Genesis: differenze tra le versioni

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E' comunque grazie a Trespass che il gruppo muove i suoi primi passi nell'Europa del Nord ed in particolare in Belgio e Olanda.
Nel [[1971]] fu pubblicato ''"Nursery Cryme"'' il giudizio della critica e del pubblico sancì la definitiva consacrazione del gruppo nel quale erano intanto entrati [[Phil Collins]] ([[batterista]]) e [[Steve Hackett]] ([[chitarrista]) subentrato a Phillips.<br>Il titolo dell'album prende spunto dal celebre libro di favole "Nursery Rhymes"; in esso favole e leggende vengono narrate da Gabriel e compagni in un bellissimo affresco musicale che rappresenta - forse - la massima espressione artistica del Gruppo. Da segnalare "''[[The Musical Box]]''", "''For Absent Friends''"; "''Harold the Barrell''"; "''The fountain of Salmacis''". Nursery Cryme fissa l'inizio dello splendido rapporto dei Genesis con l'Italia, che li spinge ad un successo assolutamente non previsto per dimensioni e intensità. Si esibiscono in memorabili concerti lasciando agli spettatori emozioni nuove ed indimenticabili.
 
Nursery Cryme fissa l'inizio dello splendido rapporto dei Genesis con l'[[Italia]] che li spinge ad un successo assolutamente non previsto per dimensioni e intensità.<br> Si esibiscono in memorabili concerti lasciando agli spettatori emozioni nuove ed indimenticabili .
 
Gabriel è sempre più padrone del palcoscenico e comincia a prendere una dimestichezza sempre maggiore con il ruolo di [[front man]]. ''The Return of the Giant Hogweed'' è spesso uno dei numeri in cui il suo istrionismo e la sua capacità incantatoria trovano maggior vigore espressivo.
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Pubblicato nel [[1972]] ''"Foxtrot"'' ricalca a tratti l'album precedente gettando uno sguardo su un futuro prossimo angosciante (''Get'em out by friday''). I temi biblici tornano prepotentemente nella monumentale suite "''[[Supper's Ready]]''" e ancora si presnta Gabriel come baricentro, focus del gruppo.
Sovente, nel distinguere i Genesis dal resto della compagine del rock progressive, si suole evidenziare che se altrove dominano la maniera, il virtuosismo e l'abilità estrema nel padroneggiare uno strumento, i Genesis sono invece "song-oriented": tutto è subordinato alla produzione di una canzone che colpisca nel suo insieme invece di essere un semplice veicolo per dar modo al virtuoso di turno di mostrare tutta la sua bravura. Non a caso, nei Genesis non ci sono "maghi" degli strumenti, nessun Wakeman o Emerson. Gli unici pezzi strumentali sono morbidi riarrangiamenti di musica classica (''Horizons'') o acquerelli tenui e gentili (After the Ordeal) ma mai pezzi ad effetto come quelli cui tanti gruppi dell'epoca si appigliavano per volpirecolpire gli ascoltatori.
Affermatisi ormai a livello europeo (l'America è lontana...) i genesisGenesis possono permettersi di incidere un disco con più mezzi a disposizione. E un anno dopo ''Foxtrot'', esce ''Selling England by the Pound''. E' l'album della maturazione. Anche la registrazione è più accurata, a tutto vantaggio dell'ascoltatore.
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Affermatisi ormai a livello europeo (l'America è lontana...) i genesis possono permettersi di incidere un disco con più mezzi a disposizione. E un anno dopo ''Foxtrot'', esce ''Selling England by the Pound''. E' l'album della maturazione. Anche la registrazione è più accurata, a tutto vantaggio dell'ascoltatore.
 
In Selling England i Genesis, pur ripetendo un canone consolidato, riescono a spostare in alto ancora un equilibrio tra canzone, musica e libertà espressiva dei singoli componenti.
E' l'album che rivela tutta la struggente capacità chitarristica di Hackett, in ''Firth of Fifth'' è la chitarra a suggellare il momento più alto e drammatico di tutto il rock romantico progressivo inglese. E' malinconica, tempestosa e furente nel disegnare il motivo che accompagna tutto il brano, introdotto dal [[pianoforte]] di Banks e poi ripreso nel cuore strumentale del brano. E se Hackett esplode in Firth of Fifth è Banks a spadroneggiare in ''The Cinema Show''.<br>
E' da notare, inoltre, che in ''Selling England'' Phil Collins fa la prima apparizione cone lead vocalist in ''More Fool Me '' come lead vocalist con risultati che non fanno certo presagire ciò che gli riserverà il futuro.
 
 
Gabriel prende sempre più il sopravvento e nei teatri ormai lui è lo show. I suoi travestimenti, timidamente iniziati all'epoca di Foxtrot, sono ormai quasi in grado di dominare la scena oltre la musica. E' anche il momento in cui nella band ci si chiede se l'equilibrio non si stia perdendo privilegiando, a volte, la teatralità più la musica.
 
Dopo tanto teatrare, Gabriel e i Genesis si lanciano nell'opera più ambiziosa della loro storia.
The Lamb lies down on Broadway esce nel 1974 e insieme a Tales from Topographic Oceans degli Yes è per antonomasia un vero e proprio mammuth discografico, un contrassegno della grandiosità e, a tratti, della magniloquenza di cui parecchi gruppi del tempo furono preda. In effetti però, The Lamb non è, sul piano strettamente musicale, affatto magniloquente, anzi. Si suddivide in una trentina di brevi (per gli standard genesisiani) brani con, qui e là, alcuni episodi strumentali a far da intermezzo. Ciò che pare ambizioso è l'idea del doppio concept album che, pur parlando di un giovane punk portoricano (Rael), è gonfio all'inverosimile di doppi sensi, rimandi, sottintesi, giochi di parole, insomma un vero ginepraio che, alla fine un po' pesa. E' un album strapieno di note, e ancora di più di parole. Ed è Gabriel che nel suo ultimo tour con i Genesis, impersona Rael risultando ancora più che mai il vero show-man riducendo i suoi colleghi al rango quasi di comprimari o di backing band. Con The Lamb, i Genesis oltrepassano la misura. La oltrepassano con i fans della prima ora cui il disco, per la storia, per le canzoni, viene vissuto come una specie di tradimento. La oltrepassano come gruppo perché, dopo The Lamb, è chiaro che, per i Genesis, Gabriel è troppo ingombrante e, per Gabriel, i Genesis sono ormai storia passata. Retrospettivamente, a distanza di più di trent'anni, The Lamb è riverito quasi universalmente, dai praticanti del culto Genesis ma anche dai non strettamente praticanti. The Lamb è il tentativo di sperimentare, di uscire da un canone e vedere l'effetto che fa. Col senno di poi, tentativo riuscito a spese di un tipo di Genesis che da allora non ci sarà più.
E infatti... dopo l'ultimo concerto a St.Etienne nel '75 Gabriel lascia il gruppo con un comunicato stampa nella sua tradizione (giochi di parole, enigmi, allitterazioni varie...)
E dopo pochissimi mesi il gruppo continua senza di lui e produce A trick of a tail. Banks, Rutherford e co., all'uscita di Gabriel, devono essersi detti che era ora di tornare a casa.
E quindi: alla voce c'è Phil Collins e, fra lo stupore generale, si scopre che canta come Gabriel, con una voce che rasenta la sfacciata imitazione. E le canzoni tornano a tematiche care ai fans tradizionali: personaggi fantastici (mad man moon), animaletti mitici (squonk)
o allegorie (Ripples). Risultato: il disco più venduto fino ad allora. Si batte il ferro finchè è caldo, si saranno detti, e allora dopo nemmeno un anno, ecco "Wind & Wuthering" dove, come dicono in Inghilterra, c'è "more of the same", il solito. Sì, è vero che viene data maggiore enfasi alle individualità e che c'è il capolavoro "one for the vine" ma in sostanza si segna il passo.
Prosegue con strepitosi successi l'attività on tour di cui Seconds out è il degno testimone. Dopodiché, i Genesis perdono un altro pezzo: Steve Hackett abbandona. Col senno di poi, chissà se durante tutti questi anni non se ne sarà pentito, considerato che la sua produzione live non ha esattamente portato quei frutti che probabilmente ci si poteva anche attendere. Comunque, Phil, Mike e Tony, non fanno una piega e tirano dritto per la loro strada. Non senza un bel po' di sana autoironia titolano il primo disco da trio "and then there were three.." e poi rimasero in tre, come a sottintendere "e vediamo cosa sanno fare". Il terzetto superstite fa due conti, annusa l'aria, fatta di punk, reggae e new wave, e comincia a capire che non è più il tempo per grandi suites o canzoni che parlino di creature mitologiche. Si danno alla canzone, anzi alla canzonetta. E il gioco riesce, benissimo per di più. Con la canzonetta Follow you Follow me vanno dritti sparati al n. 1 di tutte le charts internazionali. Il disco fa storcere il naso ai vecchi fans (cosa messa in conto dai tre superstiti) ma guadagna alla causa genesis legioni sterminate di nuovi fans. I conti tornano, quindi. E detto dell'ennesima trionfale tournée, siamo già a Duke, dove si ripete la formula e la si affina. Turn it on again fa saltare il banco, con grande gioia dei Genesis, e in tutto il disco affiorano contaminazioni varie e specialmente funky (con tutta la morigeratezza e le buone maniere del caso). Le tastiere da strumento dilagante sono usate per dare colore alle canzoni. Un buon disco, in ultima analisi.
All'indomani di Duke i tre si mettono, per così dire, in vacanza dalla band e si dedicano a progetti solisti. Mike con "Smallcreep's day", Tonk con "A curious feeling" e Phil con "Face Value". Nè Mike né Tony si potevano aspettare che Face Value diventasse uno dei dischi più venduti dei primi anni '80 (se non proprio il più venduto). E Phil si trova ad essere una superstar dalla notte alla mattina. Con il singolo "In the air tonight" Collins vende a camionate e da qui comincia la terza e, finora, finale parte della storia dei Genesis.
 
 
Peter Gabriel lascerà i Genesis dopo il tour che portò in giro per il mondo "''[[The Lamb lies down on Broadway]]''", un ottimo album [[concept album|concettuale]] ambientato non nel passato, come ci si sarebbe aspettati, ma nella [[New York]] del [[1974]].<br> La storia narrata è qualla di Rael, che lascia il proprio nome scritto con lo [[spray]] sui muri della città, quasi come unica possibilità di far emergere la propria personalità.