Sigismondo Castromediano: differenze tra le versioni
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Accusato di cospirazione contro la monarchia [[Borbone|borbonica]] per aver partecipato ad una sommossa a Lecce il 29 giugno, il 29 ottobre del medesimo anno fu incarcerato con altri trentacinque imputati politici. Il 2 dicembre di due anni dopo fu condannato a trent'anni da scontare nelle galere di [[Procida]], [[Montefusco]], [[Montesarchio]], [[Isola di Nisida|Nisida]] e [[Ischia (isola)|Ischia]].
Nel [[1859]] [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]] gli concesse l'esilio negli [[Stati Uniti d'America]], (in realtà era prevista la deportazione a Madeira (Brasile), ma Raffaele Settembrini, figlio di [[Luigi Settembrini]], riuscì a dirottare la nave prima a [[Cobh|Queenstown]] (oggi Cohb in Irlanda) e poi in [[Inghilterra]], liberando così Castromediano e altri 67 condannati (tra cui Luigi Settembrini, [[Carlo Poerio]], Michele Pironti, [[Silvio Spaventa]], [[Emilio Maffei]], [[Nicola Schiavoni Carissimo|Nicola Schiavoni]] e Salvatore Faucitano). I patrioti furono accolti a Londra e, pochi mesi dopo, Castromediano si trasferì a [[Torino]], dove divenne sostenitore dell'annessione nel regno di [[Vittorio Emanuele II]]. Nel [[1861]], dopo l'[[unità d'Italia]], si candidò nel collegio di [[Campi Salentina]] e fu eletto alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]] tra le file della [[Destra storica|Destra]], avendo accesso al primo [[Parlamento del Regno d'Italia|Parlamento Italiano]].
Come deputato si preoccupò soprattutto di individuare i problemi ritenuti più urgenti per il futuro delle province meridionali: trasporti e agricoltura.
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