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In questo periodo è presente in città una importante famiglia di ceramisti provenienti da Bacchereto (Pistoia): si tratta di due fratelli, Baccarugio e Fardo di Vinacetto, che esercitavano la loro professione nella cappella di San Vito. Un nipote dei due, Fardino, insieme al cugino Pupo di Fardo, continuarono l’attività familiare nella stessa cappella. La famiglia nonostante la florida attività consolidata a Pisa, aveva conservato alcune proprietà nel paese di origine dove, nel 1340, fa ritorno Fardino. Proprio Bacchereto, come dimostrato da una vasta ricerca archivistica e archeologica, è un altro grosso centro di produzione ceramica toscano. Pur essendo due centri molto vicini, Pisa e Bacchereto tendono ad avere una forte autonomia e peculiarità produttiva durante questi secoli<ref name=BT_144>{{cita|Berti - Tongiorgi 1977a|p. 144}}.</ref>{{#tag:ref|Gli studi sulla produzione ceramica di Bacchereto sono stati illustrati in {{cita|Cora 1973|I, p. 65}}. Per le analogie dei motivi decorativi tra le maioliche arcaiche di Pisa e quelle di Bacchereto vedere {{cita|Cora 1973|II, Tav. 19/b}}.|group=N}}.
 
Altre famiglie di ceramisti provenivano da centri come Cerreto, Lorenzana, Gambassi e Siena<ref>{{cita|Clemente 2017|p. 136</ref>.
 
L'ormai defunto Bondie di Uguccione lascia la propria attività a due dei suoi figli: Bindo (1314-1335) e Pupo (1329-1339), anche loro residenti nella cappella di San Vito.
Il figlio di quest’ultimo continua nella stessa cappella l’attività di broccaio fino al 1347 e probabilmente il sapere del mestiere viene tramandato ad un altro discendente, come potrebbe far supporre l’esistenza nella seconda metà del XIV secolo di un Piero di Bindo, broccaio nella cappella di San Vito<ref name=BT_144/>.
 
In questo periodo sono presenti a Pisa 36 operanti nel settore, di cui: 2 barattolai (1 è indicato barattolaio e vasaio), 8 broccai, 26 vasai (1 è indicato fornaciaio e vasaio){{#tag:ref|I due vasai indicati con l’asterisco sono della cappella di S. Marco in “Guazzalongo”, una zona extraurbana situata a sud-est della città, nei pressi di Sant’Andrea, vedi {{cita|Berti - Renzi Rizzo 1997|pp. 228-229}}; {{cita|Tolaini 1979|pp. 311-312}} e {{cita|Garzella 1990|pp. 116-117}}. Tra quelli indicati nella casella “Altre”, i tre vasai sono di San Michele degli Scalzi, a nord dell’Arno verso est, di S. Eufrasia e di Santa Maria Maggiore; il barattolaio è di Santa Lucia dei Ricucchi. La precisa collocazione delle cappelle è esposta in {{cita|Tolaini 1979}} e {{cita|Garzella 1990}}.|group=N}}.
 
Contemporaneamente alla costruzione della chiesa di San Martino, sita presso il quartiere Chinzica, si assiste ad un notevole incremento del numero di prodotti ceramici.
Dopo la metà del secolo si assiste ad una standardizzazione della produzione.
 
==== Seconda metà del XIV secolo ====