Sutton Hoo: differenze tra le versioni
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Sutton Hoo è una area sulla sponda orientale del fiume [[Deben]], al di là della baia di [[Woodbridge (Regno Unito)|Woodbridge]]. La parola "hoo" significa "sperone di una collina". A circa 11 km dal mare, l'area dà sulle acque interne dell'estuario, soggette a maree, un po' più sotto del guado meno profondo.
Dei due cimiteri, uno, il "Sutton Hoo cemetery", era sempre stato noto, in quanto consiste di una ventina di tumuli funerari che si innalzano appena al di sopra dello sperone della collina, quando osservata dalla riva opposta.<ref>Una descrizione completa del luogo si trova in Bruce-Mitford (1975), pp. 1–98.</ref> L'altro, detto il cimitero "nuovo", è posto su di un secondo sperone, vicino alla moderna Exhibition Hall, circa 500 m a monte del primo, e fu scoperto e
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[[Edith May Pretty]] viveva a Sutton Hoo House ed era la proprietaria del terreno all'epoca della scoperta, dopo esservisi trasferita nel 1926 assieme al marito. Nel 1900 un anziano residente di Woodbridge aveva parlato di "oro segreto" nei tumuli di Sutton Hoo,<ref>Phillips (1940), p. 152.</ref> e il nipote della signora Pretty, un rabdomante, trovò ripetutamente segnali di oro sepolto da quello che oggi si sa essere il tumulo della [[nave funeraria]].<ref>M. Hopkirk, in Bruce-Mitford (1975), p. xxxvii.</ref> Pretty si interessò allo [[spiritualismo]] e fu incoraggiata da amici che affermavano di vedere delle figure sui tumuli.<ref>Carver (1998), pp. 2–5.</ref>
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[[Immagine:Sutton Hoo lyre (reconstruction).jpg|thumb|Riproduzione della lira (opera di Messrs Dolmetsch).]]
Sulla parte interna della parete occidentale, verso cui era disposta la testa del cadavere, si trovavano alcuni oggetti. All'angolo nord-occidentale era disposto un sostegno in ferro con una griglia sulla sommità.<ref>Bruce-Mitford 1978, pp. 403–431. Questo oggetto è stato interpretato come uno stendardo o un braciere.</ref> Al suo fianco si trovava uno scudo circolare molto grande;<ref>Bruce-Mitford 1978, pp.1–129.</ref> L'umbone centrale era decorato con granati e placche sbalzate con decorazioni zoomorfe. La parte anteriore dello scudo recava due grandi emblemi con granati incastonati, uno raffigurante un uccello da preda composto da diversi metalli, l'altro un lungo drago in volo bagnato in oro. Vi erano montate anche strisce a stampaggio con decorazioni animali collegate, per la pressa usata, agli esemplari del precedente cimiterio di [[Vendel]]<ref>Stolpe and Arne 1927.</ref> nei pressi di [[Gamla Uppsala]] (Svezia).<ref>Bruce-Mitford 1986; Evans 1986, pp. 49–55, 111–119.</ref> Una campanella, forse per un animale, si trovava vicina. Al centro del muro si trovava una lunga pietra per affilare a sezione quadrata, affilata ad entrambe le estremità e scolpita con facce umane su entrambi i lati. Una montatura ad anello con sopra una figurina di un cervo con le corna era fissata sulla parte superiore del muro, secondo una teoria a ricordare uno [[scettro]] [[console (storia romana)|consolare]] tardo-romano;<ref>Bruce-Mitford 1978, 311–393; Bruce-Mitford 1986; Evans 1986, 83–5; Plunkett 2001, 71–73.</ref> questo scettro ha dato origine ad una serie di ipotesi, alcune delle quali fanno riferimento alla possibilità di un [[cervo (mitologia)|significato particolare del cervo]] nella mitologia anglo-sassone.<ref name=
Sulla parete orientale della camera si trovava, nei pressi dell'angolo settentrionale, una vasca in legno di tasso con rinforzi in ferro e un secchio più piccolo al suo interno. Verso sue erano due piccoli [[calderone (cucina)|calderoni]] in bronzo, uno globulare l'altro con pareti concave, probabilmente appesi alla parete. Appeso al centro per uno dei manici era un grande calderone di bronzo carenato, simile a quello ritrovato nella tomba a camera a [[Taplow]], con rinforzi in ferro e due maniglie ad anello.<ref>A.C. Evans in Bruce-Mitford 1983 (II), pp. 480–510.</ref> Nei pressi giaceva una catena lunga quasi 3,5 m composta da sezioni ornamentali e anelli incisi, per la sospensione del calderone dalle travi di una grande sala.<ref>V.H. Fenwick in Bruce-Mitford 1983 (II), pp. 511–553.</ref> Tutti questi arredi avevano un carattere domestico.
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