Alessandro Manzoni: differenze tra le versioni

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Nel [[1806]]-[[1807]], mentre era ad Auteuil, apparve per la prima volta in pubblico come poeta, con due pezzi, uno intitolato ''[[Urania]]'', in stile classico, del quale poi lui stesso divento il più strenuo avversario, l'altro invece una elegia in versi liberi, sulla morte del conte Carlo Imbonati, dal quale, attraverso la madre ereditò un patrimonio considerevole, compresa la villa di Brusuglio, da allora sua principale residenza.
 
Nel [[1808]] il matrimonioManzoni delsi Manzonisposa a Milano con Henriette Blondel, figlia di un banchiere genovese, si rivelò felice, ed egli condusse molti anni di ritirata vita domestica, dividendosi tra la letteratura e la gestione delle risorse familiari. La sua energia intellettuale in questo periodo fu impegnata nella composizione degli ''Inni sacri'', una serie di liriche sacre, ed un trattato sulla moralità cattolica, compito intrappreso sotto guida religiosa, in riparazione alla sua iniziale lontananza dalla fede.
 
Nel [[1818]] dovette vendere il patrimonio ereditato dal padre, dal momento che gli affari erano andati molto male a causa di un agente disonesto. La sua generosità si vide in questa occasione da come si comportò con i paesani, che erano fortemente indebitati con lui. Non solo cancellò sui due piedi la registrazione di tutte le somme che gli erano dovute, ma disse anche che tenessero per sè l'intero raccolto di granoturco che ci sarebbe stato.
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Nel [[1822]], Manzoni pubblico la sua seconda tragedia ''[[Adelchi]]'', che tratta del rovesciamento da parte di [[Carlo Magno]] della dominazione longobarda in Italia, e che contiene molte velate allusioni all'occupazione [[austria|austriaca]]. In seguito Manzoni laboriosamente rielaborò ''I promessi sposi'' facendo uso dell'italiano in forma toscana, e nel [[1840]] pubblicò questa riscrittura, assieme all'opera ''[[La storia della colonna infame]]'', che riprende e sviluppa il tema degli untori e della peste, che già tanta parte aveva avuto nel romanzo precedente. Scrisse anche un breve trattato sulla lingua italiana.
 
La fine della vita di Manzoni fu rattristata da molti dispiaceri. La perdita della moglie nel [[1833]] fu seguita da quella di molti dei suoi figli, e della madre. Nel [[1837]] sposò la seconda moglie, Teresa Born, vedova del Conte Stampa. Egli sopravvisse pure a quest'ultima, mentre dei nove bambini nati dai due matrimoni solo due morirono successivamente al padre. La morte del figlio maggiore, Pier Luigi, il [[28 aprile]] [[1873]], fu il colpo finale che accelerò la fine; egli cadde ammalato immediatamente e morì di meningite cerebrale, il [[22 maggio]]. Ci fu grandissima partecipazione al solenne funerale tenutosi a Milano, erano presenti anche i principi e tutti i grandi ufficiali di stato. Nel 1874 [[Verdi]] percompone l'occasione scrisse un [[RequiemMessa di requiem]], nell'anniversario della morte, per onorare la sua memoria.
 
Le prime biografie di Manzoni furono scritte da Cesare Cantò ([[1885]]), Angelo de Gubernatis ([[1879]]), Arturo Graf ([[1898]]). Una parte delle lettere di Manzoni furono pubblicate da Giovanni Sforza nel [[1882]].