Feridun Zaimoglu: differenze tra le versioni

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==== ''Schiuma. Il romanzo della "feccia" turca'' ====
{{Citazione|Ecco i canachi da cui voi tedeschi volete star lontani. Ci siamo, e corrispondiamo perfettamente alla vostra idea e alle vostre paure.|Feridun Zaimoglu, Abschaum - Die wahre Geschichte von Ertan Ongun|Wir sind die Kanaken, von denen ihr Deutschen immer gewarnt habt. Jetzt gibt es uns, ganz eurem Bild und euren Ängsten entsprechend.|lingua=tedesco|lingua2=italiano}}
Il mondo dei 'canachi' è lo scenario di un altro importante romanzo di Zaimoglu del 1997, ossia ''Abschaum – Die wahre Geschichte von Ertan Ongun ,'' tradotto in italiano da Alessandra Orsi con il titolo di ''Schiuma. Il romanzo della "feccia" turca''. L'opera si compone di 35 racconti dai titoli espliciti a riassumerne il contenuto (a titolo esemplificativo, ''Die Beerdigungs Story'', La storia del funerale, oppure ''Die Fickst-du-mich-fick-ich-dich-Story,'' La storia del chi-fotte-per-primo) di cui scopriamo la genesi solo alla fine del libro, nell'epilogo che l’autore ci fornisce. Si tratta infatti della storia del piccolo criminale turco-tedesco Ertan Ongun, un lungo monologo-intervista che il protagonista rilascia a Zaimoglu stesso sotto forma di registrazioni, dopo essere uscito dal carcere. Dal racconto pieno di digressioni, tipiche dell'oralità, si apprende la storia del giovane Ertan, nato e cresciuto in Germania da genitori turchi, ma mai assimilato davvero nella società tedesca. La sua vita segue una parabola discendente, fatta di furti, attività illecite, risse, sesso, inganni, per arrivare all'eroina, da lui definita a posteriori "l'inizio della fine"<ref>{{Cita libro|autore=Feridun Zaimoglu|titolo=Schiuma. Il romanzo della "feccia" turca|anno=1999|editore=Einaudi|città=Torino|p=36}}</ref>. Da qui parte il circolo vizioso per procurarsi il denaro necessario alla dipendenza, entrando e uscendo dalle stazioni di polizia, per terminare in una cella di prigione. Da qui Ertan riflette sulla sua condizione, sulla sua vita di eccessi che ha sempre raccontato con spavalderia, ed emerge il lato più umano e drammatico del protagonista:
 
{{Citazione|E’ questo il punto, la merda è che non ce la faccio a vivere qua fuori, me ne sono accorto per l’ennesima volta, qui fuori non ce la faccio. Non riesco a rispettare le regole del gioco o forse non voglio nemmeno partecipare al gioco. Mi fa schifo la solitudine, (...) sono in mezzo a migliaia di persone e mi sento solo e mi piacerebbe tanto
dai titoli espliciti a riassumerne il contenuto (a titolo esemplificativo, ''Die Beerdigungs Story'', La storia del funerale, oppure ''Die Fickst-du-mich-fick-ich-dich-Story'', La storia del chi-fotte-per-primo), di cui scopriamo la genesi solo alla fine del libro, nell’epilogo che l’autore ci fornisce. Si tratta infatti di una lunga intervista che il piccolo criminale Ertan Ongun, il protagonista, rilascia a Zaimoğlu sotto forma di registrazioni dopo essere uscito dal carcere. Con tono colloquiale, diretto, che lascia intuire la presenza di un interlocutore per via dei numerosi “sai” e “amico” come intercalari tra le frasi, il giovane canaco Ertan ripercorre le sue memorie, quasi scisso tra il sé del passato, senza scrupoli, e quello del presente, riflessivo, pessimista, disilluso dalle possibilità che il futuro riserverà a “uno come lui” (Minnaard 2008: 173-174). Egli non bada alla linearità temporale del racconto, pieno di digressioni, a tratti rallenta per tratteggiare gli scenari, spiegare le situazioni a un lettore che evidentemente subisce il “fascino della miseria” senza esserci passato realmente (Zaimoğlu 1999: 157). Si segue quindi la parabola discendente di un giovane nato e cresciuto in Germania da genitori turchi, che vive una vita allo sbando, tra donne facili, grottesche, guadagnandosi la giornata attraverso furti e attività illecite compiute insieme alla sua cricca di amici canachi, egualmente marginalizzati. Un giorno, definito a posteriori dal protagonista stesso “l’inizio della fine”, comincia a fare uso di eroina, dopo aver provato già canne e cocaina, seguendo un amico caduto nel tunnel della droga. Da qui parte il circolo vizioso per procurarsi il denaro necessario alla dipendenza, entrando e uscendo dalle stazioni di polizia, per terminare in una cella di prigione. Proprio nell’ultima storia il protagonista, cosciente di corrispondere allo stereotipo di canaco che tanto spaventa i tedeschi (Zaimoğlu 1999: 160), si abbandona a una lunga riflessione sulla sua condizione di solitudine e straniamento nei confronti di una società di cui non riesce a essere parte, e forse non lo vuole nemmeno.
sapere perché è così caro amico. (...)
eccomi qua che cerco di scioccare i nostri intellettuali, di spaventare quelli che si sono integrati e anche per affascinare qualcuno: fascino di un soggetto criminale, fascino del selvaggio, fascino di quelli che arrivano dal basso, da molto in basso e ne sono felice, boh, non so, fascino della miseria. Per voi sarà pure fascino, ma per me è una merda, tutto una merda.
Credimi, amico, credimi, ci sono soltanto due cose in Germania, da una parte la feccia e dall'altra gli individui socialmente a posto. E sai una cosa? Me ne fotto della società! Nella merda per lo meno ero qualcuno, ero la schiuma, la feccia, ma adesso è ancora peggio.|Feridun Zaimoglu, Schiuma. Il romanzo della "feccia" turca}}
 
== Elenco opere ==