Saruman: differenze tra le versioni

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Saruman è presentato come metafora del potere che sfrutta ciecamente la tecnologia, avendo perso di vista i binari dell'etica. Antitesi a questo concetto è la foresta di [[Fangorn]] e [[Barbalbero]]. Ad un certo punto nel romanzo Barbalbero parla del suo rivale Saruman definendolo accuratamente nel suo significato:
 
{{Citazione|Credo di capire adesso che cosa stia combinando. Sta progettando di diventare una Potenza. Ha un cervello fatto di metallo e d'ingranaggi: nulla gl'importa di ciò che cresce, se non gli serve in un'occasione immediata.|[[John Ronald Reuel Tolkien|J. R. R.Tolkien]], ''[[Il Signore degli Anelli]]''"<ref>{{Cita | J. R. R. Tolkien| Capitolo IV (libro I) - "Barbalbero", p. 94|Le due torri}}</ref>.}}
 
Attraverso il riferimento continuo fra industria e guerra come sinonimi, specialmente in relazione alla produzione da parte di Saruman di un esercito di [[Uruk-hai]] e la distruzione della Contea, Tolkien presenta un'immagine molto negativa dell'industria e del progresso tecnologico. Secondo Patrick Curry, l'odio di Tolkien nei confronti del progresso industriale risale al [[XX secolo]], periodo dello sviluppo urbano nelle [[Midlands]] occidentali<ref>{{Cita |Michael Drout|''Industrialization'' di Patrick Curry, p. 294|Drout}}</ref>.
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Saruman viene descritto con diversi poteri mentali e spirituali. I suoi poteri vengono descritti da [[Aragorn]]:
 
{{Citazione|Un tempo era degno della fama che godeva. La sua sapienza era profonda, il suo pensiero ingegnoso, e le sue mani straordinariamente abili; inoltre aveva il potere d'influenzare la volontà altrui. Sapeva persuadere i saggi e scoraggiare la gente dappoco. È un potere che certamente possiede ancora. Pochi sono, nella Terra di Mezzo, coloro che potrebbero senz'alcun rischio rimanere soli a discuter con lui, anche dopo questa disfatta. Gandalf, Elrond e forse Galadriel, ora che la perfidia di lui è stata messa a nudo; ma pochissimi altri.|[[John Ronald Reuel Tolkien|J. R. R.Tolkien]], ''[[Il Signore degli Anelli]]''<ref>{{Cita | J. R. R. Tolkien| Capitolo IX (libro I) - "Relitti e alluvioni", p. 208|Le due torri}}</ref>}}
 
Il principale potere dello stregone è sicuramente la sua voce, mielata e ammaliante, che può trasformarsi in un incantesimo in grado di irretire gli altri:
 
{{Citazione|Per alcuni l'incantesimo durava solo finché la voce si rivolgeva a loro personalmente, e quando parlava a qualcun altro essi sorridevano come chi ha indovinato il trucco di un prestigiatore, mentre gli altri sono ancora sbalorditi. A molti bastava udirne il suono per esserne avvinti; vi erano infine i succubi, coloro che rimanevano vittime dell'incantesimo e che ovunque fossero udivano la dolce voce bisbigliare istigandoli.|[[John Ronald Reuel Tolkien|J. R. R.Tolkien]], ''[[Il Signore degli Anelli]]''<ref name="Capitolo X p. 227">{{Cita|J.R.R. Tolkien|Capitolo X (libro I) - ''La voce di Saruman'', p. 227|Le due torri}}</ref>}}
 
Possiede un intelletto fine e ha una grande conoscenza della metallurgia dovuto al suo essere uno dei servi di [[Aulë]]. Come gli altri [[Istari]] ha una grande conoscenza dei linguaggi, popoli e luoghi del mondo grazie ai suoi viaggi. Il suo intelletto è tale da essere riuscito a inventare e creare cose mai viste nella Terra di mezzo. I più grandi esempi di ciò sono stati la creazione di una razza di orchi del tutto nuova (con la quale Saruman ha violato le leggi della natura) gli Uruk-Hai, creati tramite oscuri incroci di razza, molto più efficienti e brutali persino dei normali orchetti generati all'inizio del mondo, le nuove armi usate dagli Uruk-Hai in guerra e la carica esplosiva usata nella battaglia del fosso di Helm. [[Radagast]] gli ha insegnato la lingua degli uccelli con cui domina grandi stormi di corvi giganti, i crebain e inoltre la sua volontà era tale da riuscire a estendersi addirittura oltre Isengard, infatti quando Aragorn, Gimli e Legolas si misero ad inseguire gli Uruk-hai che trasportavano Merry e Pipino sentirono il loro passo appesantirsi mentre i loro nemici guadagnavano sempre più terreno, i tre intuirono subito che quella era proprio opera dell'influsso maligno dello stregone. Durante gli attacchi ad [[Isengard]] sembra dimostrare la capacità di scatenare fuoco e trappole celate nel sottosuolo contro gli [[Ent]]<ref>{{Cita | J. R. R. Tolkien| Capitolo IX (libro I) - "Relitti e alluvioni", p. 209|Le due torri}}</ref>. Sembra essere in grado di dominare i [[Palantír]] senza però evitare di soccombere al potere di [[Sauron]]. In un racconto contenuto nei ''[[Racconti incompiuti]]'' dimostra la capacità di far risuonare la voce da qualunque angolo di Isengard tanto da opporsi ai [[Nazgûl]]<ref>{{Cita|J.R.R. Tolkien|p. 451|Racconti incompiuti}}</ref>.