[File:Leonid Brezhnev and Richard Nixon talks in 1973.png|left|thumb|[[Leonid Il'ič Brežnev]] e [[Richard Nixon]] a Washington nel 1973; l'incontro fu un evento di spicco nella distensione tra Unione Sovietica e Stati Uniti.]]
 
==Dal confronto alla distensione (1962-1979)==
In risposta alla Primavera di Praga, il 20 agosto 1968, l'esercito sovietico, insieme alla maggior parte dei loro alleati del Patto di Varsavia, [[invasione della Cecoslvacchia|invase la Cecoslovacchia]].<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/august/21/newsid_2781000/2781867.stm|titolo=Russia brings winter to Prague Spring|editore=BBC News|data=21 agosto 1968|accesso=10 giugno 2008|lingua=en}}</ref> A tale evento seguì un'ondata di [[emigrazione]] che coinvolse alla fine circa 300.000 cechi e slovacchi che dovettero abbandonare il paese.<ref>{{Cita web|cognome=Čulík|nome=Jan |titolo=Den, kdy tanky zlikvidovaly české sny Pražského jara|url=http://www.britskelisty.cz/9808/19980821h.html|editore=Britské Listy|accesso=23 gennaio 2008|lingua=cz}}</ref> L'invasione scatenò intense proteste da parte della [[Jugoslavia]], della [[Romania]], della [[Cina]] e dei partiti comunisti dell'Europa occidentale.<ref name="Gaddis 2005, p. 154">{{cita|Gaddis, 2005|p. 154}}</ref>
{{Vedi anche|Guerra fredda (1962-1991)}}
[[File:1973 NATO and WP troop strengths in Europe.svg|min|Consistenza delle truppe [[NATO]] e del [[Patto di Varsavia]] in [[Europa]] nel 1973]]
 
Nel corso degli anni 1960 e 1970, i partecipanti alla guerra fredda dovettero faticare per adattarsi a un nuovo e più complicato modello di relazioni internazionali in cui il mondo non era più diviso in due blocchi chiaramente opposti. Infatti, l'Europa occidentale e il [[Giappone]] si ripresero rapidamente dalle distruzioni della seconda guerra mondiale arrivando a una crescita economica caratterizzata da un [[PIL pro capite]] che si avvicinava a quello degli Stati Uniti, mentre le economie del blocco orientale ristagnavano. Questi furono anche gli anni che segnarono la nuova politica della "[[Distensione (politica)|distensione]]" tra i due blocchi. Un tale approccio era già stato ritenuto possibile da Chruščëv quando alla fine degli anni 1950 aveva parlato di «coesistenza pacifica» tra le due potenze per poi iniziare ad essere applicato all'indomani della crisi dei missili di Cuba quando venne raggiunto un accordo per la messa al bando degli esperimenti nucleari nell'atmosfera. Ulteriori passi avanti vennero intrapresi grazie all'incontro nel 1967 tra il successore di Kennedy, [[Lyndon B. Johnson]], e il [[premier dell'Unione Sovietica]] [[Aleksej Nikolaevič Kosygin]]. Tuttavia diversi furono gli ostacoli che si frapposero al processo di distensione, primi fra tutti la campagna militare statunitense nel Vietnam e l'intervento sovietico in Cecoslovacchia.<ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 127-128}}.</ref>
===Dottrina Brežnev===
{{Vedi anche|Dottrina Brežnev}}
 
=== Guerra del Vietnam ===
Nel settembre 1968, durante un discorso al quinto congresso del [[Partito Operaio Unificato Polacco]], un mese dopo l'invasione della Cecoslovacchia, Brežnev anticipò la cosiddetta [[dottrina Brežnev]], nella quale rivendicava il diritto di violare la sovranità di qualsiasi paese che tentasse di sostituire il marxismo-Leninismo con il capitalismo. Durante il discorso, Brežnev dichiarò:<ref name="Gaddis 2005, p. 150">{{cita|Gaddis, 2005|p. 150}}.</ref>
{{Vedi anche|Guerra del Vietnam}}
[[File:Bruce Crandall's UH-1D.jpg|min|sinistra|Soldati statunitensi in combattimento nel Vietnam]]
 
A seguito della sconfitta nella [[guerra d'Indocina]], nel 1954 la [[Francia]] fu costretta ad abbandonare il [[Vietnam]] e il paese venne diviso in due: il [[Vietnam del Nord]] comunista e il [[Vietnam del Sud]] alleato degli Stati Uniti. Contestualmente entrò in attività il [[Fronte di liberazione nazionale del Vietnam|Fronte di Liberazione Nazionale]] (conosciuto in occidente come ''Viet Cong''), un gruppo armato di resistenza contro il regime filo-statunitense sud. Preoccupato del possibile dilagare del comunismo in tutta la penisola già dal 1962 il presidente Kennedy mandò alcuni consiglieri militari sul posto. Ma fu sotto la presidenza [[Lyndon Johnson|Johnson]], e in seguito all'[[incidente del golfo del Tonchino]], che si ebbe una tale ''escalation'' da portare ad [[guerra del Vietnam|una guerra aperta]] con il diretto impegno di truppe statunitensi che arrivarono a contare fino a circa mezzo milione di uomini dispiegati.<ref>{{cita|Harper, 2020|p. 185}}.</ref><ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 430}}.</ref>
{{citazione|Quando le forze ostili al socialismo cercano di trasformare lo sviluppo di qualche paese socialista verso il capitalismo, diventa non solo un problema del paese interessato, ma un problema e una preoccupazione comuni a tutti i paesi socialisti.}}
 
Nonostante le ingenti forze dispiegate da statunitensi e esercito del Sud, agli [[Operazione Rolling Thunder|intensi bombardamenti]] e alle gravi perdite subite, la resistenza vietnamita non venne mai piegata. Diversi furono i fattori che contribuirono all'insuccesso americano: certamente gli aiuti da parte di Cina e Unione Sovietica furono determinanti per l'esercito del Nord, ma anche il sostegno da parte della massa di contadini, il sentimento nazionalista e l'incapacità statunitense di stabilire una chiara strategia e di fronteggiare la [[guerriglia]] giocarono un ruolo fondamentale.<ref>{{cita|Harper, 2020|p. 180}}.</ref><ref name="SabbatucciVidotto_B">{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 430-431}}.</ref>
La dottrina trovò le sue origini nei fallimenti del marxismo-leninismo in stati come la [[Polonia]], l'[[Ungheria]] e la [[Germania dell'Est]], che stavano affrontando un declino del tenore di vita in contrasto con la prosperità della Germania occidentale e del resto dell'Europa occidentale.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 153}}.</ref>
 
[[File:FSU protest Tallahassee rc01458.jpg|min|Protesta di studenti americani contro la guerra]]
===Escalation nel terzo mondo===
{{...}}
 
Gli insuccessi sul campo, le gravi perdite tra le proprie file e i massacri di cui l'esercito statunitense si macchiò scatenarono in patria, dove giungevano in televisione le immagini della tragedia, fortissime critiche verso l'intervento militare. Un vasto movimento pacifista [[Opposizione alla guerra del Vietnam|si mobilitò contro]] la "sporca" guerra con grandi manifestazioni. L'[[Offensiva del Têt]] del 1968 compiuta dai nord-vietnamiti smentì le previsioni dei vertici militari statunitensi circa la possibilità di un'imminente vittoria nel conflitto. Gli eventi costrinsero il presidente Johnson ad interrompere i bombardamenti e a dichiarare che non si sarebbe più ricandidato alla presidenza. Il suo successore, [[Richard Nixon]], iniziò una "[[vietnamizzazione]]" del conflitto con un progressivo disimpegno statunitense.<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 431}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|p. 95}}.</ref><ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 190-191}}.</ref>
===Il riavvicinamento sino-americano===
{{Vedi anche|Visita di Nixon in Cina del 1972}}
[[File:President Nixon meets with China's Communist Party Leader, Mao Tse- Tung, 02-29-1972 - NARA - 194759.tif|thumb|[[Mao Zedong]] e [[Richard Nixon]], durante la visita di quest'ultimo in Cina.]]
 
Nel 1973 si raggiunsero degli [[Accordi di pace di Parigi (1973)|accordi di pace a Parigi]] ma il conflitto proseguì per altri due anni quando [[Caduta di Saigon|Saigon cadde]] costringendo gli statunitensi ad una ingloriosa fuga dalla loro ambasciata. Negli stessi giorni, in [[Cambogia]] i [[Khmer rossi]] avevano scalzato il governo filo-occidentale e anche il [[Laos]] era caduto. Tutta l'[[Indocina]] era divenuta comunista.<ref>{{cita|Smith, 2000|p. 98}}.</ref><ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 431-432}}.</ref> Gli oltre dieci anni di guerra costarono agli Stati Uniti oltre {{M|50000}} morti e un vero e proprio ''shock''. La sua economia, la struttura militare e la sua immagine di potenza democratica ne uscirono profondamente compromesse.<ref name="SabbatucciVidotto_B" /><ref>{{cita|Harper, 2020|p. 190}}.</ref>
Come conseguenza della [[crisi sino-sovietica]], nel 1969 le tensioni lungo il confine tra Cina e Russia raggiunsero il loro apice e il presidente degli Stati Uniti [[Richard Nixon]] decise di usare questo conflitto per spostare gli equilibri di potere verso l'Occidente.<ref>{{cita|Dallek, 2007|p. 144}}.</ref> I cinesi avevano cercato di migliorare i rapporti con gli statunitensi al fine di ottenere vantaggi anche sui sovietici.
 
=== Invasione della Cecoslovacchia ===
Nel febbraio del 1972, Nixon annunciò uno straordinario riavvicinamento con la Cina<ref>{{cita|Gaddis, 2005|pp. 149–152}}.</ref> viaggiando a [[Pechino]] e incontrandosi con [[Mao Zedong]] e [[Zhou Enlai]]. Nello stesso tempo, l'Unione Sovietica aveva raggiunto una netta parità nucleare con gli Stati Uniti; nel frattempo, la guerra del Vietnam indeboliva l'influenza dell'America nel Terzo mondo e raffreddava le relazioni con l'Europa occidentale.<ref>{{cita|Buchanan|pp. 168–169}}.</ref> Anche se il conflitto indiretto tra i poteri della Guerra Fredda continuò tra la fine degli anni 1960 e l'inizio degli anni 1970, le tensioni cominciarono ad attenuarsi.<ref name="Palmowski" />
{{Vedi anche|Primavera di Praga|Invasione della Cecoslovacchia da parte del Patto di Varsavia}}
[[File:10 Soviet Invasion of Czechoslovakia - Flickr - The Central Intelligence Agency.jpg|min|sinistra|L'invasione della Cecoslovacchia del 1968 fu una delle più grandi operazioni militari avvenute sul suolo europeo dalla seconda guerra mondiale]]
 
Nel 1968 il segretario del partito comunista della [[Cecoslovacchia]], [[Alexander Dubček]], inaugurò un periodo, noto come [[Primavera di Praga]], di liberalizzazioni che comprendeva un aumento delle libertà personali, l'adozione di un sistema multipartitico, la limitazione al potere della polizia segreta e un'economia basata anche sui beni di consumo. In proposito si parlò di "[[Socialismo democratico|socialismo dal volto umano]]".<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 433}}.</ref>
===Nixon, Brezhnev e distensione===
{{Vedi anche|Accordi SALT|Accordi di Helsinki|Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa}}
 
In risposta, il 20 agosto 1968, l'esercito sovietico, insieme alla maggior parte dei loro alleati del Patto di Varsavia, [[Invasione della Cecoslovacchia da parte del Patto di Varsavia|invase la Cecoslovacchia]]. Inizialmente la reazione dei cecoslovacchi fu efficace, grazie a scioperi e resistenza passiva, ma successivamente i sovietici riuscirono a emarginare i dissidenti e a sostituire la dirigenza locale con una maggiormente affine a Mosca: Dubček fu sostituito con [[Gustáv Husák]] che iniziò un periodo di "[[Normalizzazione (Cecoslovacchia)|normalizzazione]]" che «tolse ogni residuo di libertà».<ref name="SabbatucciVidotto" /> tale evento seguì un'ondata di [[emigrazione]] che coinvolse alla fine circa {{formatnum:300000}} cechi e slovacchi che dovettero abbandonare il paese. L'invasione scatenò intense proteste da parte della [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]], della [[Repubblica Socialista di Romania|Romania]], della [[Cina]] e dei partiti comunisti dell'Europa occidentale.<ref name="Gaddis 2005, p. 154">{{cita|Gaddis, 2005|p. 154}}.</ref>
[[File:Carter_Brezhnev_sign_SALT_II.jpg|left|thumb|[[Leonid Il'ič Brežnev]] e [[Jimmy Carter]] firmano il trattato [[SALT II]], il 18 giugno 1979, a [[Vienna]].]]
 
===Dottrina Brežnev===
Dopo la sua visita in Cina, Nixon incontrò i leader sovietici, tra cui Breznev a Mosca.<ref name="bbc-nb">{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/may/22/newsid_4373000/4373149.stm|titolo=President Nixon arrives in Moscow|editore=BBC News|data=22 maggio 1972|accesso=10 giugno 2008|lingua=en}}</ref> Questi colloqui furono incentrati sulla limitazione delle armi strategiche e portarono a due importanti trattati sul controllo degli armamenti: [[SALT I]], il primo patto di limitazione globale firmato dalle due superpotenze, e il [[Trattato anti missili balistici]] che vietava lo sviluppo di sistemi progettati per intercettare i missili in arrivo. Questi miravano a limitare lo sviluppo di costosi missili anti-balistici e missili nucleari.<ref name="Karabell" />
{{Vedi anche|Dottrina Brežnev}}
[[File:Leonid Brezjnev, leider van de Sovjet-Unie, Bestanddeelnr 925-6564.jpg|min|verticale|[[Leonid Il'ič Brežnev]]]]
 
Nel settembre 1968, durante un discorso al quinto congresso del [[Partito Operaio Unificato Polacco]], un mese dopo l'invasione della Cecoslovacchia, il segretario generale del PCUS [[Leonid Il'ič Brežnev]] (succeduto a Chruščëv nel 1964) anticipò la cosiddetta [[dottrina Brežnev]], nella quale rivendicava il diritto di violare la sovranità di qualsiasi paese che tentasse di sostituire il marxismo-leninismo con il capitalismo. Durante il discorso, Brežnev dichiarò:<ref name="Gaddis 2005, p. 150">{{cita|Gaddis, 2005|p. 150}}.</ref>
Nixon e Breznev proclamarono una nuova era di "coesistenza pacifica" e stabilirono la nuova e rivoluzionaria politica di distensione (o cooperazione) tra le due superpotenze. Nel frattempo, Breznev tentò di migliorare l'economia sovietica, che si trovava in una situazione di declino, in parte a causa delle pesanti spese militari. Tra il 1972 e il 1974, le due parti concordarono anche di rafforzare i loro legami economici.<ref name="Lafeber 1993" /> Come risultato dei loro incontri, la distensione avrebbe sostituito l'ostilità della guerra fredda e i due paesi avrebbero vissuto reciprocamente in pace.<ref>{{en}} Robert S. Litwak, ''Détente and the Nixon doctrine: American foreign policy and the pursuit of stability, 1969–1976'' (Cambridge UP, 1986).</ref>
 
{{citazione|Quando le forze ostili al socialismo cercano di trasformare lo sviluppo di qualche paese socialista verso il capitalismo, diventa non solo un problema del paese interessato, ma un problema e una preoccupazione comuni a tutti i paesi socialisti.}}
Nel frattempo, questi sviluppi coincisero con l'"''[[Ostpolitik]]''" del cancelliere della Germania dell'Ovest [[Willy Brandt]].<ref name="Gaddis 2005, p. 154"/> Altri accordi vennero conclusi per stabilizzare la situazione in Europa, culminando negli [[accordi di Helsinki]] firmati alla [[Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa]] del 1975.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 188}}</ref>
 
La dottrina trovò le sue origini nei fallimenti del marxismo-leninismo in stati come la [[Repubblica Popolare di Polonia|Polonia]], l'[[Repubblica Popolare d'Ungheria|Ungheria]] e la [[Germania dell'Est]], che stavano affrontando un declino del tenore di vita in contrasto con la prosperità della Germania occidentale e del resto dell'Europa occidentale.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 153}}.</ref>
===Deterioramento delle relazione alla fine degli anni '70===
 
===Escalation nel terzo mondo===
Negli anni [[1970]], il [[KGB]], guidato da [[Jurij Vladimirovič Andropov]], continuò a perseguitare illustre personalità sovietiche come [[Aleksandr Solzhenitsyn]] e [[Andrei Sakharov]], che criticavano duramente la leadership sovietica.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 186}}</ref> Il conflitto indiretto tra le superpotenze continuò in nel clima di distensione nel Terzo mondo, in particolare durante le crisi politiche in Medio Oriente, [[Cile]], [[Etiopia]] e [[Angola]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 178}}</ref>
 
Durante l'amministrazione di [[Lyndon Johnson]], divenuto presidente dopo l'[[assassinio di John F. Kennedy]], gli Stati Uniti assunsero una posizione più dura nei confronti dell'[[America Latina]] secondo la cosiddetta "[[dottrina Johnson]]".<ref>{{cita|LaFeber, 1993a|pp. 186-190}}.</ref> Nel 1964 l'esercito brasiliano rovesciò il governo del presidente [[João Goulart]] con il sostegno statunitense. L'anno successivo gli USA diedero avvio all'[[Operazione Power Pack]] inviando circa {{M|22000}} soldati nella [[Repubblica Dominicana]] dove era scoppiata una guerra civile preoccupati della minaccia di una rivoluzione in stile cubano in America Latina. All'operazione prese parte anche la [[Forza di pace interamericana]] per mandato della [[Organizzazione degli Stati Americani]]. Gli eventi si conclusero con la vittoria nel 1966 alle elezioni del filostatunitense [[Joaquín Balaguer]].<ref>{{cita|LaFeber, 1993a|pp. 191, 194-197}}.</ref><ref>{{cita|Itzigsohn, 2000|pp. 41-42}}.</ref>
Sebbene il presidente [[Jimmy Carter]] avesse tentato di istituire un ulteriore limite alla corsa agli armamenti, grazie all'accordo [[SALT II]] del 1979,<ref>{{Cita news|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/june/18/newsid_4508000/4508409.stm|titolo=Leaders agree arms reduction treaty|editore=BBC News|data=18 giugno 2008|accesso=10 giugno 2008|lingua=en}}</ref> i suoi sforzi vennero indeboliti da alcuni eventi accaduti quell'anno, tra cui la [[rivoluzione iraniana]] e la [[rivoluzione del Nicaragua]], che avevano spodestato i rispettivi regimi, e la sua rappresaglia contro l'[[Guerra in Afghanistan (1979-1989)|intervento sovietico in Afghanistan]] iniziato a dicembre.<ref name="Lafeber 1993" />
 
[[File:Suharto_at_funeral.jpg|min|sinistra|[[Suharto]] di Indonesia partecipa ai funerali di cinque suoi generali il 2 ottobre 1965]]
=="Seconda Guerra Fredda" (1979-85)==
 
Nel 1965, in [[Indonesia]], l'intransigente generale anticomunista [[Suharto]] strappò il controllo dello stato al suo predecessore [[Sukarno]]. L'anno successivo, con l'aiuto degli USA e di altri governi occidentali, i militari guidarono l'uccisione di circa {{M|500000}} membri e simpatizzanti del [[Partito Comunista Indonesiano]] e di altre organizzazioni di sinistra.<ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 178-179}}.</ref>
Con il termine "seconda guerra fredda" ci si riferisce all'intenso periodo che va dalla fine degli anni 1970 a metà degli anni 1980 caratterizzato da un risveglio delle tensioni e dei conflitti tra le maggiori potenze, con entrambe le parti che divennero sempre più militariste.<ref name=autogenerated2>{{cita|Halliday, 2001|p. 2e}}</ref> Lo storico John Patrick Diggins disse: "[[Ronald Reagan|Reagan]] fece di tutto per combattere la seconda guerra fredda, sostenendo le contro-insurrezioni nel terzo mondo".<ref>{{Cita libro|autore=John P. Diggins|titolo=Ronald Reagan: Fate, Freedom, And the Making of History|url=https://books.google.com/books?id=N-bQtjYcy0AC&pg=PA267|anno=2007|editore=W. W. Norton |p=267|isbn=978-0-393-06022-5|lingua=en}}</ref> Il suo collega [[Michael Cox (professore)|Michael Cox]] ha invece osservata che: "L'intensità di questa seconda guerra fredda è stata grande quanto fu breve la sua durata breve."<ref>{{Cita libro|autore=Michael Coxtitolo=Beyond the Cold War: Superpowers at the Crossroads|url=https://books.google.com/books?id=cUsOYWpQZbAC&pg=PR18|anno=1990|editore=University Press of America|p=18|isbn=978-0-8191-7865-7|lingua=en}}</ref>
 
Il [[Medio Oriente]] fu un teatro di forti contese. L'[[Egitto]] venne sostenuto militarmente e economicamente dall'Unione Sovietica durante la [[guerra dei sei giorni]] e la [[guerra d'attrito]] contro il filo-occidentale [[Israele]]. Nonostante un avvicinamento egiziano all'occidente nel 1972 sotto il nuovo presidente [[Anwar al-Sadat]], i sovietici continuarono a sostenere il paese, insieme alla [[Siria]], durante la [[guerra dello Yom Kippur]] dell'anno successivo. Nella regione, l'URSS aveva stabilito anche strette relazioni con lo [[Yemen del Sud]] comunista, nonché con i governi nazionalisti di [[Algeria]] e [[Iraq]]. In risposta, gli USA finanziarono segretamente i ribelli [[curdi]] guidati da [[Mustafa Barzani]] durante la [[seconda guerra iracheno-curda]]; i curdi furono sconfitti nel 1975. L'assistenza sovietica indiretta alla parte [[palestina|palestinese]] nel [[conflitto israelo-palestinese]] comprese il sostegno all'[[Organizzazione per la liberazione della Palestina]] (OLP) di [[Yasser Arafat]].<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 454-456}}.</ref><ref>{{cita|Harper, 2020|p. 214}}.</ref>
=== Guerra sovietica in Afghanistan ===
{{Vedi anche|Guerra civile in Afghanistan|Guerra in Afghanistan (1979-1989)}}
 
In Africa orientale, una disputa territoriale tra [[Somalia]] ed [[Etiopia]] condusse alla [[guerra dell'Ogaden]]. Intorno al giugno 1977, le truppe somale occuparono la regione avanzando poi verso le posizioni etiopi sui [[monti Ahmar]]. Entrambi i paesi erano vicini all'URSS; la Somalia era guidata dal militare marxista [[Siad Barre]] mentre l'Etiopia era controllata dal [[Derg]], una giunta militare fedele al filo-sovietico [[Mengistu Haile Mariam]]. Inizialmente i sovietici tentarono una moderazione su entrambi, ma nel novembre 1977 Barre interruppe i rapporti con Mosca ed espulse i suoi consiglieri militari sovietici per poi rivolgersi al ''[[Safari Club]]'', una cooperazione di agenzie di ''[[intelligence]]'' filostatunitensi, per supporto e armi. Pur rifiutando di prendere parte direttamente alle ostilità, l'Unione Sovietica contribuì alla riuscita di una controffensiva etiope per espellere la Somalia dall'Ogaden.<ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 227-228}}.</ref>
[[File:Reagan sitting with people from the Afghanistan-Pakistan region in February 1983.jpg|thumb|Il presidente Reagan rende pubblico il suo sostegno incontrando i leader dei ''[[mujaheddin]]'' afgani alla Casa Bianca nel 1983.]]
 
[[File:Reunión Pinochet - Kissinger.jpg|min|[[Augusto Pinochet]] con [[Henry Kissinger]]]]
Nell'aprile 1978, il [[Partito Democratico Popolare dell'Afghanistan]] (PDPA) prese il potere in [[Afghanistan]] durante la [[Rivoluzione di Saur]]. In pochi mesi, gli oppositori del governo comunista lanciarono una rivolta nell'Afghanistan orientale che si espanse rapidamente in una [[Guerra civile in Afghanistan|guerra civile]] condotta dai guerriglieri ''[[mujaheddin]]'' contro le forze governative su scala nazionale.<ref name="hussain"/> Gli insorti avevano ricevuto l'addestramento militare e armi nel vicino [[Pakistan]] e in Cina,<ref>{{cita|Starr, 2004|pp. 157–158}}</ref><ref name=Warren>{{cita|Warren|1992}}</ref> mentre l'Unione Sovietica inviò migliaia di consiglieri militari per sostenere il governo PDPA.<ref name="hussain">{{cita|Hussain, 2005|pp. 108–109}}</ref> Nel frattempo, il crescente attrito tra le fazioni concorrenti del PDPA, il dominante ''[[Khalq]]'' e il più moderato ''[[Parcham]]'', portarono al licenziamento dei membri del gabinetto di Parchami e all'arresto degli ufficiali militari con il pretesto di un colpo di stato da lui organizzato. Verso la metà del 1979, gli Stati Uniti avviarono un programma segreto per assistere i ''mujaheddin''.<ref>{{cita|Meher, 2004|pp. 68–69, 94}}</ref>
 
In [[Cile]], il socialista [[Salvador Allende]] divenne nel 1970 il primo marxista [[Elezioni presidenziali in Cile del 1970|eletto democraticamente presidente]] di un paese delle [[Americhe]]. La CIA si adoperò per la sua rimozione minando il suo sostegno a livello nazionale contribuendo a disordini che sfociarono l'11 settembre 1973 in [[Colpo di Stato in Cile del 1973|un colpo di Stato]] che portò al potere il generale [[Augusto Pinochet]]. Pinochet operò come dittatore militare, ritirò le riforme economiche di Allende mentre gli oppositori di sinistra furono uccisi o imprigionati sotto la ''[[Dirección de inteligencia nacional]]''. Il regime cileno fu uno dei principali partecipanti all'[[operazione Condor]], una campagna internazionale di assassinio politico e [[terrorismo di stato]] organizzata da dittature militari di destra nel [[Cono Sud]] segretamente sostenuta dal governo degli Stati Uniti.
Nel settembre 1979, il presidente [[Nur Mohammad Taraki]] venne assassinato in un colpo di stato avvenuto all'interno del PDPA e orchestrato dal suo collega ''Khalq'', [[Hafizullah Amin]], che assunse così la presidenza. Diffidato dai sovietici, Amin fu assassinato dalle forze speciali sovietiche nel dicembre 1979. Un governo organizzato dai sovietici, guidato da [[Babrak Karmal]] di ''Parcham'' ma inclusivo di entrambe le fazioni, riempì il vuoto governativo. Le truppe sovietiche furono schierate per stabilizzare l'Afghanistan sotto Karmal in quantità più consistenti, sebbene il governo sovietico non si aspettasse che la maggior parte dei combattimenti sarebbero stati effettuati in quel territorio. Di conseguenza, tuttavia, i sovietici furono ora direttamente coinvolti in quella che era stata una guerra interna dell'Afghanistan.<ref>{{cita|Kalinovsky, 2011|pp. 25–28}}</ref>
 
[[File:Cuban_PT-76_Angola.JPG|min|sinistra|Carro armato [[PT-76]] cubano per le strade di [[Luanda]] in [[Angola]]]]
Carter rispose all'intervento sovietico ritirando il trattato SALT II dal [[Senato degli Stati Uniti d'America|Senato]], imponendo [[embargo|embarghi]] sulle spedizioni di grano e sulla tecnologia verso l'Unione Sovietica e chiedendo un aumento significativo delle spese militari. Inoltre, annunciò che gli Stati Uniti avrebbero boicottato le [[Giochi della XXII Olimpiade|Olimpiadi estive del 1980 a Mosca]]. Egli descrisse l'incursione dei sovietici come "la più grave minaccia alla pace dalla seconda guerra mondiale".<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 211}}</ref>
 
Il 24 aprile 1974, la [[rivoluzione dei garofani]] estromise [[Marcello Caetano]] e il suo [[Estado Novo (Portogallo)|governo di destra]] dal [[Portogallo]] accelerando la fine dell'[[Impero portoghese]]. L'indipendenza fu frettolosamente concessa ad alcune colonie, tra cui l'[[Angola]] dove scoppiò [[Guerra civile in Angola|una violenta guerra civile]] tra tre fazioni socialiste di cui una sola, il [[Movimento Popolare di Liberazione dell'Angola]] (MPLA), vantava stretti legami con l'Unione Sovietica che fornì armi e assistenza mentre da Cuba arrivarono soldati. CIA e Cina, invece, offrirono sostanziali aiuti segreti alle altre due fazioni contendenti. Tuttavia, l'invio di truppe cubane e armi sovietiche permise all'MPLA di assicurarsi la vittoria.<ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 215-216}}.</ref>
===Reagan e Thatcher===
{{Vedi anche|Dottrina Reagan|Thatcherismo}}
 
Durante la guerra del Vietnam, il Vietnam del Nord utilizzò aree di confine con la [[Cambogia]] grazie all'assenso del capo di Stato cambogiano [[Norodom Sihanouk]]. Nel marzo 1970 Sihanouk venne spodestato dal generale filoamericano [[Lon Nol]] che ordinò ai nordvietnamiti di lasciare il paese. Di conseguenza il Vietnam del Nord tentò di invadere la Cambogia lottando insieme ai comunisti locali (soprannominati i ''[[Khmer Rossi]]'') per rovesciare il governo. Sihanouk fu costretto a fuggire a [[Pechino]] dove dette vita al [[Governo reale d'unità nazionale di Kampuchea]]. Le forze statunitensi e sud vietnamite risposero con una campagna di bombardamenti e una breve incursione di terra contribuendo allo scoppio di [[Guerra civile in Cambogia|una violenta guerra civile]]. I [[Operazione Freedom Deal|bombardamenti a tappeto statunitensi]] durarono fino al 1973 impedendo ai Khmer rossi di impadronirsi della capitale ma, nel contempo, hanno anche accelerato il collasso della società rurale, aumentato la polarizzazione sociale e ucciso decine di migliaia di civili. Dopo aver preso il potere e aver preso le distanze dai vietnamiti, il leader filo-cinese dei Khmer rossi [[Pol Pot]] [[genocidio cambogiano|uccise da 1,5 a 2 milioni]] di cambogiani nei campi di sterminio. Nel dicembre del 1978 il [[Guerra cambogiano-vietnamita|Vietnam invase la Cambogia]] riuscendo a deporre Pol Pot e dando vita alla [[Repubblica Popolare di Kampuchea]] guidata da un [[governo fantoccio]] presieduto [[Heng Samrin]] e sostenuto dall'Unione Sovietica.<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 438-539}}.</ref><ref>{{cita|Harper, 2020|p. 230}}.</ref>
[[File:Reagan-Thatcher cabinet talks.jpg|thumb|Il ministero di Thatcher incontra il gabinetto di Reagan alla Casa Bianca, nel 1981.]]
[[File:Cold War Map 1980.svg|thumb|left|La mappa mondiale delle alleanze militari nel 1980]]
 
===Il riavvicinamento sino-americano===
Nel gennaio del 1977, quattro anni prima di diventare presidente, [[Ronald Reagan]] dichiarò apertamente, in una conversazione con [[Richard Allen]], le sue aspettative base in relazione alla Guerra Fredda con queste parole: "La mia idea della politica americana nei confronti dell'Unione Sovietica è semplice, e alcuni direbbero semplicistica", affermò, "È questa: vinceremo e loro perderanno. Cosa ne pensi?"<ref>{{Cita web|cognome=Allen |nome=Richard V. |url=http://www.hoover.org/publications/hoover-digest/article/7398 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110501052925/http://www.hoover.org/publications/hoover-digest/article/7398 |dataarchivio=1º maggio 2011 |titolo=The Man Who Won the Cold War |editore=Hoover.org |accesso=3 novembre 2011|lingua=en}}</ref> Nel 1980, Ronald Reagan sconfisse [[Jimmy Carter]] nelle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1980|elezioni presidenziali del 1980]], promettendo di aumentare le spese militari e di affrontare i sovietici ovunque.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 189}}</ref> Sia Reagan, sia il nuovo [[primo ministro britannico]] [[Margaret Thatcher]] accusarono l'Unione Sovietica e la sua ideologia; Reagan la etichettò come un "[[impero del male]]" e predisse che il comunismo sarebbe finito nel "mucchio di cenere della storia", mentre Thatcher descrisse i sovietici come "inclini al dominio del mondo".<ref name="Gaddis 2005, p. 197">{{cita|Gaddis, 2005|p. 197}}</ref>
{{Vedi anche|Visita di Nixon in Cina del 1972}}
[[File:President Nixon meets with China's Communist Party Leader, Mao Tse- Tung, 02-29-1972 - NARA - 194759.tif|min|[[Mao Zedong]] e [[Richard Nixon]] durante la visita di quest'ultimo in Cina]]
 
All'inizio degli [[anni 1970]], complice anche la crisi sino-sovietica, si assistette ad un avvicinamento tra Stati Uniti e Cina. Da una parte il presidente statunitense [[Richard Nixon]] voleva sfruttare il contesto per spostare gli equilibri di potere verso l'Occidente, dall'altra i cinesi cercavano di migliorare i rapporti con gli americani al fine di ottenere vantaggi anche sui sovietici e di aprire i commerci con l'Occidente e con il [[Giappone]]. Grande sorpresa destò la decisione cinese di invitare pubblicamente la squadra statunitense di [[tennistavolo]] di visitare il paese nel 1971 inaugurando la "[[diplomazia del ping pong]]".<ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 199-200}}.</ref><ref name=Smith133-134>{{cita|Smith, 2000|pp. 133-134}}.</ref>
All'inizio del 1985, la posizione anticomunista di Reagan si era sviluppata in una posizione nota come la nuova [[dottrina Reagan]], che, oltre al ''containment'', prevedeva un diritto aggiuntivo di sovvertire i governi comunisti esistenti.<ref name="Graebner, Burns & Siracusa 2008, 76">{{en}} Graebner, Norman A., Richard Dean Burns & Joseph M. Siracusa (2008). ''[https://books.google.com/books?id=r71u_AgE7iYC Reagan, Bush, Gorbachev: Revisiting the End of the Cold War].'' Westport, Connecticut: Greenwood Press. p. 76. {{ISBN|978-0-313-35241-6}}.</ref> Oltre a continuare la politica di Carter a sostegno degli oppositori islamici dell'Unione Sovietica, la CIA cercò anche di indebolire l'URSS stessa promuovendo l'islamismo nei paesi a maggioranza islamica dell'Asia centrale.<ref name="Singh 1995, 130">{{en}} Singh, Bilveer (1995). "Jemaah Islamiyah". In Wilson John & Swati Parashar (Eds.) ''[https://books.google.com/books?id=cAE-bxSXayMC Terrorism in Southeast Asia: Implications for South Asia]''. Singapore and Delhi: ORF-Pearson-Longman. p. 130. {{ISBN|978-81-297-0998-1}}.</ref> Inoltre, la CIA incoraggiò l'ISI pakistana anti-comunista ad addestrare i musulmani di tutto il mondo a partecipare alla ''[[jihād]]'' contro l'Unione Sovietica.<ref name="Singh 1995, 130"/>
 
Successivamente il [[segretario di Stato]] [[Henry Kissinger]] visitò segretamente la Cina per preparare il riavvicinamento delle due potenze perseguendo la sua idea di "diplomazia triangolare". Nel febbraio del 1972, Nixon annunciò una [[Visita di Nixon in Cina del 1972|storica visita in Cina]] nella quale, a [[Pechino]], incontrò [[Mao Zedong]] e [[Zhou Enlai]]. Il presidente statunitense definì i sette giorni che passò nel paese asiatico come «la settimana che cambiò il mondo».<ref name=Smith133-134/><ref>{{cita|Gaddis, 2005|pp. 149-152}}.</ref><ref>{{cita|Harper, 2020|p. 199}}.</ref>
===Movimento polacco di solidarietà e legge marziale===
{{Vedi anche|Solidarność|Legge marziale in Polonia}}
 
===Nixon, Brežnev e distensione===
[[Papa Giovanni Paolo II]] fornì un'anima morale per l'[[anticomunismo]]; una visita nella sua nativa [[Polonia]] avvenuta nel 1979 stimolò una risurrezione religiosa e nazionalista incentrata sul movimento di ''[[Solidarność]]'', che galvanizzò l'opposizione ma che potrebbe aver favorito il suo [[Attentato a Giovanni Paolo II|tentato assassinio]] avvenuto due anni dopo.<ref>Henze, p. 171</ref> Nel dicembre 1981, il polacco Wojciech Jaruzelski reagì alla crisi imponendo un periodo di legge marziale. Reagan impose sanzioni economiche alla Polonia in risposta.<ref name="Gaddis219" /> Mikhail Suslov, il principale ideologo del Cremlino, consigliò ai leader sovietici di non intervenire se la Polonia cadesse sotto il controllo di Solidarnosc, per timore che potesse portare a pesanti sanzioni economiche, rappresentando una catastrofe per l'economia sovietica.<ref name="Gaddis219">{{cita|Gaddis, 2005|pp. 219–222}}</ref>
{{Vedi anche|Accordi SALT|Accordi di Helsinki}}
[[File:Leonid Brezhnev and Richard Nixon talks in 1973.png|sinistra|min|[[Leonid Il'ič Brežnev]] e [[Richard Nixon]] a Washington nel 1973; l'incontro fu un evento di spicco nella distensione tra Unione Sovietica e Stati Uniti]]
 
Dopo la sua visita in Cina, Nixon incontrò i leader sovietici, tra cui Brežnev a Mosca nel 1972. Questi colloqui portarono a due importanti trattati sul controllo degli armamenti: [[SALT I]], il primo patto di limitazione globale firmato dalle due superpotenze, e il [[Trattato anti missili balistici]] che vietava lo sviluppo di sistemi progettati per intercettare i missili in arrivo. Nixon e Brežnev proclamarono una nuova era di "coesistenza pacifica" e stabilirono la nuova e rivoluzionaria politica di [[Distensione (politica)|distensione]] (o cooperazione) tra le due superpotenze. Nel frattempo, Brežnev tentò di migliorare l'economia sovietica, che si trovava in una situazione di declino, in parte a causa delle pesanti spese militari. Tra il 1972 e il 1974, le due parti concordarono anche di rafforzare i loro legami economici. Come risultato dei loro incontri, la distensione avrebbe sostituito l'ostilità della guerra fredda e i due paesi avrebbero vissuto reciprocamente in pace.<ref name="Lafeber 1993" /><ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 209, 212}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 136, 140-141}}.</ref>
===Questioni militari ed economiche sovietiche e statunitensi===
{{Vedi anche|Strategic Defense Initiative|RSD-10|MGM-31 Pershing}}
[[File:US and USSR nuclear stockpiles.svg|thumb|Scorte di armi nucleari statunitensi e sovietiche e russe tra il 1945-2006.]]
 
Contestualmente si cercò di estendere i risultati della distensione anche nello scenario europeo. In tal senso, importanti sviluppi coincisero sviluppi coincisero con l'"''[[Ostpolitik]]''" del cancelliere della Germania dell'Ovest [[Willy Brandt]] che mirava alla normalizzazione dei rapporti con i paesi del blocco orientale.<ref name="Gaddis 2005, p. 154"/><ref>{{cita|Clementi, 2002|p. 45}}.</ref> Una serie di colloqui tenutisi a [[Vienna]] tra il 1973 e il 1975 e noti come "[[Mutual and Balanced Force Reductions]]" tentarono senza particolare successo di trovare un accordo tra NATO e Patto di Varsavia per la riduzione delle forze militari convenzionali di stanza in Europa. Altri accordi vennero conclusi per stabilizzare la situazione, culminando negli [[accordi di Helsinki]] firmati alla [[Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa]] del 1975 con cui si riconosceva, tra l'altro, la situazione di fatto dei confini e l'esclusione della loro modifica mediante l'uso della forza, riducendo così di molto le tensioni.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 188}}.</ref><ref>{{cita|Harper, 2020|p. 212}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|p. 141}}.</ref>
Mosca aveva messo in piedi un esercito che richiedeva fino al 25% del [[prodotto nazionale lordo]] dell'Unione Sovietica a scapito dei [[beni di consumo]] e degli investimenti nei settori civili.<ref name="LaFeber 2002, p. 332">{{cita|LaFeber, 2002|p. 332}}</ref> La spesa sovietica per la corsa agli armamenti e per altri impegni relativi alla guerra fredda causò e aggravò molti problemi strutturali profondi nella società<ref>{{Cita libro|cognome1=Towle |nome1=Philip |titolo=The Oxford History of Modern War |p=159}}</ref> comportando almeno un decennio di [[stagnazione|stagnazione economica]] durante gli ultimi anni di Brezhnev.
 
[[File:ASTP_handshake_-_cropped.jpg|min|L'astronauta statunitense [[Thomas Stafford]] stringe la mano al cosmonauta sovietico [[Aleksei Leonov]] durante la missione congiunta [[Programma test Apollo-Sojuz|Apollo-Sojuz]]]]
Gli investimenti sovietici nel settore della difesa non vennero guidati dalla necessità militare, ma in gran parte dagli interessi delle massicce burocrazie statali e di partito che dipendevano dal settore per garantire il proprio potere e i propri privilegi.<ref>{{cita|LaFeber, 2002|p. 335}}</ref> Le forze armate sovietiche divennero le più grandi al mondo in termini di numero e tipi di armi che possedevano, per il numero di truppe nelle loro file e per le dimensioni della loro base militare-industriale.<ref name="Odom">{{cita|Odom, 2000|p. 1}}</ref> Tuttavia, i vantaggi quantitativi detenuti dall'esercito sovietico nascondevano spesso aree in cui il blocco orientale era drammaticamente in ritardo rispetto all'Occidente.<ref>{{cita|LaFeber, 2002|p. 340}}</ref> Ad esempio, la [[Guerra del Golfo Persico]] ha dimostrato come l'armatura, i sistemi di controllo antincendio e il raggio di tiro del più importante [[carro armato]] sovietico, il [[T-72]], fossero drasticamente inferiori rispetto all'[[M1 Abrams]] statunitense, eppure l'URSS schierò un numero di T-72 quasi tre volte maggiore rispetto a quanto fecero gli americani con l'M1.<ref>{{Cita news|url=http://articles.chicagotribune.com/1992-02-07/news/9201120109_1_soviet-report-reconnaissance-strike-military-force|titolo=Desert Storm Filled Soviet Military With Awe|opera=tribunedigital-chicagotribune|accesso=15 ottobre 2017|lingua=en}}</ref>
 
Un altro segno della distensione venne dallo spazio, dove da anni le due potenze facevano a gara per prevalere: il 17 luglio 1975 [[Programma test Apollo-Sojuz|una navicella spaziale statunitense e una sovietica]] si agganciarono nell'[[Orbita geocentrica|orbita intorno alla Terra]] consentendo ai due equipaggi di potersi trasferire da una navicella spaziale verso l'altra.
[[File:SDIO Delta Star.jpg|thumb|left|upright|Il veicolo di lancio Delta 183 decolla trasportando il sensore sperimentale dello ''[[Strategic Defense Initiative]]''.]]
 
Nonostante il successo della politica di distensione, le rivalità ideologiche tra le due potenze continuarono a persistere con Brežnev che non perdeva occasione per dichiarare l'irreversibilità della vittoria del comunismo e con il continuo sospetto da parte statunitense. Anche gli accordi SALT-1 non misero fine allo sviluppo di nuovi armamenti soprattutto sul piano qualitativo, poiché la crescita quantitativa era preclusa. In particolare vennero sviluppati i sistemi [[MIRV]] in grado di permettere ad un solo missile balistico di trasportare più testate nucleari al fine di colpire molteplici bersagli simultaneamente. Sebbene gli accordi SALT I prevedessero un maggior numero di missili in capo agli arsenali sovietici, gli Stati Uniti apparivano strategicamente più avvantaggiati grazie ad una tecnologia migliore e ad una maggior [[forza di proiezione]].<ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 142-143}}.</ref>
All'inizio degli [[anni 1980]], l'Unione Sovietica aveva costruito un arsenale militare e un esercito che superava quello degli Stati Uniti. Subito dopo l'invasione sovietica dell'Afghanistan, il presidente Carter iniziò a rafforzare massicciamente l'esercito degli statunitense. Questo incremento venne accelerato dall'amministrazione Reagan che portò le spese militari dal 5,3% del PIL nel 1981 al 6,5% nel 1986,<ref>{{Cita libro|curatore-cognome1=Carliner|curatore-nome1=Geoffrey |curatore-cognome2=Alesina |curatore-nome2=Alberto |titolo=Politics and Economics in the Eighties |editore=University of Chicago Press |anno=1991 |p=6 |isbn=0-226-01281-6|lingua=en}}</ref> il più grande potenziamento relativo alla difesa che si sia mai registrato in tempo di pace nella storia degli Stati Uniti.<ref>{{Cita news|opera=The Boston Globe|editore=Boston.com|accesso=28 maggio 2014|data=29 marzo 2006|titolo=Caspar W. Weinberger, 88; Architect of Massive Pentagon Buildup|url=http://www.boston.com/news/globe/obituaries/articles/2006/03/29/caspar_w_weinberger_88_architect_of_massive_pentagon_buildup/|autore=Feeney, Mark|lingua=en}}</ref>
 
Trattative per un [[SALT II|nuovo accordo]] sulla limitazioni alle armi nucleari venne congelata dallo [[scandalo Watergate]] che costò la presidenza a Nixon. I colloqui, tuttavia, proseguirono con il successore [[Gerald Ford]] che continuò ad avvalersi dell'attività diplomatica di Kissinger. La bozza del nuovo trattato venne fortemente criticata negli Stati Uniti in quanto avrebbe posto in una posizione privilegiata le forze sovietica che disponevano di razzi in grado di trasportare fino a 10 testate indipendenti contro le 3 della controparte; il dibattito che ne seguì spinse lo stesso Ford ad aspettare le imminenti [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1976|elezioni presidenziali del 1976]] per sottoporre il trattato alla ratifica.<ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 141-145}}.</ref>
Nei primi [[anni 1980]] le tensioni continuarono ad intensificarsi quando Reagan rianimò il programma [[B-1 Lancer]] precedentemente cancellato dall'amministrazione Carter, mise in produzione l'[[LGM-118 Peacekeeper]],<ref>{{Cita web|url=https://fas.org/nuke/guide/usa/icbm/lgm-118.htm|titolo=LGM-118A Peacekeeper|accesso=10 aprile 2007|data=15 agosto 2000|editore=Federation of American Scientists|lingua=en}}</ref> fece installare missili da crociera statunitensi in Europa e annunciò la sperimentazione di una [[Strategic Defense Initiative|iniziativa di difesa strategica]] (''Strategic Defense Initiative''), soprannominata "''Star Wars''" dai media, un programma di difesa per abbattere i missili nemici a metà volo.<ref name="ShieldSpace?">{{cita|Lakoff|p. 263}}.</ref>
 
=== Euromissili e deterioramento delle relazioni alla fine degli anni settanta ===
Conseguentemente all'accumulo di tensioni tra l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti e lo spiegamento di [[missile balistico|missili balistici]] [[RSD-10]] sovietici puntati sull'Europa occidentale, la NATO decise, con l'impulso della presidenza Carter, di schierare ''[[MGM-31 Pershing]]'' e missili da crociera in Europa, in particolare in Germania Ovest.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 202}}</ref> Questo spiegamento avrebbe posto i missili in condizione di raggiungere la città di Mosca in soli 10 minuti.<ref>Garthoff, p. 88</ref>
[[File:Carter Brezhnev sign SALT II.jpg|sinistra|min|[[Leonid Il'ič Brežnev]] e [[Jimmy Carter]] firmano il trattato [[SALT II]]]]
 
Le trattative per un nuovo accordo sulle [[armi nucleari]] vennero riprese dal nuovo presidente statunitense [[Jimmy Carter]]. Tuttavia, volendo distaccarsi dalla bozza di Ford che aveva pesantemente criticato in campagna elettorale, Carter suscitò la disapprovazione dei sovietici rallentando l'iter diplomatico. Carter inoltre accusò i sovietici di non rispettare i [[diritti umani]] richiamandoli ad ottemperare agli [[accordi di Helsinki]]; Mosca rispose diffidando il [[governo statunitense]] nell'intromettersi nella loro politica interna.<ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 152-154}}.</ref>
Nonostante il rafforzamento militare voluto da Reagan, l'Unione Sovietica non reagì aumentando a sua volta l'esercito,<ref>{{en}} {{Cita news|url= https://www.theatlantic.com/past/politics/foreign/reagrus.htm|titolo=Reagan and the Russians|data=febbraio 1994|opera=The Atlantic|autore=Lebow, Richard Ned & Janice Gross Stein|accesso=28 maggio 2010}}</ref> poiché le già enormi spese militari insieme ad un'inefficiente [[economia pianificata]] e all'agricoltura collettivizzata, rappresentavano già un pesante onere per l'economia sovietica.<ref name="Gaidar, Yegor"/> Allo stesso tempo, l'[[Arabia Saudita]] aumentò la produzione di petrolio,<ref>{{en}} {{Cita web|url=http://www.iet.ru/files/persona/gaidar/un_en.htm|titolo=Public Expectations and Trust towards the Government: Post-Revolution Stabilization and its Discontents|accesso=15 marzo 2008|autore=Gaidar, Yegor|wkautore=Yegor Gaidar |editore=The Institute for the Economy in Transition}}</ref> così come fecero anche le altre nazioni non OPEC.<ref name="EIA">{{en}} "[http://www.eia.doe.gov/emeu/international/contents.html Official Energy Statistics of the US Government]", EIA&nbsp;— International Energy Data and Analysis. Accesso il 4 luglio 2008.</ref> Ciò comportò ad una saturazione di petrolio che colpì l'Unione Sovietica che faceva delle esportazioni di greggio una delle sue più importanti fonti di reddito.<ref name="LaFeber 2002, p. 332"/><ref name="Gaidar, Yegor"/> Tutti questi eventi portarono gradualmente l'economia sovietica ad una fase di [[stagnazione]].<ref name="Gaidar, Yegor">Gaidar 2007 pp. 190–205</ref>
 
Nel 1977 i servizi segreti occidentali scoprirono che l'[[URSS]] aveva messo a punto una nuova categoria di sistema missilistico [[RSD-10]] (che al tempo divenne noto come [[SS-20]]) e ne aveva in corso il suo dispiegamento, questo sistema alterava fortemente l'equilibrio di forze fra [[NATO]] e [[Patto di Varsavia]], ponendo quest'ultimo in decisa posizione di vantaggio, avendo una gittata in grado di coprire tutta l'[[blocco occidentale|Europa occidentale]], con maggior precisione sull'obiettivo rispetto ai precedenti missili sovietici, trasportando inoltre multiple testate atomiche indipendenti; inoltre la sua elevata mobilità lo rendeva meno vulnerabile in caso di conflitto. I piani sovietici prevedevano il dispiegamento di 300 lanciatori SS-20 in 18 basi, di queste 12 risultavano già operative. Inoltre era in corso il dispiegamento di un nuovo modello del bombardiere [[Tupolev Tu-22M]], in grado di volare ad alta velocità, ma a bassa quota sfuggendo ai radar. Questo salto qualitativo degli armamenti da teatro trovava la NATO completamente impreparata e priva di armamenti in grado di controbilanciare lo squilibrio e di fornire, in caso di attacco una risposta simile, per cui l'unica reazione in caso d'attacco avrebbe dovuto manifestarsi tramite il lancio di [[Missile balistico intercontinentale|missili intercontinentali]]<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Rapporti est-ovest 1977-79 La vicenda degli euromissili|autore=Antonio Ciarrapico|rivista=Rivista di Studi Politici Internazionali|volume=Vol. 69|numero=No. 3 (275)|anno=2002|mese=Luglio-Settembre|editore=|pp=363-380|url=https://www.jstor.org/stable/42741307|cid=Ciarrapico}}</ref>.
[[File:KAL007.svg|thumb|La mappa della rotta del ''[[Volo Korean Air Lines 007]]'' abbattuto dalle forze aeree sovietiche.]]
 
La situazione divenne sempre più difficile anche per le tensioni dovute alla [[Rivoluzione sandinista]] in [[Nicaragua]] e alla vittoria dei [[Rivoluzione iraniana|rivoluzionari in Iran]] che avevano messo fine alla [[dinastia Pahlavi]] filo-statunitense. Nonostante, l'accordo [[SALT II]] venne firmato nel giugno del 1979 a [[Vienna]].<ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 154-157}}.</ref>
Il 1 ° settembre 1983, l'Unione Sovietica abbatté il ''[[Volo Korean Air Lines 007]]'', un volo civile operato con un [[Boeing 747]] con 269 persone a bordo, incluso il membro del Congresso [[Larry McDonald]]. Questo avvenne quando il velivolo violò lo spazio aereo sovietico, appena oltre la costa occidentale dell'[[isola di Sakhalin]] vicino all'[[Moneron|Isola di Moneron]]. Il presidente Reagan definì l'abbattimento come un "massacro" e procedette ad aumentare lo spiegamento militare, misure che rimasero in vigore fino ai successivi accordi tra lo stesso Reagan e [[Mikhail Gorbaciov]].<ref name="DoernerFive">{{en}} {{Cita news|url=http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,926169-5,00.html|titolo=Atrocity in the skies|opera=Time|data=12 settembre 1983|accesso=8 giugno 2008 |nome1=Strobe |cognome1=Talbott |nome2=Jerry |cognome2=Hannifin |nome3=Ed |cognome3=Magnuson |nome4=William R. |cognome4=Doerner |nome5=Joseph J. |cognome5=Kane}}</ref> L'esercitazione ''[[Able Archer 83]]'', condotta nel novembre 1983, una simulazione realistica, coordinata dalla NATO, che pevedeva l'ipotesi di una escalation globale che avrebbe portato alla guerra atomica, fu forse il momento più pericoloso della guerra fredda dai tempi della crisi missilistica cubana, poiché alcuni membri del [[Politburo del Comitato centrale del PCUS|Politburo]] temevano che fosse una cortina fumogena che mascherava la preparazione per un autentico [[primo colpo nucleare]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 228}}</ref>
 
== Ripresa della guerra fredda (1979-85) ==
La preoccupazione dell'opinione pubblica interna statunitense su possibili interventi in conflitti stranieri persistette dalla fine della [[guerra del Vietnam]].<ref name="LaFeber323">{{cita|LaFeber, 2002|p. 323}}</ref> L'amministrazione Reagan enfatizzò il ricorso a strategie [[Controguerriglia|contro-insurrezionali]] rapide e a basso costo per intervenire in conflitti stranieri.<ref name="LaFeber323"/> Nel 1983, l'amministrazione Reagan intervenne nella pluripartimentale [[Guerra civile in Libano|guerra civile libanese]], [[Operazione Urgent Fury|invase Grenada]], [[Operazione El Dorado Canyon|bombardò la Libia]] e appoggiò i ''[[Contras]]'' centroamericani, paramilitari anticomunisti che cercavano di rovesciare il governo [[Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale|sandinista]] allineato ai ''soviet'' in [[Nicaragua]].<ref name="Reagan">{{en}} {{Cita libro|autore=Reagan, Ronald|curatore=Foner, Eric |curatore2=Garraty, John Arthur|titolo=The Reader's companion to American history|url=https://books.google.com/?id=KrWDw-_devcC|accesso=16 giugno 2008|anno=1991|editore=Houghton Mifflin Books|isbn=0-395-51372-3}}</ref> Mentre gli interventi di Reagan contro Grenada e Libia si rivelarono popolari negli Stati Uniti, il suo appoggio ai ribelli ''Contra'' fu oggetto di diverse controversie.<ref name="Gaddis 2005, p. 212"/> Anche l'appoggio dell'amministrazione Reagan al governo militare del Guatemala, durante la [[Guerra civile in Guatemala|durante la guerra civile guatemalteca]], in particolare il regime di [[Efraín Ríos Montt]], è stato criticato.<ref>{{en}} [https://www.nytimes.com/roomfordebate/2013/05/19/what-guilt-does-the-us-bear-in-guatemala What Guilt Does the U.S. Bear in Guatemala?] ''[[The New York Times]]'', 19 maggio 2013. Accesso 23 aprile 2017.</ref>
 
=== Guerra sovietica in Afghanistan e dottrina Carter ===
Nel frattempo, i sovietici avevano sostenuto costi elevati per i propri interventi all'estero. Sebbene nel 1979 Breznev fosse convinto che la guerra sovietica in Afghanistan sarebbe stata breve, i guerriglieri musulmani, aiutati da Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna, Arabia Saudita e Pakistan,<ref name=Warren/> intrapresero una fiera resistenza contro l'invasione.<ref name="LaFeber314">{{cita|LaFeber, 2002|p. 314}}</ref> Il Cremlino inviò circa 100.000 soldati per sostenere il suo regime fantoccio, portando molti osservatori esterni a nominare la guerra come "il Vietnam dei soviet".<ref name="LaFeber314" /> Tuttavia, il pantano di Mosca in Afghanistan si rivelò ancora più disastroso per i sovietici di quanto non fosse stato il Vietnam per gli americani, perché il conflitto coincideva con un periodo di decadenza interna e crisi interna del sistema sovietico.
{{Vedi anche|Guerra in Afghanistan (1979-1989)|Dottrina Carter}}
[[File:BMD-1 in Afghanistan.jpg|min|Un [[veicolo da combattimento della fanteria]] sovietico all'inizio della guerra in Afghanistan]]
 
L'oramai precario processo di distensione precipitò quando nel dicembre 1979 l'Unione Sovietica decise [[Guerra in Afghanistan (1979-1989)|di intervenire in Afghanistan]]. Nell'aprile 1978, il [[Partito Democratico Popolare dell'Afghanistan]] (PDPA) prese il potere in [[Afghanistan]] durante la [[Rivoluzione di Saur]]. In pochi mesi, gli oppositori del governo comunista lanciarono una rivolta nell'Afghanistan orientale che si espanse rapidamente in una [[Guerra civile in Afghanistan|guerra civile]] condotta dai guerriglieri ''[[mujaheddin]]'' contro le forze governative su scala nazionale. Gli insorti avevano ricevuto l'addestramento militare e armi nel vicino [[Pakistan]] ed in Cina, mentre l'Unione Sovietica inviò migliaia di consiglieri militari per sostenere il governo PDPA. Verso la metà del 1979, gli Stati Uniti avviarono un programma segreto per assistere i ''mujaheddin''.
Un alto funzionario del [[Dipartimento di Stato degli Stati Uniti]] aveva predetto, fin dal 1980, un risultato del genere sostenendo che l'invasione fosse in parte risultata da una "crisi interna all'interno del sistema sovietico ... Può darsi che la legge termodinamica dell'[[entropia]] abbia ... raggiunto il sistema sovietico, che ora sembra spendere più energia semplicemente mantenendo il suo equilibrio che non migliorando se stesso. Potremmo vedere un periodo di movimento straniero in un momento di decadenza interna".<ref name="Dobrynin">{{cita|Dobrynin, 2001|pp. 438–439}}</ref><ref>{{cita|Maynes, 1980|pp. 1–2}}</ref>
 
Nel settembre 1979, il presidente [[Nur Mohammad Taraki]] venne assassinato in un colpo di Stato avvenuto all'interno del PDPA e orchestrato da [[Hafizullah Amin]], che assunse così la presidenza. Diffidato da Mosca, Amin fu assassinato dalle forze speciali sovietiche nel dicembre 1979. Un governo organizzato dai sovietici, guidato da [[Babrak Karmal]], riempì il vuoto di potere. Truppe sovietiche furono schierate per stabilizzare il paese in quantità sempre più consistenti, di conseguenza i sovietici furono ora direttamente coinvolti nelle operazioni militari.
==Anni finali (1985-91)==
===Le riforme di Gorbachev===
{{Vedi anche|Mikhail Gorbachev|Perestroika|Glasnost}}
[[File:Reagan and Gorbachev signing.jpg|thumb|left|[[Michail Gorbačëv]] e [[Ronald Reagan]] firmano il [[Trattato INF]] alla [[Casa Bianca]], 8 dicembre 1987]]
 
Carter rispose all'intervento sovietico ritirando il trattato [[SALT II]] dal [[Senato degli Stati Uniti|Senato]], imponendo [[Embargo del grano degli Stati Uniti contro l'Unione Sovietica|embarghi sulle spedizioni di grano]] e sulla tecnologia verso l'Unione Sovietica e chiedendo un aumento significativo delle spese militari. Inoltre, annunciò che gli Stati Uniti avrebbero boicottato le [[Giochi della XXII Olimpiade|Olimpiadi estive del 1980 a Mosca]]. Egli descrisse l'incursione dei sovietici come «la più grave minaccia alla pace dalla seconda guerra mondiale». Contestualmente Carter proclamò una linea politica, nota come "[[Dottrina Carter]]", secondo la quale gli Stati Uniti avrebbero utilizzato la propria forza militare se necessario per difendere gli interessi nazionali nel [[golfo Persico]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 211}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 158-159}}.</ref>
Quando, nel 1985, [[Mikhail Gorbachev]] divenne [[Segretario Generale del PCUS]],<ref name="Gaddis 2005, p. 197"/> l'economia dell'Unione Sovietica si trovava in una fase stagnante complice anche il forte calo di introiti in valuta estera dovuto al vistoso calo dei prezzi del petrolio che si era avuto negli ultimi anni.<ref name="LaFeber331" /> Questi problemi spinsero Gorbachev a studiare misure adeguate per rivitalizzare la sua nazione.<ref name="LaFeber331">{{cita|LaFeber, 2002|pp. 331–333}}.</ref>
 
=== Presidenza Reagan ===
Complice un inizio inefficace, il Segretario arrivò alla conclusione che fossero necessari cambiamenti strutturali profondi e, dunque, nel giugno 1987, annunciò un'agenda di riforme economiche che prese il nome di ''[[perestroika]]'', o ristrutturazione .<ref name="Gaddis231">{{cita|Gaddis, 2005|pp. 231–233}}.</ref> La ''perestroika'' attuò il rallentamento del sistema delle quote di produzione, permise la proprietà privata alle imprese e spianò la strada agli investimenti stranieri. Queste misure ebbero lo scopo di reindirizzare le risorse del paese dai costosi impegni militari relativi alla guerra fredda a zone più produttive nel settore civile.<ref name="Gaddis231" />
{{Vedi anche|Dottrina Reagan}}
[[File:Cold War Map 1980.svg|min|sinistra|La mappa mondiale delle alleanze militari nel 1980 {{Legenda|#0000b0|Membri Nato}} {{Legenda|royalblue|Altri alleati degli USA e della Nato}}
{{Legenda|red|Membri del Patto di Varsavia}}
{{Legenda|lightcoral|Stati comunisti alleati del Patto di Varsavia}}
{{Legenda|lightpink|Altri alleati dell'URSS}}
{{Legenda|gold|Cina e Albania}}
{{Legenda|lavender|Nazioni non allineate}}]]
 
Nel 1980 Ronald Reagan sconfisse [[Jimmy Carter]] nelle [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1980|elezioni presidenziali del 1980]], promettendo di aumentare le spese militari e di affrontare i sovietici ovunque. In particolare, Reagan rifiutava il processo di distensione e riteneva che gli Stati Uniti dovessero trattare con i sovietici in una posizione di superiorità.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 189}}.</ref> Sia Reagan, sia il nuovo [[primo ministro britannico]] [[Margaret Thatcher]] accusarono l'Unione Sovietica e la sua ideologia; il 3 marzo 1983 in una celebre dichiarazione il presidente statunitense etichettò l'URSS come un "[[impero del male]]" e predisse che il comunismo sarebbe finito nel «mucchio di cenere della storia».<ref name="Gaddis 2005, p. 197">{{cita|Gaddis, 2005|p. 197}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|p. 161}}.</ref>
Nonostante lo scetticismo iniziale riscontrabile in Occidente, il nuovo leader sovietico si rivelò intenzionato ad invertire il deterioramento della condizione economica dell'Unione Sovietica piuttosto che continuare con la corsa agli armamenti.<ref name="Palmowski" /><ref name="LaFeber2002">{{cita|LaFeber, 2002|pp. 300–340}}.</ref> In parte anche per contrastare l'opposizione di partito alle sue riforme, Gorbachev introdusse simultaneamente la ''[[glasnost]]'', o apertura, con cui venne aumentata la [[libertà di stampa]] e la trasparenza delle istituzioni statali.<ref>{{cita|Gibbs, 1999|p. 7}}.</ref> Con la ''glasnost'' si intendeva ridurre la corruzione dei vertici del [[Partito comunista]] e moderare l'[[Abuso di potere (diritto)|abuso di potere]] che caratterizzava il [[Comitato centrale]].<ref>{{cita|Gibbs, 1999|p. 33}}.</ref> ''Glasnost'' permise anche un maggiore contatto tra i cittadini sovietici e il mondo occidentale, in particolare con gli Stati Uniti, contribuendo ad una accelerazione nella distensione tra i due paesi.<ref>{{cita|Gibbs, 1999|p. 61}}.</ref>
 
La tensione venne ulteriormente esacerbata l'8 settembre 1983 con l'abbattimento da parte della difesa russa del [[Volo Korean Air Lines 007]], che aveva per errore sorvolato la penisola di [[Kamčatka]], provocando la morte di 269 persone, tra passeggeri e equipaggio, di cui 62 statunitensi.
=== Miglioramento nelle relazioni ===
{{Vedi anche|Vertice di Reykjavík|Trattato INF|START I|Trattato sullo stato finale della Germania}}
[[File:Bush Gorba P15623-25A.jpg|thumb|L'inizio degli anni '90 ha portato un disgelo nei rapporti tra le superpotenze.]]
 
[[File:Reagan sitting with people from the Afghanistan-Pakistan region in February 1983.jpg|min|Il presidente [[Ronald Reagan|Reagan]] rende pubblico il suo sostegno incontrando i leader dei ''[[mujaheddin]]'' afgani alla [[Casa Bianca]] nel 1983]]
In risposta alle concessioni militari e politiche del Cremlino, Reagan accettò di riprendere i colloqui relativi alle questioni economiche e il ridimensionamento della corsa agli armamenti.<ref name="Gaddis229">{{cita|Gaddis, 2005|pp. 229–230}}.</ref> Il [[Vertice di Ginevra (1985)|primo ''summit'']] si tenne nel novembre 1985 a [[Ginevra]], in [[Svizzera]].<ref name="Gaddis229" /> Ad un certo punto i due capi di stato, accompagnati solo da un interprete, concordarono in linea di principio di ridurre il proprio arsenale nucleare del 50%.<ref>{{en}} [http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/november/21/newsid_2549000/2549897.stm 1985: "Superpowers aim for 'safer world'"], BBC News, 21 November 1985. Retrieved on 4 July 2008.</ref> Un secondo ''summit'', tenutosi nell'ottobre del 1986, [[Reykjavík]], in [[Islanda]]. I colloqui progredirono positivamente fino a quando l'attenzione non si spostò sulla proposta di eliminare lo ''[[Strategic Defense Initiative]]'' da parte di Gorbachev a cui Reagan rispose con un netto rifiuto.<ref>{{Cita news|url=https://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=940DE0DA1F3BF93AA15756C0A96E948260|titolo=Toward the Summit; Previous Reagan-Gorbachev Summits|opera=The New York Times|accesso=21 giugno 2008|data=29 maggio 1988|lingua=en}}.</ref> I negoziati quindi fallirono, ma il terzo vertice tenutosi nel 1987 portò ad una svolta con la firma del [[Trattato INF]] che eliminò tutti i missili balistici e da crociera lanciati da terra con armi nucleari con gittate tra i 500 e i 5.500 chilometri e le loro relative infrastrutture.<ref name="fas">{{Cita web|url=https://fas.org/nuke/control/inf/index.html|titolo=Intermediate-Range Nuclear Forces|accesso=21 giugno 2008|editore=Federation of American Scientists|lingua=en}}</ref>
 
All'inizio del 1985, la posizione anticomunista di Reagan si era sviluppata in una posizione nota come la nuova [[dottrina Reagan]], che, oltre al ''containment'', prevedeva un diritto aggiuntivo di sovvertire i governi comunisti esistenti. Oltre a continuare la politica di Carter a sostegno degli oppositori islamici dell'Unione Sovietica, la CIA cercò anche di indebolire l'URSS stessa promuovendo l'islamismo nei paesi a maggioranza islamica dell'Asia centrale. Inoltre, la CIA incoraggiò l'[[Inter-Services Intelligence|ISI]] pakistana anti-comunista ad addestrare i musulmani di tutto il mondo a partecipare allo ''[[jihād]]'' contro l'Unione Sovietica. Reagan manifestò apertamente l'intenzione di prendere le parti dei ''mujaheddin'' che in Afghanistan si scontravano contro l'esercito sovietico autorizzando la fornitura di materiale bellico attraverso la frontiera con il [[Pakistan]] e grazie ad un'operazione segreta della CIA. Interventi analoghi, sebbene di misura minore, vennero intrapresi in [[Angola]], [[Etiopia]] e [[Cambogia]]. Tuttavia rifiutò sempre di mandare truppe statunitensi sul campo per non rischiare un altro Vietnam ad eccezione di quando ordinò nel 1983 l'[[Operazione Urgent Fury|invasione di Grenada]].<ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 162-164}}.</ref>
[[File:ReaganBerlinWall.jpg|thumb|left|Il discorso "''[[Tear down this wall!]]''" di Reagan che tenne davanti alla [[Porta di Brandeburgo]], il 12 giugno 1987.]]
 
===Movimento polacco di solidarietà e legge marziale===
Le tensioni tra Est e Ovest si placarono rapidamente tra la metà e la fine degli anni 1980. Culmine della pacificazione fu il vertice finale tenutosi a Mosca del 1989, quando Gorbaciov e [[George H. W. Bush]] firmarono il trattato di controllo degli armamenti [[START I]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 255}}.</ref> Nel corso dell'anno successivo divenne chiaro ai sovietici che i sussidi per il petrolio e il gas, insieme al costo per il mantenimento di ingenti truppe, rappresentavano un sostanziale dissanguamento economico.<ref name="Shearman76"/> Inoltre, il vantaggio in termini di sicurezza di una zona cuscinetto venne riconosciuto come irrilevante e così i rappresentanti dell'Unione Sovietica [[Dottrina Sinatra|dichiararono ufficialmente]] che non sarebbero più intervenuti negli affari interni degli stati alleati dell'Europa centrale e orientale.<ref name="Gaddis248">{{cita|Gaddis, 2005|p. 248}}.</ref>
{{Vedi anche|Solidarność|Legge marziale in Polonia}}
[[File:Strajk sierpniowy w Stoczni Gdańskiej im. Lenina 34.jpg|min|Sciopero in Polonia nel 1980]]
 
Alcuni scioperi avvenuti presso il [[cantiere navale di Danzica]] e le industrie aeronautiche di [[Lublino]] portarono alla fondazione, nel settembre 1980, di un [[sindacato]] comunista autorizzato dal governo chiamato ''[[Solidarność]]'' e guidato da [[Lech Wałęsa]]. In breve, il sindacato si trasformò in un movimento che chiedeva la [[democrazia]] in [[Polonia]]. [[Papa Giovanni Paolo II]] prese le parti del movimento in un'ottica [[anticomunismo|anticomunista]] benedicendo Wałęsa e recandosi più volte nella sua nativa Polonia stimolando una risurrezione religiosa e nazionalista.<ref name=Harper-246-247>{{cita|Harper, 2020|pp. 246-247}}.</ref>
Nel 1989, le forze sovietiche [[Ritiro sovietico dall'Afghanistan|si ritirarono dall'Afghanistan]]<ref name="Gaddis 2005, pp. 235–236">{{cita|Gaddis, 2005|pp. 235–236}}.</ref> e l'anno successivo Gorbaciov acconsentì alla [[riunificazione tedesca]].<ref name="Shearman76">{{cita|Shearman, 1995|p. 76}}.</ref> Quando il muro di Berlino crollò, cominciò a prendere forma il concetto di "casa comune europea" di Gorbaciov.<ref>{{Cita web|url=http://www.ena.lu/?doc=11160 |titolo=Address given by Mikhail Gorbachev to the Council of Europe |editore=Centre Virtuel de la Connaissance sur l'Europe |data=6 luglio 1989 |accesso=11 febbraio 2007 |urlmorto=yes |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070927220033/http://www.ena.lu/?doc=11160 |dataarchivio=27 settembre 2007|lingua=en }}</ref>
 
I leader sovietici di Mosca iniziarono a muoversi per ottenere lo scioglimento di ''Solidarność'' seppur escludendo l'opzione militare se non prima di aver vagliato ogni altra possibilità. Si arrivò così all'[[Legge marziale in Polonia|imposizione della legge marziale]] che portò all'arresto di oltre {{M|6000}} attivisti del sindacato che venne alla fine sciolto.<ref name=Harper-246-247/>
Il 3 dicembre 1989, Gorbaciov e il successore di Reagan, [[George H. W. Bush]], in occasione del [[vertice di Malta]] dichiararono la fine Guerra Fredda.<ref name="cwover">{{en}} [http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/december/3/newsid_4119000/4119950.stm Malta summit ends Cold War], BBC News, 3 December 1989. Retrieved 11 June 2008.</ref> Un anno dopo, i due ex rivali furono alleati della [[guerra del Golfo]] contro l'[[Iraq]] (agosto 1990-febbraio 1991).<ref>{{cita|Goodby|p. 26}}.</ref>
 
=== Riarmamento, economie e nuove tensioni ===
===L'Europa dell'Est si separa===
[[File:SDIO Delta Star.jpg|min|verticale|sinistra|Il veicolo di lancio Delta 183 decolla trasportando il sensore sperimentale dello ''[[Strategic Defense Initiative]]'']]
{{Vedi anche|Rivoluzioni del 1989}}
 
Per far fronte alla promessa di negoziare con l'Unione Sovietica in una posizione di superiorità, Reagan dette inizio ad un programma di riarmamento aumentando le spese per il settore militare del 43% tra il 1981 e 1984, tuttavia l'esborso in termini di percentuale di [[prodotto interno lordo]] rimase ben inferiore a quello degli [[anni 1950]]. Fu ripreso il programma del bombardiere [[B-1 Lancer]] precedentemente cancellato dall'amministrazione Carter, messo in produzione il missile ICBM [[LGM-118 Peacekeeper]], installati missili da crociera statunitensi in Europa e sviluppato il sistema d'arma [[SLBM]] [[UGM-133A Trident II]]. Particolare enfasi venne dato all'annuncio riguardo alla sperimentazione del sistema, poi mai realizzato del tutto, denominato ''[[Strategic Defense Initiative]]'' (noto anche come "scudo spaziale") finalizzato a proteggere gli Stati Uniti da attacchi di missili balistici grazie ad armi poste in basi terrestri e nello spazio.<ref>{{cita|Harper, 2020|p. 243}}.</ref><ref>{{cita|Clementi, 2002|pp. 48-50}}.</ref>
Nel 1989, il sistema di alleanza dell'Unione Sovietica era sull'orlo del collasso e, privato del sostegno militare, i leader comunisti degli Stati del Patto di Varsavia accusavano una perdita di potere.<ref name="Gaddis 2005, pp. 235–236"/> Organizzazioni popolari, come il movimento [[Repubblica Popolare di Polonia|polacco]] ''[[Solidarność]]'', guadagnarono rapidamente un solido consenso tra la popolazione. Nel 1989, i governi comunisti di Polonia e [[Repubblica Popolare d'Ungheria|Ungheria]] furono i primi a negoziare l'organizzazione di elezioni libere. In [[Cecoslovacchia]] e nella [[Germania dell'Est]], le proteste di massa misero in difficoltà i dirigenti comunisti. Anche i regimi di [[Repubblica Popolare di Bulgaria|Bulgaria]] e [[Repubblica Socialista di Romania|Romania]] si sgretolarono, in quest'ultimo caso a seguito di [[Rivoluzione romena del 1989|una violenta insurrezione]]. Gli assetti cambiarono tanto che il [[Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America|segretario di stato americano]] [[James Baker]] affermò che il governo statunitense non si sarebbe opposto all'intervento sovietico in Romania, per conto dell'opposizione, per evitare spargimenti di sangue.<ref>{{en}} Garthoff, Raymond L. "The Great Transition: American-Soviet Relations and the End of the Cold War" (Washington: Brookings Institution, 1994).</ref>
 
[[File:US and USSR nuclear stockpiles.svg|min|Arsenale nucleare statunitense e sovietico (russo dal 1991) tra il 1945-2006]]
Questi sconvolgimenti politici ebbero il loro culmine con la demolizione del [[muro di Berlino]], evento accaduto nel novembre 1989 che simboleggiò il crollo dei governi comunisti europei e la fine della [[cortina di ferro]]. L'ondata rivoluzionaria del 1989 attraversò l'Europa centrale e orientale e rovesciò pacificamente tutti gli stati comunisti che seguivano il modello sovietico: Germania dell'Est, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia e Bulgaria;<ref>{{cita|Lefeber, Fitzmaurice, Vierdag, 1991|p. 221}}.</ref> La Romania fu l'unico paese del blocco orientale a rovesciare violentemente il suo regime comunista arrivando a [[pena di morte|condannare a morte]] il suo capo di stato.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 247}}.</ref>
 
La nuova corsa agli armamenti statunitense mise in difficoltà l'Unione Sovietica. Questa aveva messo in piedi un esercito che richiedeva fino al 25% del [[prodotto nazionale lordo]] a scapito dei [[beni di consumo]] e degli investimenti nei settori civili.<ref name="LaFeber 2002, p. 332">{{cita|LaFeber, 2002|p. 332}}.</ref> La spesa sovietica per la corsa agli armamenti e per altri impegni relativi alla guerra fredda causò e aggravò molti problemi strutturali profondi nella società comportando almeno un decennio di [[stagnazione|stagnazione economica]] durante gli ultimi anni di Brežnev.<ref>{{cita|LaFeber, 2002|p. 335}}.</ref> Le forze armate sovietiche divennero le più grandi al mondo in termini di numero e tipi di armi che possedevano, per il numero di truppe nelle loro file e per le dimensioni della loro base militare-industriale. Tuttavia, i vantaggi quantitativi detenuti dall'esercito sovietico nascondevano spesso aree in cui il blocco orientale era drammaticamente in ritardo rispetto all'Occidente. Inoltre, le esose spese del fallimentare impegno in Afghanistan contribuirono non poco ad aumentare il dissesto finanziario e militare.<ref>{{cita|LaFeber, 2002|p. 340}}.</ref><ref>{{cita|Harper, 2020|pp. 247-248}}.</ref>
=== Le repubbliche sovietiche si separano ===
{{Vedi anche|Economia dell'Unione Sovietica|Catena baltica}}
[[File:BaltskýŘetěz.jpg|thumb|left|La catena umana in [[Lituania]] in occasione della [[Catena baltica|Via Baltica]], 23 agosto 1989]]
 
Parallelamente all'escalation negli armamenti si verificarono alcuni eventi che fecero salire la tensione tra le due superpotenze. Il 1º settembre 1983, l'Unione Sovietica abbatté il [[volo Korean Air Lines 007]], un volo civile operato con un [[Boeing 747]] con 269 persone a bordo, Questo avvenne quando il velivolo violò lo spazio aereo sovietico, appena oltre la costa occidentale dell'[[isola di Sachalin]] vicino all'[[Moneron|Isola di Moneron]]. L'esercitazione ''[[Able Archer 83]]'', condotta nel novembre 1983, una simulazione realistica, coordinata dalla NATO, che prevedeva l'ipotesi di una escalation globale che avrebbe portato alla guerra atomica, fu forse il momento più pericoloso della guerra fredda dai tempi della crisi missilistica cubana, poiché alcuni membri del [[Politburo del Comitato centrale del PCUS|Politburo]] temevano che fosse una cortina fumogena che mascherava la preparazione per un autentico [[primo colpo nucleare]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 228}}.</ref><ref name="Smith">{{cita|Smith, 2000|p. 168}}.</ref>
Nella stessa Unione Sovietica, la ''glasnost'' contribuì ad indebolire i legami che tenevano insieme l'Unione<ref name="Gaddis248" /> tanto che nel febbraio 1990, con la dissoluzione dell'URSS incombente, il [[PCUS|Partito Comunista]] fu costretto a cedere il suo monopolio di 73 anni sul potere statale.<ref>{{cita|Sakwa, 1999|p. 460}}.</ref> Allo stesso tempo, la libertà di stampa e di dissenso vennero permesse la "questione delle nazionalità", sempre più radicata, portò le repubbliche componenti dell'Unione a dichiarare la propria autonomia da Mosca, con gli [[Stati baltici]] che si ritirano interamente dall'Unione.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 253}}.</ref>
 
==Ultimi anni (1985-91)==
===Dissoluzione sovietica===
===Le riforme di Gorbačëv===
[[File:RIAN_archive_848095_Signing_the_Agreement_to_eliminate_the_USSR_and_establish_the_Commonwealth_of_Independent_States.jpg|thumb|I leader delle repubbliche sovietiche firmano gli accordi di Belovezha che dissolvono l'URSS e istituiscono la [[Comunità degli Stati Indipendenti]], 1991.]]
{{Vedi anche|Michail Gorbačëv|Perestrojka|Glasnost'}}
{{Vedi anche|Storia dell'Unione Sovietica (1985-1991)|Putsch di agosto|Dissoluzione dell'Unione Sovietica|Comunità degli Stati Indipendenti}}
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1986-0416-418, Berlin, Michail Gorbatschow an der Mauer.jpg|min|sinistra|[[Michail Gorbačëv]] davanti alla [[Porta di Brandeburgo]] nel 1986]]
 
Quando, nel 1985, [[Michail Gorbačëv]] divenne [[Segretario Generale del PCUS]],<ref name="Gaddis 2005, p. 197"/><ref name="Smith" /> l'economia dell'Unione Sovietica si trovava in una fase stagnante complice anche il forte calo di introiti in valuta estera dovuto al vistoso calo dei prezzi del petrolio che si era avuto negli ultimi anni. Questi problemi spinsero Gorbačëv a studiare misure adeguate per rivitalizzare la sua nazione.<ref>{{cita|LaFeber, 2002|pp. 331-333}}.</ref> Gorbačëv faceva parte di un nuova classe dirigente all'interno del PCUS e la sua ascesa coincise con uno svecchiamento di tutte le più alte dirigenze del partito; ad esempio [[Eduard Shevardnadze]] sostituì [[Andrej Andreevič Gromyko]] alla carica di ministero degli esteri che aveva ricoperto fin dal 1957.<ref name=Smith169>{{cita|Smith, 2000|p. 169}}.</ref>
L'atteggiamento permissivo di Gorbaciov verso l'Europa centrale e orientale non si estese inizialmente al territorio sovietico; persino Bush, che si sforzò di mantenere relazioni amichevoli, condannò le uccisioni del gennaio 1991 avvenute in [[Lettonia]] e [[Lituania]], avvertendo (in forma privata) che le relazioni economiche sarebbero state congelate se le violenze fossero continuate.<ref>Goldgeier, p. 27.</ref> L'Unione Sovietica venne, infine, fatalmente indebolita da un [[Putsch di agosto|fallito colpo di stato]] e da un numero crescente di [[Repubbliche dell'Unione Sovietica|repubbliche sovietiche]] che minacciavano di ritirarsi dall'Unione. La "[[Comunità degli Stati Indipendenti]]", istituita il 21 dicembre 1991, viene vista come un'entità successore all'Unione Sovietica ma, secondo i dirigenti russi, il suo scopo era quello di "consentire un divorzio civile" tra le repubbliche sovietiche ed è paragonabile a una dissoluzione di una confederazione.<ref>[http://rferl.org/featuresarticle/2006/12/14b6b499-9eb2-4dee-b96c-784ec918969a.html Soviet Leaders Recall 'Inevitable' Breakup Of Soviet Union], [[Radio Free Europe/Radio Liberty]], 8 December 2006. Retrieved 20 May 2008.</ref> L'Unione Sovietica fu ufficialmente dichiarata sciolta il 26 dicembre 1991.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|pp. 256–257.}}</ref>
 
Complice un inizio inefficace, il Segretario arrivò alla conclusione che fossero necessari cambiamenti strutturali profondi e, dunque, nel giugno 1987, annunciò un'agenda di riforme economiche che prese il nome di ''[[perestrojka]]'', o ristrutturazione. La ''perestrojka'' attuò il rallentamento del sistema delle quote di produzione, permise la proprietà privata alle imprese e spianò la strada agli investimenti stranieri. Queste misure ebbero lo scopo di reindirizzare le risorse del paese dai costosi impegni militari relativi alla guerra fredda a zone più produttive nel settore civile.<ref name=Smith169/><ref>{{cita|Gaddis, 2005|pp. 231-233}}.</ref>
== La corsa agli armamenti e la corsa allo spazio ==
{{Vedi anche|Corsa agli armamenti|corsa allo spazio}}
[[File:Cold War Map 1959.svg|thumb|upright=1.4|I due schieramenti nel [[1959]].
{{legend|#0000b0|Paesi facenti parte della [[NATO]]}}
{{legend|#96b3f6|Altri alleati degli [[USA]]}}
{{legend|#90c090|Paesi colonie}}
{{legend|#b00000|Paesi facenti parte del [[Patto di Varsavia]]}}
{{legend|#f4a091|Altri alleati dell'[[URSS]]}}
{{legend|#b9b9b9|[[Movimento dei paesi non allineati|Paesi neutrali (non allineati)]]}}]]
 
Nonostante lo scetticismo iniziale riscontrabile in Occidente, il nuovo leader sovietico si rivelò intenzionato a invertire il deterioramento della condizione economica dell'Unione Sovietica piuttosto che continuare con la corsa agli armamenti.<ref name="LaFeber2002">{{cita|LaFeber, 2002|pp. 300-340}}.</ref> In parte anche per contrastare l'opposizione di partito alle sue riforme, Gorbačëv introdusse simultaneamente la ''[[glasnost']]'', o apertura, con cui venne aumentata la [[libertà di stampa]] e la trasparenza delle istituzioni statali.<ref>{{cita|Gibbs, 1999|p. 7}}.</ref> Con la ''glasnost''' si intendeva ridurre la corruzione dei vertici del PCUS e moderare l'[[Abuso di potere (diritto)|abuso di potere]] che caratterizzava il [[Comitato centrale]].<ref name=Smith169/><ref>{{cita|Gibbs, 1999|p. 33}}.</ref> La ''glasnost' ''permise anche un maggiore contatto tra i cittadini sovietici e il mondo occidentale, in particolare con gli Stati Uniti, contribuendo a un'accelerazione nella distensione tra i due paesi.<ref>{{cita|Gibbs, 1999|p. 61}}.</ref>
Nel conflitto strategico tra [[Stati Uniti d'America]] e [[Unione Sovietica]] uno degli elementi principali fu la supremazia tecnologica come il miglioramento e il rafforzamento di [[armi di distruzione di massa]] [[Arma nucleare|nucleari]] d'inaudita potenza ([[bomba H]]) o [[Corsa allo spazio|il progresso in campo spaziale]].
 
=== Miglioramento nelle relazioni verso la fine della guerra fredda ===
La guerra fredda si concretizzò di fatto nelle preoccupazioni riguardanti le [[Arma nucleare|armi nucleari]]; entrambe le parti auspicavano che la loro semplice esistenza fosse un deterrente sufficiente a impedire la guerra vera e propria.
{{Vedi anche|Vertice di Reykjavík|Trattato INF|START I}}
Non era certo da escludere che la [[guerra nucleare]] globale potesse scaturire da conflitti su piccola scala, e ognuno di questi aumentava le preoccupazioni che ciò potesse verificarsi. Questa tensione influì significativamente non solo sulle relazioni internazionali, ma anche sulla vita delle persone in tutto il mondo.
[[File:Reagan and Gorbachev signing.jpg|min|[[Michail Gorbačëv]] e [[Ronald Reagan]] firmano il [[trattato INF]] alla [[Casa Bianca]], 8 dicembre 1987]]
 
In risposta alle concessioni militari e politiche del [[Cremlino]], Reagan accettò di riprendere i colloqui relativi alle questioni economiche e il ridimensionamento della corsa agli armamenti. Il [[Vertice di Ginevra (1985)|primo ''summit'']] si tenne nel novembre 1985 a [[Ginevra]], in [[Svizzera]]. Il vertice si rivelò un successo non solo di pubbliche relazioni tanto che i due capi di Stato concordarono in linea di principio di ridurre il proprio arsenale nucleare del 50%.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|pp. 229-230}}.</ref><ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 170-171}}.</ref> Un secondo ''summit'' si tenne nell'ottobre del 1986 a [[Reykjavík]], in [[Islanda]], a metà strada tra [[Washington]] e [[Mosca (Russia)|Mosca]]. I colloqui inizialmente progredirono positivamente fino a quando l'attenzione non si spostò sulla proposta da parte di Gorbačëv di eliminare lo Scudo Spaziale a cui gli statunitensi lavoravano da anni e a cui Reagan rispose con un netto rifiuto.<ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 171-172}}.</ref> I negoziati quindi fallirono, ma il terzo vertice tenutosi nel 1987 a Washington portò a una svolta con la firma del [[trattato INF]] con cui si decise l'eliminazione entro tre anni di tutti i missili balistici e da crociera lanciati da terra con armi nucleari con gittate tra i 500 e i {{M|5500}} chilometri e le loro relative infrastrutture dall'Europa. Il trattato INF fu visto come un «enorme successo in pubbliche relazione e un enorme miglioramento nei rapporti tra le due superpotenze». Per Gorbačëv fu «un'altra pietra miliare che segnava la fine della guerra fredda».<ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 172-174}}.</ref>
Durante tutta la guerra fredda gli arsenali nucleari delle due [[superpotenza|superpotenze]] vennero costantemente aggiornati e ingranditi fino ad arrivare agli ultimi anni del conflitto (1979-1989), nei quali vennero negoziati gli [[accordi SALT]], che portarono a sostanziali riduzioni del numero di ordigni strategici.
[[File:Castle Romeo.jpg|thumb|left|upright=0.8|[[Bomba nucleare]] statunitense esplosa durante un [[Test nucleare|test]] a [[Atollo di Bikini|Bikini]], [[1954]]. L'[[guerra nucleare|incubo nucleare]] fu una costante durante tutta la Guerra Fredda]]
[[File:USVietPeace.JPG|thumb|left|upright=0.8|Soldato statunitense interrogato da un [[Quân Đội Nhân Dân Việt Nam|ufficiale nordvietnamita]], [[1973]]]]
Ma la contrapposizione tra una corsa al riarmo apparentemente irrefrenabile e continui tentativi di controllo degli armamenti negoziati tra USA ed URSS o nell'ambito dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite]] (ONU) fu costante.
 
[[File:ReaganBerlinWall.jpg|min|sinistra|Il discorso "''[[Tear down this wall!]]''" di Reagan che tenne davanti alla [[Porta di Brandeburgo]], il 12 giugno 1987]]
Furono necessarie molte attenzioni e una buona dose di diplomazia per sedare sul nascere alcuni conflitti armati, al fine di prevenire una "guerra calda" che avrebbe rischiato di estendersi e intensificarsi.
 
Nel corso dell'anno successivo divenne chiaro ai sovietici che i sussidi per il petrolio e il gas, insieme al costo per il mantenimento di ingenti truppe, rappresentavano un sostanziale dissanguamento economico. Inoltre, il vantaggio in termini di sicurezza di una zona cuscinetto venne riconosciuto come irrilevante e così i rappresentanti dell'Unione Sovietica [[Dottrina Sinatra|dichiararono ufficialmente]] che non sarebbero più intervenuti negli affari interni degli stati alleati dell'Europa centrale e orientale.<ref name="Gaddis248">{{cita|Gaddis, 2005|p. 248}}.</ref>
Solo in alcune occasioni la tensione tra i due schieramenti prese la forma di conflitti armati, come la [[guerra di Corea]], le guerre in [[Africa]], la [[guerra del Vietnam]], l'[[Guerra in Afghanistan (1979-1989)|invasione sovietica dell'Afghanistan]] e gli scontri in [[America Centrale]]. Gran parte della guerra fredda si svolse invece attraverso conflitti indiretti, contro "nazioni surrogate"; in tali conflitti, le potenze maggiori operavano in buona parte armando o sovvenzionando i surrogati.
 
Nel 1989 le forze sovietiche [[Ritiro sovietico dall'Afghanistan|si ritirarono dall'Afghanistan]]<ref name="Gaddis 2005, pp. 235–236">{{cita|Gaddis, 2005|pp. 235-236}}.</ref> e il 3 dicembre dello stesso anno Gorbačëv e il successore di Reagan, [[George H. W. Bush]], in occasione del [[vertice di Malta]] dichiararono la fine della guerra fredda. Culmine della pacificazione fu il vertice finale tenutosi a Mosca del 1991, quando i due leader firmarono il 31 luglio il trattato di controllo degli armamenti [[START I]] con il quale venne impedito alle potenze firmatarie di disporre di più di {{M|6000}} testate nucleari, distribuite su un massimo di {{M|1600}} vettori tra missili balistici intercontinentali (ICBM) e bombardieri strategici.
Altri conflitti erano ancor più sotterranei, perpetrati attraverso atti di spionaggio, con spie e traditori che lavoravano sotto copertura da entrambe le parti; in molti casi l'attività comportava reiterate uccisioni di individui delle rispettive compagini perpetrate dai vari servizi segreti.
 
===L'Europa dell'Est si separa===
La guerra tra agenti, nello spionaggio reciproco di obiettivi civili e militari potrebbe aver causato la maggior parte delle vittime della guerra fredda. Gli agenti venivano inviati sia dall'Est che dall'Ovest, e le spie venivano anche reclutate sul posto o costrette al servizio. Quando scoperte, a seconda della convenienza politica o pratica del momento, venivano uccise immediatamente o arrestate e successivamente scambiate con altri agenti, oltre a poter essere lasciate libere di agire, anche se sotto controllo, sia per poter individuare altri componenti che necessariamente costituivano la serie di contatti esistente della rete spionistica avversaria, sia per fornire false informazioni create ad hoc.
{{Vedi anche|Rivoluzioni del 1989}}
[[File:Sanctuary - Berlin Wall.JPG|thumb|Su questo graffito del [[muro di Berlino]] ci sono [[Leonid Brežnev|Brežnev]] ed [[Erich Honecker|Honecker]] che si baciano. La frase in alto in [[Alfabeto cirillico|cirillico]] dice: ''"Signore! Aiutami a sopravvivere a questo amore letale"''.]]
[[File:Tadeusz Mazowiecki cropped.jpg|min|verticale|[[Tadeusz Mazowiecki]]]]
Gli aerei spia e altri apparecchi da ricognizione venivano invece subito abbattuti al momento dell'individuazione.
 
Le riforme di ''perestrojka'' e di ''glasnost'', accompagnate dalla decisione di rifiutarsi di interferire negli affari interni degli stati satellite, aprirono la strada alle [[rivoluzioni del 1989]]. Il sistema di alleanze sovietiche si trovava già da tempo sull'orlo del collasso e, quando vennero privati del sostegno militare sovietico, i partiti comunisti degli stati del Patto di Varsavia persero rapidamente potere. Gorbaciov non intendeva certamente giungere allo scioglimento dell'Unione ma più che altro considerava la possibilità di ricondurre le istanze di indipendenza all'interno del socialismo in una chiave riformata e modernizzata. Pertanto escluse fin dal principio di intervenire con la forza militare per stroncare i movimenti come era stato fatto dai suoi predecessori.<ref name="SabbatucciVidotto_A" /><ref>{{cita|Smith, 2000|pp. 175-176}}.</ref>
Tali aspetti della guerra fredda, debolmente percepiti anche dai media, hanno avuto scarso impatto sull'opinione pubblica delle rispettive potenze. Va notato che [[URSS]] e [[USA]] non ruppero mai le [[diplomazia|relazioni diplomatiche]] nel corso della guerra fredda e che anzi queste furono intense e quasi mai apertamente conflittuali. Ad esempio il 30 agosto [[1963]] entrò in funzione la 'linea rossa', ovvero il primo collegamento telefonico tra [[Mosca (Russia)|Mosca]] e [[Washington]].
 
Il processo ebbe inizio in [[Repubblica Popolare di Polonia|Polonia]] dove il sindacato ''Solidarność'', fino allora illegale, colse una clamorosa e schiacciante vittoria alle relativamente libere [[Elezioni parlamentari in Polonia del 1989|elezioni del 1989]] che portarono ad un governo di coalizione guidato da [[Tadeusz Mazowiecki]], il primo non comunista in Europa orientale da oltre quarant'anni.<ref>{{cita|Smith, 2000|p. 176}}.</ref>
Il punto caldo del conflitto in ambito [[Europa|europeo]] fu la [[Germania]], e in particolare [[Berlino]]. Uno dei simboli più vividi della guerra fredda fu proprio il [[Muro di Berlino]], che separava [[Berlino Ovest]] (controllata dalla [[Germania Ovest]], assieme agli alleati di [[Francia]], [[Regno Unito]] e [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]) dalla [[Germania Est]], che la circondava completamente. Ad un tentativo di disimpegno iniziale intorno al 1950 con il ritiro di circa 30.000 uomini dalla [[Germania]], gli [[USA]] e la [[NATO]] fecero seguire delle esercitazioni annuali, denominate [[Reforger]] (REturn FORces to GERmany), per mantenere una elevata capacità di risposta in caso di attacco convenzionale delle forze del [[Patto di Varsavia]] (alleanza militare tra gli alleati di Berlino Est).
 
[[File:BerlinWall-BrandenburgGate.jpg|sinistra|min|verticale|Tedeschi sul [[muro di Berlino]] nei giorni successivi alla sua apertura]]
Il 1º aprile 1954, l'URSS chiese ai capi di Governo di [[Francia]], [[Stati Uniti]] e [[Regno Unito]] (con telegrammi separati) di “prendere in esame l'entrata dell'Unione Sovietica nel Trattato dell'Atlantico del Nord“, seguita alla proposta russa alle [[Nazioni Unite]] di un patto per il disarmo nucleare e per la riduzione delle armi di distruzione di massa.
 
Seguendo la spinta della Polonia, anche l'[[Repubblica Popolare d'Ungheria|Ungheria]] si avvicinò all'indipendenza. Le riforme più sostanziali vennero intraprese già a seguito della sostituzione di [[János Kádár]] come Segretario generale del Partito comunista nel 1988 ma fu con nell'anno successivo che il Parlamento adottò un "pacchetto democratico", che includeva il pluralismo nei commerci, libertà di associazione, assemblea e stampa, una nuova legge elettorale e una radicale revisione della [[Costituzione]], insieme ad altre novità. Ma l'iniziativa più feconda di conseguenze fu la [[rimozione della barriera al confine tra Ungheria e Austria]] suggellata dall'evento noto come "[[picnic paneuropeo]]" del 19 agosto 1989 in cui, simbolicamente, alcuni ungheresi attraversarono il confine aprendo per la prima volta «una breccia nella cortina di ferro che da quasi mezzo secolo impediva la libera circolazione delle persone fra le due Europe».<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 548}}.</ref>
La Russia propone un ''General European Treaty'', alternativo alla NATO, di cui non era firmataria, poiché alla conferenza di Berlino i portavoce di [[Francia]], [[USA]] e [[Regno Unito]] ribadirono che ''la NATO è un patto difensivo'', non diretto contro alcun Paese o gruppo di Paesi, ignorando in questo modo la minaccia sempre attuale di un attacco da parte della Germania<ref>«The Soviet groups proceed from the fact the NATO establishes a closed group of countries and ignores the problem of a fresh German aggression.[..] The NATO cannot but be regarded as an aggressive pact directed against the Soviet Union»</ref>. La proposta suggeriva la creazione di un Esercito di Difesa Europeo, sotto l'egida delle forze armate di sei Paesi (Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Germania Ovest), incorporando soprattutto la Germania Ovest nella Comunità di Difesa Europea anche per prevenire il pericolo di un riarmo e la rinascita del militarismo tedesco, che i vincitori della guerra si erano impegnati a contrastare (USA, UK, Russia e Francia).
 
Nelle settimane seguenti, decine di migliaia di tedeschi dell'est iniziarono a recarsi in Ungheria e da qui in Austria per raggiungere l'occidente. Allo stesso tempo manifestazioni spontanee a Berlino est spinsero [[Erich Honecker]] a dimettersi; i dirigenti che lo sostituirono avviarono un processo di riforme che venne poi travolto dagli eventi oramai incontrollabili. La sera del 9 novembre, in un clima di forte confusione, venne annunciato l ripristino della libera circolazione tra Berlino est e ovest, allorché una folla di berlinesi dell'est iniziò a riversarsi ai varchi [[muro di Berlino|del muro]] che aveva diviso la città in due quasi quarant'anni. Le guardie di frontiera, colte impreparate, non riuscirono a mettere un freno e la fiumana iniziò ad attraversare il confine e in breve tempo a smantellare anche fisicamente il muro stesso. Fu questo, probabilmente, l'evento che più di altri, simboleggiò il crollo dei governi comunisti europei e la fine della [[cortina di ferro]]. Le [[elezioni parlamentari in Germania Est del 1990]] decretarono la vittoria dei partiti favorevoli alla [[riunificazione tedesca]] che - conseguito il consenso internazionale con il [[Trattato sullo stato finale della Germania]]<ref>A. Varsori, ''L’Italia e la fine della guerra fredda (1989–1992). La politica estera dei governi Andreotti'', Bologna, il Mulino, 2013.</ref> - venne così portata a termine il 3 ottobre dello stesso anno.<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 548-549}}.</ref>
La Russia riteneva che la [[NATO]] -di cui non era firmataria ma dal quale era anche esclusa - fosse un patto anti-russo a carattere aggressivo, e chiedeva di entrarne a far parte<ref>«The NATO could lose its aggressive character, that is, if all the big powers which belonged the anti-Hitler coalition, became its partecipants.[..] The Soviet Government states its readiness to join with the interested governments in examining the matter of having the Soviet Union partecipate in the Noth Atlantic Threaty»</ref>. La Russia auspicava che la [[NATO]] assumesse un carattere di alleanza difensiva, non offensiva, con l'attenzione rivolta a prevenire la rinascita di qualsiasi gruppo armato in Germania, aperta agli altri Paesi europei per realizzare in questo modo il sistema di sicurezza collettivo nel continente, in accordo con lo [[Statuto delle Nazioni Unite]], e muovendo dal presupposto che le due guerre mondiali erano state precedute e favorite da alleanze militari contrapposte tra Paesi che divisero l'Europa in due gruppi nemici.
 
Sempre nel 1989 anche i regimi comunisti di [[Cecoslovacchia]], [[Repubblica Popolare di Bulgaria|Bulgaria]] e [[Repubblica Socialista di Romania|Romania]] si sgretolarono a seguito di manifestazioni popolari. La Romania fu l'unico paese del blocco orientale a [[Rivoluzione romena del 1989|rovesciare violentemente]] il suo regime comunista arrivando a [[pena di morte|mettere a morte]] il suo capo di Stato e leader politico, [[Nicolae Ceaușescu]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 247}}.</ref><ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 550}}.</ref>
Dopo una discussione accesa e con esiti negativi a [[Berlino]], la risposta fu secca: ‘la richiesta è per sua natura surreale e non merita una discussione': secondo il documento russo, la principale divergenza a Berlino era dovuta alla partecipazione degli USA ad un ''General European Treaty'', chiesta dal governo USA e sostenuta con forza dagli alleati Francia e Regno Unito, a cui ora la Russia dava il suo nulla-osta.
 
===Dissoluzione dell'Unione Sovietica===
== Studi ==
{{Vedi anche|Dissoluzione dell'Unione Sovietica}}
[[File:HA-SC-98-06983-Crew of M24 along Naktong River front-Korean war-17 Aug 1950.JPEG|thumb|Equipaggio USA di un [[M24 Chaffee|M-24]] sul fronte del Fiume Naktong durante la [[Guerra di Corea|guerra in Corea]], 17 agosto [[1950]]]]
[[File:BaltskýŘetěz.jpg|min|La [[catena baltica]] in [[Lituania]], 23 agosto 1989]]
Negli studi occidentali sulla [[Guerra Fredda]] vengono solitamente individuati tre distinti periodi. Per più di un decennio dopo la fine della [[seconda guerra mondiale]], pochi storici americani videro qualche ragione per sfidare l'interpretazione ufficiale statunitense sull'inizio della guerra fredda: ovvero che il deterioramento fosse il risultato diretto della violazione, da parte di [[Stalin]], degli [[Conferenza di Jalta|accordi di Jalta]], dell'imposizione di governi dominati dai sovietici su un'Europa Orientale riluttante e di un aggressivo espansionismo sovietico.
 
Mentre gli Stati Satellite slegavano i lacci con Mosca, nelle plurietniche [[Repubbliche dell'Unione Sovietica]] iniziò a farsi sempre più sentire la "questione delle nazionalità". I primi a rivendicare la propria indipendenza in termini nazionalistici furono i tre [[Paesi Baltici]] (prima la [[Lituania]], seguita da [[Lettonia]] e [[Estonia]]), inglobati nell'URSS prima nel [[Occupazione sovietica dei paesi baltici (1940)|1940]], a seguito della firma del [[patto Molotov-Ribbentrop]], e poi nel [[Rioccupazione sovietica dei paesi baltici (1944)|1944]], durante l'avanzata dell'Armata Rossa verso ovest. Le rivendicazioni nazionaliste dei Paesi Baltici, i quali dichiararono la propria autonomia da Mosca, furono di esempio e così, tra il 1990 e il 1991, unilateralmente dichiararono la propria indipendenza le Repubbliche del [[Caucaso]] ([[Georgia]], [[Azerbaigian]]) e quelle [[musulmane]] dell'[[Asia Centrale]] ([[Kazakistan]], [[Turkmenistan]], [[Uzbekistan]], [[Tagikistan]] e [[Kirghizistan]]). Il 24 agosto 1991 l'[[Ucraina]] si era dichiarata indipendente, seguita tre giorni più tardi dalla [[Moldavia]] e, il giorno successivo ancora, dalla [[Bielorussia]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 253}}.</ref><ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 552}}.</ref>
[[File:Afghanistan – KGB special squad descent.jpg|thumb|left|Squadra speciale del [[KGB]] durante l'[[Guerra in Afghanistan (1979-1989)|invasione sovietica in Afghanistan]], [[1982]]-[[1983]] circa]]
[[File:Ahfaz farmers1.jpg|thumb|left|[[Contadino|Contadini]] [[cinesi]] durante la [[Rivoluzione Culturale]], [[1970]]]]
Ad ogni modo, storici successivi, in particolar modo William Appleman Williams nel suo ''La tragedia della diplomazia americana'' ([[1959]]) e Walter LaFeber in 'America, Russia and the Cold War, 1945-2006 (1966) (10th ed. 2006), dettagliarono una preoccupazione preponderante: l'impegno [[statunitense]] a mantenere una "porta aperta" per il commercio americano nei mercati mondiali. Alcuni [[storici]] hanno sostenuto che le provocazioni e le ambizioni imperiali statunitensi furono da condannare parimenti, se non maggiormente. Secondo Zbigniew Brzezinski<ref>‘La Grande Scacchiera – Il Mondo e la Politica nell'Era della Supremazia Americana</ref>, la Guerra Fredda sarebbe stata l'immediata e ininterrotta continuazione della II guerra mondiale con la Russia, unica superpotenza rimasta in campo nello scacchiere mondiale a poter contendere con gli Stati Uniti l'egemonia militare ed economica planetaria.
 
[[File:RIAN archive 848095 Signing the Agreement to eliminate the USSR and establish the Commonwealth of Independent States.jpg|min|sinistra|Firma dell'[[accordo di Belaveža]]]]
Negli ultimi anni della guerra fredda ci furono tentativi di forgiare una sintesi post-revisionista da parte degli storici. Dalla fine della guerra fredda, la scuola post-revisionista è quella dominante. Prominenti storici post-revisionisti includono [[John Lewis Gaddis]] e [[Robert Grogin]]. Essi, piuttosto che attribuire l'inizio della guerra fredda a una delle due superpotenze, si concentrano sulla mutua errata percezione, sulla mutua reattività e sulla responsabilità condivisa tra le superpotenze. Prendendo a prestito dalla scuola realista delle relazioni internazionali, i post-revisionisti essenzialmente accettano le politiche statunitensi in Europa, come l'aiuto alla [[Grecia]] nel [[1947]] e il [[Piano Marshall]], sebbene non con pari enfasi accolgano gli analoghi interventi economici sovietici.
 
Gorbačëv fece un estremo tentativo per bloccare il processo di disgregazione proponendo di mantenere l'Unione Sovietica come entità militare e soggetto giuridico nei rapporti di politica internazionale ma senza successo. L'8 dicembre 1991 con la firma dell'[[Accordo di Belaveža]], sottoscritto dai Capi di Stato di Bielorussia, Russia e Ucraina, nacque la [[Comunità degli Stati Indipendenti]] e il 25 dicembre successivo non restò a Gorbačëv che rassegnare le dimissioni. Il giorno seguente (il 26 dicembre 1991) l'Unione Sovietica fu ufficialmente dichiarata sciolta.<ref>{{cita|Gaddis, 2005|pp. 256-257}}.</ref><ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 553}}.</ref>
[[File:Aldrin Apollo 11.jpg|thumb|[[Buzz Aldrin]] passeggia sulla Luna, 20 luglio [[1969]]]]
Secondo questa sintesi, le "attività comuniste" non furono la radice delle difficoltà dell'Europa Occidentale, ma piuttosto furono gli effetti deleteri della guerra sulle strutture economiche, politiche e sociali dell'[[Europa]]. In aggiunta, il [[Piano Marshall]] ricostruì un sistema economico occidentale funzionante, che contrastò il fascino elettorale della sinistra radicale. Per l'Europa l'aiuto economico pose fine alla carenza di denaro e stimolò l'investimento privato nella ricostruzione del dopoguerra. Per gli USA il piano li risparmiò da una [[crisi di sovrapproduzione]] e mantenne sostenuta la domanda per le esportazioni americane.
 
== Dopo la fine della guerra fredda ==
L'alleanza della [[NATO]] sarebbe servita per integrare l'Europa occidentale in un sistema di patti di mutua difesa, fornendo quindi una salvaguardia contro la sovversione o la neutralità all'interno del blocco. Rigettando l'assunto che il [[comunismo]] fosse un monolito internazionale con disegni aggressivi sul "mondo libero", la scuola post-revisionista ciononostante accetta le politiche statunitensi in Europa come una reazione necessaria per affrontare l'instabilità europea, la quale minacciava di alterare drasticamente l'equilibrio del potere in maniera favorevole all'URSS e di devastare il sistema politico ed economico occidentale.
 
Dopo lo scioglimento dell'URSS, la [[Russia]] ne conservò gran parte dell'eredità subentrandole al [[consiglio di sicurezza dell'ONU]]. Tuttavia gli anni successivi furono contrassegnati da scontri interni e da una gravissima crisi economica e sociale. Il processo di passaggio verso una [[economia di mercato]] stentava a causa della mancanza di un ceto imprenditoriale e di una mentalità non aperta a tale cambiamento. Nel 1998 [[Crisi finanziaria russa del 1998|una pesantissima svalutazione del rublo]] rese precaria la presidenza di [[Boris El'cin]] tanto che l'anno successivo sarà costretto a rassegnare le dimissioni. Le [[Elezioni presidenziali in Russia del 2000|elezioni presidenziali del 2000]] vennero vinte con largo margine da [[Vladimir Putin]] che dette inizio ad una ristrutturazione del paese all'insegna dell'efficienza ma anche da un marcato [[autoritarismo]].<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 558}}.</ref>
Molti osservatori di varie fedi politiche pensano oggi che gli Stati Uniti agirono in modi che né la loro costituzione né il sentimento nazionale potrebbero supportare<ref>[http://www.corriere.it/cronache/14_ottobre_28/cia-guerra-sporca-quei-mille-nazisti-arruolati-contro-sovietici-4938b5be-5e6b-11e4-9933-2a5a253459da.shtml ''CIA, la guerra sporca e quei mille nazisti arruolati contro i sovietici'']. Corriere della sera. Storia. 28 ottobre 2014.</ref> (come combattere guerre non dichiarate senza l'esplicito supporto del Congresso). I capi degli Stati Uniti, sia politici che militari, citano comunemente la minaccia percepita alla loro sicurezza come giustificazione per le loro azioni. In molte zone del mondo, la popolazione locale sentì di essere manipolata ed abusata da entrambe le potenze. Gran parte dell'[[anti-americanismo]] di nazioni come l'[[Afghanistan]] viene attribuito ad azioni portate avanti dagli Stati Uniti stessi. Durante il conflitto con l'Unione Sovietica, gli USA sovvenzionarono e armarono i [[Mujaheddin]], nella loro lotta per respingere l'occupazione sovietica, ma si tirarono fuori e li abbandonarono al loro destino una volta che l'URSS si era ritirata dalla regione.
 
Nonostante gli Stati Uniti fossero usciti dalla guerra fredda come vincitori, ebbero difficoltà a gestire questo nuovo ruolo di unica superpotenza mondiale, complice anche una non rosea situazione economica, fatta di aumento della disoccupazione e del divario sociale, che li accompagnò per la prima metà degli [[anni 1990]].<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 560}}.</ref>
== Dopo la fine della guerra fredda ==
Il 28 giugno 1991 viene dichiarato sciolto il [[Comecon]] ed il 1º luglio il [[Patto di Varsavia]]; questi due eventi sanciscono quantomeno simbolicamente la fine dell'influenza della Russia sovietica nell'Europa orientale e quindi la fine della guerra fredda comunemente intesa.
 
Grazie alla massiccia disponibilità di [[materie prime]] e [[idrocarburi]], la Russia di Putin uscì velocemente dalla [[crisi finanziaria del 2007-2008]] accreditandosi come uno dei paesi di punta dei cosiddetti [[BRICS]]. La sua apertura verso l'Occidente, in particolare nelle esportazioni, non ha nascosto il suo obiettivo di tornare a «rappresentare una potenza in grado di controbilanciare e limitare l'egemonia degli Stati Uniti».<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 559, 676-677}}.</ref> L'allargamento della NATO a paesi ex satelliti sovietici e alle [[repubbliche baltiche]] ha causato dure frizioni tra la Russia e l'Occidente. I rapporti si sono poi pesantemente deteriorati nel 2014 con l'inizio del [[conflitto russo-ucraino]], per poi compromettersi totalmente con l'[[Invasione russa dell'Ucraina del 2022|invasione del 2022]], tanto da far parlare di un ritorno alla guerra fredda.<ref>{{cita web|url=https://webmagazine.unitn.it/internazionale/107589/focus-ucraina-ritorno-alla-guerra-fredda-la-russia-e-luso-della-storia|titolo=Focus Ucraina. Ritorno alla guerra fredda? La Russia e l'uso della storia|data=14 aprile 2022|accesso=4 maggio 2023|editore=Università di Trento|autore=Sara Lorenzini}}</ref>
Nonostante la guerra fredda si sia conclusa con lo scioglimento dell'[[Unione Sovietica]], non ha avuto fine, tuttavia, il rapporto di strisciante sfiducia fra il blocco occidentale e la [[Russia|Federazione Russa]], che, pur in una situazione di integrazione economica sempre più marcata, ha registrato, durante gli [[anni 2000]], alcuni episodi di vera e propria contrapposizione, in particolar modo tra USA e Russia.
 
== Storiografia ==
La [[guerra in Iraq]], portata avanti nel [[2003]] da USA, [[Regno Unito]] e altri alleati (fra cui l'Italia) è stata vivamente osteggiata dalla [[Federazione Russa]].
[[File:Mao, Bulganin, Stalin, Ulbricht Tsedenbal.jpeg|min|[[Joseph Stalin]] insieme a (da sinistra a destra) [[Mao Zedong]], [[Nikolai Bulganin]], [[Walter Ulbricht]] e [[Yumjaagiin Tsedenbal]]]]
 
Non appena il termine "guerra fredda" divenne popolare per riferirsi alle tensioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica, l'interpretazione del corso e delle origini del conflitto è stata fonte di accese controversie tra storici, politologi e giornalisti. In particolare, vi è stato un ampio dibattito con posizioni contrastanti su chi fosse responsabile della rottura delle relazioni tra le due potenze dopo la seconda guerra mondiale e se il conflitto derivato fosse inevitabile o meno. Sebbene le spiegazioni delle origini del conflitto nelle discussioni accademiche siano complesse e diverse, si possono identificare diverse scuole di pensiero generali sull'argomento. Gli storici parlano comunemente di quattro diversi approcci allo studio della guerra fredda: "ortodosso", "revisionista", "realista" e "post-revisionista".<ref>{{cita| Harper, 2020|p. 105}}.</ref><ref>{{cita|Ambrose e Brinkley, 2011|pp. 789-799}}.</ref>
Attorno agli anni [[2006]] e [[2007]] i rapporti tra USA e Russia sono diventati ancor più tesi per questioni riguardanti lo [[Scudo spaziale]] e il [[Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa]].
 
Secondo la "scuola ortodossa" il deterioramento dei rapporti era da attribuirsi alla violazione da parte di Stalin degli [[conferenza di Jalta|accordi di Jalta]], dell'imposizione di governi dominati dai sovietici su un'Europa Orientale riluttante e di un aggressivo espansionismo sovietico. Tale teoria trovò successo negli ambienti liberali e conservatori statunitensi degli [[anni 1950]].<ref>{{cita| Harper, 2020|pp. 104-105}}.</ref> Il rinnovato clima sociale degli [[anni 1960]], impregnato di contestazione all'autorità e rigetto dei dogmi tradizionali, contribuì all'emergere della "scuola revisionista" secondo la quale la responsabilità è da ricercarsi nel [[capitalismo]] statunitense alla continua ricerca di nuovi mercati. Il comportamento dei sovietici era quindi teso solo a difendersi dall'aggressività occidentale iniziata ben prima della fine della seconda guerra mondiale. Propria delle correnti della ''[[New Left]]'', la scuola revisionista finì per «sostituire una versione stereotipata dell'Unione Sovietica con un'altra opposta».<ref>{{cita| Harper, 2020|pp. 106-107}}.</ref>
La proposta statunitense di installare basi di difesa missilistica a terra in [[Polonia]] e [[Repubblica Ceca]], nonché la prospettata creazione di basi militari in [[Romania]] e [[Bulgaria]] ha visto una forte opposizione russa, la quale denunciò i piani statunitensi come la violazione del Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa. La situazione è culminata il 26 aprile [[2007]], quando il presidente russo [[Vladimir Putin]] annunciò l'intenzione di porre una moratoria al Trattato fino a che tutti i paesi non lo avessero ratificato e avessero iniziato ad implementarlo. Nel dicembre 2007 la [[Duma]] votò favorevolmente alla sospensione del trattato. Verso agosto 2007 la Russia per la prima volta dallo scioglimento dell'Unione Sovietica ripristinò su Europa, Pacifico e Atlantico voli strategici permanenti di aerei militari a lungo raggio.
 
[[File:Castle Bravo 007.jpg|min|sinistra|Test nucleare statunitense nel 1954]]
Nell'agosto [[2008]], a causa della [[Guerra in Ossezia del Sud (2008)|guerra nell'Ossezia del Sud]], i rapporti tra la [[Russia]] e il mondo occidentale, in particolar modo gli [[Stati Uniti]], diventarono ancora più tesi. Il 20 agosto [[2008]] la firma dell'accordo sullo scudo antimissile tra [[USA]] e [[Polonia]]<ref>[http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=69&ID_articolo=2259&ID_sezione=138&sezione=Anteprime%20dagli%20Usa Usa - Polonia, firmato l'accordo sullo scudo antimissile]</ref> crea ancora più tensione internazionale. Il giorno successivo [[Mosca (Russia)|Mosca]] annuncia l'intenzione di voler interrompere ogni collaborazione con la [[NATO]]<ref>[http://www.repubblica.it/2008/08/sezioni/esteri/ossezia-bombardamenti-3/sospesa-collaborazione-nato/sospesa-collaborazione-nato.html Russia: Stop alla collaborazione con la NATO]</ref>.
Malgrado gli eventi negativi, l'ascesa alla [[Casa Bianca]] del Presidente [[Barack Obama]] e l'avvento della sua nuova linea di politica estera ricominciò a rendere più amichevoli i contatti fra le due superpotenze.
 
Accanto alle scuole ortodosse e revisioniste, la "scuola realista" poneva l'accento sull'inevitabilità di un conflitto tra le due potenze che cercavano di occupare il vuoto di potere lasciato in Europa dagli esiti del conflitto. I sostenitori di tali posizioni consideravano la guerra fredda come solo l'ultimo dei capitoli delle guerre che da secoli avevano imperversato nel Vecchio Continente; taluni si sono spinti a dei parallelismi con le [[Guerre di religione in Europa|guerre di religione]] del XVI e XVII secolo sottolineandone il carattere ideologico come similitudine.<ref>{{cita| Harper, 2020|pp. 107-108}}.</ref>
Ma nel febbraio [[2014]] iniziò la crisi della [[Penisola di Crimea|Crimea]], dove gli abitanti, in maggioranza di etnia russa, si opposero al nuovo governo ucraino chiedendo l'indipendenza per poi potersi associare alla Federazione russa. Nei primi giorni di marzo la Russia inviò truppe regolari in aiuto dei filorussi, e pose il blocco al porto di [[Sebastopoli]] con la sua [[Voenno-Morskoj Flot Rossijskoj Federacii|Marina]]. L'11 marzo la Crimea si proclamò indipendente come [[Repubblica autonoma di Crimea]], e ciò venne confermato dal referendum del 16 marzo. Infine il 18 marzo essa venne annessa alla Russia, come distretto federale. Tuttavia l'Unione Europea e gli Stati Uniti dichiararono questa annessione illegittima, in quanto contraria alle leggi internazionali e alla sovranità ucraina.
Tale situazione conflittuale si è acuita in tempi recenti a causa della contrapposizione fra l'Ucraina e la Russia circa il destino dell'[[Oblast' di Donec'k]] che, con l'aiuto militare della Russia, si è reso parzialmente indipendente dall'autorità ucraina e avrebbe optato, tramite referendum, per l'unione con la Federazione russa.
 
Gli storici "post-revisionisti", [[John Lewis Gaddis]] e [[Robert Grogin]] ne sono stati i maggiori esponenti, hanno descritto gli eventi e le cause della guerra fredda con toni più sfumati ed equilibrati, fondendo insieme le precedenti teorie. Essi, piuttosto che attribuire l'inizio della guerra fredda a una delle due superpotenze, si concentrano sulla mutua errata percezione, sulla mutua reattività e sulla responsabilità condivisa. Da una parte, essi hanno riconosciuto che gli Stati Uniti avessero fomentato una opinione pubblica fortemente antisovietica ma che il loro agire fosse prettamente difensivo giustificato da una concreta minaccia comunista; dall'altra hanno concordato che Stalin non perseguisse una strategia di conquista dell'Eurasia ma che fosse colpevole non aver rispettato i patti e di aver costituito un allarme per gli occidentali. Dal 1989 il dibattito storiografico si è potuto arricchire del contributo di storici del blocco orientale e documenti sovietici che fino ad allora erano segretati che hanno confermato la mancanza in Stalin di un piano per la conquista dell'Europa e di una sua reale intenzione nella ricerca di una collaborazione pacifica con l'Occidente; tuttavia questi hanno anche evidenziato di come la sua intransigenza ideologica e la ferrea convinzione nel successo mondiale del [[comunismo]] avessero guidato le azioni del leader sovietico contribuendo a determinare un clima di reciproco sospetto. In definitiva, tutti i più recenti studi concordano che entrambi i blocchi avessero «agito in modo provocatorio fornendo alla parte avversa abbondanti ragioni di allarme».<ref>{{cita| Harper, 2020|pp. 109-112}}.</ref>
== Cronologia degli eventi principali ==
{{Vedi anche|Cronologia della guerra fredda}}
 
== La guerra fredda e la cultura statunitense ==
[[File:Unholy three.png|min|Durante il [[maccartismo]] i servizi di [[Assistenza sanitaria|sanità pubblica]] ([[vaccinazione]], [[Salute mentale|assistenza psicologica]], [[fluorizzazione dell'acqua]]) vennero bollati come strumenti "comunisti" per il lavaggio del cervello]]
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1986-0813-460, Berlin, Parade von Kampfgruppen zum Mauerbau.jpg|left|thumb|Parata della [[Nationale Volksarmee]] a [[Berlino Est]] per il XXV anniversario della costruzione del [[muro di Berlino]], [[1986]], [[Bundesarchiv]]]]
 
Assieme alla [[guerra del Vietnam]], la Guerra fredda ha segnato profondamente la cultura e l'immaginario collettivo degli Stati Uniti e oltre.
Assieme alla [[guerra del Vietnam]], la guerra fredda ha segnato profondamente la cultura e l'immaginario collettivo degli Stati Uniti e oltre.
Negli [[anni 1950|anni cinquanta]], la popolazione civile in America venne costretta a esercitazioni contro i ''raid'' aerei e incoraggiata a costruirsi dei [[rifugio antiatomico|rifugi antiatomici]] personali. Questo atteggiamento di paura raggiunse i livelli più alti durante la [[Crisi dei missili di Cuba|crisi missilistica di Cuba]], risolta ''in extremis'' da [[John Fitzgerald Kennedy|Kennedy]] (poi assassinato) e [[Nikita Chruščёv|Chruščëv]] (successivamente sostituito e ritiratosi a vita privata) e col passare degli anni svanì; comunque, la consapevolezza della guerra e delle sue potenziali conseguenze fu una costante. Le indicazioni per i rifugi nei grossi edifici, le proteste sul posizionamento di missili nucleari a corto raggio in [[Germania]], [[Cuba]] e [[Turchia]], lo spesso citato [[orologio dell'apocalisse|orologio dell'apocalisse nucleare]], le fotografie di cadaveri impigliati nel [[filo spinato]] del Muro di Berlino, così come film tipo ''[[A prova di errore (film 1964)|A prova di errore]]'', ''[[Wargames - Giochi di guerra]]'', ''[[Alba rossa (film 1984)|Alba rossa]]'' e ''[[The Day After - Il giorno dopo]]'' mantennero alta la consapevolezza.
Negli anni cinquanta, la popolazione civile in America venne costretta a esercitazioni contro i ''raid'' aerei e incoraggiata a costruirsi dei [[rifugio antiatomico|rifugi antiatomici]] personali. Questo atteggiamento di paura raggiunse i livelli più alti durante la [[Crisi dei missili di Cuba|crisi missilistica di Cuba]], risolta ''in extremis'' da [[John Fitzgerald Kennedy|Kennedy]] (poi assassinato) e [[Nikita Chruščёv|Chruščëv]] (successivamente sostituito e ritiratosi a vita privata) e col passare degli anni svanì; comunque, la consapevolezza della guerra e delle sue potenziali conseguenze fu una costante. Le indicazioni per i rifugi nei grossi edifici, le proteste sul posizionamento di missili nucleari a corto raggio in [[Germania]], [[Cuba]] e [[Turchia]], lo spesso citato [[orologio dell'apocalisse|orologio dell'apocalisse nucleare]], le fotografie di cadaveri impigliati nel [[filo spinato]] del Muro di Berlino, così come film tipo ''[[A prova di errore (film 1964)|A prova di errore]]'', ''[[Wargames - Giochi di guerra]]'', ''[[Alba rossa (film 1984)|Alba rossa]]'' e ''[[The Day After - Il giorno dopo]]'' mantennero alta la consapevolezza.
 
La principale conseguenza diretta del particolare clima creatosi negli Stati Uniti con la guerra fredda fu il [[maccartismo]], una serie di inchieste politico-giudiziarie svoltesi fra gli anni quaranta e cinquanta, tese a colpire qualunque possibile "influenza comunista" negli apparati dello Stato, e persino nei comportamenti di singoli individui. Tali inchieste, condotte spesso anche in palese contrasto con i principi costituzionali e giuridici statunitensi, colpirono numerosi soggetti, in molti casi soltanto sulla base di un semplice sospetto.
[[File:Unholy three.png|thumb|Durante il [[maccartismo]] i servizi di [[Assistenza sanitaria|sanità pubblica]] ([[vaccinazione]], [[Salute mentale|assistenza psicologica]], [[fluorizzazione dell'acqua]]) vennero bollati come strumenti "comunisti" per il lavaggio del cervello.]]
La principale conseguenza diretta del particolare clima creatosi negli Stati Uniti con la guerra fredda, fu il [[maccartismo]], una serie di inchieste politico-giudiziarie svoltesi fra gli [[anni 1940|anni quaranta]] e [[anni 1950|cinquanta]], tese a colpire qualunque possibile "influenza comunista" negli apparati dello Stato, e persino nei comportamenti di singoli individui. Tali inchieste, condotte spesso anche in palese contrasto con i principi costituzionali e giuridici statunitensi, colpirono numerosi soggetti, in molti casi soltanto sulla base di un semplice sospetto.
 
Fra di essi vi furono anche famosi personaggi della cultura e dello spettacolo, tanto che la paura di incappare nelle maglie delle inchieste anticomuniste finì per condizionare anche le scelte artistiche di scrittori, registi e produttori cinematografici che, salvo eccezioni, dovettero sempre tenersi, in quegli anni, su una linea "[[politicamente corretto|politicamente corretta]]". Il maccartismo fu figlio del clima di tensione e paura creatosi a partire dai tardi anni quaranta, ma certamente, con i suoi processi accusatori e la sua caccia spesso immotivata al traditore, finì per essere al tempo stesso moltiplicatore di tale clima di paura, grazie anche alla risonanza che tali vicende avevano presso i [[mass media]].
 
La guerra fredda ispirò molte case cinematografiche e molti scrittori, risultando in un enorme numero di libri e film, alcuni più fantasiosi (come la serie dedicata a [[James Bond]]), altri più realistici e dettagliati; in particolare [[John Le Carré]] e più tardi [[Tom Clancy]] furono maestri nel descrivere vividamente gli agenti segreti e la guerra di spionaggio che avveniva sotto la superficie. Anche ''[[Rocky IV]]'' ebbe la sua valenza simbolica, circa la rappresentazione vittoriosa e buona degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]].
{{clear}}
 
== Cronologia degli eventi principali ==
{{Vedi anche|Cronologia della guerra fredda}}
 
== Note ==
{{note strette}}
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro | autore=Stephen Ambrose | autore2=Douglas Brinkley| titolo=Rise to Globalism: American Foreign Policy Since 1938 | anno=2011 | editore=Penguin Books | isbn=978-0-14-200494-4 | lingua=en|cid=Ambrose e Brinkley, 2011}}
{{Div col|2}}
* {{cita libro|autore=Marco Altobello|titolo=La crisi di Cuba: la Guerra Fredda alla prova del fuoco|città=Lecce|editore=Libellula|anno=2019|isbn=978-88-6735-516-7|sbn=BA10154230|cid=Altobello, 2019}}
* Federico Romero ''Storia della guerra fredda. L'ultimo conflitto per l'Europa'', Torino, Einaudi, 2009, ISBN 978-88-06-18829-0
* {{cita libro |autore=Peter Byrd |curatore=Iain McLean, Alistair McMillan |collana=The concise Oxford dictionary of politics |titolo=Cold War |url=https://archive.org/details/oxfordconcisedic00iain |anno=2003|editore=Oxford University Press |isbn=0-19-280276-3 |lingua=en|cid=Byrd, 2003}}
* {{cita libro|titolo=La guerra fredda 1945-1991|autore=Joseph Smith|editore=Il Mulino|anno=2000|isbn=978-88-15-07688-5|cid=Smith, 2000}}
* {{cita libro|autore=Bino Olivi|titolo=L'Europa difficile: storia politica dell'integrazione europea, 1948-2000|città=Bologna|editore=Il Mulino|anno=2001|isbn=8815083901|sbn=PUV0799025|cid=Olivi, 2001}}
* {{en}} Beschloss Michael. ''Mayday: Eisenhower, Kennedy and the U-2 Affair'' 1986.
* {{Cita libro|autore=Leonardo Campus|titolo=I sei giorni che sconvolsero il mondo: La crisi dei missili di Cuba e le sue percezioni internazionali|url=https://archive.org/details/iseigiornichesco0000camp|sbn=PUV1409142|cid=Campus, 2014|editore=Le Monnier|città=Firenze|anno=2014|ISBN=978-88-00-74532-1}}
* {{en}}Brands, H. W. ''Cold Warriors. Eisenhower's Generation and American Foreign Policy'' (1988).
* {{cita libro|autore=Marco Clementi|wkautore=Marco Clementi|titolo=La NATO|editore=Il Mulino|anno=2002|città=Bologna|isbn=88-15-08474-6|cid=Clementi, 2002|sbn=RAV0821292}}
* {{cita libro|autore=John Lewis Gaddis|titolo=Strategies of Containment: A Critical Appraisal of Postwar American National Security Policy|anno=1982|lingua=en}}
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* {{cita libro|autore=HenryGiovanni TurnerSabbatucci|titolowkautore=TheGiovanni TwoSabbatucci|autore2=Vittorio GermaniesVidotto|wkautore2=Vittorio SinceVidotto|titolo=Il 1945:mondo East and Westcontemporaneo|città=Roma|editore=Yale University PressLaterza|anno=19872019|isbn=0978-30088-03865593-80042-7|linguasbn=enCFI0202749|cid=TurnerSabbatucci e Vidotto, 19872019}}
* {{cita libro|autore=Frederick Taylor|titolo=Il muro di Berlino: 13 agosto 1961-9 novembre 1989|città=Milano|editore=Mondadori|anno=2009|isbn=978-88-04-59467-3|sbn=UBO3706809|cid=Taylor, 2009}}
* {{cita libro |autore=Peter Byrd |curatore=Iain McLean, Alistair McMillan |collana=The concise Oxford dictionary of politics |titolo=Cold War (intero capitolo) |url=https://books.google.com/?id=xLbEHQAACAAJ |accesso=16 giugno 2008|anno=2003|editore=Oxford University Press |isbn=0-19-280276-3 |lingua=en|cid=Byrd, 2003}}
* {{cita libro | autore=Cynthia Watson | titolo=U.S. National Security: A Reference Handbook | url=https://archive.org/details/usnationalsecuri0000wats_l3a1 | anno=2002 | editore=ABL-CLIO | città=Santa Barbara, California | isbn=978-1-57607-598-2 | cid=Watson, 2002|lingua=en}}
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== Voci correlate ==
* [[Blocco occidentale]]
{{Colonne}}
* [[AnniBlocco di piomboorientale]]
* [[ArmaStoria nuclearecontemporanea]]
* [[ArmiCultura didurante distruzionela diguerra massafredda]]
* [[Blocco occidentale]]
* [[Blocco orientale]]
* [[Conflitti nei blocchi durante la guerra fredda]]
* [[Corsa agli armamenti]]
* [[Corsa allo spazio]]
* [[Cortina di ferro]]
* [[Crisi dei missili di Cuba]]
* [[Distruzione mutua assicurata]]
* [[Equilibrio del terrore]]
* [[Guerra delper Vietnamprocura]]
* [[Insurrezioni anticomuniste nell'Europa Orientale]]
* [[Muro di Berlino]]
* [[Movimento dei paesi non allineati]]
* [[NATO]]
* [[Operazione CHAOS]]
* [[Operazione Condor]]
* [[Patto di Varsavia]]
* [[Patto Atlantico]]
* [[Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord]]
* [[Paura rossa]]
{{Colonne spezza}}
* [[Piano Marshall]]
* [[Picnic paneuropeo]]
* [[Primavera di Praga]]
* [[Protesta di piazza Tienanmen]]
* [[Psicologia della pace]]
* [[Rivoluzione cubana]]
* [[Rivoluzione culturale cinese]]
* [[Rivoluzioni del 1989]]
* [[Seconda guerra mondiale]]
* [[Storia degli Stati Uniti d'America (1945-1964)]]
* [[Storia degli Stati Uniti d'America (1964-1980)]]
* [[Storia degli Stati Uniti d'America (1980-1988)]]
* [[Storia degli Stati Uniti d'America (1988-presente)]]
* [[Storia dell'Unione Sovietica (1922-1953)]]
* [[Storia dell'Unione Sovietica (1953-1985)]]
* [[Storia dell'Unione Sovietica (1985-1991)]]
* [[Strategia della tensione]]
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== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.instoria.it/home/fallimento_yalta_I.htm "Dalla Grande Alleanza alla Guerra Fredda. Parte I - Il fallimento di Jalta"] in InStoria, rivista online di storia e informazione, n. 20 - agosto 2009.
* {{Cita web |url=http://www.instoria.it/home/fallimento_yalta_I.htm |titolo=Dalla Grande Alleanza alla Guerra Fredda. Parte I - Il fallimento di Jalta |editore=InStoria |numero=n. 20 |data=agosto 2009}}
* [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/cronologia-della-guerra-fredda/743/default.aspx Cronologia della Guerra fredda - Quaranta anni dietro la cortina di ferro] La Storia siamo noi
* {{Cita web |url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/cronologia-della-guerra-fredda/743/default.aspx |titolo=Cronologia della Guerra fredda - Quaranta anni dietro la cortina di ferro |editore=La Storia siamo noi |accesso=22 ottobre 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121219043836/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/cronologia-della-guerra-fredda/743/default.aspx |urlmorto=sì}}
* {{Thesaurus BNCF}}
*[http://www.treccani.it/enciclopedia/guerra-fredda/]
 
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