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Con il termine '''foto-musica''', abbreviazione diffusa di '''foto-musica con foto-suoni''', si designa una particolare tecnica musicale nata sul finire degli [[Anni 1990|anni novanta]], nella quale convergono esperienze di [[etnomusicologia]], [[bruitismo]], [[musica concreta]], [[musica ambient]] e, più in genere, [[musica elettronica|musica elettroacustica]].
 
Per i suoi forti presupposti [[poetica|poetico]]-[[filosofia|filosofici]], che dalla [[fenomenologia]] di [[Edmund Husserl]] vanno all'"[[anarchismo]] metodologico" di [[Paul Feyerabend]] alla "post-Filosofia" di [[Richard Rorty]], può essere considerata un vero e proprio genere a sé stante di musica elettroacustica con importanti risvolti applicativi.
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* [[Musica concreta]]. Negli [[anni 1940|anni quaranta]] e [[anni cinquanta|cinquanta]] gli ''objects sonores'' di [[Pierre Schaeffer]] e i lavori "concreti" di compositori come [[Henri Pousseur]], [[Karlheinz Stockhausen]], [[Bruno Maderna]] e [[Luciano Berio]] fissano su [[nastro magnetico]] molti estratti acustici derivati dalla quotidianità e ne sperimentano, con risultati alterni, l'uso in chiave musicale. Foto-suoni e ''objects sonores'' sono affini per il fatto di essere entrambi estratti del paesaggio sonoro o di realtà acustiche di tipo rumoristico, ma la valenza del foto-suono è più ampia e anche meno astratta. In esso il vincolo semantico e contestuale mantiene un peso specifico persistente e deliberatamente vincolante.
 
* [[Musica aneddotica]]. [[Luc Ferrari]] traduce, negli [[Anni 1950|anni cinquanta]] e [[anni sessanta|sessanta]], i suoni ambientali in termini narrativo-aneddotici, con registrazioni sperimentali effettuate in luoghi vissuti, riprodotte e ascoltate come se fossero racconti. Il riferimento con la foto-musica è immediato, ma questa punta all'aspetto sintattico e procede oltre lo stadio della pura evocazione narrativa, suggerendo più livelli interpretativi e comunicativi e, in sostanza, un approccio semantico stratificato e complesso.
 
* [[Musica ambient]]. Negli [[Anni 1970|anni settanta]] e [[anni ottanta|ottanta]] [[Brian Eno]] con le sue ''Musiche per aeroporti'' e, slittando gradualmente di genere, le successive forme di ''relaxing music'', ''[[New Age]]'', ecc. si relazionano esplicitamente all'ambiente circostante, ma focalizzando il centro dell'interesse sul soggetto percipiente più che sullo spazio, che invece nella foto-musica si configura come elemento vivo e dialogante all'interno del progetto musicale.
 
* [[Soundscape composition]]. Pressappoco negli stessi anni, ma con un affondo al ''Soundscape Project'' varato da [[Raymond Murray Schafer]] negli [[Anni 1960|anni sessanta]], [[Barry Truax]] e altri compositori [[Canada|canadesi]] parte di una attivissima equipe si adoperano per una trasposizione musicalmente creativa del concetto di "paesaggio sonoro", i cui primi obiettivi consistevano nella denuncia scientificamente suffragata del crescente [[inquinamento]] acustico di cui la nostra civiltà è al tempo stesso vittima e artefice. La foto-musica, a differenza della ''soundscape composition'', non vuole avere carattere di denuncia, seppure le scelte del foto-compositore possono all'occorrenza includere una deliberata ''vis polemica'' (ma ciò è legato al rapporto che volta a volta egli vuole o gli viene richiesto di instaurare con l'ambiente). Inoltre la sua natura fortemente sintattica l'avvicina alle tecniche compositive del [[contrappunto]] e alla massima articolazione di tutti i parametri che partecipano delle nuove "immersioni" sonore.
 
Date queste radici, la foto-musica nega, tra i suoi antecedenti, la ''muzack'' e qualunque assemblato acustico ideato per scopi principalmente commerciali e al di fuori delle idealità artistiche, mentre prende le relative distanze, pur riconoscendone il debito, dalle sette situazioni-tipo su elencate. In breve, come sostiene il sociologo [[Marco Revelli]] nella ricerca ''Nuovi spazi museali'' (ib., Parte I, pagg. 53-64), la foto-musica è un prodotto d'arte che si innesta armonicamente nel contesto che la accoglie, evitando forme di invasiva prevaricazione e anche il facile "effetto Disneyland" che antepone il coefficiente spettacolare a quello più proprio della cultura.