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=== Prima metà del XIV secolo ===
Già in questo secolo con “barattolai” ci si riferisce ai rivenditori di vasellame e non più a produttori diretti. A conferma ci sono alcune fonti scritte.
Per esempio, dai documenti si riesce ad evincere che gli oggetti da mensa e da cucina erano presenti nelle case dei cittadini in quantità sufficienti a soddisfare i bisogni della vita quotidiana. Per le occasioni importanti, ad esempio matrimoni e banchetti, che richiedevano un maggiore quantitativo di stoviglie per la mensa, gli oggetti da tavola venivano affittati proprio dai barattolai.
Ancora, grazie ad un documento frammentario dello “Statuto della Curia dei Mercanti”, sappiamo che i barattolai facevano parte di questa corporazione. In esso infatti vengono citati esplicitamente, dovendo pagare alla Curia o ad un suo rappresentante una certa somma di denari di Pisa per poter svolgere la professione.
A riprova di ciò si ha uno Statuto del 1350 dove i barattolai non compaiono tra i facenti parte dell'Ordine del Mare, di cui invece erano membri i vasellai, broccai e scodellai, produttori di ceramica<ref>{{cita|Berti - Tongiorgi 1977a|pp. 142-143}}.</ref>.
 
In questo periodo è presente in città una importante famiglia di ceramisti provenienti da Bacchereto (Pistoia): si tratta di due fratelli, Baccarugio e Fardo di Vinacetto, che esercitavano la loro professione nella cappella di San Vito. Un nipote dei due, Fardino, insieme al cugino Pupo di Fardo, continuarono l’attività familiare nella stessa cappella. La famiglia nonostante la florida attività consolidata a Pisa, aveva conservato alcune proprietà nel paese di origine dove, nel 1340, fa ritorno Fardino. Proprio Bacchereto, come dimostrato da una vasta ricerca archivistica e archeologica, è un altro grosso centro di produzione ceramica toscano. Pur essendo due centri molto vicini, Pisa e Bacchereto tendono ad avere una forte autonomia e peculiarità produttiva durante questi secoli<ref name=BT_144>{{cita|Berti - Tongiorgi 1977a|p. 144}}.</ref>{{#tag:ref|Gli studi sulla produzione ceramica di Bacchereto sono stati illustrati in {{cita|Cora 1973|I, p. 65}}. Per le analogie dei motivi decorativi tra le maioliche arcaiche di Pisa e quelle di Bacchereto vedere {{cita|Cora 1973|II, Tav. 19/b}}.|group=N}}.
 
L'ormai defunto Bondie di Uguccione lascia la propria attività a due dei suoi figli: Bindo (1314-1335) e Pupo (1329-1339), anche loro residenti nella cappella di San Vito.
Il figlio di quest’ultimo continua nella stessa cappella l’attività di broccaio fino al 1347 e probabilmente il sapere del mestiere viene tramandato ad un altro discendente, come potrebbe far supporre l’esistenza nella seconda metà del XIV secolo di un Piero di Bindo, broccaio nella cappella di San Vito<ref name=BT_144/>.
 
In questo periodo sono presenti a Pisa 36 operanti nel settore, di cui: 2 barattolai (1 è indicato barattolaio e vasaio), 8 broccai, 26 vasai (1 è indicato fornaciaio e vasaio){{#tag:ref|I due vasai indicati con l’asterisco sono della cappella di S. Marco in “Guazzalongo”, una zona extraurbana situata a sud-est della città, nei pressi di Sant’Andrea, vedi {{cita|Berti - Renzi Rizzo 1997|pp. 228-229}}; {{cita|Tolaini 1979|pp. 311-312}} e {{cita|Garzella 1990|pp. 116-117}}. Tra quelli indicati nella casella “Altre”, i tre vasai sono di San Michele degli Scalzi, a nord dell’Arno verso est, di S. Eufrasia e di Santa Maria Maggiore; il barattolaio è di Santa Lucia dei Ricucchi. La precisa collocazione delle cappelle è esposta in {{cita|Tolaini 1979}} e {{cita|Garzella 1990}}.|group=N}}.
 
{| class="wikitable"
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! Qualifica !! Cappella ignota !! Q. Chinzica e S. Andrea !! S. Paolo R.A. !! Q. Ponte e S. Vito !! Altre
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| Barattolaio || / || 2 || / || / || /
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| Broccaio || 1 || 2 || 1 || 3 || 1
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| Vasaio || 6 || 2* || 5 || 10 || 3
|-
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Contemporaneamente alla costruzione della chiesa di San Martino, sita presso il quartiere Chinzica, si assiste ad un notevole incremento del numero di prodotti ceramici.
Verso la metà del secolo invece si assiste ad un decremento di produzione, probabilmente attribuibile alla pestilenza del 1347 - 1348 che decimò la popolazione.
 
=== Seconda metà del XIV secolo ===
L'organizzazione del lavoro durante questo periodo cambia, in quanto si assiste ad una produzione più massiccia e alla formazione delle prime compagnie di artigiani. Questo perché a Pisa, ma anche altrove, la ceramica smaltata aveva ormai consolidato il suo ruolo nella vita quotidiana. Ne è una prova la grande quantità di scarti d'uso ritrovati sia nel circuito cittadino, sia in diverse località toscane, di altre regioni d'Italia ma anche estere.
Dalla documentazione d'archivio si nota come le officine ceramiche site nel quartiere di San Vito tendono progressivamente a chiudere e/o spostarsi in altre zone della città, più lontane dal centro ma sempre a ridosso dell'Arno. A partire dalla metà del XIV secolo infatti sono testimoniate diverse case - botteghe nella zona di San Paolo a Ripa d'Arno e a San Giovanni al Gatano, a sud del fiume grossomodo in linea d'aria al quartiere di San Vito. Qui era sicuramente più agevole cavare l'argilla rispetto alla zona di San Vito in quanto San Paolo e San Giovanni erano fuori le mura.
Ad esempio, nel 1389 un ceramista di San Vito, Rainaldo di Stefano, costituisce una compagnia per quattro anni con Nino di Giovanni della cappella di San Paolo a Ripa d'Arno. Un altro, Andrea di Nardo broccaio in San Vito già nel 1386, dal 1404 prende a livello un pezzo di terra con fornace a San Paolo a Ripa d'Arno.
 
Un altro broccaio, Rustico figlio di Enrichetto, nonostante abbia un'attività a San Vito, viene registrato nel 1403 come abitante di San Paolo a Ripa d'Arno dove insieme a Cione di Lenzo prende in affitto la casa di Andrea di Chimento anche loro vasai.
Assume particolare rilievo il fatto che mentre i vasellai conosciuti di San Vito nella prima metà del XIV secolo sono più del doppio di quelli di San Paolo a Ripa d’Arno, nella seconda metà del secolo si registra invece una situazione opposta e poi nella prima metà del XV secolo non si conosce nessun vasaio in San Vito.
 
Anche in questo periodo si conoscono barattolai che lavorano da rivenditori o noleggiatori.
Ad esempio, nel 1371 Vanni di Senso detto Rosso, dà in prestito alcune stoviglie da mensa all’Opera del Duomo in occasione della festa dell’Assunta<ref>{{cita|Berti - Tongiorgi 1977a|pp. 147-153}}.</ref>.
 
Nella seconda metà del XIV secolo in città sono presenti 74 artigiani, di cui: 7 barattolai (1 indicato barattolaio e vasaio; 2 sono indicati barattolai e broccai), 13 barattolai (2 sono indicati broccai e vasai), 52 vasai, 2 apprendisti (1 è indicato come apprendista vasaio){{#tag:ref|Uno dei broccai, Piero di Bindo, faceva parte della stessa famiglia che operava a San Vito nella prima metà del secolo. Tre vasai e un apprendista erano appartententi alla cappella di San Giovanni al Gatano, che sorgeva nelle immediate vicinanze di San Paolo a Ripa d’Arno, subito fuori dalla cinta muraria.
Altre cappelle, erano prevalentemente a nord dell’Arno. Fra queste si segnala San Iacopo del Mercato, al tempo zona di commercio. Qui si trovavano quattro vasai e due o tre di questi possedevano casa e bottega. Data la posizione appare probabile che oltre alla fabbricazione, in questi esercizi si vendevano o affittavano i pezzi finiti ({{cita|Berti - Renzi Rizzo 1997|pp. 228, 230-232}}).|group=N}}.
 
{| class="wikitable"
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! Qualifica !! Cappella ignota !! Q. Chinzika/S. Andrea !! S. Paolo Ripa d'Arno !! Q. Ponte/S. Vito !! Altre
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| Barattolaio || 2 || 1 || / || / || 4
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| Broccaio || 2 || 5+1* || 2 || 3 || /
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| Vasaio || 6 || 4 || 23 || 7 || 12
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| Apprendista || / || / || 2 || / || /
|}
 
 
 
== Note ==